01.08.2018 Views

Il Segno - Mensile della Diocesi die Bolzano-Bressanone - Anno 54, numero 5, agosto 2018

In primo piano l’anniversario dei 10 anni dalla scomparsa del vescovo Wilhelm Egger, con un’intervista al padre cappuccino Kurt, suo fratello gemello. Si parla anche dell‘imminente pellegrinaggio dei giovani altoatesini a Roma, dove incontreranno il Papa, e delle parrocchie altoatesine senza parroco residente che sono gestite da responsabili laici. Da segnalare anche l’articolo dell’inviato diocesano a Berlino al forum delle Chiese europee sul tema, purtroppo sempre attuale, della lotta agli abusi sessuali sui minori. Infine un curioso servizio su numeri e dimensioni delle campane in funzione nelle chiese altoatesine.

In primo piano l’anniversario dei 10 anni dalla scomparsa del vescovo Wilhelm Egger, con un’intervista al padre cappuccino Kurt, suo fratello gemello.

Si parla anche dell‘imminente pellegrinaggio dei giovani altoatesini a Roma, dove incontreranno il Papa, e delle parrocchie altoatesine senza parroco residente che sono gestite da responsabili laici.

Da segnalare anche l’articolo dell’inviato diocesano a Berlino al forum delle Chiese europee sul tema, purtroppo sempre attuale, della lotta agli abusi sessuali sui minori.

Infine un curioso servizio su numeri e dimensioni delle campane in funzione nelle chiese altoatesine.

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

IP<br />

<strong>Mensile</strong> <strong>della</strong> <strong>Diocesi</strong> di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong><br />

<strong>Anno</strong> <strong>54</strong>, Numero 5 - Agosto <strong>2018</strong><br />

Nuove responsabilità<br />

58 parrocchie<br />

affidate ai laici<br />

A piedi dal Brennero<br />

Giovani a Roma<br />

il Papa li aspetta<br />

Un testamento<br />

di fraternità<br />

Nel decimo anniversario<br />

dalla scomparsa del vescovo<br />

Wilhelm Egger, il suo testamento<br />

spirituale è un invito sempre<br />

attuale. Rivolto alla comunità<br />

diocesana lasciò scritto tra<br />

l’altro: “Ciò che ho da dirvi è<br />

contenuto nelle mie brevi lettere<br />

pastorali e nelle tre lettere<br />

pastorali più lunghe. La Bibbia<br />

<strong>della</strong> Domenica possa aiutarvi<br />

ad attingere dalla Parola<br />

di Dio sostegno per la vostra<br />

vita e per la celebrazione <strong>della</strong><br />

domenica. <strong>Il</strong> libretto Mistero<br />

<strong>della</strong> Fede possa rafforzarvi<br />

nell’amore per l’eucarestia.<br />

Se leggete questi testi ancora<br />

una volta e cercate di attuarli,<br />

pensando a me Vostro vescovo,<br />

questa è la memoria che mi fa<br />

particolarmente onore. Per me<br />

è stata importante in questi<br />

anni la Parola di Gesù: Uno<br />

solo è il vostro Maestro e voi<br />

siete tutti fratelli e sorelle.“<br />

10 anni senza<br />

Wilhelm Egger


primo piano<br />

“Una persona buona“<br />

Dieci anni fa, la sera del 16 <strong>agosto</strong>, un infarto si portava via il vescovo Wilhelm Egger mentre era nel suo alloggio<br />

a <strong>Bolzano</strong>. Aveva 68 anni, era presule da 22. Ecco come lo ricorda il fratello gemello, il padre cappuccino Kurt.<br />

di Paolo Ferrari<br />

Vederli assieme era sempre un piacere,<br />

perchè quand’erano assieme<br />

tornavano ragazzi. Si davano la battuta,<br />

si divertivano anche a prendersi in<br />

giro. Wilhelm Egger e il fratello gemello<br />

Kurt, rimasti orfani a 9 anni, hanno<br />

percorso la stessa lunga strada: dal periodo<br />

di noviziato nei frati cappuccini<br />

alla vita intensa nella cornice dell’ordine<br />

religioso e dell‘insegnamento. Un<br />

legame rimasto solidissimo e profondo<br />

anche quando il primo è diventato vescovo<br />

nel 1986 e lo è stato per 22 anni.<br />

<strong>Il</strong> prossimo 16 <strong>agosto</strong> saranno trascorsi<br />

10 anni dall‘improvvisa scomparsa<br />

di Wilhelm, insigne biblista dal carisma<br />

francescano, che sapeva trovare la<br />

gioia anche nelle piccole cose.<br />

Padre Kurt, come viene ricordato oggi il<br />

vescovo Wilhelm?<br />

Ancora oggi incontro molte persone<br />

che mi chiedono subito: ma lei… è il<br />

fratello del vescovo? Sono passati <strong>die</strong>ci<br />

anni e la gente lo ricorda sempre, e<br />

lo ricorda come una persona buona e<br />

affabile.<br />

Del vescovo Egger restano le pubblicazioni<br />

bibliche e pastorali, l’impegno<br />

per la convivenza tra i gruppi linguistici,<br />

l’attenzione ai divorziati risposati.<br />

C‘era un obiettivo a cui teneva in modo<br />

particolare?<br />

Uno dei suoi obiettivi primari era la<br />

diffusione <strong>della</strong> conoscenza <strong>della</strong> Sacra<br />

scrittura. È morto verso le 7 di sera, il<br />

suo ultimo scritto salvato sul computer<br />

era di mezz’ora prima. Stava lavorando<br />

a una relazione sulla Bibbia da presentare<br />

ai sacerdoti. Una passione nata<br />

durante gli anni di teologia, quando il<br />

padre provinciale lo aveva incoraggiato<br />

a continuare questi studi biblici. E<br />

poi, certo, vedeva sempre prioritario il<br />

suo contributo per mettere d’accordo i<br />

gruppi italiano e tedesco in Alto Adige.<br />

Da specialista era stato nominato sia<br />

Presidente <strong>della</strong> Commissione tedesca<br />

Un legame profondissimo: i fratelli gemelli Wilhelm e Kurt Egger<br />

per la revisione <strong>della</strong> traduzione <strong>della</strong><br />

Bibbia che membro dell‘omologa<br />

Commissione in Italia. Come affontava<br />

questo lavoro?<br />

Con semplicità e concretezza. Così riusciva<br />

a rendere chiari temi difficili e<br />

anche termini meno usati, evitando<br />

parole lontane dall’uso comune. Un<br />

piccolo esempio: san Giovanni si cibava<br />

di locuste, diceva il testo, e mio<br />

fratello volle semplificarlo. Dobbiamo<br />

scrivere che san Giovanni mangiava<br />

cavallette!, disse.<br />

E la passione per le lingue?<br />

Quando eravamo piccoli, la zia ci ripeteva:<br />

bambini, imparate le lingue,<br />

la vostra mamma lo diceva sempre.<br />

L‘apertura verso il gruppo italiano viene<br />

anche dal ricordo dei primi anni a<br />

Vipiteno, <strong>della</strong> nostra infanzia, quando<br />

abitavamo di fronte alle case dei sottufficiali.<br />

Due gemelli, Wilhelm e Kurt, molto<br />

uniti ma molto diversi per carattere e<br />

temperamento…<br />

Ogni tanto ripenso a Narciso e Boccadoro,<br />

il romanzo di Hermann Hesse:<br />

quando lo leggo, io rivedo noi due. Uno<br />

portato più alla riflessione, alla meditazione,<br />

al silenzio. Questo era mio<br />

fratello. L‘altro più spontaneo, più portato<br />

verso il mondo. Quando ci sono<br />

dei gemelli, è come avere una piccola<br />

comunità: uno è, per così dire, il ministro<br />

degli Esteri, che deve difendere il<br />

gruppo. Questo ero io, con un carattere,<br />

diciamo, più forte.<br />

Anche da vescovo ci sono stati momenti<br />

difficili: come li ha affrontati suo<br />

fratello?<br />

Ha sofferto molto per attacchi che non<br />

avevano un vero fondamento e che a<br />

volte arrivavano anche da confratelli.<br />

Penso ad esempio alla storia <strong>della</strong> causa<br />

di beatificazione di Degasperi, dove<br />

la sua cautela è stata strumentalizzata.<br />

Ma lì si è vista un‘altra sua qualità:<br />

quella del perdono.<br />

Come riusciva a sdrammatizzare le<br />

situazioni?<br />

Era una persona mite, ma aveva anche<br />

la battuta pronta. Una persona un giorno<br />

gli disse: lei signor vescovo avrà tante<br />

di quelle croci! E mio fratello: mac-<br />

2<br />

<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 5 – <strong>agosto</strong> <strong>2018</strong>


primo piano<br />

chè croci, rogne sono! Questo mi fa<br />

capire che nei confronti delle difficoltà<br />

incontrate non ha mai addotto motivazioni<br />

teologiche, del tipo: ho una croce<br />

da sopportare, il vescovo deve farsi carico<br />

di questo peso, e così via. Da lui<br />

non una giustificazione teologica, ma<br />

un ragionamento chiaro e lucido anche<br />

nelle cose semplici. Al sacerdote<br />

che durante il pranzo gli voleva porre<br />

una domanda di teologia, mio fratello<br />

rispose: guarda, noi cappuccini a pranzo<br />

parliamo solo del gusto del pasto e<br />

<strong>della</strong> bontà del vino.<br />

Quali sono state le persone a cui il<br />

vescovo ha fatto riferimento nella sua<br />

vita?<br />

Direi due in particolare: in gioventù<br />

padre Benedikt Frei, il cappuccino che<br />

ci ha accompagnato negli studi e lo ha<br />

mandato a perfezionarsi a Roma. L’altra<br />

il cardinale Carlo Maria Martini,<br />

prima suo professore e poi punto di<br />

riferimento negli anni da vescovo. Un<br />

maestro, e non solo nella lectio divina.<br />

Mio fratello aveva un’ottima intesa<br />

anche con il cardinale Karl Lehmann,<br />

presidente <strong>della</strong> Conferenza episcopale<br />

tedesca, e con il cardinale Marco Cè,<br />

patriarca di Venezia.<br />

Quando ha avuto la sensazione di<br />

poter diventare vescovo?<br />

Wilhelm sapeva che i candidati erano<br />

lui e Golser. A un certo punto, poco<br />

prima <strong>della</strong> decisione finale, a Roma<br />

una personalità in Vaticano lo ha salutato<br />

in modo così premuroso che mio<br />

fratello ha pensato: qui succede qualcosa.<br />

E lì ha cominciato a capire la curia<br />

romana.<br />

Si ricorda il momento in cui ha appreso<br />

<strong>della</strong> nomina a vescovo?<br />

Eravamo in convento e stava finendo<br />

il lavoro sulla metodologia del Nuovo<br />

Testamento. Era ormai sera e mancavano<br />

3-4 pagine, che voleva concludere<br />

il giorno dopo. Poi durante la cena è<br />

arrivata la telefonata del vescovo Gargitter.<br />

Così ha voluto finire quelle pagine<br />

ancora la sera stessa. Ogni tanto mi<br />

diceva: non so se sarò capace di fare il<br />

vescovo. Gli rispondevo: se hai già fatto<br />

bene una cosa nella tua vita, ed era lo<br />

studio <strong>della</strong> Sacra scrittura, riuscirai a<br />

fare bene anche questo. Lui era lontano<br />

Un’escursione in montagna, di cui erano appassionati:<br />

occasione di relax e meditazione per il<br />

vescovo Wilhelm e padre Kurt<br />

dalla voglia di fare carriera però, una<br />

volta nominato, gli piaceva fare il vescovo.<br />

Questo sicuramente lo ha aiutato.<br />

Ogni sei mesi scendeva a Roma per<br />

curare i contatti con tutte le congregazioni<br />

in Vaticano, ed erano contenti di<br />

vederlo. Ma nell’ultimo periodo mio<br />

fratello era davvero stanco.<br />

C’è un viaggio fatto assieme al vescovo<br />

che ricorda in modo particolare?<br />

Sicuramente due: in Nordamerica,<br />

quando siamo andati a visitare la comunità<br />

degli Hutteriti e abbiamo fatto<br />

tappa a Chicago e Denver, e poi il viaggio<br />

in Cina, per conoscere da vicino la<br />

situazione <strong>della</strong> Chiesa in quel Paese.<br />

In qualità di vescovo incontrò anche<br />

l‘allora <strong>numero</strong> tre del governo cinese.<br />

Purtroppo invece non mi è stato possibile<br />

condividere l‘esperienza in Russia,<br />

quando mio fratello ha incontrato<br />

il patriarca <strong>della</strong> Chiesa ortodossa<br />

Alessio II.<br />

I gemelli Egger in America nell’incontro con<br />

gli Hutteriti<br />

Padre Kurt, come vorrebbe che fosse<br />

ricordato il vescovo Wilhelm?<br />

Come una persona amabile, attenta<br />

verso gli altri. In tedesco lo hanno definito<br />

Bischof der Herzen, ancora oggi<br />

mi pare sia il ricordo migliore.<br />

Giovedì 16 la messa<br />

per l‘anniversario<br />

Giovedì 16 <strong>agosto</strong> alle 9 nel<br />

duomo di <strong>Bressanone</strong>, dove<br />

Wilhelm Egger è sepolto, la Chiesa<br />

altoatesina celebra la messa per<br />

l’anniversario dei 10 anni dalla<br />

scomparsa del vescovo. Per i dati<br />

salienti <strong>della</strong> biografia di monsignor<br />

Egger, il secondo presule<br />

<strong>della</strong> diocesi di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong>:<br />

www.bz-bx.net (diocesi).<br />

<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 5 – <strong>agosto</strong> <strong>2018</strong> 3


primo piano<br />

Piccoli passi verso l’unità<br />

Negli anni del suo episcopato il vescovo Egger ha posto le basi per una comunità altoatesina nel segno<br />

dell’unità e <strong>della</strong> corresponsabilità e ha proseguito con lo stile dei “piccoli passi” sui vari temi: cosa lascia<br />

in eredità ai suoi successori?<br />

di Paolo Valente<br />

<strong>Il</strong> 31 <strong>agosto</strong> di <strong>die</strong>ci anni fa avrebbe<br />

festeggiato ventidue anni di episcopato.<br />

Nominato e consacrato nel 1986, il<br />

vescovo Wilhelm Egger aveva sostituito<br />

monsignor Joseph Gargitter – il vescovo<br />

fondatore e pioniere – sulla cattedra<br />

di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong>, dopo che<br />

quest’ultimo si era dimesso per motivi<br />

di salute. Che cosa ha lasciato monsignor<br />

Egger in eredità ai suoi successori?<br />

Innanzitutto una comunità che<br />

cominciava, malgrado tutto, a sentirsi<br />

“una”. Una, nella diversità. Questa vocazione<br />

<strong>della</strong> nostra diocesi fu sintetizzata<br />

già all’inizio dell’episcopato in quel<br />

motto, “syn” (ovvero “insieme”), che il<br />

vescovo fece incidere sul suo pastorale.<br />

Syn non significa solamente che la comunità<br />

cristiana è una, pur annoverando<br />

lingue e tradizioni diverse. Vuole<br />

dire anche, e soprattutto, che nella<br />

comunità ognuno è chiamato a fare la<br />

sua parte, ridonando ciò che ha ricevuto<br />

in dono. Egger è stato un vescovo<br />

che ha posto continuamente l’accento<br />

sulla corresponsabilità di tutti alle sorti<br />

<strong>della</strong> Chiesa e <strong>della</strong> società.<br />

La corresponsabilità chiama alla partecipazione.<br />

Ma non c’è partecipazione<br />

senza un’adeguata formazione e un<br />

minimo di consapevolezza. Ecco perché,<br />

nei primi anni del suo episcopato,<br />

mons. Egger ha chiamato la sua diocesi<br />

“alla scuola <strong>della</strong> Parola”, sull’esempio di<br />

quanto faceva a Milano il cardinale Carlo<br />

Maria Martini, e sulla scorta <strong>della</strong><br />

sua profonda conoscenza dei testi biblici,<br />

in particolare del Nuovo Testamento.<br />

Uscire dal mondo ecclesiale<br />

e mescolarsi alla realtà locale<br />

<strong>Il</strong> secondo triennio del suo episcopato<br />

fu dedicato alla “nostra responsabilità<br />

per la giustizia, la pace e la salvaguardia<br />

del creato”. Ecco, qui si usciva dal<br />

contesto ecclesiale per mescolarsi al<br />

mondo circostante. Giustizia, pace,<br />

salvaguardia dell’ambiente sono temi<br />

che necessitano di un osservatorio e di<br />

un impegno permanente. <strong>Il</strong> triennio<br />

si concluse con la pubblicazione <strong>della</strong><br />

famosa lettera pastorale “Ricordatevi<br />

dei cinque pani... <strong>Il</strong> nostro impegno per<br />

l’uomo e il creato. Lettera pastorale da<br />

completare nelle comunità”. Dopo questo<br />

“porre le basi” l’attività diocesana<br />

sarebbe continuata di anno in anno,<br />

con lo stile dei “piccoli passi”, sviluppando<br />

singoli argomenti (la famiglia,<br />

i giovani, la spiritualità, i temi legati<br />

alla preparazione del grande Giubileo<br />

del 2000, le vocazioni, la domenica...).<br />

Importanti, nel 1996, le iniziative per i<br />

200 anni <strong>della</strong> consacrazione del Tirolo<br />

al S. Cuore, tese a sottrarre questo tema<br />

alla politica etnica e ai nazionalismi<br />

antistorici. “Syn” ha significato anche,<br />

dopo gli anni dell’indifferenza, ricominciare<br />

a guardare verso Innsbruck<br />

e verso Trento. In particolare con l’arcidiocesi<br />

tridentina si sono intensificati<br />

i rapporti a vari livelli: nella pastorale<br />

familiare, ad esempio, nella collaborazione<br />

tra i mass media diocesani, oppure<br />

a livello degli studi teologici. Ma<br />

soprattutto sono nati e si sono intensificati<br />

quei rapporti interpersonali che<br />

vanno al di là delle relazioni gerarchiche<br />

e istituzionali.<br />

Nel suo alfabeto sociale<br />

l’attenzione al dialogo<br />

Nel novembre 2003 il vescovo pubblicò<br />

un “Alfabeto sociale per la diocesi di<br />

<strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong>”. È, in più punti,<br />

un compendio del suo pensiero e delle<br />

sue aspirazioni. Alla voce “dialogo” si<br />

legge: “L’incontro con altri uomini di<br />

popoli e gruppi etnici diversi presuppone<br />

la disponibilità al dialogo, la capacità<br />

d’immedesimazione, il coraggio di<br />

un confronto spirituale e religioso, il rispetto<br />

e la compassione per le storie di<br />

vita e sofferenza umane. Grazie al confronto<br />

spirituale ci si apre alla verità<br />

che per noi cristiani è sempre collegata<br />

con la persona di Gesù. <strong>Il</strong> dialogo può<br />

risultare più facile se le parti a confronto<br />

conoscono bene la propria cultura e<br />

religione. Nella nostra regione abbiamo<br />

raccolto diverse esperienze di dialogo<br />

tra gruppi linguistici diversi. Continuare<br />

a curare queste forme di incontro<br />

così come promuovere la disponibilità<br />

al dialogo rimane per noi tutti un grande<br />

compito. La Chiesa locale dovrebbe<br />

proprio essere una scuola di dialogo tra<br />

gruppi linguistici diversi”.<br />

Corresponsabilità e partecipazione di tutti: l’impegno del vescovo Egger con la comunità locale<br />

Paolo Valente, direttore del giornale<br />

diocesano <strong>Il</strong> <strong>Segno</strong> dal 1993 al 2001 durante<br />

l’episcopato Egger. Oggi è direttore <strong>della</strong><br />

Caritas diocesana<br />

4<br />

<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 5 – <strong>agosto</strong> <strong>2018</strong>


primo piano<br />

I frutti del SYN<br />

SYN, tre lettere greche per lanciare il programma di un episcopato: “insieme” era il motto scelto<br />

da Wilhelm Egger, frate cappuccino e biblista che a 46 anni è diventato il secondo vescovo <strong>della</strong> diocesi<br />

di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong>. Oggi quel seme ha dato i suoi frutti.<br />

di Cornelia Dell’Eva<br />

Molti erano stati i vescovi di questo<br />

territorio ma solo dal 1964, con il<br />

riordino dei confini diocesani, <strong>Bolzano</strong><br />

e Bassa Atesina non facevano più parte<br />

dell’arcidiocesi di Trento e il territorio<br />

diocesano coincideva finalmente con<br />

quello provinciale. Un passaggio che<br />

molti avevano letto con un “via da…” in<br />

salsa ecclesiale; dopo 20 anni era giunto<br />

il momento di fare un passo avanti.<br />

Ecco dunque il SYN, insieme, per indicare<br />

la strada verso un più compiuto<br />

senso di comunità, per puntare l’attenzione<br />

sull’inclusione, per auspicare<br />

che tutti, in Alto Adige, indipendentemente<br />

dal gruppo linguistico di appartenenza,<br />

si sentissero membri <strong>della</strong><br />

medesima diocesi. Oggi può sembrare<br />

cosa scontata, nel 1986 non lo era per<br />

nulla: le ultime quattro bombe targate<br />

“Ein Tirol” sarebbero esplose a <strong>Bolzano</strong><br />

nel 1988.<br />

Dieci anni dopo, era il 1996, ricordo<br />

di aver partecipato a <strong>Bolzano</strong> a un<br />

incontro dedicato alla festa del Sacro<br />

Cuore: monsignor Wilhelm Egger<br />

riaffermava il valore religioso di<br />

quella festività, al di là del significato<br />

politico che nella nostra terra aveva<br />

assunto. Parlando alla comunità di<br />

lingua italiana, chiedeva qualcosa di<br />

più: non solo di non fermarsi all’immagine<br />

<strong>della</strong> notte di fuochi del 1961<br />

ma di avere la curiosità di conoscere<br />

la vera origine di quella festa che ogni<br />

anno, a giugno, accende le montagne<br />

dell’Alto Adige; chiedeva la voglia di<br />

capire come mai per il mondo di lingua<br />

tedesca avesse tanta importanza.<br />

Rispondendo con calma e semplicità<br />

ad alcune voci irritate che si levavano<br />

in platea, il vescovo chiedeva ai presenti<br />

di andare al cuore di quella tradizione<br />

con occhi disarmati e senza<br />

giudizio. L’intento, ancora una volta,<br />

era quello di avvicinare due comunità<br />

che in una stessa diocesi percorrevano<br />

strade parallele che sembravano<br />

non incontrarsi mai.<br />

La capacità di ascoltare per entrare in dialogo<br />

con gli altri: una caratteristica del vescovo Egger<br />

Mettersi insieme<br />

L’utopia del ”tenere insieme”, che naturalmente<br />

non riguarda solo i gruppi linguistici,<br />

percorre strade spesso faticose.<br />

E la fatica del dialogo certo non è mancata<br />

durante l’episcopato di monsignor<br />

Egger. Negli anni in cui ho lavorato in<br />

<strong>Diocesi</strong> il Consiglio pastorale diocesano<br />

è stato luogo di accesi confronti, risuonavano<br />

le voci del movimento “Noi siamo<br />

chiesa”; il settimanale diocesano <strong>Il</strong><br />

<strong>Segno</strong>, aprendo un dialogo con il mondo<br />

laico, era diventato una voce importante<br />

nel panorama dei media altoatesini ma<br />

aveva anche suscitato l’opposizione di<br />

quei fedeli che lo volevano concentrato<br />

essenzialmente sulla vita delle parrocchie<br />

e <strong>della</strong> <strong>Diocesi</strong>; per non parlare di<br />

Radio Sacra Famiglia che si voleva inserire<br />

nel progetto CEI che è poi diventato<br />

Radio InBlu, ma non riusciva ad<br />

abbandonare il piglio devozionale che<br />

l’aveva caratterizzata sin dai suoi inizi<br />

di radio parrocchiale. In tutto questo,<br />

si cominciava a fare i conti con un serio<br />

calo delle vocazioni, che proiettato nel<br />

futuro poneva il problema <strong>della</strong> guida<br />

delle parrocchie. SYN è stata la risposta:<br />

bisognava mettersi insieme. Si è cominciato<br />

a parlare delle Unità pastorali, ad<br />

immaginare come parrocchie geograficamente<br />

contigue potessero collaborare<br />

e condividere attività e servizi, ad affidare<br />

maggiori responsabilità ai laici nella<br />

gestione <strong>della</strong> parrocchia, a consacrare i<br />

primi diaconi permanenti.<br />

Le parole per Lintner<br />

All’insegna del SYN vorrei ricordare un<br />

episodio di quegli anni: nel 2002 fu assassinato<br />

a Salvador de Bahia Luis Lintner,<br />

missionario di Aldino; il 24 maggio<br />

si svolsero i suoi funerali nel paese natìo.<br />

Ad accompagnare il feretro vennero i<br />

suoi più stretti collaboratori e portarono<br />

in mezzo alle Dolomiti le parole di una<br />

comunità che dall’altra parte del globo<br />

piangeva la scomparsa di questo sudtirolese<br />

amante del Vangelo. <strong>Il</strong> vescovo<br />

Egger parlò di Lintner come di “un delegato<br />

<strong>della</strong> nostra diocesi” e sottolineò<br />

la dimensione di mondialità che in quel<br />

momento, in un piccolo cimitero di paese,<br />

risuonava forte. Lingue differenti,<br />

persone arrivate da mille strade diverse<br />

per essere SYN, insieme, a ricordare<br />

un uomo che “ha messo al centro <strong>della</strong><br />

propria vita l’amore per il prossimo e la<br />

fedeltà al Vangelo”.<br />

Guardando la <strong>Diocesi</strong> di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong><br />

oggi, è bello vedere che il seme<br />

di quelle tre lettere greche ha dato i suoi<br />

frutti. Siamo all’indomani di un Sinodo<br />

che ha favorito la partecipazione di tutti<br />

gli attori <strong>della</strong> vita diocesana e la <strong>Diocesi</strong>,<br />

fedele al mandato del Sinodo, sta superando,<br />

con fatica ma anche con pacata<br />

determinazione, divisioni che parevano<br />

insuperabili. Nel mondo soffiano venti<br />

di divisione e contrapposizione che non<br />

risparmiano neppure la provincia di <strong>Bolzano</strong>;<br />

parlano di individualismo, nazionalismo,<br />

di diritti per pochi. Nelle parole<br />

del vescovo Ivo Muser risuonano oggi le<br />

intenzioni di quel SYN, che mette al primo<br />

posto la Parola e la dignità umana.<br />

Cornelia Dell’Eva, giornalista, a Radio<br />

Sacra Famiglia dal 1997 al 2001 e direttrice<br />

dell’Ufficio stampa diocesano (2001-2005)<br />

<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 5 – <strong>agosto</strong> <strong>2018</strong> 5


chiesa&comunità<br />

Parrocchia ai laici<br />

Oggi sono 53 le parrocchie dell’Alto Adige senza parroco gestite da un laico (uomo o<br />

donna) nominato “responsabile parrocchiale“. Non celebra messa e non confessa, ma<br />

fa quasi tutto il resto. <strong>Il</strong> punto sul nuovo modello di lavoro di squadra.<br />

fronte del calo delle vocazioni<br />

A sacerdotali, come garantire una<br />

sorte di ricambio generazionale nella<br />

guida <strong>della</strong> parrocchia? Una delle<br />

strade imboccata dalla Chiesa di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong>,<br />

anche su spinta del<br />

Sinodo diocesano, è quella del coinvolgimento<br />

diretto di laici nella gestione<br />

<strong>della</strong> parrocchia dove non può essere<br />

presente un parroco. Finora siamo a<br />

quota 53 parrocchie. L’attuazione di<br />

questa misura nelle parole di don Michele<br />

Tomasi, vicario episcopale per<br />

il clero: “Concretamente si segue un<br />

modello: con i nuovi avvicendamenti<br />

il sacerdote viene nominato parroco in<br />

una parrocchia e nelle altre diventa incaricato<br />

pastorale, ossia guiderà quelle<br />

parrocchie assieme a laici – uomini e<br />

donne – nominati responsabili parrocchiali<br />

dal vescovo.”<br />

La corresponsabilità<br />

a un diverso livello<br />

Si tratta di una collaborazione che si<br />

evolve e si colloca a un livello diverso<br />

dal passato, perché oggi oggettivamente<br />

non si può essere parroco in 6-7 parrocchie.<br />

Servono quindi rinnovamento<br />

e percorsi innovativi, che poggiano su<br />

cooperazione, corresponsabilità e un<br />

lavoro di squadra. La Chiesa di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong><br />

può contare su tante<br />

persone ben formate teologicamente:<br />

basti ricordare che allo Studio teologico<br />

accademico di <strong>Bressanone</strong>, oltre ai<br />

140 giovani che studiano per insegnare<br />

religione e per assumere ruoli pastorali,<br />

ci sono corsi specifici per laici interessati<br />

ad assumere maggiori ruoli in<br />

parrocchia. Va ricordato che in diocesi<br />

questo nuovo modello organizzativo finora<br />

ha preso piede nella comunità di<br />

lingua tedesca, considerato che il clero<br />

di lingua italiana riesce ancora a coprire<br />

il servizio in parrocchia.<br />

Altre 5 parrocchie<br />

gestite da laici<br />

Come detto, attualmente in <strong>Diocesi</strong><br />

sono 53 le parrocchie già gestite da un<br />

responsabile parrocchiale, figura che<br />

spesso coincide con quella del presidente<br />

del Consiglio pastorale parrocchiale.<br />

Altre 5 parrocchie (Novale di Vipiteno,<br />

Telves di Racines, Vandoies di Sopra e<br />

Vandoies di Sotto, Frangarto) da settembre<br />

avranno un responsabile parrocchiale<br />

laico. La soluzione auspicata,<br />

più che quella del singolo, è quella del<br />

<strong>Il</strong> logo del prossimo corso “Assumere<br />

responsabilità in ambito parrocchiale”<br />

team pastorale che per cinque anni assume<br />

la guida <strong>della</strong> parrocchia rimasta<br />

senza un parroco fisso. “Stiamo lavorando<br />

in particolare ad un modello standard<br />

che favorisce il rafforzamento del<br />

lavoro di squadra e che viene preferito<br />

anche dalla maggioranza delle parrocchie”,<br />

conferma il direttore dell’Ufficio<br />

pastorale diocesano Reinhard Demetz.<br />

<strong>Il</strong> prossimo corso di formazione per responsabili<br />

parrocchiali, <strong>della</strong> durata di<br />

tre giornate, è in programma a novembre<br />

a <strong>Bressanone</strong>. I costi sono sostenuti<br />

dall’Ufficio pastorale.<br />

Non solo sacerdoti nelle sacrestie: in futuro aumentano spazio e ruoli per i laici<br />

179 parrocchie (su 281)<br />

con parroco residente<br />

La <strong>Diocesi</strong> di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong><br />

conta attualmente 281 parrocchie,<br />

di cui – secondo le ultime<br />

statistiche – 179 con parroco non<br />

residente ma che funge da incaricato<br />

pastorale. 30 sono i parroci<br />

con una parrocchia, 37 gestiscono<br />

2 parrocchie e 47 seguono almeno<br />

3 parrocchie. <strong>Il</strong> decanato<br />

di Brunico, quello con il maggior<br />

<strong>numero</strong> di parrocchie (27), ha 10<br />

parroci residenti e 17 non residenti.<br />

Nelle 4 parrocchie del decanato<br />

Gardena, c’è un parroco<br />

residente.<br />

6<br />

<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 5 – <strong>agosto</strong> <strong>2018</strong>


chiesa giovane<br />

Dal Brennero fino al Papa<br />

Come 50mila coetanei di altre 200 <strong>Diocesi</strong>, il 5 <strong>agosto</strong> i giovani <strong>della</strong> Chiesa di <strong>Bolzano</strong>-<br />

<strong>Bressanone</strong> si mettono in cammino per incontrare il pontefice. A piedi dal confine fino<br />

al Trentino, poi in pullman nella capitale.<br />

Dal 3 al 28 ottobre si svolge a Roma<br />

il Sinodo dei vescovi sui giovani,<br />

tema “I giovani, la fede e il discernimento<br />

vocazionale”. In vista dell’evento<br />

la Chiesa italiana ha lanciato a tutte le<br />

<strong>Diocesi</strong> una sfida: mettersi in cammino<br />

insieme. Così in <strong>agosto</strong> per una settimana,<br />

prima di raggiungere la capitale<br />

e incontrare papa Francesco, i giovani<br />

percorreranno le strade <strong>della</strong> loro Regione<br />

riscoprendo la tradizione dei<br />

pellegrinaggi e valorizzando i cammini<br />

antichi. La diocesi di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong><br />

ha scelto di percorrere l’ultima<br />

parte <strong>della</strong> Via Romea Germanica e ha<br />

promosso il pellegrinaggio dei giovani<br />

dal confine del Brennero fino a Salorno<br />

e al Trentino, aperto a tutti e racchiuso<br />

nel significativo titolo “Odos, la strada<br />

si apre camminando.” L’organizzazione<br />

è stata curata da Pastorale giovanile<br />

diocesana, Azione Cattolica e Südtirols<br />

Katholische Jugend, che hanno invitato<br />

partecipare tutti i giovani e i gruppi<br />

post-cresima (ragazzi nati entro il<br />

2004). Buona parte del percorso in territorio<br />

altoatesino sarà a piedi, alcuni<br />

tratti in treno. Poi una settantina di ragazzi<br />

proseguirà in pullman per Roma,<br />

con loro il vescovo Muser.<br />

Dal 5 <strong>agosto</strong> i giovani altoatesini in marcia per<br />

incontrare il Papa: si parte a piedi dal Brennero<br />

Cinque tappe locali,<br />

poi l’11 dal Papa<br />

Domenica 5 <strong>agosto</strong> è fissata la<br />

partenza dal Brennero. Parrocchie e<br />

scuole sono pronte ad ospitare i ragazzi,<br />

che dormiranno in sacco a pelo.<br />

Ogni giorno saranno proposti temi<br />

di riflessione e incontri significativi,<br />

martedì 7 è in programma la sosta<br />

a <strong>Bressanone</strong> per un primo incontro<br />

con il vescovo. Le altre tappe: Vipiteno,<br />

<strong>Bolzano</strong>, Termeno, Egna, Salorno.<br />

<strong>Il</strong> cammino “regionale” si conclude<br />

venerdì 10 <strong>agosto</strong>, giornata del trasferimento<br />

a Roma in autobus. Per almeno<br />

50mila giovani provenienti da<br />

200 <strong>Diocesi</strong>, e accompagnati da oltre<br />

100 vescovi, sabato 11 ci sarà l’appuntamento<br />

al Circo Massimo e l’incontro<br />

con il pontefice tra le 18.30 e<br />

le 20.30: il Papa dialogherà con i giovani<br />

che gli consegneranno le istanze<br />

<strong>della</strong> loro generazione. Poi spazio alla<br />

notte bianca: da mezzanotte 19 chiese<br />

lungo il percorso dal Circo Massimo<br />

a San Pietro restano aperte fino<br />

al mattino. Previsti momenti di preghiera,<br />

incontri, musical. <strong>Il</strong> calendario<br />

prevede poi domenica 12 la messa<br />

in piazza San Pietro. A seguire, alle<br />

11, papa Francesco conferirà ai pellegrini<br />

il suo mandato missionario e<br />

benedirà i doni che i ragazzi italiani<br />

porteranno alla Giornata mondiale<br />

<strong>della</strong> gioventù di Panama nel gennaio<br />

2019: il Crocifisso di S. Damiano e la<br />

Madonna di Loreto. Lunedì 13 il rientro<br />

a <strong>Bolzano</strong>.<br />

Sternsinger <strong>2018</strong>:<br />

1,5 milioni di grazie<br />

Ogni anno la diocesi di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong><br />

e la Jungschar-KJS,<br />

l’associazione dei giovani cattolici di<br />

lingua tedesca, costruiscono un ponte<br />

che collega due mondi. Tra Natale<br />

e l’Epifania quasi 6mila tra bambini<br />

e ragazzi altoatesini si vestono da Re<br />

Magi e vanno di casa in casa per raccogliere<br />

offerte e aiutare in questo<br />

modo i bambini meno fortunati in<br />

varie parti del mondo. Fatti i conti,<br />

è risultato che grazie alla generosità<br />

degli altoatesini e l’impegno dei ragazzi<br />

i proventi raccolti dai piccoli<br />

Sternsinger nella campagna <strong>2018</strong><br />

hanno raggiunto il milione e mezzo<br />

di euro. Con questa cifra si potranno<br />

sostenere 160 progetti di cooperazione<br />

internazionale in tutto il mondo, specie<br />

per garantire l’accesso all’istruzione, al<br />

lavoro, ai servizi sociali e alle strutture<br />

sanitarie. I progetti saranno ora selezionati<br />

da Jungschar e Centro missionario<br />

diocesano. Una particolare<br />

attenzione quest’anno è dedicata a<br />

progetti da realizzare in Papua Nuova<br />

Guinea.<br />

L’azione <strong>2018</strong> dei seimila giovani Sternsinger ha raccolto oltre 1,5 milioni di euro (Foto Missio-Hansjörg<br />

Condin)<br />

<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 5 – <strong>agosto</strong> <strong>2018</strong> 7


psicologia e spiritualità<br />

Vivere il silenzio<br />

L’opportunità di poter trascorrere una settimana nel silenzio meditativo del centro di spiritualità di Condino<br />

e l’esperienza con i contributi culturali di Vito Mancuso.<br />

di Dario Fridel<br />

La settimana nel centro guidato da p.<br />

Schnöller è un’occasione per poter<br />

condividere con la dovuta calma le proprie<br />

esperienze fra persone convinte che<br />

vale la pena affidarsi alla dimensione più<br />

profonda, spirituale del vivere. Abbiamo<br />

potuto così prendere le distanze dalla superficialità,<br />

dall’affanno, dal pessimismo,<br />

dal fatalismo cui sembra condannarci la<br />

vita ordinaria. Vivere positivamente il silenzio<br />

non è facile, anche per chi cerca di<br />

tenersi esercitato in tale pratica. Implica<br />

sapersi fermare, imparare a respirare in<br />

modo corretto, prendere contatto con il<br />

proprio corpo, con le proprie emozioni<br />

e con le proprie esperienze di vita; abbandonando<br />

non solo le chiacchiere, ma<br />

anche i rumori di una mente impegnata<br />

prevalentemente in analisi, in giudizi, in<br />

ragionamenti, in fantasticherie. Avremmo<br />

tutti bisogno di allenarci ad entrare<br />

in rapporto più pieno e accogliente con<br />

la realtà, in modo che le impressioni che<br />

questa induce in noi non siano superficiali<br />

e distorte. <strong>Il</strong> vero silenzio quindi abilita<br />

ad abbandonare la coscienza superficiale,<br />

affannata, giudicante, per agganciare<br />

una coscienza più profonda orientata a<br />

scoprire e godere <strong>della</strong> vita che fiorisce.<br />

Non è un isolarsi, ma un rimanere esposti<br />

alle sofferenze del mondo e dei nostri<br />

contemporanei, senza perdere la passione<br />

per la vita. Per chi non sa cogliere le<br />

opportunità offerte dalla meditazione e<br />

dal silenzio la vita si presenta più facilmente<br />

nella sua dimensione caotica, impregnata<br />

dal male oggettivo, dalla cattiveria,<br />

dalla violenza. Solo immergendosi<br />

nel silenzio è possibile scoprire che il cosmo<br />

e l’armonia e l’amore costituiscono<br />

la tensione più profonda, più duratura e<br />

permanente dell’esistenza.<br />

Dentro il cuore,<br />

un altro cuore racchiudi<br />

L’essenza di queste giornate si può forse<br />

trovarla sintetizzata dal pensiero di<br />

Neiyè, un appartenente al Taoismo:<br />

Dentro il cuore un altro cuore racchiudi/<br />

Dentro il cuore un altro cuore è presente/<br />

Questo cuore dentro il cuore è pensiero<br />

che precede la parola.<br />

È stato davvero rigenerante rendersi conto<br />

che la saggezza e la verità non possono<br />

essere proprietà di una qualche cultura<br />

o di una qualche religione, ma dono da<br />

accogliere e condividere universalmente.<br />

Abbiamo così ancora una volta preso<br />

atto che la razionalità, il pensiero analitico,<br />

il calcolo hanno la loro loro funzione<br />

preziosa e indispensabile; ma che essa<br />

non deve impedire la linea dei sentimenti,<br />

delle esigenze del cuore, delle intuizioni<br />

che scaturiscono dall’amore. Le potenzialità<br />

di cui ogni essere è portatore<br />

si aprono allora in modo esponenziale e<br />

diventano promessa, garanzia, sicurezza,<br />

fonte di fiducia incondizionata. Un certo<br />

filone <strong>della</strong> storia dell’umanità è sempre<br />

stato segnato da testimoni autentici di<br />

questa saggezza: andiamo da Socrate,<br />

al Budda, da Martin Luther King, a Nelson<br />

Mandela, da Gesù a Muhammad,<br />

da Carlo Carretto a Giovanni XXIII. In<br />

particolare ci hanno molto aiutato le formidabili<br />

intuizioni di Hanna Arendt che,<br />

proprio nel bel mezzo di uno dei momenti<br />

più bui e travolgenti <strong>della</strong> storia<br />

umana, offre spunti carichi di saggezza,<br />

di meraviglia, di ottimismo. Similmente<br />

a Francesco, quando crea il cantico delle<br />

creature. Lo sfondo del silenzio è comunque<br />

il fattore che senz’altro più ci ha aiutati<br />

ad apprezzare e gustare “il pensiero<br />

che precede le parole”. Qualche mantra<br />

o cantico di Tezè ci hanno aiutati a stare<br />

al suo limitare. Ma anche la musica impareggiabile<br />

di Johann Sebastian Bach.<br />

<strong>Il</strong> silenzio infatti, se vissuto e condiviso<br />

bene, dovrebbe aiutarci a trovare la linea<br />

sonora, la tendenza armonizzante che fa<br />

da sfondo alla vita nel suo spalancarsi. <strong>Il</strong><br />

compito che ci spetta – ha concluso Vito<br />

Mancuso – consiste infatti nell’attualizzare<br />

la musica che è dentro ciascuno di<br />

noi con la grande musica del creato.<br />

Don Dario Fridel è stato insegnante di<br />

religione, di psicologia <strong>della</strong> religione e<br />

psicologia pastorale<br />

Cappella per Mayr-Nusser<br />

Atto finale per uno dei tre progetti<br />

premiati al concorso di<br />

idee intitolato a Josef Mayr-Nusser,<br />

promosso dalla <strong>Diocesi</strong> nel<br />

2017 per offrire uno spazio dove<br />

confrontarsi in modo personale<br />

con la vita e la morte del beato.<br />

È il progetto dell‘Ufficio giovani<br />

<strong>della</strong> val Passiria affiliato alla<br />

AGJD (Arbeitsgemeinschaft der<br />

Jugend<strong>die</strong>nste, la rete dei Servizi<br />

giovani), che a Moso - località<br />

Hahnebaum (Al gallo) - ha convertito<br />

una centralina idroelettrica<br />

del 1946 e oggi dismessa in<br />

una piccola cappella in memoria<br />

di Josef Mayr-Nusser Domenica<br />

5 <strong>agosto</strong> alle 14 la cappella sarà<br />

inaugurata dal vescovo Muser. <strong>Il</strong><br />

recupero del piccolo edificio e la<br />

sua trasformazione sono opera<br />

dell’associazione giovanile con il<br />

Comune di Moso e il contributo<br />

di aziende e privati. I ragazzi<br />

hanno trascorso giornate con gli<br />

artigiani per ripulire l’area e rimettere<br />

a nuovo la struttura: soffitto,<br />

pavimento, pareti, finestre,<br />

ingresso, arredi e quanto altro.<br />

Un (ottimo) lavoro durato quasi<br />

due anni.<br />

Una fase dei lavori per la cappella dedicata<br />

a Mayr-Nusser: ora è tutto pronto<br />

<br />

(Foto Jugendbüro Passeier)<br />

8<br />

<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 5 – <strong>agosto</strong> <strong>2018</strong>


statistiche<br />

W gli sposi!<br />

Secondo i dati ASTAT nel 2017 in Alto Adige crescono i matrimoni (anche quelli in chiesa, il top a Lana<br />

e Badia) rispetto al 2016, calano separazioni e divorzi. <strong>Il</strong> fenomeno del “turismo matrimoniale“.<br />

Puntuale arriva l’aggiornamento<br />

dell’Istituto provinciale di statistica<br />

ASTAT con gli ultimi dati su matrimoni,<br />

separazioni e divorzi in Alto Adige.<br />

Ecco in sintesi gli aspetti più significativi,<br />

Riguardo alla fine di un matrimonio:<br />

nel 2017 si sono separate 618 coppie, il<br />

7,2% in meno (ossia 48 coppie) dell‘anno<br />

precedente. Anche il <strong>numero</strong> dei divorzi<br />

è diminuito: dopo il valore massimo di<br />

875 toccato nel 2016, si è scesi a 697 nel<br />

2017 (-20,3%). <strong>Il</strong> tasso di separazione rilevato<br />

dall’ASTAT in Alto Adige è di 11,7<br />

e il tasso di divorzio di 13,3 ogni 10mila<br />

abitanti. Le coppie separate sono state<br />

sposate in media 16 anni.<br />

Matrimonio religioso<br />

soprattutto nelle valli<br />

Le rilevazioni sui matrimoni in Alto<br />

Adige dicono che nel 2017 si sono sposate<br />

2.165 coppie, l’1,4% in più rispetto<br />

all’anno precedente. <strong>Il</strong> tasso di nuzialità<br />

è di 4,1 matrimoni ogni mille abitanti,<br />

molto al di sopra <strong>della</strong> media nazionale<br />

(3,4‰). Sempre nel 2017 il 32,4% di tutte<br />

le coppie ha scelto il matrimonio religioso<br />

(l‘1% in più rispetto al 2016) e il<br />

67,6% quello civile. Nei comuni di Lana<br />

(56,8%) e Badia (55,7%) più <strong>della</strong> metà<br />

delle coppie ha celebrato il loro matrimonio<br />

in chiesa. Invece a <strong>Bolzano</strong> solo il<br />

15,6% delle coppie ha legalizzato la propria<br />

unione davanti all’altare e a Merano<br />

solo il 18,9%. “<strong>Il</strong> dato delle nozze in chiesa<br />

è stabile e più spiccato nei paesi rispetto<br />

ai centri maggiori, perchè nelle valli la<br />

tradizione e il riferimento alla parrocchia<br />

rivestono un peso maggiore rispetto all’area<br />

urbana“, osserva don Toni Fiung, responsabile<br />

diocesano <strong>della</strong> pastorale per<br />

il matrimonio e la famiglia.<br />

Più seconde nozze<br />

e lunga convivenza<br />

Secondo gli esperti dell‘ASTAT, il minor<br />

<strong>numero</strong> dei matrimoni religiosi “è da attribuirsi,<br />

oltre alla progressiva secolarizzazione,<br />

anche all’aumento delle seconde<br />

nozze e dei matrimoni tra confessioni<br />

diverse.“ Cresce infatti notevolmente an-<br />

Stabili (e in leggera ascesa) i matrimoni religiosi nel 2017 in Alto Adige<br />

che in Alto Adige il <strong>numero</strong> delle coppie<br />

che si sposano in seconde nozze: mentre<br />

20 anni fa solo il 10,2% dei matrimoni<br />

riguardava coppie in cui almeno<br />

uno dei coniugi era già stato sposato, nel<br />

2017 la quota delle seconde nozze è quasi<br />

raddoppiata (20%). Riguardo all’età<br />

in cui oggi ci si sposa in Alto Adige, l’A-<br />

STAT sottolinea che “già da parecchio<br />

tempo le nozze non sono più considerate<br />

presupposto per mettere su famiglia. Probabilmente<br />

è questo il motivo principale<br />

di rimandare la grande decisione.“ Ma<br />

la tendenza a ritardare il matrimonio<br />

può essere dovuta anche al periodo di<br />

studi più lungo e a un <strong>numero</strong> sempre<br />

maggiore di coppie che scelgono di cominciare<br />

la vita di coppia con una convivenza.<br />

Nel 2017 l’età media del primo<br />

matrimonio in Alto Adige è di 38 anni<br />

per lo sposo e 35,2 per la sposa: vent’anni<br />

fa gli sposi avevano in media 6 anni di<br />

meno. Un ultimo aspetto riguarda il cosiddetto<br />

“turismo matrimoniale“, quasi<br />

sempre legato a una chiesa in un posto<br />

idilliaco: l’anno scorso ben 217 coppie<br />

dalla Germania hanno scelto l’Alto Adige<br />

come cornice del loro matrimonio, in<br />

particolare nelle chiese del Burgraviato<br />

che hanno ospitato 100 celebrazioni tra<br />

sposi non residenti.<br />

Matrimonio, i corsi<br />

Dopo la pausa estiva riprendono<br />

in diocesi anche i percorsi<br />

in lingua italiana del biennio<br />

2017/<strong>2018</strong> di preparazione al<br />

matrimonio. Dal 28 settembre e<br />

fino a dicembre sono previsti gli<br />

incontri serali a Vipiteno nell’oratorio<br />

Maria Schutz, dal 2 al 26<br />

ottobre a <strong>Bolzano</strong> gli incontri<br />

bisettimanali serali (martedì e<br />

venerdì) alla parrocchia San Pio<br />

X in via Barletta mentre nei due<br />

fine settimana del 6-7 e del 13-<br />

14 ottobre, sempre a <strong>Bolzano</strong>,<br />

tocca al corso <strong>della</strong> parrocchia<br />

Madre Teresa di Calcutta in<br />

piazza Firmian. Per le iscrizioni<br />

rivolgersi alle rispettive segreterie<br />

delle parrocchie. “Questi<br />

incontri vogliono essere l’inizio<br />

di un percorso che non termina<br />

il giorno delle nozze, ma che<br />

coinvolgerà la coppia tutta la<br />

vita“, ricorda don Toni Fiung. Di<br />

qui l’invito “a non camminare<br />

da soli, ma a cogliere l’offerta di<br />

accompagnamento <strong>della</strong> comunità<br />

cristiana.“<br />

<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 5 – <strong>agosto</strong> <strong>2018</strong> 9


in evidenza<br />

Abusi: serve l’ascolto di tutti<br />

A Berlino il III Convegno internazionale “Le Chiese e la loro responsabilità per l’elaborazione degli abusi sessuali<br />

sui minori”, con le testimonianze delle vittime. <strong>Il</strong> sacerdote altoatesino Gottfried Ugolini ha partecipato<br />

in rappresentanza del Centro per la protezione dei minori di Roma.<br />

di Gottfried Ugolini<br />

partire dallo slogan “Storie che<br />

A contano”, il convegno organizzato<br />

dalla Commissione indipendente<br />

per l’elaborazione dell’abuso sessuale<br />

sui minori ha verificato il lavoro fin<br />

qui svolto dalle Chiese cattolica e protestante<br />

nell’elaborazione degli abusi<br />

sessuali in ambito ecclesiale. Raccontare<br />

l’abuso porta al cambiamento?<br />

Ascoltare con rispetto e lasciarsi toccare<br />

da questi racconti è il primo passo<br />

nel processo di elaborazione degli abusi<br />

sessuali. A Berlino alcune vittime di<br />

abusi sessuali all’interno delle Chiese<br />

cattolica e protestante hanno raccontato<br />

le loro esperienze e la presidente<br />

<strong>della</strong> Commissione indipendente, Sabine<br />

Andresen, ha evidenziato l’urgenza<br />

delle Chiese di dare ascolto alle vittime<br />

e di imparare da loro. Inoltre ha<br />

raccomandato alle Chiese di coinvolgere<br />

le vittime nei processi di elaborazione<br />

e nei programmi di prevenzione.<br />

Soppresso l’obbligo del silenzio<br />

<strong>Il</strong> prof. Heiner Keupp, noto esperto<br />

nell’ambito dell’elaborazione di abusi<br />

sessuali in ambito ecclesiale, ha evidenziato<br />

la mancata disponibilità di<br />

entrambe le Chiese ad assumersi la<br />

responsabilità per gli abusi da parte di<br />

chierici e di personale laico. Le cause si<br />

possono trovare nel potere delle Chiese,<br />

nel narcisismo e nel complice silenzio<br />

istituzionale. Nelle Chiese di lingua<br />

tedesca il silenzio imposto e l’obbligo<br />

di osservarlo da parte di chierici e laici<br />

è stato soppresso nel 2010 grazie alla<br />

crescente sensibilità e solidarietà <strong>della</strong><br />

società civile verso le vittime, con un<br />

contributo cruciale dei media. Nell’elaborazione<br />

dei casi di abusi, è necessario<br />

che le Chiese agiscano con un<br />

atteggiamento pro-attivo affinché alle<br />

vittime sia resa giustizia e non siano<br />

viste come persone che vogliono danneggiare<br />

la Chiesa. Keupp ha ricordato<br />

che il vescovo di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong><br />

si era detto contento che la “bomba”<br />

sugli abusi fosse scoppiata, di modo<br />

che le vittime potessero essere ascoltate<br />

e fosse avviato un cambiamento di<br />

cultura. Infine Keupp ha lanciato un<br />

appello alle Chiese affinché ripensino<br />

all’obbligo di segretezza nei colloqui<br />

spirituali e al segreto <strong>della</strong> confessione<br />

quando viene raccontato o riportato<br />

un abuso sessuale sui minori. La tutela<br />

e il benessere dei minori devono<br />

essere considerati prioritari.<br />

Poco rispetto per le vittime<br />

Contro gli abusi: in un libro<br />

il modello diocesano<br />

“Abusi sessuali nella Chiesa? Meglio<br />

prevenire“: è il volume pubblicato<br />

dalla nota casa editrice milanese<br />

Àncora che raccoglie contributi di<br />

esperti a livello internazionale. Tra<br />

le buone pratiche i curatori presentano<br />

due significative esperienze. La<br />

prima è il prezioso ruolo del “Centre<br />

for child protection“ di Roma, con<br />

un intervento del suo presidente<br />

Hans Zollner, che è anche preside<br />

dell’Istituto di psicologia <strong>della</strong> Pontificia<br />

università Gregoriana e membro<br />

<strong>della</strong> Pontificia commissione<br />

per la tutela dei minori. La seconda<br />

esperienza inserita nel volume è il<br />

modello di prevenzione <strong>della</strong> diocesi<br />

di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong>, illustrato<br />

da don Gottried Ugolini che descrive<br />

i vari punti in cui si articola il<br />

programma diocesano: la responsabilità<br />

di tutti, la tolleranza zero,<br />

la difesa dell’integrità dei bambini,<br />

l’assunzione di responsabilità <strong>della</strong><br />

Chiesa, un cambiamento culturale<br />

per impegnarsi nella prevenzione,<br />

la collaborazione con associazioni e<br />

istituzioni.<br />

Molte vittime presenti al convegno<br />

hanno criticato i ritardi e le resistenze<br />

nell’accogliere le loro esperienze di<br />

abuso, le loro segnalazioni e le loro<br />

richieste, il cattivo trattamento da<br />

parte dal personale diocesano agli<br />

sportelli di ascolto. Alle vittime è stata<br />

spesso negata l’assistenza umana,<br />

a volte si sono trovate davanti a un<br />

muro, ad atteggiamenti difensivi e a<br />

norme canoniche. Sovente cancellieri<br />

o canonisti diocesani hanno dimostrato<br />

poca empatia nell’interrogatorio<br />

o nello spiegare la prassi procedurale<br />

secondo il Diritto canonico. Le<br />

vittime hanno percepito la mancanza<br />

di un ascolto attento e di un rapporto<br />

rispettoso nei loro confronti, si sono<br />

sentite trattate come “casi”, risolti appena<br />

venivano risarcite del danno subito.<br />

In questi casi la credibilità delle<br />

Chiese di prendersi cura delle vittime,<br />

di assumersi la responsabilità,<br />

di eseguire con serietà l’elaborazione<br />

dell’abuso e di avviare programmi di<br />

prevenzione, è andata persa. Va detto<br />

inoltre che non si può mai risarcire<br />

quello che le vittime hanno subito:<br />

l’abuso non ha prezzo.<br />

<strong>Il</strong> dovere delle Chiese<br />

Le vittime hanno l’impressione che<br />

le Chiese continuino a proteggere se<br />

stesse e gli abusanti, mentre dovrebbero<br />

evitare di difenderli. <strong>Il</strong> rischio<br />

però è che l’applicazione rigorosa del<br />

Diritto canonico sugli abusanti possa<br />

portare a un’ambivalenza: la Chiesa<br />

sanziona l’abusante nel rispetto del<br />

Diritto canonico, ma intanto si libera<br />

di ogni responsabilità, ignorando<br />

come istituzione anche la necessità<br />

di elaborare l’abuso. Per questo viene<br />

ora chiesto alle Chiese di assumersi<br />

seriamente la responsabilità, di realizzare<br />

una cultura dell’attenzione<br />

verso le vittime e di assicurare loro<br />

la tutela psicosociale per prevenire il<br />

rischio di un’ulteriore traumatizzazione.<br />

Per le vittime è incomprensibile<br />

e doloroso l’ordine delle Chiese<br />

di tacere. In alcune diocesi sono state<br />

10<br />

<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 5 – <strong>agosto</strong> <strong>2018</strong>


in evidenza<br />

addirittura costrette a firmare l’obbligo<br />

di tacere, contrario alle linee guide<br />

sull’elaborazione corretta. Ancora<br />

una volta la vittima subisce un abuso<br />

di potere. La cultura del silenzio deve<br />

cambiare: questo vale soprattutto<br />

nei casi di riservatezza nei colloqui<br />

spirituali e del segreto confessionale<br />

quando si tratta di abusi sessuali sui<br />

minori.<br />

Domande teologiche e pastorali<br />

L’intera area dell’abuso sessuale solleva<br />

diverse domande teologiche,<br />

spirituali e pastorali: quali condizioni<br />

(ambienti, regole, circostanze…)<br />

rischiano di favorire abusi all’interno<br />

delle Chiese? Com’è possibile che<br />

diventino luoghi di abuso? Quale<br />

distorsione <strong>della</strong> teologia o <strong>della</strong> spiritualità<br />

può portare all’abuso fino a<br />

giustificarlo, liberando così gli abusanti<br />

da eventuali sensi di colpa e dalla<br />

consapevolezza che si tratta di un<br />

peccato grave? Come può un abusante<br />

sfruttare la confessione come copertura<br />

e sentirsi assolto? Se invece<br />

è la vittima a confessare, com’è possibile<br />

che venga invitata a non rivelare<br />

all’esterno l’abuso subito? Come e<br />

perché le Chiese ignorano l’abuso da<br />

parte di chierici evitando o rifiutando<br />

di assumersi la loro responsabilità?<br />

Le Chiese si sono mai chieste da dove<br />

deriva la mancanza di misericordia e<br />

di empatia dei suoi ministri? In sintesi:<br />

il principio <strong>della</strong> “tolleranza zero”<br />

dev’essere attuato concretamente,<br />

questo perché la maggior parte degli<br />

abusanti sono seriali e tendono a cercarsi<br />

nuove opportunità.<br />

Uniformare gli sportelli diocesani<br />

Per evitare differenze e per garantire<br />

una migliore trasparenza, gli sportelli<br />

diocesani devono essere uniformati<br />

a livello organizzativo e professionale.<br />

Questo compito potrebbe essere<br />

svolto dalle Chiese cattolica e protestante<br />

creando un tavolo ecumenico<br />

con il compito di definire le prestazioni<br />

degli sportelli, i criteri di qualificazione<br />

del personale e le procedure<br />

di verifica e del follow-up. <strong>Il</strong> comitato<br />

consultivo composto di sole vittime,<br />

che già esiste a livello nazionale, potrebbe<br />

dare il suo contributo al tavolo<br />

ecumenico a partire delle esperienze<br />

Tre giorni di hearing a Berlino con il racconto delle vittime di abusi nella chiesa<br />

<br />

(Foto screenshot/evangelisch.de)<br />

dei suoi membri e insieme ad esperti<br />

esterni con il ruolo di supervisione.<br />

Per l’elaborazione dei casi di abuso in<br />

ambito ecclesiale si richiede: un’analisi<br />

dell’organizzazione da parte delle<br />

Chiese coinvolgendo tutti i livelli, la<br />

gestione delle crisi dopo l’abuso e l’accompagnamento<br />

professionale delle<br />

comunità parrocchiali, degli enti ecclesiali<br />

nei quali è avvenuto lo scandalo<br />

e degli operatori pastorali. Questo<br />

per garantire che fedeli e sacerdoti<br />

siano informati, per chiarire e affrontare<br />

la situazione ed elaborare gli<br />

effetti dell’abuso. Senza elaborazioni<br />

sistematiche non è possibile garantire<br />

prevenzione e protezione. Secondo le<br />

vittime, nel caso che le Chiese si rifiutino<br />

di assumersi la responsabilità<br />

e di garantire processi di elaborazione<br />

trasparenti, sarà necessario che<br />

lo Stato crei sportelli indipendenti e<br />

professionali con personale qualificato<br />

e un comitato consultivo delle vittime.<br />

Inoltre una commissione etica<br />

dovrà seguire i lavori di elaborazione<br />

dentro e fuori le Chiese.<br />

No alla prescrizione<br />

Al convegno è stato anche affrontato<br />

il tema <strong>della</strong> prescrizione richiedendo<br />

la sua abolizione, perché l’abuso<br />

è percepito dalle vittime come un<br />

omicidio, la vita <strong>della</strong> vittima infatti<br />

è stata distrutta e di conseguenza ne<br />

soffrirà per sempre. In seguito alle<br />

loro esperienze negative, le vittime si<br />

sono organizzate, hanno fondato associazioni<br />

e unito le forze utilizzando<br />

anche i social network per esprimere<br />

i loro bisogni e comunicare le loro richieste<br />

in modo forte ed efficace.<br />

<strong>Il</strong> ministro tedesco <strong>della</strong> Famiglia,<br />

Franziska Giffey, ha messo in evidenza<br />

la necessità di dare maggiore peso<br />

politico al tema dell’abuso sessuale<br />

sui minori. Nessuno può distogliersi<br />

dalla responsabilità, non soltanto le<br />

Chiese ma neppure le scuole, le associazioni<br />

sportive, le organizzazioni e<br />

le stesse famiglie. Per il Ministro l’elaborazione<br />

dell’abuso è un compito<br />

<strong>della</strong> società, soprattutto nei luoghi in<br />

cui è avvenuto senza che nessuno sia<br />

intervenuto. <strong>Il</strong> convegno si è concluso<br />

con i contributi dei responsabili delle<br />

Chiese cattolica e protestante, che<br />

hanno ammesso che esistono ancora<br />

lacune nel sistema. Prenderanno in<br />

considerazione le domande presentate,<br />

rifletteranno seriamente sulle<br />

richieste e sulle proposte ascoltate,<br />

si impegneranno a migliorare il rapporto<br />

con le vittime, con le comunità<br />

parrocchiali, con gli enti ecclesiali,<br />

con gli abusanti. Infine sono intenzionati<br />

a uniformare gli sportelli di<br />

ascolto e a riqualificare i referenti che<br />

li gestiscono.<br />

Don Gottfried Ugolini è il responsabile dell’<br />

ufficio specialistico <strong>della</strong> <strong>Diocesi</strong> di <strong>Bolzano</strong>-<br />

<strong>Bressanone</strong> per la tutela e la prevenzione di<br />

abusi e violenze sui minori<br />

<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 5 – <strong>agosto</strong> <strong>2018</strong> 11


ecumenismo e dintorni<br />

È tempo del Creato<br />

Verso nuovi stili di vita e consumo responsabile: anche in diocesi si lavora a manifestazioni e iniziative in vista<br />

<strong>della</strong> prossima Giornata per la custodia del creato.<br />

di Mario Gretter<br />

“<br />

Finché durerà la terra, seme e mèsse,<br />

freddo e caldo, estate e inverno,<br />

giorno e notte, non cesseranno” (Gen.<br />

8, 22). Con queste parole la Scrittura<br />

indica nell’alternanza dei tempi e delle<br />

stagioni un segno di quella stabilità<br />

del reale, che è garantita dalla fedeltà<br />

di Dio. A questa fedeltà non fa però<br />

sempre eco quella dell’uomo, che da<br />

custode e alleato del creato, si trasforma<br />

in sfruttatore e violentatore. Le<br />

conseguenze catastrofiche di inquinamento,<br />

sfruttamento intensivo ed<br />

egoistico, accaparramento delle terre<br />

e dei beni concentrandoli in poche<br />

mani, incuria e ingiustizia, portano<br />

a degli scenari disastrosi sempre più<br />

diffusi e sempre più vicini all’esperienza<br />

quotidiana di molti. Lo scoraggiamento<br />

e il senso d’impotenza<br />

possono essere vinti solo dal ritrovare<br />

il legame tra la cura dei territori<br />

e quella del popolo, anche per orientare<br />

a nuovi stili di vita e di consumo<br />

responsabile, così come a scelte<br />

lungimiranti da parte delle comunità,<br />

specialmente le nostre comunità<br />

cristiane.<br />

Un manuale, 3 incontri<br />

Tutto questo sintetizzato da una conversione<br />

interiore, da una ricerca <strong>della</strong><br />

pace interiore che si nutre e porta<br />

ad un equilibrio di relazione con<br />

tutto il creato. In questo scenario si<br />

pone la 13.ma Giornata per la custodia<br />

del creato, che, in collaborazione<br />

con le Chiese e Comunità Ecclesiali<br />

Cristiane, ci offre un’opportunità di<br />

riflessione e programmazione operativa<br />

per tutto il resto dell’anno.<br />

<strong>Il</strong> mese, che comincia con il<br />

capodanno liturgico ortodosso – 1°<br />

settembre – continua fino alla festa<br />

di San Francesco – 4 ottobre.<br />

<strong>Il</strong> De Pace Fidei, Istituto ecumenico<br />

ed interreligioso per la<br />

giustizia, la pace e la salvaguardia<br />

del creato, presenterà un manuale<br />

ambientale per parrocchie e<br />

donne e uomini di fede, mentre<br />

la collaborazione ecumenica<br />

propone tre incontri di meditazione<br />

e preghiera: sabato<br />

1° settembre alle<br />

20 a <strong>Bressanone</strong> la<br />

meditazione sul<br />

Sentiero dei Santi d’Europa, venerdì<br />

7 settembre alle 20 a<br />

Merano, nel giardino <strong>della</strong> chiesa<br />

evangelica in via Carducci, e giovedì 4<br />

ottobre alle 20 a <strong>Bolzano</strong> nella chiesa<br />

dei Cappuccini in via Cappuccini 1.<br />

Don Mario Gretter è il referente diocesano per<br />

l’ecumenismo e il dialogo interreligioso<br />

Tutti siamo<br />

chiamati<br />

all’impegno per<br />

tutelare il creato e<br />

il futuro delle giovani<br />

generazioni<br />

Realizzato il pozzo<br />

in Tanzania<br />

Aggiornamento sul progetto di solidarietà<br />

avviato in Tanzania dalla<br />

parrocchia bolzanina Madre Teresa<br />

di Calcutta con il Caaf Nordest <strong>della</strong><br />

CGIL-Agb, che abbiamo raccontato<br />

nel <strong>numero</strong> di maggio del <strong>Segno</strong>:<br />

sono stati 24.500 gli altoatesini che<br />

compilando l’ultima dichiarazione<br />

dei redditi hanno destinato un<br />

euro per il progetto. Due mesi fa<br />

sono partiti i lavori per realizzare<br />

un pozzo di acqua e alzare il tetto<br />

dell’asilo nel distretto di Bukombe.<br />

Ora don Luigi Carfagnini, parroco<br />

<strong>della</strong> chiesa Madre Teresa di Calcutta,<br />

annuncia che è stata individuata<br />

una sorgente d’acqua molto ampia<br />

e che il pozzo è stato realizzato. Nella<br />

regione don Luigi era tornato la scorsa<br />

estate insieme a un gruppo di giovani<br />

<strong>della</strong> parrocchia per dare concretamente<br />

una mano alla popolazione<br />

locale.<br />

La delegazione <strong>della</strong> parrocchia bolzanina Madre Teresa di Calcutta durante il viaggio<br />

del 2017 in Tanzania<br />

12<br />

<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 5 – <strong>agosto</strong> <strong>2018</strong>


la storia<br />

Pietralba unisce due Papi<br />

Una pagina di storia da riscoprire, quella dell’amicizia tra i due futuri papi<br />

Giovanni Paolo I e Benedetto XVI consolidatasi in Alto Adige: è il tema <strong>della</strong> serata<br />

di venerdì 3 <strong>agosto</strong> al Santuario di Pietralba.<br />

Una serata per conoscere ancora di<br />

più la figura di due papi che hanno<br />

lasciando un segno profondo nella<br />

storia <strong>della</strong> Chiesa: il 3 <strong>agosto</strong> a Pietralba<br />

la storia dell’amicizia tra Giovanni<br />

Paolo I e Benedetto XVI viene rivissuta<br />

nell’evento organizzato dalla Fondazione<br />

Papa Luciani di Canale d’Agordo<br />

con il patrocinio del Comune di Nova<br />

Ponente, <strong>della</strong> Comunità Comprensoriale<br />

Salto-Sciliar e dell’Azienda di<br />

Turismo Eggental Carezza Obereggen.<br />

Loris Serafini, curatore scientifico <strong>della</strong><br />

Fondazione Papa Luciani, parlerà di<br />

una storia che parte da lontano. Albino<br />

Luciani, da fanciullo, era solito partire<br />

a piedi da Canale d’Agordo, per mano<br />

alla mamma, e raggiungere il santuario<br />

<strong>della</strong> Madonna di Pietralba. Divenuto<br />

Vescovo di Vittorio Veneto tornò in<br />

vacanza a Pietralba dal 1967 al 1977 per<br />

bene sette estati. Anche nell’estate 1978<br />

aveva prenotato al Santuario, ma a causa<br />

<strong>della</strong> morte di Paolo VI e del conclave<br />

che lo elesse Papa, dovette rinunciare<br />

alle ferie. Per ricordare questo particolare<br />

legame tra Albino Luciani e il Santuario<br />

di Pietralba l’allora vescovo Karl<br />

Golser presiedette a Canale d’Agordo il<br />

26 <strong>agosto</strong> 2010 la celebrazione eucaristica<br />

per l’anniversario dell’elezione di<br />

Giovanni Paolo I e inaugurò una statua<br />

<strong>della</strong> Madonna di Pietralba posta in direzione<br />

del santuario mariano.<br />

Luciani a <strong>Bressanone</strong><br />

in visita a Ratzinger<br />

Papa Luciani con l’allora cardinale Ratzinger:<br />

un’amicizia consolidata fra <strong>Bressanone</strong> e Pietralba<br />

Venendo all’incontro dei due futuri<br />

pontefici: nei primi giorni di <strong>agosto</strong><br />

1977 il cardinale Luciani, ospite a Pietralba,<br />

aveva sentito che nel Seminario<br />

Maggiore di <strong>Bressanone</strong> passava qualche<br />

giorno di riposo il nuovo arcivescovo<br />

di Monaco-Frisinga, il cardinale<br />

Josef Ratzinger. Quindi lo volle incontrare<br />

e raggiunse il Seminario brissinese.<br />

Così commentò quell’incontro<br />

il Patriarca di Venezia: “Pochi giorni<br />

fa mi sono congratulato con il cardinal<br />

Ratzinger, nuovo arcivescovo di Monaco-Frisinga:<br />

in una Germania cattolica,<br />

che egli stesso deplora come affetta, in<br />

parte, di complesso antiromano e antipapale,<br />

ha avuto il coraggio di proclamare<br />

alto che ‘il Signore va cercato là<br />

dov’è Pietro’. Ratzinger m’è parso in<br />

quell’occasione un profeta giusto. Non<br />

tutti quelli che scrivono e parlano oggi<br />

hanno lo stesso coraggio”.<br />

Lo stesso cardinale Ratzinger, in un’intervista<br />

pubblicata dalla rivista 30 Giorni<br />

nel 1998, così ricordò l’incontro:<br />

“Incontrai la prima volta il cardinale<br />

Luciani nell’<strong>agosto</strong> 1977 al seminario di<br />

<strong>Bressanone</strong>. (…) A quell’epoca trascorrevo<br />

una parte <strong>della</strong> villeggiatura con i<br />

miei familiari nell’antica sede vescovile<br />

sulle sponde dell’Isarco, come mi era accaduto<br />

di fare già alcuni anni ad<strong>die</strong>tro.<br />

In gioventù, il cardinale Luciani si era<br />

recato spesso con la madre in pellegrinaggio<br />

a Pietralba, per questo conosceva<br />

bene quella regione. Non so come, gli era<br />

giunta all’orecchio la notizia che il nuovo<br />

arcivescovo di Monaco si trovava al seminario<br />

di <strong>Bressanone</strong>; fu così che si accinse<br />

a farmi visita. Questo nobile gesto<br />

mi fece una profonda impressione, ma<br />

ancor più di esso mi colpirono la cordialità<br />

spontanea e la grande bontà umana<br />

che trasparivano da lui. Lo vedo ancora<br />

seduto di fronte a me, vestito del suo<br />

semplice abito talare nero e con le scarpe<br />

alquanto consumate, raccontarmi <strong>della</strong><br />

sua giovinezza e aprirmi completamente<br />

il suo cuore. Allorché, un anno dopo, lo<br />

rividi in conclave, mi venne spontaneo il<br />

pensiero che un uomo che possedeva tali<br />

doti di cuore e una mente illuminata dal<br />

cuore, doveva per forza essere un buon<br />

papa, e fui contento di poter notare che<br />

molti altri la pensavano come me.”<br />

L’unico Papa a testimoniare<br />

in una causa di beatificazione<br />

Divenuto a sua volta Papa, all’Angelus<br />

del 28 settembre 2008 a Castel Gandolfo<br />

Benedetto XVI disse di Luciani che<br />

“l’umiltà può essere considerata il suo<br />

testamento spirituale. Grazie proprio<br />

a questa sua virtù, bastarono 33 giorni<br />

perché Papa Luciani entrasse nel cuore<br />

<strong>della</strong> gente. (…). La sua semplicità era<br />

veicolo di un insegnamento solido e ricco,<br />

che, grazie al dono di una memoria<br />

eccezionale e di una vasta cultura, egli<br />

impreziosiva con <strong>numero</strong>se citazioni di<br />

scrittori ecclesiastici e profani. È stato<br />

così un impareggiabile catechista.” In<br />

seguito, da papa emerito, Benedetto<br />

XVI è stato l’unico Sommo Pontefice<br />

ad aver testimoniato in un processo di<br />

beatificazione nella storia delle Cause<br />

dei Santi. Lo ha fatto per Albino Luciani<br />

il 26 giugno 2015.<br />

di Marco Rosa, collaboratore <strong>della</strong> Fondazione<br />

Papa Luciani<br />

“Albino Luciani, assiduo pellegrino<br />

di Pietralba, incontra a<br />

<strong>Bressanone</strong> Joseph Ratzinger”:<br />

la conferenza pubblica è in programma<br />

venerdì 3 <strong>agosto</strong> alle<br />

21 al Santuario di Pietralba.<br />

Relatore Loris Serafini, curatore<br />

del Museo Albino Luciani (Musal).<br />

La serata fa parte del calendario<br />

di manifestazioni culturali<br />

<strong>2018</strong> del Musal “Appuntamento<br />

estivo con papa Luciani”.<br />

<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 5 – <strong>agosto</strong> <strong>2018</strong> 13


in cammino<br />

120 km a piedi tra due confini<br />

Tra i sentieri spirituali di cui poco si parla in Alto Adige c’è il tratto locale del Cammino<br />

di San Giacomo, 120 km da Prato alla Drava al Brennero. L’esperienza di due pellegrini<br />

bolzanini che lo hanno percorso in 6 giorni.<br />

<strong>Il</strong> Cammino di San Giacomo (Santiago-Jakobsweg)<br />

parte dalla Slovenia,<br />

raggiunge il Tirolo dell’est e entra in<br />

Alto Adige al confine di Prato alla Drava<br />

per snodarsi fino al confine di Passo<br />

del Brennero (poi prosegue per Innsbruck,<br />

Landeck, la Svizzera, la Francia<br />

e si congiunge al noto tracciato in Spagna<br />

con meta Santiago de Compostela).<br />

A farlo conoscere si impegnano in<br />

particolare la Comunità di San Giacomo<br />

di Novacella e quella di Innsbruck.<br />

Un personale contributo arriva ora da<br />

Ulderico Squeo, Presidente del Gruppo<br />

AIDO di <strong>Bolzano</strong>, reduce da questa<br />

esperienza. Con la figlia Stefania<br />

ha compiuto tutto il percorso a piedi<br />

partendo da Prato Drava per arrivare<br />

al Brennero: 120 km in 6 giorni.<br />

Alla scoperta di luoghi<br />

e monumenti sconosciuti<br />

Le ore effettive di cammino sono state<br />

una trentina, sulla rotta Prato Drava -<br />

Brunico - Rio di Pusteria - Fortezza -<br />

Ulderico e Stefania Squeo alla partenza da<br />

Prato Drava<br />

Vipiteno - Brennero, accompagnate da<br />

diverse tappe: a San Candido, Valdaora<br />

di Sopra (dopo 24 km, la marcia più<br />

lunga), Brunico, Vandoies di Sotto, Fortezza,<br />

Vipiteno. “Su tutto il percorso<br />

non ho incontrato nemmeno un viandante<br />

quindi mi sono sentito più un<br />

pioniere che un pellegrino”, racconta<br />

Squeo. <strong>Il</strong> suo bilancio è molto positivo,<br />

anzitutto perché ha potuto percorrere<br />

il Cammino assieme alla figlia. “Ma anche<br />

perché c’è la possibilità di scoprire<br />

parecchie località, siti, luoghi di culto,<br />

monumenti, panorami che con altri<br />

mezzi sarebbero difficilmente raggiungibili<br />

e fruibili. E poi ci si può confrontare<br />

con se stessi e verificare quali sono<br />

i propri limiti. Importante è camminare<br />

con la testa, oltre che con i piedi”,<br />

spiega il Presidente AIDO. Ulderico<br />

e Stefania Squeo sono ormai esperti<br />

dei sentieri spirituali: senza contare<br />

il cammino da Laives a Pietralba, due<br />

anni fa hanno percorso a piedi l’ultimo<br />

tratto <strong>della</strong> Via Francigena, da Viterbo<br />

a Roma con arrivo in Piazza San Pietro<br />

(110 km in cinque giorni).<br />

Attenzione, preparazione<br />

(e qualche inconveniente)<br />

Lungo il percorso Prato Drava-Brennero<br />

non sono mancate le curiosità e<br />

Tures, la onlus<br />

del sentiero di fede<br />

Tra i più frequentati cammini di<br />

fede in Alto Adige (come raccontato<br />

nel <strong>Segno</strong> di luglio) c’è il Sentiero di<br />

San Francesco a Campo Tures in valle<br />

Aurina, che porta alle cascate di<br />

Riva lungo 10 stazioni di meditazione.<br />

Attorno al sentiero, che ha come<br />

punto finale la cappella di san Francesco<br />

e santa Chiara, aperta giorno e<br />

notte, è nata ora un’associazione onlus<br />

che ne curerà la manutenzione e<br />

la salvaguardia, cappella compresa.<br />

<strong>Il</strong> piccolo gruppo di volontari degli<br />

inizi, infatti, è cresciuto negli anni<br />

e da qualche settimana ha ottenuto<br />

l’iscrizione nell’Albo provinciale<br />

delle organizzazioni di volontariato<br />

come associazione “Tauferer Franziskusweg“.<br />

Attualmente il sodalizio<br />

presieduto da Karl Unterweger conta<br />

92 iscritti (tra cui il vescovo Muser)<br />

e garantisce le ottimali condizioni del<br />

Sentiero di San Francesco, animato<br />

La cappella di san Francesco e santa Chiara <br />

da spunti spirituali sempre nuovi e<br />

percorso ogni anno da oltre 70mila<br />

pellegrini.<br />

(Foto Jugend<strong>die</strong>nst Taufers)<br />

14<br />

<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 5 – <strong>agosto</strong> <strong>2018</strong>


in cammino<br />

qualche inconveniente: ad esempio,<br />

il simbolo del Cammino (conchiglia<br />

gialla su sfondo azzurro) è presente<br />

nella prima parte del tracciato in val<br />

Pusteria ma va pian piano diradandosi<br />

verso Rio Pusteria per poi scomparire<br />

in Val d’Isarco: spesso, dove è presente,<br />

è di piccole dimensioni e poco visibile.<br />

“Questo crea talvolta difficoltà a<br />

seguire il percorso”, annota Squeo. È<br />

un cammino che richiede anche una<br />

certa attenzione e preparazione: da un<br />

lato perché il percorso coincide per alcuni<br />

tratti con la pista ciclabile <strong>della</strong><br />

Pusteria e quella <strong>della</strong> Val d’Isarco, su<br />

cui c’è parecchio traffico di cicloturisti,<br />

dall’altro perchè alcuni tratti del cammino<br />

sono su sentieri di montagna,<br />

talvolta anche con dislivelli notevoli e<br />

quindi impegnativi. <strong>Il</strong> viandante percorre<br />

il Cammino con la “Credenziale<br />

del Pellegrino” (rilasciata dalla Comunità<br />

di San Giacomo) sulla quale vengono<br />

apposti i timbri degli hotels e dei<br />

ristoranti dove ci si ferma, a riprova del<br />

La chiesa di San Giacomo a Nessano<br />

cammino effettuato: se si percorrono<br />

almeno 100 km a piedi, si ha poi diritto,<br />

mostrando la credenziale timbrata,<br />

a ricevere la “Compostela”, attestato<br />

ufficiale del Cammino. Un’iniziativa<br />

da perfezionare, almeno a livello locale,<br />

a detta dei pellegrini, visto che, alla<br />

richiesta del timbro, parte degli hotels<br />

e dei ristoranti visitati non conosceva<br />

l’esistenza del Cammino.<br />

<strong>Il</strong> simbolo del Cammino di<br />

San Giacomo<br />

<strong>Il</strong> suggestivo percorso in galleria verso Brunico<br />

Sacristi in marcia<br />

Nella Chiesa di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong><br />

si contano attualmente circa 400<br />

sacristi iscritti all’Unione diocesana<br />

(Mesnergemeinschaft), ma sono<br />

molti di più quelli attivi, spesso a titolo<br />

volontario, nelle 281 parrocchie<br />

<strong>della</strong> diocesi. L’Unione è stata fondata<br />

oltre mezzo secolo fa, nel febbraio<br />

1966, dall’allora vescovo Gargitter.<br />

Svolgono il loro prezioso lavoro di<br />

cura di chiese e santuari e di addetti<br />

al culto, a supporto di parroci e<br />

comunità, ma l’attività comprende<br />

anche l’incontro e lo scambio di<br />

esperienze tra “colleghi“, compresi<br />

quelli di altre diocesi. <strong>Il</strong> più recen-<br />

te si è svolto a Salorno, a cui hanno<br />

partecipato oltre un centinaio di sacristi<br />

altoatesini con il loro assistente<br />

spirituale Michael Horrer e una<br />

delegazione <strong>della</strong> Chiesa di Trento.<br />

La messa è stata concelebrata dal<br />

parroco Paolo Crescini. Nell’omelia<br />

don Horrer ha ricordato le figure dei<br />

due patroni dei sacristi locali: il beato<br />

Enrico da <strong>Bolzano</strong> per quelli altoatesini<br />

e sant’Alessandro <strong>della</strong> val<br />

di Non per i trentini. Ma gli appuntamenti<br />

non sono finiti: sabato 25<br />

<strong>agosto</strong> alle 10 a Monte San Vigilio,<br />

sopra Lana, è in programma la festa<br />

di benedizione <strong>della</strong> nuova ban<strong>die</strong>ra<br />

dei sacristi.<br />

La 14.ma stazione <strong>della</strong> Via Crucis che si incontra<br />

a Aica di Fortezza<br />

L’incontro a Salorno dei sacristi altoatesini con i “colleghi“ di Trento<br />

<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong>, <strong>numero</strong> 5 – <strong>agosto</strong> <strong>2018</strong> 15


numeri<br />

Per chi suona la campana<br />

<strong>Il</strong> suono delle campane ha sempre accompagnato i vari momenti <strong>della</strong> vita quotidiana <strong>della</strong><br />

comunità. Ma quante sono oggi quelle “in servizio“ in Alto Adige? E dove si trovano le più grandi?<br />

Sono ancora oltre duemila le campane funzionanti in chiese e cappelle dell‘Alto Adige<br />

Nei secoli il suono <strong>della</strong> campana<br />

<strong>della</strong> parrocchia ha rappresentato<br />

la voce <strong>della</strong> popolazione e ha segnato<br />

il tempo <strong>della</strong> comunità. La campana<br />

è un tutt’uno con la storia <strong>della</strong> città,<br />

del paese o del quartiere e dei suoi abitanti.<br />

“E così non mandare mai a chiedere<br />

per chi suona la campana: essa<br />

suona per te“, scriveva il poeta John<br />

Donne. <strong>Il</strong> rintocco <strong>della</strong> campana ci<br />

ricorda infatti che noi non siamo individui<br />

isolati, ma facciamo parte <strong>della</strong><br />

comunità e di tutto ciò che ci sta attorno.<br />

In Alto Adige le campane hanno<br />

una storia lunga e ricca. Un’istantanea<br />

in numeri.<br />

2.100 circa sono le campane in<br />

bronzo oggi ancora funzionanti nella<br />

diocesi di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong>, collocate<br />

in circa 700 tra chiese e cappelle<br />

sul territorio.<br />

700 di queste 2.100 campane “altoatesine“<br />

sono state fuse prima del<br />

1915, oltre un secolo fa.<br />

18,1 tonnellate pesa la “Concordia<br />

2000”, la campana più grande dell’Alto<br />

Adige, posta ai 2.275 metri <strong>della</strong> cima<br />

del Plan de Corones, dove è stata collocata<br />

nel 2003 dai Comuni di Brunico,<br />

Valdaora e San Vigilio di Marebbe. È<br />

una campana per la pace con l‘iscrizione<br />

latina “Donet deus populis pacem”<br />

(Dio doni pace ai popoli). La Concordia<br />

ha un‘altezza di 3,11 metri e un diametro<br />

di 3 metri.<br />

6,2 tonnellate è il peso <strong>della</strong> più<br />

grande campana che si trova invece in<br />

una chiesa altoatesina: è la campana<br />

del Sacro Cuore, collocata a Lana di<br />

Mezzo nella chiesa di Santa Croce. È<br />

seguita, in termini di peso (poco più di<br />

5 tonnellate), dalla campana del Kaiser<br />

nell’abbazia di Muri-Gries a <strong>Bolzano</strong>. A<br />

vantare le campane più grandi (tutte oltre<br />

le 3 tonnellate) ci sono poi le chiese<br />

di Lagundo, <strong>Bressanone</strong> (duomo), San<br />

Paolo di Appiano, Vipiteno, abbazia di<br />

Novacella, Merano (duomo), Castelrotto.<br />

Nelle cronache degli anni ’50, il<br />

suono delle campane di San Paolo era<br />

considerato il più bello e il più famoso<br />

dell’Alto Adige.<br />

1526 è l’anno in cui è stata fusa<br />

la campana nella chiesa di S. Maria<br />

Assunta a Lana di Sotto. A pochi anni<br />

prima, precisamente al 1515, risale la<br />

campana più antica esistente in Italia,<br />

che si trova nel Santuario di Loreto<br />

202 tonnellate, tanto per fare un<br />

confronto, pesa la campana più grande<br />

del mondo, 6 metri di altezza e di diametro:<br />

è la campana dello zar, custodita<br />

a Mosca davanti al Cremlino. Una<br />

campana leggendaria perché, oltre a<br />

essere gigantesca, non ha mai suonato<br />

nemmeno un rintocco.<br />

<strong>Il</strong> <strong>Segno</strong><br />

<strong>Mensile</strong> <strong>della</strong> <strong>Diocesi</strong> di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong><br />

<strong>Anno</strong> LIV – Numero 5 – Agosto <strong>2018</strong><br />

Registrazione del Tribunale di <strong>Bolzano</strong> n. 7/1965<br />

del 21.09.1965<br />

Editore: <strong>Diocesi</strong> di <strong>Bolzano</strong>-<strong>Bressanone</strong>,<br />

piazza Duomo 2, 39100 <strong>Bolzano</strong><br />

Direttore responsabile: Paolo Ferrari<br />

Stampa: Athesia Druck srl, via del Vigneto 7,<br />

<strong>Bolzano</strong><br />

Redazione: Ufficio diocesano comunicazioni<br />

sociali, piazza Duomo 2, <strong>Bolzano</strong><br />

Tel. 0471 306208 – info@bz-bx.net<br />

Se non diversamente indicato, nessuna parte del<br />

mensile può essere riprodotta o diffusa senza il<br />

consenso dell’Editore.<br />

<strong>Il</strong> prossimo <strong>numero</strong> uscirà mercoledì 5 settembre<br />

Vuoi esprimere riflessioni e opinioni sui temi di<br />

attualità e <strong>della</strong> Chiesa locale, o segnalare notizie<br />

e appuntamenti <strong>della</strong> vita ecclesiale? Rivolgiti alla<br />

nostra redazione.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!