You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
Storia semiseria (e semidrammatica) di un<br />
pendolare.<br />
Introduzione<br />
Si avvisa la spettabile clientela che il libro che state per<br />
leggere verrà soppresso. Come meglio iniziare se non con<br />
la parola più temuta da chi prende i mezzi pubblici?<br />
SOPPRESSIONE. Chi viaggia tutti i giorni avrà sentito più<br />
volte annunciare la soppressione del proprio treno,<br />
annuncio fatto dalla solita vocina asettica che si scusa<br />
anche del disagio.<br />
Il pendolare, delle scuse, se ne fa veramente poco:<br />
all’inizio di una giornata, magari ricca di impegni, o dopo<br />
aver dovuto sopportare qualsiasi cosa al lavoro, le scuse<br />
non funzionano minimamente. Il pendolare non può<br />
sentirsi dire “ci scusiamo per il disagio” se il treno è in<br />
ritardo di due ore o se non parte proprio perché diventa<br />
una belva, ho visto scene che voi umani non potreste<br />
neanche immaginare.<br />
I disagi delle Ferrovie riescono a trasformare la vecchina<br />
in Gozzilla, il pacifista in Kim Jong-un, insomma
l’esasperazione e la stanchezza portano a sommosse<br />
popolari che, nel loro piccolo, ricordano la presa della<br />
Bastiglia durante la Rivoluzione francese.<br />
Voi vi domanderete (e me lo domando anche io): per quale<br />
motivo hai deciso di scrivere qualcosa che riguarda la tua<br />
vita da pendolare? Tutto è nato dai miei post su un noto<br />
social network, post scritti durante i miei tragitti in treno. In<br />
molti mi hanno suggerito di accorpare tutte queste<br />
esperienze e di creare un libro con le varie vicissitudini che<br />
ho dovuto affrontare, quindi sappiate che se state<br />
leggendo queste parole la colpa non è solo mia, sono stato<br />
spinto a farlo.<br />
Viaggiare aiuta a capire meglio cosa accade intorno a noi,<br />
ci si rende conto di quanto la gente sia diversa e di quanto<br />
siano diverse le varie reazioni. Se, a tutto questo,<br />
aggiungiamo un mezzo di locomozione come il treno,<br />
possiamo trovare situazioni grottesche, tragicomiche ed<br />
avere uno spaccato piuttosto realistico della nostra società<br />
visto che, a viaggiare, ci sono persone di ogni età e di ogni<br />
ceto sociale.<br />
In questi anni ho visto tantissime persone, ho vissuto<br />
(forse meglio dire subito) disagi di ogni tipo ed ora vorrei<br />
riproporvi le mie esperienze con tono ironico. Sono certo<br />
che molti di voi troveranno nelle mie parole momenti del<br />
2
loro vissuto, come avrete modo di constatare quello che vi<br />
racconterò è semplicemente ciò che viviamo ogni giorno<br />
ma a cui, spesso, non facciamo caso. Dato che odio le<br />
introduzioni sarò breve, preferisco lasciarvi al mio<br />
racconto. Vorrei solo concludere con un saluto a tutti i<br />
ferrovieri perché, molto spesso, sono anch’essi vittime di<br />
un sistema malfunzionante. I macchinisti ed il capotreno<br />
sono i parafulmini della società che rappresentano,<br />
spesso devono giustificarsi con la folla inferocita<br />
rischiando di finire al rogo ed è per questo sono certo che<br />
rideranno anche loro delle mie bonarie prese in giro.<br />
3
La prima volta in treno<br />
Il mio primo approccio con i treni risale ai tempi delle<br />
scuole superiori. Non che nella mia infanzia non abbia mai<br />
preso un treno, ma l’approccio sistematico con questo<br />
mezzo di locomozione è nato per andare da Villadossola<br />
a Domodossola, ovvero da casa a scuola. Avete presente<br />
i Frecciarossa? Poche fermate, spazi discretamente ampi,<br />
alta velocità di crociera, insomma un treno che<br />
teoricamente può offrire standard perlomeno decorosi.<br />
Se avete presente questo treno, il suo esatto opposto era<br />
il Novara-Domodossola: 90 km infarciti di microstazioni,<br />
materiale del 1963 scartato dall’Albania per manifesta<br />
vetustà, velocità di crociera (viste anche le tante fermate)<br />
paragonabile ad un Ape Piaggio ma con molto meno<br />
spazio a disposizione.<br />
Questo “coso” (definirlo treno, a volte, era complicato)<br />
arrivava a Villadossola dopo aver raccolto ovunque<br />
persone nel suo lungo percorso, ho anche pensato che<br />
esistesse un servizio di “trenostop”, simile all’autostop, e<br />
che il macchinista si fermasse a raccogliere le studentesse<br />
più carine a prescindere dalle stazioni ufficiali! Salire<br />
nell’ultima stazione prima del capolinea era drammatico:<br />
chi era sul treno ti odiava, chi stava salendo odiava chi è<br />
già su ed anche chi stava cercando di salire prima di te.<br />
4
Pensate ad un’orda di studenti, già non particolarmente<br />
felici di andare a scuola, che deve salire su un treno pieno,<br />
pensate alla delicatezza con cui invadevamo i corridoi: se<br />
faticate ad immaginarvi la scena vi consiglio di leggere<br />
qualcosa sulle invasioni degli Unni, anche se credo che<br />
questo popolo nomade fosse decisamente più educato.<br />
Ero un ragazzino ma avevo già capito che la pace nel<br />
mondo sarebbe stata impossibile finché, al mondo, ci<br />
fosse stato anche solo un pendolare. Il pendolare odia,<br />
punto. Il pendolare odia chi parla, odia chi sta zitto quando<br />
vorrebbe parlare, odia chi gli si siede vicino, odia chi è<br />
schiacciato contro il suo sedile perché è salito l’intero<br />
universo sulla carrozza, odia tutto. Soprattutto odia le<br />
ferrovie, a prescindere.<br />
I primi anni di pendolarismo sono stati utili per affinare il<br />
mio spirito guerrafondaio, per farmi capire che il mondo<br />
non è buono e che per un posto a sedere non c’è alcun<br />
rispetto per il resto del genere umano. I primi treni su cui<br />
ho avuto l’onore di salire erano decisamente molto meno<br />
evoluti di quelli che troviamo sulla rete ferroviaria oggi: a<br />
parte il locomotore a gasolio che inquinava più di un Boing<br />
747, la chiusura delle porte non era affatto centralizzata<br />
ed una volta aperta doveva esserci qualcuno che la<br />
chiudesse. Il capotreno, quindi, doveva andare a sbattere<br />
le porte direttamente sul posteriore di chi era salito per<br />
5
ultimo, con danni permanenti ed irreversibili per il<br />
malcapitato, anche se spesso capitava di sentire la sua<br />
gentile voce urlare “Ooooooo chiudi sta c…o di porta”.<br />
Diciamo che non tutti i capitreno avevano l’educazione di<br />
un Lord inglese, probabilmente più che essere andati a<br />
studiare ad Oxford avevano frequentato i peggiori bar di<br />
qualche porto di mare. Capisco che, per tutte le stazioni,<br />
andare a chiudere a mano tutte le porte fosse un po’ uno<br />
sbattimento, capisco anche che noi ragazzini eravamo<br />
ben visti come un tifoso laziale nella curva della Roma,<br />
però il biglietto lo pagavamo pure noi.<br />
Non tutti erano così anzi. Di solito il capotreno era una<br />
sorta di figura virtuale, un essere di cui si sapeva solo<br />
dell’esistenza peraltro non comprovata dai fatti. Alcuni<br />
sostenevano che, in realtà, il capotreno fosse una figura<br />
mitologica mai esistita, introvabile come il mostro di Lock<br />
Ness o lo Yeti. Quando i treni erano stracolmi il capotreno,<br />
che pure teneva alla sua vita, tendenzialmente evitava non<br />
solo di controllare i biglietti ma anche di palesare la sua<br />
esistenza, in modo da evitare secchiate di improperi e<br />
lamentele.<br />
In realtà il capotreno è un soggetto dalle molteplici<br />
sfaccettature, sto forse banalizzando troppo: alcuni si<br />
rinchiudevano nel loro scompartimento con tanto di<br />
6
odyguard, guardia svizzera e carabinieri a cavallo (che,<br />
in treno, ci stavano stretti) oppure nel locomotore assieme<br />
al macchinista, altri (pochissimi, dei veri eroi) invece<br />
affrontavano le ire funeste dei pendolari transitando per<br />
tutto il convoglio. Questi ultimi esemplari pare siano tutti<br />
finiti martirizzati, di altri si è invece persa traccia PER<br />
SEMPRE. Sul personale viaggiante ho comunque ancora<br />
tantissimo da dire, come avvenuto per i treni anche le<br />
diverse generazioni hanno cambiato abitudini e<br />
caratteristiche, ma di questo ne parleremo più avanti.<br />
Il più bel ricordo del pendolarismo durante il periodo del<br />
liceo era la sala giochi della stazione. Chiaramente l’orario<br />
dei treni era perfettamente fuori sincrono con l’orario delle<br />
scuole, quindi noi ragazzi avevamo non solo il tempo di<br />
uscire da scuola ed arrivare in stazione a piedi, ma<br />
potevamo bazzicare per le sale giochi, prenderci pizzette<br />
e caramelle e, visto l’enorme lasso temporale libero,<br />
costruire un piccolo Duomo di Milano (o meglio, il Duomo<br />
di Domodossola).<br />
I treni a disposizione erano veramente pochi, in pratica al<br />
mattino ne avevamo uno a disposizione mentre per il<br />
rientro le opzioni erano due (gli orari dipendevano da<br />
scuola a scuola). In stazione c’erano moltissime cose da<br />
fare, un mondo di divertimenti che allietavano i passeggeri<br />
in attesa: un piccolo bar, una edicola, un piccolo negozio<br />
7
perennemente deserto ed un tabaccaio/bar con annessa<br />
mini sala giochi. Gardaland, al confronto, non è nulla. In<br />
questo contesto la micro sala giochi era l’unico punto di<br />
riferimento, l’alternativa era fare grandi passeggiate per<br />
Domodossola ma, specie d’inverno, questa opzione non<br />
riscuoteva grandi consensi.<br />
Salivamo poi in treno e predavamo posto, al ritorno era<br />
possibile riuscire a trovare (magari sporadicamente) un<br />
sedile libero. A quarant’anni salgo in treno ed il primo<br />
posto decente che trovo me lo prendo (salvo accorgimenti<br />
di cui parleremo più avanti), a sedici anni no. A sedici anni<br />
ti devi fare una vasca per tutto il treno, per vedere chi c’è<br />
e chi non c’è, perché devi comunque rompere i maroni al<br />
prossimo.<br />
I corridoi del treno diventavano quindi delle strettoie in cui<br />
i vari flussi di ragazzi andavano e venivano, tipo salmoni<br />
che risalgono la corrente e poi decidono di ritornare<br />
indietro (il salmone ha la decenza di non tornare indietro).<br />
A ripensarci facevo esattamente le cose che ho odiato nei<br />
decenni successivi anche perché chi è seduto lato<br />
corridoio non è proprio felice di sentire continuamente<br />
stormi di adolescenti, dotati di zaini enormi addobbati con<br />
catenelle, pupazzetti e minchiate varie, appoggiarsi per fra<br />
passare qualcun altro.<br />
8
Il viaggio era comunque breve, solo sette chilometri, in<br />
sostanza il grosso del lavoro perlustrativo andava fatto<br />
prima della partenza. Devo però ammettere che, con gli<br />
anni, anche l’approccio è cambiato e, sul finire del liceo,<br />
l’atteggiamento “da salmone” ha lasciato spazio ad uno<br />
più statico: seduti sulla banchina a chiacchierare o<br />
direttamente sul treno senza alcuna camminata alla<br />
ricerca di “non si sa cosa”.<br />
Beh, in realtà la ricerca non era poi così indefinita, a 15<br />
anni i ragazzi hanno ormoni grossi come cammelli e<br />
decisamente più forti del motore diesel del locomotore.<br />
Dopo due anni di infruttuose camminate, però, anche gli<br />
ormoni avevano capito che quella strada non avrebbe<br />
portato a nulla e quindi mi sono adeguato ad uno stile più<br />
soddisfacente: Gazzetta dello Sport e chiacchierate<br />
calcistiche. Con buona page degli ormoni.<br />
9
L’inizio del pendolarismo verso Milano<br />
Terminato il liceo e deciso ad iniziare l’università, ho<br />
iniziato a viaggiare da Villadossola a Milano: il primo anno<br />
il viaggio è stato giornaliero, il secondo ed il terzo<br />
bisettimanale (alloggiavo a Milano) mentre nell’ultimo<br />
anno ed il periodo della tesi la frequenza è stata un po’<br />
minore.<br />
Il primo anno è stato un po’ traumatico: passare da 7 km<br />
del tratto Villadossola-Domodossola ai 125 da<br />
Domodossola a Milano non è stato uno scherzo. Ricordo,<br />
come fosse ora, il primo treno preso per andare in<br />
università: centoventicinque km su uno dei peggiori treni<br />
dell’epoca (nel frattempo i treni a chiusura manuale erano<br />
stati eliminati o, più probabilmente, si erano suicidati dalla<br />
disperazione). Le carrozze avevano un sistema di<br />
riscaldamento inquietante: un “tubo” coperto da una<br />
lamiera posta sotto i finestrini che creava una sorta di<br />
gradino tra pavimento e parete.<br />
Questo tubo veniva riempito di lava liquida e raggiungeva<br />
i 700.000 gradi: dato che molti appoggiavano il piede<br />
sopra questo “gradino” non era raro sentire odore di<br />
gomma bruciata. Giuro, non sto esagerando: c’è gente<br />
che si è bruciata le caviglie o si è rovinata le scarpe perché<br />
la temperatura era abnorme! Le temperature nelle<br />
10
carrozze oscillavano dal freddo artico, in caso di<br />
riscaldamento rotto, alla temperatura sul sole con il<br />
riscaldamento acceso. Parrebbe che il capotreno avesse<br />
a disposizione una tanica di olio e rametti di rosmarino per<br />
meglio gestire la cottura dei passeggeri, chi poi fosse<br />
sprovvisto di biglietto sarebbe stato utilizzato al posto del<br />
maialino per la preparazione del porceddu sardo.<br />
I tempi dell’università sono stati talmente belli per me che<br />
anche il periodo passato sul treno aveva un aspetto<br />
positivo, non dico che volessi bene a questo mezzo di<br />
locomozione ma, perlomeno, non avevo la repulsione che<br />
ho oggi. Come detto, il primo anno ho deciso di viaggiare<br />
tutti i giorni verso Milano ed in questo pendolarismo ho<br />
trovato e ritrovato tanti amici.<br />
Molte delle mie conoscenze prendevano il treno la<br />
domenica sera od il lunedì mattina per passare la<br />
settimana in città, per poi tornare a Domodossola nel<br />
weekend; in pratica i tragitti del lunedì mattina e del<br />
venerdì sera (a volte già il giovedì) erano delle mega<br />
rimpatriate in cui il viaggio diventava veramente piacevole.<br />
Il vero problema era quello di non avere un pieno controllo<br />
di tutta la carrozza: con il gruppetto di amici che trovavo al<br />
momento ci si sedeva nei posti da 4, altri occupavano i<br />
posti limitrofi ma non si sapeva mai chi si sarebbe seduto<br />
11
alle spalle o, comunque, a portata di orecchio. Pareva<br />
brutto alzarsi e fare un controllo modello “guardia di<br />
finanza” alla partenza del treno, ma quando si è in un<br />
luogo come il treno qualche precauzione sarebbe sempre<br />
meglio prenderla onde evitare figure che, per educazione,<br />
definirei “di consistenza simile ad un rifiuto organico<br />
normalmente espulso dall’uomo”. Chiaramente figure di tal<br />
consistenza non sono certo mancate.<br />
Quando ci si ritrova con vecchi amici è abbastanza facile<br />
che il discorso vada su ex compagni e conoscenti: “Ho<br />
visto Luca, lui studia a Pavia”, “Marco invece si è fidanzato<br />
con una dell’università” e via dicendo. Essere in treno è<br />
come essere in un programma della D’Urso con ospite<br />
Signorini, vengono fuori vita, morte e miracoli del 78%<br />
delle persone che conosci. Non sempre l’angolo degli<br />
pettegolezzi si limita a dati di fatto o ad eventi, a volte si<br />
aggiungono commenti personali e qui nascono i veri<br />
problemi. Dai, sono sincero, quasi mai ci si limita ai fatti….<br />
Questo può anche andare bene ma, dato che se la fortuna<br />
è cieca la sfiga ha la precisione di un puntatore laser,<br />
quella volta che si esagera pesantemente è anche quella<br />
volta in cui l’interessato si trova nella stessa carrozza e te<br />
ne accorgi solo quando il treno è arrivato a Milano. La<br />
sensazione non è bella, allora si inizia a sperare che il<br />
soggetto non abbia sentito nulla, sebbene la<br />
12
conversazione non sia certo avvenuta con il tono di voce<br />
tipico di una biblioteca, ma anzi saremmo risultati<br />
chiassosi anche ad un corteo della CGIL.<br />
La speranza aumenta quando il soggetto saluta da<br />
lontano: o ha un autocontrollo da maestro Yoga, o aspetta<br />
la prossima settimana per portare in treno una mannaia,<br />
oppure semplicemente non ha sentito nulla perché anche<br />
lui intento a parlare e sparlare di qualcun altro (magari di<br />
noi). La preoccupazione dura però veramente poco, in<br />
fondo ci sta pure sui maroni…..<br />
Ripensando al periodo dell’università mi viene in mente un<br />
episodio che, se vedessi ora da esterno, condannerei<br />
pesantemente, anzi proporrei la defenestrazione dal treno<br />
dei protagonisti. Ve lo racconto. Una mattina ci siamo<br />
trovati in quattro per andare a Milano e fare il viaggio<br />
assieme, non ricordo esattamente l’orario ma ricordo<br />
perfettamente che era presto (indicativamente verso le<br />
6.30 di mattina). In quella fascia oraria i pendolari “anziani”,<br />
tipo me ora, odiano qualsiasi forma di rumore.<br />
Il pendolare storico strapperebbe i polmoni a chi ha la<br />
tosse, darebbe fuoco a qualsiasi telefono, taglierebbe la<br />
gola a chi pensasse di poter chiacchierare tutto il viaggio<br />
con tono di voce superiore ad un quarto di decibel. Noi,<br />
quella mattina, avevamo occupato i nostri bei posti da 4 e,<br />
13
come avviene nei migliori circoli di Oxford, abbiamo<br />
iniziato a giocare a scopa. Ma questo non basta: già il<br />
gioco delle carte non prevede proprio il silenzio più<br />
assoluto (in teoria si, ma occorre comunque passare dei<br />
messaggi al socio), in più uno di noi quattro ha avuto la<br />
brillantissima idea di tirare fuori i viveri che portava nello<br />
zaino.<br />
Che uno studente porti nel proprio appartamento milanese<br />
qualcosa preparato dalla mamma, dalla zia o da qualche<br />
parente ci sta, ci può stare anche che mentre si gioca a<br />
carta al mattino si faccia una colazione con qualche buon<br />
biscotto, una fetta biscottata, un croissant, ci sta molto<br />
meno che dallo zaino venga fuori una bottiglia di vino ed<br />
un bagnetto all’aglio. Ricordo nuovamente l’orario: siamo<br />
intorno alle 6.30, forse il tutto si è verificato intorno alle 7.<br />
Come potrete immaginare le persone che hanno occupato<br />
la carrozza non hanno molto apprezzato, anzi non hanno<br />
AFFATTO apprezzato. A parte il rumore, l’odore di<br />
bagnetto e la bottiglia di vino che girava hanno disturbato<br />
anche l’olfatto e lo stomaco dei malcapitati, la situazione<br />
era veramente indecorosa. Mi scuso per l’accaduto con<br />
qualche anno di ritardo.<br />
L’attentato alle Torri Gemelle del 2001 ha avuto<br />
ripercussioni anche sui pendolari, voi potreste non<br />
14
crederci ma è così: sono aumentati i controlli sia nelle<br />
stazioni che sul treno stesso. Vi racconto una situazione<br />
divertente, forse meno divertente per chi l’ha subita<br />
direttamente visto che ha rischiato di rimetterci la valigia.<br />
Spesso sul treno ci si teneva il posto, quindi i vari gruppi<br />
di amici si ritrovavano su varie carrozze. Non era raro però<br />
che si pellegrinasse lungo il treno per andare a salutare gli<br />
altri amici e conoscenti, a volte questa attività (utile alla<br />
salute, sono chilometri che si fanno nell’andare avanti ed<br />
indietro) aveva una duplice utilità: fare quattro chiacchiere<br />
con chi si trovava e vedere se in giro c’era un po’ di gnocca.<br />
Un bel giorno un mio amico salì sul treno, prese posto e<br />
lasciò la sua valigia per tenerlo occupato, poi si mise a<br />
risalire il treno per raggiungerci. Tenete conto che questo<br />
mio amico aveva un look non proprio da bancario, forse<br />
l’avere anche il capello lungo e la barba incolta ha fatto<br />
sospettare qualche altro passeggero facendolo ritenere un<br />
potenziale terrorista. Qualcuno, probabilmente con<br />
qualche disagio sociale o manie di persecuzione, ha visto<br />
questo ragazzo salire in treno, depositare la valigia ed<br />
andare via: non vedendolo tornare ha chiamato il<br />
capotreno che, a sua volta, ha allertato la Polfer.<br />
Fortunatamente il malcapitato è poi tornato al suo posto<br />
prima che la Polfer portasse la valigia in un luogo sicuro<br />
15
per farla brillare, si è chiaramente preso una bella<br />
ramanzina per aver lasciato incustodito il bagaglio ma,<br />
perlomeno, non si è trovato con le maglie e mutande<br />
esplose. Peraltro in valigia aveva anche pezzi di un PC,<br />
avessero fatto passare la valigia ai raggi X probabilmente<br />
avrebbero visto in quella strumentazione qualche<br />
meccanismo per l’innesco a distanza.<br />
Come brevemente accennato, il treno era anche un luogo<br />
per andare a cercare le amiche più che gli amici o, in<br />
assenza, di attaccare bottone con qualche altra<br />
universitaria. Il treno è sempre stata la mia roccaforte, da<br />
questo punto di vista: non ho mai beccato in discoteca, ho<br />
sempre faticato di brutto brutto brutto per farmi cagare<br />
anche solo di striscio, ma in treno tiravo fuori il meglio di<br />
me. Da pendolare lavorativo (ne parleremo più avanti) ho<br />
conosciuto la mia ex morosa e poi mia moglie, da<br />
universitario invece ho conosciuto un numero enorme di<br />
ragazze ed il treno era il mio “terreno di battaglia”.<br />
A volte le conoscenze erano finalizzate a fare quattro<br />
chiacchiere, in fondo non sempre ci si provava, durante<br />
l’università è anche più semplice conoscere perché tra<br />
studenti c’è un po’ più di apertura rispetto a ciò che riserva<br />
poi il mondo del lavoro. Ci tengo a sottolineare che tra<br />
provarci e riuscirci c’è un abisso: però almeno in treno me<br />
la giocavo, recuperavo numeri di telefono, mantenevo i<br />
16
contatti, organizzavo. Per fare un paragone con il calcio,<br />
in treno scendevo in campo, al bar stavo in panchina, in<br />
discoteca proprio in tribuna. Scendere in campo a volte<br />
vuol dire perdere, nel mio caso potete togliere “a volte”,<br />
però si faceva gran gioco e qualche minima soddisfazione<br />
ce la si portava a casa (molto minima).<br />
Mi ricordo soprattutto di due ragazze, veramente notevoli:<br />
entrambe abitavano sul Lago Maggiore e le avevo<br />
conosciute, in tempi diversi, a causa di qualche magagna<br />
con il treno. In realtà i ritardi, le soppressioni, i disagi<br />
derivanti da carrozze inadeguate sono una manna per chi<br />
cerca di socializzare, le persone esasperate comunicano<br />
molto di più e si coalizzano contro il nemico comune.<br />
Una di queste ragazze si chiamava Cristina, me la ricordo<br />
ancora oggi: aveva quel “non so che” (per ulteriori dettagli<br />
pubblicherò apposito volumetto vietato ai minori) ed ogni<br />
pomeriggio, sul treno di rientro, percorrevo tutti i vagoni<br />
per vedere se c’era. Spesso c’era, ma con lei c’erano<br />
anche i sui enormi amici ed in questo contesto più di<br />
quattro chiacchiere al volo non si riusciva a fare. La partita<br />
sembrava impossibile, tutto remava contro, ma<br />
invece……invece nulla, ad un certo punto non l’ho più<br />
vista.<br />
17
L’altra ragazza di cui mi ricordo in modo particolare<br />
l’associo ad uno dei tanti episodi in cui il treno si fermava<br />
a causa della caduta della linea elettrica. Il treno ha un<br />
pantografo che si appoggia alla linea elettrica aerea, si<br />
chiama aerea proprio perché dovrebbe stare in aria ma per<br />
un lunghissimo periodo questi cavi hanno sofferto di<br />
depressione e venivano giù come castagne in autunno.<br />
La caduta della linea aerea blocca tutto e non è neanche<br />
un problema facile da risolvere in tempi brevi, se poi il<br />
problema diventa frequente il pendolare non è che si alteri,<br />
si incazza come un’ape. In uno di questi episodi avevo<br />
davanti questo gioiellino di ragazza, un fiore di primavera.<br />
Oddio, le espressioni che ha utilizzato contro le ferrovie la<br />
facevano sembrare più un incrocio tra la strega del mare<br />
della Sirenetta ed un muratore bergamasco ateo piuttosto<br />
che Biancaneve, però era comunque bellissima anche nei<br />
suoi improperi (che appoggiavo).<br />
Purtroppo anche con questa ragazza ci si è persi dopo non<br />
tanto tempo, orari diversi, treni diversi….ma rimane pur<br />
sempre un bel ricordo. La caduta della linea aerea non è<br />
però legata solo a ricordi “positivi”, se di positivo si può<br />
parlare nel dover stare ore in attesa, ma anche a situazioni<br />
in cui la rabbia ha raggiunto apici inimmaginabili. Giorno<br />
della mia laurea, parto da Domodossola per andare a<br />
discutere la tesi, sono in treno con pochi intimi che<br />
18
verranno ad assistermi. A Somma Lombardo viene<br />
annunciato un mega ritardo a causa del cavo della linea<br />
elettrica che è andato a puttane. Fosse andato veramente<br />
a puttane sarebbe tornato prima, quando invece va a terra<br />
ci vuole una vita. Che fare? Telefonare al mio correlatore,<br />
spiegare la situazione e chiedere di essere spostato nella<br />
scaletta. Penso, in quel giorno, di aver elencato tutti i santi<br />
del calendario e, per non sbagliare, di essermi inventato<br />
anche qualche santo che ancora non esiste, comunque<br />
dopo tale momento di profonda religiosità finalmente<br />
siamo ripartiti per arrivare in tempo per laurearmi.<br />
Pensate a quante persone, ogni giorno, confidano nei<br />
mezzi pubblici per eventi importantissimi: colloqui di lavoro,<br />
visite mediche, incontri con strafighe e come ogni giorno<br />
ci siano persone che imprecano perché a tale evento non<br />
ci possono più arrivare. In Giappone il sincronismo tra i<br />
treni è imbarazzante: il treno A arriva al binario 1 alle 14.51,<br />
alle 14.52 sul binario 2 parte il treno B: il cliente riesce<br />
tranquillamente a prendere la coincidenza ed arrivare<br />
dove vuole, senza paura di dover rinunciare ad un<br />
appuntamento.<br />
In Italia il problema invece si presenta già senza dover<br />
prendere coincidenze, si sa quando si parte ma non<br />
quando si arriva, figuriamoci se si devono combinare due<br />
soluzioni diverse. Anzi, non si sa bene neanche se si parte<br />
19
ma a volte è quasi meglio non partire del tutto piuttosto<br />
che fermarsi nel tragitto (spesso in aperta campagna, a<br />
volte in paeselli) perché, perlomeno, si possono ipotizzare<br />
soluzioni alternative, se possibili.<br />
Il periodo dell’università è stato veramente molto<br />
importante per la mia vita da pendolare perché mi ha<br />
consentito di allenarmi a quella che sarebbe stata la mia<br />
vita da lavoratore ed imparare tutti i vari trucchetti per<br />
sopravvivere a questo mondo. Il pendolare sviluppa un<br />
certo sesto senso, impara a muoversi tra scioperi, treni<br />
rotti ed impara a capire la gravità degli eventi. Ad esempio<br />
il pendolare esperto va in empatia con il locomotore con<br />
problemi e sa se deve optare per un altro treno o se questo,<br />
alla fine partirà; sa che i 10 minuti di ritardo indicati dal<br />
monitor sono solo un esercizio di ottimismo, si posiziona<br />
in posti tattici per assaltare il treno e cercare un posto a<br />
sedere.<br />
Per diventare un pendolare esperto si devono superare<br />
prove durissime, occorre avere tattica, sensibilità, capacità<br />
di lettura degli eventi, essere sempre armati di acqua ed<br />
altri strumenti per la sopravvivenza, avere il telefono carico<br />
per avvisare a casa che si arriverà in ritardo. Il vero<br />
pendolare deve essere un po’ Rambo ed un po’<br />
Napoleone, vi assicuro che non è affatto semplice,<br />
pensavo di aprire un corso di formazione per preparare<br />
20
coloro che si stanno per approcciare ai treni. Ogni età vive<br />
poi diversamente i problemi, da universitario prendevo le<br />
cose con filosofia o, perlomeno, quella era la strada che<br />
cercavo di percorrere.<br />
Quando poi si inizia a lavorare ed hai un cartellino da<br />
timbrare la filosofia cambia: si passa dalle disamine di<br />
Sant’Agostino e Kant a quelle degli Hooligans e dei Black<br />
Bloc visto che ogni ritardo comporta il dover prendere<br />
permessi o non essere pagati. Una parte importante della<br />
“formazione” del giovane pendolare consiste nell’imparare<br />
a relazionarsi con il personale delle ferrovie, cosa tutt’altro<br />
che semplice e scontata vista la varietà delle persone che<br />
lavorano nelle ferrovie. Tendenzialmente le Ferrovie<br />
dividono il personale in due categorie: quelli che<br />
combinano casino ma sono rintanati nei loro uffici ed<br />
invece coloro che fanno casini ma sono a contatto con la<br />
gente.<br />
Quest’ultima categoria è composta dai macchinisti e dai<br />
capitreno, soggetti che spesso rischiano la vita a causa di<br />
coloro che hanno dietro: quando un treno non arriva dal<br />
deposito, quando non viene fatta manutenzione e non<br />
funzionano i freni, quando chi gestisce la linea decide di<br />
fermare il treno in mezzo alla campagna per far passare<br />
un treno che è però ancora a 20 km, il macchinista ed il<br />
capotreno, quali front office dell’azienda, si devono<br />
21
prendere più insulti di Byron Moreno (per chi non segue il<br />
calcio, è l’arbitro che ci ha mandato a casa dai Mondiali<br />
2002).<br />
A differenza di un arbitro il capotreno non ha però il<br />
cartellino giallo e neppure il rosso, ma soprattutto non ha<br />
a che fare con 22 giocatori ma con una mandria di bufali<br />
incazzati. Il macchinista ha la fortuna di rischiare sono nel<br />
tragitto per raggiungere il treno, poi si barrica nel<br />
locomotore o nella pilotina e lascia che sia il capotreno a<br />
gestirsi la folla. Va detto però che il macchinista non è mai<br />
un essere cattivo, spesso accoglie nella sua tana sicura<br />
anche il capotreno per salvarlo dall’assedio.<br />
Nelle mie varie peripezie ho visto dei veri e propri assalti<br />
al locomotore, degli assedi che neanche la città di Troia<br />
aveva vissuto (mi è venuta in mente Troia come esempio<br />
in quanto tale parola, abbinata ad altre, era spesso rivolta<br />
ai due malcapitati) ed è per questo che sono convinto che<br />
il locomotore sia, in realtà, dotato di porte blindate ed<br />
anche di armamenti non convenzionali da usare<br />
all’evenienza.<br />
Non voglio certo fare un trattato sull’aspetto psicologico<br />
dei capitreno, però ho notato da parte di questi individui<br />
atteggiamenti veramente molto diversi tra loro di fronte ad<br />
una magagna. L’atteggiamento più comune è quello della<br />
22
fuga: quando il treno è in ritardo, è strapieno o ci sono altri<br />
problemi, tendenzialmente il capotreno diventa un essere<br />
ectoplasmatico talmente sfuggente che neanche i<br />
Ghostbuster potrebbero acchiapparlo. Mi è capitato di<br />
vedere però una tecnica diversa, anche se rarissima: il<br />
capotreno si unisce alle proteste dei pendolari ed anzi<br />
diventa una sorta di “capopopolo” spiazzando i<br />
contestatori.<br />
Ho in mente una scena che vi voglio raccontare, penso sia<br />
una situazione piuttosto rara da riscontrare e, proprio per<br />
la sua particolarità, può risultare interessante. Ricordo che<br />
il treno era in ritardo, fermo in stazione a Milano Porta<br />
Garibaldi, con un ritardo che andava via via aumentando.<br />
Le motivazioni non mi vengono in mente, avendo<br />
comunque vissuto tante situazioni simili è difficile abbinare<br />
ad ogni situazione la giusta motivazione. Ad un certo punto<br />
si palesa il capotreno, c’è gente sul binario che aspetta ed<br />
appena lo vede gli si fionda incontro con fare vagamente<br />
minaccioso.<br />
Avete presente nelle fiabe i contadini con i forconi e le<br />
torce che inseguono l’orco cattivo? Ecco, in confronto<br />
quella sembrerebbe essere una manifestazione di pacifisti.<br />
Vedendo questo esercito di persone incazzate non sapevo<br />
se fosse più utile far che chiamare subito l’ambulanza o<br />
passare direttamente alle onoranze funebri, ma ecco il<br />
23
colpo di scena: il controllore ha iniziato ad inveire<br />
pesantemente contro le ferrovie, ad erigersi come il<br />
GRANDE CONTESTATORE. Come potrete immaginare<br />
questa mossa ha spiazzato decisamente coloro che si<br />
stavano avventando sul malcapitato: di norma le risposte<br />
sono “abbiate pazienza”, “mi informo”, “dovremmo partire<br />
tra non molto” ma di certo nessuno si sarebbe aspettato di<br />
trovare nel “nemico” il maggior alleato nella protesta.<br />
Ecco, un consiglio a tutti i capitreno che dovessero leggere<br />
queste parole: quando il treno è pesantemente in ritardo,<br />
o se vi rendete conto di avere a che fare con dei pendolari,<br />
NON usate le parole “abbiate pazienza”. E’ come buttare<br />
benzina sul fuoco, mostrare un lenzuolo rosso ad un toro,<br />
chiedere pazienza ad una folla inferocita che la pazienza<br />
l’ha persa da tempo e non ha neppure voglia di ricercarla<br />
è controproducente.<br />
Una delle lamentele maggiori nei confronti del personale<br />
delle ferrovie è relativa alla totale assenza di informazioni,<br />
il capotreno dovrebbe informare sulla natura del ritardo, i<br />
tempi per la risoluzione del problema, eventuali soluzioni<br />
alternative al convoglio coinvolto nel disguido, mentre<br />
nella realtà dei fatti nessuno sa mai nulla e tutto è avvolto<br />
in una nube misteriosa. La verità è che quasi sempre il<br />
capotreno ne sa quanto i passeggeri, disperatamente<br />
tenta di chiamare la centrale dove spesso rimangono<br />
24
vaghi o, non raramente, lo mandano a quel paese (ho<br />
assistito a più litigi al telefono tra capotreno ed omino delle<br />
ferrovie collocato chissà dove) con conseguenze nefaste<br />
visto che l’assenza di informazioni va a peggiorare una<br />
situazione già ad alto rischio.<br />
Permettetemi una digressione sulla questione<br />
informazioni, anche questo aspetto ha avuto notevoli<br />
mutamenti negli anni ed è interessante come le cose siano<br />
rimaste pressappoco uguali pur cambiando tutto.<br />
Quando viaggiavo al liceo l’informatica era rappresentata<br />
dal Commodore 64, eravamo lontani dal periodo degli<br />
smartphone e dei tablet. Le Ferrovie avevano quindi due<br />
strumenti per poter fornire le informazioni ai propri<br />
dipendenti: in stazione il telefono fisso mentre nel tragitto<br />
l’unica fonte informativa erano gli occhi.<br />
Alla domanda “mi scusi, ma quando ripartiamo?” la<br />
risposta si basava sul mero senso empirico più che su<br />
valutazioni tecniche: “guardi è rosso il semaforo, appena<br />
si sblocca la linea ci fanno partire”. Cavoli, non ci sarei mai<br />
arrivato, grazie, grazie ed ancora grazie. Pensare che io<br />
ero convinto che per i treni il rosso volesse dire<br />
“imbizzarrisciti come un toro e sfonda il muro del suono”,<br />
invece scopro che il rosso significa “fermati” come avviene<br />
con il normale semaforo stradale. Guai a chiedere “perché<br />
25
è rosso da mezzora?” perché, in questi casi, il capotreno<br />
ti guardava come se lo avessi preso per un veggente, un<br />
profeta o comunque come essere dalle capacità superiori.<br />
Piano piano la tecnologia ha portato nuovi mezzi: sono<br />
arrivati i tabelloni elettronici, i telefonini, il monitoraggio dei<br />
treni lungo la linea (per vedere dove questi andavano a<br />
morire) e via dicendo. Sono arrivate le App che ti dicono<br />
in tempo reale dove sia il treno che si sta ricercando (più<br />
avanti vi riporterò degli screenshot di due applicazioni, con<br />
le indicazioni nefaste di ritardi e soppressioni), su che<br />
binario dovrebbe arrivare, con quanto ritardo viaggia ed<br />
anche i comenti degli altri pendolari (parte dell’App<br />
destinata ai maggiori di 18 anni, possibilmente atei, da<br />
utilizzare quasi esclusivamente in caso di ritardi o<br />
soppressioni).<br />
Voi direte: beh la situazione è decisamente migliorata, ora<br />
sai in tempo reale dove si trovi il treno, cosa vuoi di più?<br />
Tutto questo funziona bene in situazioni normali, se scatta<br />
l’emergenza è la fine. Si torna alle informazioni dei periodi<br />
del Commodore, anzi prima. Direi che si torna all’età della<br />
pietra. Vi racconto un solo episodio per non tediarvi, un<br />
episodio di inizio 2018. Stazione di Posta Garibaldi, Milano,<br />
prendo il mio solito 16.49 diretto ad Arona. Tutto bene, si<br />
arriva a Rho fiera senza particolari problemi e nulla fa<br />
presagire il gran casino che si sarebbe scatenato.<br />
26
Perlomeno gli uragani li vedi arrivare, capisci che è meglio<br />
mettersi al riparo, le magagne delle ferrovie invece<br />
arrivano silenti e quasi sempre arrivano da dietro.<br />
Stiamo per passare la stazione di Rho ed il capotreno<br />
annuncia che il treno si sarebbe fermato per almeno<br />
mezzora a causa di un atto vandalico nella stazione di<br />
Vanzago, consiglia il passante S5 al binario 2. Fermo<br />
restando che sulla mezzora non ci ha creduto nessuno, si<br />
poneva un problema: l’S5 va a Varese, non ad Arona ed<br />
in ogni caso perché svuotare un treno per saturarne un<br />
altro che già non è mai vuoto di suo? La risposta è arrivata<br />
in seguito: “il treno viene soppresso a Rho”, saluti e baci a<br />
tutti. Chi deve andare ad Arona prenda il Domodossola in<br />
coincidenza, chi va nelle stazioni intermedie inizi a<br />
camminare che fa bene alla salute.<br />
Transumanza verso l’S5, una gara ALTAMENTE<br />
COMPETITIVA per riuscire non dico a sedersi, ma almeno<br />
a salire. Io mi posiziono sulla carrozza di testa, proprio a<br />
ridosso della pilotina, aspetto in piedi. Il capotreno<br />
annuncia che il treno rimarrà fermo causa treno fermo in<br />
linea, ma non era un atto vandalico? È un atto vandalico<br />
al treno? Che cosa è successo? Parte il dibattito tra noi<br />
profughi, portatori dell’informazione relativa all’atto<br />
vandalico, ed occupanti originari. Avete presente la scena<br />
di Fantozzi in cui si narrava che avesse segnato anche<br />
27
Zoff di testa? Ecco, più o meno tra i pendolari funziona allo<br />
stesso modo. Le App ti dicono che il treno è fermo (ma<br />
dai? Pensavamo di essere in movimento ma che fosse la<br />
stazione ad inseguirci), il capotreno ogni tanto si fa vivo<br />
ma non sa neppure le informazioni che corrono tra noi<br />
pendolari ed alla fine scopriamo, grazie a voci non ben<br />
confermate, che a Vanzago era stata buttata una bicicletta<br />
sui binari ed il treno l’aveva investita.<br />
Tanta tecnologia per avere, come comunicazione,<br />
“ripartiremo appena sposteranno il treno davanti a noi”.<br />
Grazie, poteva anche dirci che saremmo partiti solo se ci<br />
fossero stati i binari, se il locomotore riceve corrente<br />
elettrica od altre ovvietà, nessuna informazione specifica<br />
sul motivo della fermata e nessuna informazione sui tempi.<br />
Tutto come ai vecchi tempi quindi, alla faccia delle<br />
modernizzazioni, dell’essere sempre connessi: altro che<br />
connessione 4G, 5G o quello che volete, qui una bicicletta<br />
crea una coda di treni che arriva fino all’altra parte di<br />
Milano e nessuno sa spiegare il motivo e dare una<br />
tempistica.<br />
Mi permetto una critica da ignorante in materia: può una<br />
bicicletta creare danni tali da bloccare la linea un ora e<br />
mezza? E’ come se un bisonte si facesse bloccare da un<br />
topo, a meno che il topo non sia grosso come le pantegane<br />
28
dei Navigli (sono topi mutanti, tipo tartarughe ninja ) non<br />
vedo confronto.<br />
A proposito di topi….che dire della pulizia di alcune<br />
stazioni e di alcuni treni? Il tema “pulizia” non può che<br />
essere ricorrente in questa pubblicazione, ne parleremo<br />
abbondantemente. Oltre ai treni, che il sapone non lo<br />
hanno mai visto o non lo vedono dalle guerre puniche,<br />
anche le stazioni non vivono proprio nello splendore. Chi<br />
di voi ha avuto l’onore di andare in un bagno in treno (non<br />
su uno dell’alta velocità, ma sui catorci dei pendolari) si<br />
sarà trovato in un buco di un metro per un metro, con una<br />
concentrazione di batteri che un sorcio si farebbe<br />
l’antitetanica prima di metterci zampa. Ne parleremo<br />
ancora.<br />
In stazione però i bagni non sono meglio, a volte anzi sono<br />
totalmente inavvicinabili: gli unici che si salvano sono<br />
quelli a pagamento, in quelli liberi vedi di tutto. Non voglio<br />
entrare in dettagli raccapriccianti, ma mi sono chiesto<br />
come possa la gente “sparare merda” a certe altezze o<br />
come possa non centrare la tazza che, per quanto piccola,<br />
è comunque sufficiente a contenere anche i sederi più<br />
grandi o, perlomeno, la parte che serve. Meglio chiudere il<br />
discorso, torniamo alle care ferrovie.<br />
29
Il pendolarismo da lavoratore.<br />
Questo sarà il cuore, il fegato ed anche parte dell’intestino<br />
dell’intera opera: è la visione matura e rassegnata del<br />
tipico pendolare lavoratore. A dire il vero il mio primo<br />
periodo di pendolarismo è stato anche fruttuoso sotto<br />
alcuni punti di vista, devastante sotto altri. Per essere alle<br />
9:00 al lavoro partivo di casa alle 6.30; alla sera uscivo<br />
poco prima delle 18:00 per essere a casa all’incirca alle<br />
20:00, una vitaccia costellata di ritardi e di disagi di varia<br />
natura, sulla scia di quanto vissuto nel periodo precedente.<br />
Per questioni di mera sopravvivenza avevo optato per il<br />
regionale al mattino mentre la sera avevo deciso di<br />
puntare sugli intercity o sull’ETR Cisalpino, una sorta di<br />
Frecciarossa per farvi capire. Rispetto al regionale era un<br />
passo in avanti enorme: posti a sedere decorosi e tempi di<br />
percorrenza un pochino inferiori agli altri bidoni su rotaia.<br />
Sul clima qualche rimostranza la si poteva fare, specie in<br />
estate: capisco che sui treni “fighi” si deve far vedere che<br />
c’è l’aria condizionata, se però dai bocchettoni esce la<br />
neve ed il servizio bar vende cubetti di acqua e non<br />
bottiglie forse (e dico forse) la temperatura non era<br />
esattamente quella desiderata dai clienti.<br />
30
I regionali erano peggio però: spesso l’aria condizionata<br />
era rotta ed in estate c’erano le iguane con il ventilatore<br />
portatile, mentre in inverso i pinguini con il cappotto di lana.<br />
I treni veloci della sera andavano tutti in Svizzera, c’erano<br />
molti pendolari di Domodossola e del Lago Maggiore visto<br />
che era una soluzione per non arrivare a casa a notte<br />
fonda. In realtà questi treni andavano come un regionale<br />
o poco di più, la differenza la facevano le fermate: i binari<br />
sono quelli del 1890 e l’ETR non può certo andare alle<br />
velocità previste per le linee dedicate. In pratica è come<br />
far correre una Ferrari su una pista dedicata ai Go-Kart,<br />
però perlomeno si viaggiava un po’ più comodi e si<br />
risparmiava una ventina di minuti, senza dimenticare che<br />
questi treni avevano la priorità sulla linea.<br />
Come detto, questi ETR avevano, come meta finale, una<br />
località Svizzera come Basilea, Berna o Ginevra. Questo<br />
aspetto non è trascurabile perché anche la meta può<br />
creare situazioni grottesche ed esilaranti, vi spiego meglio<br />
che cosa capitava. Ginevra, in francese, si scrive<br />
GENEVE ed il tabellone riportava tale scritta ma pare che<br />
in molti abbiano difficoltà a riconoscere le vocali: GENEVE<br />
non è GENOVA! Non era raro che, al passaggio del<br />
capotreno per il controllo dei biglietti, si sentisse un dialogo<br />
di questo tipo: “mi scusi, ma questo treno non va a Genova<br />
ma a Ginevra” “Ma c’era scritto Genova sul tabellone!” “No<br />
31
signore, c’era scritto Geneve, Ginevra in francese” “ah<br />
pensavo fosse stato scritto sbagliato sul tabellone”.<br />
Ci sono però numerose varianti alle risposte, alcune che<br />
fanno capire come il Q.I. di alcune persone sia di poco<br />
superiore a quello dei muschi. Eccone una carrellata: “ma<br />
allora non ferma a Pavia?”(certo, faremo una deviazione<br />
apposta, ti portiamo a Pavia e poi torniamo verso nord)<br />
“ma dov’è Ginevra?” (Parliamo di Ginevra, non di un<br />
paesello di 5 abitanti disperso sulle montagne) “come<br />
vado a Genova adesso?” (prova con il teletrasporto) “ma<br />
io avevo chiesto ad uno in stazione” (da lontano si sentono<br />
delle risate arrivare dalla Stazione Centrale di Milano…..).<br />
Il mio pendolarismo mi ha fatto conoscere moltissime<br />
persone, devo dire tutte nella prima fase della mia attività<br />
lavorativa. Dai gennaio 2002 fino al Giugno 2009 ho fatto<br />
il pendolare da Domodossola, poi mi sono trasferito a<br />
Busto Arsizio ed ho decisamente ridotto le distanze.<br />
Partire da Domodossola voleva dire incontrare ogni<br />
mattino le solite facce ed ancora non c’era l’ossessione dei<br />
social come avviene invece ora. Si riusciva a scambiare<br />
una battuta, a socializzare, a diventare amici e devo dire<br />
che molte persone conosciute in quel periodo sono ancora<br />
presenti nella mia vita, altre ne sono uscite ma di loro<br />
conservo un gran bel ricordo.<br />
32
Si formavano tanti mini gruppi, sia al mattino che alla sera,<br />
i pendolari più “anziani” (inteso come anzianità da<br />
pendolare) occupavano la prima carrozza, era la carrozza<br />
del silenzio. Avete presente un pendolare arrabbiato?<br />
Ecco, la prima carrozza diventava una polveriera se<br />
qualcuno osava aprire bocca.<br />
Il malcapitato NON pendolare che si sedeva nella prima<br />
carrozza ed osava parlare veniva seviziato e torturato da<br />
coloro che stavano beatamente cercando di dormire, c’era<br />
tanta cattiveria in quella carrozza che anche Jack lo<br />
Squartatore si sarebbe sentito a disagio. Noi pendolari da<br />
meno tempo avevamo invece voglia di interagire ed<br />
eravamo sulle carrozze verso il fondo, peraltro in quella<br />
collocazione avevo notato esserci un numero di donne<br />
decisamente superiore ai vagoni di testa e quindi mi<br />
posizionavo in zona strategica.<br />
A differenza del gran lavoro fatto durante il pendolarismo<br />
universitario, questi anni sono stati fruttuosi e l’anello che<br />
porto al dito deriva proprio da un incontro sul regionale del<br />
mattino: oltre ai disagi sul treno le ferrovie mi hanno anche<br />
portato al matrimonio! A fianco dell’evoluzione tecnologica,<br />
di cui abbiamo parlato in precedenza, abbiamo avuto<br />
anche un’evoluzione della stirpe “homus capotrenus<br />
capotrenus”: le Ferrovie hanno fatto non solo un restyling<br />
sulle divise (in questo momento sono un bel “verde<br />
33
speranza”, speriamo ovvero di partire ed arrivare), ma<br />
anche sull’approccio nei confronti dei passeggeri.<br />
Negli ultimi anni sono stati selezionati e formati capitreno<br />
che ringraziano ogni passeggero alla richiesta del biglietto,<br />
augurano buon viaggio (questo è un po’ pericoloso, si<br />
rischia di passare per portasfiga), salutano alla discesa dal<br />
treno…..cose inimmaginabili alcuni anni fa. A dire il vero<br />
sull’ETR ho sempre trovato personale molto gentile, tra il<br />
quale anche una bionda di notevole caratura: immaginate<br />
di essere sdraiati sulla poltrona in semicoma, in piena fase<br />
REM sentire una vocina che ti chiede il biglietto….la prima<br />
cosa che d’istinto viene da fare è quella di tirare fuori un<br />
mitra e fare una strage.<br />
Apro gli occhi e mi trovo questa bella signora con un<br />
sorriso gentile, occhi azzurri, una sorta di fatina e,<br />
chiaramente, con le fatine non ti puoi incazzare. Ve lo<br />
immaginate Pinocchio che prende a randellate la fata<br />
Turchina? Oppure Cenerentola che prende a padellate la<br />
fatina? Beh, tutto sommato Cenerentola avrebbe avuto le<br />
sue motivazioni: già che mi fai la magia, proprio a<br />
mezzanotte me la devi fare finire? Cerco il portafoglio, lo<br />
apro, prendo il biglietto e glielo mostro; per lei avrei<br />
comunque tirato fuori anche la tessera del codice fiscale,<br />
bancomat ed anche la carta fedeltà del supermercato.<br />
34
Il personale sui treni “normali” è cambiato anche sotto<br />
l’aspetto linguistico, anni fa avevo trovato capitreno la cui<br />
esposizione verbale ricalcava un qualche dialetto stretto,<br />
incomprensibile ai più. Ad una qualsiasi domanda questi<br />
soggetti rispondevano con un chiaro ed eloquente<br />
“Dunqaggiafsyckslalcgrt binario 3”, lasciando il povero<br />
viaggiatore in dubbio sul fatto di trovarsi in Italia od in<br />
qualche provincia indocinese.<br />
L’inglese era un optional, ho assistito a scene veramente<br />
imbarazzanti in cui ad una domanda in lingua<br />
corrispondeva una risposta in italiano che neanche<br />
c’entrava con la richiesta. Qualche anno fa, ad essere<br />
sincero pochi anni fa, ho invece visto una ragazza<br />
straniera chiedere informazioni ad un giovane ferroviere<br />
nel sottopasso di Garibaldi.<br />
Sarà stato grazie alla nuova politica delle Ferrovie, sarà<br />
stato che questa era una gran figa, ma il ferroviere ha<br />
sfoderato un inglese incredibile e le ha spiegato qualsiasi<br />
cosa su dove doveva andare, che treno doveva prendere,<br />
penso le abbia anche detto dove abitasse e cosa avesse<br />
fatto nelle passate vacanze. Una roba mai vista, ma il<br />
solerte ferroviere non si è limitato a questo aiuto: ha<br />
accompagnato la signorina al binario per essere sicuro<br />
che non si perdesse. Potere della gnocca, altro che corsi<br />
35
di inglese e robe varie….la gnocca consente di imparare<br />
istantaneamente tutte le lingue del mondo!<br />
Dopo questa breve carrellata sull’”homus capotrenus”<br />
inizierei però a parlare in modo diffuso dell’”Animalis<br />
Pendularis” di cui faccio parte. Il pendolare è un animale<br />
combattivo, tendenzialmente incazzoso, che socializza<br />
soprattutto di fronte ad una situazione di difficoltà ed in<br />
branco agisce contro il nemico comune. Lo so, vi sembro<br />
Alberto Angela che parla dei lupi siberiani, però di fatto la<br />
situazione è questa. L’animale pendolare si suddivide in<br />
numerose varianti, le sottospecie sono numerose. Vorrei<br />
descrivervele una ad una, vediamo in quale vi riconoscete.<br />
“Pendolaris Pulitis Pulitis”: questo pendolare ha il terrore<br />
di essere infettato da qualsiasi tipo di virus, batterio, fungo<br />
o lichene che è presente sul treno. Questa specie sale in<br />
treno ed inizia una operazione di disinfestazione, copre il<br />
sedile con apposita copertina e si rinchiude nel suo<br />
bozzolo tipo “farfalla in via di sviluppo” per poi sbocciare<br />
una volta arrivati in stazione.<br />
Questo tipo di pendolare ha certamente le sue ragioni visto<br />
che molti treni non sono sporchi, lo sporco avrebbe schifo<br />
di certe carrozze (ne abbiamo già parlato e ne parleremo<br />
ancora). In effetti il pendolare dovrebbe effettuare una<br />
profilassi medica prima di intraprendere questa quotidiana<br />
36
migrazione e vaccinarsi contro tetano, febbre gialla, colera,<br />
epatite A-B-C e fino alla Z, peste bubbonica e qualsiasi<br />
forma batterica o virale possa esistere al mondo. Ci sono<br />
infatti vagoni che non vedono il sapone da quando<br />
abbiamo alzato la coppa del Mondo nel 1982, altre<br />
carrozze invece che non sono lavate direttamente dal<br />
mondiale del 1938.<br />
Questo schifo non deriva solo dall’incuria delle ferrovie<br />
che si limitano al servizio di smaltimento dei rifiuti, senza<br />
ipotizzare una ben che minima pulizia seria della carrozza,<br />
ma anche dalla presenza di un tipo di pendolare che è<br />
antagonista del “Pulitis Pulitis”: il temibile e terrificante<br />
“Pendularis Puzzonis Sporcaccionis”. Ci sono delle<br />
persone che utilizzano i mezzi pubblici - tutti, non solo i<br />
treni – che hanno un concetto di igiene personale alquanto<br />
discutibile ed oltre ad emanare odore di fogna tendono a<br />
sporcare l’ambiente circostante con carte, pezzi di cibo od<br />
altre amenità.<br />
Uno tra i principali problemi è l’odore di sudore, d’estate<br />
perché si suda mentre d’inverno o perché la carrozza ha<br />
temperature folli o perché il soggetto ha corso per<br />
prendere il treno. Sicuramente nelle vostre menti avrete<br />
raffigurato il più tipico puzzone da viaggio: persona<br />
trasandata che ha, probabilmente, anche diversi problemi<br />
nella vita. In realtà non sempre è così, ci sono amare<br />
37
sorprese ed a volte ti trovi il professionista di mezza età<br />
con giacca e cravatta che emana un olezzo che sta tra<br />
l’odore di puzzola bagnata ed il maiale in decomposizione.<br />
Purtroppo mi becco spesso una signora di mezza età<br />
(facciamo tre quarti più che mezza) che, vista da lontano,<br />
sembrerebbe quasi un essere umano dall’abbigliamento<br />
anche curato. Il problema è che la signora, che non è<br />
proprio uno stuzzicadenti, probabilmente per portare in<br />
giro il suo dolce peso tende a sudare in modo abnorme e<br />
lascia una vera e propria scia.<br />
Non esagero nel dire che, nel sottopasso della stazione,<br />
se è appena passata lo si sente ed ancora peggio quando<br />
è nella carrozza in cui sono locato. Ora, di gente<br />
sovrappeso ne conosco ed io stesso non sono proprio<br />
anoressico, conosco anche gente che tende a sudare<br />
tanto, ma una roba di questo tipo non rientra nella<br />
normalità. Anche perché la signora già emana dal mattino,<br />
quando non fa esattamente caldissimo: iniziare la giornata<br />
con una che puzza di cipolla andata a male non è proprio<br />
il sogno di una vita, per quanto mi è possibile cerco di<br />
starne alla larga ma, immancabilmente, in un modo o<br />
nell’altro la becco. Un giorno sono stato così fortunello da<br />
averla di fianco su un treno stracolmo per materiale troppo<br />
corto, in sostanza ero pigiato da diecimila persone e<br />
proprio di fianco a me avevo lei, la puzzola. E faceva<br />
38
anche caldo! Penso di aver battuto il record di apnea, la<br />
situazione era veramente drammatica.<br />
Quando proprio va di sfiga oltre all’avere nella carrozza un<br />
individuo di questo tipo ci si ritrova con l’impianto di<br />
climatizzazione che sputa puzze tipo topo morto ed il mix<br />
di odori rende le ferrovie in parte colpevoli di crimini contro<br />
l’umanità.<br />
A contrastare attivamente il “Puzzonis” c’è un altro tipo di<br />
pendolare, di solito di genere femminile: il “Pendularis<br />
Iperprofumatis”. Sicuramente è più gradevole un buon<br />
profumo di rosa o di vaniglia ad una puzza di cipolla<br />
andata a male, quando però il pendolare si è rovesciato<br />
addosso una boccetta da 2 litri di profumo l’effetto è<br />
comunque altamente nocivo.<br />
Mi è capitato di avere seduta davanti a me una signora<br />
con un profumo alla vaniglia aggressiva, una cosa<br />
insostenibile che ha provocato attacchi di diabete tra gli<br />
abitanti della carrozza. Sembrava che fosse esplosa una<br />
pasticceria, auguro di cuore ai colleghi di lavoro della<br />
signora che gli uffici siano posizionati in un open space di<br />
45 ettari per la loro salute fisica e mentale. Marilyn Monroe<br />
andava a dormire dopo aver “indossato” solo due gocce di<br />
Chanel n° 5, alcune persone invece escono di casa dopo<br />
aver nuotato in una vasca olimpionica di profumo.<br />
39
Tra i pendolari più temibili abbiamo il “Pendularis<br />
chiacchierinus” che si divide a sua volta nel “telefonicus” e<br />
nel “rompicoglionis in loco”.<br />
Il “telefonicus” è colui che deve far sapere i cazzi suoi a<br />
tutto il treno, ogni giorno è incollato al microfono a parlare<br />
con qualcuno di qualsiasi cosa e tutto questo lo fa con un<br />
tono di voce tipico di chi ha ingoiato un megafono da<br />
piccolo.<br />
Di solito questo animale da treno chiama amici o parenti<br />
fino al trentottesimo grado avendo un forsennato bisogno<br />
di chiacchierare, DEVE stare al telefono con qualcuno e<br />
piuttosto che rimanere silente è disposto a chiamare il<br />
risponditore automatico del proprio gestore telefonico. Gli<br />
altri pendolari oramai lo conoscono, sanno che inizia in<br />
modo subdolo anche per ingannare l’interlocutore<br />
telefonico: “ciao cara, ti chiamo 5 minuti veloci veloci per<br />
sapere come stai!” Cinque minuti un par de’ palle, il<br />
soggetto rimane in colloquio ore ed ore ed ogni volta che<br />
la chiamata sembra chiudersi rilancia con qualcosa di<br />
nuovo.<br />
Piuttosto che interrompere la telefonata chiede come sta il<br />
criceto od i risultati dell’ultima partita di pelota basca (sport<br />
notoriamente seguito dai più), ma assolutamente la<br />
chiamata non può finire. Immaginate la gioia dell’intero<br />
40
vagone, specie al mattino, nel dover sentire una marea di<br />
minchiate: come detto il volume di questi esseri è tale per<br />
cui la gente non si mette ad ascoltare, sono proprio i suoni<br />
che penetrano dallo orecchie fino al cervello dei poveri<br />
viaggiatori. Un pensiero lo dedico anche all’interlocutore<br />
del “telefonicus”, che immagino in piedi su una sedia con<br />
appeso un cappio al collo.<br />
La cosa devastante è che c’è gente che ha bisogno di<br />
dialogare SEMPRE, a QUALSIASI ORA. Un’amica che<br />
chiama un’altra nel pomeriggio è normale, la chiamata a<br />
casa al mattino per dare indicazioni su qualcosa anche,<br />
non è normale che alle 6.45 di mattino questi esseri<br />
chiamino qualcuno e lo tengano 35 minuti al telefono.<br />
Mi immagino una scena, ve la descrivo. Il malcapitato, che<br />
si è dimenticato acceso il telefono, è a letto e si sta per<br />
alzare. Suona la sveglia, l’umore non è dei migliori e lo si<br />
può capire, sono le 6.44 del mattino…..ancora un minuto<br />
nel letto, per riprendere contatto con il mondo ma non c’è<br />
tempo: suona il telefono. Cazzo, deve essere successo<br />
qualcosa, chi chiama alle 6.45 del mattino? Momento di<br />
panico. Recuperato il telefono, ecco il nome di chi ha osato<br />
accelerare l’alzata dal letto: MARIA. Il malcapitato è<br />
assalito da sentimenti contrastanti: terrore, rabbia,<br />
frustrazione, voglia di uccidere, voglia di essere su un altro<br />
41
pianeta, pentimento per essersi dimenticato il telefono<br />
acceso.<br />
Il poveretto valuta se rispondere o meno: sa che se<br />
risponde è finito, perché quella è l’amica più logorroica che<br />
ha. Il suo animo buono, il suo angioletto sulla spalla<br />
consigliano di rispondere perché “magari stavolta ha<br />
proprio bisogno”.<br />
Risponde. “Pronto?” “Ciao Mario come stai? Sono 22 ore<br />
e 15 secondi che non ci sentiamo, ho pensato di chiamarti<br />
per farti un salutino veloce…” ed il salutino veloce si<br />
trasforma in un soliloquio in cui Maria racconta anche<br />
quanti granelli di polvere ha trovato sulla sua macchina.<br />
Mario subisce, Mario è zitto, Mario nel frattempo passa il<br />
telefono al gatto mentre va a farsi una doccia, Mario si<br />
augura che un asteroide possa colpire il ripetitore su cui<br />
sta viaggiando la conversazione o che, perlomeno, il<br />
telefono di Maria prenda fuoco. Ragazzi, ogni giorno<br />
abbiamo dei drammi che sottovalutiamo, e soprattutto non<br />
meravigliamoci se, un giorno, leggeremo sul giornale<br />
“signora Maria inseguita da un gruppo di pendolari e da<br />
Mario, armati con spranghe e bastoni”.<br />
Il “Pendolaris chiacchierinus rompicoglionis in loco” invece<br />
è colui che cerca di attaccare bottone in qualsiasi modo,<br />
parlando delle cose più ovvie ed assurde e non appena<br />
42
iceve quel minimo di attenzione per mera cortesia inizia a<br />
devastare i maroni.<br />
Io appartenevo (orma sono guarito da questa turba<br />
psichica) a questa specie, soprattutto nel cercare di<br />
conoscere qualche bella ragazza. Mi capitava comunque<br />
di conoscere anche esseri del mio stesso sesso, non<br />
voglio proprio passare come maniaco del treno.<br />
Il dialogo vorrebbe che le parti interessate fossero<br />
perlomeno due, altrimenti diventa un monologo, ed è<br />
abbastanza semplice capire se l’interlocutore sia o meno<br />
interessato a fare quattro chiacchiere o preferisca<br />
starsene nel suo. Se l’interlocutore ti guarda con odio, gli<br />
occhi sono sul telefonino o rivolte verso il vetro (od anche<br />
verso il nulla), se risponde a monosillabi e fa un sorrisino<br />
che sottintende la sua voglia di darti fuoco, ecco vuol dire<br />
che non ha affatto voglia di interagire.<br />
I più temibili in questo campo sono le persone anziane,<br />
specie quelle che proprio pendolari non sono. Chi non usa<br />
il treno spesso lo vive quasi come una festa ed ha quindi<br />
la giovialità di chi vorrebbe esternare la sua soddisfazione<br />
e serenità a tutto il mondo, peccato però che il mondo<br />
attorno abbia esigenze diametralmente opposte. Spesso<br />
l’anziano inizia a parlare del tempo, della velocità del treno,<br />
del colore della borsa, del caldo o del freddo e chi ha il<br />
43
coraggio di dargli corda si ritrova invischiato in una<br />
situazione da cui non ne esce più. Ho visto anziani<br />
raccontare la loro vita dalla seconda guerra mondiale ai<br />
giorni nostri, fare un riassunto dei trent’anni di lavoro, ma<br />
soprattutto parlare di figli, nipoti e di tutta l’albero<br />
genealogico a partire dal 1354 A.C.<br />
Un altro aspetto inquietante del viaggiatore anziano è<br />
nettamente quello di ricercare una sequenza di<br />
informazioni quasi del tutto inutili, al solo fine di tirare<br />
avanti il discorso più a lungo possibile. Vi riporto un caso<br />
reale, in modo da far meglio comprendere quello che<br />
intendo. Sale in treno una signora anziana ed un’altra più<br />
giovane le cede il posto. La simpatica nonnetta inizia<br />
quindi a raccogliere una sequenza di informazioni come<br />
se fosse un maresciallo dei carabinieri che sta<br />
interrogando un presunto omicida.<br />
Immaginatevi la povera signora che, oltre ad avere<br />
rinunciato al posto, si vede incalzata da una sequenza di<br />
domande: è sempre così pieno il treno? Ma per arrivare a<br />
Milano che mezzi ci sono in alternativa? Ma quell’autobus<br />
da dove passa? Costa di più il bus od il treno? Ma<br />
supponendo di partire alle 7 e di trovare una quantità di<br />
traffico importante e di essere in una giornata di pioggia,<br />
per arrivare a Porta Romana mi consiglia treno +<br />
metropolitana, Bus più metro o bus più tram? La<br />
44
poveraccia si è poi scoperta compaesana della vecchina,<br />
e li si è incatenata con le proprie mani visto che poi il<br />
discorso è passato sui negozi del paesello. Avete presente<br />
Furio, il personaggio interpretato da Carlo Verdone nel<br />
celeberrimo film “Bianco, Rosso e Verdone”? Ecco, più o<br />
meno la vecchietta era sul quel livello di paranoia<br />
rompipallifera, mancava solo qualcuno che le rispondesse<br />
con un sano ed appropriato “ma va a cagher”.<br />
Andando oltre, occorre dire la verità: sull’argomento figli<br />
anche le mamme sono delle enormissime stracciapalle,<br />
sono capaci di parlare dei loro figli per 987 ore consecutive<br />
senza interruzioni, neanche per bere un goccio d’acqua.<br />
Le mamme sono una categoria particolare che esula dal<br />
discorso relativo al treno, meriterebbero un libro solo per<br />
loro ma non posso esimermi da elencare i principali difetti<br />
di cui, mie care donne, non vi rendete neppure conto.<br />
Per ogni mamma il proprio figlio è un genio, a prescindere<br />
da tutto, ed anche se fa cose normalissime il figliolo è<br />
sempre avanti. Quando si incontrano due mamme ci si<br />
ritrova ad avere due scenari: od ognuna sopporta lo sfogo<br />
dell’altra gratificandola (ma pensando comunque che suo<br />
figlio è nettamente meglio) in attesa di esporre i trofei del<br />
proprio bimbo, oppure inizia una pericolosissima<br />
escalation tra chi delle due abbia il figlio migliore.<br />
45
La guerra tra mamme fa paura, le mamme diventano<br />
cattivissime se si pone il proprio figlio in confronto ad un<br />
altro e non lo si fa risultare il migliore ed è per questo che<br />
gli uomini cercano di evitare come la peste queste<br />
situazioni. L’uomo parla del figlio se gioca a calcio, può<br />
andare orgoglioso se il figlio emette rutti che rompano le<br />
vetrine dei negozi, ma di certo non entra in conflitto per<br />
vedere chi è il più bravo, anche perché con una donna<br />
perderebbe certamente.<br />
Le lotte tra donne sono all’ultimo sangue, anche se i figli<br />
avessero cinquant’anni si ricorderebbero di cosa ha<br />
combinato il figlio dell’amica a 4 anni e 10 mesi e lo<br />
rinfaccerebbero alla rivale perché le donne, su certe cose,<br />
hanno una gran memoria. Le mamme hanno poi il vizio di<br />
cercare di parlare dei figli anche con uomini single o senza<br />
prole, capisco che per una mamma sia un argomento<br />
piacevole e che le riempia il cuore, ma all’uomo<br />
tendenzialmente non riempie questo nobile organo ma fa<br />
scendere qualcosa che sta un po’ più in giù nel corpo<br />
maschile<br />
Un’altra categoria tendenzialmente fastidiosa è<br />
rappresentata dal “Pendularis Studentis”, specie se di<br />
genere femminile. Perché ho indicato nel genere<br />
femminile il genere più fastidioso? Perché gli uomini sono<br />
mediamente più elementari nelle loro manifestazioni, le<br />
46
donne riescono a fare discorsi che Kant farebbe fatica a<br />
capire, il tutto ad un volume di voce che, espresso in<br />
decibel, può risultare superiore al rumore prodotto da un<br />
Boing 747 al decollo.<br />
Ho sentito giovani studentesse parlare della loro sfera<br />
amorosa come fossero la nuova Rossella di “Via col<br />
Vento”, ma con una situazione ben più intricata e con<br />
paranoie da centro psichiatrico. Non è che io me la prenda<br />
con chi ha storie assurde da raccontare alle amiche, tutto<br />
sommato nel dormiveglia sentire dei romanzi rosa può<br />
aiutare il sonno, il problema riguarda il volume ed il modo<br />
di esprimersi.<br />
Ci sono persone che riescono a dire 689 parole al minuto,<br />
neanche mitraglietta Mentana potrebbe eguagliarle e tali<br />
parlatrici da competizione riescono a creare un muro di<br />
parole che ti arriva addosso e ti sommerge. Non puoi non<br />
sentirle, parlano forte e non puoi neanche dormire o<br />
concentrarti sulla tua lettura perché il fiume di parole entra<br />
nell’orecchio e sfonda il timpano, arrivando fino al<br />
cervelletto.<br />
Una forma bizzarra di parlatrici è rappresentata dalle<br />
studentesse “alternativ-gergali”, ovvero coloro che<br />
utilizzano il modo di parlare più moderno. Queste in effetti<br />
rappresentano il vero modello di “Pendularis Studentis”<br />
47
nocivo visto che di gridatrici o di logorroiche se ne trovano<br />
di tutte le età. Queste studentesse parlano, più o meno, in<br />
questo modo”: “Oh cioè ti rendi conto che, cioè, il tipo li mi<br />
ha scaricata? Cioè, ma vaffanculo, cioè io ci avevo<br />
regalato anche la medaglietta con il cuore e lui mi lascia<br />
così?” Chiaramente la risposta dell’amica non può che<br />
essere sulla stessa linea: “Cioè quello è proprio stronzo,<br />
sto babbodiminkia cioè tu ci tenevi un botto e gli hai<br />
regalato anche il cuore”.<br />
A prescindere dalla profondità dei concetti, la cosa<br />
preoccupante è l’assenza di un vocabolario variegato,<br />
diciamo che se due pesci rossi potessero parlare<br />
avrebbero cose migliori da dire (e sicuramente una<br />
maggiore capacità verbale). Mi sono lamentato delle<br />
donne ed immagino che qualcuna possa essersene<br />
risentita, su dai non fate le permalose: parlerò anche dello<br />
studente pendolare uomo.<br />
Tendenzialmente noi maschietti, a 20 anni, abbiamo tre<br />
argomenti: università, calcio/altro sport e gnocca, in ordine<br />
non crescente di importanza. Utilizzando parole che non<br />
rievocano propriamente il Manzoni, i ragazzi parlano di<br />
questi tre argomenti in modo semplice, senza farsi<br />
paranoie mentali ed andando subito al sodo. Il Manzoni,<br />
che andò a sciacquare i panni in Arno per migliorare la<br />
propria capacità linguistica, avrebbe apostrofato una gentil<br />
48
donzella con parole di reverenza, il giovane studente che<br />
non ha sciacquato neppure la maglietta del calcetto,<br />
omaggia la dama di turno con grevi apprezzamenti sul suo<br />
culo.<br />
Abbiamo poi il “Pendolaris Musicalis”, pendolare che vive<br />
perennemente con le cuffie in testa ascoltando la sua<br />
musica preferita. Voi direte, ma che fastidio ti dà? In<br />
genere nessun fastidio, ci sono tante persone che giocano,<br />
guardano un film, sentono la musica durante il tragitto ed<br />
io stesso faccio parte di questa categoria. Il problema<br />
nasce quando il soggetto posiziona il volume al massimo<br />
e dalle cuffie si sente un insistente TUM TUM TUM che un<br />
po’ infastidisce, specie chi è seduto vicino al metallaro di<br />
turno.<br />
Chi tiene il volume altissimo non è quasi mai un amante di<br />
Nilla Pizzi ma ascolta musica Heavy Rock od ipnotica in<br />
cui batteria e bassi la fanno da padrona. Alcuni invece si<br />
guardano un film senza cuffie, con l’audio basso, ma non<br />
considerano il fatto che la carrozza non è un open space<br />
di 2500 mq e che quindi il rumore comunque si sente.<br />
Sfortunatamente ho riscontrato che in treno vanno molto i<br />
film d’azione; uno è bello tranquillo, magari mezzo<br />
addormentato, e ad un certo punto si sente uno che spara<br />
od una donna che urla: chiaramente il disturbato non può<br />
essere felice e vorrebbe avere anche lui un fucile per far<br />
49
saltare tablet e la testa di minchia che lo gestisce. Mai una<br />
volta che qualcuno abbia messo su un film porno, mai!<br />
Come avrete capito le tipologie di persone che viaggiano<br />
sui treni sono praticamente infinite. Sui treni si forma uno<br />
strano miscuglio di razze, idee, modi di essere e non è così<br />
difficile trovare nella stessa carrozza il fattone alternativo<br />
ed il dirigente in giacca e cravatta, la suora ed il muratore<br />
bergamasco che utilizza le smadonne come intercalare, lo<br />
studente ed il novantenne, la modaiola che si veste come<br />
se stesse andando alla prima della Scala e quella che si<br />
perde in un maglione enorme passato di moda negli anni<br />
settanta.<br />
Viaggiando si sentono storie vissute, si partecipa quasi<br />
alla vita degli altri perché il parlare o l’ascoltare fanno parte<br />
del viaggio stesso ed è bello pensare che nella propria vita<br />
ci siano state così tante conoscenze che rimangono nella<br />
memoria. Chiaramente non tutti i giorni lasciano un segno<br />
ma nei miei molti anni di pendolarismo ho avuto la fortuna<br />
di trovare tante belle persone, tante amicizie che ancora<br />
oggi emergono dai miei ricordi e, talune, che fanno ancora<br />
parte della mia vita.<br />
“immagini dalle applicazioni”: ritardi, soppressioni ed<br />
un rarissimo esempio di treno in anticipo. Un cimelio<br />
più raro dei diamanti”<br />
50
51
52
53
54
55
Le strategie del pendolare<br />
Viaggiare in treno, come avrete già capito dalle mie<br />
precedenti parole, non è una cosa banale anche dal punto<br />
di vista organizzativo. Occorre una strategia precisa ma<br />
anche flessibile, dato che le variabili sono decisamente<br />
tante. Come Napoleone perse a Waterloo, il pendolare<br />
negli scioperi o nei disguidi giornalieri può perdere il treno<br />
e non è detto che quello successivo ci sia o sia in orario.<br />
Vediamo, punto per punto, cosa prevede il manuale del<br />
pendolare esperto in modo da dare a tutti voi le necessarie<br />
chiavi di lettura in caso dobbiate prendere un treno.<br />
In caso di sciopero<br />
Quando ci sono scioperi dovete fare attenzione a molti<br />
aspetti, innanzitutto alle sigle sindacali che hanno indetto<br />
lo sciopero. Ci sono alcune sigle sindacali che hanno poco<br />
seguito, altre che bloccano tutto ed in base<br />
all’organizzatore potrete capire cosa dovrete aspettarvi.<br />
I più temibili sono gli scioperi di 24 ore, scioperi che<br />
richiedono un’attenta pianificazione ed un surplus di<br />
pazienza, consiglio anche una borraccia di camomilla, un<br />
kit di sopravvivenza modello “guerra del Vietnam”, delle<br />
provviste come se doveste superare il Sahara ed un<br />
cellulare con il 100% di carica. Per il telefono consiglio<br />
sempre una pila di scorta od un caricabatterie da viaggio,<br />
56
tenete conto che la sfiga tende a scaricare il telefono ed è<br />
abbastanza normale che il vostro smartphone possa<br />
essere agonizzante qualora il treno non parta o si fermi in<br />
giro per le campagne.<br />
Durante lo sciopero ci sono fasce di garanzia, ovvero<br />
fasce orarie in cui i treni dovrebbero esserci ed il<br />
viaggiatore dovrebbe essere relativamente tranquillo; il<br />
fatto che abbia utilizzato il condizionale non deriva da una<br />
conoscenza “ad minchiam” della lingua italiana ma dal<br />
fatto che di certo nel mondo ferroviario c’è veramente poco.<br />
Devo dire che la fascia di garanzia del mattino è tra le più<br />
sicure, non mi è capitato di avere problemi anche se ho<br />
riscontrato che, random, qualche treno salta per motivi del<br />
tutto ignoti anche ai ben informati. Potete quindi quasi<br />
contare sui treni garantiti del mattino mentre per la sera, in<br />
caso di sciopero massiccio, non è detto che la situazione<br />
sia felice ed anzi gli scenari che si aprono sono un mix tra<br />
la rivoluzione francese e lo sbarco in Normandia.<br />
Al mattino i treni, a volte, non sono pieni come il solito, lo<br />
sciopero disincentiva molti che preferiscono evitare le<br />
disgrazie su rotaia per andare ad infilarsi in disgrazie a<br />
quattro gomme. Avete presente Milano il venerdì, magari<br />
con pioggia ed uno sciopero di 24 ore delle sigle sindacali<br />
più incarognite? Un torpedone di auto che dalle tangenziali<br />
57
cercano di riversarsi in città dove le strade sono già piene<br />
e le code raggiungono livelli esasperanti. Immaginatevi file<br />
di auto guidate da persone inferocite, licantropi senza pelo<br />
armate di clacson da utilizzare nell’esatto millesimo di<br />
secondo in cui il semaforo diventa verde (con una reattività<br />
da Formula 1 o Moto G.P.), macchine poste in doppia,<br />
tripla o quadrupla fila dalle mamme che piuttosto che<br />
lasciare il figlio a 3,26 metri da scuola si addossano attorno<br />
al portone dell’istituto, ciclisti in contromano e quant’altro<br />
si possa trovare su una strada.<br />
Il pendolare arriva al lavoro, quindi, quasi felice rispetto a<br />
chi ha preso l’auto; tutto sommato nella fascia mattutina il<br />
viaggiatore su rotaia stravince il duello con chi ha preso<br />
l’automobile, perlomeno prendendo come destinazione<br />
una città incasinata come Milano. I problemi seri iniziano<br />
alla sera se durante il giorno lo sciopero è stato di quelli<br />
“cattivi”, qui la vita del pendolare ferroviario può<br />
complicarsi enormemente.<br />
In primo luogo occorre tenersi aggiornati durante la<br />
giornata, ci sono applicazioni e siti che consentono di<br />
vedere in tempo reale cosa succede sui vecchi e cari<br />
(soprattutto vecchi) binari nazionali. Se si vede che alcuni<br />
treni circolano, è segno che lo sciopero non ha bloccato<br />
proprio tutto e questo ha due ripercussioni: possibile che il<br />
treno desiderato parta lo stesso, possibile che non ci siano<br />
58
185.000 persone in attesa di prenderlo e, soprattutto,<br />
possibile che ci sia un treno, un macchinista ed un<br />
capotreno che consentano di far partire il convoglio<br />
garantito.<br />
In caso di sciopero le stazioni diventano un casino<br />
allucinate, mi è capitato di vedere depositati anche più<br />
treni su uno stesso binario perché i treni in arrivo dovevano<br />
pur entrare in stazione, ma se nulla esce si fa presto a<br />
saturarsi. In sostanza salta tutta la programmazione, sia<br />
per il materiale che per il personale e si entra quindi nel<br />
mondo dell’incognito e dell’oscuro. Cosa partirà? Quando<br />
partirà? Queste sono solo alcune delle domande a cui il<br />
pendolare dovrà darsi una risposta.<br />
Per i non esperti tutto è semplice: si guarda il primo treno<br />
in partenza e si prende quello. Bravissimi, dico io, ma la<br />
risposta non è così facile. Innanzitutto non è detto che il<br />
primo treno a partire sia quello che, nell’orario, è il primo<br />
della lista: le ferrovie stravolgono spesso anche il senso<br />
matematico e non sempre il 18.00 viene prima del 18:20,<br />
occorre quindi prestare attenzione a tanti piccoli segnali.<br />
La prima cosa da guardare è la presenza o meno del treno<br />
sul binario, di norma quando il treno deve arrivare non è<br />
mai un buon segno. Un giorno mi piacerebbe vedere che<br />
cosa succede nei depositi ferroviari, dove viene composto<br />
59
il treno: mi immagino una sorta di girone dantesco dove<br />
tanti omini assemblano le carrozze mentre un cerbero,<br />
dall’alto del vagone, fa schioccare fruste a sette code. Mi<br />
immagino qualcosa di orribile, un posto desolante in cui<br />
vengono inviati i ferrovieri cattivi per espiare peccati<br />
inenarrabili.<br />
Da questo deposito infernale dovrebbero uscire i convogli<br />
che, arrivati in stazione, dovrebbero poi essere pronti per<br />
partire e, teoricamente, il materiale dovrebbe essere sul<br />
binario non 15 secondi prima della partenza ma un po’<br />
prima, anche per consentire le verifiche previste prima<br />
della partenza.<br />
Non è raro, perlomeno a Milano Porta Garibaldi, che dal<br />
deposito non arrivi nulla se non dopo l’orario previsto per<br />
la partenza e la scusa normalmente utilizzata è la<br />
seguente: “causa problemi nella preparazione del treno, il<br />
regionale 99999 partirà con venti minuti di ritardo”.<br />
Ora, ma che cosa devi preparare? Sono vagoni fatti con i<br />
Lego che devono essere montati? Giocano a “trova la<br />
carrozza” ed una volta trovato anche il locomotore<br />
assemblano il treno? Cosa succeda nei depositi non è<br />
consentito saperlo, perlomeno a noi comuni mortali, e<br />
quindi nascono leggende metropolitane che dipingono i<br />
più variegati scenari. Io ho supposto uno scenario<br />
60
dantesco, c’è chi invece si immagina il deposito ferroviario<br />
come una sorta di grande circolino, con gente che si fa dei<br />
tornei di briscola e tra una imprecazione e l’altra va ad<br />
accendere un locomotore.<br />
Accendendolo tardi, in caso di problema occorre far<br />
sospendere la partita anche ai colleghi e tocca poi capire<br />
che cosa non funzioni e non sempre la soluzione è rapida.<br />
Che sia il paradiso o l’inferno non è dato sapersi, sta di<br />
fatto che – tornando al discorso originario – se manca il<br />
treno non si parte e questo è un dato oggettivo.<br />
Io di solito prediligo il treno più lento (in caso ci siano due<br />
treni ravvicinati con un numero di fermate diverse) ma<br />
“materialmente presente” rispetto a quello veloce ma non<br />
ancora sul binario, oppure mi mantengo in zona neutra ed<br />
attendo fino all’ultimo per capire quale treno parta per<br />
primo. Quando lo sciopero è tosto, capita di solito che il<br />
primo treno in partenza non sia neanche ipotizzabile visto<br />
che è già pieno due ore prima della partenza.<br />
Ho visto cose che voi umani non potete neanche<br />
immaginare, gente rimanere accalcata più di un ora prima<br />
della partenza e sentire gli improperi di chi è sul binario e<br />
vorrebbe salire, il tutto mentre il capotreno si è trincerato<br />
sul locomotore e da li non ci pensa proprio a scendere. Mi<br />
rivolgo a tutti coloro che, in caso di treno stracolmo,<br />
61
vogliono salire: la fisica dice chiaramente che i corpi non<br />
si possono smaterializzare e credo sia un pochino inutile<br />
prendersela con chi già non ha neppure lo spazio vitale<br />
per respirare.<br />
Inutile quindi insistere, adottate strategie alternative. In<br />
caso di treno impraticabile guardo cosa parta dopo, mi è<br />
capitato non poche volte di vedere gente prendere<br />
d’assedio il treno stracolmo mentre quello sul binario<br />
vicino (in partenza 20 minuti dopo) era quasi vuoto. Un<br />
treno in assedio non parte, anche perché diventa difficile<br />
chiudere le porte e si creano così scene tra l’assurdo ed il<br />
bizzarro.<br />
Immaginatevi me seduto su un treno semivuoto, in via di<br />
riempimento con gli esuli dell’assedio, mentre vedo il<br />
convoglio vicino con la gente che cerca di buttarsi dentro<br />
come se stesse giocando una partita di rugby ed il<br />
capotreno che fischia a ripetizione senza ottenere il ben<br />
che minimo risultato.<br />
Assisto ad una lotta quasi avvincente, se non fosse che se<br />
non parte quel cavolo di treno rimango anche io li un’altra<br />
mezzora: ecco, vediamo dalla destra arrivare un gruppo di<br />
pendolari che cerca di inserirsi nel primo convoglio, ma la<br />
difesa tiene bene e li rimbalza. Un secondo gruppetto<br />
penetra nella terza carrozza ma solo uno riesce a rimanere<br />
62
aggrappato, a questo punto ecco il fischio del capotreno:<br />
è goal! La difesa chiede l’ausilio della VAR ma il goal viene<br />
convalidato, sulla quinta carrozza però vediamo che un<br />
pendolare esce dal marasma e se ne va: fischio del<br />
capotreno ed espulsione! Ha abbandonato il campo,<br />
inammissibile. Al sessantottesimo rigore, al<br />
quattrocentesimo calcio di punizione e sul punteggio di sei<br />
morti a due a favore dei viaggiatori già sul convoglio, le<br />
porte si chiusero ed il capotreno fischiò finalmente la fine<br />
delle ostilità ed il treno partì. Dieci minuti dopo (10) sono<br />
partito anche io, seduto e senza aver dovuto lottare come<br />
se fossi in Vietnam ai tempi della guerra.<br />
Strategie nella quotidianità.<br />
Il pendolare esperto sa valutare attentamente anche altri<br />
aspetti: dove posizionarsi sulla banchina in attesa del<br />
treno, quali posti occupare sul vagone e via dicendo, tutto<br />
è frutto di attenti calcoli e studi empirici. Voi penserete: che<br />
esagerato, basta mettersi in attesa, quando arriva il treno<br />
si sale ed al primo posto libero ci si siede. Dilettanti,<br />
rispondo io: non è tutto così semplice.<br />
La posizione sulla banchina ha un’importanza variabile, in<br />
alcune fasce orarie è praticamente indifferente mentre in<br />
altre fa da spartiacque tra il sedersi ed il rimanere in piedi<br />
tutto il viaggio. Il pendolare conosce il treno meglio del<br />
63
proprio compagno/compagna, ha un corso di psicologia<br />
del macchinista ed un master di fisica applicata per<br />
stabilire dove fermi il treno. Il vero pendolare è un<br />
ingegnere psichiatrico. Per prima cosa occorre conoscere<br />
la lunghezza del treno, questo elemento è fondamentale<br />
per capire dove posizionarsi ed evitare peraltro di dover<br />
correre sulla banchina per infilarsi sull’ultima carrozza.<br />
In caso di banchina lunga è bene posizionarsi sui tre quinti<br />
della lunghezza, in modo da essere certi che il treno non<br />
si fermi 50 metri più avanti. In certe fasce orarie però<br />
questa tecnica non è sempre funzionale, occorre sapere<br />
che le persone tendono ad occupare le prime carrozze e<br />
tendenzialmente, se il treno è lungo, le carrozze in fondo<br />
sono quelle che possono garantire le maggiori probabilità<br />
di trovare un posto libero. Se il treno è corto, invece, anche<br />
l’ultima carrozza di coda può essere piena perché tutti<br />
quelli che hanno corso dietro al treno si sono piazzati nel<br />
primo posto utile.<br />
Capite quindi perché la posizione è importante? Il<br />
pendolare esperto ha anche una grande capacità di<br />
reazione, vi porto un esempio pratico che mi riguarda. Il<br />
6.40 del mattino da Busto Arsizio ha una lunghezza<br />
variabile, dato che il materiale varia spesso ed è quindi<br />
difficile capire dove posizionarsi. Non ho mai problemi nel<br />
trovare un posto, mi posiziono però sulla parte finale del<br />
64
treno perché a Milano Posta Garibaldi prendo il sottopasso<br />
(che è verso la fine del binario). Capita, a volte, che il<br />
macchinista vada lungo lungo lungo e freni praticamente<br />
a Legnano, in tal caso chi era a fine banchina si ritrova a<br />
fare una bella corsetta per salire e non è proprio un bel<br />
modo per iniziare la giornata.<br />
Il pendolare esperto sa, più o meno, dove si ferma<br />
normalmente il treno ma quando vede arrivare in stazione<br />
una sorta di Airbus in fase di decollo (mi riferisco alla<br />
velocità, chiaramente) capisce subito che, se va bene,<br />
termina di frenare due stazioni dopo ed inizia a spostarsi<br />
sulla banchina mentre i “novellini” lo guardano come dire<br />
“ma ‘ndo va questo?”. In realtà il pendolare esperto non si<br />
sta muovendo rapidamente sulla banchina perché è stato<br />
preso da un raptus o perché ha deciso di allenarsi nei 100<br />
metri piani, semplicemente si sposta per evitare di dover<br />
rincorrere il treno che, effettivamente, finirà la sua corsa<br />
ben oltre il “solito” punto. Anche il posto sul vagone non è<br />
un elemento trascurabile. A volte è necessaria anche una<br />
selezione della carrozza, gli elementi da valutare sono<br />
essenzialmente questi:<br />
• La carrozza è climatizzata in modo vivibile, ovvero<br />
ci sono i pinguini con il piumino od i cammelli con<br />
il ghiaccio sulle gobbe?<br />
65
• L’aria è respirabile o c’è odore di topo in<br />
putrefazione?<br />
• Le porte di ingresso nella carrozza si chiudono?<br />
La loro chiusura fa un rumore tipo “granata della<br />
seconda guerra mondiale che esplode” (cosa non<br />
graditissima specie se si volesse riposare) o si<br />
chiudono normalmente?<br />
• I finestrini sono stabili e correttamente chiusi? La<br />
domanda può sembrare banale, a me è capitato<br />
che un fermo del vetro si staccasse con le<br />
vibrazioni ed il vetro scendesse senza che vi fosse<br />
la possibilità di chiuderlo…immaginatevi l’aria che<br />
è entrata nella carrozza, e non era propriamente<br />
estate. Stesso discorso in caso di pioggia.<br />
• Ci sono segni di acqua sul pavimento e/o sui sedili<br />
ma non sta piovendo? Bruttissimo segno. Spesso<br />
è l’impianto di condizionamento che, raggiunto un<br />
certo livello di acqua, la rovescia. Ho visto una<br />
signora prendersi una secchiata d’acqua quando<br />
il treno ha frenato per entrare in stazione, doccia<br />
non particolarmente gradita dalla poveretta.<br />
Fatto questo controllo in 2,6 secondi netti, il pendolare<br />
decide dove sedersi. Chiaramente la scelta della carrozza<br />
e del posto è un “lusso” che non ci si può permettere<br />
sempre, nelle fasce orarie più gettonate è già buono<br />
66
iuscire a salire su una carrozza e sedersi sulle scale (in<br />
caso di carrozza a due piani). Io, partendo presto e<br />
tornado presto, ho quasi sempre il privilegio di poter<br />
decidere dove posizionarmi ed in tal senso mi muovo<br />
facendo queste considerazioni:<br />
• Se ci sono i posti da tre, normalmente all’ingresso<br />
della carrozza di alcuni treni, prendo uno di quelli<br />
in modo da avere un po’ più spazio per le gambe.<br />
Con i posti da 4 ci si deve incastrare tipo Tetris<br />
con chi sta davanti e, quasi sempre, ho la sfiga di<br />
trovarmi di fronte un Watusso sovrappeso.<br />
• Se il treno andrà a riempirsi a dismisura, come<br />
accade sul passante ferroviario, tendo comunque<br />
ad utilizzare i posti più vicini all’uscita onde evitare<br />
di dover passare sopra a mezzo mondo per uscire.<br />
• Se la carrozza è già abbastanza “abitata”, cerco di<br />
inserirmi in posti tattici evitando nell’ordine:<br />
persone altissime davanti (per avere spazio per le<br />
gambe), persone larghissime di lato (lo spazio<br />
vitale si riduce enormemente), famigliole con<br />
bambini vivaci, nemici del sapone e,<br />
possibilmente, chi sta parlando al telefono<br />
utilizzando il tono di voce tipico dei venditori di<br />
pesce fresco al mercato ittico di Napoli.<br />
67
Come potete ora constatare, il pendolare attento deve<br />
considerare una sequenza di parametri non da poco.<br />
Occorre strategia, capacità di lettura della situazione,<br />
spirito di osservazione ed una grossa dose di pazienza.<br />
Il pendolare è un martire che, ogni giorno, porta la sua<br />
croce, è un pacifista che si trasforma in hooligan, è un<br />
Fantozzi che deve subire angherie di ogni tipo. Io, un po’,<br />
in Fantozzi mi ci riconosco e vedo il treno come fosse la<br />
Megaditta del noto ragioniere. Ammetto che, come il<br />
rag.Ugo, anche io a volte ho visioni a sfondo mistico: in<br />
caso di gravissimi inconvenienti sulla linea, può capitare<br />
che mi appaia San Pietro vestito da capostazione o Gesù<br />
che cita la famosa frase “Locomotore, accenditi e parti”.<br />
Lo so, non sto bene di testa, ma sono un pendolare.<br />
Capitemi.<br />
68
Situazioni imbarazzanti o strane vissute in treno<br />
o in stazione.<br />
La prima cosa che ho pensato mentre scrivevo il titolo è<br />
una situazione da commedia all’italiana. Orario: mattina<br />
ma non prestissimo, non era il mio solito treno e quello su<br />
cui sono salito era particolarmente affollato. Location: in<br />
una carrozza strapiena, in piedi nel corridoio. Insomma,<br />
nulla di eclatante, mentre sei in piedi ti guardi in giro e senti<br />
un po’ le storie degli altri, guardi chi c’è, cerchi di vedere<br />
se perlomeno ci sia un po’ di gnocca in attesa di arrivare<br />
in stazione e scendere dal treno.<br />
Nei sedili sulla destra c’era seduta una coppia veramente<br />
molto carina ed affiatata, si stringevano la mano e<br />
sembravano emanare cuoricini tipo manga giapponese. I<br />
due stavano parlando con una loro amica, seduta davanti<br />
a lui lato finestrino e fino a questo punto si rientra nella più<br />
banale normalità, se non fosse per quella punta di diabete<br />
che stavano provocando con i loro modi più dolci della<br />
vaniglia (dovrebbero prevedere dei sacchetti in caso di<br />
vomito anche sui treni e non solo sugli aerei, in questo<br />
caso potevano tornare utili).<br />
Ad un certo punto la ragazza della coppia si alza perché<br />
deve scendere alla prossima fermata, saluta il suo uomo<br />
con un bacio appassionatissimo e si dirige verso l’uscita.<br />
69
Il treno si ferma, lei scende e si fanno “ciao ciao” dal<br />
finestrino come se non si vedessero dai tempi dell’asilo o<br />
come se non si potranno rivedere fino alla casa di riposo.<br />
Altro leggero attacco di diabete, ma ecco il colpo di scena:<br />
il treno riparte ed il disperato ometto, rimasto orfano della<br />
sua metà, si riprende ben presto della grave perdita ed<br />
elabora il lutto infilando due metri di lingua in bocca della<br />
cara amica che, evidentemente, non è esattamente una<br />
compagna di caffè.<br />
Onestamente non sono rimasto colpito solo io, chi mi era<br />
vicino a strabuzzato gli occhi perché mai si sarebbe<br />
aspettato un epilogo di quel tipo specie dopo aver dovuto<br />
subire pennellate di miele per almeno venti minuti. Mi sono<br />
girato dall’altra parte perché stare li a guardare due che<br />
limonano come se non ci fosse un domani mi sembrava<br />
un po’ da guardone, però nei sedili sulla sinistra c’era<br />
qualcuno che doveva aver litigato con l’igiene personale e<br />
quindi mi sono dovuto, mio malgrado, riposizionarmi verso<br />
i due. Ho alzato lo sguardo e fissato il soffitto,<br />
probabilmente avrò dato l’impressione ai più di essere un<br />
visionario durante un’apparizione divina.<br />
I bisogni fisiologici, chiaramente fatti da altri, sono un altro<br />
elemento imbarazzante. Nelle stazioni non è infrequente<br />
che sulle scale dei sottopassi o nei sottopassi stessi si<br />
trovino produzioni organiche liquide e solide. Soprattutto<br />
70
le solide creano parecchi problemi perché, oltre a produrre<br />
un lievissimo olezzo, se pestate non portano per nulla<br />
fortuna al malcapitato. In molti casi si cerca di<br />
autoconvincersi che i prodotti sono, in realtà, escrementi<br />
di simpatici cagnolini i cui padroni incivili non hanno<br />
provveduto alla bonifica, quando però si vedono certe<br />
cose si capisce immediatamente che neanche un alano,<br />
dopo aver mangiato gli avanzi del cenone di Natale,<br />
potrebbe produrre certe cose.<br />
Mi è capitato di vedere diverse persone pestarla, capita, di<br />
solito in questi casi le imprecazioni sono tali da portare ad<br />
una scomunica con effetto immediato. Vorrei però<br />
raccontarvi una scena che va oltre alla solita “pestata della<br />
merda” e l’amico/a che prende in giro o dice la solita frase<br />
“dai che porta fortuna”. Un signore con un borsone a<br />
tracolla sale le scale per arrivare al binario dal sottopasso,<br />
arrivato in cima si ferma ed appoggia il borsone (non mi<br />
ricordo bene, ma probabilmente stava rispondendo al<br />
telefono). Vuoi il caso, ha depositato il borsone su un<br />
punto che non definirei proprio ideale, punto che ho dovuto<br />
schivare esattamente dieci secondi prima.<br />
Che schifo, direte, ma se ho citato questo episodio vuol<br />
dire che lo schifo deve raggiungere livelli top, quindi la<br />
storia prosegue. Il simpatico ometto, ignaro di avere un<br />
borsone di un paio di etti più pesante, si posiziona su una<br />
71
panchina e lo appoggia di lato ma, vuoi la sfiga, gli viene<br />
in mente di cercare qualcosa nella sua valigia ora bicolor.<br />
Perché rimanere chinati e frugugliare tra le proprie cose<br />
quando si può tranquillamente mettere il borsone sulle<br />
proprie gambe e cercare con più tranquillità? Brutte cose,<br />
ragazzi, brutte cose. Un po’ mi sono sentito in colpa, se gli<br />
avessi detto che sotto il borsone ora aveva una bella<br />
merda le cose sarebbero andate diversamente, ma<br />
capirete che non è proprio facile andare da uno e dirgli<br />
“scusa, sotto il tuo borsone viaggia a scrocco uno stronzo”<br />
e quindi sono rimasto nel mio omertoso silenzio. In attesa<br />
del treno, mi sono un po’ allontanato anche perché non ci<br />
tenevo moltissimo a vedere che cosa la situazione avesse<br />
prodotto.<br />
Le liti sono un altro aspetto imbarazzante. Le liti più<br />
frequenti sono quelle tra capotreno e viaggiatore, liti che<br />
possono diventare anche surreali. Ne racconto alcune.<br />
Una signora, di fronte alla richiesta di biglietto, ha<br />
dichiarato candidamente di esserne sprovvista perché non<br />
aveva fatto in tempo a passare in biglietteria. Il capotreno,<br />
giustamente, le ha fatto notare che per regolarizzare la<br />
posizione avrebbe dovuto cercarlo in modo da fare subito<br />
il biglietto, anche perché così facendo avrebbe potuto non<br />
pagare nulla se non fosse passato a controllare. Da qui è<br />
scattato il finimondo, mezzora di accuse reciproche che,<br />
72
al confronto, un confronto tra politici prima delle elezioni<br />
sembrerebbe un inno all’amicizia. “Lei doveva cercarmi”<br />
“io non posso farmi il treno, è lei che deve fare il suo lavoro”<br />
“io il mio lavoro lo faccio” ”allora se lo fa, sarebbe<br />
comunque passato” “ma se non facevo in tempo lei<br />
avrebbe viaggiato senza pagare” fino ad una escalation<br />
che si è conclusa in stazione con la Polfer allertata visto<br />
che la signora non voleva dare i documenti per redigere la<br />
sanzione. Peccato non conoscere il finale, nella carrozza<br />
ci stavamo appassionando.<br />
In altri casi le discussioni partono da un atteggiamento<br />
compassionevole per trasformarsi in rabbia allo stato puro.<br />
Una signora, alla richiesta del biglietto, ha iniziato a<br />
cercare nella borsa con una calma tale da far incazzare<br />
anche una tartaruga. Il controllore ha preso tempo, ha<br />
iniziato a controllare gli altri nella carrozza ed è poi tornato<br />
da lei mentre questa apriva comparti di una borsa forse<br />
mai utilizzati nella sua vita. Ad un certo punto pure il<br />
controllore si incazzò: “Signora, lei il biglietto non lo ha!”.<br />
Di colpo una esplosione di pianto, probabilmente se il<br />
controllore le avesse detto che tutta la sua famiglia era<br />
stata sterminata, che la casa era esplosa, che la sua auto<br />
era stata schiacciata da un asteroide avrebbe reagito con<br />
maggior calma. Mai visto nessuna più disperata, il povero<br />
controllore era visibilmente imbarazzato perché, se uno<br />
73
non avesse visto la scena dall’inizio, avrebbe potuto<br />
pensare che le avesse fatto chissà cosa. Ripresosi, e forse<br />
capendo che lo stava lievemente prendendo per la parte<br />
finale della schiena (detta più semplicemente sedere), le<br />
ha comunicato che avrebbe dovuto fare il biglietto ed<br />
anche pagare la multa.<br />
La “signora”, capendo che il melodramma non aveva<br />
sortito gli effetti desiderati, è partita di testa. Ha<br />
incominciato ad incazzarsi ed a tirare in ballo, nell’ordine:<br />
extracomunitari, politici, ferrovieri fannulloni, ritardi e<br />
qualsiasi cosa le passasse per la sua testa. Il povero<br />
capotreno, che di colpo è passato dalla gattina bagnata<br />
che piangeva ad una tigre incazzosa a digiuno da un mese,<br />
ha accusato il colpo ma dopo un lungo dibattito è riuscito<br />
a fare il suo lavoro, incassando peraltro una sequenza di<br />
maledizioni oltre al dovuto per il biglietto.<br />
Situazioni particolari si riscontrano nei casi in cui il<br />
viaggiatore ha sbagliato treno. Vi ho già raccontato di<br />
quelli che invece di andare a GENOVA prendevano il treno<br />
per GENEVE pensando che fosse il tabellone ad essere<br />
sbagliato, ma i casi sono veramente molti. In alcuni casi il<br />
capotreno va anche ad infierire sul malcapitato che, pur<br />
per sua colpa, non ha proprio scelto di sua spontanea<br />
volontà di andare dall’altra parte del mondo. Di solito chi<br />
controlla i biglietti viene preso da un senso di pietà e non<br />
74
fa pagare la tratta scoperta, in effetti il biglietto sarebbe<br />
dovuto visto che il viaggiatore sta comunque usufruendo<br />
di un servizio (seppure per errore). Alcuni però non sono<br />
così buoni d’animo e chiedono che la tratta venga coperta:<br />
c’è chi la prende con rassegnazione e, sentendosi un<br />
enorme pirla, paga senza farla lunga mentre altri sfogano<br />
la propria frustrazione per la cagata andando allo scontro.<br />
Tenete conto che ci sono vari atteggiamenti da parte di chi<br />
sta per salire in treno e non è un pendolare. Ci sono<br />
persone che, prima di salire, chiedono informazioni ad<br />
almeno 48 persone: “scusi, questo ferma a XXX?” “si<br />
signora”, ma dopo 10 secondi fanno la stesa domanda ad<br />
un altro ed un altro ancora. O temono di essere in una<br />
Candid Camera od in un complotto internazionale per<br />
fargli sbagliare treno, oppure hanno una leggera carenza<br />
di fiducia nel prossimo.<br />
Chi sbaglia convoglio, invece, arriva in stazione con la<br />
sicurezza di chi prende quel treno tutti i giorni, non chiede<br />
neanche al capotreno e sale. Mi è capitato di sentire una<br />
signora che, al telefono, stava dicendo alla sua amica che<br />
l’avrebbe raggiunta a Bergamo a breve, peccato che il<br />
genio stava salendo sul “mio” treno” che non era<br />
esattamente diretto in quella direzione (Domodossola non<br />
è di strada). Mi sono permesso di dirle che quel treno<br />
andava da un’altra parte mentre, da quel che avevo capito,<br />
75
lei era diretta a Bergamo: la signora ancora un po’ mi<br />
mandava a quel paese perché avevo sentito la sua<br />
chiamata (ma con quel tono di voce credo l’abbiano sentita<br />
anche quelli del treno vicino) e quasi stizzita per aver<br />
smascherato il suo errore è scesa dicendo una sorta di<br />
grazie a mezza bocca. C’ero rimasto un po’ male, devo<br />
ammetterlo, non ho potuto esimermi dall’augurarle una<br />
frequente e proficua frequentazione dei bagni pubblici<br />
della stazione ma la sensazione negativa mi è comunque<br />
rimasta.<br />
Scrivendo questo pezzo mi è tornata in mente una<br />
situazione veramente imbarazzante che il mio cervello ha<br />
cercato di seppellire, ma che è tornata a galla. Riguarda<br />
un mio viaggio occasionale in treno, non il periodo di<br />
pendolarismo vero e proprio, ma merita comunque una<br />
citazione. Estate di tanti e tanti anni fa, andavo al liceo,<br />
con mia nonna stavamo andando in Toscana a trovare mia<br />
zia. Prendiamo il treno e nella carrozza c’è una signora un<br />
tantinello strana, non mi ricordo oggettivamente che<br />
minchiate dicesse ma si capiva che non era molto<br />
registrata, e fin qui direi che si rientra nella più assoluta e<br />
banale normalità. Aggiungo una nota che può sembrare<br />
inutile al fine della descrizione, ma che in realtà si<br />
dimostrerà essere un elemento importante: oltre a non<br />
essere più giovanissima, era anche una discreta cozza,<br />
76
con il massimo rispetto che posso avere con questi ottimi<br />
frutti di mare. La signora, ad un certo punto, annuncia nei<br />
suoi discorsi che deve andare in bagno come se la cosa<br />
potesse fregare a qualcuno.<br />
Secondo aspetto che può sembrare inutile, ma che ha la<br />
sua importanza nel contesto, riguarda il tempo che la<br />
signora è rimasta in giro: una quantità di tempo sufficiente<br />
non solo per andare ad espletare i propri bisogni organici<br />
(anche quelli più impegnativi, per intenderci), ma in quel<br />
lasso temporale avrebbe potuto riempire una piscina<br />
olimpica d’acqua, fare 85 vasche, andare a fare massaggi<br />
in un centro cinese e pranzare ad un ricevimento di nozze.<br />
Non che questo avesse sconvolto me o gli altri dello<br />
scompartimento, ma ad un certo punto pure io dovevo<br />
andare a cambiare l’acqua al circuito idraulico.<br />
Arrivo nei pressi del bagno e vedo un capannello di<br />
persone, alcune ridevano mentre altre erano<br />
discretamente scocciate, chiaramente il mio primo<br />
pensiero è stato quello di dover aspettare tre ore per poter<br />
usufruire del tanto sospirato WC. Mi avvicino e vedo che<br />
la porta del bagno è aperta, dentro c’è la simpatica signora<br />
seduta sul water che sta parlando con un signore (chi non<br />
tiene aperta la porta del bagno mentre fa i bisogni per<br />
parlare con un estraneo?) mentre le altre persone se la<br />
ridono ad eccezione di coloro che necessitano del bagno<br />
77
con una certa urgenza. Il treno è pieno, i corridoi anche,<br />
non è proprio comodissimo andare in giro per le carrozze<br />
a cercare un bagno libero ed è anche per questo che in<br />
molti sono rimasti li in attesa. Ad un certo punto una<br />
signora ha iniziato ad esternare un pensiero sulla vicenda,<br />
pensiero probabilmente comune a tutti gli astanti ma che<br />
nessuno ha avuto il coraggio di dire: ”ma allora ti tiri su<br />
queste mutande ed esci dal cesso che ho bisogno anche<br />
io? Tanto anche se stai li con le mutande abbassate non<br />
ti guarda nessuno!” Queste catartiche parole, queste<br />
sante verità hanno smosso la situazione e la signora se ne<br />
è andata.<br />
Peraltro la velata contestazione sul fatto che non l’avrebbe<br />
comunque trombata nessuno mi trovava perfettamente<br />
d’accordo, anche un ergastolano dopo venti anni di<br />
astinenza od un cavaliere di ritorno dalle Crociate si<br />
sarebbe tirato indietro. Meglio il carcere o le crociate di una<br />
così. Il dubbio che mi è rimasto, e che ho ancora dentro di<br />
me, riguarda il dialogo tra questa pazza e l’omino<br />
antistante il bagno: escludo tassativamente una<br />
contrattazione a sfondo sessuale, propendo per uno<br />
scambio di opinioni sulle perdite femminili ed i problemi di<br />
prostata maschili.<br />
In stazione una delle scene che merita un racconto<br />
riguarda un capodanno di X anni fa, e per X non intendo<br />
78
dieci in romano, ma un tempo indefinito ed indefinibile.<br />
Con la mia compagnia di allora abbiamo deciso di fare<br />
l’ultimo giorno dell’anno in piazza a Milano: cena a casa di<br />
un’amica, poi piazza Duomo ed infine a dormire in sacchi<br />
a pelo a casa di quelli ancora dotati di appartamento in<br />
città (io avevo ripreso a viaggiare dopo due anni in affitto<br />
a Milano).<br />
Tralascio la serata, tralascio le bottiglie che volavano ed i<br />
petardi che rischiavano di mandarci a fuoco, sta di fatto<br />
che io ed un gruppetto di amici siamo andati verso i<br />
margini nord della città per andare a riposare qualche ora<br />
a casa dell’amico ospitante, un appartamento di cinquanta<br />
metri scarsi che avrebbe dovuto contenere almeno una<br />
decina di persone.<br />
Dai, eravamo giovani, ci si adattava, sacco a pelo per terra<br />
ed in qualche modo ci si arrangiava. In realtà il problema<br />
non riguardava tanto la durezza del pavimento, quanto<br />
l’ospitante che ha iniziato a russare in un modo<br />
improponibile. Qualcuno ha cercato di prenderlo a<br />
ciabattate, ma la tregua è durata poco: era come dormire<br />
con un trattore di fianco al letto, un diesel del 1980. Era<br />
ormai mattina presto, presi dalla disperazione io ed<br />
un’altra ragazza abbiamo deciso di abbandonare il campo<br />
profughi e di andare nella più comoda, silenziosa ed<br />
accogliente stazione centrale di Milano.<br />
79
Capite da soli che se abbiamo preferito la sala di aspetto<br />
della stazione il primo giorno dell’anno, all’alba, vuol<br />
veramente dire che i decibel in quella camera erano<br />
qualcosa di insopportabile.<br />
Ricordo bene l’arrivo in stazione, diciamo che non era<br />
molto affollata e le poche persone incontrate erano<br />
ubriache quanto un irlandese, troppo devastate per essere<br />
moleste. Abbiamo optato per una sala di aspetto in attesa<br />
del primo treno, ci siamo rifugiati in questo luogo che<br />
perlomeno era caldo e consentiva di stare seduti. C’era un<br />
po’ di tutto in quella stanza, da alcuni ragazzi spiaggiati sui<br />
sedili in attesa di smaltire quelle 600 birre bevute in nottata,<br />
un paio di persone di una certa età che sembravano<br />
essere li dal capodanno del 1945, alcuni barboni fatti poi<br />
allontanare dalla Polizia ed altro genere di umanità varia.<br />
La stanchezza era molta, ma il colpo di grazia me l’ha dato<br />
il televisore che allietava la sala di aspetto. Stavano<br />
trasmettendo Fantaghirò, lo ricordo come fosse ieri.<br />
Capisco che a quell’ora del primo giorno dell’anno ci<br />
saranno 1.000 persone in tutta Italia a guardare la TV,<br />
capisco che trasmettere un film impegnato potesse<br />
risultare ostico per le menti ancora ubriache, ma<br />
Fantaghirò no. Non c’era il telecomando, avrei preferito di<br />
certo vedere Mastrota vendere il materasso od un set di<br />
80
pentole con fondo in acciaio inox, ma dopo una notte così<br />
quel film no.<br />
Vi faccio ora una domanda: avete mai visto il film “Bianco,<br />
Rosso e Verdone”? Un film mitico in cui emerge<br />
prepotente un personaggio che ha fatto la storia del<br />
cinema, ovvero Furio. Per i pochissimi che non<br />
conoscessero Furio, posso dire che rappresenta<br />
benissimo lo stereotipo del gran visir di tutti i rompicoglioni.<br />
Furio è colui che ha telefonato all’ACI per sapere,<br />
considerando l’area depressionaria confermata dal suo<br />
mal di testa, se partendo tra tre ore e viaggiando ad una<br />
velocità di crociera di circa 80 km/h, sarebbe stato<br />
possibile lasciarsi la perturbazione alle spalle nei pressi di<br />
Parma. La risposta dell’omono ACI è stata adeguata alla<br />
richiesta: “ma va a cagher” .<br />
Non sempre chi incontra il Furio della situazione può<br />
riattaccare il telefono e mandarlo a quel paese. Non è un<br />
quiz sulla cinematografia di Verdone, tutto è finalizzato a<br />
descrivere una scena che mi ha ricordato quella di Furio e<br />
la premessa ne diventa quindi una tappa obbligatoria.<br />
Biglietteria, periodo natalizio, fortunatamente avevo<br />
davanti solo un signore e mi sono quindi messo in coda<br />
con l’idea di sbrigarmi presto. Mi sbagliavo, ma di grosso.<br />
81
Il suddetto non doveva fare un biglietto del treno, doveva<br />
pianificare probabilmente il giro del mondo cercando però<br />
il giusto mix tra costo dei treni, tempi di attesa, coincidenze<br />
ed affollamento dei treni. Chiaramente non sono stato ad<br />
ascoltare il discorso all’inizio, di solito l’acquirente chiede<br />
il biglietto per un tragitto e tutto si ferma a questo punto.<br />
Lui no, lui era diverso. Dopo dieci minuti ho iniziato a<br />
capire che la cosa non era banale, a quel punto mi sono<br />
sintonizzato sul dialogo per capire la gravità di ciò che<br />
stava succedendo. Più o meno la questione si era messa<br />
su questi binari: “la ringrazio, ma io volevo raggiungere<br />
Ancona nel minor tempo possibile, vorrei però evitare di<br />
dover partire troppo tardi da Milano Centrale perché, come<br />
immaginerà, di notte sui treni potrebbero derubarmi. Il<br />
treno che mi ha proposto da Domodossola mi arriva a<br />
Garibaldi, vorrei evitare di prendere la metropolitana ma<br />
eviterei anche di dover rimanere troppe ore in Centrale, sa<br />
anche li potrebbe girare brutta gente. Eventualmente<br />
quale sarebbe la tariffa più conveniente che mi minimizzi<br />
il tempo di attesa? Preferirei inoltre anche le carrozze di<br />
testa o di coda in modo da evitare il fastidioso transito delle<br />
persone in corridoio, sa vorrei appisolarmi….”<br />
Il problema è che questo simpatico personaggio,<br />
simpatico come la lebbra, non solo doveva andare ad<br />
Ancona ma il giorno successivo sarebbe ripartito per la<br />
82
Sicilia e quindi il discorso, ancora più complesso, si è<br />
ripresentato in tutta la sua noiosa assurdità. Come potrete<br />
immaginare, nel frattempo si è creata una coda di gente<br />
pronta a mandarcelo a quel paese senza bisogno di treni,<br />
penso peraltro che se tutte le maledizioni tirate abbiano<br />
fatto centro, questo Furio avrà perso la coincidenza a<br />
Milano, l’altro treno sarà stato soppresso, il treno<br />
successivo sarà stato pieno e lui avrà soggiornato in un<br />
corridoio con forte transito, con di fianco due spacciatori.<br />
Un a cosa veramente inquietante è il vedere le donne che,<br />
con peripezie da acrobati da circo, salgono in treno ed<br />
iniziano a farsi belle con chili di trucco. Beh, farsi belle a<br />
volte è un eufemismo, diciamo che alcune passano<br />
dall’essere uno zombie all’avere una parvenza quasi<br />
umana, ma la trasformazione è talvolta incredibile.<br />
Ne ho già parlato, lo so, sarà la mai disabitudine nel<br />
vedere una donna in fase di trucco e parrucco ma certe<br />
trasformazioni mi hanno sempre stupito. Il top del top lo ha<br />
raggiunto una signora che saliva nella stazione di Arona,<br />
quella di cui parlavo alcune pagine fa citando questo<br />
argomento: un fenomeno, una fuoriclasse. Avrebbe potuto<br />
truccarsi durante una turbolenza in aereo, durante la<br />
discesa dalle montagne russe od in qualsiasi situazione in<br />
cui una donna normale avrebbe faticato a mettere il<br />
rossetto.<br />
83
Perfettamente attrezzata, la signora dedicava quasi un ora<br />
al restauro utilizzando almeno una decina di prodotti<br />
diversi, movimentava chili di terra per darsi del colore ed<br />
aveva una sequenza di pennellini e colori che neanche<br />
Michelangelo aveva a disposizione per la Cappella Sistina.<br />
La donna veramente bella è colei che è bella anche se<br />
vista nel pigiamone di flanella la mattina appena sveglia,<br />
ci sono poi, nell’ordine: quelle belle ma che hanno bisogno<br />
di un aiutino per valorizzarsi al meglio, quelle normali che<br />
hanno comunque un loro perché, quelle bruttine ma con<br />
alcuni punti forti su cui puntare e quelle che neanche<br />
Satana vorrebbe all’inferno per non rischiare di<br />
spaventarsi se le becca al buio.<br />
In treno ho avuto modo di viaggiare con un po’ tutte<br />
queste categorie, purtroppo soprattutto con l’ultima ed è<br />
anche per questo motivo che sono un pendolare frustrato.<br />
Quando ci si siede e davanti si ha una bella ragazza, è<br />
innegabile che l’umore un po’ migliori: comunque la si<br />
voglia vedere la questione, sempre meglio avere una<br />
gentile donzella davanti piuttosto che un ippopotamo di<br />
158 chili, con cui magari è necessario intrecciare le gambe<br />
visto che lo spazio tra i sedili non è molto.<br />
Nel valorizzarsi la donna talvolta esagera e da tale<br />
esagerazione nascono poi sguardi che sono più buffi che<br />
84
elli. Mi ricordo, ad esempio, di una ragazza che aveva<br />
degli occhi veramente stupendi, il problema era tutto il<br />
resto visto che i lineamenti erano più simili a quelli di una<br />
Fiat Duna che a quelli di una modella. Occhi di quel tipo<br />
andavano valorizzati, corretto, cara ragazza è giusto che i<br />
tuoi occhi risaltino. A volte però il valorizzare non vuol dire<br />
esagerare, la suddetta era così combinata: ciglia finte<br />
modello extralong, trucco che contornava l’occhio tipo<br />
“panda”, brillantini vari e combinazioni di colori studiate nel<br />
più piccolo dettaglio. Ok, avrai anche degli occhi bellissimi,<br />
ma così combinata, mia cara fanciulla, sembri veramente<br />
un panda in versione “circo Orfei”, il problema è che i<br />
lineamenti ti fanno sembrare LA panda, intesa non come<br />
femmina della razza animale ma come automobile, nella<br />
versione di fine anni novanta.<br />
Tra le donne inguardabili, quelle che speri tanto non ti si<br />
siedano davanti e neanche di lato, trovi sia le trasandate<br />
che quelle invece che cercano di lottare strenuamente con<br />
madre Natura e ciò che ha beffardamente combinato. Nel<br />
primo caso si ha semplicemente al donna brutta che, nel<br />
suo grigiume, veste cose improponibili facendo sembrare<br />
una zingara, al confronto, la Campbell. Io non sono serto<br />
un elegantone, anzi mi vesto un po’ “ad minchiam”, però<br />
certe cose “nun se possono vedè” a prescindere. Questo<br />
vale anche per quelle che vogliono invece fare le fighe ma<br />
85
che, in realtà, forse erano fighe una quarantina di anni<br />
prima o, più probabilmente, in qualche vita precedente. Ho<br />
viva nella memoria due immagini per cui credo mi<br />
serviranno perlomeno venti anni di analisi per superare il<br />
disagio psicologico che mi hanno provocato.<br />
Una signora sulla cinquantina è salita in treno dopo aver<br />
probabilmente derubato un negozio per teenagers visto<br />
che il suo abbigliamento era così composto: tennis<br />
fluorescenti, pantaloni stretti con tagli ovunque,<br />
magliettina fucsia di Hello Kitty, trucco preadolescenziale<br />
e felpina con cappuccio con colori vari, tra cui un arancio<br />
giubbottino ANAS. La signora peraltro si atteggiava e<br />
sembrava pure sentirsi una gran gnocca dato che tutti la<br />
guardavano, la gente però la osservava non con<br />
ammirazione ma pensavamo in coro “ma come c…o ti sei<br />
vestita? Hai ciulato i vestiti a tua nipote?”.<br />
Immagino che starete pensando che l’invidia verso questa<br />
donna così giovanile ha fatto storcere il naso a tutti, ma vi<br />
sbagliate di grosso, l’effetto era veramente ridicolo per<br />
svariati motivi. In primo luogo la signora di faccia non era<br />
ben messa, più che una crema antirughe avrebbe avuto<br />
bisogno di una stirata ed anche bella pesante, dimostrava<br />
quindi un’età non proprio da ragazzina. Inoltre quei vestiti<br />
stanno bene su un fisico giovane, con determinate forme,<br />
specie se si sta parlando di vestiti con certe dimensioni il<br />
86
ischio è quello di sembrare un insaccato seppure il fisico<br />
non risulti così trasandato per l’età (sono poche le<br />
cinquantenni che possono permettersi un vestiario da<br />
diciottenni, la signora non era tra quelle).<br />
A proposito di scelte sbagliate sulle misure, ricordo la già<br />
citata ragazza che si era vestita con minigonna e maglietta<br />
a trequarti: una come tante direte voi, io dico di no perché<br />
la suddetta pesava quanto un cinghiale adulto, a cui<br />
peraltro vagamente assomigliava (mi scuso con tutti i<br />
cinghiali che mi leggeranno per il paragone). Immaginatevi<br />
un cinghiale depilato, mettetegli una minigonna (ma credo<br />
che le cosce del cinghiale siano più magre) ed una<br />
maglietta che metta in mostra tutta la panza. Immagine<br />
raccapricciante.<br />
Un’altra situazione che mi è rimasta nella memoria<br />
riguarda una signora che, probabilmente, pensava di<br />
andare a prendere un Jet privato più che un treno pubblico<br />
visto che si era vestita come neanche alla notte degli<br />
Oscar si può vedere. Tralascio il “valore” della signora,<br />
inteso come somma del valore di gioielli, borsa e vestiti,<br />
quello su cui vorrei soffermarmi è la scelta azzardatissima<br />
del colore dominante: il bianco. Non era un bianco panna,<br />
era il bianco più brillante del mondo, in confronto il Papa<br />
sembrava un addetto alle miniere di carbone. Tenete<br />
conto che in treno anche la borsa in similpelle acquistata<br />
87
dal cinese e marchiata ALMANI ha schifo di toccare certi<br />
sedili, figuratevi voi un pantalone bianco candido. La<br />
signora, salita in treno, ha subito guardato i posti con un<br />
certo disgusto ed ha iniziato ad inveire per la scarsa pulizia.<br />
Ho visto altre donne guardarla con odio non tanto per le<br />
imprecazioni che potevano anche condividere, ma per il<br />
fatto che il solo paio di scarpe della tipa valeva di più di<br />
tutto il loro armadio, compreso anche il mobile e la camera<br />
da letto. Noi uomini, invece, essendo meno legati al valore<br />
dei vestiti ci siamo subito chiesti “e mo’ vediamo questa<br />
dove cazz si siede e che patacca poi si ritrova sul culo”.<br />
La signora non aveva grosse alternative: se stava in piedi<br />
poteva comunque sbattere contro la parete od i sedili,<br />
anch’essi non proprio pulitissimi e disinfettati, poi stare<br />
ferma con il tacco 82 non doveva risultare neppure<br />
particolarmente semplice. La signora si è seduta come se<br />
ci fosse un covo di ragni e scorpioni ad attendere le sue<br />
chiappe, ha appoggiato la borsa ed è rimasta seduta<br />
immobile fino all’arrivo in stazione. Di solito la gente si<br />
lancia fuori dal finestrino per scendere subito, stranamente<br />
quella volta c’era come una sorta di attesa: volevamo<br />
vedere gli effetti del sedile sul bel bianco candido.<br />
Il treno non ci ha deluso, la signora si è alzata e sul<br />
sederone, ma anche sulle gambe, si vedevano delle belle<br />
88
strisce nere. La signora controlla e sbotta, inizia ad inveire<br />
contro i treni, inizia a cercare di pulirsi ma l’effetto è anche<br />
peggiore visto che si crea un nero sfumato. Scena comica,<br />
le donne godevano come dei ricci mentre un ometto, forse<br />
un po’ stanco di questa rompipalle, ha fatto lievemente<br />
notare che stava prendendo un mezzo pubblico<br />
notoriamente poco pulito, se la contessa avesse voluto<br />
andare vestita in quel modo forse era meglio affittasse una<br />
macchina, chiamasse l’autista Ambrogio e si facesse<br />
offrire anche i cioccolatini. Ecco, quell’uomo aveva detto<br />
quello che avevamo pensato tutti e che nessuno aveva il<br />
coraggio di dire: avrebbe meritato almeno 93 minuti di<br />
applausi.<br />
Un altro aspetto che vorrei rimarcare, seppur sia stato già<br />
sottolineato nelle pagine precedenti, riguarda il totale<br />
rintronamento delle persone di fronte al mondo social.<br />
Questo racconto più che imbarazzante è triste, si vede<br />
come l’uomo sia passato dall’essere sociale ad essere<br />
social con un netto peggioramento delle relazioni.<br />
In natura gli animali si uniscono, lavorano assieme ma<br />
anche nel tempo libero socializzano tra loro e mantengono<br />
vivi i rapporti sociali, ogni razza a modo suo.<br />
Tendenzialmente l’animale mostra il suo affetto<br />
spidocchiando l’amico o leccandolo come se non ci fosse<br />
un domani, l’amicizia animale si dimostra non tanto con un<br />
89
“ti voglio bene” ma con un più pratico “tengo tanto alla tua<br />
igiene” che però ha il suo perché. L’uomo, ormai da<br />
qualche tempo, intrattiene relazioni sociali basate su<br />
aspetti più evoluti: pettegolezzi, discussioni sul calcio,<br />
rituali come il the delle 17, il cappuccino a colazione od il<br />
caffè dopo pranzo e via dicendo. L’uomo ha però sempre<br />
parlato, ha utilizzato la voce come strumento di<br />
comunicazione e questo fenomeno sonoro era abituale<br />
anche sui treni, nelle stazioni, come in ogni luogo in cui si<br />
trovavano altre persone.<br />
L’evoluzione tecnologica ha piano piano spostato gli<br />
equilibri e la socialità si è ridotta, ma partiamo dagli albori<br />
per capirci un po’ di più. Inizialmente furono i walkman a<br />
creare quello stato di isolamento, ragazzi con le cuffie a<br />
volume stratosferico che si isolavano tra la folla, ignari di<br />
qualsiasi cosa potesse annunciare l’altoparlante della<br />
stazione. Io ero tra essi, mi autodenuncio, ma se in treno<br />
trovavo qualche studentessa da broccolare spegnevo il<br />
tutto e cercavo di instaurare una ben che minima<br />
interazione verbale. Oltre alle cuffie, un altro elemento è<br />
sempre stato motivo di isolamento, ovvero la lettura.<br />
Esistevano, ed esistono tutt’ora, tre tipologie di lettore:<br />
l’Homus Gazzettis”, con la rosea piegata e ripiegata in<br />
modo da potere leggere anche i risultati della pelota basca,<br />
la “Divoratrice di tomi” che è quasi sempre donna e si porta<br />
90
in giro volumi che vanno dalle 12.000 pagine in su; infine<br />
abbiamo lo “studentis disperatis” che sfrutta il tempo per<br />
risistemare gli appunti o studiare una parte di qualche<br />
noiosissimo libro tipo “filosofia della fisica quantistica<br />
interpretata attraverso gli integrali della deformazione<br />
spazio-temporale creata dall’isotopo di uranio 235”.<br />
L’uomo con il giornale sportivo è, di solito, il più socievole<br />
tra le tre tipologie, salvo che si tratti di un estremista dello<br />
sport. Molti comprano il giornale per leggere le<br />
informazioni sulla squadra del cuore e poco altro, quindi la<br />
fase di lettura risulta limitata nel tempo. Lo studente in<br />
treno spesso studia con scarsi risultati, anche perché il<br />
treno non è proprio l’ambiente ideale per potersi<br />
concentrare, quindi spesso gli studenti si dedicano ad<br />
amabili conversazioni ed io stesso avevo fatto tantissime<br />
conoscenze proprio grazie alle quattro chiacchiere nate<br />
per caso (ne ho comunque già ampiamente parlato).<br />
La figura più inquietante è la donna con il malloppazzo.<br />
Non capisco perché, per passare del tempo in treno, si<br />
portino dietro i romanzi più lunghi del mondo: non basta<br />
un breve saggio che pesa, si e no, 200 grammi? No, pur<br />
avendo le donne borse che, normalmente, pesano dai 40<br />
agli 80 chili (dipende da quanti trucchi hanno dentro),<br />
cercano appositamente il libro che pesa di più in tutta la<br />
libreria. Secondo me ci sono donne che non vanno a<br />
91
icercare un determinato titolo, ma chiedono “scusi, mi può<br />
dare due chili e mezzo di libro?”. Come dal salumiere, il<br />
buon libraio risponderà “Guardi signora, ho qui questo da<br />
due chili ed 800 grammi, che faccio, lascio?”.<br />
La donna accanita lettrice odia il mondo, schifa gli altri e si<br />
immerge esclusivamente e totalmente nel suo racconto.<br />
Aspetta il treno leggendo, sale leggendo, si siede e legge<br />
finché non si ritrova a scendere le scale. Pare abbia una<br />
sorta di terzo occhio perché riesce a fare le scale, far<br />
vedere il biglietto, scendere dal treno, evitare le persone<br />
senza staccare gli occhi dal maledetto tomo, come in una<br />
sorta di ipnosi. A volte però anche il terzo occhio si distrare<br />
un attimo e qui succede il bello: la sciura che cade dal<br />
treno, quella che sbatte contro il palo o che inciampa sui<br />
suoi tacchi 18. Non è cattiveria la mia, ma ti sta bene:<br />
eccchecazzo, leggi quando sei ferma, non in movimento!<br />
Al giorno d’oggi, invece, abbiamo molte altre figure che<br />
tendono a non comunicare, sono i vari soggetti tecnologici<br />
e/o social. Sui marciapiedi, in attesa del treno, c’è ormai<br />
un insieme di individui con il telefono o tablet in mano: chi<br />
legge le notizie, chi chatta, chi è sui social per comunicare<br />
che cosa ha mangiato a colazione o l’intensità con cui ha<br />
dovuto spingere per andare di corpo, chi telefona, chi<br />
guarda video e si estranea mettendo le cuffie, chi parla al<br />
telefono già alle 6.30 di mattino con qualche disperato<br />
92
svegliato all’occasione o chi, semplicemente, sta<br />
ascoltandosi della musica. Io, di norma, ho il mio rito del<br />
mattino ed ogni giorno le cose vanno più o meno secondo<br />
un ordine prestabilito, tipo preparazione al mattino di<br />
Fantozzi. Nell’ordine ecco i vari step:<br />
1. Controllo a casa dell’applicazione per vedere se il<br />
treno è partito e se è in ritardo.<br />
2. In base all’esito del punto 1, accelerazione dei<br />
preparativi per uscire.<br />
3. Arrivo al posteggio in stazione, verifico lo stato del<br />
treno (se è in ritardo ascolto ancora un po’ di<br />
musica in macchina).<br />
4. Salito in treno, verifico il social ed eventualmente<br />
scrivo qualcosa, a seconda del momento.<br />
5. Controllo le notizie, partendo chiaramente dal<br />
calcio.<br />
In sostanza sono diventato anche io come tutti gli altri, non<br />
comunico più. Raramente mi è capitato di fare una bella<br />
chiacchierata, ed anche io stesso mi rendo conto di non<br />
dare più molto spazio agli altri. Però siamo tutti social, tutti<br />
in comunicazione ma alla fine si comunica con il vicino di<br />
posto solo in occasione di magagne ferroviarie.<br />
93
“COSE TECNICHE” SUI TRENI<br />
Un pendolare non può non avere perlomeno una minima<br />
conoscenza di come funzioni il treno e, dato che non<br />
siamo qui a pettinare le bambole, vediamo assieme gli<br />
aspetti principali per capire meglio il nostro caro amico (e<br />
relativa rete ferroviaria).<br />
Il pantografo. Questo elemento del treno è essenziale, si<br />
tratta di quella barra che collega il locomotore con la linea<br />
elettrica. Il pantografo non va confuso con un qualcosa dal<br />
nome simile, ovvero il plantigrado, non sarebbe bello<br />
immaginarsi un orsetto sopra al treno a fare da conduttore<br />
per l’elettricità. Come abbiamo già visto nelle pagine<br />
iniziali, la linea elettrica rappresenta un elemento<br />
fondamentale per far muovere il treno, se questa cade o<br />
cade il pantografo non si parte e non è raro che il<br />
pantografo “non stia su”. In pratica i due braccini che<br />
devono alzare la barra di collegamento e farla toccare la<br />
linea elettrica rimangono mosci, succede un po’ come<br />
all’uomo quando si abbassa i pantaloni ma la temperatura<br />
esterna è di -20 gradi.<br />
Se il pantografo non si alza, come detto, non si parte ed il<br />
problema non è facilmente risolvibile: non si può andare<br />
sul tetto del treno perché il rischio di folgorazione è elevato<br />
94
(immagino il meccanico alzarsi di scatto gridando<br />
“EUREKA” e venire sbriciolato da una scarica da mille mila<br />
volt), quindi bisogna cercare di convincere il sistema<br />
idraulico da sotto. Io ho proposto una mia soluzione:<br />
mettere davanti al locomotore una bella foto di una<br />
locomotrice ben lucidata, secondo me il pantografo poi va<br />
su che è un piacere….ma pare che tale idea sia stata<br />
bocciata causa accusa di pornografia meccanica.<br />
Vorrei ora darvi una informazione seria che ritengo vera:<br />
sapete perché viene alzato il pantografo nel locomotore in<br />
fondo al convoglio o, se c’è un locomotore solo, il<br />
pantografo più vicino alle carrozze? Il motivo c’è ed è<br />
tecnico, la barra che tocca la linea elettrica a volte si rompe<br />
ed il materiale può danneggiare gli elementi che stanno<br />
dietro. Se si alzasse il primo pantografo e si rompesse, si<br />
rischierebbe di rovinare anche quello dietro e rimanere poi<br />
fregati, fermi in qualche allegra campagna senza elettricità<br />
nelle vetture (ci sono le batterie, ma non durano molto ed<br />
il riscaldamento/aria condizionata comunque salta). Se si<br />
rompe l’ultimo della fila, si possono utilizzare gli altri. Visto<br />
che perle di conoscenza? E voi che pensavate di leggere<br />
solo cose inutili!<br />
I semafori. Anche i treni hanno i loro semafori, dei simboli<br />
e del funzionamento del sistema ne so poco ma ho capito<br />
una cosa essenziale: a differenza di ciò che troviamo in<br />
95
strada qui il semaforo di riferimento è a sinistra. Se ci<br />
pensate bene, i treni viaggiano a sinistra, è un po’ come<br />
essere in Inghilterra, quindi anche la segnaletica è<br />
adeguata al senso di circolazione.<br />
Questo elemento può sembrare trascurabile per il<br />
pendolare, in realtà può essere molto utile per identificare<br />
le varie situazioni ed in tal senso vi voglio portare un paio<br />
di esempi. Se siete in stazione ed il treno non parte, potete<br />
innanzitutto mettere fuori la testa dal finestrino sulla<br />
sinistra e, tra una imprecazione ed un insulto, potete<br />
guardare in avanti per vedere che segnale c’è.<br />
Se il segnale è rosso vuol dire che c’è qualcosa che blocca<br />
la linea: sta per arrivare un treno in stazione, c’è qualcosa<br />
di rotto, chi è all’ufficio movimenti ha mangiato abbacchio<br />
a colazione ed è in crisi di sonno, sono atterrati gli alieni<br />
proprio sui binari e via dicendo. Se il segnale è verde ed il<br />
treno non parte, è invece il treno ad avere problemi: le<br />
porte non si chiudono, il pantografo si è scollegato, il<br />
macchinista è stato rapito dagli alieni (gli alieni sono una<br />
motivazione per tutto).<br />
Ho visto gente imprecare perché, mettendo la testa fuori<br />
dal finestrino, vedeva il segnale verde e, percependo che<br />
il treno era “vivo” (luci accese, aria condizionata<br />
funzionante e via dicendo), non capiva il motivo della<br />
96
mancata partenza: peccato però che guardassero il<br />
semaforo a destra e non a sinistra.<br />
Le porte. Questo elemento è spesso dato per scontato, ma<br />
se le porte non si chiudono il treno rimane dov’è: il<br />
macchinista riceve un segnale di allarme e si rimane in<br />
loco finché il problema non si risolve. Io sarei più drastico,<br />
metterei un cartellino con scritto “attenzione, porte aperte,<br />
state alla larga” ma pare che questa soluzione non sia<br />
accettata dalle normative sulla sicurezza. Il pendolare sa<br />
bene quanto le porte possano incidere sul suo viaggio, le<br />
casistiche in cui possono crearsi disagi non sono poche.<br />
Vediamo i casi più frequenti:<br />
• Porte definitivamente chiuse. Quando le porte<br />
hanno un funzionamento non regolare, vengono<br />
chiuse e viene affisso un cartellino giallo che<br />
avvisa la clientela dell’impossibilità di usufruire di<br />
quella entrata/uscita. Spesso comporta disagi<br />
perché il tempo della fermata del treno non è<br />
eterno: occorre raggiungere un’altra via d’uscita e<br />
se il treno è pieno capita di non fare in tempo. Ho<br />
assistito personalmente a scende di isteria da<br />
parte di persone lievemente incavolate perché il<br />
treno aveva più porte rotte e ciò ha causato<br />
l’impossibilità di scendere alla fermata desiderata.<br />
Chiaramente lo stesso disagio lo ha anche chi<br />
97
deve salire, ma è molto più semplice correre sulla<br />
banchina che tra una carrozza e l’altra, specie se<br />
il treno è già ampiamente farcito di umanità varia.<br />
• Porte rumorose. Il pendolare esperto sa che i treni,<br />
in fase di chiusura, emettono un rumore più o<br />
meno forte e più o meno insistente. Si va dal “tic<br />
tic tic” dei treni più moderni a delle sirene modello<br />
antiaerea della seconda guerra mondiale in altri.<br />
Quando la porta non si chiude bene, ma si chiude<br />
a sufficienza per non bloccare il macchinista, il<br />
treno riparte ma la sirena d’allarme continua ad<br />
andare. Pensate di essere in una carrozza e<br />
sentire un suono del tipo “NIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII<br />
TOK, NIIIIIIIIIIIIIIIIIIII TOK” dove il NIII è la sirena,<br />
il TOK è il tentativo della porta di posizionarsi al<br />
punto giusto. Una cosa di questo tipo già farebbe<br />
innervosire anche Giobbe (non Covatta, ma quello<br />
della Bibbia con tanta pazienza). Al mattino alle<br />
sette una situazione di questo tipo crea agitazioni<br />
popolari che mettono a rischio l’incolumità della<br />
porta ed anche del capotreno.<br />
• Porte “fetenti”. A volte le porte che si aprono con<br />
la leva da tirare, o dalla banchina con la<br />
maniglietta, nascondono delle vere e proprie<br />
trappole. La porta funziona, formalmente, ma fa<br />
un po’ quello che vuole ed in questa totale<br />
98
anarchia si assistono a scene bizzarre o,<br />
perlomeno, simpatiche. Non sempre l’apertura è<br />
immediata, ci sono casi in cui occorre tirare come<br />
dei pazzi per riuscire ad aprire questo maledetto<br />
pertugio e molte donne, oggettivamente, non ce la<br />
fanno. Non perché non abbiano la forza (per aprire<br />
una porta di un treno non si dovrebbe seguire un<br />
corso di 2500 lezioni in palestra) ma perché ci<br />
sono dei momenti in cui la porta è inapribile per<br />
motivi misteriosi ed ancora oggetto di studi<br />
scientifici. Quando la donna è in difficoltà spesso<br />
arriva un giovanotto palestrato, con lo sguardo di<br />
chi sembra dire “donna, ci penso io, guarda i miei<br />
muscolazzi” , prende in mano la situazione e con<br />
un sorrisetto cerca di aprire la porta. Non<br />
riuscendoci, sorride un po’ di meno ma non si<br />
scompone, riprova con maggiore forza ma con gli<br />
stessi risultati. Mentre la donna lo guarda come<br />
per dire “hai visto coglionazzo che è proprio dura?”<br />
il bel tipo va in crisi ed inizia a tirare la leva come<br />
un pazzo. Al settantaduesimo tentativo ed alla<br />
ottocentesima bestemmia (solo pensata, non può<br />
far capire di essere in difficoltà) finalmente la porta<br />
si apre. Una cosa umiliante, ed anche questa l’ho<br />
potuta vedere di persona, si riscontra quando le<br />
parti si invertono. Il treno si ferma, il gigante<br />
99
muscoloso fa per aprire le porte ma non ci riesce.<br />
Immaginatevi un incrocio tra Gozzilla e King Kong,<br />
ma con al cattiveria di Materazzi, che sta cercando<br />
di aprire una porta del treno: ero convinto che,<br />
prima o poi, avrebbe estirpato tutto. Dopo qualche<br />
tentativo il responso: la porta E’ ROTTA E NON SI<br />
APRE, emigriamo verso un’altra uscita. Si sposta<br />
l’enorme soggetto e nessuno ha il coraggio di<br />
tentare, anche perché difficilmente qualcuno di noi<br />
poteva essere più forte di quell’essere. In realtà<br />
qualcuna che ha avuto l’ardire c’è stata, una<br />
vecchina probabilmente poco vogliosa di doversi<br />
percorrere la carrozza; si avvicina e con un<br />
colpetto apre tutto. Ho avuto paura per la vecchina,<br />
negli occhi dell’uomo si vedevano delle strane<br />
fiamme e mentre noi iniziavamo a scendere la<br />
belva ferita si guardava attorno per vedere se<br />
qualcuno mostrasse anche solo un mezzo sorriso<br />
per l’accaduto. Nessuno ha riso se non dentro di<br />
se, rischiare di iniziare la giornata al pronto<br />
soccorso non è sembrata una idea interessante a<br />
nessuno. In realtà le porte fanno spesso così, si<br />
bloccano e si sbloccano e non è colpa di chi le sta<br />
maneggiando, l’effetto però può essere simpatico.<br />
Altro aspetto da considerare: generalmente le<br />
porte vanno aperte, non sono tantissimi i treni che<br />
100
aprono tutto automaticamente. Alcune persone<br />
alla fermata del treno fissano la porta pensando di<br />
aprirla con l’ipnosi, ma se c’è una levetta od un<br />
pulsantino che diventa verde ci sarà anche un<br />
motivo ed il motivo è che TU PIRLA devi tirarla o<br />
schiacciare. Il pulsantino per aprire le porte non è<br />
duro, è la soluzione più comoda ma anche su<br />
questo aspetto si riscontrano delle persone<br />
anomale con seri problemi nel dosare le forze. Il<br />
pulsante si apre a pressione, non c’è bisogno di<br />
colpirlo come se si fosse Mike Tyson dei tempi<br />
d’oro, ma neanche sfiorarlo come se si stesse<br />
accarezzando un neonato. Per intenderci, se una<br />
farfalla si posa sul pulsante, la porta non si apre:<br />
un minimo di forza comunque serve!<br />
I finestrini. Questo elemento è dato per scontato, stiamo<br />
parlando di una componente del treno di cui parrebbe<br />
quasi inutile parlare ma, come avrete modo di leggere, ha<br />
una sua notevole importanza. Come abbiamo già visto, il<br />
finestrino può incidere sulla qualità del viaggio perché, se<br />
rotto, può causare diversi disagi: vento forte, perturbazioni<br />
con pioggia e neve, nonché un rumore di fondo tipico delle<br />
fabbriche metalmeccaniche. A volte però il problema non<br />
è solo il finestrino che non vuole stare su, ma anche quello<br />
che non viene giù come se fosse stato saldato<br />
101
direttamente alla carrozza. Immaginatevi un pomeriggio di<br />
luglio, con una temperatura di 40 gradi, immaginatevi<br />
anche che la carrozza abbia l’aria condizionata rotta, a<br />
questo punto non serve neppure l’immaginazione per<br />
capire che l’unica possibilità di sopravvivere sia quella di<br />
aprire tutti i finestrini per poter fare circolare un minimo<br />
d’aria.<br />
Ecco, a dicembre o quando piove state tranquilli che i<br />
finestrini non stanno su, a luglio invece non vengono giù<br />
neanche se ci si aggrappa in tre. A volte sono solamente<br />
chiusi dalla serratura cubica tipica delle porte e finestre<br />
delle ferrovie, a quel punto si va a prendere a forza il<br />
capotreno e si fa aprire tutto. In alcuni casi non è un<br />
problema di serratura, proprio non si apre nulla, è come se<br />
lo avessero incollato.<br />
I finestrini sono fetenti anche per un altro aspetto: possono<br />
emettere rumori pericolosi per i deboli di cuore. Tenete<br />
conto che non stiamo parlando esattamente di tripli vetri<br />
ad alta insonorizzazione, perlomeno sui regionali più<br />
vecchi c’è un vetro spesso qualche millimetro che traballa<br />
nella sua sede: magari sta anche su, ma ha margini di<br />
movimento non proprio normalissimi. Succede, quindi, che<br />
mentre si sta andando si possa incrociare un altro<br />
convoglio e questo incontro produce uno spostamento<br />
102
d’aria che va ad impattare anche sui vetri: se su un ETR si<br />
sente un leggero “stonf” ovattato, sui vecchi treni per<br />
pendolari sembra che il vetro ti stia venendo in testa.<br />
Immaginatevi belli rilassati che state dormicchiando ed<br />
all’improvviso venite svegliati da un rumore simile ad un<br />
condor che si schianta contro il vetro della carrozza: non è<br />
un bel risveglio, anzi è un attentato alla salute fisica e<br />
mentale del povero pendolare.<br />
Altro aspetto da considerare è il “colore” dei finestrini, si<br />
avete letto giusto, il COLORE. Non voglio entrare in<br />
polemica con i writers, alcuni sono dei veri artisti e<br />
abbelliscono i muri delle città, il problema però è che la<br />
maggior parte di questi graffitari sono dei meri imbrattatori<br />
con manie di grandezza. Il writer è un artista e non<br />
imbratta i mezzi pubblici, questi soggetti invece si inoltrano<br />
nei depositi dei treni ed iniziano a colorare tutto (peraltro<br />
con esiti artistici inapprezzabili) e con tutto intendo porte,<br />
fiancata e finestrini annessi.<br />
Capita quindi di salire in alcune carrozze alle ore 14 e di<br />
trovare un ambiente quasi privo di luce naturale, in pratica<br />
non si vede fuori una mazza. Il pendolare non se ne fa un<br />
grosso cruccio, diciamo che prenderebbe quei simpatici<br />
birbanti che hanno fatto quella porcata e li immergerebbe<br />
in vari colori, per poi lasciarli appesi fino a che il colore non<br />
103
si sia adeguatamente seccato, mentre chi è novizio va in<br />
panico perché non capisce più dove si trovi e quando deve<br />
scendere. Specialmente gli anziani vanno in ansia,<br />
iniziano a chiedere ad ogni fermata dove siano e quante<br />
fermate manchino alla loro meta. Diventa come viaggiare<br />
nella buia caverna di Batman con uno dei Teletubbies che<br />
continua a ripetere la sua cantilena, una cosa da far uscire<br />
di testa.<br />
Il bagno. Credo che nessuno si aspetti, su un treno, un<br />
luogo spazioso con marmi di Carrara, rubinetti d’oro,<br />
asciugamani di fine cotone bianco ed un leggero profumo<br />
di rosa in sottofondo, ma neppure quello che si può<br />
effettivamente trovare su alcuni convogli. Devo dire che<br />
sui treni “importanti” i bagni sono generalmente puliti e con<br />
uno spazio vitale più che decoroso, quando prendevo<br />
l’ETR per tornare a Domodossola i bagni erano<br />
sicuramente all’altezza.<br />
Anche sui treni pendolari di ultima generazione i bagni<br />
sono decenti, certo la maleducazione delle persone li<br />
rende spesso invivibili (non credo che servano corsi<br />
speciali per centrare il water, specie per le cose grosse) e<br />
credo che la pulizia debba essere prevista con un po’ più<br />
di frequenza. Tenente conto che il materiale spesso riparte<br />
quasi subito, il treno arriva in stazione e dopo magari una<br />
104
trentina di minuti riparte verso altra destinazione, giusto il<br />
tempo per un intervento degli addetti per una pulizia molto<br />
parziale e sommaria.<br />
Il vero dramma è il bagno sui convogli più datati. Una volta<br />
il bagno era chiamato “ritirata”, questo termine a me<br />
ricorda tanto la sconfitta, la fine di qualcosa. Quando<br />
Napoleone si ritirò dalla Russia non credo lo fece per<br />
andare in bagno, derivava dalle mazzate sonore prese in<br />
guerra, il termine “ritirata” quindi mi porta sempre un<br />
retrogusto di situazione avversa, disperata, negativa.<br />
Sul treno sarebbe meglio attendere di depositare i propri<br />
bisogni a casa propria piuttosto che usufruire della temibile<br />
“ritirata” dei vecchi convogli, anche per evitare tutte le<br />
malattie che si possono annidare in quel luogo: dalla<br />
malaria al colera, credo che alcuni bagni possano<br />
contenere tute le varie forme di malattie conosciute dalla<br />
medicina, e magari anche qualcuna di sconosciuta.<br />
Mi ricordo, ad esempio, i vecchi bagni sul treno del mattino<br />
durante il periodo universitario, un bugigattolo di 80 cm x<br />
80 cm in cui contenere una tazza ed un lavandino. Un<br />
giocatore di basket credo che avrebbe trovato più agevole<br />
mettere direttamente il culo fuori dal finestrino che sedersi<br />
sul quel WC, che poi a sedersi ci vorrebbe veramente un<br />
105
coraggio non da poco. Oltre alle dimensioni anguste, il<br />
problema era legato all’aspetto igienico visto che spesso<br />
nel water si trovavano già precedenti produzioni, la carta<br />
igienica era assente, il pavimento era coperto da uno<br />
strato di cui è meglio non saperne la provenienza. Il tutto<br />
con un lavandino che era spesso rotto o senza acqua:<br />
allora toglietelo e lasciateci un po’ più di spazio invece di<br />
dover fare pipì appoggiando il sedere su quell’inutile<br />
orpello grigio!<br />
Il bagno ha un’altra funzione, da cui forse aveva tratto il<br />
nome ritirata: vi si rifugiano quelli che non hanno il biglietto.<br />
La cosa è palese, alcuni appena salgono si infilano in<br />
bagno e ci rimangono tutto il viaggio, in tal caso le<br />
spiegazioni sono due e la seconda è che abbiano bevuto<br />
un litro di latte scaduto la sera prima e che da quel cesso<br />
non ne usciranno più. Altri, invece, si siedono beatamente<br />
ma non appena vedono il capotreno in lontananza hanno<br />
degli improvvisi bisogni. Qui le spiegazioni sono tre: non<br />
hanno il biglietto, il latte scaduto inizia a fare effetto con un<br />
po’ di ritardo od il capotreno è veramente (ma veramente)<br />
brutto. Di solito la terza la si esclude perché, altrimenti, la<br />
corsa al bagni riguarderebbe un po’ troppe persone.<br />
Mi è capitato di assistere ad un inseguimento un po’<br />
grottesco, il capotreno arriva nella carrozza ed una<br />
106
persona, facendo finta di nulla, si alza e va dalla parte<br />
opposta. Il capotreno, che non è fesso, inizia a seguirlo ma<br />
questo si infila nel bagno (avevo la porta vicino, ho quindi<br />
assistito a tutta la scena), quindi arriva e bussa. Il fuggitivo,<br />
educatamente, indica che il WC è occupato ma il<br />
capotreno non molla: “secondo me lei non ha il biglietto,<br />
esca!”. Inizia quindi un lungo dialogo basato su ciò che il<br />
fuggitivo dichiarava di dover fare e le richieste di biglietto<br />
del capotreno, credo che all’omino senza biglietto gli sia<br />
mancato solo di dichiarare che stava partorendo due<br />
gemelli visto che, per il resto, ha inventato qualsiasi cosa<br />
si potesse fare in un bagno.<br />
Purtroppo non so il finale, è un cruccio che mi porterò<br />
dietro per tutta la vita, arrivati in stazione a Milano noi<br />
pendolari saremmo anche rimasti li a guardare cosa<br />
sarebbe successo come fanno i vecchietti nei cantieri, ma<br />
gli impegni giornalieri hanno avuto la meglio.<br />
Gli altoparlanti. Nei treni vecchi vecchi vecchi gli<br />
altoparlanti non esistevano, in caso di treno fermo o di altre<br />
comunicazioni importanti il capotreno passava strillando la<br />
notizia del momento. Con il tempo anche i treni si sono<br />
evoluti ed ora abbiamo nelle carrozze degli altoparlanti ed<br />
addirittura dei monitor con alcune informazioni di servizio.<br />
Una evoluzione incredibile, che ha però portato anche dei<br />
107
disagi. Sui treni evoluti il volume degli altoparlanti è tarato<br />
sull’udito di persone normodotate, vengono annunciate le<br />
fermate ed eventuali altre comunicazioni con tono e<br />
volume garbato. In alcuni treni il sistema non funziona così<br />
bene, in pratica il volume oscilla tra il bisbiglio in una<br />
stanza insonorizzata con bocca coperta da quattro sciarpe<br />
e la tromba da stadio amplificata da un megafono da 800<br />
Watt. In pratica quello che si sente è questo, nel primo<br />
caso: “DLIN DLON …………………………TOK”.<br />
Il tok è il microfono che si chiude. Nel secondo caso dovrei<br />
esprimere il volume utilizzando un carattere Arial<br />
9875412358456954, elevato alla 876, purtroppo sono<br />
dimensioni che non posso riprodurre. L’audio troppo<br />
basso è un problema per chi vuole capire dove ci si trovi,<br />
ma questo disguido può essere superato guardando fuori<br />
dal finestrino e leggendo il cartello in stazione (finestrini<br />
permettendo). Il dramma lo si vive quando si sta dormendo<br />
ed all’improvviso si sente una voce urlare “STAZIONE DI<br />
BUSTO ARSIZIOOOOOOO”, con danni irreversibili per le<br />
coronarie.<br />
108
Le assurdità organizzative delle Ferrovie<br />
Questo capitolo è interamente dedicato alla scarsa<br />
organizzazione delle ferrovie, un ente iperburocratico in<br />
cui per spostare un chiodo ci vuole l’autorizzazione del<br />
responsabile del coordinatore del capozona con l’avallo<br />
del Papa, Putin, la mafia cinese e chi più ne ha, più ne<br />
metta.<br />
Non contesto il fatto che ogni decisione comporta una<br />
responsabilità e che in gioco ci sono molte vite,<br />
sicuramente questo aspetto rende necessariamente<br />
lunghe e complicate le decisioni che escono dall’ordinario,<br />
non si può però non avere un piano per quelle che sono le<br />
“normali” emergenze che avvengono nel quotidiano.<br />
Capisco che l’atterraggio di una nave aliena sulla stazione<br />
Centrale di Milano possa effettivamente causare dei disagi<br />
e delle difficoltà nella gestione del traffico ferroviario,<br />
quando invece a rompersi è un locomotore si dovrebbe<br />
rientrare nella più classica emergenza quotidiana.<br />
Partiamo proprio dal locomotore rotto, evento terrificante<br />
perché comporta quasi sempre disagi impressionanti. Per<br />
un certo periodo sulla tratta Domodossola – Milano era in<br />
circolazione un locomotore che era più morto che vivo, un<br />
residuo bellico del 1944 probabilmente più volte<br />
109
ombardato, un mezzo in sostanza più adatto ad una<br />
fonderia che a trascinare delle carrozze sui binari. In quel<br />
periodo, praticamente ogni giorno, c’era un treno fermo in<br />
linea e, guarda caso, era sempre il solito locomotore ad<br />
essere agonizzante. Ed ogni giorno sempre la solita<br />
ritualità, totalmente inefficace peraltro: il treno si fermava<br />
ed il macchinista cercava una rianimazione che era<br />
evidentemente impossibile, non bastava il “defibrillatore<br />
per treno” e neanche le pacche di incoraggiamento del<br />
capotreno sortivano alcun effetto.<br />
Ogni giorno, quindi, la stessa scena e gli stessi risultati,<br />
ovvero treno morto e quindi necessità di un locomotore di<br />
scorta che partisse da un qualche deposito per andare a<br />
recuperare il cadavere. Ora, io non so dove tengano i<br />
locomotori, ma a volte dalla rottura del treno all’aggancio<br />
del locomotore “soccorritore” passano ere geologiche, ci<br />
sono bambini che sono partiti da Milano che ancora non<br />
avevano detto “mamma” e che sono arrivati a<br />
Domodossola con tre lauree.<br />
A volte credo che lo facciano apposta, non è possibile che<br />
non ci sia uno straccio di locomotore in zona visto che la<br />
linea non è affatto secondaria. Secondo me lo fanno<br />
partire Siracusa, a Messina lo caricano sul traghetto e poi<br />
a Reggio Calabria lo dirottano sulla dorsale ionica per poi<br />
farlo risalire dall’adriatica. Altra spiegazione che mi sono<br />
110
dato è che esistono solo pezzi di locomotore e che<br />
qualcuno debba assemblarli al momento, è un’ipotesi che<br />
non scarterei.<br />
Peraltro su molti locomotori ho visto l’adesivo di una<br />
tartaruga che corre, non sto scherzando….. pensate al<br />
pendolare infuriato che si vede arrivare il locomotore dopo<br />
due ore di attesa che sfoggia la sua bella tartaruga: la<br />
sensazione è un mix tra il sentirsi presi per i fondelli e la<br />
voglia di dare fuoco a tutto.<br />
Altra spiegazione che mi sono dato è che il macchinista<br />
che deve andare a prendere il locomotore venga da molto,<br />
ma molto lontano. Immagino la scena, con quest’uomo<br />
che è reperibile a casa sua, pigiamone di flanella e<br />
ciabattone mentre si guarda una partita di calcio in TV.<br />
Driiiiiiiiiin, suona il telefono, pare essere il numero del<br />
proprio responsabile. Lui guarda il telefono con<br />
preoccupazione, odio e con un gran giramento di palle.<br />
Osserva il telefono, non ci vuole credere, ma dato che è<br />
reperibile deve pur rispondere. “Antonio, devi venire subito,<br />
è schiattato un locomotore in linea e c’è da andare a<br />
recuperare il treno” “Ciao Mario, vabbuò vengo, quale<br />
locomotore vado a prendere” “Guarda Antonio, abbiamo<br />
visto che il locomotore più vicino sta a cinque chilometri da<br />
casa tua, ma dovendo poi instradarlo attraverso 875.785<br />
111
scambi preferiamo che tu vada a prendere quello nel<br />
deposito centrale” “Ma Mario, sta a cinquanta chilometri da<br />
casa!” “Lo so, ma non è che qui possiamo stare a muovere<br />
tutti gli scambi, vai e trascina fuori dalle palle quel catorcio”.<br />
Ecco, mi immagino una situazione di questo tipo, un po’<br />
grottesca forse (e dico forse) ma magari non così distante<br />
dalla realtà.<br />
Il vero problema non è tanto il locomotore morto, ma il fatto<br />
che le Ferrovie non ne accettino il decesso. Prendono il<br />
cimelio di guerra e lo rimettono a posto, o meglio lo fanno<br />
ripartire cambiando qualche pezzo e prendendone a calci<br />
qualcun altro. Il locomotore però NON è a posto, è<br />
puntellato il giusto per dimostrare che possa ancora<br />
percorrere qualche metro, ma si sa benissimo che non<br />
sarà in grado di tirare neanche un bob con dentro un<br />
bambino.<br />
Le Ferrovie però, piuttosto che accettarne la dipartita ed<br />
affiggere un necrologio del tipo “Qui giace il nostro<br />
carissimo locomotore 15478956 che, dopo anni ed anni di<br />
onorato servizio, ha raggiunto il Paradiso dei treni ed ora<br />
scorrazzerà felice nelle Ferrovie eterne” cerca di portare<br />
alla vita anche ciò che di vita non ne può avere più. Come<br />
novelli Frankestein, i meccanici delle FS scavano nei<br />
cimiteri dei vecchi pezzi di ricambio per ridare vita ad un<br />
essere ormai mostruoso, frutti di anni di pezzi di ricambio<br />
112
e dalla totale inaffidabilità. I morti vanno sepolti, non risorti,<br />
quindi sarebbe meglio prendere dei neonati locomotori<br />
che, con la loro sprizzante vitalità, possano partire ed<br />
anche arrivare a destinazione. Capisco che sono spese,<br />
un locomotore non costa certo quanto uno smartphone,<br />
però non può neanche durare quanto le piramidi e, prima<br />
o poi, necessariamente deve essere cambiato.<br />
A volte la sfiga vuole che il locomotore si blocchi proprio in<br />
uscita dalla stazione o, comunque, in un punto dove ci<br />
sono vari scambi. In questo caso è un disastro totale,<br />
globale, totalissimo perché quel maledetto treno va a<br />
bloccare TUTTO e quindi si complicano anche le<br />
operazioni di soccorso. Gli scambi sono elementi<br />
essenziali nell’ambito ferroviario, sono quelle cose che<br />
consentono di passare da un binario all’altro e quindi poter<br />
decidere su quale binario fare arrivare o partire un treno o<br />
su quale farlo transitare.<br />
Quando si bloccano gli scambi è paralisi perché il treno<br />
non può saltare sopra a quello che ha davanti e neppure<br />
zompettare verso il binario vicino, quindi è tutto fermo.<br />
Proprio in questi giorni ha nevicato in quasi tutta Italia<br />
(questo pezzo lo sto scrivendo a fine Febbriaio/inizio<br />
Marzo 2018) e le Ferrovie sono andate in botta: treni<br />
soppressi, alta velocità in tilt, intercity sulla Milano-Roma<br />
con sette ore di ritardo e via dicendo. Tutto questo sarebbe<br />
113
capibile se ci fosse stata una nevicata record, se la<br />
temperatura fosse scesa a -20° e tutto si fosse<br />
cristallizzato come in Groenlandia. Abbiamo avuto invece<br />
qualche centimetro di neve, addirittura meno in zona<br />
Milano, eppure il giorno 01/03/2018 è stato messo in atto<br />
il formidabile “piano neve” con soppressione di un numero<br />
di treni non indifferente.<br />
Ecco, questa è l’organizzazione di questi signori: nevica<br />
tanto? Si blocca tutto. Nevica poco? Facciamo finta che<br />
nevichi tanto e facciamo finta che l’avere in giro meno treni<br />
aiuti a non avere casini. Forse non sarebbe più utile avere<br />
degli scambi che non si ghiaccino subito? Forse non è<br />
stata una enorme scusa quella del piano neve sul<br />
milanese quando erano attesi, al più, pochi centimetri di<br />
neve? Allora questa estate facciamo un piano caldo, se la<br />
temperatura supererà i trenta gradi, un piano umido se<br />
pioverà più di due giorni, tanto il concetto è sempre quello.<br />
In sostanza si vuol far vedere che c’è un’organizzazione<br />
ed un piano quando non serve, ma tale organizzazione<br />
diviene inefficace quando in effetti si è in emergenza.<br />
Vorrei far notare che in caso di neve i treni dovrebbero<br />
essere la soluzione migliore, essere un valido sostituto alle<br />
automobili visto che le strade possono essere molto più<br />
pericolose rispetto alle rotaie. Ebbene, il piano neve è<br />
stato, in sintesi, questo: meno treni e tanti saluti a tutti, a<br />
114
prescindere dai millimetri di neve che sarebbero scesi. A<br />
questo punto mi chiedo: ma in Siberia come fanno ad<br />
andare i treni? E nella vicinissima Svizzera? O sono dei<br />
geni loro o siamo veramente pessimi noi, io propendo per<br />
la seconda opzione. Immagino che in Svizzera<br />
adotteranno delle strategie incredibili per far viaggiare i<br />
treni in inverno, ad esempio avranno un esercito di<br />
marmotte dotate di mini-lanciafiamme per scaldare i binari<br />
e gli scambi, mentre in Russia volpi artiche strafatte di<br />
vodka scalderanno con la loro pelliccia gli interruttori per<br />
manovrare gli scambi ghiacciati.<br />
Sempre per parlare di strategia, io ho un contenzioso<br />
aperto con l’ufficio movimenti. Vi faccio un esempio pratico<br />
per farvi capire perché penso che chi debba decidere la<br />
priorità dei treni abbia la necessità di allenarsi con i trenini<br />
elettrici, probabilmente mai ricevuti nei loro tristi Natali.<br />
Dunque, supponete di avere un treno che arrivi nella<br />
stazione A alle 6.30, alle 6.34 deve arrivare il secondo<br />
convoglio anch’esso diretto a Milano. Supponiamo che il<br />
primo treno sia in ritardo di 10 minuti ed il secondo sia<br />
puntuale, il secondo fa solo una fermata in più del primo:<br />
voi chi fareste partire prima dalla stazione A? Il secondo<br />
treno partirebbe dalla stazione sei minuti prima di quello in<br />
ritardo, può perdere tre minuti per la fermata in più<br />
(considerando il rallentamento, la fermata e la ripartenza)<br />
115
ma rimangono tre minuti di buono. Cosa fanno invece<br />
dall’ufficio movimenti? Fermano il secondo treno nella<br />
stazione A, aspettano il primo treno (che nel frattempo<br />
mette su un altro paio di minuti di ritardo) e lo fanno partire<br />
davanti. Il secondo treno deve quindi aspettare che il primo<br />
sia a distanza per ripartire, e nel frattempo si sono fatte le<br />
6.44, dieci minuti di ritardo anche per il secondo treno.<br />
Quando sono sul passante ferroviario è normale che mi<br />
ritrovi ad aspettare che passi qualsiasi altro treno, il<br />
passante ferma ad ogni tana di talpa e nido di rondine, ha<br />
quindi senso dare precedenza a chi è più veloce. Assurdo<br />
invece far fare ritardo ad un altro treno perché quello prima<br />
è in ritardo. Mi è capitato di salire sull’Arona – Milano P.ta<br />
Garibaldi e di aspettare che passasse il Luino – Milano<br />
P.ta Garibaldi che fa la stessa ed unica fermata: ma qual<br />
è il senso di ciò? L’ufficio movimenti penso sia<br />
direttamente collegato con il deposito visto che con il<br />
deposito devono concordare l’uscita dei convogli ed il loro<br />
posizionamento.<br />
Ho già detto molto nelle pagine precedenti su come<br />
funzioni il deposito ferroviario e la combinazione con chi li<br />
dirige diventa un qualcosa di estremamente deleterio.<br />
Premetto che non so di chi sia la colpa nello specifico, ma<br />
non mi spiego come mai spesso sul binario, a 5 minuti<br />
dalla partenza, ci sia solo metà treno. Si, avete letto giusto,<br />
116
metà treno. Per coprire certe tratte non basta un convoglio<br />
unico, ne servono due attaccati e non è raro arrivare sul<br />
binario con solo una parte. Probabilmente il “minitreno”<br />
arriva da una tratta a scarsa frequentazione, dal deposito<br />
deve poi arrivare l’altra componente per assemblare un<br />
treno sufficientemente lungo. A volte la parte mancante<br />
arriva giusto per l’orario di partenza, quindi di fatto si<br />
accumulano subito i bei 10 minuti di ritardo, altre volte<br />
arriva con più calma, altre volte non arriva mai. Un giorno<br />
il Varese, ormai strapieno nella metà disponibile, è partito<br />
così. Il capotreno stava imprecando nei confronti<br />
dell’ufficio preposto perché mezzo treno era troppo poco,<br />
probabilmente qualcuno gli ha risposto di partire così e<br />
così siamo partiti.<br />
117
Il vissuto dal mondo social.<br />
Questo libro nasce proprio dalle minchiate scritte su un<br />
noto social network, minchiate che hanno riscontrato un<br />
certo gradimento. In molti mi hanno suggerito di<br />
raggruppare le mie avventure ed i vari sproloqui in un libro<br />
e così eccomi qui. Chiaramente non potevano bastare le<br />
cavolate già scritte, ho dovuto necessariamente creare un<br />
impianto un po’ più organico anche per spiegare che cosa<br />
voglia dire fare il pendolare, con che situazioni ci si deve<br />
confrontare e quali siano i compagni di viaggio.<br />
Ora, invece, vi riporto in ordine strettamente cronologico<br />
(dal 2012 in avanti) tutto quello che ho pubblicato su<br />
questo argomento, a volte sono poche parole mentre in<br />
altri casi sono concetti più elaborati, spesso conditi da una<br />
visione iperbolica della vicenda.<br />
Alcuni post riguardavano le Ferrovie solo in modo parziale,<br />
ma perché non metterli lo stesso? Ho cancellato<br />
solamente i nomi delle persone taggate o gli insulti, per<br />
privacy e per evitare querele
(per le quali le strisce pedonali sono un make up<br />
dell’asfalto, non un segnale stradale con un senso pratico),<br />
sull’isterismo milanese, sulle pubblicità e via dicendo. Non<br />
escludo quindi seguiti in futuro, ho già in mente una cosa<br />
tipo “incazzato come un milanese in auto”. Per ora, quindi,<br />
buona lettura, sicuramente questo spaccato di “vita<br />
vissuta” vi farà tornare in mente tante cose che ho<br />
descritto nelle pagine precedenti.<br />
“02/04/2012: Lunedì mattina in treno: carrozze stracolme<br />
e tutti accalcati in corridoio. Mi chiedo cosa cerchino quei<br />
geni che vanno su e giù per il treno, passando nei corridori<br />
affollati: se ci fosse un posto la gente sarebbe in piedi? Ma<br />
dove devi andare se non c'è spazio neanche per passare,<br />
esimia testa di xxxx? Non può poi mancare quello con il<br />
raffreddore che sputacchia germi, neanche fosse pagato<br />
dalla Novartis per farlo, e quello che con spirito ecologico<br />
risparmia sul sapone e sull'acqua, emanando odori che<br />
farebbero scappare anche i mufloni. A questo aggiungerei<br />
una tipa che si è messa a litigare con il moroso, con voce<br />
stridula e con grandissima rottura di palle da parte di<br />
un'intera carrozza. Questo poveraccio ha chiesto scusa<br />
subito alla morosa, in via preventiva, ma questa si è<br />
incazzata ancora di più perché questo ha chiesto scusa<br />
senza aver capito perché doveva chiederla! Datemi un<br />
buon motivo per non odiare l'umanità, che venisse un<br />
119
diluvio universale e che stavolta l'Arca fosse guidata da<br />
Schettino......”<br />
“10/09/2013 Consiglio a tutti quelli che prendono il treno<br />
(ed anche gli altri mezzi pubblici): la scienza ha prodotto<br />
tante cose interessanti tra cui il sapone. Ne consiglio<br />
l'utilizzo, renderete felici voi stessi ed anche i vostri<br />
compagni di viaggio!”<br />
“21/11/2013 Che bella Milano, per arrivarci devi prendere<br />
treni che sono sempre in ritardo, in cui la cortesia tra i<br />
passeggeri regna sovrana. Arrivati poi in questa magnifica<br />
città trovi subito tanti automobilisti educati che cercano di<br />
prendere le pozze d'acqua per rinfrescarti un po', le strisce<br />
pedonali vengono considerate un simpatico addobbo fine<br />
a se stesso ed i semafori come se ci trovassimo all'ultima<br />
gara della stagione di Formula Uno. Quanta amicizia<br />
anche tra gli automobilisti, nessuno che suona e tutti che<br />
danno la precedenza.....poi grande amore con i<br />
motociclisti, che zizzagano a destra ed a sinistra e spesso<br />
si fermano a scambiare amorevoli conversazioni con altri<br />
utenti della strada. Aggiungerei le macchine sui<br />
marciapiedi, le biciclette guidate selvaggiamente, la gente<br />
incazzosa.....Milano, città mondiale della pace e<br />
dell'amore!”<br />
120
“03/12/2013 Trenitalia, grazie di esistere! Sono troppo<br />
avanti, riescono anche dove i grandi scienziati si sono<br />
fermati...ogni giorno il concetto del tempo viene deformato,<br />
ed i ritardi sono sempre di 5 minuti anche dopo un quarto<br />
d'ora! Anche lo spazio si deforma, dove stanno<br />
normalmente 100 persone se ne mettono 120. Che dire<br />
poi della tecnologia? Neanche alla NASA riescono a<br />
raggiungere le temperature glaciali o solari che si<br />
raggiungono sulle nostre carrozze...questa mattina<br />
c'erano iguane con il ventilatore, l'altra mattina pinguini<br />
con la coperta! Grande poi la gestione del materiale con<br />
treni lunghissimi alle 3 del pomeriggio, cortissimi alle 5. Ma<br />
lo fanno per noi, è per socializzare meglio, sono social! “<br />
“15/01/2014 Incredibile, di norma i ferrovieri a stento<br />
parlano l'italiano....arriva una figa americana a chiedere<br />
informazioni (ma veramente figa) e questo ferroviere<br />
incredibilmente si esprime in un inglese perfetto, e pure<br />
accompagna un pezzo la tipa! E’ proprio vero che la<br />
gnocchi fa miracoli...”<br />
“16/05/2014 Per viaggiare in treno devi avere la<br />
preveggenza di un mago e la capacità strategica di<br />
Napoleone. Devi intuire quando un treno non partirà o<br />
quando il ritardo indicato è puramente un numero casuale.<br />
Devi capire su tre treni quale prendere per evitare di non<br />
121
iuscire a salire....chiamatemi mago Bonaparte! Chiudo<br />
con una considerazione filosofica: treni di merda! “<br />
“26/05/2014 <strong>Treno</strong> che sta andando a fuoco, macchinista<br />
che si dimentica di fermarsi in una stazione ed inchioda<br />
all'ultimo..... FS, what else? E non sono ancora arrivato....“<br />
“25/06/2014 Due treni soppressi, terzo treno stracolmo....e<br />
che fanno 4 pirla? Occupano i binari! Scelta utile, visto che<br />
il treno strapieno è rimasto lì per 20 minuti con gente<br />
incazzata come un’ape e cattiva come Pasquale Bruno.<br />
Chiaramente ho cercato di prendere un altro treno che,<br />
altrettanto chiaramente, non era neppure sul binario al<br />
momento della partenza. Il tutto condito da mal di testa e<br />
rottura di palle.“<br />
“14/07/2014 Ne ho visti di approcci patetici, di<br />
martellamenti assurdi, ma il capotreno di stasera ha<br />
battuto ogni record. E nel frattempo era pure<br />
pagato....zero titoli e zero dignità! “<br />
“04/09/2014 La stazione di Porta Garibaldi è il luogo più<br />
sicuro contro l'ebola, la malaria e la peste. Fa troppo schifo<br />
anche per loro....non ci metterebbero mai piede! “<br />
“16/09/2014 Sul treno sale un pensionato che, per 10<br />
minuti circa di tragitto, chiede ad un "giovine" di lasciargli<br />
il posto. Non bastasse, il giovine si deve anche sentire le<br />
122
palle di questo simpatico sessantenne, con particolare<br />
attenzione alle cure dentistiche che si stava apprestando<br />
a sostenere. Davanti a me, invece, una pensionata si beve<br />
una bella Coca Cola con un imprevisto: parte un rutto che<br />
cambia il clima. Propongo una class action contro i<br />
pensionati! “<br />
“03/02/2015 Quando al mattino sali in treno, ti siedi e<br />
l'essere immondo che ti sta di fronte inizia a russare come<br />
una motosega, capisci che non è giornata. Se poi inizi a<br />
sentire odore di freni gremati ed il suddetto essere<br />
immondo non si accorge neppure della sveglia che<br />
continua a suonare, inizi ad avere certezze. Poi arrivi al<br />
lavoro e ti rendi conto che devi rispondere al peggio del<br />
peggio della subumanità, che al confronto Maccio<br />
Capatonda pare essere Leonardo Da Vinci, e li inizi ad<br />
intristirti tanto, ma talmente tanto che in confronto la<br />
presidentessa della Camera Boldrini sembra una gioiosa<br />
e briosa burlona. Guardi fuori dalla finestra (se di finestra<br />
si può parlare in questo posto) e vedi un bel grigio topo,<br />
tipico del Milano style: come non rallegrarsi?”<br />
“19/05/2015 <strong>Treno</strong> soppresso, prendo il passante che è<br />
già pieno normalmente assieme ad altre 600 persone.<br />
Banchina piena, salgo a stento sul treno. Isterismo<br />
generale, gente che vuole chiamare i carabinieri, una che<br />
insulta chi cerca di salire nella fermata successiva.”<br />
123
“07/07/2015 Ho capito finalmente la correlazione<br />
massonico-religiosa che lega le ferrovie all'occulto. Le<br />
ferrovie sono emanazione del demonio, con i loro ritardi<br />
immotivati e le carrozze invivibili fanno bestemmiare e<br />
questo gioca a favore del grande capostazione Lucifero.<br />
Parrebbe che le Fs stiano già proponendo comodi loft in<br />
purgatorio, meglio portarsi avanti. L.T e P.F voi avete già<br />
l'attico prenotato direttamente nel palazzo del grande<br />
demone, con Caronte di guardia.”<br />
“13/07/2015 Stasera treno in anticipo di sei minuti.... La<br />
scienza si interroga, gli astrologi guardano le stelle, i<br />
capistazione dicono "c…o ci fa già qui sto treno!".<br />
Fantascienza, la fine del mondo è vicina! “<br />
“31/08/2015 Gara tra treni: pur con partenza anticipata da<br />
Rho fiera dell'S6, il mio regionale lo riprende e lo<br />
svernicia ....grande sorpasso, non c'è storia! Mi sento un<br />
po’ il Guido Meda delle ferrovie”<br />
“16/09/2015 Solite cagate all'italiana. Fino a pochi mesi fa<br />
mandavano sui treni serali un solo capotreno, magari<br />
donna, che doveva mettersi sul locomotore per tornare a<br />
casa sana e salva. Poi scoppia il casino perché sta per<br />
scapparci il morto. Ora ci sono gli uomini della sicurezza<br />
privata: TRE ( dico tre, 3) tipi in nero di cui uno incollato al<br />
capotreno. Sull' Arona delle 16.48, non sul passante delle<br />
124
24. 3 persone pagate (tre) per un treno con qualche<br />
lavoratore, un po’ di studenti e qualche anziano. Rischio<br />
quasi zero. A questo punto propongo guardie armate<br />
all'ingresso delle case di riposo, più probabile che un<br />
nonnetto lanci la dentiera contro qualcuno che succeda<br />
qualcosa su questo treno”<br />
“05/10/2015 I capitreno chiamano "maestro" il macchinista,<br />
non so se lo sapete. Quello di stasera più che maestro lo<br />
definirei, al massimo, bidello!”<br />
“11/11/2015 Minchia, ben un capotreno e due guardiani<br />
(più guardoni visto come hanno scannerizzato la tipa del<br />
sedile di fianco) per controllare i biglietti. Pensavo che,<br />
terminato l'Expo, terminasse anche questa cagata (non<br />
che non serva maggiore sicurezza, ma su alcuni treni pare<br />
essere una esagerazione del momento) ed invece eccoli<br />
ancora qui. E io ppppago.... Care Fs con i miei soldi vorrei<br />
un paio di modelle che mi assistano in treno o, in<br />
subordine, quantomeno una capotreno che non assomigli<br />
alla locomotrice in termini di peso e sex appeal!”<br />
“16/11/2015 Ferrovie di merda atto 12658: treno per Arona<br />
in partenza. Un minuto prima della partenza viene<br />
annunciata la soppressione.... esce il macchinista<br />
incazzato e chiede: ma perché soppresso? Il capotreno<br />
non ne sa nulla.... annunciano nuovamente la<br />
125
soppressione per guasto al treno, al che il macchinista urla<br />
"ma funziona!!". Chiamano la centrale chiusi in cabina<br />
mentre la gente si apprestava ad accendere le torce e<br />
tirare fuori i forconi . Escono dispiaciuti annunciando che<br />
è soppresso perché è guasto, era un guasto non<br />
verificabile dal treno ma solo dalla centrale...peccato che<br />
sto treno non ha nulla di elettronico! Ormai il treno<br />
soppresso non poteva tornare in vita, punto. Neanche per<br />
miracolo, neanche fosse stato il treno Lazzaro.”<br />
“30/11/2015 <strong>Treno</strong>rd story atto novecentoottantaseimila.<br />
Arrivo in stazione e trovo un buon motivo per essere felice,<br />
un qualcosa che riconcilia con il mondo ma anche con le<br />
Fs (in un momento di esaltante buonismo). Salgo in treno,<br />
prima carrozza, ad un certo punto il treno si ferma e dal<br />
locomotore scende uno sui binari che saluta e ringrazia,<br />
poi se ne va. Ora, esimie teste di minchia (e mi scuso con<br />
la minchia), ma non è leggerissimamente illegale questa<br />
cosa? Ora busso al macchinista e gli dico: "capo, non è<br />
che potresti fermati un salto tra Legnano e Busto che<br />
passo un salto al bar a bere una birretta??"<br />
“12/04/2016 Sono in treno. Ne ho viste di coppie male<br />
assortite, ma questa entra di diritto sul podio. Lei una figa<br />
della madonna, pregiatissima al cubo, lui un<br />
babbodiminkia di proporzioni atomiche. Peraltro non ha<br />
neppure i segni distintivi di chi ha soldi, e se sono in treno<br />
126
non ha neanche il macchinino con cui scorrazzare la tipa.<br />
L'unica spiegazione è che gli alieni siano tra noi e che<br />
stiano controllando il cervello della ragazza (oddio, a<br />
sentirla non credo ci sia tanto da controllare), però alieno<br />
la prossima volta, se non vuoi essere beccato , scegliti un<br />
corpo migliore.... “<br />
“05/05/2016 Era tempo che non partivo da Milano Centrale,<br />
l'hanno sistemata abbastanza bene anche se è un po'<br />
caotica e disordinata. Utilissimi i controlli all'ingresso per<br />
vedere se hai il biglietto e se non sei un militante dell' ISIS<br />
che sta trasportando armi atomiche. In effetti un terrorista,<br />
che ha nella valigia un botto di soldi in armi, non può farsi<br />
un biglietto da 2 euro....oppure non può arrivare in<br />
stazione da Monza, Legnano e via dicendo, portandosi<br />
dietro tre cannoni, 10 mitra, 20 pistole e pure uno zainetto<br />
di bombe a mano!”<br />
“31/05/2016 Binario 19. "scusi dove è il binario 20?" "li, è<br />
il binario successivo". Credo di meritarmi una laurea<br />
honoris causa in matematica applicata.”<br />
"21/06/2016 Scusi, ma il treno parte o no???" "Guardi, una<br />
giornataccia, ne capitano di tutti i colori, vediamo se sto<br />
coso si muove...ora dovremmo andare se Dio vuole". Che<br />
dire, vero è che in molti casi la miglior difesa è l'attacco,<br />
ma neanche Zeman avrebbe osato tanto...”<br />
127
“19/07/2016 Venerdì terzo sciopero dei treni in un mese e<br />
mezzo. Sempre di venerdì. Il sospetto è che i sindacati<br />
vogliano occupare Rimini piuttosto che le piazze. Se<br />
teniamo conto del fatto che ogni giorno di sciopero non è<br />
retribuito, i ferrovieri non devono prendere così male.<br />
Basta, organizzo anche io uno sciopero ad oltranza al<br />
lavoro: vogliamo una spillatrice di birra per ogni piano, tre<br />
weekend al mare pagati dall'azienda, una Tv 50 pollici per<br />
guardare i programmi preferiti durante le pause, un paio di<br />
stagiste nel mio ufficio. Lotta dura senza paura!”<br />
“05/09/2016 Azzzzz ma come si spegne quella che è<br />
seduta vicino a me in treno? Ma che me ne frega dei suoi<br />
balli, del tipo che le piace, di quello che ha bevuto?<br />
Maledetti telefoni...ed è pure una cessa della madonna!”<br />
“08/09/2016 Attenzione, l'evoluzione della specie porta a<br />
nuove tecniche d'assalto, il ferroviere 3.0 cerca di<br />
attaccare bottone con la tipa (stimo con una bella quarta<br />
di seno) chiedendo se anche in treno ci sono i Pokemon<br />
da catturare. La tipa però doveva essere ancora 1.0<br />
perché lo ha ignorato secondo le antiche usanze del " non<br />
ti mando a fanculo per educazione””(si fa riferimento a<br />
Pokemon Go, con cui si doveva dare la caccia a questi<br />
mostriciattoli in giro per il mondo).<br />
128
“15/09/2016 Oggi sul treno annunciano anche la presenza<br />
di telecamere e di impianto antincendio. Voglio anche le<br />
hostess che mi facciano vedere le uscite di sicurezza.<br />
Hostess fighe chiaramente, ultimamente sugli aerei poco<br />
di buono...Low cost = low gnocca.”<br />
“16/11/2016 In treno, dialogo tra due universitarie sedute<br />
vicino a me. Cioè hai capito quello? Cioè lui mi ha mancato<br />
di rispetto, cioè se mi dici che mi porti in vacanza cazzo mi<br />
ci porti! - cioè non ti ha portata, ma è quello che ti mandava<br />
tutti i messaggi psichiatrici? - si, cioè è strano, non so<br />
come mi sia fatta prendere.... - ma siete usciti da soli poi?<br />
Cioè avete fatto roba o niente? - cioè no, non sono una<br />
che la molla subito, cioè mica sono zoccola... cioè io mi<br />
aspettavo una persona sincera, io sono una che cioè si<br />
fida, che vuole una relazione anche difficile cioè. - ma<br />
quindi cioè lui è un coglione, cioè tu volevi metterti<br />
assieme e lui si tira indietro? - si cioè che io volevo<br />
provare... - Ma come siete rimasti? - cioè ha trovato una<br />
bionda ed è andato in vacanza con lei. Cioè io ci sono<br />
rimasto male per la vacanza..... MORALE: se hai il Q.I di<br />
un toporagno, fisicamente raggiungi a stento il 6 e vuoi che<br />
qualcuno ti porti in vacanza, dalla. Altrimenti arriva chi la<br />
molla prima di te. Il treno mi rende saggio.”<br />
“01/12/2016 Stazione di Busto, ore 6.40 circa. Ogni giorno<br />
un tizio è sulla banchina in perenne ansia, sembra che stia<br />
129
scappando dalla mafia italiana, russa e cinese. Arriva il<br />
treno ed il tale si fionda sulle porte come se non ci fosse<br />
un domani, neanche fossimo davanti ai negozi americani<br />
al black friday. Di solito questa cattiveria in salita la si<br />
assiste nelle stazioni in cui salgono 450.000 persone ed<br />
i posti ancora liberi sono una ventina, in pratica sedersi è<br />
come vincere un concorso statale! In quei casi tutto è<br />
consentito: gomitate, sgambetti, entrate da dietro che<br />
neanche Pasquale Bruno avrebbe fatto....ma in questo<br />
caso il treno è mezzo vuoto, avanzano decine di posti. Il<br />
soggetto, quindi, è solamente un emerito pirla!”<br />
“14/12/2016 Dunque, per arrivare in Francia in aereo mi<br />
costa meno di 30 euro. Da Busto a Malpensa ora costa 4<br />
euro per 10 minuti di viaggio. Prima erano 3,5 euro. Mi<br />
aspetto di salire sul treno e di trovare una capotreno figa<br />
che mi offra uno snack. Anzi, la colazione completa....”<br />
“10/02/2017 Da tempo non mi lamentavo dei treni....però<br />
l'avere un altoparlante sopra la testa che da un quarto<br />
d'ora continua a ripetere "questo è un annuncio di prova"<br />
ha fatto interrompere l'armistizio con <strong>Treno</strong>rd.<br />
Chiaramente chi è al telefono deve adeguarsi ed alza la<br />
voce mentre il capotreno non riesce a disinserire il disco.<br />
Questo è un vaffanculo di prova, questo è un vaffanculo di<br />
prova...toh ha funzionato. Lo sapevo, il vaffanculo è<br />
l'apostrofo nero tra le parole t'ammazzo. Risolve molto.”<br />
130
“21/02/2017 Poi non dite che sono eccessivamente critico<br />
con Milano...scendo dal treno e nelle vie adiacenti la<br />
stazione c'è da fare lo slalom tra le merde di cane, fino<br />
all'arrivo in via Farini dove alle merde si aggiungono le<br />
vomitate di chi ha festeggiato in zona. Il tutto contornato<br />
da gente che suona, e sono solo le 7.30 di mattina.<br />
Aggiungiamo lo smadonnamento di pedoni, ciclisti,<br />
automobilisti e si arriva al lavoro. Se il buongiorno si vede<br />
dal mattino, capisco perché sono pochi i buongiorno”<br />
“20/04/2017 Interessante questo odore sul treno. Da un<br />
primo esame olfattivo direi che trattasi di raro piscio del<br />
1998, probabilmente di soggetto iperglicemico. Il tutto con<br />
l'usuale odore di topo morto dei bocchettoni dell'aria. E<br />
nella carrozza neanche una universitaria, zero: questo non<br />
è il modo di viaggiare!”<br />
“09/05/2017Giuro, non esagero. In treno stasera c'è un<br />
essere che non riuscivo a catalogare come uomo o donna.<br />
Se il volto non aiuta guarda il corpo direte voi, seppur con<br />
ribrezzo ho cercato di capire cosa fosse quella massa<br />
informe, ma i dubbi sono rimasti. Ma ecco l'indizio: unghie<br />
pitturate, mani vagamente femminili. La cosa che mi ha<br />
allucinato è il vedere una dorata vera al dito. Impossibile,<br />
non ci credo che qualcuno abbia avuto tal ardimento. Non<br />
pare neppure ricca, visto l'abito stile "mivestoallacazzo".<br />
131
Lui sarà cieco, cieco non Ceco, che in Repubblica Ceca di<br />
bella gnocca ne hanno..”<br />
“31/05/2017 <strong>Treno</strong>. Mi siedo ed inizio a sentire un odore<br />
tra il selvatico ed il topo morto. Mentre mi accerto di non<br />
essermi cagato addosso passa il capotreno con i 2 nuovi<br />
bodyguard pagati dalla regione. Dietro di me c'è un<br />
vecchio barbone che dorme, chiedono il biglietto. Lui inizia<br />
con improperi, considerazioni filosofiche post alcoliste e<br />
dice, in poche parole " di non rompergli i coglioni che lui<br />
tanto non scende". Arriviamo a Rho Fiera: scendono<br />
capotreno ed i 2 gioppini, per andare verso i vagoni di testa.<br />
Chiaramente il duca conte è rimasto al suo posto, ed ora<br />
rompe pure le palle (con ululati e bestemmie).”<br />
“03/08/2017 Qualcuno che si occupi di ipnotismo? Devo<br />
convincermi che amo il genere umano, che <strong>Treno</strong>rd voglia<br />
il mio bene quando il treno ha una temperatura di 62 gradi,<br />
che il lavoro sia bello. In alternativa all'ipnotismo, cercasi<br />
2 tonnellate di uranio impoverito per bomba fai da te, che<br />
farò esplodere a distanza solo dopo che un messaggio<br />
preregistrato avrà diffuso il mio motto "w la gnocca e la<br />
birra". Sta per fondere il sedile intanto, treno di merda...e<br />
come Fantozzi inizio ad avere delle allucinazioni: una<br />
bionda bellissima mi viene incontro con una birra fredda,<br />
vestito corto e sguardo ammiccante....mi si avvicina ma<br />
all'improvviso scompare ed al suo posto rimane una<br />
132
controllora che sembra un fustino di birra, ma con i baffi e<br />
gli occhiali. Al posto della birra un borsello, ed il lettore per<br />
gli abbonamenti. Ok, urge uranio!”<br />
“23/10/2017 Tristezza. Salgono 3 universitari, 2 ragazze<br />
ed un ragazzo. Vogliono stare vicini, probabilmente sono<br />
amici. Si siedono ed iniziano a chiacchierare, sono<br />
certamente amici. Che bello, mi ricordano me ai tempi<br />
dell'università, lui forse è più rintronato di me alla sua età<br />
in quanto non ci prova neanche di striscio (non sono due<br />
gnocche, ma neanche da buttare). Tempo due minuti ed<br />
una si mette a guardare il telefono, il babbo pure e la terza<br />
si mette le cuffie ed inizia a whatsappare. Noi parlavamo<br />
da Milano a Domodossola, giocavamo a carte,<br />
interagivamo anche con altri studenti, cercavano (noi<br />
uomini) di conoscere tipe nuove. Ora sono tutti in un<br />
mondo sempre connesso e si perde la connessione<br />
umana a favore di quella tecnologica. La nuova frontiera<br />
della psichiatria sarà curare il social autismo. So che in<br />
molti penseranno " e allora tu che stai scrivendo su<br />
Facebook?" Cari miei, io sono uno che socializzerebbe<br />
anche, ma se nessuno alza gli occhi dal telefono mi tocca<br />
solo far cronaca su queste pagine.”<br />
“04/12/2017 <strong>Treno</strong> in partenza da Porta Garibaldi. Invece<br />
di uscire dalla stazione, il treno voleva andare<br />
direttamente in biglietteria, visto che si è diretto dalla parte<br />
133
sbagliata... per fortuna che il treno non fosse già vicino ai<br />
respingenti in fondo ai binari! Ora sto viaggiando nella<br />
direzione giusta ?”<br />
“14/01/2018 Ho scoperto cosa odio più dei treni: gli anziani<br />
al supermercato.”<br />
“23/02/2018 Ieri sera il treno è arrivato a Busto con 6 (dico<br />
sei) minuti di anticipo. Si, in anticipo. Chiaramente era una<br />
delle pochissime sere in cui non me ne poteva fregare di<br />
meno, avessi avuto un appuntamento sarebbe arrivato<br />
con 60 minuti di ritardo. In compenso stamattina hanno<br />
dimezzato il treno, nel vero senso della parola, mentre la<br />
sera prima hanno deciso di cambiargli stazione di<br />
partenza. Il treno 10420 diretto ad Arona è cancellato,<br />
diceva la voce, poi un'altra annunciava che il treno non era<br />
del tutto cancellato, semplicemente sarebbe partito da<br />
Milano Certosa. Potevamo prendere l'S11 e beccare l'altro<br />
treno che ci avrebbe aspettato. Ora, ma portare dal<br />
deposito il treno fino a Garibaldi no? Di solito ai treni<br />
cambiano binario, non stazione...<br />
“01/03/2018 Dunque, al momento ci sono 2 millimetri di<br />
neve ma le Ferrovie, in attuazione di un non ben<br />
specificato piano neve, sopprimono treni a caso ( o a<br />
cazzo, come preferite). In teoria non è proprio con la neve<br />
che i mezzi pubblici dovrebbero essere un degno sostituto<br />
134
delle automobili? Poi, sono previsti pochi centimetri di<br />
neve, i treni non riescono a sopportare lo sforzo di dover<br />
superare tale invalicabile barriera? Questa estate mi<br />
aspetterò allora un piano zanzare: " causa presenza in<br />
linea di nubi di zanzare, i treni potrebbero subire ritardi,<br />
limitazioni di percorso o soppressioni. In caso di impatto<br />
tra zanzare e locomotore verrà allertata la pubblica<br />
sicurezza, la protezione civile, la cavalleria, i pompieri ed<br />
anche il WWF. Ci scusiamo per il disagio". Geni.”<br />
“01/06/2018 <strong>Treno</strong> in ritardo. <strong>Treno</strong> pieno. Trovo un<br />
pertugio in cui rifugiarmi e chi ti arriva? Una nana obesa<br />
invade il mio spazio, ma fosse solo quello il problema. Ha<br />
litigato con il sapone presumo anni fa, ed anche con il<br />
deodorante. La sfiga non ha pietà, ci mette sempre il<br />
carico. E questo è un carico pesante. Buon weekend...”<br />
“ 05/06/2018 Quando arrivo in stazione, dopo una nottata<br />
quasi insonne, e vedo che il treno è soppresso ho quella<br />
strana voglia di far esplodere il mondo. Secondo me<br />
prendere il treno tutti i giorni crea problemi psichiatrici. “<br />
“19/06/2018 Stasera treno veramente apprezzabile. Un<br />
relitto del 1965 senza aria condizionata, sedili in similpelle<br />
incollante, spazio per le gambe adatto ad un bambino<br />
pigmeo. Il tutto con quel retro odore di urina, che fa sempre<br />
piacere. I LOVE TRENORD. “<br />
135
“21/06/2018 Mi mancava nella mia collezione di robe<br />
strane viste in treno. Stazione di Rho Fiera, stiamo<br />
ripartendo. Nella parte della carrozza opposta alla mia si<br />
sente picchiare sul finestrino, due mani si aggrappano ed<br />
aprono completamente la finestrella. Il treno intanto<br />
prende velocità, un ometto che è seduto proprio lì si alza<br />
ed inizia a cercare di spezzare le dita del deficiente che,<br />
intanto, tenta di salire. Il tutto condito da insulti di varia<br />
natura. Finalmente il genio si stacca, essendo dalla parte<br />
opposta non vedo come atterra, mi auguro però che sia<br />
planato di testa visto che un trauma cranico non potrebbe<br />
che migliorarne l'uso del neurone. Dimenticavo: a Rho<br />
Fiera ferma qualunque treno, non avrebbe dovuto certo<br />
aspettare molto e questo lo fa ancora più deficiente.”<br />
136
CONCLUSIONE E RINGRAZIAMENTI<br />
La parola “ringraziamento” in un libro che parla delle<br />
ferrovie stona, è qualcosa che proprio fa fatica a starci. Chi<br />
dovrei ringraziare? Chi mi ha fatto passare ore ed ore al<br />
caldo infernale od al gelo polare, mi ha fatto perdere giorni<br />
di vita, chi mi ha costretto a fumarmi ore di permesso a<br />
causa dei continui ritardi? E’ un po’ come se la gallina<br />
ringraziasse il contadino quando la spenna per farla in<br />
brodo, parrebbe una cosa un po’ forzata. Eppure, a volte,<br />
quando si arriva a detestare qualcosa se ne diventa quasi<br />
dipendenti, come esempio mi viene l’ispettore Zenigata e<br />
Lupin III per farvi capire.<br />
In fondo i tanti ricordi assurdi, le conoscenze fatte, le<br />
situazioni paranormali in cui mi sono trovato rendono<br />
comunque agrodolce il pensiero, più agro che dolce a dir<br />
la verità però non riesco a provare l’odio che in talune<br />
situazioni ho espresso. Vero, sto scrivendo queste parole<br />
spaparanzato sul divano e non incollato su un sedile lercio<br />
con il bocchettone dell’aria che mi cuoce la testa, quindi il<br />
buonismo è anche più capibile, però in fondo io voglio<br />
bene alle ferrovie.<br />
Ok, forse non voglio proprio bene bene bene, diciamo che<br />
i miei intenti omicidi si sono un pochino sopiti, forse questa<br />
137
definizione è più conforme alla realtà. Ringrazio tutti i fan<br />
del treno perché mi danno dei punti di vista nuovi e spunti<br />
di riflessione, è bello vedere che c’è gente che tanto<br />
apprezza i mezzi su rotaia. Gli slogan di questi simpatici<br />
fan delle ferrovie sono legati al basso inquinamento del<br />
mezzo collettivo, quindi viva il treno, abbasso le<br />
automobili!<br />
Grazie ragazzi perché i vostri post sono commoventi, mi<br />
fate sentire un paladino dell’ambiente e questo mi tira su il<br />
morale. Interessante vedere che questo paladino del<br />
mezzo pubblico abbia, come foto del profilo social, una<br />
bella immagine di lui su una decapottabile con a fianco una<br />
gran figa. Un’auto che fa un metro con un litro, un<br />
macchinone anche costosetto (non ha caso ha, di fianco,<br />
la biondona) che mi fa intuire che, questo, sul treno ci sarà<br />
salito una volta e che, sicuramente, sarà stato un treno ad<br />
alta velocità.<br />
Amo veramente le persone coerenti, coloro che amano le<br />
cose che tanto vanno in quel posto agli altri. La mia<br />
prossima foto per il profilo sarà di me con due damigiane<br />
di vino, una bottiglia di grappa ed un fustino di birra, e<br />
sosterrò la campagna “bere fa male”.<br />
138
Spesso chi osanna il trasporto pubblico ne apprezza la<br />
linea di principio ma ne usufruisce poco o nulla. Chi prende<br />
il treno ogni morte di Papa è chiaro che risulti un po’ meno<br />
esasperato rispetto a chi il treno se lo prende tutti i giorni<br />
e subisce le incredibili inefficienze del sistema.<br />
Ringrazio i capitreno ed i macchinisti perché sono<br />
anch’essi vittime di scelte altrui. Ne abbiamo parlato tanto,<br />
ma credo veramente che chi viaggia (e non ha il culo su<br />
una sedia in qualche centro direzionale) odi la propria<br />
azienda anche se non lo dimostra.<br />
Ringrazio chi mi ha spinto a realizzare questo breve<br />
libretto perché è stata un’esperienza interessante, è molto<br />
diverso dallo scrivere brevi minchiate sui social.<br />
Realizzare una struttura che sia minimamente sensata ed<br />
organica richiede sforzi che non avrei sospettato, pur<br />
essendo qualcosa di breve ha richiesto diverso impegno.<br />
Certo io non sono Umberto Eco e questo non è “Il nome<br />
della rosa”, vorrebbe essere solo un momento in cui altri<br />
pendolari possano entrare in empatia con me e rivedere<br />
nel loro vissuto quello che ho raccontato.<br />
Spero veramente che abbiate apprezzato perlomeno<br />
qualcosa di quanto avete letto, chi non è un pendolare<br />
sicuramente avrà trovato le stranezze della nostre folle<br />
139
società in ambiti non ferroviari: la gente non è fuori di testa<br />
solo in treno. Il traffico, la vita veloce, l’apparenza rispetto<br />
alla sostanza, l’essere internet-dipendenti rendono spesso<br />
assurdo tutto, in strada come in qualsiasi luogo di lavoro.<br />
Vorrei scrivere “come riconoscere se sei malato di mente”<br />
partendo dalle varie dinamiche che vi ho raccontato,<br />
potrebbe essere il seguito di questa opera.<br />
Buon viaggio a tutti e buona vita!<br />
140