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Ecomuseo CARAT - Gruppo Carcare

L’oggetto di studio del gruppo “carcare” riguarda la declinazione costruttiva delle fornaci utilizzate per la cottura della pietra nel territorio del comune di Ragusa.

L’oggetto di studio del gruppo “carcare” riguarda la declinazione costruttiva delle fornaci utilizzate per la cottura della pietra nel territorio del comune di Ragusa.

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ECOMUSEO CARAT

GRUPPO “CARCARE”

LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

FASCICOLO N. 1 - ANNO 2020


FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

COMPONENTI DEL GRUPPO “CARCARE”

COMPONENTI:

Facilitatore: Dott.ssa Modica Loredana

Arch. Colosi Dario

Dott. Geol. Dipasquale Mario

Dott. Geol. Occhipinti Rosario

Dott. Geol. Petralia Massimo

Fotografo Tinè Giancarlo

CONTENUTO FASCICOLO

Il fascicolo contiene in relazione ai dati generali:

- fotografie d’autore paesaggistiche e di dettaglio di Cava Santa Domenica e delle latomie;

- sintesi della funzione delle “carcare”, delle tecniche costruttive e cenno storico sulle “carcare” di Cava Santa Domenica;

- sintesi sullo stato di conservazione dei manufatti indagati;

- localizzazione su carta topografica, georeferenziazioni, aspetti geologici del manufatto e del sito;

in relazione alle singole “carcare”:

- identificazione univoca della “carcara”, dati sul comune di pertinenza, contrada di riferimento e periodo costruttivo, corredata da foto

generali e di dettaglio;

- classificazione tipologia muraria corredata da foto con riferimenti metrici, rilievo architettonico e aspetti architettonici peculiari con

digressione sulle variazioni tipologico-costruttive delle bocche delle fornaci;

- rilievo dello stato di conservazione con la descrizione del degrado e la collocazione su rilievo dei retini corrispondenti al degrado, reso

leggibile dalla presenza della legenda che costituisce l’abaco del degrado, nel quale vengono descritti i tipi individuati e graficati su rilievo.

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

FIG. 2: VEDUTA PANORAMICA DI CAVA SANTA DOMENICA

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

FIG. 3: STRUTTURE IN ACCIAIO PER IL CONTENIMENTO DELLE VOLTE DELLE LATOMIE INSISTENTI SU CAVA SANTA DOMENICA

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

FIG. 4: PARTICOLARE STIPITE INGRESSO DELL’AREA DI ACQUISTO DEI CARICHI DI CALCARI DESTINATI ALLA COTTURA

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

FIG. 5: PARTICOLARE STIPITE INGRESSO DELL’AREA DI ACQUISTO DEI CARICHI DI CALCARI DESTINATI ALLA COTTURA

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

RIFERIMENTI CARTOGRAFICI E GEOGRAFICI

CAVA SANTA DOMENICA

LATITUDINE: 36,922974

LONGITUDINE: 14,728067

QUOTA:

DA 490 A 410 METRI S.L.M.

FIG. 6: FOTO AEREA – GOOGLE EARTH

FIG. 7: STRALCIO CARTA BENI PAESAGGISTICI TAV. 26-3 REGIMI NORMATIVI FIG. 8: CARTA TECNICA REGIONALE SEZ. N. 648050

FIG. 9: CARTA DEI VINCOLI DI PAI DEL CENTRO STORICO

FIG. 10: CARTA GEOLOGICA DEL SETTORE CENTRO MERIDIONALE DELL’ALTOPIANO IBLEO – MARIO

GRASSO

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

ASPETTI GEOLOGICI

CAVA SANTA DOMENICA

CARATTERISTICHE GENERALI (UBICAZIONE)

La Cava Santa Domenica divide in due la parte di Ragusa superiore, sviluppandosi lungo

una direzione est-ovest, fino a congiungersi verso est con Cava Gonfalone. Continua poi,

in un’unica incisione, delimitando a sud l’antico centro abitato di Ragusa Ibla.

Altimetricamente si sviluppa da quota 490 mt. slm, in prossimità dell’ingresso in via

Natalelli, fino a circa 410 mt slm, nei pressi del ponte ferroviario.

CENNI SUGLI ASPETTI GEOLOGICI DEL SITO

La Cava Santa Domenica è interessata da affioramenti di litotipi lapidei carbonatici

oligocenici e miocenici in facies iblea, riferibili in letteratura alla “formazione Ragusa”

(Rigo M. & Barbieri F., 1959).

Tale formazione geologica, riscontrabile in tutto il substrato del centro urbano di Ragusa,

è complessivamente data da un’alternanza regolare di strati calcarei o calcarenitici e di

strati marnosi o calcareo marnosi. È ulteriormente suddivisa in tre livelli in funzione del

prevalere o meno degli strati duri sugli strati teneri e delle caratteristiche

granulometriche. Il livello affiorante all’interno della Vallata Santa Domenica è dato da

un insieme di banchi calcarenitici di spessore massimo 5 mt., intervallati da sottili livelli

marnoso-sabbiosi di spessore pari a 10 -15 cm. In mancanza degli strati marnoso sabbiosi

i banconi calcarenitici si uniscono a formare strati fino a 10 metri di spessore.

La morfologia della vallata è legata ai processi di incisione e dissoluzione delle successioni

carbonatiche ad opera delle acque superficiali e sotterranee, con la creazione di versanti,

talora di elevata pendenza, e la formazione di una morfologia a canyon, tipica di tutto

l’altipiano ibleo.

FIG. 11: FOTO AEREA DAL WEB

Le caratteristiche fisico-meccaniche e geometriche di tale alternanza di calcareniti e calcari marnosi, hanno favorito e condizionato

l’escavazione e l’estrazione di materiale lapideo, usato per l’edificazione del centro storico della città di Ragusa, con la creazione delle svariate

latomie presenti lungo i versanti della vallata stessa.L’assenza di una progettazione dei pilastri che sostengono le volte delle latomie, talora

gravate dalla presenza di edifici sovrastanti, e la presenza di diffuse e persistenti fratture e fessure nella roccia determinano una condizione di

precaria stabilità geomorfologica dell’intorno delle latomie.

L’Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Siciliana, tramite il Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico, ha voluto attenzionare

tale problematica, evidenziando e mappando tali aree come siti d’attenzione e ponendo una restrizione normativa, legata alla redazione di

futuri studi geologici di dettaglio, finalizzati alla valutazione delle condizioni di stabilità e alla mitigazione dei rischi.

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

LE “CARCARE”

FUNZIONE E BREVI CENNI STORICI

Le fornaci per la cottura della pietra sono parte integrante di un processo di trasformazione di un materiale, nella fattispecie una roccia, in un

altro materiale che veniva e viene, sebbene allo stato attuale perdipiù confinato a contesti dedicati al restauro dei materiali lapidei o dei dipinti

murali, utilizzato come legante delle malte impiegate nelle attività costruttive degli edifici in muratura o per la realizzazione di dipinti murali e

similari.

Questo processo, cioè l’ottenimento di un prodotto artificiale realizzato dall’uomo da materiali naturali, viene sovente sintetizzato con la

locuzione di “ciclo produttivo della calce” o “ciclo della calce” (come schematizzato in figura) ad indicare efficacemente il fatto che il prodotto

finale di questo processo presenti la medesima composizione chimica del prodotto iniziale: da carbonato di calcio (CaCO3) a carbonato di calcio

(CaCO3).

Questo ciclo, inteso dunque come un ciclo di tipo chimico, è sintetizzato in 4 fasi che comprendono:

la selezione, la calcinazione, l’idratazione (o spegnimento) e la carbonatazione. La seconda fase, quella

della “calcinazione”, riguarda il processo di cottura dei blocchi di calcarenite all’interno di manufatti

edilizi, localmente chiamate “carcare”, ovvero delle strutture di forma prevalentemente circolare che

si trovano in prossimità dei luoghi di approvvigionamento delle materie prime, ad esempio cave di

estrazione o fiumi. La tipologia litologica che veniva usata per la cottura dei calcari era quella

localmente denominata “ro forti”, ovvero una calcarenite che contiene più del 95% in calcite, a

differenza della tipologia “ro francu” costituita da percentuali maggiori di minerali argillosi e dunque

non adatta alla produzione di calce, perlomeno come la si intendeva all’epoca.

La combustione dei calcari è una reazione chimica fortemente endotermica, durante la cottura infatti

le temperature raggiungono gli 850-900 °C. In questa fase il calcare, assorbendo calore, libera anidride

carbonica CO2 e si trasmorma in ossido di calcio CaO, denominata calce viva. La calce viva viene

successivamente introdotta in vasche d’acqua e attraverso una reazione di tipo esotermico, dunque

con intensa emissione di calore, si trasforma in idrossido di calcio [Ca(OH)2], ovvero la cosiddetta calce

FIG. 12: CICLO DELLA CALCE

spenta. Quest’ultima, che con l’aggiunta di inerti veniva utilizzata come legante nelle malte da costruzione, a contatto con l’anidride carbonica

dell’aria si ritrasforma in carbonato di calcio CaCO3.

La costruzione di una “carcara” prevedeva dapprima il “tracciamento della base” e del “successivo scavo all’interno del quale veniva allocata

la cosiddetta calamita” 1 , ovvero un prolungamento architravato all’interno della “carcara” di un canale interrato allo scopo di realizzare una

presa d’aria che agevolasse la combustione. Successivamente veniva tracciato il perimetro esterno e innalzato il setto murario, un muro a

doppio paramento di conci sbozzati, con nucleo interno di pietrame misto a terriccio di risulta dello scavo stesso. Solitamente questi manufatti

erano completati da un anello sommitale, di sezione inferiore, predisponendo così un ballatoio al quale si accedeva tramite una scala a sbalzo

costituita da blocchi di calcareniti inseriti nel setto murario.

Il riempimento della “carcara” con il pietrame destinato alla cottura avveniva da una apertura nella zona inferiore, la bocca della fornace,

solitamente sormontata ad arco, e veniva completata dalla parte sommitale, proprio accedendo al ballatoio.

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

A seguito di uso intensivo, inevitabilmente anche i conci che costituivano il paramento interno del manufatto subivano parziale calcinazione,

tant’è che da una iniziale forma cilindrica, si giungeva nel tempo ad un graduale rastremazione del setto murario o ad una “caratteristica forma

a botte” 2 . Le “carcare” costruite a fini produttivi non estemporanei venivano pertanto fabbricate perché durassero nel tempo ed erano oggetto

di costante manutenzione.

Il lavoro dei ““carcarari”, coloro i quali si occupavano di tutto il processo di calcinazione della pietra, era sfibrante: l’alimentazione del fuoco

durava per giorni, sicuramente dai 2 ai 3 gg; gli addetti al fuoco erano organizzati in gruppi e in turni, a quanto pare dalle 2 alle 4 ore; a seguito

del raffreddamento della calce, che sembra si potraesse dalle 24 alle 56 ore, si liberava la “carcara” dalla calce viva preferibilmente di notte, al

riparo da acqua o anche solo da gocce di sudore che a contatto con la calce stessa avrebbero potuto causare gravi ustioni. Tutto veniva poi

trasportato sui carri e protetto da grandi teloni.

Le quattro “carcare” di Cava Santa Domenica insistenti nella “latomia n.3” 3 presentano alcune peculiarità rispetto a quelle sopra descritte: pare

si siano maggiormente giovate dei piani di dislivello, non vi è infatti traccia del ballatoio e della scala a sbalzo, probabilmente perché si pensò

di approfondire lo scavo (trovandosi d’altra parte tali “carcare” all’interno di un aggrottato) e di riempire la “carcara” del materiale lapideo

destinato alla cottura ad un livello poco sopra il piano di calpestio, attraverso seconde aperture diverse da quelle dalle quali si alimentava il

fuoco, poste quest’ultime invece ad un livello inferiore e prossime al fondo stesso della “carcara”. Inoltre solo nella “carcara” denominata C.01

abbiamo evidenza della presenza della parte finale della “calamita”, la cui apertura si trova alla base della “carcara” ma non come

prolungamento di un condotto interrato alla quale fosse collegata; per le altre non vi è evidenza né del condotto né della calamita.

L’attività di estrazione nelle latomie di Cava Santa Domenica risale a tempi antichi e sicuramente antecedenti al terremoto del 1693, che

distrusse l’area iblea e rase al suolo Ragusa. Il terremoto favorì uno sfruttamento ancora più intensivo della Cava per il necessario

approviggionamento di materie prime per la ricostruzione. Vi troviamo alcune iscrizioni in dialetto o lingua latina riportanti date quali il 1799

o 1764 e altre.

I luoghi dell’aggrottato ove insistono le “carcare” sono scanditi da recinzioni in blocchi lapidei con aperture arcate, ai cui stipiti si ritrovano delle

tacche intarsiate nei conci che pare rappresentassero i conteggi dei carichi di blocchi di roccia aquistati e portati eventualmente a cuocere. Le

“carcare” infatti poste a poca distanza dai luoghi di estrazione, “riducevano i costi di trasporto e inoltre utilizzavano un sito preesistente e

adatto al bisogno” 4 .

Sparsi nell’aggrottato sono altresì ben visibili ancoraggi nella roccia per bestiame e abbeveratoi.

1, 2. Russino G., Zaccaria R., Carcarello G., Inì V.M, Carbone M., Quaderni di EsplorAmbiente. Le “carcare”: storia e funzioni, Edizioni Associazione EsplorAmbiente, 2008.

3, 4. Iacono G. Indagine storica sugli aggrottati di Ragusa in “Speleologia Iblea. Rivista di Speleologia e Ambiente del gruppo grotte Ragusa C.I.R.S. – S.S.I.”, Anno IV – N. 4, Marzo 1994, pag. 8-22.

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

STATO DI CONSERVAZIONE

CONSIDERAZIONI SUL DEGRADO

Lo stato di conservazione dei manufatti appare, come usuale in questi casi, caratterizzato dalla coesistenza di molteplici fattori sviluppatisi ad

un tempo o sovrappostisi nel tempo: l’uso che se ne faceva del manufatto stesso, gli accadimenti storici, le dinamiche antropoligiche e naturali,

coesistono nei manufatti creati dall’uomo ognuno con un proprio peso specifico e ognuno affatto immune dalla tentazione di lasciare

un’impronta a testimonianza del proprio passaggio.

Alla base dell’attuale stato di conservazione delle “carcare” di Cava Santa Domenica non può che esservi in maniera consistente e

preponderante l’intensa attività che si svolgeva all’interno dell’aggrottato, in un luogo oltretutto che lasciava di per sé poco spazio allo

smaltimento aereo del particolato proveniente dalla combustione di materiali deperibili come foglie secche, bucce di mandorle, scarti della

trebbiatura al fine di cuocere la roccia per ottenerne la calce viva. Tali attività, potraendosi per giorni e reiterate nel tempo, hanno

necessariamente condizionato l’ambiente all’interno dell’aggrottato che ospita le “carcare” e lo stato di conservazione delle stesse.

L’essere in sé un aggrottato, soggetto a continue e perenni percolazioni, al riparo, quantomeno nella zona più interna, dalla luce diurna,

l’intenso sfruttamento incentrato su caratteri produttivi intensivi e la successiva dismissione, la recente frequentazione seppur sporadica di

rifugio, sono fattori che tutti insieme hanno contribuito alle alterazioni ed al degrado che vi riscontriamo.

Tutte le “carcare” in genere sono caratterizzate da cospicuo deposito superficiale intendendo con questo sia il più generico pulviscolo

atmosferico, sia il contributo di terriccio e detriti, ma ivi includendo in questa macrovoce anche il massiccio e preponderante contributo dovuto

alla deposizione superficiale del particolato riconducibile alla combustione.

Lo stato di conservazione delle “carcare”, sebbene sia evidente il comune denominatore, si manifesta con qualche differenza fra la “carcara”

denominata C.01, all’ingresso dell’aggrottato, maggiormente esposta alla luce a favore dunque di processi di fotosintesi, prospiciente

all’ambiente della Cava Santa Domenica, caratterizzata dal torrente adiacente e dalla ricca vegetazione, e le restanti tre “carcare” collocate in

posizione più interne dell’aggrottato stesso.

La “carcara” C.01 è stata infatti maggiormente soggetta a proliferazione di vegetazione, piante di cappero ad esempio, ed all’attacco

biodeteriogeno, descritto come patina biologica di colorazione verde. In alcune zone della “carcara” C.01 il degrado si presenta con una patina

di colore grigio-nerastro, definito come crosta. Questa è riconducibile all’adesione del particolato derivante dalla combustione, e più in genere

del deposito superficiale, all’interfaccia dei conci che costituiscono il manufatto stesso. Allo stato attuale la crosta è caratterizzata da superficie

pressochè compatta e relativamente liscia, in alcune zone ricca di particelle d’acqua.

Il massiccio deposito di particolato derivante da combustione, la fuliggine, potrebbe anche aver contribuito ad una parziale acidificazione della

superficie lapidea. Infine la presenza di tali patine grigio-nerastre non può essere avulsa dalla probabile compresenza di attacco biologico.

Leggermente diverso appare il degrado per le “carcare” interne all’aggrottatto, C.02, C.03 e C.04, ove la presenza di croste di colore grigionerastro

appare prevalente sulle patine biologiche di colore verde, quest’ultime meno visibili e maggiormente presenti nelle zone interne delle

“carcare” stesse. Se da un lato infatti le “carcare” C.02, C.03 e C.04 insistono su un ambiente con cospicua presenza di acqua, percolante, di

risalita, e umidità relativa elevata, dall'altro la proliferazione di patina biologica è inibita dalla bassa intensità luminosa. Pertanto al deposito

superficiale diffuso su tutta la superficie delle “carcare” vi si sovrappone in alcune zone la patina grigio-nerastra, dovuta prevalentemente al

particolato da combustione ma che non può comunque prescindere dalla compresenza di patina biologica di altra natura.

Si riscontrano infine fessurazioni perlopiù localizzate in prossimità delle aperture architravate.

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

CODICE ID UNIVOCO:

C_01_RG_C.VA_S.D.

COMUNE DI APPARTENENZA:

RAGUSA

CONTRADA/AREA DI RIFERIMENTO:

CAVA SANTA DOMENICA

ETA’ COSTRUTTIVA:

META’ 1800 - INIZI 1900 (non si esclude una retrodatazione)

FIG. 13: PROSPETTO CON APERTURA PER ALIMENTARE IL FUOCO

FIG .15 e FIG. 16: PROSPETTO CON APERTURA LATERALE E PARTICOLARE DELLO STIPITE

FIG. 17: PARTICOLARE DELLA “CALAMITA”

FIG. 18: PARTICOLARE DI UN CONCIO DI

RISULTA CON MODANATURE

FIG. 14: VEDUTA DALL’ALTO

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

CARATTERIZZAZIONE MURARIA

ELEMENTI COSTITUTIVI

Paramento esterno: elementi lapidei prevalentemente di grandi e medie dimensioni,

diagonale elemento >25 cm e 15÷25 cm, in discreto stato di conservazione;

Paramento interno: elementi lapidei di medie dimensioni, diagonale elemento: 15÷25

cm, in discreto stato di conservazione

LAVORAZIONE

Paramento esterno: sbozzatura grossolana;

Paramento interno: sbozzatura grossolana.

MISURE E PARTICOLARI

Dimensione massima esterno (cm):

42x17x40 (diagonale)

Dimensione massima interno (cm):

28X23X25 (diagonale)

Particolari: elementi lapidei con modanature

POSA IN OPERA: TESSITURA , DISPOSIZIONE, ZEPPE (PRESENZA E TIPOLOGIA)

Paramento esterno

TESSITURA DISPOSIZIONE ZEPPE

FIG. 19: PARAMENTO ESTERNO CON RIFERIMENTO METRICO

Disordinata Casuale Pietra

Paramento interno

TESSITURA DISPOSIZIONE ZEPPE

Irregolare A corsi sub-orizzontali Pietra

SEZIONE TRASVERSALE

COSTITUZIONE

Paramenti accostati con nucleo

interno costituito da pietrame e materiale

incoerente

MISURE E PARTICOLARI

Misura sezione superiore (cm): ~ 110-120 Misura sezione inferiore (cm): ~ 90

FIG. 20: PARAMENTO INTERNO CON RIFERIMENTO METRICO

Particolari: sezione rastremata verso il basso a seguito di erosione della parete

interna dovuto alla cottura dei conci che la costituivano. L’utilizzo intensivo portava

infatti al cambiamento dall’originaria forma cilindrica ad una forma a botte.

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

FIG. 21: PLANIMETRIA. SCALA 1:50.

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

RILIEVO ARCHITETTONICO

DATI RILIEVO

PORZIONE INFERIORE

PORZIONE SUPERIORE

Diametro max esterno 505 cm Diametro max esterno 500 cm

Diametro max interno 350 cm Diametro max interno 330 cm

Diametro min esterno 470 cm Diametro min esterno 465 cm

Diametro min interno 310 cm Diametro min interno 318 cm

ALTEZZA FUORI TERRA

Altezza max 300 cm Altezza min 120 cm

DESCRIZIONE

FIG. 22: PROSPETTO AA

FIG. 23: PROSPETTO BB. SCALA 1:50.

Il manufatto presenta un aspetto geometrico tronco-conico impostato

su pianta irregolare riconducibile ad un’ellisse ed insiste su un terreno in

rilievo, peculiarità, questa, che rende solo parte della “carcara” fuori

terra: i lati sud/sud-ovest emergono totalmente dal piano di calpestio,

mentre i fronti nord ed est sono parzialmente incassati nel terreno.

Il manufatto presenta due vani d’accesso: quello sul lato ovest

interrompe totalmente il corso della muratura ed è caratterizzato dalla

presenza di stipiti realizzati con conci squadrati che portano i segni di

zanche di fissaggio di un qualche tipo di chiusura a battente,

probabilmente in ferro, che bloccava l’accesso diretto all’interno della

“carcara”; per il vano di accesso sul lato sud si veda ulteriore

approfondimento.

La compagine muraria, per i cui dettagli si rimanda alla scheda tecnica di

pertinenza, è costituita da doppio paramento con nucleo interno

costituito da pietrame e materiale incoerente. La muratura appare

lievemente differente fra paramento esterno ed interno, i quali in

generale sono costituiti da elementi lapidei di medie e grandi

dimensioni, sbozzati grossolanamente, in discreto stato di

conservazione. Allo stato del rilievo la muratura si presenta rastremata

dall’alto verso il basso, ciò indotto dall’utilizzo intensivo e dovuto

all’erosione del materiale lapideo durante la cottura.

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

Alcune peculiarità di questa fornace sono: la presenza di una sorta di

contrafforte sul lato sud e della presa d’aria su quello est, posta alla base

del manufatto.

Non è riscontrabile allo stato attuale di conservazione la presenza di un

ballatoio sommitale per il carico del materiale lapideo dall’alto né la

scaletta d’accesso. Ciò farebbe propendere per l’ipotesi che la tipologia

di “carcara” in cava Santa Domenica ne sia sprovvista, ipotesi avvalorata

dal fatto che anche le altre tre fornaci risultano ugualmente configurate.

La cavità della fornace è parzialmente ostruita da detriti e materiali di

risulta, essendo questa “carcara” l’unica fuori grotta nell’area presa in

esame e quindi più sottoposta al deposito di materiale di varia natura.

Non è possibile riscontrare segni della calamita all’interno.

FIG. 24: PROSPETTO CC. SCALA 1:50.

DETTAGLI ARCHITETTONICO-COSTRUTTIVI APERTURA LATO SUD

Il vano d’accesso sul lato sud, di dimensioni più contenute, di altezza di

130 cm e larghezza di 55 cm, era utilizzato come bocca della fornace per

alimentare la combustione e risulta architravato sul paramento murario

esterno mentre all’interno appare più ampio e presenta un arco a tutto

sesto realizzato con pietre sbozzate disposte di fascia. I piedritti, su

entrambe le facce, sono formati da elementi lapidei sbozzati di media e

piccola pezzatura.

FIG. 25: PROSPETTO CON APERTURA LATO SUD

– LATO ESTERNO

FIG. 26: PROSPETTO CON APERTURA LATO SUD

- LATO INTERNO

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

STATO DI CONSERVAZIONE

ABACO DEI DEGRADI: LEGENDA

Normativa di riferimento: Raccomandazioni Normal 1/88

RETINO

ALTERAZIONE E

DEGRADAZIONE

Crosta

DESCRIZIONE

Strato superficiale di alterazione

del materiale lapideo o dei prodotti

utilizzati per eventuali trattamenti.

Di spessore variabile, è duro,

fragile e distinguibile dalle parti

sottostanti per le caratteristiche

morfologiche e spesso, per il

colore. Può distaccarsi anche

spontaneamente dal substrato

che, in genere, si presenta

disgregato e/o pulverulento.

CAUSE

- Azione di microragnismi e di

inquinati;

- Ossidazione;

- Circolazione d’aria scarsa o

assente;

- Residui della combustione di oli

derivanti dal petrolio.

FIG. 27: PROSPETTO AA.

FIG. 28: PROSPETTO BB. SCALA 1:50.

Deposito

superficiale

Fratturazione e

fessurazione

Mancanza

Accumulo di materiali estranei di

varia natura, quali, ad esempio,

polvere, terriccio, guano, ecc.

Degradazione che si manifesta con

la formazione di soluzioni di

continuità nel materiale e che può

implicare lo spostamento

reciproco delle parti.

Caduta o perdita di parti. Il

termine si usa quando tale forma di

degradazione non è descrivibile

con altre voci del lessico

- Esposizione, scabrosità e

deformazione della superfice;

- Impiego di prodotti vernicianti;

- Inquinanti atmosferici.

- Cicli di gelo e disgelo;

- Dissesto dell’apparato murario

di supporto;

- Incompatibilità di tipo fisicomeccanico

di supporto e finitura;

- Dilatazioni differenziali tra

materiali di supporto e finitura;

- Degrado di interfaccia tra laterizi

e malte (formazione di

solfoalluminati di calcio e grandi

cristalli);

- Nei laterizi, presenza di

carbonato di calcio.

- Fenomeni di umidità

ascendente;

- Perdite localizzate degli impianti

di smaltimento e/o di

convogliamento delle acque;

- Consistente presenza di

formazioni saline;

- Soluzioni di continuità

conseguenti agli stress termici in

prossimità dell’innesto di

elementi metallici;

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

Patina biologica

Strato sottile, morbido ed

omogeneo, aderente alla superficie

e di evidente natura biologica, di

colore variabile per lo più verde La

patina biologica è costituita

prevalentemente da microrganismi

in cui possono aderire polvere,

terriccio ecc…

- Errori di posa in opera e l’utilizzo

di sabbie e malte poco idonee.

- Azione di microorganismi

autotrofi;

- Presenza di umidità e acqua;

- Caratteristiche morfologiche del

substrato (scabrosità, asperità,

rientranze, ecc.).

Presenza di

vegetazione

Locuzione impiegata quando vi

sono licheni, muschi e piante.

- Accumuli di umidità;

- Attacco di organismi autotrofi

(batteri unicellulari, alghe,

licheni, piante superiori).

FIG. 29: PROSPETTO CC. SCALA 1:50.

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

CODICE ID UNIVOCO:

C_02_RG_C.VA_S.D.

COMUNE DI APPARTENENZA:

RAGUSA

CONTRADA/AREA DI RIFERIMENTO:

CAVA SANTA DOMENICA

ETA’ COSTRUTTIVA:

META’ 1800 - INIZI 1900 (non si esclude una retrodatazione)

FIG. 30: PROSPETTO CON APERTURA PER ALIMENTARE IL FUOCO

FIG. 32 e FIG. 33: PROSPETTO CON APERTURA LATERALE E PARTICOLARE

FIG. 31: VEDUTA DALL’ALTO

FIG. 34: PARTICOLARE DELLA ZONA SOVRASTANTE

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

CARATTERIZZAZIONE MURARIA

ELEMENTI COSTITUTIVI

Paramento esterno: elementi lapidei prevalentemente di grandi e medie

dimensioni, diagonale elemento >25 cm e 15÷25 cm, in discreto stato di

conservazione;

Paramento interno: elementi lapidei di medie dimensioni, diagonale elemento

15÷25 cm, in discreto stato di conservazione

LAVORAZIONE

Paramento esterno: sbozzatura grossolana;

Paramento interno: sbozzatura grossolana.

MISURE E PARTICOLARI

Dimensione massima esterno (cm):

38X30X40 (diagonale)

Dimensione massima interno (cm):

non accessibile

Particolari: nulla da rilevare

POSA IN OPERA: TESSITURA , DISPOSIZIONE, ZEPPE (presenza e tipologia)

Paramento esterno

TESSITURA DISPOSIZIONE ZEPPE

FIG. 35: PARAMENTO ESTERNO CON RIFERIMENTO METRICO

Disordinata Casuale Pietra

Paramento interno

TESSITURA DISPOSIZIONE ZEPPE

Irregolare A corsi sub-orizzontali Pietra

SEZIONE TRASVERSALE

COSTITUZIONE

Paramenti accostati con nucleo

interno costituito da pietrame e materiale incoerente

FIG. 36: PARAMENTO INTERNO CON RIFERIMENTO METRICO

MISURE E PARTICOLARI

Misura sezione superiore (cm): ~ 110 Misura sezione inferiore (cm): ~ 90

Particolari: sezione rastremata verso il basso a seguito di erosione della parete

interna dovuto alla cottura dei conci che la costituivano. L’utilizzo intensivo portava

infatti al cambiamento dall’originaria forma cilindrica ad una forma a botte.

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

FIG. 37: PLANIMETRIA. SCALA 1:50.

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

FIG. 38: PROSPETTO AA.

FIG. 39: PROSPETTO BB. SCALA 1:50.

RILIEVO ARCHITETTONICO

DATI RILIEVO E DESCRIZIONE

PORZIONE INFERIORE

Diametro max esterno

Diametro max interno

Diametro min esterno

Diametro min interno

ALTEZZA FUORI TERRA

PORZIONE SUPERIORE

Diametro max esterno

Diametro max interno

Diametro min esterno

Diametro min interno

Altezza max 220 cm Altezza min 140 cm

DESCRIZIONE

La “carcara” sorge su una sorta di terrazzamento all’interno

dell’aggrottato e per tale motivo i due fronti sud ed est hanno altezze

fuori terra differenti, mentre i lati a nord ed ovest sono addossati

rispettivamente ad un muro di recinzione in pietra a secco alto circa

350 cm ed al fronte roccioso scavato della cava. La forma del

manufatto è irregolare e va restringendosi verso l’alto.

Una cospicua parte è realizzata da materiale di riempimento, a nord

e ad ovest, che configura l’alveo cilindrico della fornace, non

perfettamente centrato rispetto il corpo del manufatto. Il vano del

forno è profondo 300 cm ed è parzialmente scavato al di sotto del

piano di campagna. I paramenti murari a sud ed est presentano due

varchi d’accesso, così come pure le altre “carcare” dell’area di cava

Santa Domenica. L’apertura ad est, che interrompe totalmente

l’andamento del setto murario, non è ortogonale rispetto lo

spessore della muratura, variabile fra i 60 cm ed oltre il metro; per il

vano di accesso sul lato sud si veda ulteriore approfondimento.

La compagine muraria, per i cui dettagli si rimanda alla scheda

tecnica di pertinenza, è costituita da doppio paramento con nucleo

interno costituito da pietrame e materiale incoerente. La muratura

appare lievemente differente fra paramento esterno ed interno, i

quali in generale sono costituiti da elementi lapidei di medie e grandi

dimensioni, sbozzati grossolanamente, in discreto stato di

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

conservazione. Allo stato del rilievo la muratura si presenta

rastremata dall’alto verso il basso, ciò indotto dall’utilizzo intensivo

e dovuto all’erosione del materiale lapideo durante la cottura.

In fase di rilievo non è stato possibile reperire tracce né di prese

d’aria né della calamita.

DETTAGLI ARCHITETTONICO-COSTRUTTIVI APERTURA LATO SUD

FIG. 40: PROSPETTO CC. SCALA 1:50.

L’accesso a sud è di dimensioni più esigue, alto 93 cm e largo 60 cm,

presenta un arco a tutto sesto formato da conci di pietra lavorati a

forma di cuneo, mentre i piedritti sono monolitici e di grandi

dimensioni.

I blocchi di pietra al di sopra dell’arco della bocca del forno sono

similmente disposti a formare un secondo arco di scarico, utile a

meglio distribuire i carichi trasmessi dalla muratura sovrastante.

FIG. 41: PROSPETTO CON APERTURA LATO SUD - LATO ESTERNO

FIG. 42: PROSPETTO CON APERTURA LATO SUD - LATO INTERNO

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

FIG. 43: PROSPETTO AA

FIG. 44: PROSPETTO BB. SCALA 1:50.

STATO DI CONSERVAZIONE

ABACO DEI DEGRADI: LEGENDA

Normativa di riferimento: Raccomandazioni Normal 1/88

RETINO ALTERAZ./ DEGR. DESCRIZIONE CAUSE

Crosta

Deposito

superficiale

Fratturazione

fessurazione

Mancanza

Patina biologica

Presenza

vegetazione

e

di

Strato superficiale di alterazione del

materiale lapideo o dei prodotti utilizzati per

eventuali trattamenti. Di spessore variabile,

è duro, fragile e distinguibile dalle parti

sottostanti per le caratteristiche

morfologiche e spesso, per il colore. Può

distaccarsi anche spontaneamente dal

substrato che, in genere, si presenta

disgregato e/o pulverulento.

Accumulo di materiali estranei di varia

natura, quali, ad esempio, polvere, terriccio,

guano, ecc.

Degradazione che si manifesta con la

formazione di soluzioni di continuità nel

materiale e che può implicare lo

spostamento reciproco delle parti.

Caduta o perdita di parti. Il termine si usa

quando tale forma di degradazione non è

descrivibile con altre voci del lessico

Strato sottile, morbido ed omogeneo,

aderente alla superficie e di evidente natura

biologica, di colore variabile per lo più verde

La patina biologica è costituita

prevalentemente da microrganismi in cui

possono aderire polvere, terriccio ecc…

Locuzione impiegata quando vi sono licheni,

muschi e piante.

- Azione di microrganismi e di

inquinanti;

- ossidazione;

- circolazione d’aria scarsa o

assente;

- residui della combustione di oli

derivanti dal petrolio.

- Esposizione, scabrosità e

deformazione della superfice;

- impiego di prodotti vernicianti;

- inquinanti atmosferici.

- Cicli di gelo e disgelo;

- dissesto dell’apparato murario di

supporto;

- incompatibilità di tipo fisicomeccanico

di supporto e finitura;

- dilatazioni differenziali tra

materiali di supporto e finitura;

- degrado di interfaccia tra laterizi

e malte (formazione di

solfoalluminati di calcio e grandi

cristalli);

- nei laterizi, presenza di carbonato

di calcio.

- Fenomeni di umidità ascendente;

- perdite localizzate degli impianti

di smaltimento e/o di

convogliamento delle acque;

- consistente presenza di

formazioni saline;

- soluzioni di continuità

conseguenti agli stress termici in

prossimità dell’innesto di

elementi metallici;

- errori di posa in opera e l’utilizzo

di sabbie e malte poco idonee.

- Azione di microorganismi

autotrofi;

- presenza di umidità e acqua;

- caratteristiche morfologiche del

substrato (scabrosità, asperità,

rientranze, ecc.).

- Accumuli di umidità;

- attacco di organismi autotrofi

(batteri unicellulari, alghe, licheni,

piante superiori).

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

CODICE ID UNIVOCO:

C_03_RG_C.VA_S.D.

COMUNE DI APPARTENENZA:

RAGUSA

CONTRADA/AREA DI RIFERIMENTO:

CAVA SANTA DOMENICA

ETA’ COSTRUTTIVA:

META’ 1800 - INIZI 1900 (non si esclude una retrodatazione)

FIG. 45: PROSPETTO CON APERTURA PER ALIMENTARE IL FUOCO

FIG. 47 e FIG. 48: PARTICOLARE DELL’APERTURA LATERALE

FIG. 49: PARTICOLARE DELL’APERTURA PRINCIPALE

FIG. 50: PARTICOLARE DELLA NICCHIA CHE PARE

OSPITASSE IL COSIDETTO “CARRATIEDDU”,

CONTENITORE PER IL VINO

FIG. 46: VEDUTA DALL’ALTO

25


FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

CARATTERIZZAZIONE MURARIA

ELEMENTI COSTITUTIVI

Paramento esterno: elementi lapidei prevalentemente di grandi e medie dimensioni,

diagonale elemento >25 cm e 15÷25 cm, in discreto stato di conservazione;

Paramento interno: elementi lapidei di medie dimensioni, diagonale elemento 15÷25

cm, in discreto stato di conservazione

LAVORAZIONE

Paramento esterno: sbozzatura grossolana;

Paramento interno: sbozzatura grossolana.

MISURE E PARTICOLARI

Dimensione massima esterno (cm):

40x26x39 (diagonale)

Dimensione massima interno (cm):

non accessibile

Particolari: niente da rilevare

POSA IN OPERA: TESSITURA , DISPOSIZIONE, ZEPPE (PRESENZA E TIPOLOGIA)

Paramento esterno

TESSITURA DISPOSIZIONE ZEPPE

FIG. 51: PARAMENTO ESTERNO CON RIFERIMENTO METRICO

Disordinata Casuale Pietra

Paramento interno

TESSITURA DISPOSIZIONE ZEPPE

Irregolare A corsi sub-orizzontali Pietra

SEZIONE TRASVERSALE

COSTITUZIONE

Paramenti accostati con nucleo

interno costituito da pietrame e materiale

incoerente

MISURE E PARTICOLARI

Misura sezione superiore (cm): ~ 80 Misura sezione inferiore (cm): ~ 60

FIG. 52: PARAMENTO ESTERNO CON RIFERIMENTO METRICO

Particolari: sezione rastremata verso il basso a seguito di erosione della parete

interna dovuto alla cottura dei conci che la costituivano. L’utilizzo intensivo portava

infatti al cambiamento dall’originaria forma cilindrica ad una forma a botte.

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

FIG. 53: PLANIMETRIA. SCALA 1:50.

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

RILIEVO ARCHITETTONICO

DATI RILIEVO

PORZIONE INFERIORE

PORZIONE SUPERIORE

Diametro max esterno

Diametro max esterno

Diametro max interno

Diametro max interno

Diametro min esterno

Diametro min esterno

Diametro min interno

Diametro min interno

ALTEZZA FUORI TERRA

Altezza max 195 cm Altezza min 75 cm

DESCRIZIONE

FIG. 54: PROSPETTO AA

La “carcara”, all’interno di un aggrottato, è quella con la forma più

peculiare. Parzialmente addossata alle pareti della grotta a sud e ad est,

ha un andamento irregolare dettato dalla presenza di una mangiatoia,

a sud-ovest, di un avancorpo in muratura, ad ovest, e di una differenza

di quota, a nord, che la rendono parzialmente incassata nel terreno.

Di grandi dimensioni, gran parte della “carcara” è formata da materiale

di riempimento. La fornace, profonda circa 270 cm, è disposta sulla

parte nord nord-ovest del manufatto e presenta due vani d’accesso, uno

che interrompe totalmente la muratura a nord; per il vano di accesso

sul lato ovest si veda ulteriore approfondimento.

La compagine muraria, per i cui dettagli si rimanda alla scheda tecnica

di pertinenza, è costituita da doppio paramento con nucleo interno

costituito da pietrame e materiale incoerente. La muratura appare

lievemente differente fra paramento esterno ed interno, i quali in

generale sono costituiti da elementi lapidei di medie e grandi

dimensioni, sbozzati grossolanamente, in discreto stato di

conservazione. Allo stato del rilievo la muratura si presenta rastremata

dall’alto verso il basso, ciò indotto dall’utilizzo intensivo e dovuto

all’erosione del materiale lapideo durante la cottura.

Accanto la bocca della fornace, sull’avancorpo che separa la “carcara”

vera e propria dalla mangiatoia, è ricavato un vano che serviva per

FIG. 55: PROSPETTO BB. SCALA 1:50.

28


FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

contenere bevande ed alimenti che lenivano le ore di lavoro degli

addetti alla combustione.

Così come nelle altre “carcare”, non è presente un anello superiore né

un ballatoio. Non è inoltre stato possibile rilevare la presenza di prese

d’aria o della calamita.

FIG. 56: PROSPETTO CC. SCALA 1:50.

DETTAGLI ARCHITETTONICO-COSTRUTTIVI APERTURA LATO OVEST

Il vano di accesso sul lato ovest risulta architravato, di altezza di 80 cm

e larghezza di 40 cm. L’architrave è formato da un concio di pietra di

dimensioni insufficienti a sostenere i carichi indotti dalla muratura e si

presenta lesionato.

Si è cercato di ovviare al problema con l’inserimento di un arco di

scarico al di sopra del varco. I piedritti sono formati da 4 conci, 2 per

lato, uno di grandi dimensioni poggiato a terra, l’altro, più piccolo, al di

sopra.

FIG. 57: PROSPETTO CON APERTURA LATO OVEST – LATO ESTERNO

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

FIG. 58: PROSPETTO AA

FIG. 59: PROSPETTO BB. SCALA 1:50.

STATO DI CONSERVAZIONE

ABACO DEI DEGRADI: LEGENDA

Normativa di riferimento: Raccomandazioni Normal 1/88

RETINO ALTERAZ./ DEGR. DESCRIZIONE CAUSE

Crosta

Deposito

superficiale

Fratturazione

fessurazione

Mancanza

Patina biologica

Presenza

vegetazione

e

di

Strato superficiale di alterazione del

materiale lapideo o dei prodotti utilizzati per

eventuali trattamenti. Di spessore variabile,

è duro, fragile e distinguibile dalle parti

sottostanti per le caratteristiche

morfologiche e spesso, per il colore. Può

distaccarsi anche spontaneamente dal

substrato che, in genere, si presenta

disgregato e/o pulverulento.

Accumulo di materiali estranei di varia

natura, quali, ad esempio, polvere, terriccio,

guano, ecc.

Degradazione che si manifesta con la

formazione di soluzioni di continuità nel

materiale e che può implicare lo

spostamento reciproco delle parti.

Caduta o perdita di parti. Il termine si usa

quando tale forma di degradazione non è

descrivibile con altre voci del lessico

Strato sottile, morbido ed omogeneo,

aderente alla superficie e di evidente natura

biologica, di colore variabile per lo più verde

La patina biologica è costituita

prevalentemente da microrganismi in cui

possono aderire polvere, terriccio ecc…

Locuzione impiegata quando vi sono licheni,

muschi e piante.

- Azione di microrganismi e di

inquinanti;

- ossidazione;

- circolazione d’aria scarsa o

assente;

- residui della combustione di oli

derivanti dal petrolio.

- Esposizione, scabrosità e

deformazione della superfice;

- impiego di prodotti vernicianti;

- inquinanti atmosferici.

- Cicli di gelo e disgelo;

- dissesto dell’apparato murario di

supporto;

- incompatibilità di tipo fisicomeccanico

di supporto e finitura;

- dilatazioni differenziali tra

materiali di supporto e finitura;

- degrado di interfaccia tra laterizi

e malte (formazione di

solfoalluminati di calcio e grandi

cristalli);

- nei laterizi, presenza di carbonato

di calcio.

- Fenomeni di umidità ascendente;

- perdite localizzate degli impianti

di smaltimento e/o di

convogliamento delle acque;

- consistente presenza di

formazioni saline;

- soluzioni di continuità

conseguenti agli stress termici in

prossimità dell’innesto di

elementi metallici;

- errori di posa in opera e l’utilizzo

di sabbie e malte poco idonee.

- Azione di microorganismi

autotrofi;

- presenza di umidità e acqua;

- caratteristiche morfologiche del

substrato (scabrosità, asperità,

rientranze, ecc.).

- Accumuli di umidità;

- attacco di organismi autotrofi

(batteri unicellulari, alghe, licheni,

piante superiori).

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

CODICE ID UNIVOCO:

C_04_RG_C.VA_S.D.

COMUNE DI APPARTENENZA:

RAGUSA

CONTRADA/AREA DI RIFERIMENTO:

CAVA SANTA DOMENICA

ETA’ COSTRUTTIVA:

META’ 1800 - INIZI 1900 (non si esclude una retrodatazione)

FIG. 60: PROSPETTO CON APERTURA PER ALIMENTARE IL FUOCO

FIG. 62 e FIG. 63: PROSPETTO CON INGRESSO LATERALE E PARTICOLARE

FIG. 61: VEDUTA DALL’ALTO

FIG. 64: PARTICOLARE DEL RIVESTIMENTO DI CALCE RIMASTO INTERNAMENTE ALLA “CARCARA”

31


FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

CARATTERIZZAZIONE MURARIA

ELEMENTI COSTITUTIVI

Paramento esterno: elementi lapidei prevalentemente di grandi e medie dimensioni,

diagonale elemento >25 cm e 15÷25 cm, in discreto stato di conservazione;

Paramento interno: elementi lapidei di medie dimensioni, diagonale elemento

15÷25 cm, in discreto stato di conservazione

LAVORAZIONE

Paramento esterno: sbozzatura accurata;

Paramento interno: sbozzatura grossolana.

MISURE E PARTICOLARI

Dimensione massima esterno (cm):

26x50x52 (diagonale)

Dimensione massima interno (cm):

Non accessibile

Particolari: nulla da rilevare

POSA IN OPERA: TESSITURA , DISPOSIZIONE, ZEPPE (PRESENZA E TIPOLOGIA)

Paramento esterno

TESSITURA DISPOSIZIONE ZEPPE

FIG. 65: PARAMENTO ESTERNO

Irregolare A corsi sub-orizzontali Pietra

Paramento interno

TESSITURA DISPOSIZIONE ZEPPE

Irregolare A corsi sub-orizzontali Pietra

SEZIONE TRASVERSALE

COSTITUZIONE

Paramenti accostati con nucleo

interno costituito da pietrame e materiale

incoerente

FIG. 66: PARAMENTO INTERNO

MISURE E PARTICOLARI

Misura sezione superiore (cm): ~ 100 Misura sezione inferiore (cm): ~ 90

Particolari: sezione rastremata verso il basso a seguito di erosione della parete

interna dovuto alla cottura dei conci che la costituivano. L’utilizzo intensivo portava

infatti al cambiamento dall’originaria forma cilindrica ad una forma a botte.

32


FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

FIG. 67. PLANIMETRIA. SCALA 1:50.

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

RILIEVO ARCHITETTONICO

DATI RILIEVO E DESCRIZIONE

PORZIONE INFERIORE

PORZIONE SUPERIORE

Diametro max esterno

Diametro max esterno

Diametro max interno

Diametro max interno

Diametro min esterno

Diametro min esterno

Diametro min interno

Diametro min interno

ALETEZZA FUORI TERRA

Altezza max 200 cm Altezza min 100 cm

FIG. 68: PROSPETTO AA. SCALA 1:50.

La “carcara”, la più piccola fra quelle prese in esame, consta di un setto murario

che chiude un’esedra scavata nella roccia della parete di una grotta. La fornace,

parzialmente scavata, è profonda 270 cm ed è ricavata fra la muratura e l’alveo

della cava. È formata dal materiale di riempimento disposto fra la parete

rocciosa e il muro esterno. La muratura, caratterizzata da un andamento in

pianta curvilineo, presenta due aperture, una che interrompe il setto murario

all’estremità nord, che mostra dei crolli, l’altra, la bocca della fornace, della

quale si veda ulteriore approfondimento.

La compagine muraria, per i cui dettagli si rimanda alla scheda tecnica di

pertinenza, è costituita da doppio paramento con nucleo interno costituito da

pietrame e materiale incoerente. La muratura appare lievemente differente fra

paramento esterno ed interno, i quali in generale sono costituiti da elementi

lapidei di medie e grandi dimensioni, sbozzati più accuratamente rispetto alle

altre “carcare” ed in migliore stato di conservazione. Allo stato del rilievo la

muratura si presenta rastremata dall’alto verso il basso, ciò indotto dall’utilizzo

intensivo e dovuto all’erosione del materiale lapideo durante la cottura.

Non è stato possibile rilevare la presenza di prese d’aria o della calamita, né del

ballatoio, della scaletta d’accesso o dell’anello superiore.

DETTAGLI ARCHITETTONICO-COSTRUTTIVI APERTURA LATO EST

FIG. 69: PARTICOLARE APERTURA LATO EST – LATO ESTERNO

La bocca della fornace è alta 84 cm e larga 50 cm, è in posizione baricentrica. Il

varco è chiuso superiormente da una sorta di arco formato da due conci

giustapposti che poggiano su piedritti realizzati rispettivamente con 3 blocchi a

sinistra rispetto l’osservatore e 4 blocchi a destra.

Non è presente un arco di scarico al di sopra dell’imboccatura.

34


FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

FIG. 70: PROSPETTO AA. SCALA 1:50.

STATO DI CONSERVAZIONE

ABACO DEI DEGRADI: LEGENDA

Normativa di riferimento: Raccomandazioni Normal 1/88

RETINO ALTERAZ./ DEGR. DESCRIZIONE CAUSE

Crosta

Deposito

superficiale

Fratturazione

fessurazione

Mancanza

Patina biologica

Presenza

vegetazione

e

di

Strato superficiale di alterazione del

materiale lapideo o dei prodotti utilizzati per

eventuali trattamenti. Di spessore variabile,

è duro, fragile e distinguibile dalle parti

sottostanti per le caratteristiche

morfologiche e spesso, per il colore. Può

distaccarsi anche spontaneamente dal

substrato che, in genere, si presenta

disgregato e/o pulverulento.

Accumulo di materiali estranei di varia

natura, quali, ad esempio, polvere, terriccio,

guano, ecc.

Degradazione che si manifesta con la

formazione di soluzioni di continuità nel

materiale e che può implicare lo

spostamento reciproco delle parti.

Caduta o perdita di parti. Il termine si usa

quando tale forma di degradazione non è

descrivibile con altre voci del lessico

Strato sottile, morbido ed omogeneo,

aderente alla superficie e di evidente natura

biologica, di colore variabile per lo più verde

La patina biologica è costituita

prevalentemente da microrganismi in cui

possono aderire polvere, terriccio ecc…

Locuzione impiegata quando vi sono licheni,

muschi e piante.

- Azione di microrganismi e di

inquinanti;

- ossidazione;

- circolazione d’aria scarsa o assente;

- residui della combustione di oli

derivanti dal petrolio.

- Esposizione, scabrosità e

deformazione della superfice;

- impiego di prodotti vernicianti;

- inquinanti atmosferici.

- Cicli di gelo e disgelo;

- dissesto dell’apparato murario di

supporto;

- incompatibilità di tipo fisicomeccanico

di supporto e finitura;

- dilatazioni differenziali tra materiali

di supporto e finitura;

- degrado di interfaccia tra laterizi e

malte (formazione di

solfoalluminati di calcio e grandi

cristalli);

- nei laterizi, presenza di carbonato di

calcio.

- Fenomeni di umidità ascendente;

- perdite localizzate degli impianti di

smaltimento e/o di convogliamento

delle acque;

- consistente presenza di formazioni

saline;

- soluzioni di continuità conseguenti

agli stress termici in prossimità

dell’innesto di elementi metallici;

- errori di posa in opera e l’utilizzo di

sabbie e malte poco idonee.

- Azione di microorganismi autotrofi;

- presenza di umidità e acqua;

- caratteristiche morfologiche del

substrato (scabrosità, asperità,

rientranze, ecc.).

- Accumuli di umidità;

- attacco di organismi autotrofi

(batteri unicellulari, alghe, licheni,

piante superiori).

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FASCICOLO: LE “CARCARE” DI CAVA SANTA DOMENICA

Bibliografia:

Borri A. et alia, Manuale delle murature storiche, Volume I. Analisi e valutazione del comportamento strutturale, Collana Centro Studi

Mastrodicasa, 2011.

Caneva G., Nugari M. P., Salvadori O., La biologia nel restauro, Nardini Editore, 2002.

CNR-ICR, Raccomandazioni NorMal – 1/88. Alterazioni macroscopiche dei materiali lapidei: lessico, Roma, 1990.

Docci M., Maestri D., Manuale di rilevamento architettonico e urbano, Roma-Bari, Editore Laterza, 2018, 7 edizione.

Iacono G. Indagine storica sugli aggrottati di Ragusa in “Speleologia Iblea, Rivista di Speleologia e Ambiente del gruppo grotte Ragusa C.I.R.S. –

S.S.I.”, Anno IV – N. 4, Marzo 1994, pag. 8-22.

Lazzarini L., Laurenzi Tabasso M., Il restauro della Pietra, CEDAM, 1986.

Pecchioni E., Fratini F., Cantisani E., Le malte antiche e moderne tra tradizione e innovazione, Patron Editore Bologna, 2008.

Russino G., Zaccaria R., Carcarello G., Inì V.M, Carbone M., Quaderni di EsplorAmbiente. Le “carcare”: storia e funzioni, Edizioni Associazione

EsplorAmbiente, 2008.

In copertina: VEDUTA DALL’INTERNO DELL’AGGROTTATO VERSO L’ESTERNO (FIG. 1).

36

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