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Med Vox N. 4 - Novembre 2018

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nline<br />

<strong>Med</strong> <strong>Vox</strong><br />

La <strong>Med</strong>icina è un’arte<br />

che esercitiamo<br />

in attesa di scoprirla.<br />

Émile Deschamps (1791-1871)<br />

SCUOLA DI MEDICINA DELL’UNIVERSITÀ DI CATANIA<br />

Le rubriche di <strong>Med</strong> <strong>Vox</strong>!<br />

>> pillole di salute<br />

con La frittura: una tecnica culinaria<br />

che può celare non poche insidie<br />

di Orazio Gaspare Borzì<br />

La voce degli studenti della<br />

N. 4 - <strong>Novembre</strong> <strong>2018</strong><br />

>> voci della scienza<br />

con Triune Brain: la metafora dei<br />

“tre cervelli ”<br />

di Mattia Di Stefano<br />

PRIMA DI STUDIARE ANATOMIA<br />

>> 12<br />

La vita segreta della mente<br />

Come un perfetto manager, il nostro cervello, insieme alle altre porzioni dell'encefalo<br />

e al midollo spinale, gestisce con straordinaria efficienza ogni aspetto della sfera motoria,<br />

psichica ed emotiva. Già Ippocrate aveva intuito la complessità dei nostri centri<br />

encefalici superiori; ciò nonostante ancora oggi ci sono numerose incognite su cui<br />

il mondo della scienza deve portare la luce della conoscenza. È una sfida ambiziosa:<br />

qualsiasi tentativo di svelare i meccanismi della mente sfida l’intera rete delle conoscenze<br />

umane e ci pone di fronte al misterioso specchio di ciò che siamo.<br />

di Mattia Di Stefano<br />

>> 2<br />

DURANTE LO STUDIO DELL'ANATOMIA<br />

DOPO L'ESAME DI ANATOMIA<br />

Anteprime e didascalie a cura di Mattia Di Stefano<br />

MATTEO FALZONE<br />

Le nuove frontiere per la lotta al cancro – Nobel <strong>2018</strong><br />

“Per le loro scoperte nel campo delle terapie<br />

contro il cancro tramite inibizione della regolazione<br />

negativa del sistema immunitario”. Con<br />

queste motivazioni viene conferito a James P. Allison<br />

e Tasuku Honjo il Premio Nobel per la <strong>Med</strong>icina<br />

e la Fisiologia. I due ricercatori hanno scoperto<br />

come stimolare il sistema immunitario ad<br />

attaccare le cellule tumorali e renderlo in grado<br />

di sconfiggere il cancro. Un meccanismo di terapia<br />

assolutamente inedito nella lotta a un tipo di<br />

malattia che miete ogni anno milioni di persone<br />

e che costituisce una delle più gravi minacce alla<br />

salute dell’umanità.<br />

di Nicola Ferrara<br />

“Bersaglio” di una zecca – La malattia di Lyme<br />

>> 8<br />

La malattia di Lyme è un'infezione trasmessa<br />

dalle zecche e causata dalla spirochete Borrelia<br />

burgdorferi. I sintomi precoci comprendono rash<br />

cutaneo eritematoso migrante, che può essere<br />

seguito dopo settimane o mesi da alterazioni<br />

neurologiche, cardiache o articolari. La terapia<br />

prevede l'utilizzo di antibiotici come doxiciclina o<br />

ceftriaxone.<br />

di Matteo Falzone<br />

>> 13


<strong>Med</strong> <strong>Vox</strong><br />

La voce degli studenti della<br />

SCUOLA DI MEDICINA<br />

DELL’UNIVERSITÀ DI CATANIA<br />

il direttivo ti da il benvenuto!<br />

Caro lettore,<br />

siamo orgogliosi di presentarti il nuovo numero di <strong>Med</strong> <strong>Vox</strong>, lo spazio dedicato alla voce degli studenti della Scuola<br />

di <strong>Med</strong>icina UniCT!<br />

Quest'anno per molti di voi inizia una nuova avventura, per altri, invece, riprende la solita routine: study, eat, sleep,<br />

reapeat!<br />

Ergo, è arrivato il momento di dire addio al mare, ai tramonti mozzafiato, alle calde notti d'estate e al sacro fancazzismo,<br />

per immergerti in questa nuova avventura in cui non mancheranno sorprese, ma niente paura… le arterie sono<br />

rosse, le vene sono blu, prima di entrare in facoltà eri normale anche tu.<br />

Per rendere più divertenti le vostre giornate sui libri abbiamo voluto arricchire il giornale con delle rubriche tematiche<br />

e delle parole crociate che metteranno alla prova le vostre conoscenze mediche!<br />

Cos'altro? Ovviamente la cosa più importante: articoli nuovi di zecca redatti da studenti che con passione e senza impegno<br />

si sono dilettati ad improvvisarsi redattori e a regalarti nuove conoscenze e spunti; se anche a tu hai il piacere<br />

di sviluppare un argomento che ti appassiona particolarmente o se trascorri gli avanzi del tuo tempo libero - che d'ora<br />

in avanti sarà molto esiguo - abozzando vignette legate alla medicina da vero studente con la vokazione, allora <strong>Med</strong> <strong>Vox</strong><br />

è l'opportunità giusta per dare libero sfogo alle tue inclinazioni giornalistiche e artistiche. Non temere se le tue competenze<br />

linguistiche sono pessime e alle elementari i tuoi temi raggiungevano uno stentato distinto+: nessuno di noi<br />

è uno scrittore o un membro dell’Accademia della Crusca. Accettiamo chiunque, purché con passione ed entusiasmo,<br />

desideri farsi sentire ed essere parte di questo ambizioso progetto. Ti invitiamo quindi a contattarci per collaborare<br />

alla creazione dei prossimi numeri.<br />

Dulcis in fundo, vi auguriamo una buona lettura e un piacevole inizio di anno accademico.<br />

Il Direttivo<br />

Graziano<br />

Zappalà<br />

Direttore responsabile<br />

Mattia<br />

Di Stefano<br />

Direttore artistico &<br />

Coordinatore dell'edizione<br />

Virginia<br />

Avenia<br />

Caporedattore<br />

Nicola<br />

Ferrara<br />

Caporedattore<br />

Matteo<br />

Falzone<br />

Illustratore & Grafico<br />

MEDICO<br />

ODONTOIATRA<br />

MEDICINA &<br />

CHIRURGIA<br />

ODONTOIATRIA &<br />

PROTESI DENTARIA<br />

ODONTOIATRIA &<br />

PROTESI DENTARIA<br />

IV ANNO<br />

MEDICINA &<br />

CHIRURGIA<br />

V ANNO<br />

II ANNO<br />

IV ANNO<br />

Patrocinato dalla<br />

Fondazione dell'Ordine<br />

dei <strong>Med</strong>ici Chiurghi<br />

e degli Odontoiatri<br />

della Provincia di<br />

Catania<br />

1 <strong>Med</strong><strong>Vox</strong> - <strong>Novembre</strong> <strong>2018</strong> - N° 4 Il saluto del Direttivo


LA VITA SEGRETA DELLA MENTE<br />

n chilo e mezzo di confusa sostanza grigio-rosa, umida ed elastica<br />

Ual tatto, racchiusa all’interno di una cavità oscura e tiepida. Detto<br />

così non sembrerebbe nulla di entusiasmante, eppure il nostro cervello<br />

è senza dubbio l’organo più complesso e affascinante di cui siamo dotati.<br />

Esso è costituito da due popolazioni cellulari, le cellule nervose o neuroni,<br />

responsabili dell’attività cerebrale, che perpetuano attraverso dei<br />

segnali di natura elettrochimica, e le cellule gliali, le quali costituiscono<br />

un tessuto denominato nevroglia o neuroglia, deputato al sostegno trofico<br />

e strutturale dei neuroni. Queste due famiglie cellulari si dispongono<br />

a formare una vera e propria giungla cerebrale, ammassi di fibre aggrovigliate<br />

che si agitano, ondeggiando come alghe mosse dalle correnti.<br />

Il cervello è comodamente adagiato su di una culla ossea, costituita dalle<br />

fosse endocraniche, avvolto da tre membrane (dall’interno verso l’esterno:<br />

pia madre, aracnoide madre e dura madre) e protetto da un liquido<br />

ammortizzatore presente nello spazio subaracnoideo, il liquor cefalorachidiano,<br />

che attutisce colpi, urti e bruschi scuotimenti.<br />

È straordinario pensare come il cervello (telencefalo) risulti essere la centrale<br />

che presiede alla più complessa rete di comunicazione mai escogitata,<br />

il sistema nervoso; l’attività cerebrale, difatti, è il risultato degli<br />

Rappresentazione di una cellula nervosa. Ogni neurone è dotato<br />

di un corpo cellulare, il pirenoforo, ove risiedono il nucleo e gli altri<br />

organuli citoplasmatici e da cui prendono origine numerosi prolungamenti,<br />

i neuriti. Questi sono rappresentati da numerosi dendriti, che si<br />

diramano a formare una chioma d'albero responsabile della ricezione<br />

dei segnali provenienti dai neuroni afferenti e del loro indirizzamento<br />

in direzione centripeta (verso il pirenoforo); da un singolo assone, che<br />

avvolto dagli strati della guaina mielinica, conduce invece il segnale in<br />

direzione centrifuga (verso le altre cellule nervose) con una velocità di<br />

trasmission di 120 m/s, ovvero 432 km/h.<br />

“sforzi” combinati e finemente coordinati di miliardi di cellule nervose.<br />

Il suo funzionamento può essere suddiviso in tre fasi: ricevere stimoli;<br />

valutare questi ultimi in relazione agli avvenimenti in corso o a piani<br />

futuri; fornire una risposta adeguata che viene inviata alla periferia. Gli<br />

stimoli pervengono al nostro cervello grazie agli organi di senso, delle<br />

autentiche sentinelle costantemente in contatto con il mondo esterno,<br />

dislocate in punti strategici di tutto il nostro corpo. In relazione agli stimoli<br />

vengono prodotti delle risposte di natura elettrica veicolate grazie<br />

ad un potenziale elettrico di un decimo di volt – circa un ventesimo di<br />

quella di una lampadina a pila. Il flusso di corrente elettrica è generato<br />

da due cationi, il sodio (Na + ) e il potassio (K + ), immersi in un liquido<br />

composto principalmente da acqua, i quali stimolano la depolarizzazione<br />

(inversione del potenziale di membrana) del tessuto nervoso. Grazie alle<br />

sue incredibili capacità, il cervello è in grado di stabilire in una frazione<br />

di secondo migliaia di circuiti elettrici di risonanza, paragonabili a<br />

delle centrali telefoniche che funzionano a pieno regime, trasmettendo<br />

e ricevendo informazioni e attraverso cui ogni nostra esperienza viene<br />

registrata e conservata. Le informazioni in essi contenuti possono essere<br />

riunite dal cervello in un unico grande circuito al fine di formulare<br />

un pensiero e prendere una decisione. Da qui si evince come il cervello<br />

La vita segreta della mente – di Mattia Di Stefano<br />

sia intimamente connesso con tutte le nostre funzioni vitali: domina il<br />

nostro corpo, lo tiene in vita, invia ordini, riceve messaggi, osserva e impara,<br />

sempre. Più s’impara, più si arricchisce la riserva di informazioni e<br />

ricordi a cui è possibile attingere, più i circuiti elettrici si combinano fra<br />

loro a formarne altri più estesi. Benché i circuiti cerebrali siano meno<br />

attivi durante il sonno, il cervello non smette di assolvere a tutte le funzioni<br />

biologiche e resta costantemente in ascolto, seppur con vigilanza<br />

ridotta. La relazione continua ed incessante, intrattenuta dal cervello e<br />

dal resto dell'encefalo con il nostro corpo è frutto della liberazione, in<br />

seguito a stimoli di natura elettrica, di una serie di sostanze chimiche<br />

- neurotrasmettitori, interleuchine, interferoni, ormoni e neuropeptidi<br />

- e della loro interazione con i recettori cellulari.<br />

Il processo di costruzione dell’architettura cerebrale inizia durante la<br />

vita embrio-fetale e si completa nei primi due anni di vita, in stretta<br />

correlazione con l’ambiente circostante. Man mano che il cervello matura,<br />

le fibre nervose vengono rivestite di una sostanza lipidica prodotta<br />

da alcune cellule gliali, la mielina, responsabile dell’isolamento della fibra<br />

al fine di consentire propagazione dell’impulso nervoso più rapida<br />

e unidirezionale attraverso di essa – la cosiddetta conduzione saltatoria.<br />

Un neonato è ancora privo quasi del tutto di mielina, ragion per cui i ricordi<br />

che possediamo sono generalmente successivi ai 2-3 anni di età. In<br />

relazione a questo processo si sviluppa anche la capacità dell’individuo<br />

di reagire alle tensioni senza riflettere sul corpo lo stato di sofferenza<br />

emotiva e dunque senza somatizzarle. Se si ripercorrono le tappe della<br />

comparsa della vita sulla Terra è intuibile comprendere che le strutture<br />

cerebrali siano il prodotto di un lungo processo evolutivo, durante il<br />

quale sono state selezionate per fornire i migliori adattamenti all’ambiente<br />

esterno. Paul D. MacLean (1913-2007), medico e neuroscienziato<br />

statunitense, ha elaborato, tra il 1970 e il 1990 un modello della struttura<br />

e dell’evoluzione dell’encefalo, descrivendolo come Triune Brain (in<br />

inglese “cervello uno e trino”). La teoria è presentata all’interno della<br />

nostra rubrica voci della scieza a pag. 12.<br />

Nel corso della nostra esistenza il cervello si distende, ma finché è in<br />

vita non trova riposo. È noto che il cervello dà vita a nuovi neuroni e<br />

a nuove connessioni interneuronali fino all’età di 70 anni e oltre, purché<br />

sia tenuto sempre attivo e stimolato. Il cervello in attività infatti, si<br />

mantiene giovane, efficiente e la persona risulta in grado di mantenere<br />

il legame con la collettività. Queste asserzioni trovano fondamento nella<br />

scoperta della rigenerazione dei neuroni ad opera di due neurobiologi<br />

della Princeton University, Elizabeth Gould e James C. Cross, nel 1999: i<br />

due scienziati scoprirono che un flusso di cellule staminali, cioè ancora<br />

indifferenziate, migra quotidianamente da una zona centrale dell’encefalo,<br />

i ventricoli cerebrali, dirigendosi, con un viaggio che dura alcuni<br />

giorni, verso l’area più esterna del cervello, la corteccia cerebrale; nel<br />

corso di questo viaggio, le cellule acquisiscono le caratteristiche strutturali<br />

dei neuroni maturi, le cui fibre sembrano ricordare la chioma<br />

di un albero; giunti nella corteccia cerebrale, i neuroni creano nuove<br />

connessioni con le cellule nervose preesistenti. Vi sono alcune situazioni<br />

che al contrario possono accelerare l’invecchiamento cerebrale e<br />

favorire la demenza senile che tipicamente si manifesta fra i 50 e i 60<br />

anni, quali l’interruzione di qualsiasi attività a seguito della pensione<br />

o la morte di un coniuge. È intuibile dunque come l’età non sia assolutamente<br />

un ostacolo all’apprendimento. Sono infatti molti gli anziani<br />

che, ritenendo erroneamente di essere troppo vecchi per imparare, si<br />

privano della possibilità di interessanti esperienze intellettuali ed escludono<br />

di specializzarsi in nuovi campi del sapere. Quali sono dunque gli<br />

accorgimenti che si possono adottare per mantenere il cervello vitale?<br />

Cambiare spesso abitudini, facendo compiere al cervello azioni cui non<br />

è abituato; sbarazzarsi dei chili di troppo - alcuni scienziati della Los<br />

Angeles University hanno scoperto che il cervello degli uomini e delle<br />

donne sovrappeso invecchia più velocemente; evitare la sedentarietà:<br />

camminare per 30-45 minuti tre volte a settimana aumenta la quanti-<br />

<strong>Med</strong><strong>Vox</strong> - <strong>Novembre</strong> <strong>2018</strong> - N° 4<br />

2


Sezione mediosagittale<br />

dell'encefalo (SNC).<br />

Vi si apprezzano l'emisfero cerebrale<br />

destro, percorso da solchi e da scissure<br />

che lo segmentano in lobi (frontale,<br />

parietali, temporali, occipitale),<br />

numerose formazione anatomiche<br />

di pertinenza nervosa, quali il corpo<br />

calloso, un sistema di fibre nervose<br />

che connette i due emisferi cerebrali<br />

(telencefalo); il talamo (diencefalo),<br />

una struttura ovoidale che interviene<br />

nella selezione, nel controllo e<br />

nell'integrazione di dati provenienti<br />

da diverse aree corticali in relazione<br />

a ogni esperienza acquisita; si osservano<br />

ancora il tronco encefalico<br />

(ponte di Varolio, midollo allungato<br />

o bulbo, mesencefalo) contenente<br />

centri per la regolazione delle funzioni<br />

viscerali, respiratorie e pressorie. La<br />

sezione offre, inoltre, due strutture di<br />

pertinenza del sistema neuro-endocrino:<br />

l'ipotalamo (diencefalo), una<br />

struttura del SNC che costituisce un<br />

importante centro di regolazione di<br />

diverse funzioni della vita vegetativa<br />

e del comportamento e la ghiandola<br />

pineale (o epifisi), deputata alla produzione<br />

della melatonina, un ormone<br />

che influenza i ritmi circadiani.<br />

tà di fattore neurotrofico prodotta dal cervello e di ormoni prodotti dai<br />

muscoli che nutrirebbero il tessuto nervoso; mantenere la pressione<br />

sanguigna bassa - una ricerca pubblicata sulla rivista Neurology ha evidenziato<br />

che chi alti livello di pressione diastolica (minima) è più soggetto<br />

a soffrire di amnesie; evitare di essere multitasking - una ricerca<br />

condotta da alcuni ricercatori della Stratford University ha dimostrato,<br />

mettendo a confronto due gruppi di studenti, che coloro che facevano<br />

un’azione per volta dimostravano di avere più memoria, maggiore capacità<br />

di concentrazione e una più elevata intelligenza sintetica; evitare lo<br />

stress prolungato a cui ci sottopone la vita moderna, poiché ansie e preoccupazioni<br />

solo entro certi limiti aiutano ad arginare qualsiasi forma di<br />

pigrizia mentale. Mantenere vitale il cervello significa anche e soprattutto<br />

non smettere di essere in grado di apprendere nozioni di ogni tipo, che<br />

costituiscono un’abilità. Apprendere un’abilità, come leggere, scrivere,<br />

andare in bicicletta ecc. è un vero e proprio miracolo della natura ed è<br />

possibile grazie alla plasticità cerebrale, ovvero alla capacità del cervello<br />

di modificare la propria struttura. Quando si apprende una nuova cosa,<br />

la “parte cosciente” del cervello elabora gli stimoli esterni, catalogandoli<br />

e collocandoli in una vera e propria rete complessa di istruzioni. Man<br />

mano che queste istruzioni vengono ripetute, sono trasferite nella “parte<br />

inconscia” del nostro cervello e automatizzate. Ma quante informazioni<br />

può immagazzinare il nostro cervello? La risposta è davvero una quantità<br />

cospicua, almeno cinque volte tante informazioni quante sono quelle<br />

contenute in una enciclopedia completa; per intenderci, una capienza di<br />

memoria che può raggiungere i mille Terabyte (TB). Non di rado il cervello<br />

è stato paragonato ad una macchina artificiale. Un parallelismo nato<br />

dal fatto che effettivamente entrami funzionano tramite impulsi elettrici<br />

veicolati attraverso un sistema binario: nel mondo biologico difatti, i due<br />

valori riferibili ai neuroni possono essere “acceso” o “spento”, proprio<br />

come i valori 0 e 1 nel mondo informatico; inoltre secondo uno studio<br />

condotto da un'equipe di ricercatori del Mind Brain Behavior Institute,<br />

alla Columbia University e pubblicato sulla rivista Neuron, i neuroni del<br />

cervello delle scimmie, quando queste devono prendere semplici decisioni,<br />

userebbero algoritmi simili a quelli usati dallo scienziato britannico<br />

Alan M. Turing (1912-1954) per decodificare il codice segreto Enigma,<br />

usato dall'esercito tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale. Ma i<br />

computer sono ben lontani dall’emulare il cervello umano: infatti, sebbene<br />

in teoria gli impulsi elettrici di un personal computer viaggino a quasi<br />

300.000 km/s contro i 120.000 km/s dei neuroni, escludendo peraltro<br />

malattie o emozioni che potrebbero rallentarli, il cervello compensa la<br />

sua lentezza, spacchettando i compiti in più operazioni, ovvero affidando<br />

i compiti a più “processori biologici”, i nostri neuroni. L’efficacia di questo<br />

procedimento è comprovata dal fatto che nel 2013 il supercomputer<br />

K prodotto dalla Fujitsu per l'Istituto di scienze computazionali avanzate<br />

RIKEN a Kōbe in Giappone, con i suoi 88.000 processori, ha impiegato<br />

40 minuti per riprodurre un solo secondo di lavoro di 1,73 miliardi di<br />

neuroni umani. La fisiologia del cervello umano è un meccanismo assolutamente<br />

prodigioso e complesso, e lo comprendiamo intuitivamente<br />

visto che la complessità è difficile da misurare oggettivamente. Ogni anno<br />

vengono condotti numerosi studi che cercano di dare risposta ai misteri<br />

che aleggiano intorno a questo meraviglioso organo che come il più abile<br />

dei direttori d’orchestra guida i nostri movimenti e i nostri pensieri,<br />

custodisce la coscienza, la nostra identità e in qualche modo la nostra<br />

anima. Sir Charles Scott Sherrington (1857-1952), uno dei più illustri<br />

neurofisiologi di tutti i tempi, ha evidenziato che il cervello dell'uomo, in<br />

proporzione al suo peso, è di gran lunga il più sviluppato fra quelli di tutti<br />

gli animali ed ipotizza che la sua evoluzione possa continuare: «si può<br />

supporre che il presente stato del cervello non sia che uno stadio intermedio,<br />

avviato, speriamo, verso qualcosa di diverso e di migliore». Non sappiamo<br />

con precisione, come da queste reti neuronali emerga la mente umana, in<br />

tutte le sue affascinanti sfaccettature e connotazioni, quali capacità sensoriali<br />

– e chissà anche extrasensoriali – l’essere umano possa sviluppare<br />

nel corso della sua evoluzione, né come il funzionamento di queste reti<br />

possa determinare l'insorgere di malattie neurologiche che affliggono<br />

ogni abitante su cinque del nostro pianeta, ma certamente il futuro ha in<br />

serbo per noi nuove e incredibili sorprese. Per adesso è già emozionante<br />

provare ad immaginarle.<br />

Mattia Di Stefano<br />

CdLM in Odontoiatria e Protesi Dentaria - II anno<br />

3 <strong>Med</strong><strong>Vox</strong> - <strong>Novembre</strong> <strong>2018</strong> - N° 4 La vita segreta della mente – di Mattia Di Stefano


IPERTROFIA VENTRICOLARE SINISTRA ED ECG<br />

Derivazioni elettrocardiografiche. Sono riportate le derivazioni<br />

bipolari degli arti: D I<br />

, D II<br />

, D III<br />

; la derivazioni unipolari degli arti: aVR, aVL,<br />

aVF; le derivazioni precordiali: V 1<br />

, V 2<br />

, V 3<br />

, V 4<br />

, V 5<br />

, V 6<br />

.<br />

'ipertrofia ventricolare sinistra è una alterazione patologica<br />

L che si riscontra molto frequentemente in ambito cardiologico.<br />

Essa può essere causata da valvulopatie dell'aorta, da<br />

ipertensione, da scompenso cardiaco e da tutte quelle condizioni<br />

morbose che generano un aumento del carico di lavoro<br />

del cuore. La prima metodica usata per fare diagnosi di ipertrofia<br />

ventricolare è stata l'elettrocardiografia (ECG) inventata da<br />

Willem Einthoven (1860-1927) nel 1893 e dopo più di cent'anni<br />

viene ancora applicata. Inizialmente l'ECG presentava solo 3<br />

derivazioni ma col passare degli anni esse sono diventate dodici:<br />

sei precordiali e sei periferiche.<br />

Prima di affrontare le metodiche di diagnosi effettive, è utile<br />

fare due brevi excursus: uno sull'ECG e uno sulla conduzione<br />

elettrica intraventricolare.<br />

Per quanto attiene all'ECG, ogni sua derivazione esplora una<br />

determinata porzione del miocardio; quest'ultimo a livello didattico<br />

può essere suddiviso in quattro parti: anteriore, sinistro,<br />

destro, inferiore. Il cuore anteriore è esplorato da V 2<br />

e V 3<br />

;<br />

quello sinistro da D I<br />

, aVL, V 5<br />

, V 6<br />

; quello destro da V 1<br />

, V 2<br />

, aVR ed<br />

infine quello inferiore da aVF, D II<br />

, D III<br />

.<br />

A livello ventricolare il potenziale d'azione che depolarizza<br />

il miocardio origina dal nodo seno-atriale e tramite il nodo<br />

atrio-ventricolare raggiunge il setto interventricolare dove viaggia<br />

attraverso il miocardio specifico di conduzione, formato dal<br />

fascio di His e dalle fibre del Purkinje. Queste fibre attraversano<br />

tutto il setto interventricolare dalla base all'apice e risalgono<br />

lungo le pareti laterali dei ventricoli; da queste il potenziale d'azione<br />

si trasmette al miocardio di contrazione che si depolarizza<br />

e si contrae inducendo la sistole ventricolare.<br />

Nell'ipertrofia ventricolare sinistra, sia eccentrica che concentrica,<br />

abbiamo un aumento della massa ventricolare e questo si<br />

traduce in:<br />

(1) AUMENTO DEL TEMPO IMPIEGATO DAL VENTRICOLO<br />

SINISTRO PER DEPOLARIZZARSI – Ne consegue uno slargamento<br />

dal QRS che rappresenta la depolarizzazione dei ventricoli<br />

e che sarà maggiore di 3mm (3 quadrettini piccoli);<br />

(2) DEVIAZIONE DELL'ASSE ELETTRICO CARDIACO VER-<br />

SO SINISTRA – L'asse elettrico è formato dalla somma di tutti i<br />

vettori generati dai singoli potenziali d'azione miocardici; siccome<br />

il ventricolo sinistro ha una massa maggiore avrà anche<br />

un maggior numero di potenziali elettrici ragion per cui l'asse<br />

elettrico è deviato fisiologicamente a sinistra tra D I<br />

e aVF. Nell'ipertrofia<br />

ventricolare a causa dell'ulteriore incremento della<br />

massa ventricolare sinistra, l'asse elettrico si sposta ancora più<br />

a sinistra e si va a localizzare tra D I<br />

e aVL e quindi il QRS anziché<br />

risultare positivo in D I<br />

e aVF, sarà positivo in D I<br />

e aVL e negativo<br />

in aVF;<br />

(3) AUMENTO DEL VOLTAGGIO DEL QRS - È causato all'incremento<br />

dei potenziali che sommandosi generano tale effetto.<br />

Quindi avremo un aumento dell'altezza dell'onda R nelle<br />

derivazioni sinistre (V 5<br />

e V 6<br />

) dato che l'asse elettrico va da destra<br />

a sinistra e per lo stesso motivo avremo un abbassamento<br />

dell'onda S nelle derivazioni destre (V 1<br />

e V 2<br />

) dato che l'asse elettrico<br />

si allontana da loro. Per fare diagnosi di ipertrofia ventricolare<br />

sinistra la somma dei voltaggi di S in V 1<br />

e di R in V 5<br />

dovrà<br />

essere maggiore di 35 mm;<br />

(4) TURBE DELLA RIPOLARIZZAZIONE - Sono causate dalle<br />

alterazioni della depolarizzazione e possono generare la comparsa<br />

di onde T negative e sottoslivellamenti del segmento ST in<br />

tutte le derivazioni sinistre (V 5<br />

, V 6<br />

, D I<br />

, AVL).<br />

Ricapitolando avremo:<br />

QRS > 3 mm;<br />

S(V 1<br />

) + R(V 5<br />

) > 35mm;<br />

QRS(D I<br />

) positivo;<br />

QRS(aVF) negativo;<br />

T negativo;<br />

ST sotto la linea isoelettrica nelle derivazioni sinistre.<br />

L'ECG è un argomento molto complesso,<br />

spesso trascurato durante le lezioni.<br />

Perciò ho scelto di trattarlo e spero che<br />

sia riuscito a trasmettervi qualche conoscenza<br />

in più che forse riuscirà a farvi<br />

avere un buon voto in cardiologia e a<br />

diventare dei medici più preparati.<br />

Asse elettrico cardiaco.<br />

È un importante<br />

elemento da valutare nella<br />

lettura di un ECG, in<br />

quanto indica la direzione<br />

dell’ansa vettoriale di depolarizzazione<br />

dell’intero<br />

muscolo miocardico. Inoltre,<br />

ha un suo peculiare<br />

significato clinico (alcune<br />

sindromi hanno un asse<br />

elettrico caratteristico) e la<br />

sua comprensione serve<br />

ad interpretare le diverse<br />

morfologie osservabili in<br />

tracciati normali nelle varie<br />

derivazioni. Ha un range<br />

di normalità compreso<br />

fra -30° e +90°.<br />

Alessandro Comis<br />

CdLM in <strong>Med</strong>icina e Chirurgia - IV anno<br />

Ipertrofia ventricolare sinistra ed ECG – di Alessandro Comis<br />

<strong>Med</strong><strong>Vox</strong> - <strong>Novembre</strong> <strong>2018</strong> - N° 4<br />

4


PIERCING:<br />

da fenomeno culturale a rischio per la salute<br />

Usato per tradizione popolare o religiosa, estetica, erotismo<br />

o semplice moda, il piercing trova al giorno d’oggi sempre<br />

più larga diffusione.<br />

Le origini di questo accessorio sono antiche, addirittura preistoriche.<br />

Il suo scopo era quello di permettere la distinzione<br />

tra i ruoli assunti da ogni singolo membro all'interno di una<br />

tribù, rendendo immediatamente palese tutta una serie di informazioni<br />

sull'individuo e sul suo gruppo d’appartenenza.<br />

Tra le zone del corpo in cui si esplicita questa pratica ricordiamo:<br />

il lobo dell'orecchio, il sopracciglio, la narice ed il setto<br />

nasale, il labbro, la lingua, il capezzolo, l’ombelico e gli organi<br />

genitali (glande, prepuzio e scroto nell'uomo; piccole e grandi<br />

labbra, prepuzio clitorideo e Monte di Venere nella donna).<br />

In particolare, ponendo attenzione sulla cavità orale, è stato<br />

evidenziato che tale pratica risulta essere talmente diffusa che<br />

un piercer (colui che inserisce il piercing) effettua mediamente<br />

50 prestazioni settimanali solo in tale distretto.<br />

Pertanto è doveroso, vista la sempre più frequente applicazione<br />

di questo accessorio per motivi culturali, evidenziare quali<br />

sono i rischi legati a tale pratica e quali devono essere gli accorgimenti<br />

utili a mantenere un corretto stato di salute.<br />

Il Ministero della Salute e l’American Dental Association hanno<br />

analizzato il fenomeno ed emanato delle linee guida che verranno<br />

di seguito riassunte.<br />

Partiamo dai rischi per la salute. Essi possono essere legati sia<br />

alla procedura di applicazione, sia al jewel (l’oggetto fisico).<br />

I rischi legati alla procedura possono essere molteplici: sanguinamento<br />

prolungato; gonfiore dei tessuti; trasmissione dei<br />

virus delle epatiti A, B e C e HIV; endocardite (infezione a carico<br />

della parete che riveste le cavità del cuore, l'endocardio)<br />

causata da batteri presenti nel cavo orale e migrati altrove;<br />

perdita totale o parziale della sensibilità gustativa della lingua.<br />

Altrettanti sono i rischi legati al jewel: reazioni allergiche ai<br />

materiali usati (nichel, talvolta acciaio); infezioni gengivali<br />

causate dall’alterazione della flora batterica orale; recessioni<br />

gengivali che possono essere causate anche dal continuo trauma<br />

subito dalla gengiva a causa del piercing; fratture dentali<br />

che possono essere causate dai continui traumi del piercing<br />

sui denti; ipersensibilità dentinale; ostruzione delle vie aeree;<br />

scialorrea.<br />

Raffigurazione del<br />

"Tongue Piercing".<br />

Si tratta del più classico<br />

e gettonato piercing alla<br />

lingua. Viene effettuato<br />

perforando verticalmente<br />

da parte a parte la lingua.<br />

In linea generale i piercing<br />

alla lingua guariscono piuttosto<br />

velocemente, purché<br />

li si tratti con cura dopo<br />

l’esecuzione. Vietatissimi il<br />

fumo, gli alcolici e i cibi piccanti<br />

nei primi 7-10 giorni<br />

dopo averlo fatto.<br />

Pertanto, vediamo le misure preventive: è raccomandabile di<br />

effettuare un’igiene orale quotidiana scrupolosa con spazzolino<br />

e dentifricio al fluoro, almeno due volte al giorno, dopo i pasti<br />

principali. Successivamente si invita a spazzolare la barra del<br />

piercing in modo da eliminare la placca batterica ed i residui<br />

alimentari che possono causare infezione.<br />

Dopo aver effettuato la pulizia della barra del piercing, effettuare<br />

sciacqui con collutorio o con acqua e sale, senza risciacquare<br />

successivamente con acqua.<br />

Certamente, la soluzione migliore sarebbe rimuovere il piercing<br />

dalla bocca prima che possa causare problemi per la salute.<br />

In alternativa, se siete troppo affezionati all’accessorio e<br />

non volete rinunciare ad essere di tendenza, ricordate di non<br />

assumere abitudini viziate con il jewel e di effettuare controlli<br />

periodici presso uno specialista odontoiatra.<br />

Graziano Marco Dario Zappalà<br />

<strong>Med</strong>ico Odontoiatra<br />

5 <strong>Med</strong><strong>Vox</strong> - <strong>Novembre</strong> <strong>2018</strong> - N° 4 Piercing: da fenomeno culturale a rischio per la salute – di Graziano Marco Dario Zappalà


LA BIOMECCANICA DEL MOVIMENTO CONSAPEVOLE<br />

Il problema del provare ad usare le leve per descrivere la biomeccanica<br />

sta nel fatto che queste ultime coinvolgono la trasmissione<br />

della forza attraverso strutture di compressione, cioè<br />

le ossa, le quali non sono le uniche capaci di trasmettere la forza<br />

all'interno del nostro corpo. Esiste, infatti, tutta una rete di tensione<br />

molto più estesa, la rete miofasciale.<br />

L'equilibrio tra tensione e controtensione è ciò che consente,<br />

in primo luogo, alle articolazioni di agire da fulcro e alle ossa di<br />

agire come bracci di leva.<br />

Per illustrare semplicemente questo punto, guardiamo il muscolo<br />

bicipite brachiale durante la classica azione di flessione<br />

dell'avambraccio sul braccio.<br />

Normalmente questa leva è definita come una terza classe di<br />

leva, dove il gomito è il fulcro, la resistenza è il peso tenuto in<br />

mano, e la forza è quella che si crea con il bicipite sull'avambraccio<br />

che muove il peso verso l'alto al costo della forza.<br />

Ma cosa c'è di sbagliato in tutto questo?<br />

Il problema sorge nel momento in cui inevitabilmente si prova<br />

a fare questa azione con un peso che il bicipite non è in grado di<br />

gestire. Questa terza classe di leva non è sufficiente per portare<br />

a termine il compito, ma la mente cosciente sta ancora cercando<br />

di farlo, di conseguenza il corpo si adatta.<br />

L'allenamento dovrebbe essere focalizzato sul mantenimento<br />

di un'integrità strutturale del corpo in modo che sia capace di<br />

gestire le forze, senza sacrificare la posizione delle articolazioni<br />

solo per sollevare qualcosa che il corpo non è in grado di fare.<br />

Facciamo un esperimento: metti il braccio di fronte a te, fai l'azione<br />

di curl (flesso-estensione) per un pò di tempo e guarda<br />

ogni movimento, anche millimetrico, della spalla e del gomito.<br />

Ora continua ma provando ad usare il tricipite per fissare il<br />

gomito ed i muscoli attorno alla scapola per fissare dietro la<br />

spalla. Avverti per caso un tremore più o meno forte? Questo<br />

viene chiamato ritensionamento. Prova a prendere qualcosa<br />

senza mollare la presa e sempre mantenendo le articolazioni<br />

a loro posto, sembra quasi impossibile? Quella resistenza che<br />

stai sentendo per fare questi movimenti corrisponde alle tue<br />

tensioni interne e comportamenti inconsci.<br />

I muscoli non lavorano come se fosse una inibizione reciproca,<br />

tricipite on e bicipite off. Il bicipite è in relazione alla flessione<br />

del gomito mentre il tricipite si occupa della stabilità del gomito<br />

(forza che permette alla leva di terza classe di essere mantenuta).<br />

Immagina tutto ciò, ma sparso dovunque nello stesso momento<br />

durante ogni singolo movimento. Tutte le volte che si fa qualcosa,<br />

l'intero corpo viene incluso. Bisogna dare priorità all'allineamento<br />

della postura, stabilendo una base ottimale per il<br />

movimento, in tal modo il corpo può essere resistente alla gravità<br />

e può trasferire la forza in maniera ideale, senza causare<br />

compressione alle articolazioni.<br />

«Alleniamoci con intenzione e non per abitudine.»<br />

Raffigurazione del muscolo bicipite brachiale. È il più grande<br />

muscolo anteriore del braccio. I suoi due capi d'origine si inseriscono<br />

sull'osso scapolare e si inseriscono tramite un tendine comune sulla tuberosità<br />

radiale, partecipando rispettivamente alla flessione orizzontale,<br />

adduzione, intrarotazione (capo maggiore) e all'abduzione del braccio<br />

(capo minore) sull'avambraccio. Il m. bicipite brachiale è un esempio<br />

di leva di 3° genere: in esso la potenza è quella sviluppata dallo stesso<br />

muscolo, il fulcro è l'articolazione del gomito e la resistenza è data dal<br />

peso dell'avambraccio e dall'eventuale massa sostenuta dalla mano.Si<br />

tratta di una leva svantaggiosa poiché il braccio della potenza è minore<br />

del braccio della resistenza.<br />

Nel momento in cui il carico è troppo grande da gestire per il<br />

bicipite, la resistenza extra che il muscolo in questione non può<br />

sollevare, viene rimandata indietro lungo il bicipite, nell'avambraccio.<br />

Il corpo gestisce questa resistenza extra usando una leva di<br />

prima classe in aggiunta a quella di terza, così le articolazioni<br />

compensano. L'inserzione del bicipite nell'avambraccio diventa<br />

il fulcro, il tricipite e il trapezio superiore si rilassano per consentire<br />

la depressione dell'omero, che agisce come la forza della<br />

leva di prima classe.<br />

Se si continua ad instillare forze eccessive nel proprio corpo<br />

che non si è in grado di comandare, si compenserà in qualsiasi<br />

modo. Questa serie di leve passa dalla spalla, dalla rotazione<br />

della colonna vertebrale, fino alla distribuzione del peso sui<br />

piedi.<br />

Davide Gianninò<br />

Chinesiologo<br />

La biomeccanica del movimento consapevole – di Davide Gianninò<br />

<strong>Med</strong><strong>Vox</strong> - <strong>Novembre</strong> <strong>2018</strong> - N° 4<br />

6


SÁPERE AUDE<br />

"Osa sapere!"<br />

All’esordio del nuovo anno accademico, questa volta ci travestiamo<br />

da giuristi. In realtà, non potremmo mai rinnegare<br />

la nostra unica e sola scelta di vita ma, come dico sempre,<br />

«Non di sola <strong>Med</strong>icina vive l’uomo». Uniremo quindi l’utile ed il<br />

dilettevole in un breve viaggio attraverso quella che è stata ed<br />

è la legislazione inerente i vaccini, nel contesto internazionale<br />

ed italiano. In questo particolare momento storico è quanto<br />

mai attuale e vivo l’interesse per l’argomento, in cui convergono<br />

vari aspetti: legislativi, medici e soprattutto etici. Per questa<br />

ragione, nello precedente numero di <strong>Med</strong> <strong>Vox</strong> vi abbiamo<br />

raccontato cosa è un vaccino, quali sono le sue peculiarità e<br />

come viene allestito. Ma non basta: vogliamo provare a capire<br />

come funziona la complessa macchina burocratica che regola<br />

quasi ogni aspetto della vita dei cittadini.<br />

Nessuno avrebbe mai messo in dubbio la ferrea convinzione<br />

secondo cui i vaccini siano il frutto del lavoro capillare da parte<br />

della comunità scientifica, adoperatasi per salvare vite umane<br />

da banali infezioni batteriche o virali, finchè verso la fine degli<br />

anni ‘90 scoppiò, in Gran Bretagna, il caso Wakefield: l’assurda<br />

teoria per cui a seguito della vaccinazione MPR (Morbillo Parotite<br />

Rosolia) il paziente possa soffrire di autismo mandò in<br />

frantumi l’obiettivo proposto dall’OMS (Organizzazione Mondiale<br />

della Sanità) di eradicare il morbillo entro il 2000, visto<br />

il drastico calo di vaccinazioni. Questo fatto non fu privo di<br />

ripercussioni. In Francia, tra il 2003 e il 2004 furono apportate<br />

delle variazioni per il programma di vaccinazione contro l’Epatite<br />

B per sospetta correlazione con la Sclerosi Multipla, in<br />

seguito rigettate dall’OMS. Contemporaneamente, in Nigeria<br />

furono boicottati i programmi di vaccinazione per la Poliomielite,<br />

che era stata sconfitta già in 26 Paesi Africani: questo traguardo<br />

fu vanificato nel giro di poco tempo.<br />

Un altro evento degno di nota fu quello della giovane Michelle<br />

Cedillo: il suo caso, con altri cinque, parte dell’Omnibus Autism<br />

Proceeding, fu presentato alla Corte Federale degli USA perché<br />

questi pazienti fossero risarciti: stando alle accuse, sarebbero<br />

stati affetti da autismo a seguito della vaccinazione con<br />

protocollo MPR e con Thimerosal: quest’ultima preparazione,<br />

secondo gli scienziati M. e D. Geiger, sarebbe stata a base di<br />

mercurio, elemento scatenante la patologia.<br />

Torniamo in Italia, anzi, andiamo più indietro fino al Regno<br />

delle Due Sicilie, nel lontano 1800; leggiamo cosa sanciva un<br />

articolo della Costituzione riguardo l’obbligo vaccinale: "Ogni<br />

cittadino siciliano, che da oggi in avanti non avrà cura di vaccinare<br />

i figli, non potrà aver parte diretta o indiretta nella formazione<br />

della legge, né potrà essere ammesso nei consigli civici. Ciò<br />

sarà rilevato dalla nota che si presenterà dal magistrato municipale".<br />

Queste righe incisive parlano chiaro: qualsiasi cittadino<br />

che non abbia cura di vaccinare i propri figli sarà privato dei<br />

diritti stessi del cittadino; in poche parole, perde la propria entità<br />

e considerazione in quanto ai suoi diritti. Lo stesso filone<br />

è stato seguito in Italia, con gli obblighi emanati nel 1888, 1930,<br />

1959 e 1991, rispettivamente per le vaccinazioni anti Vaiolo,<br />

Difterite, Poliomielite ed Epatite B. Di conseguenza, l’obbligo<br />

vaccinale è costituzionalmente legittimo. “La semplice negazione,<br />

per convinzione, dell’esistenza dell’obbligo o il timore generico<br />

di un pregiudizio per il minore non possono essere ritenute<br />

esimenti dalla costrizione di eseguire le vaccinazioni" e "Solo la<br />

prospettazione di specifiche ragioni che nel singolo caso rendono<br />

la vaccinazione pericolosa e la dimostrazione di controindicazioni,<br />

desunte dalla valutazione dello stato di salute del soggetto da vaccinare<br />

[…] possono giustificare il mancato adempimento alle norme<br />

in materia di obbligo vaccinale”. Questo è quanto si evince da due<br />

sentenze della Cassazione.<br />

Sembrerebbe tutto perfetto, ma allora come si è giunti al parapiglia<br />

odierno?<br />

Negli anni si è cercato di “educare” sul tema sia gli operatori<br />

medici e sanitari che i cittadini: i primi, perché tramite campagne<br />

informative e divulgative possano invitare i pazienti a fare<br />

e farsi domande; i secondi, perché rendano onore alla ricerca e<br />

al costante perfezionamento medico-scientifico, vaccinandosi.<br />

In conclusione, la legislazione odierna mantiene in vigore la legge<br />

Lorenzin, secondo cui le dieci vaccinazioni prescritte (anti:<br />

poliomielite, difterite, tetano, epatite B, pertosse; Haemophilus<br />

influenzae di tipo B, morbillo, rosolia, parotite, varicella) sono<br />

necessarie per accedere a scuole materne e agli asili, nonostante<br />

le incertezze su quale sia la documentazione da presentare,<br />

autocertificazione – come prevede la circolare Grillo-Bussetti<br />

dello scorso luglio – o la certificazione della ASL (Azienda Sanitaria<br />

Locale) – come stabilisce la legge Lorenzin.<br />

In attesa di novità su questo complicato fronte, non posso che<br />

trovarmi in accordo con Platone: «Il medico che ha a che fare con<br />

gli uomini liberi – diversamente dal medico degli schiavi – deve<br />

convincere il suo paziente a sottomettersi alla cura, e ragionare con<br />

lui per mezzo di argomenti razionali, cioè persuaderlo, non minacciarlo<br />

soltanto».<br />

In quanto futuri professionisti, il consiglio che dovremmo seguire<br />

è quello di studiare al massimo delle nostre possibilità ed<br />

imparare ad essere convincenti e pronti al confronto al meglio<br />

delle nostre capacità, affinandole giorno dopo giorno.<br />

Aurora Di Paola<br />

CdLM in <strong>Med</strong>icina e Chirurgia - IV anno<br />

7 <strong>Med</strong><strong>Vox</strong> - <strong>Novembre</strong> <strong>2018</strong> - N° 4 Sápere aude - Osa sapere! – di Aurora Di Paola


LE NUOVE FRONTIERE PER LA LOTTA AL CANCRO<br />

Alla scoperta dei vincitori del premio Nobel per la Fisiologia o la <strong>Med</strong>icina <strong>2018</strong><br />

Un nuovo anno accademico è arrivato e con questo pure la tradizionale assegnazione<br />

dei premi Nobel, il massimo riconoscimento per qualsiasi uomo di<br />

scienza, letteratura o politica. Quest’anno a primeggiare in campo medico sono<br />

stati due immunologi, lo statunitense James Allison e il giapponese Tasuku<br />

Honjo. La loro intuizione? Pensare di usare le armi del sistema immunitario contro<br />

le cellule cancerose.<br />

In realtà, l’immunoterapia è già da anni oggetto di un forte sviluppo e di un’attenta<br />

ricerca oncologica, in seguito all’introduzione degli anticorpi monoclonali,<br />

capaci di esplicare la loro funzione verso molecole bersaglio specifiche. Tuttavia,<br />

Allison e Nonjo sono riusciti a rivoluzionare tale prospettiva terapeutica, giungendo<br />

a risultati in grado di dare nuove solide speranze per i milioni di pazienti<br />

che portano avanti quotidianamente la lotta al tumore.<br />

I due immunologi, percorrendo strade diverse, hanno trovato le “chiavi” per attivare<br />

il sistema immunitario dell’organismo, sbloccando così il freno esercitato<br />

dalle cellule malate. In particolare, oggetto degli studi che hanno permesso di<br />

ottenere tale riconoscimento sono state le proteine CTLA-4 e PD-1 e 2.<br />

James P. Allison (70) è originario di Alice, Texas, USA. Dopo il dottorato alla Austin<br />

University e una lunga trafila tra Berkeley e New York, dal 2012 è professore<br />

dell’University of Texas MD Anderson Cancer Center di Houston ed è direttore del<br />

Parker Institute for Cancer Immunotherapy.<br />

Tasuku Honjo (76) proviene viene invece da Kyoto, Kansai, Giappone. Arrivato negli<br />

USA nel 1971 come ricercatore al Carnegie Institution for Science di Washington<br />

e ai National Institutes of Health (NIH) di Bethesda, in Maryland, è diventato membro<br />

di Facoltà alla Tokyo University, per poi tornare alla Kyoto University, ateneo<br />

in cui ha assunto la carica di Preside di Facoltà dal 1996 al 2000 e ancora dal 2002<br />

al 2004.<br />

Uomo tenace e appassionato di scienza fin da ragazzino, James P. Allison ha speso<br />

tutta la sua vita per la ricerca immunologica, dedicandosi soprattutto allo studio<br />

di CTLA-4, proteina appartenente alla superfamiglia delle IG. Espressa sui linfociti<br />

T CD4 + e CD8 + recentemente attivati dall’antigene (tramite il cosiddetto primo<br />

segnale), interagisce con B7-1 e 2, presente sulle cellule APC (Antigen-presenting<br />

cell) innescando così un segnale inibitorio sulla cellula linfocitaria e determinandone<br />

lo spegnimento. Il ligando di CTLA-4 (B7-1 e 2), in condizioni di attivazione<br />

immunitaria, reagisce con un’altra proteina, CD28, la quale invece determina la<br />

differenziazione e l’attivazione dei linfociti T (secondo segnale). CTLA-4 e CD28<br />

reagiscono quindi verso lo stesso bersaglio, con la differenza che, mentre la prima<br />

ha una maggiore affinità per il ligando, per cui viene ingaggiato a bassi livelli<br />

di B7, garantendo così fisiologicamente i meccanismi dell’autotolleranza, CD28<br />

ha minore affinità per il ligando e viene quindi ingaggiato solo quando i livelli di<br />

molecole costimolatorie sono sufficientemente alti.<br />

Applicando tutto ciò in ambito oncologico, Allison dimostrò come la proteina inibitrice<br />

CTLA-4 venga sfruttata proprio dalle cellule cancerose. La spiegazione<br />

possibile starebbe nel fatto che gli antigeni tumorali vengono presentati dalle<br />

APC con bassi livelli di molecole costimolatorie B7. Sulla base di questo concetto,<br />

sviluppò inoltre un farmaco capace di agire attraverso il blocco di questo<br />

checkpoint, l’Ipilimumab, un anticorpo monoclonale che inibisce selettivamente<br />

CTLA-4. I risultati sono stati sorprendenti: il farmaco si è dimostrato infatti<br />

molto efficace nella terapia del melanoma con metastasi al punto da portare alla<br />

cronicizzazione della malattia, vale a dire che il paziente continua a stare bene<br />

per molti anni convivendo con le sue metastasi.<br />

Risalgono all’inizio degli anni ’90, gli studi di Tasuku Honjo, il quale giunse alla<br />

scoperta del secondo freno molecolare sulla superficie dei linfociti T, PD-1. Lui<br />

e il suo gruppo isolarono il gene che produce la proteina e ottennero topi che ne<br />

erano privi. A questo punto vennero iniettate cellule tumorali e si notò che i topi<br />

resistevano al tumore in modo più efficace, mentre quelli nei quali il freno era<br />

attivo morivano in poco tempo. Era stata trovata così una seconda strada rispetto<br />

a CTLA-4. PD-1 è infatti un altro recettore inibitore, presente sulla superficie dei<br />

linfociti T, in particolare i CD8+ citotossici. La sua funzione è quella di determinare<br />

lo spegnimento delle risposte di queste cellule, qualora vada ad ingaggiare il<br />

suo ligando (PD-L1), espresso largamente dalle cellule tumorali. Scoperto questo<br />

Ritratto di James Patrick Allison. Immunologo<br />

statunitense. Nato il 7 Agosto 1948 (età 70) ad<br />

Alice, Texas, USA. Affiliato all'assegnazione del Premio<br />

Nobel in Fisiologia o <strong>Med</strong>icina con University of<br />

Texas MD Anderson Cancer Center, Houston, Texas,<br />

USA, ove è docente di Immunologia dal 2012, e Parker<br />

Institute for Cancer Immunotherapy, San Francisco,<br />

California, USA.<br />

Ritratto di Tasuku Honjo. Immunologo giapponese.<br />

Nato il 27 Gennaio 1942 (età 76) a Kyoto,<br />

Giappone. Affiliato all'assegnazione del Premio Nobel<br />

in Fisiologia o <strong>Med</strong>icina con Kyoto University,<br />

Kyoto, Kansai, Giappone, ove è docente di Immunologia<br />

dal 2005.<br />

Ill. Niklas Elmehed. © Nobel <strong>Med</strong>ia<br />

«Per me è un'estrema gioia incontrare molti pazienti<br />

- spesso quando li vedo mi dicono "Lei mi ha salvato<br />

la vita". Questa è la cosa più gratificante e ci tengo a<br />

dire che mi fa davvero piacere sentire che ciò che ho<br />

fatto è stato realmente singificativo.»<br />

Tasuku Honjo<br />

Le nuove frontiere della lotta al cancro - Alla scoperta dei vincitori del premio Nobel <strong>2018</strong> – di Nicola Ferrara<br />

<strong>Med</strong><strong>Vox</strong> - <strong>Novembre</strong> <strong>2018</strong> - N° 4<br />

8


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freno immunologico, non restava che sfruttarlo a fini terapeutici. Il razionale<br />

è lo stesso: utilizzare anticorpi monoclonali per bloccare il recettore<br />

PD-1. Da qui nacquero Nivolumab e Pembrolizumab, entrambi indicati<br />

per il trattamento del melanoma e il primo soprattutto per il carcinoma<br />

polmonare non a piccole cellule (NSCLC) avanzato o metastatico a istologia<br />

squamosa.<br />

In conclusione, quello che inizialmente era un ramo della ricerca per sparuti<br />

visionari pionieri, oggi possiamo dire che è diventato in pochi anni la<br />

nuova vera frontiera della cura ai tumori. La strada è stata tracciata, adesso<br />

è necessario seguirla e persistere, con la speranza di poter annunciare<br />

un giorno che la lotta contro i tumori è stata vinta. Nel frattempo, c’è già<br />

qualcuno che ne è convinto, come il Prof. Michele Maio, direttore dell'unico<br />

centro in Europa dedicato all'immunoterapia oncologica, il Centro di Immuno-Oncologia<br />

al Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena, e autore del<br />

libro Il cancro ha già perso, disponibile in libreria dal 23 ottobre ed edito da<br />

PIEMME.<br />

Illustrazione di James P. Allison.<br />

© R. KIKUO JOHNSON - Illustratore e fumettista.<br />

Per approfondire l'argomento si consiglia la lettura di questa intervista a James P. Allison al<br />

seguente indirizzo: https://www.cancerresearch.org/immunotherapy/stories/scientists/james-p-allison-phd.<br />

Nicola Ferrara<br />

CdLM in <strong>Med</strong>icina e Chirurgia - IV anno<br />

Il commento di Tasuku Honjo in merito al riconoscimento del premio Nobel per la Fisiologia o<br />

la <strong>Med</strong>icina qui: https://www.nobelprize.org/prizes/medicine/<strong>2018</strong>/honjo/interview/.<br />

>><strong>Med</strong> <strong>Vox</strong><br />

erba<br />

Verticale<br />

1. Cognome dello studioso che scoprì il ciclo degli<br />

acidi tricarbossilici.<br />

3. Molecole lipidiche che si formano per esterificazione<br />

da acidi grassi e alcol.<br />

6. Scienza medica che studia le cause delle malattie.<br />

9. Il più piccolo amminoacido presente nelle proteine.<br />

Orizzontale<br />

2. Infiammazione, talvolta cronica, della membrana<br />

sierosa che riveste i polmoni.<br />

4. Neoplasia maligna primitiva che origina dal<br />

tessuto osseo .<br />

5. Che ha relazione con il cervelletto .<br />

7. Malattia infettiva a carico dell'apparato respiratorio<br />

causata da L. pneumophilia.<br />

8. Tessuto connettivale interposto fra cellule o<br />

gruppi di cellule.<br />

10. Cellule staminali multipotenti presenti nel<br />

midollo osseo .<br />

11. Riferito ad una regione corporea afflitta da<br />

diminuzione o interruzione dell'afflusso di sangue.<br />

12. Iniezione diretta di un liquido in una vena.<br />

9 <strong>Med</strong><strong>Vox</strong> - <strong>Novembre</strong> <strong>2018</strong> - N° 4 <strong>Med</strong> <strong>Vox</strong> Verba – a cura di Mattia di Stefano


L'OLIO D'OLIVA:<br />

il migliore alleato del benessere<br />

'olio è un alimento usato giornalmente nelle nostre cucine,<br />

ma forse non tutti ne conosciamo le proprietà. Gli<br />

L<br />

scienziati ne hanno studiato i benefici, in particolare del tipo<br />

extravergine.<br />

(5) AZIONE ANTINFIAMMATORIA – Contiene delle particolari<br />

sostanze che contrastano il progredire di un’infiammazione<br />

a livello sistemico, soprattutto nelle malattie croniche dell’apparato<br />

gastrointestinale come Morbo di Chron, rettocolite ulcerosa,<br />

emorroidi. Si tratta di polifenoli ad azione antinfiammatoria:<br />

oleocantale, oleuropeina, idrossitirosolo.<br />

(6) RIDUCE IL COLESTEROLO – E previene l’aterosclerosi. I<br />

ricercatori specificano: «Coloro che seguono una dieta mediterranea<br />

arricchita con olio d'oliva hanno livelli di colesterolo HDL<br />

migliori, che aiuta a rimuovere il colesterolo LDL dal flusso sanguigno».<br />

(7) MIGLIORA LE FUNZIONI CEREBRALI – La scienza ha appena<br />

dimostrato che l'olio d'oliva può allontanare l'Alzheimer.<br />

«Un recente studio sui topi ha rilevato che il consumo regolare di<br />

olio extra vergine di oliva può essere di aiuto nella capacità di apprendimento<br />

e nella memoria, proteggendo il tessuto cerebrale da<br />

sostanze tossiche, placche di beta-amiloide e grovigli neurofibrillari,<br />

che sono implicati nella patogenesi dell’Alzheimer».<br />

Ecco le dieci virtù dell’olio d’oliva:<br />

(1) CONTRIBUISCE ALLA LONGEVITÀ – È ricco di polifenoli,<br />

ossia molecole antiossidanti necessarie per la nostra alimentazione<br />

nonché per la nostra salute, poiché ci difendono dai<br />

danni dei radicali liberi prevenendo malattie croniche senili,<br />

cardiache, neurodegenerative, tumorali. I polifenoli si trovano<br />

anche nella frutta, nella verdura, nel tè, nel caffè, nel cacao e<br />

nel vino.<br />

(2) RIDUCE L’EPILESSIA – Un uso regolare e generoso di acido<br />

oleico, riduce la frequenza e l’intensità di attacchi epilettici,<br />

soprattutto nei giovani.<br />

(3) BENEFICI CARDIOVASCOLARI – È un acido grasso monoinsaturo,<br />

questa caratteristica gli permette di svolgere un<br />

ruolo protettivo nei confronti del cuore riducendo il rischio<br />

delle malattie cardiovascolari e la conseguente mortalità, come<br />

spiega l'American Heart Association. Tuttavia, si ottengono questi<br />

benefici solo se l'olio va a sostituire gli altri oli e il burro.<br />

(8) CONTRIBUISCE AL MANTENIMENTO DEL PESO – Ha un<br />

elevato potere saziante per la presenza di acidi grassi insaturi a<br />

lunga catena. «Non solo i grassi dell'olio d'oliva non fanno ingrassare,<br />

ma sono essenziali per mantenere un peso equilibrato». Inoltre,<br />

i grassi danno un senso di sazietà immediato e aumentano<br />

la distanza tra un pasto e un altro, impedendo le abbuffate.<br />

(9) REGOLA LA DIGESTIONE – Aiuta il corpo ad assorbire i<br />

nutrienti dagli alimenti, contribuisce alla digestione, lubrificando<br />

il tubo digerente e, come un grasso, consente l'assorbimento<br />

delle vitamine liposolubili presenti durante i pasti.<br />

(10) ALLEVIA LA DEPRESSIONE<br />

Uno degli ultimi studi dell’University of Western Australia, ha<br />

dimostrato che i partecipanti con depressione a cui era stato<br />

consigliato di seguire una dieta mediterranea contenente olio<br />

d'oliva, avevano una probabilità di miglioramento cinque volte<br />

maggiore rispetto a quelli che ricevevano la consulenza sociale.<br />

P.S. Ricordate di farne buon uso, ma a crudo.<br />

(4) NO AI CARBOIDRATI – È privo di zuccheri, per cui è particolarmente<br />

indicato a chi soffre di iperglicemia, diabete, ovaio<br />

policistico, endometriosi.<br />

Virginia Avenia<br />

CdLM in <strong>Med</strong>icina e Chirurgia - IV anno<br />

L'olio d'oliva: il farmaco che non ti aspetti – di Virginia Avenia<br />

<strong>Med</strong><strong>Vox</strong> - <strong>Novembre</strong> <strong>2018</strong> - N° 4<br />

10


ESERCIZIO FISICO:<br />

il migliore alleato del benessere<br />

Le stime dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità)<br />

contano, ogni anno, circa 40 milioni di morti a causa delle<br />

malattie croniche non trasmissibili (in primis le malattie cardiovascolari,<br />

seguite da tumori, malattie respiratorie e diabete).<br />

Si tratta di un'emergenza globale di cui i fattori di rischio<br />

associati allo stile di vita (fumo, alcool, scorretta alimentazione<br />

e mancanza di attività fisica) sono senza dubbio tra le cause<br />

principali. Se la riduzione di fumo e alcool ed il miglioramento<br />

dell’alimentazione comportano degli effetti facilmente immaginabili,<br />

rimarremo sicuramente molto sorpresi di fronte alla<br />

lunga lista di benefici che un'attività fisica costante nel tempo<br />

può dare.<br />

Organizzazione Mondiale della Sanità - OMS. Istituita nel 1948<br />

con sede a Ginevra, è<br />

l’Agenzia delle Nazioni<br />

Unite specializzata<br />

per le questioni sanitarie<br />

e vi aderiscono<br />

194 Stati Membri di<br />

tutto il mondo divisi<br />

in 6 regioni (Europa,<br />

Americhe, Africa, <strong>Med</strong>iterraneo<br />

Orientale,<br />

Pacifico Occidentale<br />

e Sud-Est Asiatico).<br />

L’Italia ha aderito ufficialmente all’OMS in data 11 aprile 1947.<br />

Sicuramente, la riduzione del rischio cardiovascolare è uno<br />

degli effetti più rilevanti. Il cuore risponde all’esercizio fisico<br />

aumentando la frequenza cardiaca e la gittata sistolica, e quindi<br />

la portata cardiaca. A questo consegue un aumento della lunghezza<br />

delle fibre cardiache, con incremento della contrattilità<br />

miocardica (Legge di Frank-Starling). Per tale motivo, gli atleti<br />

posseggono un cuore ipertrofico, che a seconda del tipo di sport<br />

e quindi di sovraccarico, pressorio o volumetrico, può presentare<br />

due tipi di ipertrofia, concentrica o eccentrica. Con l'allenamento,<br />

specialmente nello sport di fondo, si apprezza anche<br />

una riduzione della frequenza cardiaca a riposo a causa dello<br />

sviluppo di una contrazione sistolica più vigorosa e al conseguente<br />

sviluppo compensatorio di un ipertono del sistema nervoso<br />

vagale.<br />

L’allenamento aerobico migliora inoltre la pressione arteriosa<br />

a riposo, come conseguenza del minore tono simpatico. Si<br />

avrebbe quindi riduzione delle catecolamine plasmatiche ed<br />

urinarie, miglioramento della funzione endoteliale, aumento<br />

del rilascio di ossido nitrico con dilatazione delle arteriole, riduzione<br />

della viscosità del sangue, dei livelli di fibrinogeno e<br />

dell’aggregabilità piastrinica. Una variazione del profilo lipidi-<br />

co è anche direttamente correlata all’attività fisica: si assiste ad<br />

un aumento del colesterolo HDL (cosiddetto “buono”), per incremento<br />

della parte proteica (APO A-1) che ne costituisce la<br />

componente maggiore.<br />

Tra gli effetti a lungo termine risulterebbe ridotto il rischio di<br />

ammalarsi di diabete di tipo 2, essendo l'assorbimento del glucosio<br />

insulino-mediato principalmente a carico dei muscoli<br />

scheletrici e direttamente proporzionale alla quantità di massa<br />

muscolare e all'entità del loro metabolismo.<br />

Un ruolo nella prevenzione e nel trattamento dell’osteoporosi<br />

è altresì documentato: è stato osservato in primis un aumento<br />

della densità minerale ossea, secondariamente le continue<br />

contrazioni muscolari e le sollecitazioni dei tendini scatenano<br />

dei meccanismi stimolanti che favoriscono un rimodellamento<br />

osseo positivo.<br />

Ma siamo sicuri di sapere cosa sia esattamente l’attività fisica?<br />

Pensiamo davvero di doverci sfiancare fin quasi ad esalare l'ultimo<br />

respiro? Per nostra fortuna no! Per attività fisica si intende,<br />

infatti, qualunque movimento corporeo prodotto dai muscoli<br />

scheletrici che consumi energia: lo sport, l’esercizio fisico<br />

ma anche altre attività meno impegnative come giocare, camminare,<br />

ballare, dedicarsi ai lavori domestici o al giardinaggio.<br />

Non meno importante è infine il benessere emotivo che può<br />

derivare dallo svolgimento di un esercizio fisico costante. L’ipotesi<br />

delle endorfine rimane certamente la più nota e diffusa<br />

spiegazione di questo ulteriore beneficio. Essa sostiene che gli<br />

effetti di elevazione dell’umore e di riduzione dell’ansia siano<br />

legati al rilascio di endorfine, sia a livello del sistema nervoso<br />

centrale che periferico. Il loro rilascio sembra indurre uno stato<br />

euforico (più simile ad un senso di leggerezza e sollievo) ed una<br />

riduzione del dolore.<br />

E adesso che forse siamo un po' più convinti che “muoversi” sia<br />

un buon investimento del proprio tempo, vediamo quali sono le<br />

raccomandazioni dell’OMS: per la fascia di età compresa tra i 18<br />

e i 64 anni almeno 150 minuti di esercizio moderato a settimana;<br />

in alternativa 75 minuti di attività vigorosa a settimana.<br />

A questo punto, potremmo ritenerci d'accordo con quanto affermato<br />

da Alex Zanardi: «Ci si può drogare di cose buone, ed<br />

una di queste è certamente lo sport»!<br />

Jessika Dichiara<br />

CdLM in <strong>Med</strong>icina e Chirurgia - IV anno<br />

11 <strong>Med</strong><strong>Vox</strong> - <strong>Novembre</strong> <strong>2018</strong> - N° 4 Esercizio fisico: il migliore alleato del benessere – di Jessika Dichiara


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<strong>Med</strong> <strong>Vox</strong> >> pillole di salute<br />

Le rubriche<br />

La frittura: una tecnica culinaria che può celare non poche insidie<br />

La frittura è una modalità di cottura in<br />

cui i cibi vengono immersi in una sostanza<br />

lipidica calda di natura animale<br />

(margarina, strutto, burro ecc.) o vegetale<br />

(olio d'oliva, olio di palma ecc.).<br />

Tutti noi, o quasi, siamo attratti da una<br />

buona porzione di patatine fritte, pollo<br />

fritto o pesce fritto. Dobbiamo però<br />

tenere a mente che sotto quell’aspetto<br />

invitante e quel sapore gustoso si possono<br />

celare dei danni per il nostro organismo.<br />

La frittura non è una tecnica<br />

culinaria da evitare in maniera assoluta,<br />

ma deve essere poco frequente sulle<br />

nostre tavole.<br />

Iniziamo a dare una visione d’insieme<br />

più ampia in modo da poterne comprendere<br />

gli aspetti dannosi. Come<br />

prima cosa bisogna sapere che quando<br />

si frigge un alimento, questo libera<br />

delle sostanze che sono date dalla scissione<br />

degli acidi grassi, precisamente<br />

si liberano l’acroleina e l’acrilammide,<br />

di cui è stata accertata la cancerogenicità.<br />

Comunemente per friggere si<br />

adopera l'olio vegetale, perciò è essenziale<br />

che si presti attenzione al tipo di<br />

olio adoperato. Infatti, è bene usare oli<br />

che abbiano una maggiore tolleranza<br />

alle alte temperature, come l’olio extravergine<br />

d’oliva e l'olio d’arachidi.<br />

In ogni caso la frittura di qualunque<br />

tipo di cibo, andrebbe limitata al massimo<br />

a due volte a settimana, seguendo<br />

alcune accortezze.<br />

COME LIMITARE GLI EFFETTI DAN-<br />

NOSI DELLA FRITTURA?<br />

Ecco alcuni accorgimenti:<br />

• Utilizzare olio d’oliva, poiché è maggiormente<br />

stabile alle alte temperature.<br />

• Non riutilizzare l’olio fritto.<br />

• Ridurre i tempi di cottura, evitando<br />

di “bruciare” i cibi e preferendo una<br />

frittura dorata.<br />

• Evitare temperature troppo alte.<br />

• Evitare l’uso della friggitrice.<br />

Se vi state ancora chiedendo perché<br />

la frittura faccia male, tenete bene in<br />

considerazione anche il fatto che l’assorbimento<br />

dell’abbondante olio da<br />

parte dei cibi, ne aumenta il contenuto<br />

calorico, appesantendo ulteriormente<br />

il processo digestivo. Inoltre, è emerso<br />

da alcuni studi un maggior rischio di<br />

sviluppo di cardiopatia ischemica nelle<br />

persone che consumano frequentemente<br />

alimenti fritti.<br />

Orazio Gaspare Borzì<br />

CdL in Infermieristica - III anno<br />

<strong>Med</strong> <strong>Vox</strong> >> voci della scienza<br />

Le rubriche<br />

Triune Brain: la metafora dei “tre cervelli”<br />

Il neuroscienziato Paul Donald MacLean<br />

(1913-2007) elaborò tra il 1970 e il<br />

1990 un modello della struttura e dell’evoluzione<br />

dell’encefalo, il Triune Brain<br />

(in inglese “cervello trino”), esplicata<br />

nel suo libro The Triune Brain in Evolution<br />

(1990). Egli individuò tre formazioni<br />

anatomiche e funzionali principali<br />

che si sono sovrapposte ed integrate<br />

nel corso dell’evoluzione: cervello rettiliano<br />

(Protorettiliano o R-complex),<br />

cervello mammaliano antico (Paleomammaliano<br />

o Sistema Limbico) e cervello<br />

mammaliano recente (Neomammaliano).<br />

Secondo il neuroscienziato<br />

il cervello protorettiliano rappresenta<br />

il centro fondamentale del sistema<br />

nervoso, essendo costituito dalla parte<br />

superiore del midollo spinale, da<br />

parti del mesencefalo, dal diencefalo e<br />

dai gangli della base (tubercoli olfattori<br />

e nucleus accumbens) e da strutture<br />

appartenenti al corpo striato (nucleus<br />

caudatus, putamen, globus pallidus e<br />

substanzia nigra). La porzione protorettiliana<br />

dei cervelli dei mammiferi<br />

attuali deriverebbe da quello di rettili<br />

mammifero-simili che nel passato popolarono<br />

la terra in grande numero,<br />

anche se oggi nessun rettile esistente<br />

appartiene alla stessa linea filetica dei<br />

mammiferi. MacLean afferma che «il<br />

cervello di tipo rettiliano che si trova<br />

nei mammiferi è fondamentale per le<br />

forme di comportamento stabilite geneticamente,<br />

quali scegliere il luogo dove<br />

abitare, prendere possesso del territorio,<br />

impegnarsi in vari tipi di parata,<br />

cacciare, ritornare alla propria dimora,<br />

accoppiarsi, subire l’imprinting, forma-<br />

Rubriche Pillole di Salute e Voci della Scienza – a cura di Orazio Gaspare Borzì & Mattia Di Stefano<br />

<strong>Med</strong><strong>Vox</strong> - <strong>Novembre</strong> <strong>2018</strong> - N° 4<br />

12


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re gerarchie sociali e scegliere i capi». Il<br />

cervello paleomammaliano comprende<br />

i bulbi olfattivi, il setto, il giro del fornice,<br />

l’ippocampo, parte dell’amigdala –<br />

la rimanente è “striata”, cioè rettiliana<br />

– il giro del cingolo e i corpi mammillari.<br />

«Il cervello paleomammaliano, o sistema<br />

limbico – prosegue MacLean – rappresenta<br />

un progresso dell’evoluzione del<br />

sistema nervoso perché è un dispositivo<br />

che procura agli animali che ne dispongono<br />

mezzi migliori per affrontare l’ambiente.<br />

Parti di esso concernono attività<br />

primarie correlate col nutrimento ed il<br />

sesso; altre con le emozioni e i sentimenti;<br />

ed altre ancora collegano i messaggi<br />

provenienti dal mondo esterno con quelli<br />

endogeni.» Il cervello neomammaliano<br />

consiste nella neocorteccia e nelle<br />

strutture del tronco cerebrale con le<br />

quali è primariamente connesso (lemnischi,<br />

tratti piramidali e neotalamo).<br />

La neocorteccia è una delle strutture<br />

nervose più ampiamente studiate,<br />

ma allo stesso tempo una delle meno<br />

conosciute. Essa è, a livello umano, la<br />

sede del linguaggio ed, in generale, è la<br />

sede di quei comportamenti che permettono<br />

ad una persona di affrontare<br />

situazioni nuove ed inaspettate, nonché<br />

dell’autocoscienza, delle concezioni<br />

dello spazio e del tempo, delle<br />

connessioni di causalità e di costanza.<br />

Questi tre tipi fondamentali di cervello<br />

presentano fra loro grosse differenze<br />

strutturali e chimiche. Eppure, come<br />

asserisce MacLean, «i tre tipi di cervello<br />

non sono in alcun senso separati, entità<br />

autonome, anche se sono capaci di funzionare<br />

in qualche modo indipendentemente».<br />

Mattia Di Stefano<br />

CdLM in Odontoiatria e Protesi Dentaria - II anno<br />

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"BERSAGLIO" DI UNA ZECCA<br />

La malattia di Lyme<br />

13 <strong>Med</strong><strong>Vox</strong> - <strong>Novembre</strong> <strong>2018</strong> - N° 4<br />

Avril Lavigne al 2016 Pre-GRAMMY Gala<br />

Red Carpet. La cantautrice, musicista, stilista<br />

e attrice canadese nasce a Belleville, Ontario,<br />

Canada, il 27 settembre 1984. ll suo ultimo e<br />

attesissimo lavoro discografico dal titolo ancora<br />

sconosciuto, il sesto della carriera, è ispirato alla<br />

sua battaglia contro la malattia di Lyme che ha<br />

costretto l'artista a ritirarsi dalle scene per oltre<br />

5 anni. È anticipato dalla potente ed emozionale<br />

ballata Head Above Water, emblema della lotta di<br />

Avril contro la Lyme. Raggiunse il successo mondiale<br />

con il singolo Complicated, una hit storica<br />

che l'ha resa un idolo per gli adolescenti di tutto<br />

il mondo per via della sua personalità sfacciata e<br />

ribelle. Nel 2002 pubblica il suo album di debutto,<br />

Let Go. Da quel moment il successo continua con<br />

il secondo album Under My Skin (2004), trainato<br />

dal successo delle celeberrime hit Don’t Tell Me e<br />

My Happy Ending. Nel 2007 arriva il terzo album<br />

in studio, The Best Damn Thing, preceduto dall’inarrestabile<br />

successo di Girlfirend, la canzone<br />

più venduta della cantautrice. Dopo una pausa di<br />

circa 4 anni, Avril torna sulle scene musicali con<br />

Goodbye Lullaby (2011) e poi l’omonimo Avril<br />

Lavigne (2013), entrambi influenzati da una forte<br />

impronta personale e introspettiva. Oltre alla musica, Avril dedica del tempo significativo anche<br />

al cinema - è apparsa infatti in diversi film e serie TV durante i break presi tra la produzione di<br />

un album e l’altro - e alla moda con il lancio di una propria linea d’abbigliamento, Abbey Dawn e<br />

una linea di profumi. Avril è anche impegnata nel sociale, tanto da aver dato vita lei stessa a una<br />

fondazione benefica no-profit, The Avril Lavigne Foundation, in supporto dei bambini e dei giovani<br />

affetti da malattie e disabilità serie.<br />

Molti di voi ricorderanno Avril Lavigne,<br />

la cantautrice canadese di piccola statura,<br />

ma con un carattere ribelle e oltremodo<br />

fuori le righe, che nel 2002, armata di chitarra<br />

elettrica, skateboard e polsini, raggiunse il<br />

successo mondiale grazie alla hit pop Complicated.<br />

Negli anni a seguire, la cantautrice<br />

ha sfornato un successo dopo l’altro, finché,<br />

nel 2014, durante il tour mondiale si è trovata<br />

costretta a ritirarsi dalle scene musicali a<br />

causa di una malattia, a cui questo articolo è<br />

dedicato.<br />

«Potevo a mala pena mangiare, non avevo idea<br />

che una puntura di insetto potesse causare tutto<br />

ciò: mi sentivo letargica e con capogiri, non<br />

mi reggevo in piedi, mi sentivo come se mi fosse<br />

pian piano succhiata via tutta la mia vita. Mi<br />

sono sentita come se non potessi respirare, non<br />

riuscivo a parlare e non riuscivo a muovermi;<br />

credevo di stare per morire.» ha dichiarato<br />

Avril. Sareste capaci di abbozzare una prima<br />

diagnosi da queste parole? I sintomi descritti<br />

sono riconducibili ad una malattia infettiva<br />

chiamata malattia di Lyme o borreliosi. La<br />

malattia di Lyme deve il suo nome ad una cittadina<br />

agreste del Connecticut chiamata Old<br />

Lyme, uno dei primi focolai di cui si ha testimonianza<br />

certa (1975). Casi clinici riconducibili<br />

a tale affezione sono tuttavia documentati<br />

ampiamente in diari di medici vissuti nel Seicento.<br />

Nel 2010 è stato ipotizzato che la comparsa<br />

della malattia possa risalire addirittura<br />

ad oltre 5000 anni fa, visti i risultati dell’autopsia<br />

condotta sulla mummia Otzi (conservata<br />

nel Museo Archeologico dell'Alto Adige, Bolzano),<br />

in cui sono state trovate sequenze di DNA<br />

del batterio che ne è la causa.<br />

La causa della malattia di Lyme è infatti un<br />

batterio gram-negativo a forma spirillare:<br />

la Borrelia burgdorferi. Il batterio è in grado<br />

di infettare zecche e pidocchi, i quali costituiranno<br />

i vettori capaci di trasmettere la<br />

malattia ad animali ed esseri umani. Le zecche,<br />

dotate di un apparato buccale pungente<br />

e succhiatore, si posizionano sulla pelle e la<br />

trafiggono, introducendo il rostro (parte del<br />

loro apparato buccale). Il morso, in genere,<br />

non viene nemmeno avvertito, poiché durante<br />

il pasto ematico questi parassiti emettono una<br />

sostanza leggermente anestetica. La specie in<br />

grado di trasmettere la malattia di Lyme è la<br />

Ixodes Ricinus. È importante sottolineare che<br />

"Bersaglio" di una zecca - La malattia di Lyme – di Matteo Falzone


Eritema cronico migrante (ECM). Questa<br />

manifestazione cutanea compare nel 60-80% dei<br />

pazienti affetti da Lyme in corrispondenza del<br />

morso della zecca. All’inizio si presenta come una<br />

piccola papula eritematosa che poi progressivamente<br />

si estende fino a formare una vasta lesione<br />

a bordi lievemente rilevati. Al centro un’area di<br />

rosso acceso o vescicolosa o necrotica. Nel 50%<br />

dei casi compaiono anche lesioni cutanee secondarie<br />

come chiazze eritematose anulari.<br />

non tutte le zecche sono infette e quelle infette<br />

non sempre trasmettono la malattia.<br />

Per quanto concerne le manifestazioni cliniche,<br />

i sintomi e il decorso, il primo sintomo<br />

della malattia di Lyme in genere è un piccolo<br />

eritema cutaneo, noto come eritema cronico<br />

migrante (ECM) che nel giro di 48 ore assume<br />

una forma circolare o ovale (assimilabile<br />

ad un bersaglio) di notevoli dimensioni. Nel<br />

primo stadio della malattia i soggetti affetti<br />

presentano febbre, rigidità del collo, dolori<br />

muscolari e spossatezza, dolori e gonfiore<br />

alle articolazioni. Gran parte dei pazienti non<br />

sottoposti a terapia adeguata sviluppa in poco<br />

tempo artrite cronica (artrite di Lyme), con<br />

ampia compromissione della deambulazione.<br />

Il secondo stadio della malattia prevede complicanze<br />

neurologiche: cefalee, deficit dell'attenzione,<br />

della memoria, della capacità di<br />

elaborazione mentale, mielite (infettiva), con<br />

conseguenti stati di ipostenia, atrofia muscolare,<br />

fascicolazioni, crampi, disfagia e disartria,<br />

atassia. Nel terzo stadio della malattia, un<br />

ristretto numero di pazienti soffre di perdita<br />

di memoria, instabilità comportamentale e<br />

psicosi. Secondo molti esperti è difficile diagnosticare<br />

la malattia di Lyme perché i sintomi<br />

iniziali simil-influenzali assomigliano a<br />

quelli di altre infezioni comuni. Oltre a ciò,<br />

alcuni pazienti non manifestano l’eruzione<br />

cutanea o la manifestano in zone dove passa<br />

inosservata. Un ulteriore ostacolo è dato dalla<br />

mancanza di test (ELISA o IFA per la ricerca<br />

di anticorpi anti-Borrelia) abbastanza sensibili<br />

e precisi per effettuare una sicura diagnosi<br />

differenziale. Gli Istituti Sanitari Nazionali<br />

statunitensi raccomandano perciò ai medici<br />

di basare la propria diagnosi sul fatto che il<br />

paziente ricordi o meno di essere stato punto<br />

da una zecca, sui sintomi che egli accusa<br />

e sull'attenta esclusione di altre patologie che<br />

potrebbero aver dato origine a tali sintomi.<br />

È possibile trattare la Borreliosi di Lyme? Ebbene<br />

si, con una terapia antibiotica adeguata.<br />

La Lyme, infatti, non è sensibile a tutti gli antibiotici,<br />

quindi la prima cosa da fare è scegliere<br />

il farmaco adatto e ciò è compito del medico.<br />

La terapia si prolungherà per almeno 14 giorni.<br />

Se la malattia viene diagnosticata in tempo,<br />

la maggior parte dei pazienti può essere curata<br />

con successo con una terapia antibiotica<br />

mirata contro l'agente patogeno. Il senso di<br />

spossatezza e i dolori possono continuare per<br />

diversi mesi dopo la cura, ma tendono a scomparire<br />

spontaneamente senza bisogno di prolungare<br />

la terapia. Viene consigliato di impiegare<br />

farmaci che siano efficaci anche contro<br />

le rickettsiosi (un'altra malattia che può essere<br />

provocata dal morso delle zecche) tra cui doxiciclina,<br />

amoxicillina o cefuroxime per un periodo<br />

non inferiore alle tre settimane. Il modo<br />

più semplice di prevenire la malattia di Lyme è<br />

quello di evitare di subire infestazioni da parte<br />

di zecche, dal momento che questi aracnidi<br />

sono il veicolo della malattia. Valgono perciò i<br />

seguenti consigli: se camminate in zone infestate<br />

da zecche (zone boscose), tenetevi al centro<br />

dei sentieri; indossate indumenti lunghi e<br />

berretto; infilate i pantaloni nei calzettoni, e<br />

portate scarpe che non lascino scoperta nessuna<br />

parte del piede. Indossare indumenti di<br />

colore chiaro rende più facile scoprire le zecche.<br />

Recentemente la Yale School of <strong>Med</strong>icine,<br />

in Connecticut, ha annunciato di aver messo a<br />

punto un vaccino sperimentale che potrebbe<br />

prevenire la malattia di Lyme. Questo vaccino<br />

"a duplice azione" stimola il sistema immunitario<br />

dell'uomo a produrre anticorpi che attaccano<br />

e uccidono i batteri della malattia e,<br />

nello stesso tempo, distrugge anche i batteri<br />

che vivono nelle zecche che pungono una persona<br />

vaccinata. Numerosi studi hanno dimostrato<br />

la persistenza dell'infezione anche dopo<br />

intense, prolungate e potenti terapie antibiotiche.<br />

Sono stati ipotizzati vari tipi di strategie<br />

di sopravvivenza della Borrelia burgdorferi, per<br />

potere spiegare questa tenace resistenza, tra<br />

cui: sequestro fisico della B. burgdorferi in luoghi<br />

dell'organismo che sono inaccessibili al sistema<br />

immunitario ed agli antibiotici, come ad<br />

esempio il sistema nervoso centrale; invasione<br />

intracellulare da parte del batterio, che grazie<br />

alla sua motilità spontanea penetra all'interno<br />

di molte cellule, tra cui quelle endoteliali, i fibroblasti,<br />

i linfociti, i macrofagi (che probabilmente<br />

la catturano), i cheratinociti, la sinovia,<br />

e scoperte recenti sembrano dimostrare anche<br />

all’interno dei neuroni e delle cellule gliali.<br />

I dati epidemiologici, ad oggi, ci dicono che la<br />

malattia di Lyme è la più comune malattia trasmessa<br />

dalle zecche nelle regioni temperate<br />

dell’emisfero settentrionale, con circa 300.000<br />

casi l’anno negli Stati Uniti ed 85.000 casi l’anno<br />

in Europa.<br />

L’incidenza sempre più alta di questa patologia<br />

ha portato Avril Lavigne a raccontarsi al<br />

mondo, in particolare attraverso la sua musica.<br />

L’esperienza della malattia ha infatti ispirato il<br />

nuovo singolo che qualche mese fa ha segnato<br />

il ritorno della cantante sotto i riflettori, Head<br />

Above Water. «Mi sentivo in quel momento come<br />

fossi sott’acqua, annegando, e cercavo di risalire<br />

in superficie per respirare. E pregavo Dio di<br />

aiutarmi a mantenere la testa sopra la superficie<br />

dell’acqua», come vuol signficare il titolo della<br />

canzone. Con l’intento di offrire un contributo<br />

determinante alla ricerca, alla prevenzione e ai<br />

trattamenti che riguardano la malattia di Lyme,<br />

Avril ha stretto una partnership fra la sua fondazione,<br />

The Avril Lavigne Foundation, dal 2010<br />

attiva nel supporto a bambini e giovani affetti<br />

da disabilità e patologie gravi e la Global Lyme<br />

Alliance (GLA). Ci auguriamo che Avril possa<br />

proseguire la sua carriera e la sua vita con la<br />

grinta e la caparbietà che le sono proprie e che<br />

la ricerca possa mettere in luce nuovi aspetti rilevanti<br />

di questa patologia.<br />

Matteo Falzone<br />

CdLM in Odontoiatria e Protesi Dentaria - V anno<br />

"Bersaglio" di una zecca: la malattia di Lyme – di Matteo Falzone<br />

<strong>Med</strong><strong>Vox</strong> - <strong>Novembre</strong> <strong>2018</strong> - N° 4<br />

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