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Anteprima yumpu il linguaggio degli organi

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RIZA<br />

VITTORIO CAPRIOGLIO - GIUSEPPE MAFFEIS<br />

Il <strong>linguaggio</strong><br />

segreto<br />

<strong>degli</strong> <strong>organi</strong><br />

Scoprire <strong>il</strong> significato simbolico<br />

dei nostri disturbi è fondamentale<br />

per ritrovare <strong>il</strong> vero benessere<br />

• Dolori articolari:<br />

ti stai caricando<br />

di doveri eccessivi<br />

• Problemi circolatori:<br />

non lasci spazio<br />

alle passioni<br />

• Difficoltà respiratorie:<br />

senti che ti manca<br />

lo spazio vitale<br />

• Disagi nella digestione:<br />

qualcuno o qualcosa<br />

non ti va giù<br />

• Disturbi urogenitali:<br />

sei troppo legato<br />

al tuo passato


Lo scheletro e i muscoli<br />

la COLONNA VERTEBRALE<br />

L’asse portante<br />

del nostro essere<br />

La spina dorsale indica <strong>il</strong> sostegno interiore che ci sorregge,<br />

ci fa “camminare a testa alta” e ci permette di conservare<br />

l’equ<strong>il</strong>ibrio emotivo. Eventuali disturbi nascono dal caricarsi<br />

di impegni eccessivi e dal non saper riconoscere i propri limiti<br />

La colonna vertebrale è a tutti gli effetti<br />

“lo scheletro dello scheletro”, la<br />

parte intorno a cui si <strong>organi</strong>zza la struttura<br />

globale del nostro corpo. Infatti la<br />

testa, <strong>il</strong> torace, le spalle (con le braccia<br />

e le mani) e <strong>il</strong> bacino (con le gambe e<br />

i piedi) si inseriscono a vari livelli sulle<br />

vertebre, dove trovano aggancio oppure<br />

sulle quali fanno leva. Tutte le parti del<br />

corpo sono perciò collegate fra loro da<br />

questa forte struttura centrale, e proprio<br />

grazie a questo legame possono agire e<br />

muoversi in armonia.<br />

Ogni tratto È legato<br />

a funzioni diverse<br />

Il mal di schiena ha un senso diverso<br />

a seconda della parte della colonna<br />

vertebrale in cui si manifesta. Il tratto<br />

cervicale sostiene <strong>il</strong> mondo mentale<br />

(la testa) e quindi fa riferimento alla<br />

parte razionale, <strong>il</strong> tratto dorsale è<br />

collegato al rapporto con gli altri,<br />

invece <strong>il</strong> tratto lombosacrale si<br />

riferisce alle funzioni più istintive.<br />

Sorregge anche<br />

la nostra personalità<br />

La colonna vertebrale è in analogia con<br />

quella che si può chiamare “spina dorsale<br />

della personalità”, cioè la forza che ci<br />

consente di affrontare le varie situazioni<br />

della vita; grazie a lei abbiamo la capacità<br />

di mantenere saldezza e coerenza,<br />

di non piegarci ai compromessi oltre<br />

un certo punto, ma acquisiamo anche<br />

l’elasticità adeguata che ci consente di<br />

adattarci senza cedere o “spezzarci”.<br />

14


Ci dice se ci<br />

stiamo forzando<br />

troppo<br />

Come la colonna<br />

vertebrale protegge<br />

<strong>il</strong> midollo spinale da<br />

traumi e movimenti<br />

forzati, così noi<br />

dovremmo proteggerci<br />

da mosse esistenziali<br />

che non siamo in grado<br />

di sostenere: azioni<br />

contrarie alla nostra<br />

natura o lontane da essa,<br />

forzature che ci “piegano”<br />

a ciò che non vorremmo<br />

fare. Ogni disturbo alla<br />

schiena esprime, entro<br />

tale simbologia generale,<br />

i propri significati<br />

peculiari, legati a un<br />

modo di essere che è<br />

assolutamente unico.<br />

Riequ<strong>il</strong>ibra i pesi della vita<br />

È una questione di equ<strong>il</strong>ibrio: ogni vertebra<br />

scarica <strong>il</strong> suo peso, e quello <strong>degli</strong><br />

<strong>organi</strong> che sostiene, su quella sottostante,<br />

e l’intera colonna lo scarica sul<br />

bacino, attraverso una distribuzione dei<br />

carichi basata su curvature fisiologiche<br />

(lordosi e cifosi) e sulla mob<strong>il</strong>ità fornita<br />

dai dischi intervertebrali. Con questo sistema<br />

di curve e spostamenti di pesi, la<br />

colonna è in grado di regolare <strong>il</strong> baricentro<br />

corporeo, mantenendo l’equ<strong>il</strong>ibrio in<br />

ogni movimento.<br />

La “spina dorsale della personalità” agisce<br />

in parallelo: allo stesso modo, infatti,<br />

<strong>il</strong> nostro equ<strong>il</strong>ibrio psichico si basa<br />

sulla capacità di distribuire i carichi interiori<br />

(emozioni, pensieri, dinamiche<br />

affettive, stress ecc.) senza sforzi innaturali<br />

e senza sb<strong>il</strong>anciarci troppo. La sua<br />

funzione è quella di aiutare a mantenere<br />

l’equ<strong>il</strong>ibrio nel corso della vita psichica<br />

ed emotiva.<br />

Sostiene i fardelli<br />

di cui ci facciamo carico<br />

Per tutti questi motivi la colonna vertebrale<br />

si può considerare la sede principale<br />

della capacità di sopportazione: su<br />

di essa si scaricano non solo i pesi fisici<br />

e materiali, legati ai movimenti quotidiani,<br />

ma anche quelli mentali di cui ci “carichiamo”<br />

in continuazione. Lo dimostrano,<br />

ad esempio, le frequenti contratture<br />

muscolari e l’artrosi precoce che colgono<br />

i soggetti ansiosi e in perenne tensione.<br />

La colonna vertebrale è strettamente<br />

collegata con l’identità della persona.<br />

Questa affermazione è valida per l’intero<br />

apparato scheletrico, poiché ci permette<br />

di stare in piedi, muoverci e agire; conoscerlo<br />

vuol dire conoscere noi stessi e<br />

quanto a lungo possiamo reggere. Molti<br />

malanni alla schiena nascono infatti dall’ignorare<br />

i propri limiti e non sapere quando<br />

è <strong>il</strong> momento di fermarsi e prendersi<br />

una pausa.<br />

15


Lo scheletro e i muscoli<br />

piedi<br />

Le radici del corpo,<br />

<strong>il</strong> punto d’appoggio<br />

Ci permettono di stare ben piantati a terra e legati al nostro<br />

ambiente, ma anche di muoverci e andare altrove.<br />

I problemi ai piedi indicano difficoltà o incertezze nel cammino<br />

Il simbolo più immediato a cui fare riferimento<br />

parlando dei piedi è quello delle<br />

“radici”: le radici dell’albero che siamo, in<br />

contatto con la madre terra. Ecco quindi<br />

alcuni significati simbolici che vengono<br />

comunemente attribuiti ai piedi:<br />

• <strong>il</strong> senso dell’essere “con i piedi per terra”,<br />

cioè <strong>il</strong> legame concreto con la realtà,<br />

contrapposto all’avere invece “la testa<br />

tra le nuvole”;<br />

• <strong>il</strong> senso di essere “ben piantati”, cioè di<br />

avere una buona base d’appoggio (fisica<br />

e psichica), quindi stab<strong>il</strong>ità e una valida<br />

autostima;<br />

• <strong>il</strong> senso delle proprie radici, intese sia<br />

come storia personale che come albero<br />

genealogico (le origini) e come tradizione<br />

da cui si deriva;<br />

• <strong>il</strong> senso del radicamento, cioè del legame<br />

con <strong>il</strong> luogo in cui si vive ma anche<br />

con lo st<strong>il</strong>e di vita tipico del proprio luogo<br />

di appartenenza;<br />

• <strong>il</strong> contatto con la terra, intesa in questo<br />

caso come profondità dell’inconscio;<br />

• la fermezza nel restare solidi e in piedi<br />

di fronte agli eventi della vita, la tenacia e<br />

la determinazione.<br />

Indicano insieme staticità<br />

e movimento<br />

Una simbologia molto variegata che si<br />

arricchisce ancor di più quando, oltre<br />

sono <strong>il</strong> nostro secondo cuore<br />

Considerati una parte “um<strong>il</strong>e” del corpo, i piedi<br />

in realtà hanno funzioni fondamentali, oltre a quella<br />

di sostenerci. Sono infatti importanti per aiutare<br />

la circolazione e in particolare <strong>il</strong> ritorno del sangue<br />

venoso dagli arti inferiori verso <strong>il</strong> cuore, vincendo la<br />

forza di gravità. Mentre camminiamo comprimiamo<br />

le vene della pianta del piede, così le facciamo<br />

svuotare e spingiamo <strong>il</strong> sangue verso l’alto.<br />

38


alla funzione statica dei piedi, si prende<br />

in considerazione anche quella dinamica.<br />

Il piede, infatti, in quanto ultima e decisiva<br />

parte dell’arto inferiore, esprime anche<br />

tutto ciò che è legato al concetto di<br />

“cammino”, nelle sue varie accezioni: lo<br />

sv<strong>il</strong>uppo psicologico, l’andare avanti, <strong>il</strong><br />

seguire un percorso sensato, la possib<strong>il</strong>ità<br />

di cambiare strada, di accelerare, di<br />

indietreggiare, di puntare i piedi, di sollevarsi<br />

(andare sulle punte) per vedere<br />

oltre. Infatti, in quanto estremità <strong>degli</strong> arti<br />

inferiori, si caricano anche di tutta quella<br />

simbologia che riguarda <strong>il</strong> femore, le<br />

gambe e in parte anche le ginocchia e<br />

la caviglia. In più ha una componente<br />

simbolica in comune con la mano, che si<br />

riferisce al nostro modo di interagire con<br />

l’esterno: attraverso <strong>il</strong> piede noi lasciamo<br />

una traccia del nostro incedere nel mondo,<br />

una sorta di impronta che è unica e<br />

personale. In sintesi, simboleggia <strong>il</strong> modo<br />

di avanzare nella vita, la fluidità della via<br />

che stiamo percorrendo e le tracce che<br />

lasciamo dietro di noi.<br />

Dimmi come appoggi i piedi...<br />

Studi recenti dimostrano associazioni<br />

sorprendenti tra l’atteggiamento mentale<br />

e <strong>il</strong> modo di appoggiare i piedi per terra,<br />

Quale parte del piede<br />

È colpita dal disturbo?<br />

Nella norma, mentre siamo in piedi o<br />

camminiamo <strong>il</strong> baricentro deve cadere<br />

al centro del tallone (che rappresenta<br />

l’essere nel presente), ma <strong>il</strong> peso del<br />

corpo deve anche distribuirsi sulle altre<br />

parti del piede. Tale “mappa” dei pesi sul<br />

piede è ut<strong>il</strong>e per cogliere <strong>il</strong> senso di un<br />

disturbo. Per esempio, un’artrosi, cioè un<br />

irrigidimento, ha una sfumatura diversa<br />

a seconda che sia alle dita o al tallone.<br />

Nel primo caso segnala un blocco della<br />

libertà; nel secondo indica <strong>il</strong> tentativo di<br />

fissarsi sul presente. Una fascite plantare<br />

indica che si sta correndo troppo e che<br />

c’è un conflitto fra ciò che si è e ciò<br />

verso cui si tende. In senso generale, un<br />

problema al piede esprime:<br />

• una difficoltà a stare in<br />

equ<strong>il</strong>ibrio nel percorso che si<br />

sta conducendo;<br />

• una conflittualità o<br />

un’incertezza nell’avanzare<br />

nella vita, con ridotta libertà<br />

di movimento e di scelta;<br />

• una riduzione generale del<br />

proprio dinamismo, per problemi legati<br />

alle radici del proprio essere.<br />

e hanno evidenziato tre simbologie differenti<br />

corrispondenti alle diverse parti del<br />

piede:<br />

• tallone: è <strong>il</strong> punto di appoggio; rimanda<br />

alle radici vere e proprie, per come le<br />

abbiamo viste in precedenza; porta con<br />

sé <strong>il</strong> carico del passato e vive <strong>il</strong> presente;<br />

• parte anteriore: è l’appoggio in avanti, e<br />

si riferisce, cioè, al modo in cui si procede<br />

nella vita e si guarda al futuro: che direzione<br />

si prende e “come” (camminando,<br />

correndo, lentamente o saltando);<br />

• parte mediana: è <strong>il</strong> punto dinamico del<br />

piede, <strong>il</strong> passaggio tra presente, passato<br />

e futuro, tra la sosta e l’azione, tra ciò che<br />

si è e ciò che si vuole diventare.<br />

39


Apparato digerente<br />

FEGATO<br />

Il magazzino<br />

dell’energia di scorta<br />

È l’organo del coraggio, ma è anche quello in cui si depositano<br />

i nutrienti ricavati dai cibi. Riesce a rigenerarsi ed è quindi<br />

simbolo della rinascita continua che avviene ogni giorno in noi<br />

ai conquistato <strong>il</strong> mio fegato» dice<br />

«Hla donna berbera, in Marocco,<br />

alla fiera delle spose, per esprimere <strong>il</strong><br />

suo consenso all’uomo che la chiede in<br />

moglie. In una terra dove la vita è una<br />

lotta quotidiana, la donna offre al marito,<br />

più che <strong>il</strong> suo amore, la forza e <strong>il</strong><br />

coraggio, ovvero <strong>il</strong> suo fegato. In quasi<br />

tutte le culture e le tradizioni, <strong>il</strong> fegato<br />

è considerato l’organo più direttamente<br />

connesso all’espressione del coraggio,<br />

dell’energia vitale, della determinazione<br />

(vedi espressioni come “avere fegato”).<br />

la nostra ghiandola<br />

più grande<br />

Quella epatica è la ghiandola più<br />

grande del nostro corpo: può arrivare<br />

a pesare più di 2 ch<strong>il</strong>i e costituisce<br />

circa <strong>il</strong> 2,5% del peso dell’adulto. Il<br />

fegato è implicato nell’assorbimento<br />

di numerosi nutrienti che<br />

provengono dalla digestione e fino<br />

al terzo mese di vita intrauterina<br />

è l’organo principale deputato alla<br />

produzione di globuli rossi.<br />

Un deposito di coraggio<br />

Se per molti autori <strong>il</strong> cuore è <strong>il</strong> luogo della<br />

decisione etica, <strong>il</strong> centro della personalità,<br />

e ciò che è posto al di sotto del<br />

cuore assume connotati di pulsionalità<br />

e istintualità, si può ben dire che <strong>il</strong> fegato<br />

appare come un cuore più basso, più<br />

profondo, istintuale e ricco di passione.<br />

Al cuore, da cui deriva etimologicamente<br />

la parola “cor-aggio”, è affidato l’incarico<br />

di raccogliere e coordinare la forza<br />

che, attraverso <strong>il</strong> sangue, raggiunge tutto<br />

l’<strong>organi</strong>smo, ma al fegato è demandato<br />

<strong>il</strong> compito di produrla e accumularla.<br />

104


Il fegato è soprattutto un deposito e una<br />

fabbrica di energia: infatti, immagazzina<br />

<strong>il</strong> glucosio sotto forma di glicogeno, e<br />

lo r<strong>il</strong>ascia a seconda delle esigenze.<br />

Questo meccanismo permette<br />

di svincolare l’uomo dalla necessità<br />

di dover continuamente provvedere<br />

ad alimentarsi, allo scopo di<br />

mantenere costante <strong>il</strong> nutrimento cellulare.<br />

Come una sorta di alchimista, <strong>il</strong><br />

fegato estrae dalla materia bruta (<strong>il</strong> cibo<br />

digerito) le sue potenzialità energetiche<br />

e plastiche, riducendola all’essenza,<br />

così da renderla disponib<strong>il</strong>e per lo sv<strong>il</strong>uppo<br />

e la continuazione della vita.<br />

Estrae forza dalla materia<br />

L’essenzialità di quest’organo, insieme<br />

al cuore e al cervello, per la continuazione<br />

dell’esistenza, ne ha fatto, nella fantasia<br />

e nella concezione di tutti i popoli, <strong>il</strong><br />

“re” della materia, da cui sa trarre l’energia<br />

necessaria al sostentamento e, per<br />

analogia, anche le qualità per superare<br />

i momenti critici: <strong>il</strong> coraggio e l’ardimento.<br />

Il fegato, inoltre, raccoglie e f<strong>il</strong>tra tutto<br />

<strong>il</strong> sangue proveniente dagli <strong>organi</strong> addominali<br />

e in generale <strong>il</strong> sangue venoso,<br />

carico di sostanze di scarto, tossiche,<br />

qui, poi, ossidate, scomposte e neutralizzate.<br />

Si può dunque affermare che <strong>il</strong><br />

sangue esce dal circolo endo-epatico<br />

f<strong>il</strong>trato, “ripulito”, ricaricato. La sua apparente<br />

inesaurib<strong>il</strong>ità, dovuta all’incessante<br />

rigenerazione, lo ha reso simbolo<br />

di impavidità, abnegazione, rinnovamento.<br />

Non a caso la mitologia ci parla del<br />

ribelle Prometeo che, avendo rubato <strong>il</strong><br />

fuoco dal carro del Sole per donarlo agli<br />

uomini, suscitò le ire di Zeus. Questi,<br />

per vendicarsi, lo fece incatenare nudo<br />

a una vetta del Caucaso, dove un’avida<br />

aqu<strong>il</strong>a gli squarciava <strong>il</strong> petto ogni giorno<br />

e gli divorava <strong>il</strong> fegato, che poi gli ricresceva<br />

di notte; questo succedeva ogni<br />

giorno, un anno dopo l’altro; e <strong>il</strong> suo tormento<br />

non aveva mai fine.<br />

È <strong>il</strong> termometro della nostra vitalità<br />

Per la sua struttura e le funzioni cui è preposto, <strong>il</strong> fegato conferma le intuizioni<br />

dell’inconscio collettivo, espresse in miti, immagini, metafore. Come maggior laboratorio<br />

biochimico dell’<strong>organi</strong>smo, in effetti, <strong>il</strong> fegato è davvero alla radice della produzione<br />

dell’energia e della sua trasformazione e conservazione. Ad esempio, quando si verifica<br />

un’epatite, intesa come un’infiammazione generica del fegato, in genera la persona<br />

si trova in una condizione di stasi: da un lato si sta mob<strong>il</strong>itando una grande energia<br />

relativa a un evento importante o a una trasformazione personale, dall’altra qualcosa<br />

cerca di impedirlo, generando un vero e proprio blocco. Il fegato, organo per eccellenza<br />

legato al metabolismo e alla trasformazione, si fa carico di esprimere <strong>il</strong> conflitto.<br />

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