Corriere 41/18

8 Lunedì 12 novembre 2018
>> cronaca
L’ipnotista accusato di violenze
ha chiesto il rito abbreviato
IN TRIBUNALE
Così se condannato
avrebbe lo “sconto”
Accusato da 4 donne,
la difesa vuole perizia
«Potevano reagire»
Si deciderà probabilmente il
4 dicembre se a Marco Vito
Surdo sarà concesso il rito abbreviato,
processo che in caso
di condanna gli consentirebbe
di ottenere lo “sconto” di un
terzo della pena. Il ricorso a
questa alternativa è stato proposto
la settimana scorsa, in
udienza preliminare ad Asti,
dall’avvocato Roberto Ponzio.
L’accusato, 56 anni, è un medico
che visitava ad Alba e in
alcuni paesi del circondario e la
vicenda per cui è alla sbarra ha
suscitato le attenzioni anche
dei media nazionali: si tratta di
violenza sessuale su pazienti.
Quattro le donne che hanno denunciato.
Tre mercoledì in Tribunale
ad Asti hanno annunciato
di volersi costituire parte
civile tramite i loro legali; Paola
Coppa, Silvia Calzolaro e
Stefano Tizzani.
Il procedimento penale è stato
aggiornato all’inizio del mese
prossimo. La difesa dell’imputato
sostiene che anche sotto
ipnosi, condizione in cui si trovava
la presunta vittima che ha
raccontato ai carabinieri di aver
subìto atti sessuali contro la sua
volontà, si resterebbe vigili e in
grado di respingere simili comportamenti.
Intende dimostrarlo
attraverso una perizia specialistica.
Vedremo cosa disporrà
il giudice. Le altre accuse
parlano di toccamenti inappropriati
nelle parti intime che
sarebbero avvenuti durante
normali visite in studio.
Le indagini dei carabinieri coordinate
dalla Procura durarono
circa 2 anni. Lo scorso febbraio
Surdo venne arrestato e
messo ai domiciliari fino a
maggio, quando l’Ordine dei
medici di Trapani, di dove
l’uomo è originario, aveva revocato
l’ordine di sospensione
dalla professione.
Marco Vito Surdo. Medico, gli è stata revocata la sospensione professionale
Evasione ed estorsione: tornano liberi
i titolari del laboratorio Affilatura Albese
IL CASO
Per l’accusa hanno
sottratto milioni e
minacciato dipendente
sione fiscale ed estorsione. Si
tratta dei titolari dell’Affilatura
Albese, laboratorio di manutenzione
di lame industriali con sede
in corso Bra. L’uomo dalla
settimana scorsa è libero; la
donna, sua ex moglie, soggetta
all’obbligo di firma. Per entrambi
dovrebbe proseguire il
21 dicembre, a Cuneo, il processo
con rito abbreviato ottenuto
dalla difesa: in caso di condanna
beneficeranno di “sconto”
di un terzo della pena.
Secondo l’accusa, per la quale
la coppia è stata arrestata, tra il
2012 e il 2016 avrebbero nascosto
al fisco 3.2 milioni di euro
di fatturato e sottratto 1.2 milioni
d’imponibile. La Guardia
Sono stati revocati gli arresti
domiciliari per M. B., 48 anni,
e L. R., 49, accusati di evadi
Finanza ha spiegato il meccanismo:
i documenti contabili
dell’Affilatura riportavano cifre
più basse rispetto alle “copie”
consegnate ai clienti. Per quanto
attiene all’estorsione, invece,
avrebbero imposto a un dipendente,
minacciandolo di licenziamento,
di intestarsi una società
su cui accollare tutte le
pendenze con l’erario, per «sottrarsi
da ogni responsabilità penale
e amministrativa». M. B. e
L. R. sono patrocinati dall’avvocato
Roberto Ponzio.
PER STRADA A BRA
MALMENA LA MOGLIE INCINTA
E’ accaduto per strada a Bra: una donna incinta quasi buttata
giù da un’auto e poi strattonata per i capelli, passanti che
provano a difenderla e vengono maltrattati anche loro. Sono
quindi intervenuti i carabinieri per arrestare un 40enne, muratore,
immigrato albanese residente nel Roero, con precedenti
di polizia e in stato d’alterazione psicofisica. Ma ha rifiutato di
sottoporsi all’etilometro. Gli è stata ritirata la patente e sequestrata
la vettura. Sarà processato per resistenza a pubblico ufficiale
e furto: si sarebbe infatti appropriato dell’anello di una
delle passanti che avevano soccorso sua moglie.
Cardona
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