02.03.2020 Views

Bruno Bianchini - Catalogo 2020

La personale “Il Labirinto” del ’95 al Palazzo Municipale di Rieti, seguita dalla “Dualità dell’essere -> armonia della molteplicità” del 2010 nella “Galerie de Paris” in via Margutta a Roma, l’intermezzo della collettiva “Painting’s Meeting in via Margutta” del 2012 e la successiva “Tra natura e cultura, tra sogno e mito” del 2018 ancora una volta in via Margutta, pone Bruno Bianchini, Artista e Pittore poliedrico, nella condizione di tornare ad esporre a Rieti con un’antologica che abbraccia un periodo di oltre quarant’anni. Opere che riverberano la sua formazione scientifica e la sua cultura umanistica.

La personale “Il Labirinto” del ’95 al Palazzo Municipale di Rieti, seguita dalla “Dualità dell’essere -> armonia della molteplicità” del 2010 nella “Galerie de Paris” in via Margutta a Roma, l’intermezzo della collettiva “Painting’s Meeting in via Margutta” del 2012 e la successiva “Tra natura e cultura, tra sogno e mito” del 2018 ancora una volta in via Margutta, pone Bruno Bianchini, Artista e Pittore poliedrico, nella condizione di tornare ad esporre a Rieti con un’antologica che abbraccia un periodo di oltre quarant’anni. Opere che riverberano la sua formazione scientifica e la sua cultura umanistica.

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Bruno Bianchini

Tra natura e cultura, tra sogno e mito

A cura del prof. Giuseppe De Vita

Tutti i diritti riservati

© BBh & Partners

ex lege n. 633/1941 e succ.

Prima edizione settembre 2018

In copertina

Ci sono volti di donna, oggi, nel cielo… (particolare)



In memoria di Debora Vanacore

Ciao Debora,

entrata gaia e gentile nella mia famiglia

ove t’avevo accolta e amata come una figlia.

La sola tua presenza, più ancor le tue parole,

per l’animo mio e il mio cuore erano raggi di sole.

Mi manchi.

Mi mancano i tuoi sguardi e gli occhi tuoi profondi,

il portamento tuo elegante, i modi tuoi giocondi.

Mi manca la tua grazia, mi manca la tua beltà,

mi manca la tua letizia, la tua serenità.

Nei miei pensieri liberi tu vivi sorridente

tutte le volte che mi ritorni in mente.

Mi manchi.

Bruno Bianchini


Il percorso creativo


Vorrei suggerire un’idea del percorso creativo seguito nella realizzazione delle

opere pubblicate, un’antologica di oltre quarant’anni dedicati all’arte.

Opere concepite nel tentativo di interpretare le contraddizioni dell’essere e del

divenire.

Opere che esplorano il confine “tra natura e cultura... tra sogno e mito...”, in cui è

riconoscibile il sottile fil rouge che le collega.

Le opere offrono una rappresentazione della realtà da tanti punti di vista,

osservandola attraverso la scienza, la letteratura e la filosofia, il mito e la

psicologia, seguendo un percorso di elaborazione interiore che riaffiora e si

esprime nel momento della “poiesis”.

Che si dilata e si espande in un tempo senza dimensioni e senza limiti, che non

siano quelli propri dell’arte; che si materializza in un articolato percorso creativo:

dalla matita su carta, ai pastelli su cartoncino, all’olio su tela; opere uniche che si

arricchiscono man mano di intense vibrazioni di colore, di morbide tonalità, di

preziosi dettagli.

Nella ricerca di ciò che di universale vi è nel personale e di ciò che di personale

vi è nell’universale.

Con la certezza che ciascuno saprà comprendere che ciò che conta sono le

emozioni che ogni opera è in grado di comunicare.

Il senso che ogni opera ha.

7 Il percorso creativo

Bruno Bianchini


Un’opportunità inconsueta


Artista reatino di origini viterbesi, Bruno Bianchini è nato nel 1949.

Terminati gli studi liceali, nel 1970 si iscrive presso l’Università la ‘Sapienza’ di

Roma al corso di laurea in Scienze Biologiche che frequenta per alcuni anni con

risultati non sempre brillanti, finché non decide di intraprendere un’altra strada.

Dopo varie esperienze lavorative, anche all’estero, nel 1983 entra nella pubblica

amministrazione, dove ha prestato servizio come funzionario per oltre trent’anni.

Nello stesso tempo l’affetto per la famiglia, l’amore per la natura e la cultura,

l’attenzione alla società contemporanea, costituiscono per Bianchini intensi

stimoli che alimentano la sua profonda passione per il disegno e la pittura.

Lo conosco personalmente fin dalla sua prima esposizione del ’95 a Rieti e, anche

se non ci vediamo spesso, tra noi c’è sempre stata una frequentazione basata sulla

reciproca stima.

Così, quando mi ha manifestato l’intenzione di dare alle stampe un catalogo delle

sue opere in contemporanea con la mostra antologica “Tra natura e cultura, tra

sogno e mito” chiedendomi di curarne la presentazione, ho accolto con piacere

l’onore e l’onere di quella che considero un’opportunità inconsueta per chi, come

me, esercita la professione di medico chirurgo e di docente universitario.

Naturalmente ne abbiamo parlato a lungo, ne abbiamo definito l’impostazione

generale e messo a fuoco alcuni aspetti particolari.

Il catalogo è suddiviso in due parti: la prima, una conversazione con Bianchini, è

un invito a fare conoscenza con l’artista attraverso le sue parole, le sue riflessioni,

il racconto del suo percorso artistico, culturale e umano; la seconda, una rassegna

antologica delle sue opere attraverso gli anni, darà modo e occasione di entrare

nel mondo straordinario della sua creatività

9 Un’ opportunità inconsueta


Incontro con l’artista


Avevamo concordato questo incontro in un locale di via Cavour, qui a Roma,

alcuni giorni prima. E’ un tiepido pomeriggio di metà giugno, c’è poco traffico; il

rumore delle auto, attutito dalle spesse mura, non ci disturba. Sfoglio l’album con

le foto dei suoi lavori avendo in mente una buona parte degli originali e, mentre

sorseggiamo un fresco succo di frutta, mi sorgono spontanee alcune domande

che consentano, mi auguro, di ripercorrere insieme il suo percorso artistico.

E’ interessante osservare come lei sia riuscito a conciliare felicemente e a lungo

l’attività professionale con quella artistica. Nel corso di questa conversazione,

naturalmente, parleremo di arte e, in particolare, di quella forma d’arte che lei

predilige: la pittura. Com’è nata questa sua passione?

“Durante la scuola media e ancor più al liceo scientifico, le lezioni di disegno erano

dedicate, oltre che alla Storia dell’Arte, alla riproduzione di immagini, oggetti e

figure, per me una sorta di apprendistato, esercitato spesso anche per conto mio.

Iniziata l’università, corso di laurea in Scienze Biologiche alla ‘Sapienza’ di Roma,

nei primi anni ‘70 ho cominciato a dipingere con sempre maggiore continuità;

ma solo più tardi, nella seconda metà degli anni ’80, ho preso coscienza che per

me la pittura era una autentica passione. Così ho cominciato a dare sempre più

spazio alle idee che mi venivano in mente, assecondando l’esigenza interiore di

realizzare qualcosa di originale e perfezionando gradualmente la mia tecnica,

da autodidatta. Amo la natura, la musica, la letteratura e, in generale, tutto ciò

che è cultura. Dipingere rappresenta per me la sintesi di tutto questo, un modo

piacevole e gratificante di esprimere liberamente la mia creatività.”

Lei ha mantenuto per molto tempo un grande riserbo sulla sua attività artistica:

come mai a un certo punto ha deciso di esporre le sue opere?

“Intorno alla metà degli anni ’70 ho cominciato a vendere qualche quadro: a

parenti, amici, conoscenti; ma, a parte un paio di collettive a cui ho partecipato

da giovane, fino ai primi anni ’90 non ho mai pensato seriamente di fare mostre.

Anche se, in un certo senso, era il mio sogno nel cassetto. Poi, verso la metà del

’94, mi sono detto che era giunto il momento di aprirlo quel cassetto. Era come

se il sogno si fosse trasformato in bisogno. Bisogno che cresceva ad ogni quadro

che facevo e da cui mi sono lasciato coinvolgere. Nel ’95, al Palazzo Municipale

di Rieti, insieme al gruppo musicale rDNA che ha tenuto contestualmente un

concerto, ho inaugurato la mia prima mostra personale, ‘Il labirinto’, che è

anche il titolo del quadro più rappresentativo di quel periodo: tanta gente, una

grande emozione, la realizzazione del sogno a lungo coltivato.”

Da quello che vedo, direi che lei lascia ben poco spazio al caso, nelle sue opere…

“In ciò che succede nella vita di ognuno di noi, secondo me, c’è ben poco di

11 Incontro con l’artista


Incontro con l’artista 12

casuale; credo piuttosto che sia il risultato di un continuo dipanarsi e intersecarsi

di percorsi, circostanze e incontri in qualche modo collegati tra loro, di cui non

sempre ci rendiamo conto.”

Dopo quindici anni, la mostra a Roma.

“Quindici anni dedicati a mettere a punto una sorta di filosofia della pittura,

che mi consente di trasporre nei quadri la mia interpretazione della realtà. Così

nel 2010, grazie anche alla disponibilità della signora Donatella Franceschini

che ne è titolare, ho tenuto presso la ‘Galerie de Paris’ , in via Margutta, la

seconda personale, ‘Dualità dell’essere → armonia della molteplicità’. Anche qui

una grande emozione, una grande soddisfazione e, secondo il parere di alcuni

osservatori, un discreto successo.”

Anche questa mostra riprendeva il titolo di un quadro, peraltro molto

interessante. Cosa può dire in proposito?

“Il tema della mostra era incentrato essenzialmente sulla dualità della natura

umana e sulla molteplicità con cui si manifesta. In questa dualità coesistono,

dal mio punto di vista, il maschile e il femminile, la razionalità e il sentimento,

l’amore e l’odio, il bene e il male, il corpo e la mente, l’animo e l’anima, la vita e la

morte. Elementi che si compenetrano profondamente l’un l’altro, che convivono

in una condizione di equilibrio che non è mai definitiva, ma da conquistare

giorno per giorno tra mille contraddizioni, senza mai dare nulla per scontato.”

Le sue parole riecheggiano tematiche filosofiche e psicologiche, al limite della

metafisica...

“Sono gli argomenti che mi stimolano maggiormente. La “gnosis”, l’amore per

la conoscenza, mi guida nella quotidiana fatica di conciliare gli opposti e mi

consente una sempre maggiore consapevolezza dei miei pensieri e delle mie

azioni. Credo che l’approdo vagheggiato della mia ricerca interiore, culturale

e artistica, la mia Itaca, sia la realizzazione armoniosa della mia personalità:

obiettivo ambizioso, lo so, che perseguo tuttavia con grande determinazione.”

Obiettivo di tutto rispetto, devo dire. Poi l’intermezzo di una collettiva.

“Nel maggio del 2012, dal titolo ‘Painting’s Meeting in via Margutta’, a cui ho

partecipato con curiosità, ma che considero un fatto episodico.”

Ed ora una mostra antologica: ‘Tra natura e cultura, tra sogno e mito’. Un titolo

molto impegnativo.

“Il titolo si riferisce al soggetto e all’oggetto della mia attività artistica. Gli antichi

greci, alla cui cultura mi ispiro molto, sostenevano che la vita ha avuto origine

dall’abbraccio cosmico tra cielo e Terra, tra Urano e Gaia, la Grande Madre

vivente. Mentre l’esperienza insegna che l’essere umano rappresenta il confine

tra natura e cultura, produce sogni e crea miti. Dall’incontro tra cielo e Terra


nascono quelli che considero i miei quadri migliori in cui, sullo sfondo di

paesaggi antropomorfi, si muovono e agiscono i personaggi del sogno e del mito.

L’obiettivo dell’antologica, e del catalogo che ne costituisce il complemento, è

porre in evidenza gli ambiti di ricerca alla base delle mie opere: con l’intenzione

di rendere esplicita la sintesi del mio percorso artistico.”

Non pensa di prendersi troppo sul serio?

“Per quanto mi riguarda, sono ben consapevole dei miei limiti. Ma credo in

quello che faccio: ecco perché ogni tanto sento il bisogno di andare ‘oltre’. Con

prudenza, senza farmi illusioni e con un po’ di autoironia, che non guasta. Ad

essere sincero, trovo che l’oltre sia un concetto particolarmente stimolante. E

andare oltre, talvolta, può riservare anche piacevoli sorprese. Del resto qualche

rischio, ponderatamente, si può pure correre.”

Torniamo a noi. Bisogna riconoscere che i suoi quadri sono molto legati

alla natura e alla cultura, sia dal punto di vista dei contenuti, sia da quello

della tecnica. I disegni e i quadri ad olio illustrati nel catalogo, colpiscono in

particolare per la minuziosa definizione anatomica e naturalistica...

“In effetti, la natura e soprattutto la figura umana, hanno sempre esercitato su

di me un fascino particolare. Sia al liceo, sia all’università, ho avuto modo di

approfondirne lo studio. Inoltre, nel corso degli anni, mi sono documentato sulle

opere di molti tra i più grandi artisti, sia su testi specializzati sia dal vero, con

visite a musei e gallerie delle maggiori città d’arte d’Italia.”

Tra le sue opere ce ne sono alcune che hanno qualcosa di inquietante.

“Nel corso della mia vita ho attraversato dei periodi piuttosto difficili, che non

esiterei a definire di vera e propria crisi esistenziale. Tuttavia, anche in quei

periodi, non ho mai smesso di dipingere: mi sembra naturale che abbiano avuto

dei riflessi anche sulla mia attività artistica.”

Si direbbero le raffigurazioni di un’indagine introspettiva, quasi un viaggio

nella memoria. Un viaggio mentale, naturalmente.

“Un viaggio nella memoria personale, culturale e mitologica, rivisitata con gli

occhi del presente con una prospettiva che traguarda il futuro. Per me si tratta,

oggi come allora, soprattutto di una ricerca, anche se su piani diversi. Un’esigenza

di ricerca interiore e al tempo stesso rivolta all’esterno: alla società e alla civiltà,

in particolare quella occidentale, ma non solo; una ricerca che è ben lontano

dall’essere conclusa. Volta a comprendere e interpretare pittoricamente, secondo

la mia sensibilità, cosa c’è di universale nel personale e cosa c’è di personale

nell’universale.”

E come ha condotto, come conduce questa ricerca? Con quali risultati?

“Con l’applicazione assidua e lo studio: la scienza, la letteratura e la filosofia, il

13 Incontro con l’artista


Incontro con l’artista 14

mito e la psicologia sono gli argomenti che mi interessano di più; confrontandomi

con mia moglie, che non ringrazierò mai abbastanza per avermi sempre

sostenuto; e riflettendo su me stesso, sulla mia interiorità, per conoscere e

comprendere sempre meglio la realtà. Del resto, già nell’antica Grecia l’oracolo di

Delfi suggeriva ai postulanti ‘Conosci te stesso’, intendendo con ciò conoscere i

propri limiti, i propri pregi e i propri difetti: esortazione che ritengo quanto mai

attuale. Solo allora si può pensare di poter andare oltre: con lo studio, la ricerca

e l’azione. Mi sono chiesto, in certi momenti, che senso avesse l’esistenza: ritengo

di poter affermare che la mia risposta l’ho trovata nell’arte. Anche se nella mia

vita ho fatto un lavoro che con l’arte non c’entra nulla, ma che mi ha permesso

di condurre una vita dignitosa, non priva di qualche soddisfazione. Quanto ai

risultati della mia ricerca, preferisco che siano i miei quadri a parlare per me.”

Nei primi anni ’90 riemerge il suo interesse per la natura…

“La natura è sempre stata ai primi posti, tra i miei interessi. Una natura in cui

amo immergermi: fisicamente, con lunghe passeggiate nella piana reatina, ogni

volta che posso; artisticamente, nel silenzio e nella tranquillità del mio studio.

Una natura in cui, tra una rigogliosa vegetazione, spiccano il volo gli aironi

bianchi, metafora dell’animo umano. È in questo modo che ho messo a punto

l’intuizione che caratterizza gran parte delle mie opere successive: il paesaggio,

come in una metamorfosi, prende vita e diviene figura umana.”

Intorno alla metà degli anni ’90 dipinge i suoi primi quadri di argomento

mitologico, discorso che continua proficuamente ancora oggi. Parliamone.

“Fin dai tempi del liceo, per la verità, oltre alle scienze naturali, anche la mitologia

aveva destato il mio interesse. Così, a distanza di anni, con rinnovata lena ho

cominciato ad approfondire autori classici e moderni, senza un ordine preciso:

secondo la curiosità e gli stimoli del momento.”

Anche se mi sembra di poter dire tranquillamente che nelle sue opere c’è molta

più analisi che istintività, che pure traspare. La mitologia greca, da quello che

si può vedere, le fornisce molti argomenti per i suoi quadri. Non è così?

“Senz’altro. La nostra civiltà, tutta la civiltà occidentale, affonda le sue radici

nella cultura greca, a partire da Omero in poi: ecco perché credo che la cultura

e la mitologia dell’antica Grecia possano fornire risposte alle domande che

ancora oggi l’uomo si pone, che io mi pongo: chi siamo, da dove veniamo, dove

andiamo. Ma non solo il mito: anche il sogno è per me fonte di ispirazione. Mi

capita a volte di sognare, o di percepire nel dormiveglia, scene che mi rimangono

particolarmente impresse: rielaborazioni oniriche, spesso, delle mie letture

o, a volte, di momenti di vita vissuta che, trasfigurati, riaffiorano alla mente e

divengono quadri.”


Un percorso creativo davvero singolare, che sarebbe senza dubbio interessante

approfondire.

“Il tema che fa da sfondo alle opere che ritengo più significative, soprattutto dagli

anni ’90 in poi, trae origine dalla concezione che gli antichi greci avevano della

natura: il cielo come elemento maschile e la Terra come elemento femminile.

Un pianeta vivo, che continuamente rigenera la vita; un pianeta da custodire

e conservare con cura per le generazioni future, ma troppo spesso offeso e

violentato. Urano e Gaia. E le interazioni tra dei e uomini; i centauri, i fauni

e le ninfe, Pirra e Deucalione, Dedalo e Icaro, il Minotauro, e molto altro

ancora. Trovo che il mito, e spesso anche il sogno, siano particolarmente densi

di significati, a volte enigmatici: esplorarne e interpretarne artisticamente il

contenuto costituisce per me uno stimolo davvero appassionante.”

Effettivamente, ci sono quadri che fanno sognare… e della tecnica, di questa

tecnica così particolare, cosa può dire?

“…che ho elaborato la mia tecnica nel tempo, gradualmente. Nei quadri di

ispirazione mitologica, in particolare, ho preso spunto dalla celebre asserzione

attribuita ad Eraclito, “panta rei”: tutto scorre. E’ il movimento, in fondo, che

può fornire una spiegazione all’apparente contraddizione tra l’essere e il divenire.

Nella convinzione che conoscere il passato è importante, immaginare il futuro è

stimolante, ma ciò che conta è vivere il presente.”

15 Incontro con l’artista

Fin qui l’incontro con Bruno Bianchini, che ci ha permesso di conoscere le basi

culturali e concettuali da cui scaturisce la peculiarità della sua vena artistica.

Mi sia consentito, a questo punto, esprimere alcune riflessioni.

Pur negli evidenti richiami alla classicità che si colgono di primo acchitto, è

chiaramente accessibile la lettura e l’attualità delle tematiche che il Bianchini

affronta nelle sue opere. Attualità che interpreta con un realismo emozionale ed

emozionante, a volte immaginario e immaginato, a volte vissuto oniricamente;

ma sempre elaborato secondo la propria sensibilità.

Un realismo talora metaforico, talora visionario, se così si può dire, che riecheggia

il grande Salvador Dalì, tale da rendere palpabili anche le più intime profondità

del mondo interno degli umani.

L’ Artista è sempre alla ricerca del senso della vita, coniugando memoria, mito

e passione.

Elementi, tutti, ben presenti nelle opere pubblicate.

Mi sia consentito, infine, porgere all’artista i miei più sinceri auguri di buona

fortuna.


Le opere e gli anni


Bruno Bianchini è una persona dal carattere complesso, sensibile e riservato,

forte e determinato, animato da molteplici interessi culturali e da una vivacità

intellettuale non comune; aspetti che si riflettono nella sua attività artistica

attraverso le sue opere.

Dotato di fervida e ologrammatica creatività, ama pensare, riflettere, elaborare

a lungo ogni sua opera che, anche per questo, ha una intensità che lascia “con

l’animo sospeso”.

Natura, cultura, sogno e mito: questi i temi che predilige, da cui emerge nitido il

filo conduttore del suo discorso pittorico, incentrato essenzialmente sulla figura

umana nella sua declinazione ontologica e non solo.

Con disegni a penna e a matita, pastelli e quadri a olio, in cui Bianchini utilizza

l’immaginazione per arricchire la sua personale interpretazione della realtà.

Il movimento e l’equilibrio tra spazio, forma e colore sono gli elementi che

maggiormente connotano le sue opere, in cui si riverberano la sua formazione

scientifica e la sua cultura umanistica.

Questa seconda parte ha carattere antologico ed è articolata in decenni, a partire

dagli anni ’70 a cui risalgono i suoi primi lavori.

Tale impostazione si propone di offrire una agevole lettura dei vari periodi e

degli intenti dell’artista e una degna introduzione alle opere pubblicate.

Vi è da aggiungere che, tranne alcune eccezioni, ogni opera reca il titolo

(in grassetto) e una breve riflessione dell’artista, che lui stesso ama definire,

poeticamente, “pensiero colto al volo tra le nubi del mattino” e che, nelle sue

intenzioni, completa il senso e il contesto in cui l’opera stessa si colloca.

Sono riportati in calce a ciascuna opera, infine, l’indicazione della tecnica, il

supporto, le dimensioni e l’anno in cui è stata ultimata.

17 Le opere e gli anni


Le opere e gli anni - Anni ‘70 18

Anni ‘70


Gli anni ’70, durante i quali frequenta il corso di laurea in Scienze Biologiche

presso l’Università “La Sapienza” di Roma, rappresentano per Bruno Bianchini

il momento in cui, da autodidatta, inizia a dipingere. Acquisisce, in breve tempo,

una buona padronanza della forma e del colore, e sperimenta varie tecniche.

Realizza così, nella prima metà del decennio, alcuni pregevoli disegni a penna,

elaborazioni di immagini tratte da testi naturalistici e anatomici di livello

universitario, in cui sembra di veder scorrere il palpito della vita.

In questo periodo si dedica anche allo studio e all’approfondimento di opere

prevalentemente scientifiche e letterarie, da cui si sente particolarmente attratto,

e che costituiscono l’inizio di un percorso che in seguito lo porterà ad esplorare

i territori della filosofia, del mito e della psicologia.

Nella seconda metà del decennio, oltre a quadri d’ambiente, dipinge alcuni

quadri ispirati al saggio di Alessandro Manzoni “Storia della colonna infame”.

Concepito originariamente come parte di un capitolo del romanzo “I promessi

sposi”, ma estrapolato e pubblicato come opera a sé stante nel 1840,

il saggio è ambientato nella Milano del 1630, durante la terribile epidemia di

peste che colpì la città in quel periodo.

Negli anni in cui il terrorismo insanguina l’Italia, Bianchini interpreta la “colonna

infame” come l’amara metafora dell’altra faccia del potere.

Ma sono anche gli anni in cui scopre l’amore.

19 Le opere e gli anni - Anni ‘70



1. Rinoceronte nero (Diceros bicornis)

Biro su carta, 33,5x24 - 1973

21 Le opere e gli anni - Anni ‘70


Le opere e gli anni - Anni ‘70 22

2. Argali (Ovis ammon)

Biro e pennarello su carta, 33,5x24 – 1973


3. Testa di cavallo avelignese

Penna su cartoncino, 35x25 – 1973

23 Le opere e gli anni - Anni ‘70



4. Studio di mano

Penna su cartoncino, 35,7x22 – 1974

25 Le opere e gli anni - Anni ‘70



27 Le opere e gli anni - Anni ‘70

5. Cascata

Vernice a smalto, 62x76 – 1976


6. Amanti

Olio su tela 40x60 - 1978


29 Le opere e gli anni - Anni ‘70



7. Sotto gli occhi di colonne mute

Crepitio di armi, uomini inermi, vittime nude,

sangue che scorre sotto gli occhi di colonne mute.

Olio su tela, 60x40 - 1978

31 Le opere e gli anni - Anni ‘70


Le opere e gli anni - Anni ‘70 32


8. L’enigma della colonna

L’uomo cerca risposte alle domande che

si pone, ma le risposte sono celate nelle

profondità dell’anima.

Olio su tela, 60x45 - 1979

33 Le opere e gli anni - Anni ‘70


Le opere e gli anni - Anni ‘80 34

Anni ‘80


La vena artistica di Bianchini, negli anni ’80, lo porta a realizzare disegni a penna

e quadri ad olio che riflettono il particolare stato d’animo che sta attraversando.

Inizia in questi anni, infatti, un intenso percorso di ricerca interiore, un percorso

che lo porta ad esplorare territori fino ad allora sconosciuti e talora negati.

Le scene dense di colori terrosi, le figure come sagome balistiche in pose ricercate

per il tiratore scelto di turno, l’anatomia scarna, rappresentano visivamente

la fatica e il dolore del guardarsi dentro e scoprirvi i riflessi del fuori, oltre le

apparenze. Nelle opere di questo periodo emergono con sempre maggiore

evidenza i riferimenti e i rimandi ai suoi studi e alle sue letture, elaborati in modo

del tutto personale.

Il quadro “Momenti illusori d’immaginarie parvenze” offre all’osservatore

una rappresentazione allegorica del mito della caverna di Platone, in modi

caratterizzati da una sempre maggiore molteplicità dei punti di vista, che

consente interpretazioni su piani prospettici diversi, dal personale, al sociale,

all’universale, al confine tra il pessimismo della ragione e l’ottimismo della

volontà.

Qui, per la prima volta, la figura si fa natura e la natura si fa figura, concetto che

in seguito sarà approfondito, ampliato ed elaborato.

In questa originale dualità del suo stile artistico è già possibile cogliere una delle

chiavi di lettura di molte delle sue opere successive.

35 Le opere e gli anni - Anni ‘80


Le opere e gli anni - Anni ‘80 36

9. Meditando, vagabondo

Penna su carta, 33x22 – 1983


10. Natura morta

China su carta, 22x33 – 1984



11. Vento di tramontana

Penna su carta, 33x22 – 1985

39 Le opere e gli anni - Anni ‘80


Le opere e gli anni - Anni ‘80 40


12. Riflessi di un conflitto annunciato

Percezioni di devastazione: riflessi di un

conflitto annunciato tra il pessimismo

dell’intelligenza e l’ottimismo della volontà.

Olio su tela, 60x45 - 1987

41 Le opere e gli anni - Anni ‘80



13. Solo chi cade può rialzarsi

Pulsanti vibrazioni d’un cielo in lutto

scagliano intorno dardi di luce:

dopo una dolorosa caduta, bisogna trovare in

se stessi la forza di rialzarsi.

Olio su tela, 40x50 - 1987

43 Le opere e gli anni - Anni ‘80


Le opere e gli anni - Anni ‘80 44


14. L’enigma della chiave

Pulsioni tentacolari tramano insidie oltre le

mura in disfacimento:

affrontarle diviene impresa possibile per chi

ha sciolto l’enigma della chiave.

Olio su tela, 60x45 - 1987

45 Le opere e gli anni - Anni ‘80


Le opere e gli anni - Anni ‘80 46

15. Momenti illusori d’immaginarie

parvenze

Vi fu un tempo ormai remoto in cui l’uomo

viveva nelle caverne,

ove udir disvelati anelava momenti illusori

d’immaginarie parvenze.

Olio su tela, 50x40 - 1988


47 Le opere e gli anni - Anni ‘80


Le opere e gli anni - Anni ‘80 48


16. Quando una luce intensa…

Quando una luce troppo intensa colpisce gli

occhi, diviene arduo vedere con chiarezza

fuori e dentro sé.

Olio su tela, 40x30 – 1988

49 Le opere e gli anni - Anni ‘80



17. Nudo femminile

Olio su cartoncino telato, 18x24 - 1989

51 Le opere e gli anni - Anni ‘80


Le opere e gli anni - Anni ‘90 52

Anni ‘90


Gli anni ’90 sono gli anni in cui Bianchini esprime con maggiore intensità la sua

fervida creatività.

In cui l’artista si confronta dapprima con il paesaggio, un paesaggio silente,

ma che ben presto si anima di vita: così gli aironi bianchi divengono metafora

dell’animo umano, della sua forza e della sua fragilità.

Mentre continua il suo percorso di ricerca interiore, come nel quadro “Alba

rosata”, in cui dalla caverna di Platone si esce “guardando il mondo con occhi

diversi”.

E poi figure, donne e uomini, personaggi mitologici, che si muovono e agiscono

sullo sfondo di scenari ricchi di minuziose essenze realistiche e di intense

vibrazioni coloristiche che animano la natura stessa.

Prendono così vita i suoi paesaggi antropomorfi, immagini femminili

languidamente distese a creare dolci colline ed amene vallate, in cui combattono

la loro battaglia centauri e lapiti, in cui convivono dei e semidei, fauni e ninfe,

donne e uomini, archetipi della moderna umanità.

E il cielo: un cielo, come ama dire l’artista, in cui “le nuvole sono pensieri e i

pensieri sono nuvole”.

Con “Il labirinto”, opera che dà il titolo alla sua ‘personale’ presso il Palazzo

Municipale di Rieti nel ’95 e che dà inizio al suo percorso espositivo, Bianchini

lascia intravedere la profondità della sua ricerca ontologica.

Come nella mitologia greca, nelle opere di questo periodo Gaia, la Grande Madre

Terra, rappresenta l’elemento femminile e Urano, il cielo, quello maschile.

E’, questo, uno dei temi più cari all’artista, evocativo della sua concezione

dell’essere umano e del suo rapporto con la natura, una natura talvolta dolente,

ma viva e vitale.

53 Le opere e gli anni - Anni ‘90


Le opere e gli anni - Anni ‘90 54

18. Sentiero nel bosco in abito invernale

Ricordo d’un giorno lontano, un giorno di

tanti anni fa: un sentiero nel bosco in abito

invernale, un pallido raggio di sole, l’odore

acre di muschio bagnato.

Olio su tela, 30x40 - 1992


55 Le opere e gli anni - Anni ‘90


Le opere e gli anni - Anni ‘90 56

19. Promenade sur la neige

Le crépitement ouaté de mes pas sur la neige

fraîche rompt le silence irréel dans la vallée,

et les pensées s’envolent parmi les arbres.

Olio su tela, 30x40 - 1992


57 Le opere e gli anni - Anni ‘90


Le opere e gli anni - Anni ‘90 58

20. Cavallo brado

Olio su cartoncino telato, 24x30 - 1992


21. Ascolta: è il canto di una fragorosa cascata

Restare per un attimo con l’animo sospeso

ad ascoltare il canto di una fragorosa cascata

diffondersi nell’aria e nei luoghi intorno e dentro sé.

Olio su tela, 30x40 - 1992


Le opere e gli anni - Anni ‘90 60

22. Alba rosata

Lasciate alle spalle le antiche paure, usciamo

dalla caverna guardando il mondo con occhi

diversi, avvolti dalla luce ancora incerta di

un’alba rosata.

Olio su tela, 40x30 - 1992


61 Le opere e gli anni - Anni ‘90



23. Il primo volo dell’airone bianco

Più di mille discorsi, dolci parole

sussurrate dall’aria sospingono il primo

volo dell’airone bianco, mentre s’appresta

ad attraversare l’immensità del mare.

Olio su tela, 30x40 - 1993

63 Le opere e gli anni - Anni ‘90


Le opere e gli anni - Anni ‘90 64

24. Duetto per sibili e becco

Pur così diversi, l’airone e la biscia

abitano gli stessi luoghi; succede così, per

avventura, che si incontrino sulla stessa

via: sembrano allora dar voce a un duetto

per sibili e becco.

Olio su tela, 30x40 - 1993


25. Lezione di volo a bassa quota

Sulla riva del fiume una coppia di aironi,

l’uno accanto all’altra, segue con orgoglio

le evoluzioni del pulcino ormai cresciuto,

che si allontana eseguendo la sua lezione

di volo a bassa quota.

Olio su tela, 30x40 – 1993



26. Scena di caccia con centauro

rampante

Vi fu un tempo, ai tempi del mito, in cui

nelle radure della Tessaglia scorrazzava la

stirpe selvaggia dei figli di Nefele e Issione.

Così, tra veglia e sonno, mi parve di

vedere un centauro rampante.

Olio su tela, 30x40 – 1994

67 Le opere e gli anni - Anni ‘90


27. Il ratto di Deianira

Al culmine dell’eccitazione, il centauro

Nesso rapì la bella Deianira e, in una

radura appartata, tentò di farla sua.

Eracle, spietato, lo colpì: Deianira consolò

il suo ultimo respiro.

Olio su tela, 30x40 – 1994


28. Lancio di una pietra metamorfica

Si narra che, ai tempi del mito, gli dei

scatenarono un tremendo diluvio

sterminando l’umanità; solo Pirra e

Deucalione si salvarono. Raccolte alcune

pietre, le gettarono alle loro spalle: così, ogni

pietra si trasformava in un essere umano.

Olio su tela, 30x40 – 1994

69 Le opere e gli anni - Anni ‘90


Le opere e gli anni - Anni ‘90 70

29. Il labirinto

Un grido doloroso nella mia mente:

“... Icaro, Icaro ...”

Dedalo si voltò, abbassò lo sguardo e, fra

la candida spuma delle onde,

non vide il corpo di Icaro ma l’isola che,

da quel giorno, fu chiamata Icaria.

Olio su tela, 40x30 – 1994


71 Le opere e gli anni - Anni ‘90


Le opere e gli anni - Anni ‘90 72


30. Stille di linfa sul volto di Dafne

Sfuggita alle brame di Apollo, Dafne fu

presa da torpore, mentre dai piedi

nascevano radici, dalle mani e dalle

braccia rami e fronde dai capelli, fluente

chioma di salice piangente, e dagli occhi

non lacrime sgorgavano, ma stille di linfa.

Olio su tela, 50x35 – 1995

73 Le opere e gli anni - Anni ‘90


Le opere e gli anni - Anni ‘90 74

31. Fauno e Nereide

Vi fu un tempo in cui fauni e ninfe

popolavano i racconti dei giovani nelle

calde sere d’estate.

Così Fauno guarda Nereide che guarda

chi guarda.

Olio su tela, 30x40 – 1997


32. Fauno e Napea

Uno sguardo malizioso, quasi un invito

rivolto in silenzio, Fauno e Napea

sembrano danzare al ritmo del soffio di

Zefiro.

Olio su tela, 35x50 – 1997


33. Dualità dell’essere, armonia della molteplicità

Fiochi bagliori di tremule fiammelle,

pensieri vagabondi, immagini di figure mai viste:

dualità dell’essere → armonia della molteplicità.

Olio su tela, 35x50 – 1998


77 Le opere e gli anni - Anni ‘90


Le opere e gli anni - Anni ‘90 78


34. Les Jardins d’Al-Zawra’a

On raconte d’un homme qui devint fou pour une femme:

il retrouva la sagesse seulement sur la lune,

qui éclairait d’enchantement les Jardins d’Al-Zawra’a.

Olio su tela, 40x60 – 1999

79 Le opere e gli anni - Anni ‘90


Le opere e gli anni - Anni ‘00 80

Anni ‘00


Il primo decennio degli anni 2000 rappresenta, per Bianchini, un lungo periodo

di riflessione, segnato da dolorosi lutti familiari; in questo periodo l’artista si

dedica quasi esclusivamente al disegno, producendo una serie di sanguigne e

pastelli su cartoncino ispirati alla leggenda di Gordio.

Al tempo in cui i Frigi erano ancora privi di un legittimo re, l’oracolo di Telmisso,

antica capitale della Frigia, aveva predetto che il primo uomo a entrare in città su

un carro trainato da buoi sarebbe divenuto il loro re.

Così Gordio, umile contadino, entrato in città e legato il carro a un palo con un

intricato nodo di corteccia di corniolo, fu nominato re dai sacerdoti del tempio.

Il carro era ancora lì quando, nel IV secolo a.C., con la Frigia ridotta a satrapia

dell’impero persiano, giunse Alessandro III, re di Macedonia, il quale venne

a conoscenza della predizione oracolare secondo cui colui che avesse sciolto

il nodo di Gordio sarebbe divenuto re non solo della Frigia, ma di tutta l’Asia

Minore, a quel tempo molto estesa.

Non riuscendo a sciogliere il nodo, Alessandro lo recise con un colpo di spada,

avviandosi poi alla conquista del suo vasto impero e guadagnandosi l’appellativo

di ‘Magno’, secondo quanto tramandano gli storici dell’epoca.

Sciolto il suo nodo gordiano, Bianchini torna a dedicarsi alla figurazione con

alcuni disegni a pastello su cartoncino, in parte di ispirazione onirica, in parte

mitologica.

81 Le opere e gli anni - Anni ‘00


Le opere e gli anni - Anni ‘00 82

35. Fauno, Alseide ed amorini

Rapiti dall’incanto della dolce melodia del

flauto, Fauno e Alseide

intrecciano passi di danza sotto lo sguardo

tenero d’intrepidi amorini.

Olio su tela, 50x35 – 2000



Le opere e gli anni - Anni ‘00 84

36. Riuscirò a sciogliere il nodo di Gordio?

Pastello su cartoncino, 48x33 - 2001


37. Nodo gordiano

Pastello su cartoncino, 48x33 - 2002

85 Le opere e gli anni - Anni ‘00



38. (a sinistra) Nodo gordiano

Pastello su cartoncino, 48x33 - 2002

39. (in basso) Nodo gordiano disciolto

Pastello su cartoncino, 48x33 - 2002

87 Le opere e gli anni - Anni ‘00


Le opere e gli anni - Anni ‘00 88

40. Volti di donna

Pastelli su cartoncino, 33x48 – 2008


41. Il confine tra natura e cultura

Pastelli su cartoncino 48x33 – 2008

89 Le opere e gli anni - Anni ‘00


Le opere e gli anni - Anni ‘10 90

Anni ‘10


Alle soglie del secondo decennio degli anni 2000 Bianchini riprende a dipingere,

dedicandosi ad un’opera ricca di suggestioni, “Il Minotauro”, che aveva iniziato

nel 2001 e che porta a termine nel 2010.

Ispirato al racconto mitologico della folle passione di Pasifae, moglie di

Minosse, per il toro bianco che il re di Creta avrebbe dovuto sacrificare al dio

del mare Poseidone, il quadro viene esposto per la prima volta in occasione della

‘personale’ tenuta nell’ottobre dello stesso anno presso la “Galerie de Paris” in via

Margutta, a Roma, che prende il titolo dal dipinto “Dualità dell’essere, armonia

della molteplicità”.

L’artista continua assiduamente ad indagare la sua interiorità alla ricerca di

sempre nuovi spunti creativi, approntando in questi anni alcuni disegni a matita

su carta e a pastello su cartoncino ispirati al sogno e al mito.

Un lieto evento e un grave lutto in famiglia, all’inizio del 2015, costituiscono per

lui motivo di profonde riflessioni sul senso della vita e della morte.

Dopo un periodo non breve, riprende a dipingere ad olio su tela, realizzando

alcuni quadri che trattano argomenti attraversati, come molte sue opere, da una

sottile venatura psicologica.

Tutti esposti nella mostra antologica dal titolo emblematicamente significativo

“Tra natura e cultura, tra sogno e mito”, che apre all’artista la porta sul suo

percorso futuro.

91 Le opere e gli anni - Anni ‘10



42. Il Minotauro

“La tua folle passione, impudica Pasiphae,

generò il Minotauro”.

Narra il mito che l’arrivo di Teseo segnò di

morte violenta la sua fine.

Ma io l’ho sognato... il Minotauro è vivo.

Olio su tela, 40x50 - 2010

93 Le opere e gli anni - Anni ‘10

43. (pagina seguente) Ci sono volti di

donna, oggi, nel cielo...

Trame sottili di vita vissuta scorrono lievi

come in un sogno;

e nel sogno un sussurro: “Ci sono volti di

donna, oggi, nel cielo...”

sono i volti tuoi soavi, dolce Selene,

pallida dea dal triplice aspetto.

Olio su tela, 35x50 - 2013




Le opere e gli anni - Anni ‘10 96

44. (sopra) Una passeggiata tra alberi

pietrificati

C’è un luogo dove il tempo scorre, si

susseguono le generazioni,

ma tutto resta uguale: come fare una

passeggiata tra alberi pietrificati.

Pastello su cartoncino, 48x33 - 2013

45. (a destra) La figura umana come

confine fra ciò che è natura e ciò che

è cultura

Un volo di colombe... una figura umana...

un sogno ormai lontano:

tra lo stormir di fronde d’un pioppo

tremulo par di sentire parole mai udite.

Olio su tela, 60x40 - 2016



Le opere e gli anni - Anni ‘10 98

46. Debora, Musa reatina, cantami

di quel tempo…

Debora, Musa reatina, cantami di quel

tempo i giorni pur lieti e le ore.

E tu, Mnemosine, sai che il suo canto

melodioso vivrà oltre il mio tempo.

Olio su tela, 50x35 - 2018


99 Le opere e gli anni - Anni ‘10


Tra natura e cultura, tra sogno e mito 100

Bibliografia essenziale


Classica

OMERO, Iliade, trad. V. Monti, S.T.C.I. 1825 (Wikisource)

OMERO, Odissea, trad. I. Pindemonte, S.T.E. 1822 (Wikisource)

ESIODO, Teogonia, a cura di G. Arrighetti, BUR 2010.

PLATONE, La Repubblica, a cura di F. Sartori, Laterza 2007.

SOFOCLE, Antigone, Edipo re, Edipo a Colono, a cura di F. Ferrari, BUR 2006.

OVIDIO, Le Metamorfosi, a cura di E. Oddone, Tascabili Bompiani 1994, 2 vol.

SENECA, Edipo, a cura di G. Paduano, Fabbri Ed. 2001.

ARTEMIDORO, Dell’interpretazione de’ sogni, trad. P.L. Modonese, Fabbri Ed. 1995.

Dante ALIGHIERI, Inferno, a cura di N. Sapegno, La Nuova Italia Ed. 1967.

Ludovico ARIOSTO, Orlando furioso, a cura di L. Caretti, Laterza 1992, 2 vol.

Alessandro MANZONI, Storia della colonna infame, Newton Compton Ed. 1993.

Giacomo LEOPARDI, Canti, e-book www.liberliber.it Ed. 2014.

101 Tra natura e cultura, tra sogno e mito

Moderna

RUSSELL B., La visione scientifica del mondo, trad. E.G.A. Oliva, Laterza 1988.

RISA L., Miti, dei, eroi, Liguori Ed. 1988.

AGIZZA R., Miti e leggende dell’antica Grecia, Newton Compton Ed. 1993.

CARASSITI A.M., Dizionario di mitologia greca e romana, G.T.E. Newton 1996.

FERRARI A., Dizionario di mitologia, G.E. L’Espresso 2006.

GRAVES R., I miti greci, trad. E. Morpurgo, Longanesi 2009.

FREUD S., L’interpretazione dei sogni, trad. E. Fachinelli e H. Tretti, Ed. integrale

di riferimento, Bollati Boringhieri 2011.

ODIFREDDI P., Come stanno le cose, Rizzoli 2013.

VERNANT J.P., L’Universo, gli dei, gli uomini, trad. I. Babboni, Einaudi 2016.

SERMONTI V., Le Metamorfosi di Ovidio, Rizzoli 20016.

FREUD S., Psicologia e metapsicologia, trad. C. Balducci, A. Durante, J. Sanders

e L. Breccia, e I. Castiglia, Newton Compton Ed. 2018.


Tra natura e cultura, tra sogno e mito 102

Sommario


6 Il percorso creativo

8 Un’opportunità inconsueta

10 Incontro con l’artista

16 Le opere e gli anni

18 Anni ’70

34 Anni ‘80

54 Anni ’90

103 Tra natura e cultura, tra sogno e mito

80 Anni 2000

90 Anni ’10

100 Bibliografia essenziale

104 Recensioni mostre personali


Tra natura e cultura, tra sogno e mito 104

Recensioni mostre personali


“Il labirinto”

Palazzo Municipale - Rieti 1995

Nei quadri di Bruno Bianchini, le figure divine sono aspetti del mondo e gli

aspetti del mondo sono figure divine, cosmi singolari che includono i loro

contrari, logicamente ineffabili.

Ma non è dell’arte dire l’indicibile?

Per Bianchini, al contrario che nella disperata afasia contemporanea, su ciò di cui

non si può parlare non si deve tacere.

Prof. Decio Murè

“Dualità dell’essere -> armonia della molteplicità”

Galerie de Paris – Roma 2010

Bianchini richiama alla mente il realismo del novecento, la realtà utilizzata per

indagare l’animo umano e i significati profondi dell’essere.

Un artista ricco di fantasia ed immaginazione che si misura con le tecniche

della pittura più adatte alla rappresentazione realistica ed evocativa.

I suoi quadri esprimono tutto questo: la matrice dalla cultura classica,

l’elaborazione attraverso la conoscenza della storia del pensiero, l’applicazione

nel linguaggio della pittura, l’indagine nel proprio intimo.

Prof. Vincenzo Bucci

Prof.ssa Alessandra Onofri

105 Tra natura e cultura, tra sogno e mito

“Tra natura e cultura, tra sogno e mito”

Galerie de Paris - Roma 2018

Bruno Bianchini, Artista e Pittore poliedrico, torna ad esporre con un’antologica

delle sue opere che abbraccia un periodo di oltre quarant’anni con disegni,

pastelli e quadri ad olio.

Dotato di fervida ed ologrammatica creatività, ama pensare, riflettere, elaborare

a lungo ogni sua opera che, anche per questo, ha un’intensità che lascia “con

l’animo sospeso”.

Pur negli evidenti richiami alla classicità che si colgono di primo acchitto, è

chiaramente accessibile la lettura e l’attualità delle tematiche che il Bianchini

affronta nelle sue opere. Attualità che interpreta con un realismo emozionale ed

emozionante, a volte immaginario e immaginato, a volte vissuto oniricamente;

ma sempre elaborato secondo la propria sensibilità.

Un realismo talora metaforico, talora visionario, se così si può dire, che riecheggia

il grande Salvador Dalì, tale da rendere palpabili anche le più intime profondità

del mondo interno degli umani.

Prof. Giuseppe De Vita


Progetto grafico:

Luca Bianchini

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!