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Lui abbia cambiato del tutto la nostra vita. Questa,<br />
al di là delle “lezioncine” e dei contenuti più o meno<br />
veicolati dai supporti - cartacei e non - del catechismo,<br />
resta l'unica via di trasmissione della fede.<br />
Una relazione<br />
asimmetrica<br />
Alcune ricadute pratiche che tutto ciò dovrebbe<br />
avere nella nostra prassi con i giovani sono innanzitutto<br />
l'importanza di mantenere una relazione<br />
asimmetrica con loro perché è in essa che i ragazzi<br />
si scoprono e crescono, e la capacità di ascoltarli<br />
ma soprattutto di parlare in prima persona narrando<br />
loro cosa Dio ha fatto nella nostra vita e così impostare<br />
relazioni VERE che interpellano, e quindi mettono<br />
in comunione, la loro vita con la nostra.<br />
L’educazone<br />
alla preghiera<br />
Un ultimo consiglio prezioso ci è stato offerto dal<br />
prof. Gentile circa l'educazione alla preghiera che<br />
dovremmo ripensare come educazione al Mistero:<br />
se la preghiera è il dialogo con Dio essa si svolge<br />
non su piani logici e di comprensione ma deve fare<br />
leva sulla dimensione emotiva. Per questo è importante<br />
riscoprire la bellezza delle preghiere imparate<br />
a memoria anche se non comprese, il gusto del silenzio,<br />
la bellezza dei segni e dei simboli liturgici che<br />
in quanto tali non vanno spiegati, ma sperimentati e<br />
vissuti. Se la preghiera è dialogo con Dio, essa non<br />
si può spiegare ad un ragazzo, ma si può solo far<br />
sperimentare o mostrare così come lo viviamo in<br />
prima persona: l'amore non si spiega, si fa e si sperimenta<br />
in una relazione<br />
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