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Trenker_15_IT

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Luis Trenker

Montagna e valle in una vita


Da alpinista a scalatore

sfegatato

Luis Trenker è la montagna. E la montagna è Luis Trenker. Chi si

immagina un alpinista dei tempi classici, ha davanti agli occhi Luis

Trenker: chic, abbronzato, segnato dalle intemperie, in giubba

di loden e pantaloni alla zuava, la corda di canapa sulle spalle e

l’inconfondibile cappello a larghe tese spostato sulla nuca.

E pensare che Luis Trenker è certo un alpinista molto bravo, ma

sicuramente non un alpinista eccezionale. Uno che già a otto anni,

guardiano di pecore a Colfosco in val Badia, prova le prime scalate,

uno che come prima, rilevante esperienza di arrampicata cita la salita

ai 2.665 metri del Sassongher a rimorchio del padre, in vetta “a un

memorabile senso di libertà mai conosciuto prima”.

Ben presto Trenker fa diventare questa passione il suo lavoro

(secondario), nel luglio 1912 gli viene rilasciato il suo primo “libretto

di aspirante portatore” e inizia quindi la carriera di guida alpina, nel

pieno della sua fase Sturm und Drang che lo porta a compiere dieci

prime ascensioni, in parte difficili per quei tempi: da quelle sulla parete

nordest del Grande Campanile di Murfreit a quella della Fessura Trenker

sulla Prima Torre del Sella fino all’ultima nel Gruppo del Cristallo (1944).

La sua impresa alpinistica più importante resta però senza successo: il

tentativo di una prima ascensione con Hans Dülfer lungo la parete nord

della Furchetta naufraga a cento metri dalla vetta, il ritiro drammatico dalla

parete in piena tempesta segna Trenker fino al midollo per tutta la vita.

Dunque Trenker non diventerà mai un alpinista di eccellenza, e tuttavia:

l’arrampicata in montagna sarà il fondamento della sua carriera

cinematografica e la base della sua fama come personificazione dello

scalatore appassionato. Spesso, chi va in montagna lo sa, solo con

una deviazione si arriva al traguardo.

Il mio amico

Hans Pescosta

“Lo colloco più in alto

di quanto faccia la storia

dell’alpinismo. Arrampicava

davvero molto bene.”

(Reinhold Messner su Luis

Trenker)

Io



Trenker e i 10 comandamenti

dell’alpinista

1. Non iniziare un’escursione in montagna di

cui non sei all’altezza, tu devi essere superiore

alla montagna e non la montagna a te.

2. Devi preparare ogni scalata in modo accurato

con la testa e con le mani.

3. In montagna non devi dimenticare la tua

educazione e la tua formazione.

4. Non devi adornare il paesaggio con cocci di

bottiglia, gusci d’uovo, rifiuti di frutta, pezzi

di carta, scatole di sardine e immondizie.

5. Devi tenere in gran rispetto il cameratismo

di montagna.

6. Devi rispettare il rifugio, come se fosse la

tua casa e il tuo focolare.

7. Non devi rubare! Non devi rubare ad altri

la tranquillità e la pace in montagna né

la solitudine e la veduta delle vette.

8. Non devi mentire, millantare, fare lo

spaccone! Anche la salita più difficile

è poca cosa, se la misuri con altre prestazioni

umane.

9. Devi tutelare l’onore della tua associazione

e l’onore della grande comunità a cui la

montagna ti dà accesso.

10. Non devi profanare la montagna con la

brama dei record. Devi cercare la sua anima.

Trenker è un fan dell’arrampicata pulita,

che utilizza i mezzi tecnici di supporto

solo per la sicurezza. Il suo

comandamento risale al 1931:

“Alla roccia leale

non devi conficcare

in corpo nessun ferro

disonesto che non sia

necessario.”

“Nessun maestro è

ancora caduto dal

cielo, alcuni dalla

montagna, però, sì.”

“Di gradino in gradino, di

sporgenza in sporgenza, si

saliva sempre più in alto.

Tra scalare, aspettare, fissare

e risalire, il tempo volava.”

(sul suo primo tour sul Sassongher, 1900)

Ecco le mie

nuove scarpe:

cuoio solido, ben

chiodate, pesano

solo tre chili.



Grande e piccolo schermo

Trenker diventa così una delle

prime star del cinema tedescho

di attrazione internazionale e uno

dei padri del “Bergfilm”.

L’audace lotta nelle e per le montagne,

l’eroismo alpino, l’idealizzazione della patria e del mondo

della montagna rispetto alla grande città: questi sono i

soggetti che dapprima assicurano a Trenker il favore di

nazisti e fascisti, ma provocano poi il dilemma.

Caduto in disgrazia a inizio degli anni Quaranta,

a Trenker viene imposto il divieto di

lavorare nel Reich tedesco, e tuttavia nel

dopoguerra proprio la sua vicinanza ai

regimi rende difficile un nuovo inizio.

Girare in montagna

ha anche svantaggi.

Trasportare questi

mostri quasi ci rompe

la schiena.

Da attore occasionale a star del grande schermo: gli oltre 60 tra film

e produzioni tv di Luis Trenker hanno qualcosa del sogno americano.

Ma non è stata un’ascesa impeccabile, bensì una carriera segnata da

alti e bassi e da cadute (anche ideologiche).

La scoperta di Trenker per il cinema è da attribuire al pioniere del film

di montagna Arnold Fanck, che lo ingaggia nel 1923/24 per “Der Berg

des Schicksals” (la montagna del destino), in un primo momento come

consulente in materia. Poiché però l’attore scelto come protagonista conosce

le montagne solo per sentito dire, gli subentra Luis Trenker. Nel

1928 avviene il suo debutto come co-regista in “La grande conquista”,

nel 1931 segue “Montagne in fiamme”, il primo di una dozzina di film

nei quali tutto è opera di Trenker: sceneggiatura, regia, ruolo principale.

Solo nei primi anni Cinquanta Trenker si rimette in piedi sul piano cinematografico,

cominciando dai film sulla Heimat (la terra natia) per il grande

schermo per puntare poi soprattutto su documentari per la tv. I temi sono

quelli noti, i titoli dicono tutto: si parla della strada delle Dolomiti, della primavera

in Alto Adige, del Catinaccio di Re Laurino. Il piccolo schermo diventa

sempre più il medium di Trenker:

con specifici programmi tv e una

lista infinita di documentari.

Per gli Universal Studios Trenker gira

versioni americane dei suoi primi film.

La “dannata nostalgia” (parole di Trenker)

e la situazione politica generale portano

alla fine di questa collaborazione.

Nel 1982, a 90 anni, firma

la sua ultima regia. Il tema?

Ovvio: “L’Alto Adige e le sue

guide alpine.”



1928 La grande conquista

1929 Legione bianca

1930 I cavalieri della montagna

1931 Montagne in fiamme

1932 Il grande agguato

1933/34 Il figliol prodigo

1936 L’imperatore della California

1936/37 Condottieri

1937/38 La grande conquista

1938 Lettere d’amore dall’Engadina

1939/40 Il ribelle della montagna

1943/49 Monte Miracolo

1949/50 Barriera a Settentrione

1955 Il prigioniero della montagna

(con un giovane Pier Paolo Pasolini)

1956 Von der Liebe besiegt (vinto dall’amore)

1957 Wetterleuchten um Maria

(lampi di tempesta attorno a Maria)

1962 Sein bester Freund (il suo migliore amico)

Nel 1936 “L’imperatore della California”

viene premiato come miglior film dell’anno

alla Biennale di Venezia, altri due film

di Trenker sono premiati a Venezia nel

1935 (“Il figliol prodigo”) e nel 1937

(“Condottieri”).

“Non ho rappresentato

il nemico peggio

dell’amico: ovunque

tipi in gamba, ovunque

poveri diavoli.”

(sul suo film sulla Grande Guerra

“Montagne in fiamme”, 1931)

“Il figliol prodigo” (1933/34) è

ambientato non solo sulle montagne, ma

anche nelle voragini dei grattacieli di New

York. Con il suo sguardo oggettivo sulle miserie

provocate dalla crisi economica, il film viene

considerato un precursore del Neorealismo.

“Così solo e

piccolo davanti

a questa enorme

città, mi sono

detto: qui devo

fare un film.”

(su New York e “Il figliol

prodigo”, 1933/34)



I set del film “Il figliol prodigo” non potrebbero essere più diversi:

si gira nella tempesta sulle Alpi ...

... e tra i grattacieli di New York.



Coinvolto dai regimi

Fare film: per la sua passione (e il suo lavoro) Luis Trenker non teme

neppure il patto con il diavolo, o meglio: il patto con i diavoli. Tanto

nell’industria cinematografica tedesca guidata dai nazisti che in quella

italiana fascista Trenker cerca di affermarsi, in parte con grande

successo, in parte meno.

Sono i temi e il linguaggio dei

film di Trenker a suscitare

l’interesse non solo del pubblico

tedesco ma anche dei vertici

nazisti. Come annota Joseph

Goebbels nel 1933 nel suo

diario: “Film serale. Luis Trenker,

“Il ribelle”. Prova eccezionale.

Un risveglio nazionalistico. (...)

Hitler è entusiasta.” Temi eroici

e immagini potenti rientrano

nell’ideologia, affascinano

Goebbels, impressionato anche

da film come “La corazzata

Potemkin” di Eisenstein,

“I nibelunghi” di Fritz Lang o

“Anna Karenina” di Edmund

Goulding con Greta Garbo. Tra il 1934 e il 1940 escono quindi nelle sale

tedesche sei film di Trenker, fra essi il dramma “Condottieri” sui Medici.

Anche sul piano letterario Trenker non evita la vicinanza al nazionalsocialismo.

Appaiono così a fine anni Trenta diversi romanzi a suo nome,

anche per la casa editrice Franz Eher in mano al NSDAP.

Già il film “Condottieri”, che provoca l’irritazione del regime nazionalsocialista,

porta a un sensibile raffreddamento, poi nel 1940 la rottura:

nella fase delle Opzioni sudtirolesi Trenker rinvia la sua decisione,

per Goebbels una rottura del rapporto di fedeltà: “Tenere a bada,

mostrarsi amichevoli ma dare

il benservito”, questo il suo

giudizio dopo un colloquio con

Hitler. Trenker cerca di invertire

la rotta, opta nel 1940 per la

Germania e entra nel NSDAP.

Troppo tardi, evidentemente:

nel 1942 c’è per Trenker ancora

un ruolo nel film di propaganda

“Germanin”, ma poi gli viene

proibito di lavorare.

Luis o Luigi?

L’importante è che

abbiano scritto

giusto “Trenker”!

Al divieto ha contribuito anche

la vicinanza di Trenker al regime

di Mussolini, visto con diffidenza

a Berlino: da qui Trenker si era

trasferito nel 1940 a Roma con

la speranza di poter lavorare

più facilmente.



“Non devi portare la

politica e la polemica

sulle montagne.”

Dopo la guerra, come molti altri, Trenker cerca di rimettersi in piedi,

cosa che gli riesce a metà degli anni Cinquanta quando si afferma

gradualmente come esperto di montagna per la tv della Repubblica

tedesca. E vengono anche ripubblicati i suoi libri di montagna degli

anni Trenta, dallo stesso Trenker “denazificati” nel linguaggio e nei

contenuti.

Nel 1938 Trenker viene ammonito dalla

Theaterkammer del Reich, perché la sua

agenzia di Vienna procaccia anche attori ebrei.

A Trenker addebitano di aver copiato il soggetto del film storico

“Condottieri” dal parroco carinziano Michael Paul Moser. Trenker

respinge sempre tale accusa, ma è condannato per plagio e

graziato nel 1940. Da Adolf Hitler.

“Questo pezzo di maiale

in Sudtirolo non ha optato

per noi.”

(Joseph Goebbels su Trenker,

1940)

“Lei, mio Führer, (...) può

stare certo che al momento

giusto io so esattamente a

chi dare ascolto e da che

parte devo stare.”

(in una lettera a Hitler, 1940)

Nel lavoro Luis Trenker resta fedele alla sua

madrelingua, o meglio: la lingua del padre. Anche

i film nell’Italia fascista sono girati in tedesco.

Tutti rispondono ai suoi comandi: nella lavorazione di gran parte

dei suoi film tutto converge su Luis Trenker.



Montagne da copertina

Non solo il grande e il piccolo schermo fanno di Luis Trenker una

star in Germania, ma anche articoli di giornali e libri che ben presto

riempiono gli scaffali. Trenker inizia precocemente

ad accompagnare la sua attività

anche sul piano letterario, a cominciare

da volumi sulla montagna e sullo sci, poi

con versioni letterarie dei suoi copioni, ad

esempio di “Montagne in fiamme” (1931)

o di “Il ribelle” (1932). Segue una lista

quasi infinita di pubblicazioni, tra cui oltre

una dozzina di romanzi.

Solo che non sempre al Trenker sulla copertina

del libro corrisponde il Trenker autore,

in quanto non è sempre del tutto chiaro fin

dove arrivi l’effettivo contributo letterario

della star del cinema. Sin dagli inizi Trenker

fa ricorso a una serie di “collaboratori”. Chi

ha effettivamente ideato e scritto cosa è una

questione che nel 1954 ha interessato persino

il tribunale, quando Fritz Weber, ex camerata di

guerra di Trenker, reclama la paternità di quattro romanzi pubblicati

da Trenker fra il 1938 e il 1942, tra cui il bestseller “Hauptmann

Ladurner” (tiratura 195.000 copie). Trenker si oppone sempre a

questa tesi, la vertenza si conclude con una transazione.

Den förlorade Sonen:

Come si dice “autore di

successo” in svedese?

“Se i nomi dei grandi attori (…)

sono quasi dimenticati, non c’è invece

nessuno tra chi ha visto un suo

film o letto un libro sulle montagne

che non conosca il suo nome.”

(Carl Zuckmayer su Luis Trenker)

“Montagne in fiamme” ottiene

il Premio della Città di Vienna

come miglior libro dell’anno.

Malgrado tutto la combinazione

montagne-Trenker tira anche tra le

copertine dei libri. Negli anni Cinquanta

e Sessanta la Germania legge romanzi di

Trenker dai titoli altisonanti come “Duell

in den Bergen” (duello tra i monti),

“Schicksal am Matternhorn” (destino

sul Matterhorn) o “Das Wunder von

Oberammergau” (il miracolo di

Oberammergau), mentre negli anni

Settanta il nome di Trenker accompagna

una serie di volumi fotografici

sulle Alpi.

Il Trenker narratore di

talento ha raccontato

anche la sua storia

personale: nel 1965

nell’autobiografia

“Alles gut gegangen”

(è andato tutto bene).



Raccontare storia e storie

1962: il suo ultimo film “Il suo migliore

amico” è stato un flop al botteghino,

i brevi documentari - “film culturali”,

come lui li chiama - non sono un veicolo

adatto per una star. Luis Trenker

si ricorda allora del suo vero talento:

raccontare storie.

“Grüß Gott, meine

liabn Buben und

Madeln...” (salve,

miei cari ragazzi

e ragazze).

In tutto ciò che fa, Trenker è in primo luogo un narratore. Racconta

storie, a volte vere, a volte inventate, a volte che ruotano attorno

a un punto centrale. Quelli che sembrano gli stessi avvenimenti si

sviluppano in maniera sempre diversa a seconda del contesto, del

pubblico e anche della forma quotidiana, così che Trenker ha qualcosa

di un Münchhausen: la sua arte affabulatoria, il suo carisma e

la dote di catturare le persone con il modo di raccontare.

Questa dote appare ereditata per parte di madre, “perché mia

madre era una donna gentile, amabile, che raccontava volentieri”,

dice lo stesso Trenker. E così questo talento diventa la base della

seconda, ancora più splendente carriera di Luis Trenker: quella

del narratore di storie in tv. Già nel 1959 il Bayerische Rundfunk

trasmette una prima puntata con Trenker, dal 1960 al 1973 saranno

complessivamente quasi 50. Il titolo è un programma: “Luis Trenker

racconta.”



Con questa e altre trasmissioni rivolte al pubblico giovane Trenker

si afferma come un cult, è regolarmente ospite nelle case della

Repubblica federale, diventa la quintessenza narrante delle montagne,

raccontando senza riprendere fiato, saltando di palo in frasca,

senza un copione, gesticolando in modo agitato. Ma entusiasmando

centinaia di migliaia di telespettatori. Permanentemente.

Non appena la Bayerische

Rundfunk trasmette il mio

programma, arriva la posta

dei fan nella cassetta delle

lettere.

“Non ho mai avuto

un testo scritto,

prima di andare in

onda pensavo in modo

casuale a cosa volevo

comunicare, poi nel

frattempo mi veniva

in mente qualcosa

che all’inizio non

era previsto.”



Bera Luis

“Il Sassolungo è la montagna più bella

delle Dolomiti, come un castello di un

altro mondo.” Luis Trenker non poteva

smentire la sua natura: era gardenese

da cima a fondo, uomo di mondo e

patriota locale in uno.

Ortisei, dove nasce, era allora ancora

un paese di montagna austriaco in

piena trasformazione. Uno dei due

tradizionali pilastri economici - l’arte

dell’intaglio del legno - poggia ancora su basi solide, ma l’importanza

dell’agricoltura sta rapidamente calando. Viene soppiantata dal

turismo, e per il piccolo Luis è sempre affascinante vedere stranieri

scendere dalla diligenza postale che passa due volte al giorno

davanti a casa sua. “Erano principalmente scalatori con grandi zaini,

una piccozza alpina sottobraccio, una corda sopra, accompagnati da

un paio di guide alpine”, descrive Trenker.

Malgrado l’essere uomo di mondo, Luis Trenker si è sentito gardenese,

ladino per tutta la vita: questo grazie alla figura che ha segnato la

sua infanzia. Non tanto il padre, il tirolese Jakob, quanto la madre

gardenese Carolina (anda Carlina dla Cademia), “la buona mamma

che ci ha sempre tenuti intorno a sé come la gallina i suoi pulcini.”

La mamma sa cosa la

musica significhi

per me: mi ha ricamato

lei la dedica

sulla custodia per

il violino.

La figura che ha plasmato la sua vita: Luis Trenker

con la madre Carolina e il figlio Luis Ferdinand. 1939



Pregnante per il piccolo Luis è però anche l’isolamento della valle che

è il centro del suo mondo infantile: “Per noi bambini il mondo finiva

dove finiva la valle, quindi sul Sella, e nell’altra direzione sul Renon,

dove il sole tramontava”, raccontò una volta. Nella sua vita questi

confini Trenker li avrebbe superati, come già molti giovani gardenesi

prima di lui, andando a vivere a Berlino e Roma e a lavorare a

Hollywood. Tuttavia, al centro della sua esistenza resta sempre la

val Gardena, che lui conduce a un grado inimmaginabile di notorietà

con film, documentari tv e libri. Trenker non si meraviglia di questo:

“Qui è fin troppo bello ...”

Con il padre tirolese Luis Trenker parlava in tedesco, ma la sua

madrelingua era il ladino. “Per me questa lingua particolare

racchiude in sé tutta la magia della mia terra.”

“Bisogna prima perdere

la Heimat, per

poterla possedere

completamente.”

“Ciò che il Matternhorn è

per la Svizzera, è per noi

il Sassolungo: solo che è

un po’ più dolce, più bello,

più gotico, direi.”

Per i gardenesi Luis Trenker è “Bera Luis”. “Bera” significa “padre”,

“capostipite” e si intende come titolo onorifico per coloro che un tempo

erano i più anziani del paese: gli uomini più influenti della comunità.

Alto Adige sempre presente nell’opera di Trenker: scene dal film “Il figliol prodigo”

girate sull’Alpe di Siusi con gli abitanti del luogo impiegati come comparse.



Il marchio (verde) Trenker

Cappelli Trenker e corda Trenker, speck Trenker e vino Trenker:

diventare un cult rende Trenker interessante anche per l’industria

della pubblicità. Raffigura la terra, la freschezza, la naturalezza,

allo stesso tempo però la garanzia di tutto ciò che nelle montagne

promette qualità.

Contemporaneamente, e soprattutto, Trenker è ambasciatore di

due marchi: quello personale, naturale che rappresenta in film,

libri, programmi tv, e il marchio Alto Adige. Fa promozione alla sua

terra senza sosta, ad ogni occasione la elogia con entusiasmo e

contribuisce al vertiginoso slancio del turismo nel cuore delle Alpi.

Questo slancio ha anche un rovescio della medaglia, che a partire

da fine anni Sessanta Trenker richiama sempre più alla coscienza:

la distruzione dell’ambiente, l’urbanizzazione del paesaggio.

Contro questi interventi Trenker si scaglia in maniera decisa, come

dimostra il suo impegno contro la costruzione della “Alemagna”,

un’ulteriore autostrada nelle Alpi che dovrebbe collegare Venezia

e Monaco attraverso le Dolomiti. A livello mediatico Trenker

utilizza tutti i canali contro il megaprogetto, ma dietro le quinte

sa anche fare leva sui suoi rapporti, in particolare con la politica

bavarese.



Il mio borsalino:

a volte mi

meraviglio che

non abbia ancora

attecchito.

“L’Alpe di Siusi, un tempo

un vero gioiello, è stata

inquinata da automobilisti

senza rispetto, deturpata

da mastri muratori con

costruzioni improvvisate

di pensioni e hotel.” (1965)

“È tempo di fermare

Da dove arrivi questo impegno di Trenker per la natura e il paesaggio

è fuori di dubbio: non è un calcolo, non una strategia, non

una moda alla quale vuole adeguarsi. È invece il profondo senso

di amore per la sua terra e le sue montagne. Non per nulla già nel

1931 elencava come quarto dei 10 comandamenti dell’alpinista:

“Non devi moltiplicare il paesaggio che attraversi e non devi adornare

la grande natura di Dio con cocci di bottiglia, gusci d’uovo,

rifiuti di frutta, pezzi di carta, scatole di sardine e immondizie”.

la cosiddetta

urbanizzazione

del nostro mondo

di montagna.” (1974)

“Devi preservare i fiori

e i campi e gli alberi

e l’erba e anche non

inquietare il bestiame

e la selvaggina.” (1931)

“Naturalmente è

importante favorire

il turismo nelle aree

alpine, ma solo a

condizione che flora

e fauna, la purezza

dell’aria, la pace e

la magia della

solitudine restino

salvaguardate.” (1974)

Pausa nelle riprese davanti a uno scenario imponente: Trenker

con la sua troupe, sullo sfondo la silhouette dello Sciliar. 1933/34



Biografia

Il 4 ottobre

Alois Franz

(detto Luis)

nasce a

Ortisei.

Inizia gli studi

di architettura

a Vienna e

in parallelo

lavora come

guida alpina

e maestro

di sci.

L’artigliere

Trenker arriva

in Galizia

come soldato

dell’esercito

austroungarico.

Dopo l’entrata

in guerra

dell’Italia, si

trasferisce a

Forte Verle

(Trentino), poi

comanda una

compagnia di

guide alpine

sul fronte

dolomitico.

Il Sudtirolo

viene annesso

all’Italia,

Trenker

diventa quindi

cittadino

italiano.

Completa

gli studi di

architettura e

apre un ufficio

a Bolzano

con Clemens

Holzmeister.

Debutta da

attore in

“Berg des

Schicksals” di

Arnold Fanck,

pioniere dei

film sulla montagna.

Il titolo di studio

austriaco

di Trenker

non viene più

riconosciuto

in Italia, si

trasferisce a

Berlino.

Sposa Hilda

von Bleichert,

da cui avrà

quattro figli:

Florian, Luis

Ferdinand,

Barbara e

Josef.

Debutta alla

regia con

“La grande

conquista”.

La produzione

cinematografica

di

Trenker attira

l’attenzione

dei vertici

nazisti, egli

aderisce alla

Reichsfachschaft

Film

nazionalsocialista.

Prima assoluta

di “Il figliol

prodigo”,

il film più

importante

di Trenker.

Esce il film

“Condottieri”,

una coproduzione

italotedesca.

Le Opzioni:

tutti i sudtirolesi

devono

decidersi tra

un’italianizzazione

forzata nella

loro terra e

l’emigrazione

nel Reich

tedesco.

1892 1912 1914 1915 1919 1922 1924 1927 1928 1928 1933 1934 1937 1939

Dopo molti

indugi Trenker

opta per il

Reich tedesco

e aderisce alla

NSDAP.

Il ritardo

nell’optare per

la Germania

fa perdere

a Trenker

i favori dei

vertici nazisti,

tutti i progetti

cinematografici

sono

congelati.

Trenker si

trasferisce

a Roma,

in questo

periodo la sua

famiglia vive a

Kitzbühel.

Trenker recita

nel film di

propaganda

“Germanin”,

poi arriva il

divieto di lavorare

nel Reich

tedesco.

Alla fine della

Seconda guerra

mondiale

l’Alto Adige

resta all’Italia.

Esce il primo

film di Trenker

del dopoguerra:

“Monte

Miracolo”.

Nasce il

programma tv

“Luis Trenker

erzählt” (Luis

Trenker racconta)

della

Bayerische

Rundfunk,

Trenker vive

a Monaco e

Bolzano.

”Sein bester

Freund“ è

l’ultimo film di

Luis Trenker.

D’ora in poi

la produzione

filmica si

concentra sui

documentari

sull’Alto

Adige e sulle

montagne.

Trenker inizia

la sua battaglia

contro la

costruzione

dell’autostrada

“Alemagna”

attraverso le

Alpi.

A Trenker viene

assegnata

la Croce d’oro

al merito del

Land Tirolo,

più tardi

la Croce al

merito della

Repubblica

federale.

Il documentario

“Südtirol

und seine

Bergführer”

(L’Alto Adige

e le sue guide

alpine) è

l’ultima regia

di Trenker.

Premiato al

Filmfestival di

Telluride, in

Colorado.

12 aprile:

a 97 anni

Trenker muore

a Bolzano e

viene sepolto

nel cimitero

del suo paese

Ortisei.

1940 1940 1940 1942 1945 1949 1959 1962 1965 1968 1977 1982 1983 1990



Il lascito

Storie interessanti hanno sempre caratterizzato Luis Trenker, anche

dopo la sua morte. Una vicenda è quella relativa alla sua eredità,

che rispecchia la vita di Trenker: senza sosta, sempre ancorata a

nuovi luoghi ma sempre con il ritorno a casa.

Era desiderio di Luis Trenker che la sua eredità fosse custodita nel

Museum Gherdëina a Ortisei. Così già nel 1990 i figli di Trenker -

Florian, Luis Ferdinand, Josef e Barbara - affidarono al Museo una

raccolta di memorie. La gran parte del suo archivio però - corrispondenza,

foto, copioni, manifesti, documenti personali, accessori

di scena, cineprese ma anche la sua attrezzatura da alpinista -

diventò itinerante: a Utting, a Kufstein e a Kitzbühel. Era evidente

che una tale odissea avrebbe avuto conseguenze sull’archivio: una

parte è scomparsa, altre testimonianze sono state danneggiate da

una conservazione inadeguata.

Solo nel 2004, per desiderio della famiglia, l’“Archivio centrale Luis

Trenker” è tornato finalmente nella sua sede definitiva: il Museum

Gherdëina. Qui è stato adeguatamente ordinato, restaurato, catalogato,

archiviato e digitalizzato, da qui è accessibile su richiesta per

scopi di ricerca e qui una parte viene anche esposta al pubblico.

Per i 25 anni dalla morte di Trenker l’esposizione è stata aggiornata:

il visitatore si sente trasportato a casa Trenker, circondato dai suoi

mobili e dai ricordi di alpinista appassionato, di star del cinema,

di autore ed eccezionale narratore. E può percepire il carisma di

Luis Trenker ascoltando i suoi racconti o guardandolo sul piccolo

schermo.

Il Museum Gherdëina si trova a

Ortisei vicino a piazza S. Antonio.

Digitale: www.museumgherdeina.it



IMPRESSUM

Editore

MUSEUM GHERDËINA

I-39046 Urtijëi - Ortisei - St. Ulrich

Cësa di Ladins, via Rezia 83

Ideazione e testo: J. Christian Rainer

Team di progetto: Evi Brigl, Paulina Moroder, Flavia Pancheri, Isabell Pitscheider, J. Christian Rainer

Consulenza scientifica: Kamaal Haque, Carlisle/USA

Ideazione mostra: Isabell Pitscheider

Redazione, direzione progetto: Paulina Moroder

Crediti foto

Tutte le foto © Museum Gherdëina, Archivio Luis Trenker

ad eccezione di:

foto p. 13: Museo Nazionale della Montagna, Torino (manifesto italiano per il film “Condottieri”)

foto p. 19: Movieman Productions, St. Wolfgang (immagini televisive della trasmissione “Luis Trenker

racconta”)

Tutte foto di scena e di famiglia sono state riprodotte da originali conservati nell’Archivio Luis Trenker

presso il Museum Gherdëina. Tutti gli oggetti riprodotti (ad eccezione del televisore) fanno parte del

lascito di Luis Trenker e sono stati footgrafati da Augustin Ochsenreiter.

Copertina: Luis Trenker regista durante la lavorazione de ”Il figliol prodigo“. 1933/34

Retrocopertina: Luis Trenker nei panni di Tonio sul set a New York, foto di scena da ”Il figliol prodigo“

Concetto grafico: Friesenecker & Pancheri, Bz

Stampa: Fotolito Varesco, Ora

© maggio 2015 Museum Gherdëina

Tutti i diritti riservati

Informazioni per visite:

T + 39 0471 797554

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Con il gentile sostegno di:

Storia d’amore nella neve: sul set di “Lettere d’amore dall’Engadina”. 1938



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