LAND ITALIA magazine 54
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€ 8,00 Anno IX
Periodico bimestrale
INSPIRES AND INFORMS LAND ROVER ENTHUSIASTS
www.landitalia.com
news
n u m e r o
La nuova defender in volo per “No time to Die”
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Connettività dual esim per la nuova defender
My Landy
PAC 519, trans Africa expedition 1954
Land Rover Series IIA 1961
gen-feb 2020
landitalia.com
e d i t o
Pierluigi Ducci
Presidente del Land Rover Registro
Storico Italiano
Promosse o bocciate?
Quella di restaurare “a modo mio” una Series o una Defender sta diventando
una realtà sempre più in espansione, un fenomeno, se mi permettete,
che ricorda vagamente quello che in campo motociclistico viene chiamato
“Café Racer”, trasformare una vecchia moto, customizzandola, per
arrivare al risultato finale di creare una moto particolare. Si ricorre a piene
mani ai cataloghi dell’after market, a volte viene modificato anche il telaio,
si cambiano le sospensioni e si mischiano pezzi di diverse moto.
Ormai il fenomeno fra i motociclisti è pienamente accettato e coinvolge
una precisa nicchia di mercato.
Il fenomeno si sta espandendo anche alle nostre Land Rover, dove alcuni
commercianti non solo italiani, i più “cool” al momento sono portoghesi,
cavalcano l’onda improvvisandosi restauratori. Comprano vecchie Land
Rover a poco prezzo e con altrettanto poco le trasformano e le rivendono
a troppo rispetto a quello che valgono, imbellendole su internet tramite
servizi fotografici tipo “Milano Fashion Week”, distraendo così l’appassionato
dall’originalità del veicolo.
Sia chiaro, ognuno è libero di fare quello che vuole, l’importante è essere
coscienti di quello che vogliamo.
Quel tipo di Land Rover non potrà più essere considerato un veicolo di
interesse storico, un veicolo trasformato che ha perso la sua originalità ha
perso la sua storia.
Se proprio volete comprare una Land Rover autoprodotta e siete disposti a
spendere cifre considerevoli e neanche riscontrabili nei listini dell’usato,
assicuratevi che sia curata il più possibile e soprattutto che il motore sia
originale e ben messo a punto.
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news
La nuova Defender in volo per “No
time to Die”
La nuova Defender presenta la prima
connettività al mondo dual eSim
Sedili Morphable: quando guidare
una Land Rover migliora il benessere
Jaguar Land Rover acquisisce Bowler
Consolidamento per Jaguar Land
Rover in Italia
Project Vector: il futuro della mobilità
urbana
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People
Jacopo, uomo dalla grande forza!
34
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Auctions
Una Double Cab Pick-up al gusto
d’arancia
Range Rover LSE Limousine
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44
50
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Roverphile
Stars and Stripes
My Landy
Land Rover Series IIA 1961 - Storia e
fascino di una icona
PAC 519, la Cambridge della Trans
Africa Expedition 1954
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76
Club
Arezzo Classic Motors 2020
AutoMotoRetrò 2020
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Mostre
La gloriosa Aziza di Nino Ciriani
Tours
Africa-Sahara 1975-76
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Tecnica
Revisione corpo farfallato servofreno
I nuovi iscritti 3
n e w s
La nuova Defender
in volo per
“No Time to Die”
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la pionieristica tecnologia fuoristrada di Land Rover,
la capacità di guadare e l’estrema durata hanno reso
la nuova Defender la scelta naturale per gli inseguimenti
nel nuovo film di James Bond, “No Time To Die”.
Foto: Media Jaguar Land Rover
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Utilizza
il QR-Code
per guardare
lo spot.
17 febbraio 2020, Whitley, Regno Unito: lo spot televisivo di Land
Rover per la nuova Defender dimostra la sua capacità su terreni difficili.
Lo spot ci svela cosa aspettarsi dalla nuova Defender nel film
“No Time To Die”.
Il filmato di prova incluso nella pubblicità mostra il lancio della
nuova Defender in aria. Le Defender sono sottoposte a ulteriori test
estremi mentre il veicolo viene guidato alla massima velocità attraverso
paludi e fiumi.
La sequenza di inseguimenti in “No Time To Die” è stata guidata
dal coordinatore degli stunt Lee Morrison, lavorando al fianco del
premio Oscar Chris Corbould, supervisore degli effetti speciali e dei
veicoli d’azione.
«Abbiamo spinto la Defender più di quanto credessimo possibile per generare
la massima eccitazione e per dare ai fan uno spaccato della sfida senza
compromessi di produrre un’incredibile sequenza di inseguimenti che non
vedranno l’ora di vedere in “No Time To Die”».
Lee Morrison, coordinatore Stunt Men
«Abbiamo sviluppato un nuovo standard di prova per la Defender, il più
impegnativo che abbiamo mai avuto e unico per questo veicolo. La resistenza
fisica e la durabilità sono misurate da una serie di test diversi tra
cui un salto a ponte che ci ha dato la sicurezza di fornire ciò che il team di
stuntman aveva bisogno di creare per “No Time To Die”, senza modifiche
alla struttura del corpo tranne che per l’installazione di una gabbia».
Nick Collins, direttore della linea di veicoli Land Rover Defender
A mettere alla prova questi veicoli è stata Jessica Hawkins, che Morrison
ha “prelevato” dalla Formula 3 W Series, dopo aver individuato
il suo potenziale, dandole l’opportunità di presentarsi in “No Time
To Die”, il suo primo film in assoluto.
«Non c’è niente di più esaltante di essere un pilota acrobatico in un film
di James Bond ed è un onore far parte di questo incredibile film alla guida
della nuova Defender».
Jessica Hawkins, pilota Formula 3 W Series
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n e w s
ces 2020
la nuova defender
presenta la prima
connettività al mondo
dual esim
con due modem LTE la Defender può ora scaricare
gli aggiornamenti Software-Over-The-Air (SOTA)
in movimento e senza interruzioni, mentre
effettua lo streaming di musica e app tramite
l’avanzatissimo sistema di infotainment Pivi Pro.
Foto: Media Jaguar Land Rover
La famiglia Land Rover Defender presenterà la sua connettività Dual eSIM
al CES 2020 di Las Vegas, la più grande fiera di elettronica consumer al
mondo. La nuova Defender è il primo veicolo ad integrare due modem LTE,
ed è inoltre equipaggiata con il nuovo sistema di infotainment Pivi Pro di
Jaguar Land Rover, che condivide l’hardware elettronico con i più recenti
smartphone.
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Questo sistema si avvantaggia appieno della tecnologia Software-Over-
The-Air (SOTA) della Defender, senza compromettere la sua capacità di
effettuare in movimento lo streaming di musica o il download di app.
Con modem ed eSIM dedicate gli aggiornamenti SOTA possono lavorare
in background, senza interferire con la connessione quotidiana, servita
dall’altro modem e dall’ eSIM nel modulo di infotainment.
Il sistema Pivi Pro con connessione always-on è il cuore dell’abitacolo
interno della Defender e controlla tutti gli aspetti del veicolo tramite il
touchscreen da 10” ad alta risoluzione, avvalendosi dello stesso hardware
di elaborazione che equipaggia gli smartphone più recenti. All’unità
principale del sistema di infotainment si possono connettere contemporaneamente
via Bluetooth due dispositivi portatili, in modo che guidatore
e passeggero possano usarne simultaneamente le funzioni senza dover
scambiare le connessioni.
Il Pivi è alimentato da una sua batteria, è always-on e pronto a rispondere
all’accensione. Il risultato è una navigazione pronta ad accettare le nuove
destinazioni senza alcun ritardo. Si possono scaricare gli aggiornamenti
in modo da disporre sempre del software più recente (incluse le mappe di
navigazione) senza richiedere l’installazione in Concessionaria.
La connettività LTE dell’infotainment Jaguar Land Rover consente il roaming
sui network di regioni diverse, in modo che le interruzioni delle
comunicazioni causate dalla copertura dei singoli provider siano ridotte
al minimo. Inoltre è facile accedere in movimento ai contenuti ed ai servizi
cloud della CloudCar che comprenderanno, nella prossima primavera,
quando le Defender verranno consegnate, anche il pagamento in-car dei
parcheggi.
Land Rover ha anche confermato che capacità SOTA delle prime Defender
saranno maggiori di quelle inizialmente previste. Al Motor Show di Francoforte
di settembre Land Rover aveva annunciato che i moduli elettronici
in grado di ricevere gli aggiornamenti SOTA sarebbero stati 14, ma già i
primi veicoli in produzione ne riceveranno 16. Gli ingegneri Land Rover
stimano che entro la fine del 2021 gli aggiornamenti da effettuarsi in Concessionaria
spariranno, grazie all’aumento del numero di moduli, che da
16 diverranno più di 45. Land Rover esporrà il suo avanzato sistema Pivi
Pro al Consumer Electronics Show (CES) di Las Vegas, dove le nuove Defender
110 e 90 occuperanno i posti d’onore rispettivamente negli stand
Qualcomm (LVCC, North Hall, 5606) e BlackBerry (LVCC, North Hall 7515).
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«Con un modem LTE ed una eSIM dedicati al Software-Over-The-
Air (SOTA), ed una simile configurazione per lo streaming e le app, la
nuova Defender può garantire in ogni parte del mondo connessione,
aggiornamenti ed intrattenimento a bordo. Potremmo paragonare
la sua progettazione ad un cervello i cui emisferi si avvalgono di una
propria connessione, per offrire un servizio continuo e senza rivali.
Come in un cervello un emisfero si occupa delle funzioni logiche,
come SOTA, mentre l’altro si dedica a compiti più creativi».
Peter Virk, Director of Connected Car and Future Technology
di Jaguar Land Rover
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La tecnologia Qualcomm
Il cuore del sistema di intrattenimento Pivi Pro e del Vehicle Domain
Controller è costituito da due piattaforme automotive Qualcomm®
Snapdragon 820Am ad alte prestazioni, che integrano altrettanti modem
Snapdragon® X12 LTE. La piattaforma automotive Snapdragon 820Am
offre performance di nuovo livello, ed una tecnologia integrata in grado
di supportare i più avanzati sistemi telematici, di infotainment e di
strumentazione digitale. Risultati: un’immersiva esperienza a bordo e una
connessione ininterrotta, e veicoli di prossima generazione più connessi,
intelligenti e sensibili al contesto.
Con le sue efficienti CPU, le avanzate performance delle GPU, l’integrazione
dell’apprendimento automatico e la potenza del video processing,
la piattaforma automotive Snapdragon 820Am è progettata per un’esperienza
di connessione in-car senza uguali, con interfacce reattive, grafica
4K immersiva, media streaming ad alta definizione ed audio coinvolgente.
Due modem X12 LTE provvedono alla connettività parallela downlink e
uplink ad elevata larghezza di banda su network multipli, con una connessione
ultraveloce e bassa latenza, per comunicazioni sicure ed affidabili.
Inoltre i modem X12 LTE presentano un sistema integrato di navigazione
satellitare (GNSS) e di navigazione stimata automotive, incrementando
così la capacità del veicolo di rilevare e registrare accuratamente la propria
posizione.
BlackBerry QNX
La Defender è la prima Land Rover equipaggiata con un domain controller
- che consolida vari sistemi di assistenza alla guida (ADAS) ed altre pratiche
funzioni - realizzato su QNX Hypervisor, che offre così l’esperienza
in-car che i guidatori desiderano, con tutta la sicurezza ed affidabilità
necessarie. Il consolidamento di più sistemi su un minor numero di ECU
è il futuro della progettazione elettrica automotive, e sarà il modello da
seguire per l’architettura di prossima generazione dei veicoli Land Rover.
Sulla nuova Defender, il sistema operativo BlackBerry QNX offre agli utilizzatori
dei sistemi di infotainment Pivi Pro un’esperienza simile a quella
di un normale smartphone. La stessa tecnologia sottende il sistema operativo
dell’ultima generazione di display Interattivi TFT, configurabili
per presentare a schermo la strumentazione del veicolo, le istruzioni e le
mappe del navigatore o una combinazione di entrambi.
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Certificato al più alto livello dell’ISO 26262 – l’ASIL-D, il sistema operativo
QNX garantisce la massima affidabilità alla guida della Defender. Il
primo QNX Hypervisor certificato per la sicurezza ASIL-D assicura che i
sistemi operativi (OS) che comandano i dispositivi critici in termini di sicurezza
(ad esempio i controlli della scocca) siano isolati dai sistemi non
critici per la sicurezza (ad esempio l’infotainment). Questo è essenziale
per assicurare che i sistemi eventualmente compromessi o non aggiornati
non possano influire sulle funzioni di guida.
Leader del software integrato certificato, sicuro e affidabile, il BlackBerry
QNX equipaggia oltre 150 milioni di veicoli circolanti e viene impiegato
dalle Case Costruttrici nei sistemi avanzati di assistenza alla guida, i cruscotti
digitali, i moduli di connettività, i sistemi di infotainment e viva
voce.
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CloudCar
Jaguar Land Rover è la prima Casa automobilistica mondiale a servirsi della
più recente piattaforma di servizi cloud-based della CloudCar. La collaborazione
del leader mondiale nello sviluppo dell’esperienza di guida
connessa rende ancora più vantaggioso il sistema Pivi Pro della Defender.
Scansionando con lo smartphone i codici QR del Pivi Pro a schermo, gli
account dei servizi di streaming musicale del cliente, inclusi Spotify, TuneIn
e Deezer, sono automaticamente riconosciuti e aggiunti al cloud. Sarà
possibile accedere allo streaming anche senza avere il telefono in macchina.
Gli aggiornamenti del provider di contenuti sono nel cloud, immediatamente
disponibili anche se l’app del corrispondente smartphone
non è stata aggiornata. Il sistema CloudCar supporta una varietà di servizi
e funzioni, riconosce i numeri, i codici di accesso e le località registrate
in un’agenda di meeting. È così possibile navigare, accedere a meeting e
conference call con un semplice tocco sul touchscreen centrale.
In Inghilterra si potranno anche pagare i parcheggi tramite lo schermo
centrale e le app come RingGo, senza scendere dal veicolo. Sarà possibile
portare con sé il proprio panorama digitale da un veicolo Jaguar a uno
Land Rover e viceversa, per un impiego più semplice e familiare del sistema
nel caso la famiglia possieda più automobili. La nuova Defender è il
primo veicolo ad impiegare queste tecnologie e segna un nuovo passo in
avanti nella collaborazione con la CloudCar, che risale al 2017.
Bosch
Land Rover mira ad un futuro di guida connessa ed autonoma, e la nuova
Defender vanta una quantità di tecnologie di sicurezza sviluppate con la
Bosch, che migliorano l’esperienza di guida.
Insieme ai recenti Sistemi di assistenza alla guida (ADAS), che comprendono
l’Adaptive Cruise Control e il Blind Spot Assist, la Bosch ha contribuito
a sviluppare l’innovativo 3D Surround Camera System di Land Rover, che
offre una visuale completa dell’area circostante il veicolo grazie a quattro
videocamere grandangolo HD, ognuna delle quali offre un campo visivo di
190°. Connesso tramite un backbone video da 3 Gbit/s e fuso con 14 sensori
di ultrasuoni questo sistema offre la scelta fra numerosi punti di vista,
incluso uno dall’alto, e vista prospettica continua. È possibile anche far
scorrere sullo schermo una panoramica dell’area intorno al veicolo, per la
definitiva Posizione di Guida dominante, su strada e in off-road.
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n e w s
Sedili Morphable:
quando guidare una
Land Rover
migliora il benessere
I NUOVI SEDILI JAGUAR LAND ROVER DURANTE I LUNGHI
VIAGGI STIMOLANO I MUSCOLI SIMULANDO I MOVIMEN-
TI DELLA CAMMINATA. Questo sistema pionieristico
può ridurre i rischi per la salute causati dal
rimanere seduti troppo a lungo.
Foto: Media Jaguar Land Rover
Jaguar Land Rover sta sviluppando il sedile del futuro, capace di adattare
la propria forma con l’obiettivo di ridurre i rischi per la salute derivanti
dal rimanere seduti troppo a lungo. Il sedile “Morphable”, sperimentato
dalla divisione Body Interiors Research di Jaguar Land Rover, incorpora
nell’imbottitura una serie di attuatori che, con costanti microregolazioni,
trasmettono al cervello la sensazione della camminata; tali regolazioni
potrebbero essere personalizzate individualmente.
Oltre un quarto della popolazione mondiale - 1,4 miliardi di persone -
conduce una vita sempre più sedentaria che può influire negativamente
sui muscoli delle gambe, delle anche e dei glutei, causando dolori alla
schiena. I muscoli indeboliti facilitano inoltre gli strappi e le cadute.
Simulando il movimento della camminata, questo sistema può contribuire
a ridurre i rischi per la salute derivanti dal rimanere seduti troppo a lungo
durante i viaggi.
I veicoli Jaguar Land Rover già vantano il design ergonomico più avanzato,
con regolazioni multidirezionali, funzione massaggio e controllo del clima
sull’intera gamma.
Il Dott. Steve Iley suggerisce alcuni suggerimenti per la migliore posizione
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Utilizza il QR-Code per guardare il video
sul funzionamento dei sedili:
«La salute dei nostri clienti e collaboratori è sempre al centro dei nostri progetti
di ricerca. Con la nostra esperienza ingegneristica sviluppiamo i sedili del futuro,
dotati di tecnologie inedite per il mondo automobilistico, in grado di contribuire
a mitigare un problema che colpisce la gente in tutto il mondo».
Il Dott. Steve Iley, Chief Medical Officer di Jaguar Land Rover
di guida: dal togliere dalle tasche gli oggetti voluminosi alla corretta posizione
delle spalle, dalla necessità di mantenere verticali la spina dorsale
al supporto per le cosce per ridurre i punti di pressione.
La ricerca rientra nel costante impegno di Jaguar Land Rover di migliorare
il benessere dei propri clienti grazie all’innovazione tecnologica. I progetti
precedenti comprendevano una ricerca volta a diminuire gli effetti della
chinetosi e l’impiego della luce ultravioletta per impedire la diffusione di
influenza e batteri.
Complessivamente questi progetti mirano alla Destinazione Zero, l’ambizione
Jaguar Land Rover di rendere la società più sicura e sana, e l’ambiente
più pulito. Attraverso una continua innovazione Jaguar Land Rover
adatta prodotti e servizi al rapido mutare del mondo.
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n e w s
Jaguar Land Rover
acquisisce Bowler
Il preparatore inglese di fuoristrada
entra a far parte del dipartimento
Special Vehicle Operations.
Foto: Media Jaguar Land Rover
Jaguar Land Rover ha annunciato l’acquisizione di Bowler, costruttore UK
specializzato in auto ad alte prestazioni, accessori e veicoli rally.
Fondata nel 1985, Bowler fu pioniera nella produzione di fuoristrada da
competizione e nella sua breve storia ha ottenuto diversi successi in eventi
internazionali di rally raid.
L’esperienza di Bowler accumulata in questi 34 anni, le tecnologie sviluppate
e l’affidabilità dei suoi prodotti, entrerà a far parte della divisione
SVO (Special Vehicle Operations) e allo stesso tempo continuerà a fornire
l’assistenza e il supporto per i veicoli prodotti fino ad oggi.
Già nel 2012 la Bowler aveva stretto una partnership con il marchio inglese,
che si è evoluta poi nel 2014 con la nascita del monomarca Defender
Challenge.
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n e w s
Consolidamento per
Jaguar Land Rover
in italia
Foto: Media Jaguar Land Rover
Per la Filiale Italiana del Gruppo Jaguar Land Rover, il 2019 ha prodotto
risultati positivi, soprattutto in considerazione della non facile situazione
generale del mercato automotive nel nostro paese, influenzato anche
dall’avvio della fase di transizione che porterà il settore verso motori sempre
più ecologici.
Con 25.442 unità immatricolate nel 2019, Jaguar Land Rover Italia, seppur
con una leggera flessione rispetto al 2018, ha mantenuto la propria posizione
nel mercato premium.
Per Land Rover sono state 17.335 le unità vendute. All’interno della gamma,
ottimo il risultato di vendita per la nuova Range Rover Evoque, che
con 7.221 unità ha fatto registrare un +5.4% rispetto all’anno precedente.
L’Evoque ha ottenuto un ulteriore e significativo successo, posizionandosi
in 5ª posizione tra le vetture ibride più vendute in Italia, raggiungendo la
3° posizione nel solo mese di Dicembre. L’auto è stato il primo SUV compatto
di lusso ad essere anticipatamente certificato, secondo i più nuovi
e più severi limiti di emissioni di NOx del Real Driving Emission stage 2
(RDE2), ancora prima dell’entrata in vigore della normativa che era prevista
per i nuovi modelli, da questo mese di gennaio.
Da registrare per Land Rover anche il positivo risultato ottenuto dalla Range
Rover Sport con un +5% rispetto al dato di vendita dello scorso anno.
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«Il mercato italiano, tra i primi 5 a livello mondiale per numero di vendite,
continua a testimoniare il proprio apprezzamento per i marchi Jaguar
e Land Rover. I risultati conseguiti rappresentano un importante
riconoscimento all’evoluzione ed innovazione continue dei nostri prodotti
ed ai valori espressi dai brand Jaguar e Land Rover. Siamo certi
che la nostra strategia globale, i prodotti leader di mercato e l’approccio
sempre innovativo verso tecnologia e mobilità, ci permetteranno di continuare
a progredire nella nostra mission Destination Zero, attraverso
cui desideriamo contribuire a disegnare un futuro della mobilità con
zero emissioni, zero incidenti e zero congestioni.»
Daniele Maver
Presidente di Jaguar Land Rover Italia
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n e w s
Project Vector:
IL FUTURO DELLA
MOBILITà URBANA
Il “Project Vector”, un pianale pronto per l’era
autonoma, offre una soluzione alle sfide della
mobilità odierna, con uno spazio interno senza
uguali e una particolare versatilità nelle
configurazioni.
Foto: Media Jaguar Land Rover
Jaguar Land Rover ha presentato il nuovo concept vehicle Project Vector
che, nell’ambito della vision Destinazione Zero, offre la sua soluzione per
un futuro autonomo, elettrico, e connesso per la mobilità urbana.
La vision Destination Zero di Jaguar Land Rover rappresenta l’obiettivo di
contribuire a una società più sana e sicura, e all’ecologia. Con la costante
innovazione l’Azienda punta ad un futuro ad emissioni zero, zero incidenti
e zero traffico - in tutti gli stabilimenti, i prodotti, e i servizi.
All’interno di questo percorso, il concept Project Vector è un veicolo elettrico
avanzato, versatile e multiruolo che è pronto per un futuro autonomo.
Il concept, versatile e compatto, è lungo solo quattro metri ed è progettato
per la città; batteria e componenti della propulsione sono contenuti in un
pavimento piatto che consente una varietà di impieghi. Il rivoluzionario
spazio interno in cabina può essere configurato per impiego privato, per
utilizzo condiviso ed offre anche la possibilità di applicazioni commerciali,
come le consegne dell’ultimo miglio.
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PROJECT VECTOR
Sviluppa oggi la mobilità di domani
Il concept Project Vector è stato creato con
la missione di innalzare la qualità della futura
vita urbana. È stato sviluppato presso il
National Automotive Innovation Centre per i
vantaggi che questo offre: un lavoro più agile,
in stretta collaborazione con i partner accademici
ed esterni.
Il veicolo si rivolge anche ad un più vasto concetto
di mobilità, dal modo in cui ci si connette
ai servizi di mobilità, fino alle infrastrutture
necessarie per consentire la circolazione
in città a veicoli autonomi completamente
integrati.
«I megatrend dell’urbanizzazione e della
digitalizzazione rendono necessari ed inevitabili
i sistemi di mobilità urbana connessa.
I veicoli, privati e condivisi, condivideranno
gli spazi con le reti di trasporto
pubblico alle quali saranno connessi, così
da poter viaggiare on demand ed in modo
autonomo. Questo è un compito complesso,
che si completa meglio lavorando con i
partner su tutto lo spettro dei veicoli, delle
infrastrutture e del mondo digitale».
Dott. Tim Leverton
Project Director
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p e o p l e
JACOPO,
UOMO DALLA
GRANDE FORZA!
Testo a cura di: Paolo Pysa Pisaniello
Foto: Jacopo Teruzzi
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Lui è Jacopo, un uomo speciale, forte e capace di scalare
le alte dune che la vita gli ha messo davanti. Conquistato
all’istante dalla linea della Velar, oltre ad averla
acquistata, è riuscito a creare il Primo Evento Range
Rover Velar, svoltosi a Cortina D’Ampezzo l’8 e 9 giugno
2019, per poi organizzare il secondo, nelle giornate del 14
e 15 di settembre scorsi, a Selva Di Val Gardena: il motto di
Jacopo? ”Above & Beyond”!
Leggiamo ciò che ci racconta e facciamone tesoro.
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Buongiorno a tutti, mi prendo qualche minuto di tempo per raccontare,
per cercare di raccontare in breve qual è la mia storia, la mia vita e ciò che
ha acceso in me l’amore per il mondo Land Rover, che mi ha spinto a creare
degli eventi dedicati ad esso, con la complicità del mio amico Gianluca,
figura essenziale, operativa, che mi ha aiutato a portare avanti queste mie,
nostre, passioni. Comunque con malcelato orgoglio ci tengo a dire che il
motivatore, colui che ha espresso il concetto di fare tutto ciò sono stato
io, il mio “socio” con piacere mi ha appoggiato perché pure lui condivide
assieme a me l’amore per le auto.
Fino a un anno fa Facebook e tutto il mondo dei social, lo utilizzavo per
connettermi con le persone che conoscevo, cioè amici parenti ecc. Organizzare
raduni mi ha permesso invece di mettermi in contatto “via social”
con enthusiast del marchio dall’Ovale Verde, portandomi poi a superare la
barriera multimediale per incontrare fisicamente gente così conosciuta;
devo dire che tutto ciò a fatto nascere delle vere e proprie amicizie, sono
molto contento e soddisfatto di questo!
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Ma ora mi presento:
sono Jacopo Teruzzi, vivo in Brianza, ma mi sento cittadino del mondo,
non vorrei essere egocentrico, anche se un po’ lo sono in realtà, ma penso
che sia anche questo mio difetto (che si trasforma in qualità) che mi permette
di andare avanti, che mi dà la forza di dedicarmi a ciò che mi appassiona.
Questo viene percepito anche dalle persone a me più care, quelle più
vicine, ma lo apprendo pure dalla positività dei feedback che tante persone
mi mandano, gesta molto soddisfacenti per me.
Sono nato il 9 di febbraio del 1989 e subito dopo la mia nascita mi è stata
diagnosticata una tetraparesi quindi io ho un problema di controllo del
movimento diffuso su tutti e 4 gli arti, ma non ho parti ferme, bloccate.
Ho saputo con perseveranza trasformare la mia disabilità fisica importante,
in un’arma capace di aiutarmi a superare diverse cose; ora non vorrei
mostrare la mia situazione come una favola, i problemi ci sono, i momenti
“no” ce li ho anch’io, come li abbiamo tutti, però penso di avere qualcosa
in più, cioè quello che mi è stato tolto da una parte credo di averlo
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recuperato dall’altra. Il concetto è questo: io sono una persona sempre in
movimento e questo è il fattore fondamentale che va in contrapposizione
con quello che può essere il mio biglietto da visita esteriore, nel senso che
io comunque ho un corpo che si muove con difficoltà, che per deambulare
ha bisogno di una sedia a rotelle ma il mio modo di pensare, il mio modo
di vivere va esattamente al contrario.
Devo dire che mi sento meglio quando sono su mezzi di trasporto che possono
essere auto, nave, aereo, barca, piuttosto che stare fermo coi piedi
per terra: amo muovermi viaggiare e quindi, ripeto, mi ritengo cittadino
del mondo, passatemi il termine, se non sono esagerato.
Mi sono laureato nel 2011 a Milano alla IULM in Scienze del Turismo e ciò
si accompagna alla perfezione con il concetto di viaggio, di avventura che
esprime il marchio Land Rover. Premetto di dire che la prima auto sulla
quale mi ha messo mio padre quando sono nato, è stata una Range Rover
4 porte del 1989, quelle che montavano il motore diesel VM, che era un po’
un trattore perché il top erano quelle con le motorizzazioni a benzina, ma
mio padre, visto che la usava per lavoro, optò per una diesel, quindi tra
virgolette io nasco su una Range Rover.
Crescendo, oltre che la passione per i viaggi, è nata in me questa passione
estrema per le automobili; prima della Velar ho avuto due Wrangler (sono
sempre stato attirato dall’avventura come uno spirito libero), non amo le
auto tedesche tanto precisine, tanto per farvi capire.
Con la Velar sono riapprodato al marchio Land Rover e in un anno sono
alla seconda, perché la prima lamentava qualche imperfezione. Questi fatti
mi hanno permesso con mio grande piacere di conoscere gran parte del
Top Management di Jaguar Land Rover Italia!
E qui riprendo il motto del brand inglese “Above & Beyond”, in italiano
“Sopra e Oltre”, una frase che per Land Rover è un claim che identifica i
loro prodotti, il loro posizionamento, le caratteristiche delle loro automobili,
per me invece questa frase vuol dire qualcosa di più, cioè vivere
sempre pronti ad affrontare i problemi della vita quotidiana e qualsiasi
tipo di ostacolo, dai più complessi ai più semplici, per questo dico che il
mio stile di vita si sposa alla perfezione con quello che è il “leitmotiv” di
Land Rover.
“Above & Beyond” quindi, questo è il motto che rappresenta il mio presente
e futuro prossimo, che mi accompagna nel seguire i miei obiettivi
in generale nella vita calcando una strada che è sempre in salita, ma è
quando arrivi in cima e celebri il raggiungimento degli scopi premessi ti
senti bene, realizzato. Per me le sfide non sono solo avventure estreme
per raggiungere un determinato luogo con caratteristiche morfologiche
31
impervie, ma con le capacità concrete dei veicoli Land Rover ho la possibilità
di arrivare realmente in quei posti che nel mio caso sono ancora
più difficili da raggiungere, perché non potendo camminare ovviamente
ho un limite fisico oggettivo. Quindi dico grazie a questi veicoli anche se
non li guido: la mia passione per le auto in generale risulta chiaramente
differente da quella tradizionale, perché la mia non riguarda i motori ma
riguarda il comfort e l’estetica.
Guardo molto il comfort perché io l’auto la vivo da passeggero e ritengo
ciò un altro mio punto fermo, caratteristico, non saprei come altro definirlo,
quindi apprezzo appieno la comodità ma anche le capacità di un veicolo
e non parlo specialmente di Velar. Premetto che la Range Rover Velar
mi è subito piaciuta per la parte estetica dal particolare design, perché è
un Crossover innovativo all’interno della gamma Land Rover, ma quando
parlo di sfide da compiere voglio contemplare l’intera gamma quindi sia la
Defender che la Discovery passando per la famiglia Range Rover, che è il
fiore all’occhiello del marchio in fatto di sobria bellezza e qualità.
Ho già in mente che da qui a breve diventerò cliente Defender e non so
ancora se tenere la Velar in famiglia o se darla come permuta. La nuova
Defender perché mi piace molto questa sua nuova veste e il futuro è questo:
dopo gli eventi che faremo come quello di beneficenza che si terrà ad
Amatrice a maggio, quelli successivi potrebbero essere non solo dedicati
alla Velar ma di “brand”, quindi li estenderò a tutti i veicoli della gamma
Land Rover. Dopo l’evento Range Rover Velar ad Amatrice la nostra volontà
è di continuare, anche se le difficoltà aumenteranno, perché più si
alzerà il numero di partecipanti più lo spirito iniziale rischia di perdersi,
mentre noi vogliamo mantenere tale spirito, quello di persone che vogliono
incontrarsi perché condividono una passione e vogliono fare nuove
conoscenze. Sono già nate grazie a questi meeting delle vere e proprie
amicizie ed è un aspetto bellissimo che va al di la di tutto.
C’è da dire che iniziare a crescere sia come evento che come quota di partecipanti
marcherà la necessità di costituire un club per far fronte a quelle
esigenze tecniche e normative che concerne l’organizzare certi meeting
sempre più importanti a livello di numero di partecipanti.
La prospettiva di vivere “Above & Beyond”, spiegare il vivere con questo
concetto dentro di sé come cerco di fare ogni giorno, è molto importante e
anche per questo sto iniziando a tenere degli incontri di “Life Coaching”.
Successivamente al mio percorso di studi tradizionale ho aggiunto ulteriori
competenze operando dei corsi prettamente a indirizzo universitario per
acquisire conoscenze e diventare un “Life Coach”. Voglio essere anch’io
“un motivatore” e portare le mie esperienze, tutto quello che faccio ed il
mio concetto di vita, alle altre persone per dare forza sì a chi è diversa-
32
mente abile, ma soprattutto ai normodotati; tutti noi abbiamo delle sfide
nella vita, che siano superare ostacoli ben visibili esteriormente o che siano
di carattere mentale, poiché molte volte problemi e paure sono proprio
quelle che non si vedono. Mi piace tenermi impegnato e il “Life Coaching”
è una mia passione, perché quello che fai principalmente ti deve piacere
per farlo bene, con qualità e io nel mio piccolo cerco di fare le cose per bene
e mi ripeto sempre: meglio poco ma buono! Non bisogna arrendersi mai,
serve essere sempre positivi e non perdere tempo. Odio perdere tempo,
dedico al sonno pochissime ore perché ritengo che i tempi morti siano in
un certo senso del tempo rubato alla vita.
Tenacia e forza, espressioni che sono la linfa vitale di questi eventi che ho
fatto e che farò, o meglio che faremo perché l’unione fa la forza.
Dico sempre: la vita è adesso.
Una decina di anni fa c’era uno spot della Volvo che diceva “Un bel Volvo
XC90, perché la vita è adesso!”: questa è una frase che rispecchia il mio modo
di vedere le cose, per qualcuno può essere stupido, ma io continuerò a sottolinearlo
e spero con questo di avere un po’ spiegato chi sono, i meeting
che organizzo e che realizziamo e ciò che mi lega al mondo Land Rover!
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34
a u c t i o n s
Una Double Cab
Pick-up al gusto
d’arancia
Con la sede nel cuore del British Motorsport,
la casa d’aste Historics (partner fondatore
della SVA, Specialist Vehicle Associates) offre
un servizio come pochi in questo settore
dove trovano spazio sul palco d’esposizione
le migliori classic & sport cars come questa
speciale Land Rover Defender Double Cab Pick-up!
Testo: Paolo Pysa
Foto: Historics Auctioneers
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Guardare l’ormai mitica Land Rover Defender,
uscita di produzione nella vecchia veste
ufficialmente il 29 gennaio del 2016, porta il
pensiero alle origini della stirpe Land Rover
lanciata al Amsterdam Motor Show nell’aprile
1948.
E anche questa impressionante trasformazione
può andare fiera dei 67 anni di storia Land
Rover: anche se il veicolo in questione vanta
nuove specifiche estetiche, esternamente i
tratti somatici nativi portano la mente a quel
lontano 1948, anno di nascita della Factory di
Solihull.
Innanzitutto un perfetto lavoro/taglio di carrozzeria
rende il nuovo nome a questo mezzo
che ora è diventato un Double Cab Pick-up,
capace di distinguersi sia per la sua combinazione
di colori, sia per le nuove opulente specifiche.
Impossibile che questa rielaborazione
passi inosservata, grazie alla sua veste ora
composta di un forte colore arancio in contrasto
con parti verniciate in nero; se poi ci
aggiungiamo la gommatura di grosso calibro
marchiata Roadcruza RA3200, LT285/75-R16
e montata su cerchioni Defender Challenger
7x16 pollici, il gioco è fatto!
Il modello scelto per essere modificato era un
4 door crew cab 110, una Defender con guida
right-hand.
L’enorme lista di upgrades donati a questa
Defender include nuova barra luminescente a
LED, un resistente bull bar, un verricello by
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Dati rilevanti del Lotto d’asta n°184
Land Rover Defender Double Cab Pick-up 2009
Lotto n° 184
Registrazione SY59 OCN
Numero Telaio SALLDHF57AA784994
Codice Motore 090721142419244DT
Miglia Percorse 74,597 miles
Stima £17,000 - £21,000
Risultato d’asta Venduta a £18,480
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Warn per impieghi gravosi, nuovi passaruota,
sliders laterali anti roccia con battitacco
in alluminio mandorlato, grosse driving lamps,
presa d’aria sul cofano di colore nero con
ai lati pedane in lastra d’alluminio, ruota di
scorta posteriore alla cabina (nel cassone) e
uno snorkeling a prova d’immersione.
La costituzione meccanica di questa 4x4 è rimasta
quella di serie, cioè un motore da 2.5
litri Td5 (EU5), accoppiato al “classico” cambio
a cinque marce stradali più ridotte.
Questa Land Rover dall’aspetto unico è descritta
dal venditore come una botta di puro
divertimento, una trasformazione che è un
vero colpo di testa.
Offerto all’asta con un documento di registrazione
V5C, il venditore ci tiene a precisare che
tutte le parti che interessano l’upgrade sono
omologate e che chi viaggerà su questa rivisitata
Defender si farà sicuramente notare!
Una curiosità dell’ultimo minuto è quella che
vede il nuovo proprietario della Def Double
Cab Pick-up metterla nelle sapienti mani di
un dealer ufficiale Land Rover, dove le è stato
trapiantato un nuovo dispositivo intercooler,
un nuovo radiatore nonché operata una accurata
revisione, interni compresi.
Dopo essersi concesso qualche uscita con il
suo nuovo off road costui ha deciso che questo
mezzo non è propriamente fatto per lui,
quindi lo rivedremo in vendita il prossimo 7
marzo sempre presso la casa d’aste inglese
Historics Classic and Sportscar Auctions Ltd.
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a u c t i o n s
RANGE ROVER LSE
LIMOUSINE
Testo: Pierluigi Ducci
Foto: Silverstone Auctions
Una Range Rover particolare quella presente all’asta lo scorso 9 novembre
2019 da Silverstone Auctions al NEC Classic Motor Show.
Un modello davvero esclusivo e prestigioso commissionato dal Sultano del
Brunei per suo fratello minore, il Principe Jefri, alla Townley Cross Country
Vehicles Ltd., all’epoca una delle più note società che costruivano auto
su misura per il ricco mercato del Medio Oriente.
Furono necessari 9 mesi per completare questa limousine basata su una
Range Rover Classic LSE del 1994 soft-dash. Townley allungò il telaio e
la carrozzeria di 40″, incorporando due porte fisse al centro e un tetto
rialzato di 8″. Fra le particolarità sono presenti un tetto apribile elettrico,
finestrini oscurati e un portellone posteriore apribile in un unico pezzo.
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41
42
Fra le caratteristiche interne è presente un divisorio con vetro elettrico fra
il lato guida e i posti posteriori; tre posti posteriori (due azionati elettricamente);
aria condizionata; lettore stereo / CD e due monitor televisivi da
8” con telecomando e registratore VHS.
Il colore della carrozzeria fu scelto fra la cartella colori Rolls-Royce, il
Mason Black, mentre gli interni sono naturalmente in pelle Oxblood Connolly
bordati di nero, moquette Wilton per i rivestimenti del pavimento e
decorazioni Burr Walnut.
Nel giugno 2000, ha goduto dei suoi 15 minuti di gloria quando fu utilizzata
per portare il campione mondiale di pesi massimi Mike Tyson a Glasgow,
quando combattè a Hampden Park. A quel tempo è stato riferito che
l’auto aveva percorso 10.000 miglia da nuovo.
Nel gennaio 2008 passò di mano ad un proprietario Danese. Ma da quando
tornò nel Regno Unito, è sempre stata curata dagli esperti del Bishop’s
Heritage - www.bishopsheritage.co.uk
Per diritto di cronaca questa straordinaria Range Rover con solo 16.800
miglia è stata battuta a 33.188 Sterline.
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r o v e r p h i l e
r o v e r p h i l e
STARS AND STRIPES
A cura di: James Taylor
Negli Anni 80, le strisce laterali adesive divennero molto di moda
sulle auto e Land Rover abbracciò in pieno questa tendenza. I primi
modelli di Series con decalcomanie laterali apparsero nel 1982 ed
erano i modelli della Series III County. Gli adesivi laterali rimasero
sulle auto di Lode Lane fino alla fine degli Anni 90.
In questo numero, James Taylor esamina le diverse varietà di decalcomanie
utilizzate sui modelli Land Rover fino al 1990.
Era l’aprile 1982 quando furono
annunciati i modelli della Series
III County e le prime grafiche
a strisce laterali furono un vero
shock. Questa è una 88 County,
con le grafiche a strisce Limestone
abbinate in tinta all’hard
top e alle ruote Limestone. C’è
anche un adesivo County sul retro.
In Italia, così come in altri
paesi, la decalcomania County fu
eliminata e furono utilizate sui
modelli Italian Limited Edition.
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C’erano anche modelli 109
County. Questo è un raro
modello a quattro cilindri (in
Gran Bretagna la maggior
parte erano V8). C’era una
sola striscia divisa sul lato
della carrozzeria e il nome
County apparve di nuovo sui
fianchetti posteriori.
Evoluzione: dal marzo 1983,
la nuova 110 divenne la base
della County Station Wagon
a passo lungo. Ancora una
volta, le grafiche laterali
in Limestone erano in tinta
con i cerchi e i pannelli
superiori in Limestone, e il
nome County era riportato
sul fianco posteriore.
Ci fu un restyling generale
per la gamma nel giugno
1984 quando i modelli 90
sostituirono la Series III 88.
Le 90 County Station Wagon
avevano un nuovo design di
grafiche laterali, come questo.
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r o v e r p h i l e
Lo stile degli adesivi laterali
del 1985 si adattò molto
bene ai modelli 110 County,
come si vede in questa immagine.
Le parti anteriori
della grafica erano comuni
in entrambi i modelli.
La filiale olandese Land
Rover adottò la sua versione
della grafica attuale nel
1986, quando creò un’edizione
speciale. Si notino nella
foto il badge V8 su questo
modello Hurricane e le ruote
Rostyle, che precedettero il
loro impiego sui modelli del
1987. Originariamente erano
color argento, come sulla
Range Rover.
Le strisce “hockey-stick”
(bastone da hockey) furono
utilizzate solo sul modello
del 1987 ed eccole qui su una
90 County Station Wagon.
Le ruote Rostyle erano di serie
in quell’anno e qui hanno
la corretta finitura colorata
a smalto.
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Questa è la versione “lunga” delle grafiche laterali del 1987, raffigurata
su un modello 110 Diesel Turbo per il mercato francese.
Non è chiaro in quali paesi
avessero adottato grafiche
come queste, ma furono sicuramente
progettate per i
modelli 90 V8 Station Wagon.
Le ruote Rostyle suggeriscono
che questo sia un
modello del 1987 e l’aria
condizionata suggerisce che
fosse destinato a un paese
caldo, come il Medio Oriente.
47
r o v e r p h i l e
Le grafiche laterali del 1985
continuarono a rimanere su
alcuni mercati e questa 90,
che probabilmente è un modello
del 1987, sfoggia una
versione con le scritte “Land
Rover e “4-Wheel Drive. Si
tratta di un esemplare venduto
nel continente europeo.
Il modello del 1988 ha apportato
ulteriori modifiche
alle strisce laterali. Il nuovo
stile rimase in uso anche per
il 1989 ed eccole qui su una
90 County Station Wagon.
Inevitabilmente, esisteva
una versione “lunga” delle
strisce 1988-1989. Eccola su
una 110 County Station Wagon;
a giudicare dalla “E”
sulla targa, questa immagine
di cartella stampa probabilmente
mostra un esemplare
di pre-produzione.
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Le scritte sulle grafiche di questa 90 Diesel Turbo del 1989 sono qui
difficili da scorgere, la striscia posteriore recita “Land Rover” e su
quella anteriore si legge “Turbo D”. Le strisce erano esclusive per la
Francia e chiaramente andavano contro le disposizioni Land Rover
secondo cui “Turbo D” indicava la Range Rover e “Diesel Turbo”
indicava la Land Rover!
Per il modello 1990, le strisce
angolate divennero l’opzione
predefinita su tutti
i modelli e non solo sulla
County. Questa grafica venne
adottata perché la gamma
1990 introdusse la nuova
Discovery, che aveva di serie
grafiche laterali distintive.
Sì, c’era anche una versione
a passo lungo di questa grafica…
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m y l a n d y
land rover Series IIA 1961
Storia e fascino
di una icona
A cura di: Pierluigi Ducci
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Ci sono auto scomode, rumorose, sporche
di fango e anche con qualche filo di ruggine
ma sono auto di carattere, piene di gloria e
di leggenda. Auto che solo a guardarle hanno
una storia da raccontare e non ti stancheresti
mai di scoprirle e di leggerle, si leggerle,
come un bel libro che hai letto e riletto ma
continui a provare emozioni solo a guardare
la copertina.
Ecco, questa bella, rara e originale, Land Rover
Series è una di quelle. Una delle poche Series
IIA del 1961 da sempre in Italia completamente
conservata ed è un piacere osservarla
dal vivo. Se state guardando le foto sappiate
che i fari esterni (tipo Series III) sono stati
montati al momento dell’immatricolazione
in Italia. Le norme dell’epoca obbligavano a
montare i fari ai lati dei parafanghi. Land Rover
non costruì mai Series con 4 fari.
La Series IIA venne introdotta nel 1961 e si
trattava di un’evoluzione della Series II. Il suo
nome deriva da una modifica nel sistema di
numerazione del telaio della Land Rover. Invece
di utilizzare un nuovo codice prefisso per
l’anno del modello, venne introdotta una lettera
di suffisso che cambiava ogni qualvolta
venivano effettuate delle importanti modifiche
delle specifiche. I primi veicoli con questo
nuovo sistema avevano il suffisso A e fu così
che fu identificata come modello Series IIA.
Tornando alla nostra “leggenda” si presenta
in un eccezionale stato di conservazione,
certo, qualche ripresa è stata fatta sulla carrozzeria
“Light Grey”, infatti qualche zona
appare di una tonalità più lucida, ma su una
Land Rover di oltre 50 anni questo non fa altro
che accentuarne l’autenticità.
Sotto il cofano troviamo il classico vano motore
minimalista. C’è tutto quello che serve,
un motore a benzina di 2286cc che conserva
ancora la sua spiccata vivacità, un bel carbu-
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ratore Solex sudicio di vapori di benzina, una dinamo, la pompa dei freni,
ma soprattutto c’è lui, il radiatore originale montato in fabbrica, con il
suo bel bollino in metallo che riporta la sua data di costruzione, novembre
1961… scusate se è poco!
Gli interni, come in tutte le Series II, sono “primitivi”, bando ad ogni tipo
di protezione e di plastiche; il bulkhead, la paratia in acciaio che divide
l’abitacolo dal vano motore, è lì tutta in bella vista, presenta la classica
fioritura di ruggine nella parte bassa vicino la pedaliera ma è ancora tutto
sano senza buchi o rappezze fatte da qualche fabbro di paese.
I sedili anteriori, le panchette posteriori e il rivestimento delle porte sono
ancora i suoi originali in Elephant Hide Grey.
Se pensate che questo sia un particolare trascurabile, tanto si trovano facilmente
sui soliti siti internet che vendono ricambi, vi dico subito che i
sedili che comprate oggi sono solo delle semplici copie di quelli originali.
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A parte il rivestimento che solo vagamente ricorda la trama originale, è
soprattutto l’imbottitura dei sedili che fa la differenza: gli originali hanno
le molle e l’imbottitura in crine, come i divani di quel tempo, magari qualcuno
di voi che ha superato gli …anta li ricorda.
La posizione di guida, come tutte le Series, non è tra le più comode, complice
lo schienale abbastanza eretto e un volante (bellissimo) di grosse
dimensioni che finisce tra le ginocchia del guidatore.
La leva del cambio è sorprendentemente fluida e offre una piacevole manovrabilità,
basta ricordarsi che solo la terza e la quarta sono sincronizzate
sulle Series IIA, segno che la nostra Series è sempre stata guida con giu-
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dizio da veri appassionati. Lo sterzo, naturalmente non servoassistito, è
sufficientemente preciso per garantire un’agilità discreta anche nei tratti
più tortuosi.
Alzando il ritmo, l’anzianità del telaio mostra tutti i suoi limiti ma con
una Series non si corre, anche perché i freni a tamburo richiedono molto
spazio per arrestare il veicolo.
Oggi, ovunque si vada con lei, si viene accompagnati da sorrisi e sguardi di
ammirazione, è un’icona senza tempo pensata espressamente per godersi
la guida a cielo aperto, trottando senza fretta in qualche amena località da
cartolina.
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m y l a n d y
PAC 519
la CAMBRIDGE
DELLA TRANS
AFRICA
EXPEDITION 1954
Negli Anni 50 si diceva che con un passaporto
britannico e un mezzo decente si potesse
raggiungere la fine del mondo. Una finestra di
opportunità che i ragazzi delle università di
Oxford e Cambridge seppero cogliere e sfruttare
nel migliore dei modi, dando vita a tre spedizioni
diventate nell’immaginario collettivo “viaggi di
una vita”, capaci di suscitare grandi emozioni tra
gli appassionati dell’avventura e ancor più tra i
Land Rover enthusiasts di tutto il mondo.
Testo: Paolo Turinetti
Foto: Adam Bennett - Paolo Turinetti
Foto storiche: Copyright Ross N Charlton
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Nel 1954 si svolse il primo dei tre epici viaggi
con denominatore comune gli studenti delle
due famose università inglesi, la OXFORD and
CAMBRIDGE TRANS-AFRICA EXPEDITION.
L’idea
L’idea originale prese forma in modo molto
semplice nell’estate del 1953. Ad Hong
Kong, durante una spensierata serata in un
locale notturno scatta una scommessa tra un
gruppo di studenti. Fare una gara automobilistica
in Africa, viaggiando in senso orario
scendendo fino a Città del Capo per poi fare
ritorno a Londra dalla costa ovest. Non solo,
la stagione scelta doveva essere quella in cui
attraversare il Sahara è praticamente impossibile
per il gran caldo e l’Etiopia devastata
dalla stagione delle piogge con relative strade
costiere ridotte a fangaie impraticabili; le
conoscenze dell’epoca dicevano che nessun
mezzo aveva mai percorso la strada tra Addis
Abeba e Nairobi durante quel periodo.
Secondo il capogruppo Davis Walters
quell’impresa non si poteva compiere, ma
seguendo il cieco entusiasmo tipico degli
studenti universitari pian piano tutti i pezzi
andarono al loro posto. Un ruolo fondamentale
nella preparazione e sviluppo del viaggio
lo giocò Adrian Cowell, che tutti conosciamo
come uno degli artefici della “FAR EASTERN
EXPEDITION” del 1955/56. Adrian allora studente
del primo anno a Cambridge, incontrò
gli ideatori del raid ad Hong Kong e subi-
60
to supportò l’idea dando un contributo tale
all’organizzazione che, sebbene non partecipando
ebbe il ruolo di coordinatore da “casa”
della spedizione, l’uomo a cui far riferimento
in patria durante tutti i mesi del viaggio.
Fatto ritorno a Cambridge, Adrian e lo stesso
David Walters, che divenne il leader della
spedizione, si diedero da fare per mettere
insieme i due team composti da tre membri
ciascuno. Fecero delle selezioni e alla fine le
squadre furono formate. Il già citato ideatore
nonché giornalista David Walters, il segretario
del Cambridge University Automobil Club
Gethin Bradley, il giornalista e ricercatore
storico Don Calman, il fotografo Ross Charlton,
il capo meccanico e addetto al mantenimento
dei veicoli Tony Morgan e Buzz Pigot
navigatore.
La scelta dell’auto
Si trattava a quel punto di trovare due macchine
e, sebbene ritenute non sufficientemente
veloci, la scelta cadde sulle Land Rover
grazie all’affidabilità e capacità di affrontare
qualsiasi situazione di percorso si fosse presentata
loro. La scelta fu fatta anche in virtù
del fatto che inizialmente il raid doveva essere
una corsa, poi pensarono di trasformarla
in una prova “endurance” dove la robustezza
dei mezzi avrebbe giocato un ruolo fondamentale.
Richieste direttamente alla casa madre, ottennero
però una sonora risposta negativa. Il
padre di David, titolare di un concessionario
Land Rover in Hong Kong si offrì di ordinare
direttamente le macchine, ma in seguito
ad una visita a Solihull che i ragazzi fecero
qualche tempo dopo, si accorsero che nessun
ordine era stato emesso. Mancavano tre mesi
alla partenza; la fortuna arrivò con un nuovo
membro della spedizione, Tony Morgan,
giunto come rimpiazzo di Barry Tall che non
aveva ricevuto l’autorizzazione a partecipare
causa impegni di studio. Tony Morgan, grazie
ad un buon contatto con un importatore Doyle
Motors di Guernsey nelle Channel Islands, riuscì
a “deviare” la consegna di due Series One
86 pollici Station Wagon a pochi giorni dalla
data d’inizio della spedizione, esattamente 5
giorni prima.
Entusiasmo tanto, soldi pochi! Risorse per
raggiungere sì e no Il Cairo, ma ebbero un
importante aiuto da parte della compagnia
petrolifera Shell che offrì loro il carburante
necessario. In più con grande intraprendenza
Buzz Pigot e Gethin Bradley andarono alla
radio e raccontando della loro idea riuscirono
ad avere un buon numero di sponsorizzazioni.
Evidentemente quella che sembrava una
pazza idea era stata capace di suscitare entusiasmo
e fiducia in chi credeva che comunque
avrebbe avuto un ritorno dall’aver dato un
aiuto concreto ai sei ragazzi.
Il 15 giugno del 1954 fu fissato un incontro
con la stampa al Tea Centre a Lower Regent
Street; le macchine, a cui furono dati i nomi
di ISIS (Oxford) e GRANTA (Cambridge), con
tutti gli adesivi degli sponsor furono schierate
in bella mostra fuori dal palazzo per essere
ammirate dagli appassionati presenti.
Finalmente il giorno dopo, 16 giugno, di buon
ora la spedizione partì alla volta di Ferryfield
nel Kent, dove le auto furono caricate sul Bristol
Superfreightner della compagnia Silvercity
Airway per essere trasportate oltremanica
all’aeroporto di Le Toquet.
61
L’itinerario della Trans Africa Expedition.
62
Si parte verso Città del Capo
Diretti verso il nord Africa, il 27 giugno raggiungono
Algeri per poi viaggiare in direzione
est. Poco dopo il confine libico e raggiunta
Tripoli l’ideatore della spedizione David Walters
deve fare ritorno in patria per problemi di
salute. In cinque continuano il viaggio. Bengasi,
Tobruk, dopo lunghe formalità doganali
la meta de Il Cairo è raggiunta. Qui un nuovo
problema per un componente la spedizione:
a Buzz Pigot viene diagnosticata un’appendicite,
ma decide di prendere delle medicine
e proseguire.
Siamo in luglio e i nostri guidano verso sud
con attenzione lungo un percorso pietroso ed
insidioso fino a raggiungere Wadi Halfa nel
Sudan. L’oasi si estende sulle fertili rive del
Nilo, che qui si allarga a formare il Lago Nubia.
La folla incuriosita accoglie l’arrivo delle
due Series facendo ala al loro passaggio.
Si prosegue verso Abu Hamed seguendo la linea
ferroviaria, il caldo è feroce e il vento che
soffia alle spalle non contribuisce a raffreddare
i motori; di tanto in tanto bisogna fermarsi
e girare le macchine contro vento per
avere un po’ di aria fresca. La strada è secca e
pietrosa, ma ben presto lungo le rive del Nilo
il percorso diventa sempre più fangoso.
Verso Kassala il terreno diventa impraticabile.
Si pensa di far ricorso ad aiuti esterni.
La velocità media è di circa 5 miglia orarie,
i verricelli lavorano a pieno ritmo. Come se
non bastasse arriva anche una tempesta di
polvere. Dopo alcuni giorni di dura battaglia,
tirando, spingendo e dando fondo a tutte le
risorse umane si riesce a passare e la strada
buona verso Addis Abeba appare all’improvviso.
Raggiungere Kassala non è più un problema
e una volta qui i nostri, accolti dal vice
governatore possono concedersi il meritato
riposo, un buon bagno e della buona birra.
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Verso Nairobi la strada è fangosa e inagibile,
bisogna scavalcare una montagna. Si sale veloci
in quarta marcia ridotta e le ruote scivolano
pericolosamente sul bordo del dirupo. A
circa 3000 metri i getti dei carburatori devono
essere sostituiti per permettere una migliore
erogazione del carburante. Dopo le rocce
arriva di nuovo il fango. Decidono di fare
campo presso alcuni camion rimasti bloccati.
Raggiungono il giorno seguente Nairobi, dove
ricevono nuove scorte di carburante e Hugh
Fenwick si unisce alla spedizione ricomponendo
così i due equipaggi di tre persone ciascuno.
Da Nairobi a Città del Capo decidono di tentare
un record. Occorre percorrere 1000 miglia
al giorno e le Land Rover sono messe a dura
prova.
Granta va fuori strada e si cappotta riportando
alcuni danni; Isis, oltrepassata la Rodesia
ormai ai confini con il sud Africa, brucia la
guarnizione della testa e l’equipaggio deve
desistere. Il tentativo di record è fallito, ma in
qualche modo dopo la metà di agosto le macchine
arrivano tutte e due a Città del Capo.
È tempo di concedersi un po’ di meritato riposo
e di rimettere in sesto i mezzi.
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L’epico ritorno in patria
Il ritorno secondo i piani doveva essere più
veloce, ripartendo dal Sud Africa il 25 agosto
avrebbero avuto solo un mese di tempo.
Viaggiano verso il Congo e poi il Lago Tanganika
senza grossi problemi. In Camerun
quotidiane piogge torrenziali seguite da fitte
nebbie accompagnano le loro giornate. Attraversando
una strada sommersa, le ruote di
Granta scivolano inesorabilmente verso valle
facendola precipitare per 150 piedi in un boscoso
dirupo. Grazie all’aiuto degli operai di
un cantiere stradale della ditta “Costans costruction”
la macchina viene faticosamente
recuperata dopo ore di duro lavoro. La carrozzeria
ha subito danni marginali, ma il ponte
posteriore si è piegato in modo irreparabile
e dev’essere sostituito cannibalizzando una
Land Rover abbandonata a Port Victoria.
Da qui il viaggio di ritorno sembra prendere
una piega epica con ogni genere di guaio
e imprevisto, come la perdita dei freni di
entrambe le vetture, un paio di conseguenti
tamponamenti, una delle due che traina l’altra
per andare avanti in qualche modo, una
strada chiusa per sette giorni in Nigeria, per
non parlare dell’attraversamento del deserto
del Sahara lungo 1315 miglia, con il provvidenziale
rifornimento di carburante alla
“stazione Balise 250”. Nota positiva, l’aiuto
dato a due autostoppisti svizzeri sopravvissuti
nel nulla da cinque giorni. Alla fine viene
raggiunto il Marocco, da Casablanca un traghetto
li trasporta a Gibilterra. Dopo l’abbandono
per raggiunti limiti di tempo da parte di
alcuni componenti della spedizione, il 4 dicembre
dopo 25.000 miglia le due Land Rover
fanno ritorno in patria.
La formula Oxford e Cambridge Expedition
con la partnership della Land Rover e delle
sue mitiche Series One 86 pollici Station Wagon
ha dato vita ad una serie di tre spedizioni
in diverse parti del mondo diventate leggenda:
TRANS AFRICA 1954, FAR EASTNER 1955-
56, SOUTH AMERICA 1957-58.
67
La Cambridge in Italia
Grazie al grande appassionato inglese Adam
Bennett, dopo la Oxford quest’anno abbiamo
la fortuna di avere in Italia anche la Cambridge
o Granta, una delle mitiche protagoniste
del viaggio raccontato in queste pagine.
Piccola parentesi: il nome Granta deriva dal
fiume che attraversa Cambridge, così fu chiamato
anche il giornalino universitario che si
occupava di politica e goliardia.
do al forum del Series One Club quando, la
sua attenzione cadde su un post che parlava
di PAC519. Ben sapendo di cosa potesse trattarsi
prese subito contatto con il proprietario
e in breve concluse l’acquisto dando in cambio
una Land Rover quasi nuova. Incredibilmente
la macchina si trovava ricoverata in
un capannone agricolo a non più di 40 miglia
da casa sua a York. Dopo aver fatto un po’ di
ricerche Adam è riuscito a ricostruire un po’
della storia della Cambridge.
Il ritrovamento della Cambridge da parte di
Adam, è stato abbastanza casuale al contrario
dell’epica storia che ha riguardato il recupero
della Oxford, avvenuto addirittura nell’isola
di Sant’Elena nel bel mezzo dell’Atlantico.
Adam ci racconta che stava dando uno sguar-
LA storia di PAC 519
Al ritorno dalla spedizione nel dicembre del
1954, la macchina era stata portata in un
garage a Londra da Ross Charlton. Il grande
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spazio sotterraneo era adibito a deposito di
mezzi pesanti in quanto il proprietario si occupava
di trasporti.
Senza freni, con la carrozzeria ridotta male in
seguito agli incidenti e al capottamento subito
cadendo in un dirupo, la macchina era data
per finita, senonché il titolare del garage, che
aveva la passione per le auto d’epoca, aveva
deciso di tenerla. Dopo aver cominciato a rimetterla
un in sesto e probabilmente a sostituire
la parte posteriore vetrata con un hard
top, la macchina fu abbandonata e stoccata
addirittura dietro un muro in compagnia di
altri mezzi.
Dopo la morte di questo signore, il figlio decise
di rimodernare il deposito e buttò giù il
muro, riportando alla luce alcune macchine
di prestigio, delle sportive, 12 scocche di
Mini Clubman e… la vecchia Land Rover. Non
avendo un reale interesse per le macchine
vecchie, decise di vendere tutta la collezione
del padre, domandandosi cosa ci facesse quel
rottame in brutte condizioni con le altre macchine
di pregio.
Tutte le auto furono vendute e la Series One
finì nelle mani di un contadino delle Midlands,
che la comprò ma in realtà non se occupò
molto.
Dopo cinque anni la rivendette ad un giovane,
che pieno di entusiasmo iniziò a fare dei
lavori di restauro e successivamente, come
membro del Series One Club pubblicò il post
che ha poi visto Adam.
69
Il restauro della Cambridge
Il ritrovamento.
Iniziato il restauro pieno di entusiasmo
per questo nuovo importante ritrovamento,
Adam, coadiuvato dalla sua ormai fidata
squadra, ha provveduto a smontare tutta la
macchina.
Il telaio è stato saldato nella parte strutturale
sotto il cassoncino posteriore. Molta sabbia è
uscita dagli scatolati dopo esserci rimasta per
sessant’anni e raccolta chissà dove.
Il bulkhead ha richiesto molto lavoro date le
brutte condizioni in cui si trovava; per il ripristino
della carrozzeria station wagon ori-
Il numero del motore.
Il numero del cambio.
70
ginale si è provveduto all’acquisto di un’altra
86” vicinissima come n. di telaio. Il cambio
è stato rifatto, ma come richiesto è stato lasciato
tutto lo “sporco” che lo ricopriva, così
come per il motore. Alcuni pannelli in alluminio
sono stati riparati e riverniciati eliminando
il lavoro approssimativo fatto dai precedenti
proprietari.
Come per la Oxford, il team di lavoro ha rimesso
insieme un pezzo unico della storia
Land Rover, lasciandone il più possibile intatto
il vissuto. La Cambridge ha già preso
parte alla festa del ritorno della famosa sorella
protagonista della “The Last Overland
Singapore London” conclusasi recentemente.
71
Le prime uscite in Inghiterra di Cambridge
dopo il restauro.
A sinistra Ross Charlton 88 anni uno dei
reduci della spedizione.
72
Cambridge in fuoristrada per le campagne piemontesi.
Scheda Tecnica
Series One 86” Station Wagon 1954
Telaio n. 47102450
Motore n. 47109249
Cambio n. 47109262
Motore a benzina 4 cilindri 1997cc 52 cv a 4000 giri/min
Trasmissione : cambio a 4 marce veloci + rm e 4 marce ridotte , over drive,
mozzi ruota libera MAP automatici
Gomme originali Avon Traction Mileage 6.00X 16, attualmente equipaggiata
con Avon Traction Mileage 7.00 x 16
73
c l u b
Arezzo
Classic Motors 2020
A cura di: Land Rover Registro Storico Italiano
Anche quest’anno il Land Rover Registro Storico
Italiano è stato presente ad Arezzo Classic
Motors, l’importante e consolidata manifestazione
che si svolge ormai da 22 anni ad
Arezzo.
L’evento ha registrato nel corso degli anni
sempre un numero crescente di visitatori suscitando
un notevole interesse a carattere nazionale
ed internazionale.
Lo stand del Registro Storico è stato un punto
di riferimento per tutti gli appassionati, molti
dei quali hanno richiesto informazioni per
rimettere in strada i veicoli radiati o demoliti,
nonché sulle procedure d’iscrizione al Registro
Storico.
74
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C l u b
Pierluigi Ducci, Presidente
LRRSI, con il direttore di
MAUTO, Marinella Mengozzi.
Sopra Carlo Bider, storico
socio del Registro Storico
ha avuto il piacere di trasportare
la leggendaria
Aziza 3 dal Museo dell’Automobile
dove è custodita
ad AutoMotoRetrò.
76
Automotoretrò 2020
A cura di: Land Rover Registro Storico Italiano
La storia della Land Rover si intreccia con quella dei grandi viaggi nei vari
Paesi del mondo, ciascuno caratterizzato da culture, tradizioni, costumi
differenti tra di loro. Il Land Rover Registro Storico ha presentato a Torino
a Automotoretrò una mostra esclusiva di vetture Land Rover che hanno
compiuto viaggi incredibili e irripetibili. Ogni vettura raccontava una storia
emozionante, un viaggio alla scoperta di mondi e culture distanti e
differenti tra loro.
77
In primo piano un’esposizione assolutamente unica e irripetibile che ha
raccontato la storia di un Brand sinonimo di qualità, durata e affidabilità
leggendarie.
Grazie al contributo del Museo Nazionale dell’Automobile (MAUTO) e ai
collezionisti privati, sono state esposte le Land Rover di Nino Cirani – Aziza
I, Land Rover 88” IIA del 1962 e Aziza III, Land Rover 109” IIA del 1967.
Direttamente dall’Inghilterra è arrivata la Land Rover 86” del 1954 che
prese parte alla Oxford and Cambridge Trans-Africa Expedition, PAC 519.
Tutte insieme hanno dato vita a “Land Rover, icona mondiale dell’avventura
non solo british”, una mostra rievocativa dei grandi viaggi avventura dove
Land Rover è stata protagonista.
78
l a n d r o v e r i c o n a m o n d i a l e d e l l ’ a v v e n t u r a n o n s o l o b r i t i s h
la gloriosa
aziza
di nino cirani
A cura di: Pierluigi Ducci
80
Ai ragazzi di oggi probabilmente il nome Nino
Cirani dirà ben poco, ma per i ragazzi sopra
gli “anta” è stato un mito, un pioniere dei
viaggi in 4x4 ed ha rappresentato per i fuoristradisti
di tutti i tempi una pietra miliare, un
punto di riferimento a cui ispirarsi!
30 anni di raid estremi nei 5 continenti;
500.000 km di strade, piste e fuoristrada.
Laureato in architettura, diventa celebre
come fotografo, giornalista, esploratore protagonista
di raid automobilistici in ogni parte
del mondo.
La prima avventura che lo vede protagonista
nel 1962 è la traversata da Milano a Ceylon
(138 giorni, 31.000 Km) su una Land Rover 88
battezzata “Aziza 1”.
Alcuni anni dopo, nel 1964 è la volta dell’Africa
con la traversata da Città del Capo fino al
Cairo (otto mesi e mezzo, 53.000 Km) a bordo
di una Land Rover 109 (“Aziza 2”). Rispetto
al viaggio precedente, la traversata del continente
africano si rivelò un’impresa molto
faticosa e difficile da portare a termine a causa
della totale assenza di piste in alcune aree
attraversate, come quella compresa tra Addis
Abeba e il Lago Rodolfo dove le uniche informazioni
all’epoca disponibili erano racchiuse
in una vecchia guida risalente al periodo del
nostro “Impero Mussoliniano”.
L’impresa di maggior rilevanza, però, avviene
tra l’estate del ’68 e la primavera del ’69, la
traversata dell’intero continente americano
da nord a sud, a bordo di una nuova Land Rover
109 (la leggendaria “Aziza 3”) che si trasforma
in un vero e proprio viaggio da record:
in 11 mesi vengono percorsi 102.000 chilometri
dall’Alaska fino alla Terra del Fuoco.
Nel corso di questo viaggio, che rappresentava
il più lungo raid automobilistico fino ad
allora mai effettuato, venne stabilito anche il
record per l’altezza massima raggiunta da un
veicolo a motore, quando l’Aziza 3 conquista
81
sulle Ande Boliviane la quota di 5.007 metri
alle pendici della vetta del Cerro Rico. Dopo
aver attraversato un totale di 18 paesi (Stati
Uniti, Canada, Messico, Guatemala, Salvador,
Honduras, Nicaragua, Costa Rica, Panama,
Colombia, Venezuela, Ecuador, Perù, Bolivia,
Argentina, Cile, Paraguay, Brasile) e superato
ben 64 controlli doganali, l’Aziza 3 viene imbarcata
nel porto di Rio de Janeiro sulla motonave
Augustus per rientrare in Italia.
Le altre Aziza:
Aziza 4: Ford Transit – viaggio Italia-Ceylon
Aziza 5: Fiat Campagnola viaggio Australia-
Nuova Zelanda
Aziza 6: UAZ 452 offerto nel 1980, contro
pubblicità, da Martorelli (allora importatore
in Italia dei veicoli UAZ). Con questo mezzo
Cirani visitò 10 Paesi in Europa (Spagna.
Francia,Gran Bretagna, Irlanda, Islanda, Germania,
Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia).
Aziza 3
Con Aziza 3, Cirani si dichiarava soddisfatto
di aver finalmente la macchina ideale per affrontare
un viaggio avventura.
Per allestire il mezzo furono necessarie 800
ore di lavoro per un totale di 900 mila lire
dell’epoca, oltre al costo della Land Rover.
Tra gli accessori all’esterno, l’air camping,
diverse taniche di carburante, doppia ruota di
scorta e, accanto ai fari supplementari, una
presa d’aria per aumentare la ventilazione
all’interno dell’abitacolo. Inoltre, sul portapacchi
era montata una scaletta pieghevole
ideata da Cirani, dotata di monopiede telescopico
che Nino usava per foto e cineriprese.
In tal modo era possibile riprendere da oltre 4
metri dal suolo.
82
Perché il nome Aziza
All’interno invece varie apparecchiature fotografiche,
il frigorifero, fornello da cucina,
un fucile Franchi calibro 12, una carabina automatica
Jager calibro 22 e uno speciale circuito
in sottile tubo di rame con rubinetto in
ottone che portava vicino al cruscotto, a portata
di mano, l’acqua di un apposito serbatoio
che è stato ricavato all’interno del parafango
anteriore sinistro, usato per rinfrescarsi durante
la guida.
Il nome nasce nel deserto africano,
quando Cirani con la propria
Land incontra un camionista arabo,
a bordo di un gigantesco camion. Lo
stesso camionista, vista la “piccola”
land, esclamò “aziza”, in arabo “carina”.
Da quel momento tutti i mezzi
di Nino Cirani sono stati battezzati
col nome di aziza, più il numero del
mezzo.
83
84
t o u r s
AFRICA – SAHARA
1975-76
Viaggio in Nord Africa
con una LAND ROVER 88 SERIES III
Testo e foto: Edoardo Romagnoli
Ricordo che la preparazione del viaggio è durata mesi.
La mia Land Rover aveva già 70.000 km e mi aveva già portato a Capo
Nord. Prima della partenza per l’Africa è stata completamente revisionata:
frizione, differenziali, semiassi, giunti e impianto elettrico sono stati
esaminati; alle balestre è stato aggiunto un foglio e le boccole sono state
sostituite, rinforzandole.
Ho fatto applicare all’esterno della carrozzeria quattro robuste portataniche,
due davanti e due dietro e anche la griglia del radiatore è stata sostituita
con una in metallo appositamente disegnata.
Il carico è stato fatto con grande cura utilizzando gli spazi suddivisi da una
struttura in legno appositamente da me costruita.
Ho diviso il cassone posteriore della Land Rover in tre scompartimenti
longitudinali paralleli ottenuti con due pannelli di compensato dello
spessore due centimetri. Lo scomparto centrale aveva la larghezza e la
lunghezza sufficienti per contenere sei taniche. Ogni scomparto laterale è
stato diviso in tre settori: un settore per vestiti e medicine, uno per i sacchi
a pelo e vari, uno per i pezzi di ricambio e gli olii, uno per il fornello e
le lampade, due per cibo e vettovaglie. Sopra a questi due scomparti sono
85
86
stati sistemati due coperchi, sempre di compensato, con la duplice funzione
di ridurre l’infiltrazione di polvere e sabbia nei vari scomparti e che insieme
a due prolunghe ricoprenti anche lo spazio tra lo schienale del sedile
anteriore e il cruscotto, fungevano da base per i materassini per dormire.
Ho costruito il portapacchi con tubi in ferro di sezione quadrata successivamente
zincati e con tiranti in acciaio inossidabile. La sua funzione era
di portare quattro taniche di gasolio, una ruota di scorta, stuoie e le ghirbe
dell’acqua.
Eravamo un gruppo di sei amici: Edo e Luca, Benedetta e io su due Land
Rover 88 III Serie, Tofi e Corrado su una Gaz 69 M.
Prima di partire ci siamo dovuti preoccupare di ottenere i visti d’ingresso
per il Mali e il Niger. Erano inoltre necessari sia il libretto internazionale
che la patente internazionale. Alla farmacia Pasteur di Parigi abbiamo trovato
gli specifici sieri antivipera e scorpione sahariano.
87
Ci siamo anche molto allenati nello smontare e rimontare gomme manualmente
con le apposite leve.
Per quanto riguarda la cartina geografica, ci siamo affidati alla Michelin
1/4000 000 n.153 Afrique Norde et Ouest.
Ci siamo imbarcati a Genova il 19 dicembre 1975 a mezzanotte.
Dopo una traversata di due giorni siamo arrivati a Tunisi e siamo subito
partiti per El-Oued dove abbiamo incontrato le prime bellissime dune.
Ogni tanto scorgevamo un gruppo di palme sbucare da un avvallamento
giallo oro, paesini con case a cupoletta e sciami di bambini.
L’oasi di Timimun la ricordo molto bella.
Come sempre in questi casi il paese vero e proprio è costruito a qualche
centinaia di metri dal palmeto per non intaccare questo miracolo della natura
in mezzo al deserto. Il palmeto è verdissimo, tutto coltivato a grano,
peperoni, cipolle e pomodori; il sistema di irrigazione, che è formato da
decine di canaletti e qualche vasca, funziona perfettamente. Qui tutto è
prezioso e ogni metro è sfruttato al massimo.
In contrasto, il paese è formato da case di fango secco con i segni ancora
visibili delle impronte delle mani che le avevano costruite.
Le strade, polverose e sabbiose sono molto larghe, le piazze immense.
C’è tanto spazio e c’è un misto di automobili, cavalli, cammelli, asinelli e
un grande viavai di gente.
Trascorriamo il Natale ad Adrar e mangiamo il panettone.
Fino ad Adrar abbiamo viaggiato sull’asfalto, da lì in poi ci aspetta la Bidon
5, la famosa pista che attraversa il Sahara.
Passiamo due giorni in attesa che arrivi il numero di auto necessario per
la formazione del convoglio, obbligatorio per avere il via di Polizia, Prefettura
e Dogana.
Occupiamo il tempo con le operazioni di verifica dei livelli dell’olio del
differenziale, cambio, ridotte, motore e sterzo, operazioni che ripeteremo
molte volte durante l’intero viaggio.
Facciamo il pieno di gasolio: 290 litri per macchina sistemati nel serbatoio
e 12 taniche; e di acqua: 70 litri sistemati in due taniche e 3 ghirbe.
Abbiamo tutto il tempo per guardare le altre macchine e conoscere i nostri
compagni di convoglio; con noi partiranno: due Peugeot 404, due Renault
16, una Citroen 2 CV con due giovani francesi, un Ford Transit ed una
Range Rover tedesca con un improbabile equipaggio composto da quattro
persone di età molto diverse.
Al momento del via noi partiamo per ultimi e ci accorgiamo con stupore
che il convoglio voluto dalle autorità locali, per ragioni di sicurezza e per il
quale abbiamo perso tre giorni, dopo poche ore si è dissolto.
88
Ognuno, nell’immensità del deserto, procede secondo le
proprie capacità e possibilità.
La pista è segnata ogni 5 km da un bidone, ma essendo
praticamente impercorribile per il fondo disastrato, centinaia
di piste secondarie si dipartono da essa e qui sta il
pericolo di perdersi.
Il paesaggio è piatto, il terreno è costituito da un sottile
strato di sabbia e da una miriade di piccoli sassi.
Al tramonto siamo soli e ci accampiamo con le macchine
a stella, con i catarifrangenti rivolti verso l’esterno per
evitare che qualche camion ci possa investire.
Il silenzio è assoluto e le stelle tutto intorno fino all’orizzonte
formano una cupola metafisica.
A livello del Tropico del Cancro si trova un lungo tratto
sabbioso, se si alza il vento la visibilità si annulla quasi
completamente.
Per questa evenienza avevamo deciso di adottare un sistema
per non perderci: ad ogni bidone scrivevamo su un
foglio di carta i km indicati dal tachimetro in modo che,
89
90
se fossimo stati indotti a imboccare una pista sbagliata, saremmo
stati in grado di sapere che entro un determinato cerchio di km, tornando
indietro, c’era sicuramente un bidone di salvataggio.
Dopo tre giorni di guida faticosa e molto divertente arriviamo a Bordj
Moktar, ultimo agglomerato di case algerino prima del confine tra
Algeria e Mali e lì con sorpresa ritroviamo le due Renault; una ha
subito un principio di incendio e l’altra ha il parabrezza infranto, ma
sono ancora validissime per quanto riguarda le parti meccaniche e
riprenderanno presto la corsa.
Il giorno successivo attraversiamo un tratto che potremmo definire
“terra di nessuno” e arriviamo a Tessalit, primo avamposto maliano
e lì rivediamo la 2 CV; è come nuova!
91
Nei due giorni successivi raggiungiamo Gao in un paesaggio che si modifica
per la presenza di cespugli, erbe e arbusti che si fanno via via sempre
più numerosi.
Festeggiamo il Capodanno con qualche spiedino e molta birra e il mattino
dopo ci mischiamo alla folla del caratteristico mercato.
Conciatori di pellame, ciabattini seduti in fila sotto le tende raschiano,
tagliano e battono ognuno il proprio pezzo.
Velocissimi sarti misurano, tagliano e cuciono abiti blu.
Le donne intrecciano vimini con mani agilissime, altre vendono miglio,
grano, verdura, frutta e i caratteristici blocchi di sale, elemento preziosissimo
in queste zone.
Da Gao a Niamey costeggiamo il Niger.
92
La presenza del fiume costituisce un vero e proprio richiamo di vita: largo
e piatto scorre fra sponde paludose e gruppi di palme, acacie e arbusti
spinosi. Mandrie di buoi, greggi di ovini e galline impazzite attraversano
spesso la strada. I villaggi si succedono con molta frequenza. Le capanne
sono basse e tonde, costruite con stuoie multicolori e sostenute da un unico
palo di legno.
Gruppi di donne pestano i cereali in contenitori alti e stretti. Gli uomini
attingono l’acqua dai pozzi con l’aiuto dei cammelli o degli asini.
In questo tratto di strada buchiamo più volte le gomme, è un vero tormento,
specialmente verso sera, poiché durante le operazioni di sostituzione
del pneumatico ci troviamo assaliti da nuvole di zanzare e di altri insetti.
93
Abbiamo percorso 1.870 km da Adrar (inizio “Bidon 5”) e solo ora, a Tillabery,
troviamo il gasolio. Due anni dopo si sarebbe svolta la prima Paris
– Dakar, sicuramente questo evento avrebbe portato una moltiplicazione
dei punti dove potersi rifornire.
Arriviamo a Niamey. Questa città, pur mantenendo caratteristiche tipiche
dei luoghi in cui ci troviamo, mostra già segni inequivocabili di contaminazione
europea. Fa spicco il ponte Kennedy, costruito nel 1970, di
moderna concezione, sempre percorso da automobili, cammelli, asini e
biciclette; ci troviamo davanti all’anello di congiunzione di due mondi, da
una parte quello delle capanne, dall’altro quello del cemento armato.
Il traffico è composto perlopiù da Peugeot 404, Citroen 2 CV, Renault 4 e
da autocarri Berliet.
Dopo due giorni di albergo, ripuliti e rifocillati lasciamo Niamey con direzione
Est Nord-Est e percorriamo la pista che, attraverso Filingué, Talcho,
Tahoua, In-Gall ci porta ad Agadez.
94
Si tratta di 1050 km per lo più di pista normale, con la solita tôle ondulé e
qualche tratto con imprevedibili buche.
La cartina Michelin segnalava 130 km tra Filingué e Tahoua, in realtà sono
230! Ci siamo sempre chiesti se fosse un errore di stampa o di misurazione.
Giunti ad Agadez, luogo più “turisticizzato” dei precedenti, ci fermiamo in
un campeggio ben attrezzato gestito da un anziano signore francese.
Ci tratteniamo una giornata per verificare le condizioni delle macchine,
approvigionarci di carburante e rintracciare la guida Fall Arnaud (BP 113
Agadez) che ci è stata segnalata come la migliore e assolutamente necessaria
avendo deciso di seguire una pista “interdite” che, attraverso Iférouane,
raggiunge Tamanrasset.
Dopo aver informato telegraficamente le nostre famiglie dell’itinerario
che intendiamo seguire, partiamo verso le 13 dell’8 gennaio insieme a Fall
Arnaud, un uomo molto riservato, sui sessant’anni, dall’aspetto molto affidabile.
La pista, nella cartina Michelin, è segnata in
verde: infatti il paesaggio è splendido. Si sale
e si scende di continuo tra gole e picchi neri
lucidi, si percorrono letti di fiumi di sabbia
dorata. Si attraversano piccole oasi di palme
verdi e altissime. Vicino a Timia ecco una cascata
e un piccolo lago in mezzo al deserto!
Gli indigeni lo considerano un luogo sacro.
L’acqua scende scintillante entro una gola
formata da rocce nude e senza un filo d’erba.
Nessuno ricerca la sorgente, forse molto lontana,
che dicono essere protetta gelosamente
da un dio dispettoso. Meglio non rischiare.
Due donne Touareg ci vengono incontro con
le loro elegantissime tuniche blu, regaliamo
loro del pane e qualche scatoletta di carne;
restano a guardarci dignitosamente in silenzio.
Il villaggio di Timia, poco lontano, è vivacissimo,
spesso vi si svolgono corse con i
cammelli e tutta la popolazione vi partecipa
facendo gran tifo.
95
Attraversiamo molti “oued” e parecchi passi con ripidissime salite e discese,
ed arriviamo a Iférouane al tramonto. Contro il sole infuocato i
molti alberi, i profili delle capanne, gli uomini, le donne, i bambini sulla
sabbia rosa ricordano il presepio. Incredibilmente i finanzieri nigeriani ci
lasciano ripartire anche se è quasi buio.
La mattina seguente ci alziamo tutti all’alba e iniziano tre giorni veramente
entusiasmanti. Viaggeremo sempre soli, non ci sarà nessuna traccia
davanti a noi e all’orizzonte solo dune, montagne lontane e molti miraggi.
Fall Arnaud è imprevedibile ed eccezionale.
«Un peu plus à droite…attention ici le sable n’est pas bon…voilà, parfait,
tout droit…doucement, doucement…»- e così ci porta con sicurezza per più di
700 km sempre “inventando” la rotta da seguire.
La Gaz comincia ora a darci dei grossi fastidi. Il suo spinterogeno era andato
fuori fase già da tempo, ma con alcuni interventi più o meno ortodossi
eravamo sempre riusciti a tirare avanti. Da alcuni giorni anche il
carburatore non funziona bene e ora sembra che venga a mancare potenza.
La macchina non raggiunge i 60 km/h.
Anche Fall cerca di fare qualcosa ma con scarso successo: cambia le puntine
platinate, pulisce le candele e spurga il carburatore, ma la macchina
non va.
Lentamente raggiungiamo Tamanrasset, la capitale del deserto algerino e
del turismo organizzato.
96
Cerchiamo in fretta un meccanico ma senza successo. Il tempo stringe e
siamo in ritardo. Partiamo ugualmente con la macchina in disordine.
Salutando Fall Arnaud ci scambiamo alcuni regali e la promessa di rivederci.
Incredibilmente dopo quattordici anni di siccità, piogge torrenziali si rovesciano
su questa parte di deserto inondando le piste e rendendole impraticabili.
Occorre cercare il terreno duro e asciutto con lunghi giri di
ricognizione.
A questo punto la Gaz esausta si ferma definitivamente. Decidiamo di trainarla
abbandonando tutto il carico superfluo. Dobbiamo raggiungere Tunisi
in tre giorni per non perdere la nave.
Manchiamo di una sbarra fissa per il traino ma ci aggiustiamo intrecciando
il cavo d’acciaio fra i gradini di una scaletta per la sabbia. Ci alterniamo
alla guida giorno e notte senza fermarci. In venti ore raggiungiamo In-
Salah dove un fabbro ci costruisce la sbarra e ripartiamo.
Finalmente l’asfalto! In cinquanta ore siamo a Tunisi.
Attualmente la mia gloriosa Land Rover si trova in campagna vicino a Lucca,
nel suo “buen retiro”. È sempre di grande aiuto nei lavori nell’uliveto
e ogni tanto si concede una capatina in Corsica.
Si fregia dell’iscrizione al Land Rover Registro Storico Italiano, CMAE e
all’ASI.
www.edoardoromagnoli.it - Instagram: @edoardo_romagnoli
97
t e c n i c a
t e c n i c a
Revisione
corpo farfallato
servofreno
Su richiesta di alcuni appassionati delle
landy storiche abbiamo deciso di riproporre
alcuni articoli tecnici che sono stati
pubblicati sui primissimi numeri di Land italia
magazine, fascicoli che ormai sono difficili da
trovare anche fra gli arretrati.
In questo numero vediamo come revisionare
il corpo farfallato del servofreno montato
sulle versioni diesel delle 88 e 109 SIII.
A cura di: Roby65to
Archivio Land Italia Magazine
L’operazione va fatta quando si riscontra un eccessivo gioco radiale
dell’alberino portafarfalla dovuto all’usura dello stesso (è in ottone)
e delle boccole su cui gira. L’operazione consiste nel sostituire le
boccole, l’alberino della farfalla (ormai difficile da trovare) e l’oring
di tenuta sul collettore, nessuna difficoltà particolare (la parte
più difficile è togliere le boccole vecchie senza danneggiare la sede
in alluminio) e una volta terminato il gioco (e la conseguente infiltrazione
d’aria non filtrata) è scomparso ed il tutto è tornato come
nuovo.
Un lavoro non indispensabile, ma nell’ottica di un restauro totale va
preso in considerazione, anche perché il corpo farfallato completo,
ormai raro, è molto costoso.
98
Per prima cosa si smonta il corpo sfarfallato
dal veicolo, staccando il leveraggio dell’acceleratore,
il tubo che va al servofreno ed il tubo
di sfiato del motore, quindi si svitano i tre
bulloni di fissaggio e lo si estrae dal collettore
di aspirazione.
A questo punto si disassembla rimuovendo le
due viti che fissano la farfalla all’alberino e
togliendola; fatto questo si può sfilare l’alberino
dalla sede in alluminio ed esaminarlo per
vedere se c’è usura in corrispondenza delle
boccole.
Se l’usura è evidente si può cambiare l’alberino
altrimenti si cambiano solo le boccole.
Se l’alberino non si riuscisse a trovare, si
potrebbe far tornire il vecchio e mettere due
boccole con diametro interno inferiore che si
adattino alla nuova misura dell’alberino tornito.
Fatto questo di deve controllare l’efficienza
della valvola di non ritorno sulla quale
è attaccato il tubo che porta la depressione al
servofreno; soffiando dentro l’aria deva passare,
ma se si prova ad aspirare deve risultare
chiusa, se così non fosse va sostituita.
Il corpo farfallato smontato con le parti da
sostituire e quelle nuove pronte da montare.
Una volta fatte queste operazioni si rimonta
l’alberino, si rimette la farfalla con le due viti
(consigliabile una goccia di frenafiletti per
bloccarle) e si rimonta il corpo sfarfallato sul
collettore mettendo un nuovo o-ring, quindi
si riattaccano tubi e leveraggio acceleratore.
Attenzione particolare va prestata alla registrazione
del leveraggio dell’acceleratore. Per
prima cosa ci si deve accertare che il minimo
corrisponda a quanto prescritto (600rpm circa),
se fosse troppo alto il motore fumerebbe
in quanto non basterebbe l’aria che passa dal
foro presente sulla farfalla per bruciare bene
tutto il gasolio.
A questo punto si registra la farfalla in modo
che sia completamente chiusa e il comando
sulla pompa di iniezione lasciandogli un po’
Il corpo farfallato rimontato al suo posto sul
collettore di aspirazione.
di gioco, in modo che premendo l’acceleratore
PRIMA inizi ad aprirsi la farfalla e solo
DOPO aumenti la mandata di gasolio della
pompa CAV, diversamente si avrebbe un motore
che fuma più del normale o un servofreno
poco efficiente.
Ricambi:
o-ring tra corpo sfarfallato e collettore:
587853 (1)
boccola per alberino farfalla: 611795 (2)
alberino farfalla: 597833 (1)
valvola di non ritorno: 587743 (1)
99
c l u b
i nuovi iscritti
001011
chassis 27611035G
001012
chassis 95404313A
001013
chassis SALLDVAB8FA384842
001014
chassis SALLBAAG2AA150625
001015
chassis SALLHAMM4GA446043
001016
chassis SALLDVAY8VA107054
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chassis SALLBABG2AA144226
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chassis SALLHAMV2AA124838
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chassis 90601458A
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chassis 27611035G
REGISTRO STORICO ITALIANO
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ENTRA NEL CLUB
ISCRIVERSI AL CLUB DEL REGISTRO STORICO
ITALIANO, SIGNIFICA FAR PARTE DI UN GRANDE
GRUPPO DI APPASSIONATI COLLEZIONISTI
E CULTORI DELLE AUTO DEL PASSATO CHE
PORTANO IL MARCHIO LAND ROVER.
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UNA GRANDE FAMIGLIA DOVE OGNI SOCIO
POTRÀ TROVARE SODDISFAZIONE ALLA SUA
PASSIONE, IN UN RAPPORTO CON GLI ALTRI
SOCI ALL’INSEGNA DELLA SERENITÀ, AMICIZIA E
COLLABORAZIONE.
LAND ROVER REGISTRO STORICO ITALIANO
Via Farneto 2- 61012 Gradara (PU) - Italy
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Tel. 331 5770456 - Fax 0541 830136
www.registrostoricolandrover.it
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REGISTRO STORICO ITALIANO
RINNOVO QUOTA DI ISCRIZIONE PER L’ANNO 2020
La quota di rinnovo al Club Land Rover Registro Storico per l’anno 2020 è pari
a Euro 90,00 per i soci Ordinari ed a Euro 50,00 per i soci Familiari*.
Per coloro che desiderassero aggiungere anche l’eventuale tessera A.S.I. la quota complessiva è di Euro 140.00 (FORMULA IN
comprensiva a titolo gratuito di assicurazione Europe Assistance), oppure Euro 170,00 per la tessera FORMULA FULL.
Per rinnovare l’iscrizione è necessario effettuare un bonifico al Land Rover Registro Storico utilizzando i seguenti dati:
Codice IBAN: IT52H0623068000000056882719 - Causale: Cognome Nome - Quota rinnovo Registro Storico
Nuove ISCRIZIONI
Per effettuare una nuova iscrizione è necessario:
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compilare la domanda di iscrizione disponibile nell’area Club del sito
registrostoricolandrover.it;
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eseguire il bonifico utilizzando i seguenti dati:
• Codice IBAN - IT52H0623068000000056882719
»»
inviare la domanda d’iscrizione in segreteria.
* Per soci Familiari si intendono coloro che hanno la stessa residenza del socio
Ordinario di riferimento e che sono a loro volta “proprietari” di auto Land Rover.
KIT IDROGUIDA RIVA CALZONI PER SERIES
In Italia negli anni 70 la Riva Calzoni aveva
progettato un servosterzo idraulico per le Land
Rover Series. Oggi, grazie al Registro Storico
, il kit è di nuovo disponibile.
È l’unico servostero installabile sulle Series
che non inficia la storicità del mezzo, in quanto
si tratta di un accessorio installato all’epoca.
Il kit può essere montato anche su mezzi con
guida destra. Si consiglia il montaggio di una
cinghia servizi più lunga, senza dover montare
la doppia puleggia.
Essendo un componente che va direttamente a
influenzare lo sterzo, il montaggio deve essere
effettuato da un meccanico esperto.
Per informazioni contatta direttamente il Registro Storico Italiano Land Rover:
segreteria@registrostoricolandrover.it
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A B B O N A T I
SEI NUMERI A SOLI
48 EURO
L’abbonamento comincerà dal primo numero
disponibile appena verificato il bonifico.
COMPILARE ED INVIARE VIA POSTA, FAX O E-MAIL
IL MODULO SOTTOSTANTE ALL’INDIRIZZO:
Land Italia Magazine
via Farneto, 2, Gradara
61012, PU, Italia
Tel +39 331 5770456
Fax +39 0541 830136
E-mail landitalia@landitalia.com
Rivista bimestrale dedicata agli appassionati di Land
Rover Registrata presso il Tribunale di Pesaro n. 587r.s.
del 12/04/2011. ISSN 2240-7979
PDE - Comunicazione e servizi per il mondo automotive
Direzione, redazione, amministrazione:
Pierluigi Ducci Editore S.a.s
Via Farneto, 2 - 61012 Gradara (PU)
Tel: + 39 331 5770456
landitalia@landitalia.com
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DIRETTORE RESPONSABILE: Giulia Elena Ducci
DIRETTORE EDITORIALE: Pierluigi Ducci
Traduzioni: Lorenzo Rinaldi
Grafica e impaginazione: Eleonora Felisatti - Udine
STAMPA: SanPatrignano - Grafiche - Coriano (RN)
METODI DI PAGAMENTO
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CARTA DI CREDITO DAL SITO WEB
shop.duccieditore.com
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per sei numeri al prezzo di 48 euro
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Via
Hanno collaborato a questo numero con testi e foto:
Pierluigi Ducci, Simona Fumelli, James Taylor,
Paolo Turinetti, Paolo Pisaniello, Roberto De Carlo,
Edoardo Romagnoli.
Altri contributi:
Jaguar Land Rover Media Centre, Jaguar Land Rover
Italia, Land Rover Registro Storico Italiano,
Jacopo Teruzzi, Adam Bennet, Ross N Charlton,
Historics Auctioneers, Silverstone Auctions.
Per pubblicità, redazionali, collaborazioni o altre informazioni
è possibile contattare la redazione:
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Rivista ufficiale del Land Rover Registro Storico Italiano:
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Magazine senza l’autorizzazione preventiva.
Land Italia Magazine si riserva il diritto di rielaborare o sintetizzare il
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Testi e fotografie, qualora non espressamente richiesto all’atto d’invio,
non vengono restituiti.
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La Libreria dell’Automobile, grazie ad una convenzione con il Land Rover Registro Storico Italiano, applicherà
ai Soci del Club lo sconto del 15% sul prezzo di copertina dei libri, in vendita presso il suo negozio di Milano,
attraverso il suo reparto di vendita per corrispondenza (escluse le spese di spedizione) e nel suo stand nelle manifestazioni/fiere
di settore dove sia presente. Inoltre, potrai ricevere gratuitamente, dietro tua richiesta, la rivista
semestrale di auto e moto d’epoca “La Libreria dell’Automobile Magazine”.
Lo sconto non si applica ai Dvd, CD, gadget, calendari, litografie e poster, articoli già scontati, rari o esauriti, riviste.
COME USUFRUIRE DELLA CONVENZIONE. Per ottenere lo sconto è indispensabile presentare la tessera del Club
in corso di validità al momento dell’acquisto o, in caso di ordini per corrispondenza, inviare copia della tessera
per posta, fax o email.
LA CONVENZIONE È ATTIVA PER TUTTI I NUOVI TESSERATI 2020
LAND ROVER di Valentino Ghi
Formato: 24,3x27 - Pagine: 120 - Foto: 350 in b/n e a colori - Brossura con alette - Collana:
Le vetture che hanno fatto la storia - Testo: italiano - € 25,00
La Land Rover venne concepita dalla Rover Company nel lontano 1948 come risposta alla
famosa Jeep Willys, usata durante la Seconda guerra mondiale. In breve tempo divenne
un’istituzione e ambasciatrice dell’industria automobilistica britannica nel mondo. Quasi
subito ci si rese conto delle potenzialità di questo piccolo e agile veicolo multiuso e la
schiera di fruitori si allargò ai corpi militari, ai vigili del fuoco, alle aziende petrolifere, in
pratica a chiunque avesse necessità di muoversi in fuoristrada. In breve tempo tale successo
condusse la Land Rover a svilupparsi e a diversificarsi in numerose versioni dando
vita ad una intera famiglia di varianti sulle quali, a loro volta, molti allestitori crearono
ulteriori serie speciali, spesso pezzi unici. La Land Rover riuscì a tener testa anche alla
terribile crisi che colpì l’industria dell’auto britannica negli anni Settanta evolvendosi poi
sino ai nostri giorni con la famiglia Defender. Una vettura tanto importante non poteva
quindi mancare nella collana “Le vetture che hanno fatto la storia”, in un libro che ne
ripercorre la genesi dalla Jeep Willys alle diverse Serie che ne hanno scandito la produzione,
comprese tutte le versioni militari e le varianti prodotte per l’estero.
SPIDER INGLESI Eleganza, tecnica e tradizione
di Alessandro Sannia
Formato: 19,3x19,3 - Pagine: 360 - Foto: centinaia in b/n e a colori - Cartonato - Testo:
italiano - € 29,00
Le spider sportive, da usare rigorosamente aperte anche quando non c’è il sole, sono una
delle icone della Gran Bretagna, come i taxi neri, le cabine telefoniche rosse, la regina e il
Big Ben. In un Paese in cui il sole c’è solo pochi giorni all’anno, si è sviluppata una lunghissima
tradizione di vetture con carrozzeria scoperta, che ha fatto la fortuna di grandi
marchi della storia dell’automobile. Questo libro ne racconta l’evoluzione, dalle origini
pionieristiche fino ai giorni nostri. Accanto a nomi leggendari come Aston-Martin, Jaguar,
Triumph, Morgan e MG non mancano i piccoli artigiani e i costruttori meno noti.
Cento dei principali modelli sono descritti con un breve testo e una scheda tecnica, il tutto
illustrato da un enorme apparato iconografico. È il libro ideale per chi vuole una panoramica
completa su questa affascinante tipologia di automobili.
www.libreriadellautomobile.it - www.giorgionadaeditore.it