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Sentieri d'acqua - Natura Italia

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<strong>Sentieri</strong> d’acqua<br />

un dono di Madre <strong>Natura</strong><br />

T ESTO DI C ARLO R OCCA / FOTO DI M ASSIMO P IACENTINO, ANTONIO C ONTE E A NDREA P ERCIATO<br />

Da un antico lago pleistocenico ai<br />

moderni acquedotti, dalla magia di<br />

laghi incantati a cristalline sorgenti,<br />

si perpetua il millenario rapporto<br />

tra la Lucania e le sue acque.<br />

Cinquecentomila anni fa,<br />

quando un enorme lago<br />

occupava questo territorio,<br />

buona parte dell’area del Parco<br />

Nazionale dell’Appennino Lucano<br />

doveva apparire come una<br />

distesa d’acqua sconfinata, fonte<br />

di vita per gli animali, le piante e<br />

gli uomini, naturalmente. Resti<br />

di remoti insediamenti umani, e<br />

fossili di animali estinti come<br />

l’Elephas antiquus, testimoniano<br />

l’antica origine di questi luoghi.<br />

Un’origine che proviene proprio<br />

dall’acqua, dunque. L’elemento<br />

primordiale, principio stesso della<br />

vita, così prezioso per lo sviluppo<br />

della civiltà, disegna ancora oggi il<br />

territorio lucano. L’antico lago<br />

pleistocenico, pur ritirandosi, ha<br />

lasciato in eredità il Fiume Agri,<br />

moltissimi torrenti e altrettante<br />

sorgenti, dando vita a nicchie di<br />

diversità biologica in grado di<br />

ospitare numerose specie vegetali<br />

e habitat per la fauna e l’avifauna<br />

migratoria e stanziale. Fiumi, laghi<br />

e torrenti continuano a modellare<br />

il paesaggio, creando scorci<br />

memorabili e la possibilità per<br />

il visitatore di immaginare, tra i<br />

tanti possibili, affascinanti itinerari<br />

d’acqua.<br />

Acque quiete, acque<br />

in movimento<br />

Il Fiume Agri è, tra tutti, il corso<br />

d’acqua più importante. Si estende<br />

per 136 chilometri da Marsiconuovo<br />

(località Piano del Lago,<br />

m 1280) fino al Mar Ionio. I primi<br />

dieci chilometri sono selvaggi,<br />

tra montagne che si stringono<br />

sull’acqua. Più avanti il fiume entra<br />

nella valle cui dà il nome per<br />

poi immettersi nel bacino artificiale<br />

del Pertusillo. Le acque limpide<br />

dei torrenti S. Elia, Molinara,<br />

Alli e Casale, Caolo, Sciaura,<br />

Maglie, Racanello e Sauro più a<br />

62 APPENNINO LUCANO APPENNINO LUCANO 63


Il Lago Laudemio,<br />

una piccola gemma<br />

del Pleistocene<br />

Il Lago Laudemio, noto anche con<br />

il nome di Remmo, protetto<br />

dall’omonima Riserva regionale,<br />

si trova nel territorio del comune<br />

di Lagonegro ed è il più<br />

meridionale lago di origine<br />

glaciale in Europa. Il verde<br />

smeraldo delle acque, dovuto alle<br />

praterie subacquee di alghe<br />

Chara, cattura l’occhio del<br />

visitatore come i colori di questo<br />

ambiente magico, con gli infiniti<br />

toni del verde e del blu. Il lago si<br />

trova a 1525 metri di altitudine, ai<br />

piedi del Monte Sirino, la cui vetta<br />

a quasi 2000 metri d’altezza, si<br />

specchia nell’acqua. Immerso in<br />

una faggeta il lago ha un’altra<br />

particolarità: pur se di origine<br />

glaciale ospita specie arboree<br />

caratteristiche di ambienti umidi.<br />

Si contano inoltre due specie<br />

vegetali endemiche, la Vicia<br />

sirinicae e l’Astragalus sirinicus.<br />

Le acque del lago sono popolate<br />

da trote mentre, il lupo è presente<br />

nelle montagne e nei boschi<br />

limitrofi, a riprova del carattere<br />

selvaggio dell’area.<br />

64<br />

valle ne alimentano il corso.<br />

L’Agri è accompagnato, lungo il<br />

suo percorso, da boschi termofili<br />

di roverella (Quercus pubescens) arricchiti<br />

di essenze mesofile quali<br />

l’orniello (Fraxinus ornus) e il carpino<br />

nero (Ostrya carpinifolia).<br />

Nell’alveo sono presenti l’ontano<br />

nero (Alnus cordata), il pioppo nero<br />

(Populus nigra), varie specie di<br />

salici e canneti. Due sono gli invasi<br />

artificiali che l’Agri incontra lungo<br />

il suo cammino: il primo è<br />

quello di Marsiconuovo, la cui diga<br />

venne costruita per soddisfare le<br />

esigenze di irrigazione della piana<br />

tra Paterno, Marsico e Villa d’Agri.<br />

Il secondo è il Pertusillo, il cui invaso<br />

artificiale è un raro esempio<br />

di infrastruttura dall’impatto ambientale<br />

non trascurabile, che ha<br />

generato una importante risorsa<br />

per il contesto naturale in cui è inserito:<br />

oggi infatti è diventato area<br />

di sosta e di riproduzione per molte<br />

specie di uccelli tra cui aironi,<br />

svassi, garzette, nibbi reali e la cicogna<br />

nera. Le rive sono caratterizzate<br />

da cerrete e da conifere e l’acqua<br />

placida invita a rilassarsi in un<br />

ambiente dove il silenzio è interrotto<br />

solo dal rumore degli uccelli.<br />

Il Lagonegrese è una terra ricca<br />

d’acqua, infatti il massiccio del Sirino<br />

alimenta tre importanti bacini<br />

idrografici: alcuni torrenti del<br />

lato Nord occidentale confluiscono<br />

nel Fiume Agri, i rii sul versante<br />

Sud orientale si gettano nel Noce<br />

che si apre verso il Mar Tirreno,<br />

mentre dal versante Sud occidentale<br />

del Sirino l’acqua confluisce<br />

nel Sinni che nella sua lunga corsa<br />

sfocia verso il Mar Ionio. Ancora<br />

torrenti e piccoli corsi d’acqua disegnano<br />

il territorio di Lauria, originando<br />

una valle che presso Rivello<br />

presenta gole anguste e suggestive.<br />

Il Noce delimita il confine<br />

tra i borghi di Lauria e Trecchina;<br />

il bacino del Sinni dopo un corso<br />

di 15 chilometri sbocca nell’invaso<br />

artificiale di Cogliandrino e riprende<br />

poi il suo corso seguendo il<br />

confine di Latronico.<br />

Vie d’acqua<br />

Acque di lago, di fiume, ma anche<br />

di sorgente. Ne sono state censite<br />

ben 200 che fanno del parco un<br />

piccolo paradiso d’acqua. Oltre a<br />

soddisfare il fabbisogno idrico delle<br />

varie comunità cittadine, sono<br />

essenziali per garantire un’attività<br />

agricola di qualità non solo nella<br />

Valle dell’Agri ma anche nel metapontino<br />

e nella vicina Puglia. Molinara,<br />

Amoroso, Capo Cavolo,<br />

Capo d’Agri, Peschiera, Sorgitoria<br />

sono solo alcune delle sorgenti più<br />

importanti in Val d'Agri, mentre<br />

nel Lagonegrese troviamo quelle di<br />

Torbido, Sirino, Sotto il Lago. Alcune<br />

sono curiose polle sorgive che<br />

danno vita a piccoli gioielli d’acqua,<br />

idilliaci laghetti che abbondano<br />

di vegetazione acquatica, creando<br />

un’atmosfera quasi fiabesca. Il<br />

borgo di Paterno rientra indubbiamente<br />

tra i luoghi più adeguati per<br />

osservare l’acqua che sgorga dalla<br />

terra. Non a caso da qui parte l’acquedotto<br />

dell’Agri, un’opera maestosa<br />

che attraversa tutta la valle e<br />

trasporta l’acqua fino ai paesi sullo<br />

Ionio. Un altro acquedotto sorto<br />

per sfruttare le risorse idriche, il<br />

Cavour, sorge nei pressi di Sarconi,<br />

dove l’essenziale funzione dell’acqua<br />

– anche in rapporto alle attività<br />

produttive – è testimoniata da<br />

due antichi mulini nei dintorni<br />

del paese, uno dei quali sul Torrente<br />

Maglie.<br />

Occhi del cielo<br />

Il nostro itinerario non può però<br />

mancare una visita a tre preziose<br />

gemme di acqua cristallina custodite<br />

dal massiccio del Sirino: il Lago<br />

Laudemio, nell’omonima Ri-<br />

COME ARRIVARE<br />

Al Lago Laudemio: Autostrada<br />

A3, uscita Lagonegro, percorrere<br />

per 3,5 chilometri in direzione<br />

Nord la strada per Moliterno.<br />

Al Lago del Pertusillo: Da<br />

Potenza, seguendo la SS92. Da<br />

Taranto e dalla Calabria: SS106,<br />

imboccare successivamente, tra<br />

serva regionale, il più meridionale<br />

lago di origine glaciale d’Europa; il<br />

piccolo Zapano, in realtà un esiguo<br />

stagno nel vicino Vallone del<br />

Cacciatore, che ci riporta ai tempi<br />

remoti, in cui tutto era coperto dai<br />

ghiacci; il Sirino, nei pressi di Nemoli,<br />

che sorge tra ontani e cerri,<br />

dove tutto è un fiorire di sorgenti.<br />

Il lago ha un’origine leggendaria:<br />

secondo la tradizione sarebbe nato<br />

da una lacrima di Dio, scesa perchè<br />

un contadino non aveva osservato<br />

il riposo domenicale. Nelle<br />

sue acque, ricche di trote, tinche,<br />

persici, alborelle, si pratica la pesca<br />

sportiva. Da qui è possibile<br />

una passeggiata alle sorgenti del<br />

Sambuco e del Torbido, che alimentano<br />

i paesi della vallata.<br />

Policoro e Scanzano, la SS598 in<br />

direzione fondovalle dell’Agri.<br />

Dalla Campania: Autostrada A3,<br />

uscita Atena Lucana, segue<br />

SS598.<br />

Il Lago del Pertusillo,<br />

ambiente incantato<br />

Un’opera di ardita ingegneria<br />

idraulica, realizzata negli anni<br />

Sessanta del Novecento, ha<br />

consentito lo sbarramento del<br />

Fiume Agri per soddisfare le<br />

crescenti esigenze di produzione di<br />

energia elettrica e di irrigazione di<br />

ben trentacinquemila ettari di<br />

terreno. L’invaso del Pertusillo<br />

contiene a questo scopo circa 155<br />

milioni di metri cubi d’acqua che<br />

servono anche per alimentare un<br />

braccio dell’acquedotto che<br />

trasporta l’acqua potabile alla vicina<br />

Puglia. Il lago così formatosi si è<br />

perfettamente inserito<br />

nell’ecosistema del parco e, oggi, è<br />

parte delle rotte degli uccelli stanziali<br />

e migratori ed è diventato meta<br />

interessante per i viaggiatori che<br />

desiderano trascorrere qualche ora<br />

in tranquillità. Il comune di Spinoso<br />

ha realizzato soste di ristoro in<br />

suggestive vallette dotate di<br />

barbecues e tavoli ed è stata altresì<br />

inaugurata un’area di ristoro.<br />

Circondati da alberi di faggio,<br />

castagno e cerro, che donano<br />

all’ambiente un’atmosfera incantata,<br />

è possibile pescare trote, anguille,<br />

carpe e carassi.<br />

L’Appennino e l’acqua:<br />

un rapporto antico<br />

L’uso, l’approvvigionamento e il<br />

consumo delle risorse idriche nel<br />

territorio del Parco Nazionale<br />

dell’Appennino Lucano risalgono<br />

addirittura all’età romana.<br />

Innumerevoli templi erano edificati<br />

presso le sorgenti, per sancire la<br />

valenza divina del prezioso<br />

elemento. I praetores romani<br />

vietavano, nei periodi di maggiore<br />

piovosità, qualsiasi alterazione del<br />

corso dei torrenti, per preservare<br />

l’acqua destinata all’uso comune,<br />

alle attività terapeutiche o alle<br />

cerimonie religiose quali i sacrifici<br />

e le purificazioni. Nell’età di mezzo,<br />

torrenti e corsi fluviali diventano<br />

punti di riferimento imprescindibili<br />

per la costituzione di monasteri e<br />

comunità religiose, che sorti vicino<br />

all’acqua daranno poi vita a mulini,<br />

ponti, strade e ai primi<br />

insediamenti urbani. Così accadde<br />

in particolare per i monasteri di<br />

rito orientale del bacino del Sinni e<br />

dell’Agri, di cui è interessante<br />

esempio il monastero di Carbone.<br />

APPENNINO LUCANO APPENNINO LUCANO<br />

65


Ospitalità nel parco<br />

sentirsi a casa<br />

T ESTO DI C ARLO R OCCA / FOTO DI M ASSIMO P IACENTINO<br />

La tradizione<br />

dell’accoglienza lucana<br />

calda e familiare, per<br />

un turismo di qualità.<br />

Un viaggio tra i borghi<br />

dell’Appennino lucano e<br />

del suo parco è un’esperienza<br />

che va vissuta spendendo<br />

il tempo necessario per gustare<br />

ogni aspetto del territorio: la cultura,<br />

l’arte dei borghi, la natura<br />

selvaggia non ancora aggredita<br />

dall’uomo, la gastronomia semplice<br />

e ricca. Solo in questo modo,<br />

lasciando alle spalle la frenesia<br />

dei nostri tempi che finisce<br />

per rendere uguali tutte le destinazioni,<br />

si potrà cogliere l’essenza<br />

di questa terra, la sua ricchezza<br />

e varietà.<br />

A fronte di un territorio relativamente<br />

piccolo il parco offre<br />

un’infinita serie di stimoli diversi,<br />

non soltanto per chi ama la<br />

natura, ma anche per gli appassionati<br />

di sport all’aria aperta in<br />

ogni stagione, per chi si emoziona<br />

a vedere i resti monumentali<br />

di antiche civiltà, per chi ama<br />

prendersi una pausa rilassante sedendosi<br />

a tavola e assaggiando le<br />

innumerevoli specialità locali,<br />

magari in qualche antica trattoria<br />

con vista sulle valli e sui crinali<br />

del comprensorio dell’area protetta.<br />

Il parco è giovane, la sua<br />

istituzione è recente, ma forse<br />

proprio per questo è già riuscito<br />

a catalizzare le migliori energie<br />

del territorio per offrire al turismo<br />

di qualità un ventaglio di<br />

strutture e assistenza nelle attivi-<br />

tà outdoor – bicicletta, escursioni,<br />

sci – che risponde alle aspettative<br />

di chi decide di trascorrere<br />

qualche tempo quaggiù. Il resto<br />

lo fa la tradizionale ospitalità locale,<br />

davvero accogliente nei confronti<br />

di chi sceglie di visitare la<br />

Lucania. Il modo migliore per<br />

scoprire il parco è quello di soggiornare<br />

in una delle numerose<br />

strutture piccole ed invitanti –<br />

aziende agrituristiche, bed&breakfast,<br />

affittacamere – distribuite<br />

su tutto il territorio, che garantiscono<br />

la genuinità del cibo, prodotti<br />

fatti in casa, supporto nelle<br />

attività all’aria aperta e, soprattutto,<br />

un’ospitalità tutta lucana,<br />

familiare e disponibile, mai invadente,<br />

che fa sentire chi è di passaggio,<br />

come fosse a casa.<br />

66 APPENNINO LUCANO APPENNINO LUCANO<br />

67


Sui sentieri del gusto e dei sapori<br />

terra generosa, cucina tradizionale<br />

T ESTO DI I LIA A NTONGINI / FOTO DI M ASSIMO P IACENTINO<br />

Un territorio speciale, scrigno di gusti<br />

unici. Una secolare semplicità che trae<br />

origine dalla terra, fatta di sapori forti,<br />

propri della cultura popolare.<br />

Un viaggio alla scoperta dei prodotti<br />

agroalimentari tipici.<br />

Il comune denominatore dei<br />

29 paesi del Parco Nazionale<br />

dell’Appenino Lucano è –<br />

per la gioia dei buongustai –<br />

quello di offrire un’ampia gamma<br />

di prodotti genuini tipici,<br />

alcuni dei quali hanno già ricevuto<br />

la certificazione IGP (Indicazione<br />

Geografica Protetta) o<br />

DOC (Denominazione di Origine<br />

Controllata). La loro costante<br />

e antica presenza nell’offerta<br />

gastronomica locale ne garantisce<br />

la qualità. Sono per lo<br />

più piccole aziende a conduzione<br />

familiare ad offrire al turista<br />

leccornie davvero<br />

uniche, ricavate<br />

da materie<br />

prime<br />

straordinarie,cariche<br />

di<br />

profumi<br />

delle er-<br />

be montane di cui gli animali si<br />

nutrono al pascolo brado. Dopo<br />

una lunga passeggiata tra le bellezze<br />

del parco, proponiamo un<br />

itinerario enogastronomico alla<br />

scoperta dei sapori tipici locali.<br />

È possibile assaggiare il famoso<br />

formaggio pecorino noto con il<br />

nome di Canestrato di Moliterno,<br />

magari accompagnato da un<br />

buon bicchiere di vino Terre<br />

dell’Alta Val d’Agri Doc oppure<br />

un bel piatto di fagioli di Sarconi.<br />

Assolutamente da non perdere<br />

sono i peperoni di Senise.<br />

Chi li degusta per la prima volta<br />

li troverà indubbiamente<br />

molto particolari alla vista e al<br />

palato.<br />

I formaggi del parco<br />

Ai caseifici lucani appartengono<br />

produzioni simili a quelle delle<br />

regioni confinanti, con una prevalenza<br />

di formaggi ottenuti da<br />

latte di pecora, ai quali si affianca<br />

la trasformazione di latte vaccino.<br />

A Viggiano e negli alpeggi<br />

limitrofi della Val d’Agri pascolano<br />

le mandrie di vacche podoliche<br />

che forniscono un latte dal<br />

sapore unico e prelibato, dalle<br />

68 APPENNINO LUCANO APPENNINO LUCANO<br />

69


Prodotti IGP:<br />

il Canestrato di Moliterno<br />

Il Canestrato di Moliterno è uno<br />

dei formaggi lucani più<br />

caratteristici, prodotto con latte<br />

ovicaprino proveniente dai pascoli<br />

di 60 comuni della Basilicata. Per<br />

la sua particolare prelibatezza e<br />

genuinità ha ottenuto la<br />

denominazione di IGP. La<br />

lavorazione del latte avviene<br />

mediante pressatura manuale<br />

della cagliata all’interno di<br />

canestri di giunco (fuscedd’), da<br />

cui l’appellativo di Canestrato. È<br />

un formaggio a pasta dura<br />

uniforme, di colore giallo<br />

paglierino e dall’inconfondibile<br />

tris di sapori: forte, piccante e<br />

aromatico. Si presenta in forma<br />

cilindrica e di peso tra i 2 e i 5 kg.<br />

I casari di Moliterno lo fanno<br />

stagionare per circa otto mesi nei<br />

“fondaci”, caratteristici<br />

seminterrati di palazzi storici.<br />

Quando è ancora giovane, può<br />

essere mangiato da solo o usato<br />

anche in piatti meno antichi,<br />

come nell’insalata con fettine di<br />

mela dell’Alta Val d’Agri (colore e<br />

sapore particolarmente<br />

accentuati, polpa compatta e alta<br />

conservabilità). Stagionato è<br />

ottimo grattugiato sui piatti tipici<br />

della cucina lucana.<br />

70<br />

superbe qualità organolettiche,<br />

con il quale si produce il famoso<br />

Caciocavallo Podolico. Il nome<br />

di questo formaggio deriva<br />

dal tipo di stagionatura, durante<br />

la quale viene appeso legato a<br />

coppie, a cavallo di un sostegno.<br />

Nei paesi vicini a Viggiano si<br />

trovano comunemente altre<br />

espressioni casearie quali caprini,<br />

trecce, provole e ricotte dolci<br />

e saporite. Con un’escursione<br />

a Moliterno è possibile degustare<br />

il rinomato Canestrato di<br />

Moliterno, un pecorino particolarmente<br />

stagionato e lavorato,<br />

ottenuto dal latte di pecore e capre<br />

allevate nei pascoli della zona.<br />

Moliterno è famosa anche<br />

per il Casieddu, prodotto esclusivamente<br />

nel periodo estivo dai<br />

pastori della Val d’Agri con il<br />

latte di due mungiture, poi filtrato<br />

manualmente con foglie di<br />

felci e infine portato a una temperatura<br />

di 90 gradi in un caldaia<br />

di rame stagnato (caccavo). In<br />

questa fase si aggiunge un’erba<br />

molto aromatica, chiamata localmente<br />

nepeta. Il Casieddu<br />

viene poi confezionato in foglie<br />

di felci legate alle estremità con<br />

steli di ginestra.<br />

Un trionfo del gusto:<br />

i salumi<br />

Nel cuore della generosa terra<br />

lucana, ricca di sole, cultura,<br />

storia e tradizioni, nascono i<br />

prodotti degli allevamenti ovicaprini,<br />

suini e bovini, noti per<br />

la loro qualità e genuinità.<br />

Il territorio lucano, ha mante-<br />

nuto fino ai giorni nostri l’antica<br />

cultura legata alla produzione<br />

dei salumi. Sono veramente<br />

tanti i prodotti tipici a base di<br />

ottime carni suine. I maiali vengono<br />

alimentati ancora esclusivamente<br />

con prodotti naturali<br />

quali granturco, fave e ghiande,<br />

che esaltano la qualità e il gusto<br />

della carne. Da non trascurare<br />

anche il momento della stagionatura<br />

che, come per i formaggi,<br />

avviene in ambienti asciutti<br />

ed aerati, garantendo così l’elevata<br />

digeribilità del prodotto finale.<br />

Mai senza soppressata! Questo è<br />

il primo comandamento della<br />

buona cucina lucana. Degna di<br />

nota è la soppressata di Lagonegro,<br />

fatta con il filetto di maiale<br />

tagliato ancora a mano con la<br />

punta del coltello e con il lardo<br />

a cubetti, il tutto insaccato nel<br />

budello.<br />

Da assaggiare anche la soppressata<br />

di Rivello (soperzata), nota<br />

al vasto pubblico dei buongustai.<br />

Se vi capita di soggiornare<br />

nel parco in inverno, è possibile<br />

partecipare al rito dell’uccisione<br />

del maiale e alla selezione delle<br />

sue carni. In questo particolare<br />

periodo si può assaggiare la salsiccia<br />

speziata con finocchietto<br />

selvatico e peperone. L’estate è<br />

la stagione migliore per gustare<br />

la salsiccia conservata sotto sugna.<br />

Infine, ma non per minor<br />

importanza, è da ricordare il<br />

prosciutto crudo di Marsicovetere.<br />

La tradizionale Festa dell’Assunta<br />

(13-15 agosto), con la<br />

Sagra del Prosciutto, è l’occasione<br />

ideale per apprezzare questo<br />

famoso salume.<br />

L’arte bianca: il pane<br />

e la pasta<br />

È con questa espressione che si<br />

definisce l’abilità dei maestri panificatori<br />

che, utilizzando una tavolozza<br />

di soli tre ingredienti (acqua,<br />

farina e lievito), riescono a<br />

creare una gamma di suggestioni,<br />

sapori, forme e profumi che<br />

non ha eguali in tutto il panorama<br />

alimentare.<br />

Alimento base per<br />

antonomasia, diventa<br />

così un prodotto<br />

che conquista dal<br />

bimbo all’anziano.<br />

Nonostante la<br />

fragranza e l’aroma<br />

di un buon<br />

pane regalino<br />

da sole grandi<br />

soddisfazioni al<br />

palato, non c’è<br />

dubbio che il<br />

destino del pane<br />

sia quello di essere<br />

accompagnato ad<br />

altri sapori, integrando<br />

ed<br />

esaltando così<br />

le varie sfumature<br />

delle pietanze.<br />

Ottimo<br />

spuntino, dopoun’escursione,<br />

è una fetta<br />

di buon pane casereccio<br />

irrorato<br />

con olio locale<br />

del Parco.<br />

Prodotti IGP:<br />

il fagiolo di Sarconi<br />

Questo prodotto è marchiato IGP<br />

e ogni anno tra il 17 e il 19<br />

agosto c’è la Sagra del Fagiolo di<br />

Sarconi. Il fagiolo viene coltivato<br />

da Tramutola a Marsiconuovo<br />

fino a San Martino d’Agri. Questi<br />

legumi hanno una forma ovale o<br />

tondeggiante, mentre il colore<br />

varia dal giallo pallido al bianco<br />

con striature più scure. Le<br />

varietà più diffuse mantengono<br />

ancora oggi pittoreschi nomi in<br />

dialetto lucano: fasuli risi,<br />

tovagliedde, rampicanti,<br />

verdolini, russi, ciuoti,<br />

tabacchino, munachedda. La<br />

caratteristica principale di questo<br />

legume è la buccia sottilissima,<br />

fresco o secco cuoce molto<br />

rapidamente. Viene consigliato<br />

come piatto unico con<br />

la pasta, come<br />

contorno o<br />

nelle zuppe.<br />

Godimento<br />

del palato<br />

sono<br />

alcuni<br />

piatti<br />

tipici tra i<br />

quali le<br />

tagliatelle<br />

con il sugo<br />

dei fagioli<br />

ciuoti di Sarconi<br />

e il riso con fagioli<br />

tabacchini di Sarconi.<br />

APPENNINO LUCANO APPENNINO LUCANO<br />

71


Prodotti IGP:<br />

il peperone di Senise<br />

Il peperone di Senise ha il marchio<br />

di qualità IGP. Le sue caratteristiche<br />

principali sono il sapore dolce,<br />

l’intensa fragranza, il color rosso<br />

porpora, la polpa molto sottile e le<br />

dimensioni ridotte (da 9 a 17 cm di<br />

lunghezza). Si possono acquistare<br />

sia freschi, sia secchi, in collane o<br />

in polvere. Per l’essiccazione i<br />

contadini lasciano asciugare i<br />

peperoni in locali ben areati, poi li<br />

infilano a collana dalla parte del<br />

picciolo ed infine espongono le<br />

serte (collane di peperoni) al sole.<br />

Una particolarità: il peperone di<br />

Senise è chiamato in dialetto lucano<br />

zafaran, perché la sua polvere<br />

finissima di colore rosso intenso<br />

ricorda quella dello zafferano. La<br />

ricetta più caratteristica è quella dei<br />

peperoni croccanti (crusk) fritti in<br />

olio extravergine. Ottimi come<br />

antipasto, contorno o stuzzichino<br />

per aperitivi.<br />

72<br />

APPENNINO LUCANO<br />

Nella tradizione dei fornai locali<br />

ci sono anche le friselle o frisedde,<br />

fette di pane biscottato. Imbevute<br />

di acqua e aceto, fanno da<br />

base alle insalate, oppure vengono<br />

utilizzate per arricchire zuppe<br />

di verdura o legumi. Tipici di Castelsaraceno<br />

e di San Martino<br />

d’Agri sono rispettivamente il<br />

tortano e la piccilatedda, caratteristiche<br />

focacce. I più golosi potranno,<br />

passando da Lauria, sgranocchiare<br />

i famosi biscotti a forma<br />

di otto. A Rivello, invece, il<br />

Venerdì Santo è possibile assaggiare<br />

la gustosa pizza con la cipolla<br />

e il Sabato Santo quella più saporita<br />

con la salsiccia. Gli intenditori<br />

dei primi piatti non potranno<br />

assolutamente perdere la<br />

pasta fresca, prodotta in tutta<br />

l’area del parco, arricchita con sughi<br />

a base di maiale o funghi.<br />

Le perle dei campi: i legumi<br />

e gli ortaggi<br />

Ogni comune dell’Appennino lucano<br />

offre al turista una vasta<br />

gamma di prodotti dell’orto. Cicorie,<br />

cime di rapa ed erbe aromatiche<br />

sono la base dei piatti della<br />

tradizione contadina del parco.<br />

Tra i legumi spiccano i fagioli di<br />

Sarconi, coltivati nell’omonimo<br />

comune, oramai ricercatissimi per<br />

il loro sapore e la loro leggerezza.<br />

Queste particolari caratteristiche<br />

sono dovute al terreno alluvionale<br />

e poco calcareo in cui crescono.<br />

Sono molto teneri, particolarmente<br />

digeribili e molto carnosi.<br />

Da non perdere la Sagra del Fagiolo<br />

di Sarconi, che ogni 18-19 agosto<br />

viene puntualmente organizzata<br />

per celebrare questo illustre<br />

legume. Se parteciperete alla sagra<br />

non potrete rinunciare al suggestivo<br />

itinerario gastronomico che vi<br />

coinvolgerà, anima e palato, attraverso<br />

i caratteristici vicoli del centro<br />

storico. Qui avrete la possibilità<br />

di assaggiare messer fagiolo in<br />

tutte le più svariate ricette locali.<br />

Ottimo alleato in cucina è il peperone<br />

di Senise, con il quale si preparano<br />

numerosi piatti della tradizione<br />

contadina. Il suo uso predominante<br />

è quello in polvere, per<br />

speziare salsicce, salumi e pietanze.<br />

L’oro dell’Alta Val d’Agri:<br />

il vino e l’olio<br />

La DOC Terre dell’Alta Val<br />

d’Agri viene prodotta nei comuni<br />

di Viggiano, Moliterno e<br />

Grumento Nova. Questi vigneti<br />

si stagliano dal fondovalle fino a<br />

800 metri d’altezza.<br />

Qui vengono coltivati sia vitigni<br />

noti di Merlot e Cabernet sia vi-<br />

tigni autoctoni come la Malvasia<br />

bianca o nera e il Moscato bianco<br />

di Basilicata. Passeggiando per<br />

i sentieri della valle, capita di imbattersi<br />

in piccoli vigneti ordinati,<br />

ben curati e controllati con attenta<br />

professionalità.<br />

Le tante strutture ricettive della<br />

zona vi permetteranno di assaggiare<br />

oltre ai prodotti tipici locali<br />

anche un buon bicchiere di<br />

Terre dell’Alta Val d’Agri, al quale<br />

va il merito di valorizzare i sapori<br />

dei piatti del parco.<br />

Il Grottino di Roccanova è un altro<br />

vino rinomato di quest’area.<br />

Il suo nome rimanda alle caratteristiche<br />

grotte tufacee, dove invecchia<br />

questa pregiata bevanda.<br />

Un altro prezioso prodotto, ma<br />

poco noto al di fuori della Basilicata,<br />

è l’olio.<br />

La produzione di olio è talmente<br />

ridotta che non permette la<br />

commercializzazione al di fuori<br />

dei confini lucani e, di conseguenza,<br />

si caratterizza principalmente<br />

come prodotto di autoconsumo<br />

locale. Da menzionare<br />

è l’olio extravergine d’oliva di<br />

Montemurro. Qui ogni estate,<br />

ad agosto, si svolge la Sagra dell’Olio<br />

con la distribuzione della<br />

tipica bruschetta e delle zuppa di<br />

fagioli con friselle.<br />

La DOC Terre<br />

Alta Val d’Agri:<br />

rosso e rosato<br />

di qualità<br />

Il Terra d’Alta Val d’Agri è uno<br />

dei vini da pasto più noti del<br />

parco.<br />

Il vino appare alla vista con un<br />

bel colore rubino tendente al<br />

granato, sprigiona un profumo<br />

gradevole e fruttato,<br />

presentandosi al palato con un<br />

sapore morbido e rotondo.<br />

Il rosso raggiunge una<br />

gradazione di 12 gradi, che sale<br />

a 12,50 gradi nella riserva<br />

dopo un invecchiamento di<br />

almeno sei mesi in botti di<br />

rovere. Il rosato ha circa mezzo<br />

grado in meno.<br />

La coltivazione di queste viti<br />

risale al VI secolo a.C.<br />

Nel comune di Grumento Nova<br />

sono stati ritrovati resti di<br />

antiche fornaci romane che<br />

producevano anfore per il<br />

trasporto di questo nettare<br />

prelibato.<br />

I primi piatti arricchiti da sughi<br />

di carne o con funghi locali e i<br />

secondi di carne alla brace o<br />

bollita si abbinano ottimamente<br />

al rosso Doc, che risulta perfetto<br />

anche con i formaggi stagionati<br />

come il Canestrato di Moliterno.<br />

Il rosato, invece, si sposa bene<br />

con salumi, verdure e legumi.<br />

APPENNINO LUCANO<br />

73


Pause di piacere<br />

golose tradizioni gastronomiche<br />

T ESTO DI I LIA A NTONGINI / FOTO DI M ASSIMO P IACENTINO<br />

Il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri - Lagonegrese<br />

va apprezzato anche per i profumi e i sapori di piatti unici:<br />

dal pane alla pasta, dagli insaccati ai formaggi, dai prodotti<br />

ortofrutticoli al vino, ogni assaggio è una ghiotta scoperta.<br />

discreta e gentile<br />

dei ristoratori e la cucina<br />

L’ospitalità<br />

squisita, legata alla tradizione<br />

e ai prodotti della terra e<br />

del bosco, contribuiscono a rendere<br />

piacevole il soggiorno nel<br />

Parco Nazionale dell’Appennino<br />

Lucano. Tutto il territorio, dall’area<br />

della Val Camastra, al Lagonegrese,<br />

passando dalla Val<br />

d’Agri, offre al turista innumerevoli<br />

piatti succulenti, antichi e<br />

avvolgenti sapori senza pari, pietanze<br />

generose e genuine a cui sarà<br />

difficile resistere. La grande varietà<br />

dei prodotti tipici del territorio<br />

viene esaltata da ricette antiche<br />

e nuove, nate dalle tradizioni<br />

contadine, a base di ingredienti<br />

semplici e naturali.<br />

Prima di tutto i primi<br />

Il grano trionfa in numerose ricette<br />

di questa zona. È proprio<br />

dalla farina di grano duro che si<br />

ottengono tanti primi piatti. Le<br />

abili massaie, ancora oggi, non si<br />

sottraggono al rito di fare la pasta<br />

in casa. Cavatelli, calzoni, strascinati,<br />

triiddi (gnocchi) e firricieddi<br />

(fusilli) sono alcuni tipi di pasta<br />

che, a seconda della stagione,<br />

vengono conditi con sughi diversi.<br />

Una vera delizia per il palato<br />

sono i sughi freschi preparati con<br />

pomodori locali, con i fagioli di<br />

Sarconi o con i funghi. Un tocco<br />

intenso viene donato dagli aromi,<br />

usati in abbondanza nelle ricette<br />

tradizionali: basilico, finocchietto<br />

selvatico, mentuccia, rosmarino,<br />

ruta, salvia e timo. Per i golosi dei<br />

primi piatti assolutamente da<br />

non perdere la Sagra dei Firricieddi,<br />

il 10 agosto a San Martino<br />

d’Agri. Sempre in questo comune<br />

ma anche a Marsiconuovo<br />

si possono gustare, nel periodo di<br />

carnevale, i deliziosi maccarun<br />

con rafano. Per gli amanti di questa<br />

radice, molto aromatica, imperdibile<br />

è la rafanata: frittata fatta<br />

con uova, salsiccia, formaggio<br />

e rafano. Un tempo questa pietanza<br />

si cucinava nel forno di<br />

campagna, sul treppiede, con la<br />

brace sotto e sopra. Oggi è possibile<br />

trovare la rafanata sulle tavole<br />

di Anzi e Calvello. Il rafano ab-<br />

binato a cavatelli o fusilli, con<br />

uova o carni dona un sapore forte<br />

e deciso a tutte le pietanze.<br />

Un’altra ricchezza gastronomica<br />

della valle è il tartufo, la bitorzoluta<br />

pepita che rende i piatti prelibati.<br />

Ottime sono le tagliatelle<br />

con scaglie di questo prezioso tubero.<br />

A Calvello è possibile assaggiare<br />

le rcchitell (orecchiette) con<br />

ragu’ e pecorino, i cavzunciedd<br />

(ravioli) con ricotta fresca, i fruciedd<br />

con ragu’ di lepre, i cafatdduzz<br />

(cavatelli) con fagioli e i famosi<br />

maccarun a l’ogn (strascinati<br />

con sugo di pezzente). La cucina<br />

della Val d’Agri e della Val Camastra<br />

è nota per la pasta fresca:<br />

le manate di Calvello o i ferretti al<br />

ragu’ di Laurenzana e Anzi, così<br />

chiamati perché la pasta viene arrotolata<br />

intorno ad un piccolo<br />

ferro. Sempre da antiche tradizioni<br />

popolari nascono le tapparelle<br />

(larghe orecchiette) del Lagonegrese,<br />

solitamente condite con<br />

pomodorini e formaggio pecorino.<br />

Soggiornando a Laurenzana è<br />

possibile gustare un ulteriore tipo<br />

di orecchiette con sugo di nuglia,<br />

carne di maiale insaporita con<br />

peperoncino e finocchio. Nell’usanza<br />

contadina un altro primo<br />

piatto degno di nota è la zuppa.<br />

Viene cucinata sia a pranzo<br />

che a cena ed è considerata un<br />

piatto unico, ricco di verdure e<br />

legumi, quali fagioli, fave, piselli,<br />

ceci, lenticchie. Solitamente queste<br />

minestre si cucinano in pentole<br />

di coccio a fuoco lento.<br />

Gusti decisi: i secondi<br />

L’agnello è la vera prelibatezza<br />

della zona. In agosto a Marsiconuovo,<br />

a Spinoso e ad Anzi si<br />

può assaggiare la pecora alla pastorale,<br />

un secondo piatto a base<br />

di carne ovina stufata con contorno<br />

di patate. La selvaggina è<br />

invece la regina delle tavole di<br />

Anzi, Laurenzana e Montemurro.<br />

Il cinghiale, la lepre e i vari volatili<br />

sono delle vere leccornie che<br />

74 APPENNINO LUCANO APPENNINO LUCANO 75


si utilizzano per corposi e succulenti<br />

sughi con i quali poi vengono<br />

conditi i vari tipi di pasta.<br />

A Satriano di Lucania il giorno<br />

della Madonna delle Grazie (2<br />

luglio) è usanza mangiare il coniglio<br />

ripieno, insaporito da sugo<br />

e accompagnato da fagioli<br />

nani lessati, conditi con olio extravergine<br />

di oliva. Da non perdere<br />

a Sarconi un secondo piatto<br />

fatto con salsicce e fagioli autoctoni.<br />

Nel Lagonegrese c’è<br />

l’usanza di consumare il pesce<br />

conservato e salato. Diverse sono<br />

le ricette a base di baccalà,<br />

acciughe ed aringhe. Per gli<br />

amanti della polenta, imperdibile<br />

è la sagra di Nemoli. Ogni<br />

anno, il giorno di carnevale viene<br />

distribuita in piazza la polenta<br />

con salsiccia.<br />

È festa! Tutti a tavola<br />

Tante tradizioni gastronomiche<br />

sono fondate su credenze popolari<br />

legate a festività religiose.<br />

Durante l’Ascensione era vietato<br />

far cagliare il latte e perciò in<br />

quell’occasione veniva distribuito<br />

gratuitamente alla gente,<br />

che lo bolliva con una pasta sottile<br />

chiamata taglioline, condite<br />

con zucchero e cannella oppure<br />

con sale e prezzemolo. Passando<br />

per Pignola a dicembre, o a<br />

Marsiconuovo ad agosto durante<br />

la Festa di San Gianuario, è<br />

possibile assaggiare una zuppa<br />

tradizionale: la cuccìa, una minestra<br />

di cereali e legumi. La se-<br />

ra che precede la Festa di S. Lucia<br />

(13 dicembre) a Pignola, si<br />

mettono in ammollo i legumi,<br />

la mattina successiva vengono<br />

messi a bollire in un tegame di<br />

terraccotta e lasciati cuocere<br />

lentamente. Poi sono serviti il<br />

giorno di S. Lucia con un filo<br />

d’olio e un pizzico di sale.<br />

Molti piatti della tradizione del<br />

Parco dell’Appennino Lucano<br />

sono legati al Natale e alla Pasqua.<br />

Se vi capita di passare durante<br />

le festività natalizie a Marsicovetere<br />

avrete l’opportunità<br />

di assaggiare il baccalà areganato,<br />

cucinato con mollica di pane,<br />

peperoni e aglio. Invece durante<br />

il periodo pasquale a Sarconi,<br />

Moliterno, Marsicovetere<br />

e Tramutola, sulla tavola com-<br />

pare una focaccia ripiena di formaggio,<br />

soppressata e uova, conosciuta<br />

con nomi diversi: a<br />

Sarconi si chiama razzola, a<br />

Marsicovetere a’ pettola chiana,<br />

a Tramutola scarcedda. Simile a<br />

questa focaccia è la cuzzola sanmartinese.<br />

Molte di queste tradizioni<br />

sopravvivono ancora oggi<br />

e si ripropongono al turista<br />

che viaggia in questi borghi.<br />

Il trionfo della genuinità:<br />

i tesori del latte<br />

e gli insaccati<br />

L’escursionista che vuole fermarsi<br />

per una breve sosta tra un<br />

itinerario e l’altro, può approfittare<br />

delle numerose aziende<br />

agrituristiche, delle trattorie o<br />

dei ristoranti disseminati nei vari<br />

comuni dell’area protetta. Un<br />

mix di tradizione e modernità<br />

caratterizza i formaggi prodotti<br />

in questo territorio. Qui è possibile<br />

sostare per gustosi spuntini.<br />

Accanto al classico pecorino di<br />

Moliterno in tutte le sue varianti,<br />

si consiglia l’assaggio di treccioni,<br />

di ricotte fresche e di tome.<br />

Per gli amanti dei salumi e<br />

degli insaccati, invece, c’è l’imbarazzo<br />

della scelta tra la salsiccia<br />

a pasta macinata fine, la soppressata<br />

di Rivello, il capocollo,<br />

il prosciutto di Marsicovetere e<br />

il tipico pezzente, la salsiccia dei<br />

poveri composta da carne di<br />

scarto della lavorazione dei sala-<br />

mi, tritati grossolanamente e<br />

aromatizzati con abbondante<br />

pepe e aglio.<br />

La fragranza dei dolci<br />

E per i golosoni di dolci, miele o<br />

marmellate? La tradizione culinaria<br />

del territorio del parco è ricca<br />

anche di queste specialità, che si<br />

possono acquistare direttamente<br />

dal produttore. Prelibato è il pane<br />

minisc’c, a base di mosto cotto<br />

e farina di grano duro, a cui si aggiungono<br />

noci o pinoli. Ottimi<br />

sono i calzoncelli, pasta frolla ripiena<br />

di crema di castagne oppure<br />

i porcedduzzi, simili agli struffoli<br />

campani, da gustare con<br />

mandorle tostate, miele millefiori<br />

della Val d’Agri o cioccolato fondente.<br />

Questo dolce si trova durante<br />

il periodo di Natale insieme<br />

ai bucc’nott, dolci ottenuti da purea<br />

di castagne aromatizzata con<br />

cacao, cioccolato, grappa e cannella,<br />

avvolta in una sfoglia e fritta<br />

in olio. Sempre in questo periodo,<br />

a San Martino D’Agri trovia-<br />

mo i cicerotti, panzerotti ripieni di<br />

ceci e cioccolato. A Lauria da assaggiare<br />

sono invece i tipici ancinetti<br />

dal delicato sapore di limone<br />

che contrasta con la glassa dolciastra<br />

che li ricopre. Da non dimenticare<br />

un assaggio di lu sanguinaccio,<br />

fatto di sangue di maiale a cui<br />

si aggiunge cioccolato, mandorle<br />

tostate e tritate, cannella, latte e<br />

scorza di limone. Non perdetevi il<br />

genuino sapore di una fetta di<br />

buon pane casereccio con le gustose<br />

confetture o marmellate di<br />

frutti di bosco. Speciale è anche il<br />

miele di questa zona. Il miele millefiori<br />

o di castagno è ottimo come<br />

dolcificante oppure abbinato<br />

ai formaggi freschi o stagionati.<br />

Dopo questo intermezzo gastronomico<br />

sarete pronti per affrontare<br />

con più vigore i sentieri più o<br />

meno ardui del Parco Nazionale<br />

dell’Appennino Lucano.<br />

Una preziosa delizia:<br />

il tartufo<br />

I boschi della zona intorno a<br />

Marsicovetere sono<br />

un’importante risorsa per i<br />

tartufi. Qui se ne trovano di vari<br />

tipi e dimensioni. Le varietà<br />

maggiormente presenti sono: il<br />

Bianchetto, l’Uncinato e l’Estivo.<br />

Spesso gli abili tartufai trovano<br />

anche tartufi neri o bianchi.<br />

Il comune di Marsicovetere, in<br />

collaborazione con la Comunità<br />

Montana, organizza ogni anno,<br />

nella prima metà di agosto, la<br />

tradizionale e molto frequentata<br />

Sagra del Tartufo.<br />

APPENNINO LUCANO<br />

77


I mille volti della tradi zione<br />

tracce di storia tra botteghe e musei<br />

T ESTO DI I LIA A NTONGINI / FOTO DI M ASSIMO P IACENTINO E A NTONIO C ONTE<br />

Uomini dalle mani d’oro lavorano il legno, il ferro,<br />

il rame e la ceramica, trasmettendo la passione di una vita,<br />

a chi fa loro visita. La stessa passione che ritroviamo<br />

nei musei, curati nei dettagli, testimoni di tradizioni antiche.<br />

Dal punto di vista delle<br />

tradizioni artigianali, il<br />

parco è un vero microcosmo<br />

di colori, tecniche, saperi,<br />

forme e gusti, unici nel loro<br />

genere. Passeggiando tra le piccole<br />

vie dei 29 comuni del Parco<br />

Nazionale dell’Appennino<br />

Lucano, si ha la sensazione di<br />

sfogliare un libro di storia dell’arte<br />

popolare. Iniziamo questo<br />

nostro viaggio dal legno, materia<br />

prima per la realizzazione di<br />

attrezzi agricoli legati alla tradizione<br />

contadina e per altri oggetti<br />

ancora in uso nelle case:<br />

mestoli, cucchiai, contenitori<br />

per alimenti e vassoi. Sarà emozionante<br />

udire l’inusuale<br />

ticchettio di mazzette,<br />

martelli e scalpelli,<br />

che una<br />

tempo erano<br />

soliti risuonare<br />

in ogni vicolo.<br />

Oggi<br />

troviamo le<br />

botteghe del<br />

legno nei comuni<br />

di Marsiconuovo,Viggiano,<br />

San Martino<br />

d’Agri, Montemurro,Tramutola,<br />

Castelsaraceno, Carbone<br />

e Paterno. Un’attenzione<br />

particolare meritano gli artigiani<br />

specializzati nella creazione<br />

di strumenti musicali, come i<br />

produttori di zampogne e ciaramelle<br />

di Viggiano. Questi strumenti<br />

si costruiscono con pelli<br />

di capra e legno di bosso tornito<br />

a mano. Purtroppo, si tratta<br />

di un antico mestiere che va<br />

scomparendo. Viggiano è nota<br />

anche per la grande e nobile tradizione<br />

dei suoi arpisti girovaghi.<br />

Nelle botteghe degli ebanisti<br />

locali vengono prodotte raffinate<br />

e preziose arpe. Per gli appassionati<br />

di strumenti musicali,<br />

una visita a Viggiano svelerà i<br />

segreti dell’arpa diatonica, meglio<br />

conosciuta come “arpa viggianese”,<br />

antichissimo strumento<br />

che ha reso i viggianesi famosi<br />

in tutto il mondo.<br />

Tra i mestieri di un tempo,<br />

quando gli arnesi e gli utensili<br />

erano costruiti unicamente a<br />

mano, troviamo anche quello<br />

dell’impagliatore di sedie. Un<br />

comune del parco che produce<br />

sedie realizzate con la cannuccia<br />

palustre è quello di Abriola.<br />

Dopo aver costruito un telaio di<br />

legno, l’artigiano procede con<br />

l’intreccio della lesca, un’erba<br />

che cresce spontaneamente lungo<br />

corsi d’acqua o nei terreni acquitrinosi<br />

e viene impiegata per<br />

impagliare le sedie.<br />

Da non dimenticare cesti e canestri<br />

realizzati con questa particolare<br />

erba secca, di cui ricordiamo<br />

alcuni nomi: fescn’, canestr’,<br />

fusciedd e spassel.<br />

Tra quelli citati, le<br />

spassel sono usate<br />

per l’essiccazione<br />

della<br />

pasta fatta<br />

in casa, mentre i fusciedd accolgono<br />

i formaggi locali, tra i quali<br />

il Canestrato di Moliterno.<br />

Agli amanti dei cesti e dei panieri<br />

intrecciati si segnala la sagra<br />

del prosciutto a Marsicovetere,<br />

nel mese di agosto, durante<br />

la quale è possibile acquistare<br />

questi interessanti oggetti.<br />

Quando ferro, rame<br />

e pietra si fanno arte<br />

Altra attività che riveste una<br />

grande importanza dal punto di<br />

vista storico e tradizionale è la<br />

lavorazione del ferro battuto e<br />

78 APPENNINO LUCANO APPENNINO LUCANO 79


Il Museo del Lupo<br />

Il Museo del Lupo di Viggiano,<br />

nato ufficialmente nel 2003 dalla<br />

sinergia di abili volontari e di<br />

competenti cittadini viggianesi e<br />

grazie all’apporto del WWF<br />

Basilicata, è la prima<br />

realizzazione museale<br />

dell’Appenino meridionale<br />

prevalentemente dedicata a<br />

questa specie. La struttura si<br />

inserisce all’interno di una rete,<br />

promossa dal Ministero<br />

dell’Ambiente e fatta propria<br />

dalla Regione Basilicata,<br />

denominata INFEA<br />

(Informazione, Formazione ed<br />

Educazione Ambientale). Il<br />

museo è sito a 1400 metri<br />

d’altezza, all’interno di una<br />

splendida faggeta. In questa<br />

struttura, oltre ad ammirare<br />

splendidi esemplari di lupo<br />

imbalsamati, è possibile<br />

accedere ad una ricca<br />

bibliografia su questa specie.<br />

All’interno dell’edificio è inoltre<br />

possibile partecipare a lezioni<br />

tematiche che vengono poi<br />

seguite da visite guidate nel<br />

parco. Oltre agli esemplari di<br />

lupo, sono presenti anche<br />

l’aquila, il tasso e la volpe.<br />

del rame. Nei comuni di Lauria,<br />

Nemoli, Carbone e Rivello, sono<br />

ancora numerosi gli artigiani<br />

che, animati dalla passione dei<br />

vecchi mastri forgiatori, lavorano<br />

il ferro battuto e il rame già<br />

dalle prime ore dell’alba, scandendo<br />

con il magico suono del<br />

martello sull’incudine i tempi<br />

della giornata. Interessante notare<br />

come vengano utilizzati<br />

tutt’oggi strumenti semplici e<br />

antichi: il martello, l’incudine,<br />

le tenaglie, le pinze e il mantice.<br />

Le opere artigianali sono poi attentamente<br />

rifinite e curate nei<br />

minimi particolari. La produzione<br />

comprende alari, grate,<br />

ringhiere, ferri di cavallo e utensili<br />

per la campagna in ferro,<br />

mentre brocche, bracieri, paioli,<br />

caldaie e stampi per dolci, sono<br />

realizzati in rame. Le acque del<br />

parco venivano sfruttate per il<br />

funzionamento delle botteghe<br />

dove si lavorava il ferro e il rame.<br />

Ancora oggi a Nemoli è possibile<br />

vedere un piccolo mulino che<br />

sfruttava la forza dell’acqua.<br />

Inoltre sempre in questa zona,<br />

percorrendo i numerosi sentieri<br />

si va alla ricerca dei ruderi delle<br />

ferriere e ramiere un tempo presenti<br />

sul territorio.<br />

Nei comuni di Lagonegro, Nemoli,<br />

Rivello e Pignola si lavora,<br />

oggi come un tempo, la pietra.<br />

Testimonianze del lavoro degli<br />

scalpellini, si riscoprono, sui numerosi<br />

portali delle abitazioni<br />

private di questi borghi. Lo stile<br />

di questi maestri dello scalpello è<br />

spontaneo e deciso: non sarà difficile<br />

riconoscerlo nelle molte figure<br />

in rilievo che abbelliscono<br />

caminetti, fioriere e mortai, ma<br />

anche complementi d’arredo e<br />

piccoli oggetti d’arte.<br />

Tra delicati ricami<br />

e vivaci ceramiche<br />

Tra le forme di artigianato artistico,<br />

impossibile dimenticare i<br />

pregiati ricami e i lavori all’uncinetto<br />

realizzati dalle abili mani<br />

delle donne del posto. Legata a<br />

questa tradizione, si ricorda la<br />

scuola di ricamo dell’orfanotrofio<br />

Bentivenga di San Chirico<br />

Raparo: si dice che le principesse<br />

Mafalda e Maria Pia di Savo-<br />

ia fecero ricamare<br />

qui la loro<br />

dote.Pregevole è la secolare produzione<br />

di manufatti in terracotta<br />

e ceramica, realizzati nel<br />

rispetto di un’arte antica, trasmessa<br />

di generazione in generazione.<br />

In passato ogni artigiano<br />

aveva una bottega in cui<br />

esercitava la propria attività e<br />

tramandava la propria esperienza<br />

ai giovani apprendisti. Già<br />

verso la fine del VI secolo, ad<br />

Armento, si svilupparono numerose<br />

scuole di ceramisti. Alcuni<br />

vasi ritrovati si possono<br />

ammirare nei più importanti<br />

musei d’Europa, quali il Louvre,<br />

l’Ermitage, il British Museum,<br />

il museo di Vienna e di Monaco.<br />

Altri centri famosi per la<br />

produzione di ceramiche e maioliche<br />

sono Montemurro, Anzi,<br />

Lauria e Calvello. L’origine<br />

della produzione di ceramiche<br />

di Calvello risale al 1500 e fu<br />

molto apprezzata in tutto il bacino<br />

del Mediterraneo; grazie<br />

alla cava presente nei pressi del<br />

piccolo borgo si realizzano ancora<br />

meravigliosi manufatti.<br />

Anzi, lo ricordiamo per un’anti-<br />

La fabbrica degli<br />

orologi da torre<br />

L’azienda, fondata nel 1879 da<br />

Michelangelo Canonico, è<br />

attualmente l’unica azienda del<br />

centro Sud ad operare nel<br />

settore degli orologi da torre. Gli<br />

abili artigiani di Lagonegro sono<br />

specializzati nella produzione e<br />

installazione di orologi da torre e<br />

nell’elettrificazione delle<br />

campane. La ditta Canonico è<br />

qualificata nell’installazione di<br />

campane e nella realizzazione di<br />

strutture in acciaio di sostegno<br />

alle campane, mantenendo però<br />

la tradizione del prodotto<br />

artigianale. L’attività ha ottenuto<br />

numerosi riconoscimenti nel<br />

corso degli anni sia in <strong>Italia</strong> sia<br />

all’estero.<br />

80 APPENNINO LUCANO APPENNINO LUCANO 81


Nuovi musei,<br />

nuovi progetti<br />

Ad Abriola, a breve, verrà<br />

inaugurato il Museo Virtuale<br />

G.G.Todisco, dedicato ai due pittori<br />

del Cinquecento, di origine<br />

abriolana. Ad Anzi, nel seminterrato<br />

del Palazzo Comunale La Fenice,<br />

verrà costituito l’Archivio della<br />

cultura lucana, un laboratorio delle<br />

arti e tradizioni popolari locali. Il<br />

progetto catalogherà dialetti,<br />

musiche, filmati, fotografie e vari<br />

documenti legati alla cultura e alla<br />

tradizione lucana. A Cavello sarà<br />

presto inaugurato il Museo della<br />

Ceramica. Il Castello di Laurenzana<br />

verrà trasformato nella sede di un<br />

distretto culturale e di un Museo<br />

della Val Camastra.<br />

ca scuola di ceramisti oramai<br />

scomparsa. Lungo il Torrente<br />

Camastra sono stati ritrovati i resti<br />

di una necropoli del IV e III<br />

secolo a.C, che custodiva ceramiche<br />

di pregevole fattura. A Lagonegro,<br />

invece, si ha l’opportunità<br />

di visitare una azienda storica,<br />

presente sin dal 1879, specializzata<br />

nella realizzazione e nell’installazione<br />

di orologi da torre.<br />

I musei raccontano il parco<br />

Ogni comune ha la sua storia da<br />

raccontare. Antiche abitazione di<br />

fabbri, falegnami, contadini, ceramisti<br />

ed altri artigiani evocano<br />

usi e costumi di un tempo. Il sistema<br />

ecomuseale del parco è un<br />

percorso ideato allo scopo di valorizzazione<br />

il patrimonio culturale<br />

e ambientale. Satriano di Lucania<br />

è nota dal 1983, per essere<br />

la capitale dei murales del mezzogiorno,<br />

grazie ai dipinti sui muri<br />

delle abitazioni, veri e propri racconti<br />

illustrati sugli usi e costumi<br />

della popolazione satrianese. A<br />

Sarconi troviamo il Museo della<br />

Civiltà Contadina, una mostra<br />

permanente di utensili, vasellame,<br />

vestiti e documenti che testimoniano<br />

la vita rurale di un tempo.<br />

A Pignola è possibile visitare<br />

il nuovo Museo Scenografico del<br />

Costume e della Civiltà Rurale.<br />

Aggirandosi tra i locali contadini<br />

sapientemente ricostruiti, ci si<br />

imbatte in oggetti di vita quotidiana<br />

e costumi tipici del paese.<br />

Altri musei sono localizzati a<br />

Montemurro (Museo dell’Olio),<br />

a Moliterno (Museo del Carbonaio)<br />

e a Marsiconuovo (Museo<br />

delle Erbe). Passando per Tramutola,<br />

tappa d’obbligo è l’antico lavatoio<br />

comunale sito in località<br />

Capo l’Acqua, che ha dato il nome<br />

a questo impianto (‘Ncap<br />

l’Acqua). Costruito in pietra nel<br />

XVII secolo, reca stemmi e arredi<br />

architettonici vari. Ancora oggi le<br />

donne anziane lo utilizzano per<br />

lavare il bucato. Nel comune di<br />

Viggiano si consigliano due soste<br />

per vedere il Museo delle Tradizioni<br />

Locali e il Museo del Lupo.<br />

Nel primo museo sono, magistralmente<br />

riprodotti, alcuni degli<br />

ambienti dell’antica vita in<br />

NOTIZIE UTILI<br />

Museo delle Tradizioni Locali<br />

Rione S. Angelo<br />

Orario di apertura:<br />

Luglio, Martedì e Giovedì, 17/20.<br />

Agosto, Martedì, Giovedì e<br />

Sabato, 16.30/19.30<br />

Visite guidate: Ufficio Cultura<br />

Comune di Viggiano<br />

Tel. 0975.6114245<br />

Museo del Lupo<br />

Località Montagna Grande,<br />

campagna. Il secondo museo è<br />

allestito sui monti che circondano<br />

il paese ed è dedicato al lupo,<br />

ma è possibile avvicinarsi anche<br />

ad altre specie. Simile è il Museo<br />

<strong>Natura</strong>listico-ambientale di Bosco<br />

Favino a Castelsaraceno, a<br />

vocazione didattica, i cui sentieri<br />

presentano precise indicazioni su<br />

flora, fauna e antropologia. Infine,<br />

per gli appassionati di musica,<br />

si consiglia una visita a Viggiano,<br />

città dell’Arpa e della<br />

Musica, che offre un ricco calendario<br />

di appuntamenti.<br />

Fontana dei Pastori<br />

Orario di apertura:<br />

tutti i giorni, 8.30/13.30 –<br />

14.30/19.00<br />

Tel. 0975.311333<br />

Il Museo delle<br />

Tradizioni Locali<br />

Nel Museo delle Tradizioni Locali<br />

di Viggiano troviamo le<br />

riproduzioni fedeli degli ambienti<br />

contadini di un tempo. La<br />

cucina, regno della massaia, con<br />

tutti i suoi arredi: il forno, il<br />

camino, la madia, il tavolo, la<br />

culla per il neonato e tutti gli<br />

utensili da cucina. Il locale per la<br />

caseificazione, regno del casaro,<br />

con tutti gli strumenti necessari<br />

alla trasformazione del latte in<br />

formaggio.<br />

La cantina che ospita tutti gli<br />

oggetti legati alla produzione del<br />

vino: tino, barili e damigiane<br />

impagliate. Non poteva mancare<br />

la ricostruzione del deposito<br />

degli attrezzi usati nei campi:<br />

gioghi, aratri, falci e zappe. Il<br />

museo propone anche una<br />

riproduzione di alcune antiche<br />

botteghe artigiane come quella<br />

del fabbro, del falegname e del<br />

calzolaio.<br />

Museo Scenografico del<br />

Costume e della Civiltà Rurale<br />

Via Aldo Moro, Pignola (PZ)<br />

Orario di apertura:<br />

tutti i giorni, 19.30/22.30 e su<br />

appuntamento<br />

Tel. 348.5514675<br />

Fabbrica degli orologi da torre<br />

Viale Colombo, 6<br />

Michele Canonico<br />

Visite su appuntamento<br />

Tel. e fax 0973.21254 informazioni<br />

82 APPENNINO LUCANO APPENNINO LUCANO 83


Grumentum<br />

l’anima eterna della città<br />

T ESTO DI E LISA C ANEPA / FOTO DI M ASSIMO P IACENTINO E A NTONIO C ONTE<br />

Sorprendenti e prestigiose, imponenti,<br />

misteriose e quanto mai all’avanguardia,<br />

le antiche città romane possiedono la<br />

straordinaria capacità di riuscire a stabilire un<br />

tramite concreto e tangibile con la nostra storia<br />

e con le civiltà che ci hanno preceduti.<br />

Nel cuore della Lucania,<br />

dove il Torrente Sciaura<br />

incontra il Fiume Agri, a<br />

585 metri sul livello del mare, un<br />

vasto pianoro dall’erba rada, ospita<br />

ancora pietre, muri ed altri elementi<br />

strutturali che costituiscono<br />

un patrimonio di immenso<br />

valore, anima dell’antica città di<br />

Grumentum giunta fino a noi.<br />

Dapprima centro lucano, diviene<br />

importante colonia romana nel I<br />

secolo a.C., collocata strategica-<br />

mente lungo la Via Herculia, in<br />

grado di controllare l’area centromeridionale<br />

della regione. Inserito<br />

in un contesto ambientale particolarmente<br />

suggestivo il Parco<br />

Archeologico di Grumentum, invita<br />

oggi alla scoperta dei suoi tesori<br />

grazie a percorsi attrezzati e a<br />

spazi espositivi all’interno di case<br />

rurali ristrutturate. Incamminiamoci<br />

allora tra le sue rovine,<br />

quelle pietre grandi e chiare, che<br />

hanno resistito nei secoli per rac-<br />

contarci che qui, un tempo, sorgeva<br />

una splendida città. Tra il<br />

verde è impossibile non scorgere<br />

la grande strada basolata ancora<br />

perfettamente evidente, seppur<br />

consumata da infiniti passaggi: si<br />

tratta del decumano di Grumentum,<br />

uno dei due assi principali<br />

che ripartivano la città. Una viabilità<br />

all’avanguardia rientra nelle<br />

numerose necessità proprie di un<br />

centro importante come questo,<br />

perfino in grado di rifornirsi d’ac-<br />

qua da Moliterno, attraverso un<br />

acquedotto che giunge in città<br />

scavalcando ostacoli e impedimenti.<br />

La vita sociale e culturale<br />

dei cittadini di Grumentum si rivela<br />

sorprendentemente varia e<br />

vivace: per accorgersene basta incontrare<br />

sul proprio cammino i<br />

resti dell’area forense, ubicata nella<br />

parte centrale del pianoro, luogo<br />

prescelto per incontri pubblici<br />

e privati o, ancora, entrare nel perimetro<br />

di uno dei templi della<br />

città dedicati ai culti più diversi,<br />

come quello della divinità egizia<br />

Arpocrate, dell’imperatore stesso<br />

o della triade capitolina. Un muro<br />

con semicolonne in laterizio e<br />

un’area absidata ci avverte che abbiamo<br />

varcato la soglia della basilica,<br />

zona dedicata all’amministrazione<br />

della giustizia e al commercio.<br />

Tra un edificio pubblico<br />

e l’altro non è difficile scorgere<br />

anche alcune domus dalle preziose<br />

pavimentazioni a mosaico.<br />

Tornando agli incontri e alla<br />

mondanità proviamo ad immaginare<br />

gli ambienti delle terme repubblicane<br />

e imperiali di cui si<br />

distinguono ancora diverse aree<br />

riscaldate, dedicate a trattamenti<br />

specifici. Usciamo ora da quest’oasi<br />

del benessere, che poco o<br />

nulla ha da invidiare ai nostri<br />

La civiltà del bronzo<br />

Le caratteristiche dei ritrovamenti<br />

dell’età del bronzo testimoniano la<br />

presenza di abitazioni stagionali,<br />

tipiche di una società agropastorale<br />

che era solita collocarsi<br />

su alture da cui dominare la valle<br />

e gli itinerari della transumanza.<br />

Proprio la natura prevalentemente<br />

pastorale di questa civiltà spiega<br />

la mancanza di strutture<br />

insediative stabili, sostituite da<br />

ripari provvisori in pietra, di<br />

forma semicircolare,<br />

accompagnati da poderosi muri a<br />

secco di contenimento. Nei pressi<br />

di questi antichi abitati vengono<br />

rinvenute ciotole o scodellone,<br />

utilizzate indubbiamente per i<br />

pasti ma anche per la lavorazione<br />

del latte, decorate da motivi<br />

curvilinei o geometrici molto<br />

diffusi nell’area tirrenica<br />

meridionale. Bollitoi, ciotole con<br />

manico sopraelevato e forato,<br />

pestelli di macine e un grande<br />

contenitore abbellito da spirali<br />

vanno ad arricchire la sezione<br />

dell’età del bronzo.<br />

84 APPENNINO LUCANO APPENNINO LUCANO 85


Il mondo arcaico<br />

Durante il periodo arcaico gli<br />

insediamenti sono basati su<br />

un’economia orientata<br />

all’agricoltura estensiva e<br />

all’allevamento del bestiame; le<br />

comunità possiedono ora una<br />

struttura sociale decisamente<br />

riorganizzata rispetto al passato.<br />

Frequentemente si trovano<br />

impianti per botteghe<br />

specializzate nella produzione di<br />

ceramica figulina e itinerari<br />

stabili che collegano la costa<br />

ionica a quella tirrenica. Proprio<br />

da questi tracciati giungono in<br />

valle oggetti pregiati come<br />

vasellame metallico e ornamenti<br />

in oro e argento. I ripetuti<br />

contatti con le colonie greche<br />

consentono a usi e costumi di<br />

questa civiltà di integrarsi con<br />

quelli locali. L’incontro con<br />

popoli e culture è evidente nei<br />

reperti restituiti da alcune tombe<br />

che, accanto a preziosi gioielli,<br />

affiancano coppe ioniche o altre<br />

ceramiche indigene con<br />

decorazioni a bande, recipienti in<br />

bronzo di produzione etrusca,<br />

spiedi ed alari in ferro.<br />

moderni centri di bellezza, per<br />

immergerci tra versi, musiche e<br />

applausi che ancora sembrano<br />

risuonare tra le rovine immobili<br />

del teatro con la cavea tripartita,<br />

l’ingresso dedicato al pubblico,<br />

lo spazio per l’orchestra e una<br />

bella scena. Se lasciamo nuovamente<br />

che questo luogo magico<br />

ci trasporti indietro nel tempo,<br />

potremmo udire un’altra volta il<br />

chiasso festante del pubblico.<br />

Siamo arrivati all’anfiteatro costruito<br />

sfruttando la collina, la<br />

cui forma ellittica, presente in<br />

numerose aree archeologiche<br />

coeve, rappresenta l’anima della<br />

scomparsa città romana che ha<br />

lasciato un’impronta indelebile<br />

di forme e pietre laddove ha vissuto<br />

uno straordinario passato.<br />

Il passato si racconta<br />

Ci sono tanti modi per raccontare<br />

l’interessante storia dell’Alta<br />

Val d’Agri. Come abbiamo visto<br />

Grumentum invita ai suoi ospiti<br />

di passeggiare tra i resti della prestigiosa<br />

città d’epoca romana ma<br />

è altrettanto possibile chiedere<br />

agli oggetti di farsi testimoni del<br />

passato e raccontarne le sfaccettature<br />

più inaspettate. Dal 1995 il<br />

Museo Nazionale dell’Alta Val<br />

d’Agri raccoglie reperti provenienti<br />

dalle ere più remote. I resti<br />

di un elefante e di alcuni equidi<br />

preistorici, narrano del bacino<br />

pleistocenico che sorgeva in Val<br />

d’Agri 120.000 anni fa. I corredi<br />

funerari risalenti al periodo ellenistico<br />

rivelano l’importanza attribuita<br />

al ruolo sociale e virile<br />

del guerriero con oggetti appartenenti<br />

al banchetto e a quello indiscutibilmente<br />

femminile che<br />

vede affiancare alle tombe oggetti<br />

di cosmesi e del corredo nuziale.<br />

Prestando attenzione, alcune<br />

terrecotte di piccole dimensioni,<br />

diventano un vero e proprio libro<br />

illustrato sul tema della vita domestica<br />

e dell’attività agricola.<br />

Dai santuari provengono gli exvoto<br />

che portano con sé l’atmosfera<br />

di questi luoghi di culto dedicati<br />

a divinità femminili della<br />

natura e della fecondità. Ed ecco<br />

che ritroviamo Grumentum nel-<br />

la mano colossale di una statua,<br />

nel torso corazzato di un guerriero,<br />

nella testa in marmo di Livia<br />

Drusilla, vedova dell’imperatore<br />

Augusto. Prima di concludere la<br />

visita, interessante anche la collezione<br />

numismatica e la sezione<br />

epigrafica con iscrizioni sepolcrali<br />

e celebrative. Infine, il museo,<br />

non dimentica uno sguardo attento<br />

al Cristianesimo e alla nascita<br />

della diocesi grumentina.<br />

NOTIZIE UTILI<br />

Museo Archeologico Nazionale<br />

dell’Alta Val d’Agri<br />

e Parco Archeologico<br />

Contrada Spineta<br />

Tel. 0975.65074<br />

COME ARRIVARE<br />

Autostrada A3 Napoli-Reggio<br />

Calabria, uscita Padula;<br />

proseguire su SS103 in direzione<br />

di Taranto, uscita Grumento scavi. informazioni<br />

86 APPENNINO LUCANO APPENNINO LUCANO<br />

87


Borghi da vivere<br />

un viaggio alla scoperta dei borghi del parco<br />

T ESTO DI C ARLO R OCCA / FOTO DI A NTONIO C ONTE E M ASSIMO P IACENTINO<br />

Alla scoperta dei piccoli borghi<br />

dell’Appennino Lucano tra cultura, tradizioni,<br />

arte e gastronomia.<br />

Un itinerario sorprendente,<br />

invitante, lontano<br />

dai percorsi principali,<br />

mostra borghi ingiustamente<br />

definiti minori, esercitando<br />

un’attrazione sempre più forte<br />

sui turisti. Lontani dalle destinazioni<br />

più scontate, i paesi che costellano<br />

il paesaggio lucano sono<br />

uno straordinario serbatoio di<br />

88<br />

identità, tradizioni e produzioni<br />

di qualità, e possono rappresentare<br />

il vero punto di partenza per<br />

esplorare – senza fretta – l’area<br />

protetta del Parco Nazionale dell’Appennino<br />

Lucano. È un piccolo<br />

grande viaggio nell’<strong>Italia</strong><br />

nascosta e preziosa, con la sua<br />

musica e i suoi sapori, i suoi profumi<br />

e la sua storia.<br />

itinerario turistico nr1<br />

Ai confini del parco:<br />

tradizione e colori nel potentino<br />

Partiamo dall’estremo Nord del<br />

Parco Nazionale, lungo la statale<br />

95 che conduce da Potenza alla<br />

provincia di Salerno.<br />

Il primo paese che incontriamo è<br />

Tito, con il suo castello ben conservato<br />

che ospita anche un ristorante<br />

dove poter assaggiare le specialità<br />

locali. L’antico palazzo con<br />

un ampio portale in pietra, decorato<br />

da artisti locali, si affaccia sulla<br />

Piazza del Seggio, il cui nome<br />

evoca le riunioni del consiglio che<br />

in età medievale si svolgevano<br />

proprio qui, all’aperto, con la partecipazione<br />

del popolo. Più a Sud<br />

ci aspettano le pittoresche stradine<br />

di Satriano di Lucania, con le case<br />

costruite sulle tre rocche: Castello,<br />

Piesco e Madonna della<br />

Rocca, conglobate nel paese in<br />

una perfetta simbiosi tra natura e<br />

civiltà. Il castello che dà il nome<br />

alla sua rocca, dei Duca di Poggiardi,<br />

in posizione dominante sul<br />

Torrente Melandro, possiede un<br />

affascinante intrico di sotterranei<br />

un tempo adibiti a prigioni. Il Piesco,<br />

insieme alle Porticelle, rappresenta<br />

il nucleo del centro storico<br />

della vecchia Pietrafesa. La roccia<br />

della Madonna omonima conserva<br />

anche nella chiesa i segni del<br />

terremoto del 1980. Non sono<br />

poche le antiche case che tra caratteristici<br />

archetti, curiosi anfratti e<br />

ripide scalette svelano ancora gli<br />

aspetti più veri del mondo rurale,<br />

dove il locale per gli animali da<br />

cortile, l’asino e il maiale, è attiguo<br />

a quello dove vivevano gli uomini.<br />

Satriano ospita ogni anno un fe-<br />

APPENNINO LUCANO APPENNINO LUCANO 89


stoso e colorato carnevale. Sempre<br />

lungo la direttrice della SS95,<br />

Brienza offre un classico esempio<br />

di città fortificata. Il borgo si sviluppò<br />

in senso circolare intorno al<br />

Castello Caracciolo: si racconta<br />

che originariamente il mastio<br />

ospitasse ben 365 stanze, una per<br />

ogni giorno dell’anno. Una piccola<br />

deviazione dal borgo, in dire-<br />

NOTIZIE UTILI (1° itinerario)<br />

Brienza (m 713)<br />

Pro Loco - Via Mario Pagano 2<br />

Tel. 0975.381003<br />

comunebrienza@rete.basilicata.it<br />

http://www.comune.brienza.pz.it<br />

Satriano di Lucania (m 636)<br />

Pro Loco<br />

Via San Martino 15<br />

Tel. 0975.383121<br />

rocchina.sangiacomo@rete.basilicata.it<br />

www.comune.satriano.pz.it<br />

zione Chiuse, conduce a Sasso di<br />

Castalda. La Chiesa Madre dell’Immacolata<br />

Concezione è il<br />

simbolo del paese così come l’antico<br />

borgo Manca, con una cappella<br />

della Madonna delle Grazie,<br />

da cui ci si può dirigere verso i ruderi<br />

del castello. Salendo per Via<br />

San Rocco s’incontra la chiesa<br />

omonima del Santo patrono del<br />

Sasso di Castalda (m 940)<br />

Pro Loco - Vico Roma 22<br />

Tel. 0975.203634<br />

sasso.castalda@tiscalinet.it<br />

www.comune.sassodicastalda.pz.it<br />

Tito (m 650)<br />

Via Municipio 1<br />

Tel. 0971.796211<br />

ufficio.urp@comune.tito.pz.it<br />

www.comune.tito.pz.it<br />

itinerario turistico nr2<br />

Nel cuore dell’Appennino<br />

Questo itinerario parte da Pignola,<br />

raggiungibile dalla SS92 seguendo<br />

le indicazioni a partire da Masseria<br />

Telesca: il paese è immerso in un<br />

contesto ambientale intatto e offre<br />

al visitatore l’emozione di una piazza<br />

dalle caratteristiche uniche. La<br />

sua forma curiosa, simile ad una<br />

conchiglia, accoglie palazzi storici<br />

dai portali eleganti: il Palazzo Padula<br />

protende sulla piazza uno dei<br />

suoi leoni in pietra, mentre il Palazzo<br />

Gaeta evoca il miglior barocco<br />

italiano. E poi cariatidi, telamoni,<br />

figure animali e umane che sorreggono<br />

balconi in ferro battuto. Ritornati<br />

sulla SS92 la percorriamo in<br />

direzione Sud fino al bivio con indicazione<br />

per Abriola, aggrappata a<br />

NOTIZIE UTILI (2° itinerario)<br />

Abriola (m 850)<br />

Pro Loco<br />

Via Marinelli<br />

Tel. 0971.923230<br />

comune.abriola@tiscali.it<br />

www.comune.abriola.pz.it<br />

Anzi (m 1067)<br />

Via Fittipaldi 8<br />

Tel. 0971.962052<br />

comuneanzi@rete.basilicata.it<br />

www.comune.anzi.pz.it<br />

tre creste di roccia con l’aspetto di<br />

un tipico paese di montagna a quasi<br />

1000 metri di altitudine, dove<br />

godiamo di aria buona e vista impareggiabile.<br />

Su una collina un poco<br />

più dolce a Sud poggia invece<br />

Calvello. Anche qui un prezioso<br />

intrico di vicoli consente al visitato-<br />

Calvello (m 730)<br />

Pro Loco - Via Calvello<br />

Marsicovetere 4<br />

Tel. 0971.921331<br />

re, che può percorrerli soltanto a<br />

piedi, di fare un salto nel tempo. La<br />

civiltà delle automobili per fortuna<br />

almeno qui è stata bandita. Ritornati<br />

sulla statale giungiamo quindi<br />

ad Anzi, protesa sulle pietre antiche<br />

della montagna con le sue case addossate<br />

l’una all’altra lungo la pendenza<br />

del crinale. Raggiungiamo<br />

quindi il bacino del Basento, tra i<br />

torrenti Scarrafone e Serrapotamo<br />

dove, a 850 metri di altitudine, troviamo<br />

Laurenzana, immersa tra i<br />

boschi della Lata e dell’Abetina.<br />

rlacerra@yahoo.it<br />

www.comune.calvello.pz.it<br />

Laurenzana (m 850)<br />

SS92, Km 38.600<br />

Tel. 097.961103<br />

comunelaurenzana@rete.basilicata.it<br />

www.comune.laurenzana.pz.it<br />

Pignola (m 927)<br />

Pro Loco Via Vittorio Emanuele II 3<br />

Tel. 0971.421410<br />

sede@prolocoilportale-pignola.it<br />

www.prolocoilportale-pignola.it informazioni<br />

90 APPENNINO LUCANO APPENNINO LUCANO 91


itinerario turistico nr3<br />

Sagre, musica, sapori e archeologia<br />

Partiamo da Marsiconuovo, facilmente<br />

raggiungibile percorrendo<br />

la SS598 da Brienza. Il borgo, che<br />

si trova all’estremità del parco, ci<br />

accoglie con il meraviglioso portale<br />

della Cattedrale di San Giorgio<br />

e il suo antico stemma in pietra.<br />

Altri preziosi regali per il visitatore<br />

sono la trecentesca Chiesa di San<br />

Michele Arcangelo e la settecentesca<br />

Chiesa di San Gianuario, con il<br />

portale e l’architrave opera della<br />

bottega di Melchiorre da Montalbano.<br />

Innumerevoli le sagre e le feste<br />

nel borgo: dalla sagra della<br />

Cuccia, profumata di sapori antichi<br />

e agresti, alle tre feste di San<br />

Gianuario, in gennaio, aprile e<br />

agosto a ricordo del vescovo di<br />

Cartagine martirizzato e poi assunto<br />

a patrono della cittadina. Da<br />

non perdere anche l’agostana festa<br />

medievale che ricorda la discesa a<br />

Marsico di San Tommaso d’Aquino.<br />

Proseguendo sempre sulla<br />

SS598, in località Galaino facciamo<br />

una piccola deviazione per<br />

raggiungere Paterno con il patrimonio<br />

antico del suo fontanile,<br />

della croce sulla vetta della sorgen-<br />

NOTIZIE UTILI (3° itinerario)<br />

Armento (m 710)<br />

Pro Loco<br />

Via Vittorio Emanuele 11<br />

Tel. 0971.751391<br />

info@prolocoarmento.it<br />

www.prolocoarmento.it<br />

Carbone (m 650)<br />

Pro Loco<br />

C.da Pampanara<br />

Cell. 338.3199002<br />

mariochio@libero.it<br />

www.comune.carbone.pz.it<br />

Castelsaraceno (m 960)<br />

Pro Loco<br />

Via Vittorio Emanuele 2<br />

Tel. 0973.832013<br />

te e dell’arco della masseria dei<br />

Principi Navarro. Importante anche<br />

la tradizione religiosa del paese:<br />

il 17 dicembre di ogni anno si<br />

celebra infatti la Madonna del Terremoto,<br />

a memoria di un miracolo<br />

che si sarebbe compiuto il giorno<br />

successivo al sisma catastrofico<br />

del 1857, quando la statua avrebbe<br />

pianto sangue. Ben altra celebrazione<br />

la seconda domenica di<br />

agosto quando il cavatiello – tipica<br />

pasta lavorata a mano – diventa<br />

protagonista e naturalmente tutti<br />

sono invitati.<br />

Tornati sulla statale e imboccata<br />

Contrada Galaino, raggiungiamo<br />

Marsicovetere. Il paese, è il più<br />

antico dei tre nuclei urbani in zona<br />

– le altre due località sono Barricelle<br />

e Villa d’Agri, cuore economico<br />

del comune – caratteristica<br />

che ha contribuito all’attribuzione<br />

di questo nome, Marsicovetere appunto,<br />

dovuto inoltre ad un’antica<br />

colonia dei Marsi (dalla Marsica in<br />

Abruzzo). Il borgo ha acquisito la<br />

fama di San Daniele del Sud, grazie<br />

all’ottimo prosciutto offerto in<br />

quantità nella celebre sagra che si<br />

prolococastelsaraceno@gmail.com<br />

www.comune.castelsaraceno.pz.it<br />

Gallicchio (m 732)<br />

Pro Loco<br />

Piazza Umberto I<br />

Tel. 0971.752388<br />

info@prolocogallicchio.it<br />

www.prolocogallicchio.it<br />

Grumento Nova (m 771)<br />

Piazza Sandro Pertini 1<br />

Tel. 0975.65044<br />

comunegrumentonova@rete.basil<br />

icata.it<br />

Marsiconuovo (m 836)<br />

Pro Loco<br />

Piazza Municipio 17<br />

Tel. 0975.344127<br />

tiene ogni anno in agosto. Il comune<br />

ebbe inoltre un importante ruolo<br />

nella rivolta antiborbonica del<br />

1806. La famiglia Brusone De<br />

Muria è solo una delle stirpi nobili<br />

i cui stemmi fregiano i portali degli<br />

antichi palazzi della vicina Tramutola,<br />

raggiungibile deviando dalla<br />

SS598 sulla SS276. Le sue strettissime<br />

e suggestive strade di selciato<br />

in pietra sono da percorrere con<br />

calma, fermandosi magari a gustare<br />

la scarcedda, tipica pizza rustica<br />

locale. Gli abitanti della valle spesso<br />

chiamano ancora il borgo con il<br />

nome di Napulicchio, a ricordo del<br />

modo di vestire antico che si ispirava<br />

ai modelli napoletani. Ma altre<br />

sorprese ci aspettano. La Lucania è<br />

terra di antiche tradizioni religiose<br />

peppinopasquariello@tiscali.it<br />

www.comune.marsiconuovo.it<br />

Marsicovetere (m 800)<br />

Pro Loco<br />

Via Roma 72<br />

Tel. 0975.352203<br />

pro-locovilladagri@hotmail.it<br />

www.comunemarsicovetere.it<br />

Moliterno (m 880)<br />

Pro Loco<br />

Piazza Vittorio Veneto 1<br />

Tel. 0975.668511<br />

comunemoliterno@rete.basilicata.it<br />

www.comune.moliterno.pz.it<br />

Montemurro (m 723)<br />

Pro Loco - Via San Salvatore 1<br />

Tel. 0971.753554<br />

che rivivono in importanti celebrazioni.<br />

È il caso della Madonna Nera,<br />

che Papa Paolo VI proclamò<br />

Patrona e Regina delle genti lucane.<br />

Il borgo simbolo della Madonna<br />

Nera è Viggiano, che raggiungiamo<br />

a partire dalla SS598 e prendendo<br />

questa volta la SP11. Il paese<br />

custodisce la scultura della madre<br />

di Gesù nella Chiesa di Santa<br />

Maria del Deposito, divenuta nel<br />

1965 Basilica Minore Pontificia.<br />

L’edificio ospita tele del pittore locale<br />

Michele Lanziani e altre della<br />

scuola napoletana, oltre a sculture<br />

lignee e altari in stile barocco.<br />

Ogni anno, la prima domenica di<br />

maggio, i fedeli sono protagonisti<br />

di un’emozionante celebrazione<br />

religiosa portando in processione<br />

la Madonna Nera al Santuario del<br />

Sacro Monte distante 12 chilometri.<br />

Sempre Viggiano custodisce<br />

l’antica tradizione della lavorazione<br />

del legno, in particolare di strumenti<br />

musicali come l’arpa, tanto<br />

che Giovanni Pascoli – che qui fu<br />

commissario d’esame nel 1884 –<br />

definì il paese l’Antissa della Lucania.<br />

Il più celebre costruttore di<br />

questi strumenti fu Vincenzo Bellizia<br />

e qui nacquero musicisti che<br />

diffusero la musica folklorica luca-<br />

utc.solimando@tiscali.it<br />

Paterno (m 630)<br />

Pro Loco<br />

Via Albino Pierro 3<br />

Tel. 0975.3403200<br />

prolocopaterno@libero.it<br />

www.comune.paterno.pz.it<br />

San Chirico Raparo (m 700)<br />

Piazza Roma 1<br />

Tel. 0973.631003<br />

bibliomag@tiscalinet.it<br />

www.comune.sanchiricoraparo.pz.it<br />

San Martino d’Agri (m 666)<br />

Via Mercato 43<br />

na e napoletana nel mondo, soprattutto<br />

nelle Americhe. Ancora<br />

più antica è la storia delle comunità<br />

monastiche di rito greco che si<br />

insediarono in epoca longobarda<br />

e bizantina, fondando i monasteri<br />

di Santa Maria La Preta e di<br />

Theotokos di Atzopan. Gli amanti<br />

della buona tavola, ma anche<br />

dell’arte e della storia, non potranno<br />

rinunciare a visitare Vigne<br />

che, ogni prima domenica di ottobre<br />

propone la sua Sagra dell’Uva.<br />

Per chi invece vuol godere di uno<br />

straordinario panorama, è d’obbligo<br />

una visita, pochi chilometri<br />

oltre, a Grumento Nova, da dove<br />

si domina l’intera Valle dell’Agri.<br />

Pur colpito dal terremoto nel<br />

1857, il borgo conserva ancora le<br />

rovine del Castello dei Sanseverino<br />

(XI secolo) e la settecentesca<br />

porta di San Francesco. Ma<br />

l’aspetto più interessante della cittadina<br />

è il suo legame con l’antichissima<br />

Grumentum, che data al<br />

Tel. 0973.834020<br />

comunesanmartino@rete.basilicat<br />

a.it<br />

Sarconi (m 636)<br />

Pro Loco<br />

Via Arciprete Miraglia 66<br />

Tel. 0975.66362<br />

sarconiproloco@tiscali.it<br />

www.prolocosarconi.it<br />

Satriano di Lucania (m 636)<br />

Pro Loco<br />

Via San Martino 15<br />

Tel. 0975.383121<br />

rocchina.sangiacomo@rete.basilic<br />

ata.it<br />

www.comune.satriano.pz.it<br />

Spinoso (m 645)<br />

III secolo a.C, antica e fiorente<br />

città che resistette addirittura all’assalto<br />

di Annibale. Le vestigia di<br />

quei fasti sono ancora presenti nel<br />

parco archeologico – a 5 chilometri<br />

dal centro – con l’anfiteatro, la<br />

domus con i mosaici, le terme imperiali,<br />

il decumano e i resti della<br />

diocesi vescovile fondata nel 370<br />

d.C. da Papa Damaso. Un quadro<br />

completo del sito si può avere al<br />

Museo Nazionale dell’Alta Val<br />

d’Agri, proprio a margine degli<br />

scavi. Da visitare anche, alla confluenza<br />

dei fiumi Agra e Sciaura,<br />

la piccola Chiesa di San Laverio, a<br />

ricordo del primo martire lucano<br />

decapitato qui nel 312 d.C.<br />

Continuando lungo la stessa strada<br />

verso Sud incontriamo Sarconi,<br />

dove la tradizione agricola, im-<br />

Pro Loco<br />

Largo San Nicola 4<br />

Tel. 0971.954717<br />

proloco.spinoso@email.it<br />

www.comune.spinoso.pz.it<br />

Tramutola (m 650)<br />

Pro Loco<br />

Corso Casa Municipale<br />

Tel. 0975.353212<br />

posta@comunetramutola.it<br />

www.comune.tramutola.pz.it<br />

Viggiano (m 1023)<br />

Pro Loco<br />

Via Regina Elena 15<br />

Tel. 0975.61647<br />

pro-loco.viggiano@tiscali.it<br />

www.comuneviggiano.it informazioni<br />

92 APPENNINO LUCANO APPENNINO LUCANO 93


prescindibile per comprendere la<br />

civiltà e la tradizione lucana, trova<br />

un punto di riferimento importante.<br />

Qui infatti il Museo della<br />

Civiltà Contadina offre una mostra<br />

permanente di utensili, vasellame,<br />

vestiario, documenti e scorci<br />

di vita rurale. Il paese è inoltre<br />

patria di una gustosa varietà di fagiolo,<br />

che dal borgo prende il nome.<br />

Ogni anno il fagiolo di Sarconi<br />

viene celebrato con un’apposita<br />

sagra il 18 e il 19 di agosto, in un<br />

tripudio di profumi e sapori. Annotazione<br />

storica: gran parte dell’ammodernamento<br />

del borgo si<br />

deve al contributo di molti sarconesi<br />

emigrati nelle Americhe a<br />

partire dalla fine del secolo scorso,<br />

che non hanno mai dimenticato la<br />

loro origine.<br />

Palazzi e loggette ornano invece il<br />

centro storico della vicina Moliterno,<br />

dove fa mostra di sé il castello<br />

di origine normanna, costruito<br />

intorno alla torre merlata<br />

longobarda, simbolo del paese e<br />

dichiarato monumento d’interesse<br />

nazionale. Non solo monumenti,<br />

però: il paese dà il suo nome ad un<br />

pregiatissimo formaggio, il canestrato,<br />

un pecorino di notevole<br />

qualità celebrato in agosto con<br />

una sagra e una mostra mercato.<br />

Ritornati lungo la SS598 incontriamo<br />

le acque tranquille del Lago<br />

del Pertusillo, costeggiato dalla<br />

statale.<br />

Non lontano da qui, una breve deviazione<br />

a nord ci porta a Montemurro,<br />

abitato già in epoca preromana,<br />

ricco di straordinari affreschi<br />

conservati nel convento francescano.<br />

Il paese è patria del poeta-<br />

94 APPENNINO LUCANO<br />

ingegnere Leonardo Sinisgalli che<br />

fu membro del gruppo “I Poeti<br />

dello Specchio” assieme a Quasimodo,<br />

Ungaretti e Montale. Nel<br />

territorio del paese si produce una<br />

pregiata varietà di olio consacrato<br />

nella sagra annuale in agosto con<br />

abbondanza di bruschette e l’immancabile<br />

zuppa di fagioli con<br />

freselle.<br />

Subito a Sud del lago incontriamo<br />

i ricchi palazzi ornati da portali in<br />

pietra con le facciate in bugnato<br />

del centro storico di Spinoso. Il<br />

borgo è famoso per la tradizione<br />

della musica popolare. Già dai primi<br />

dell’ottocento la scuola fondata<br />

da Francesco Antonio Casale<br />

attirò qui molti allievi, dando vita<br />

ai famosi “Canti Popolari del<br />

1800”. Ma anche la gastronomia<br />

non è da meno: la tradizione semplice<br />

della cucina locale ha dato vita<br />

a piatti come la Rappasciola, i<br />

Strazzat cu l’alic’ e molti altri che<br />

si possono apprezzare alla sagra dei<br />

sapori.<br />

L’etimologia della vicina Armento<br />

(da arimiento, “terra da pascolare”),<br />

ricorda l’antico legame del<br />

borgo con il territorio e le sue attività<br />

produttive. La parte più inte-<br />

ressante è il rione Casale, di periodo<br />

romano, dove si trova il Palazzo<br />

del Proconsole Terenzio Lucano<br />

che, al ritorno dalla guerra con<br />

Cartagine, venne a vivere qui e affrancò<br />

uno schiavo che prese il<br />

suo nome: si trattava di Terenzio,<br />

destinato a divenire uno dei massimi<br />

poeti latini.<br />

Ancora vicoli stretti e case addossate<br />

a Gallicchio, raggiungibile<br />

seguendo la SS92, altro prezioso<br />

borgo senza tempo, così come la<br />

sagra dei sapori perduti che si tiene<br />

ogni anno in agosto. Ritornando<br />

sulla SS598 e piegando verso<br />

Sud in prossimità di Masseria<br />

Sant’Angiolo raggiungiamo San<br />

Martino d’Agri, originata, come<br />

gran parte dei paesi circostanti,<br />

dalla distruzione dell’antica Grumentum.<br />

Anche qui il centro storico<br />

si articola in tante piccole<br />

stradine sulle quali si affacciano<br />

casette in pietra e palazzi nobiliari<br />

arricchiti da loggette e portali decorati.<br />

Ripide scalinate consentono<br />

di accedere al livello superiore<br />

del borgo. La cinquecentesca<br />

Chiesa di San Francesco è il più<br />

importante edificio monumentale:<br />

custodisce il seicentesco affre-<br />

sco della Crocifissione con la città<br />

di Gerusalemme di Giovanni De<br />

Gregorio, detto il Pietrafesa e una<br />

statua lignea della Madonna della<br />

Rupe, realizzata nel XVII secolo su<br />

copia dell’antica Madonna lignea<br />

d’origine bizantina. Immancabile<br />

da qui una gita al Santuario della<br />

Madonna della Rupe, sul Monte<br />

Raparello, una costruzione in pietra<br />

dove viene venerata per alcuni<br />

mesi dell’anno la statua della Vergine.<br />

Da non perdere in agosto la<br />

Sagra “Maccaruni u’firriciedd”,<br />

piatto tipico della tradizione contadina<br />

e il 19 agosto la Festa solenne<br />

della Madonna la cui statua fa<br />

ritorno al paese. Proseguendo verso<br />

Sud seguiamo le indicazioni per<br />

San Chirico Raparo. Adagiato su<br />

uno sperone roccioso nella Valle<br />

del Racanello, il paese è un’altra<br />

gemma poco conosciuta. Nell’unico<br />

frantoio rimasto si può acquistare<br />

un olio raro, pregiato e<br />

antico. La patrona del paese è Santa<br />

Siforosa, festeggiata ogni anno<br />

intorno alla metà di luglio con dovizia<br />

di paste tipiche fatte in casa.<br />

Visitiamo poi Castelsaraceno,<br />

dalla curiosa origine: popolata e<br />

fondata inizialmente dai monaci<br />

basiliani inviati dal re normanno<br />

Ruggero, si trasformò, da piccolo<br />

borgo contadino, in importante e<br />

ricco centro di commerci. Interessante<br />

il Palazzo dei San Severino<br />

del 1510 e i resti di un antico mulino<br />

nella vicina Mancusi.<br />

Giungiamo infine a Carbone, dove<br />

pure si riconosce un’antica fondazione<br />

religiosa, essendo stato anch’esso<br />

un grande centro monastico.<br />

L’antico monastero non esiste<br />

più, ma alcuni oggetti che gli appartenevano<br />

sono stati recuperati e<br />

custoditi nella cinquecentesca<br />

Chiesa Madre. Il paese è un vero<br />

borgo di pietra, che ben rappresenta<br />

i piccoli centri di montagna,<br />

anche se non mancano i palazzi<br />

nobiliari che punteggiano tutti i<br />

borghi di questa parte di Lucania.<br />

Interessante notare come Carbone<br />

appartenga contemporaneamente<br />

al territorio del Parco del Pollino e<br />

a quello dell’Appennino Lucano,<br />

nell’ambito di un antico crocevia<br />

di culture, tradizioni, scambi.<br />

APPENNINO LUCANO<br />

95


informazioni<br />

itinerario turistico nr4<br />

Il Lagonegrese e la Valle del Noce:<br />

tra Lucania, Calabria e Campania<br />

Nell’ultima parte del nostro viaggio<br />

esploriamo l’interessante Valle<br />

del Noce, dove natura, tradizione<br />

e patrimonio artistico s’incontrano<br />

in una suggestiva sintesi.<br />

Partiamo da Lagonegro, agevolmente<br />

raggiungibile dalla corrispondente<br />

uscita dell’autostrada<br />

A3. Il borgo è da tempo immemorabile<br />

centro di relazioni e<br />

scambi con la Campania e con la<br />

Calabria. Immerso nella natura,<br />

protetto dalle vette del Sirino, ha<br />

un bel centro storico con piccole<br />

vie dirette a una gradinata che<br />

raggiunge i resti del palazzo feudale.<br />

Il vero centro della città è però<br />

la Piazza Grande, luogo di ri-<br />

NOTIZIE UTILI (4° itinerario)<br />

Lagonegro (m 666)<br />

Via Tribunale 5<br />

Tel. 0973.41330<br />

dr.fontana@comune.lagonegro.pz.it<br />

www.comune.lagonegro.pz.it<br />

Lauria (m 450)<br />

Pro Loco<br />

Via Ammiraglio Ruggiero 23<br />

Cell. 339.6914747<br />

giuseppereale@tiscali.it<br />

www.comune.lauria.pz.it<br />

Nemoli (m 670)<br />

Piazza Umberto I<br />

96 APPENNINO LUCANO<br />

trovo dei lagonegresi, che tutti qui<br />

chiamano “il piano” su cui si affaccia<br />

la Chiesa della S.S. Trinità.<br />

Proseguendo sulla SP26 raggiungiamo<br />

Lauria, centro amministrativo<br />

ed economico della valle<br />

in epoca medievale. Il borgo conserva<br />

i due rioni, quello inferiore e<br />

quello superiore, divisi da ben<br />

150 metri di dislivello percorsi da<br />

belle stradine.<br />

Seguendo le indicazioni arriviamo<br />

a Nemoli, a mezza costa sul<br />

Massiccio del Sirino, il paese più<br />

piccolo della valle. Il territorio è di<br />

grande interesse naturalistico, disegnato<br />

dal Fiume Noce, dai torrenti<br />

Torbido, Pulcino e Vallone e<br />

dal Canale Caruso. Il centro, oltre<br />

al Palazzo Filizzoli, offre una successione<br />

di archi a tutto sesto che<br />

conferiscono agilità alla struttura<br />

architettonica.<br />

<strong>Natura</strong>, ambiente incontaminato<br />

e antiche tradizioni, caratteristiche<br />

della Valle del Noce sono tutte<br />

presenti a Rivello, nel cuore<br />

della valle, lungo la SS585. La<br />

struttura urbanistica medievale è<br />

assolutamente originale: il paese si<br />

Tel. 0973.40001<br />

comune.nemoli@rete.basilicata.it<br />

www.comune.nemoli.pz.it<br />

Rivello (m 420)<br />

Viale Monastero 48<br />

Tel. 0973.46190<br />

info@comune.rivello.pz.it<br />

www.comune.rivello.pz.it<br />

COME ARRIVARE<br />

I punti di partenza degli itinerari<br />

sono facilmente raggiungibili<br />

secondo le indicazioni date sopra a<br />

partire da Potenza, dove si giunge<br />

estende sui colli Motta, Serra e<br />

Poggio. I tre nuclei urbanistici sono<br />

collegati da strette stradine e<br />

viuzze che salgono e scendono dai<br />

colli, lungo le quali è davvero piacevole<br />

passeggiare e sostare ad ammirare<br />

le antiche case in pietra, gli<br />

archi elevati, le ringhiere in ferro<br />

battuto, le logge e i portali che si<br />

affacciano lungo il percorso fino a<br />

raggiungere Piazza Umberto I, un<br />

vero balcone sulla Valle del Noce.<br />

Da non perdere una gita alla frazione<br />

di San Costantino, ultima<br />

propaggine lucana sulla Campania,<br />

immersa nel fitto bosco Vascelli<br />

e con panorama sul Golfo di<br />

Sapri. La vicina località Nizzola<br />

offre invece la magia fiabesca delle<br />

sorgenti che sgorgano tra i secolari<br />

boschi di castagni.<br />

come indicato di seguito. In auto.<br />

Dal versante tirrenico: percorrendo<br />

l’autostrada A3 Salerno-Reggio<br />

Calabria imboccare allo svincolo<br />

Sicignano-raccordo autostradale<br />

“Basentana” SS407, uscita di Tito.<br />

Dal versante adriatico: percorrendo<br />

la A14 Bologna-Taranto "Autostrada<br />

adriatica" fino al casello di Foggia,<br />

deviare in direzione Candela (dove si<br />

incrocia anche la A16 Napoli-Bari) e<br />

proseguire per Melfi e Potenza. Da<br />

qui percorrere la “Basentana” fino<br />

all'uscita di Tito.

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