Adolf Hitler il preludio
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Il preludio
v Italia Editrice
Hitler – Il preludio
Testi e didascalie: Angelo Todaro
Ricerche bibliografiche e iconografiche: Angelo Todaro - Vincenzo Nisco - Domenico Cangialosi.
Coordinamento editoriale: Mario Lazzarini
Progetto grafico e coordinamento: Angelo Todaro
Redazione: viale Europa 196/23 - 74029 Taranto Talsano
In redazione: Angelo Todaro - Vincenzo Nisco - Mario Lazzarini
Fotocomposizione: a cura della redazione editoriale
Fotolito e Stampa: Arti Grafiche La Regione snc - Ripalimosani (CB) - Tel. 0874/483224
© 1995 - Degli Autori
Italia Editrice
Via Piave, 50 - tel: 0874/698542 - fax: 0874/67534 - 86100 Campobasso
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l'editore si dichiara pienamente disponibile ad adempiere ai propri obblighi.
Sommario
• Capitolo 1 L’uomo 6
Si sentiva un artista 10
C’è aria di guerra 11
• Capitolo 2 Entra in politica 14
• Capitolo 3 Sturmabteilungen 18
La svastica 19
Nuove divise per le SA 22
La Braune Haus 23
• Capitolo 4 Il tentato colpo di stato 26
Grandi manifestazioni nel ‘23 30
Il tentativo di putsch 32
Nel carcere di Landsberg 35
• Capitolo 5 Rinasce il partito nazista 36
Obersalzberg, il rifugio del Führer 40
Ospiti ad Obersalzberg 46
• Capitolo 6 Vincere le elezioni! 48
Hitlerjugend, il futuro della Germania 52
La corsa alle elezioni del 1930 56
I manifesti elettorali di Hitler 58
Per «svegliare la Germania» 60
Gli incontri con il popolo 68
• Capitolo 7 La corsa al cancellierato 82
Il primo governo Hitler 84
Schutzstaffel, SS 86
Militaria 90
• Capitolo 8 L’uomo di stato 92
La cerimonia a Potsdam 96
Le manifestazioni del 1933 98
Le commemorazioni del 1933 110
• Capitolo 9 Liberaci dalla «peste bruna» 112
Avvenimenti del 1934 116
Hitler uomo di stato 120
La Marina del Reich e le crociere 124
• Capitolo 10 Il potere assoluto 130
Il saluto al vecchio presidente 132
Le cerimonie 133
Le visite e gli incontri del Führer 138
Le opere del regime 142
Nasce la Wehrmacht 148
Lo sport 156
1
Capitolo 1
L’uomo
6
In una locanda
austriaca nasceva
il futuro
dittatore nazista.
Il suo
rendimento
scolastico era
generalmente
piuttosto scarso,
eccetto che
nel disegno:
per questo
Adolf aspirava
a diventare
un artista.
Il 20 aprile 1889 era un sabato, vigilia
di Pasqua, ed anche se era primavera
inoltrata il clima si manteneva molto
rigido. Alle sei e mezzo di sera, in una
locanda di Braunau, sul fiume Inn al confine
tra l’Austria e la Baviera, nasceva il
futuro Führer della Germania.
Per la madre, Klara Pöltz, una ex cuciniera
d’albergo, era il terzo figlio: gli scelse
un nome a caso e lo chiamò Adolfus. Per
il padre Alois, ormai al terzo matrimonio,
era il quinto figlio. Da giovane aveva
lasciato il suo paese, Döllersheim, dove
faceva il calzolaio, per andare a Vienna,
dove aveva trovato impiego nella dogana
austriaca. A ventisette anni sposò
Anna Glasl Hörer, di quattordici anni più
anziana di lui e figlia di un funzionario
statale. Il matrimonio andò avanti per
sedici anni, finché i due si separarono. Nel
1883 la donna morì e Alois, un mese più
tardi, sposò una giovane cuciniera d’albergo,
Franziska Matzelsberger, che era
già sua amante e che gli aveva dato un
figlio, Alois Junior. Anche questo matrimonio
non ebbe fortuna: lo stesso anno
Franziska dette alla luce una bambina,
Angela, e poi morì di tubercolosi. Alois
aveva già 48 anni e si consolò sposando,
sei mesi più tardi, Klara Pöltz, una sua
cugina di venticinque anni. Quando nacque
Adolf, Klara aveva già dato alla luce
due figli, Gustav e Ida, e dopo di lui ne
ebbe altri due, Edmund e Paula.
Il piccolo Adolf era piuttosto gracilino e
fu subito portato nella chiesa parrocchiale
e battezzato col rito cattolico.
Quando raggiunse l’età scolare si trovava
con la sua famiglia a Passau, una
cittadina sul confine austro-germanico,
ma in territorio tedesco. Nonostante l’aspetto
delicato, si dimostrava vivace e
battagliero con gli altri ragazzi.
Frequentava una scuola rurale delle vicinanze,
ma un anno dopo, quando il
padre andò in pensione e si trasferì con la
famiglia a Lambach, fu iscritto ad una
scuola nella vicina Linz.
Il canto era la passione del giovane
Hitler, tanto che i monaci di un vicino
monastero benedettino lo accoglievano
come chierichetto e nel coro dell’abbazia.
Il rendimento a scuola era però piuttosto
scarso, e lo fu anche di più quando frequentò
l’istituto tecnico a Linz. In geografia
e storia raggiungeva appena la sufficienza,
aveva buoni voti in disegno, ma
la sua conoscenza della lingua tedesca fu
giudicata dagli insegnanti insufficiente.
Dissero di lui che non sapeva controllarsi,
che era un attaccabrighe, un testardo, un
presuntuoso, sempre di cattivo umore e
incapace di sottoporsi alla disciplina scolastica.
Certo Adolf non trascorse la sua giovinezza
tra “rose e fiori”, sempre in lotta con
il padre, che desiderava per il figlio una
carriera da ufficiale o almeno da impiegato
dello stato. Per questo lo minacciava
continuamente, specialmente da quando
aveva preso il vizio di bere e trascorreva
la sua vita di pensionato nelle osterie, ritirandosi
a casa spesso ubriaco; e quando
non rientrava toccava ad Adolf andarlo a
1 Adolf Hitler in una foto
del 1921.
2 La madre di Adolf,
Klara Pöltz, era una donna
tendenzialmente triste;
confrontando il suo
sguardo con quello
di Adolf si nota la
straordinaria somiglianza,
con la stessa forza di
penetrazione.
3 Il padre Alois,
qui fotografato in alta
uniforme, era un
doganiere austriaco.
Spesso in contrasto
con Adolf, lo voleva
costringere
ad una carriera militare
o impiegatizia,
mentre il ragazzo sognava
di fare l’artista.
cercare facendo il giro delle varie osterie.
Una sera il ragazzo gli urlò: «Ich bin ein
Künstler!», «Io sono un’artista!, voglio fare il
pittore!». «Mio padre – scrisse Adolf nella
sua autobiografia – restò senza fiato.
Pensò di non aver sentito bene. Ma quando
gli dissi che facevo sul serio, si infuriò
urlando: “Artista!? Finché io sarò vivo,
mai!…”. Con questo il nostro contrasto
giunse ad un punto morto».
Adolf aveva quattordici anni (era
infatti il 1903) quando, andando per l’ennesima
volta alla ricerca del padre, lo
trovò morente sotto il tavolo di una taverna.
Dopo la morte di Alois, continuò a frequentare
la scuola, ma il suo rendimento
era così scarso che, a sedici anni, decise
di abbandonare gli studi, nonostante gli
sforzi della madre che lo spingeva a prendersi
almeno un diploma per poter ottenere
un piccolo impiego. Adolf finì per considerare
i suoi professori come “nemici naturali”
e li ricorderà con rancore per tutta la
vita. Ed anche da dittatore, infatti, giudicherà
gli “accademici” come «tiranni» e «in
gran parte matti». Si salvò da questo giudizio
soltanto il suo professore di storia,
Leopold Pötsch, che insegnava ai ragazzi
a cantare Deutschland über alles (la
Germania sopra tutto) invece dell’inno
asburgico Dio conservi l’imperatore
Francesco, obbligatorio per gli austriaci.
Predicava anche il razzismo e infatti, nel
suo libro, Adolf scrisse che quell’insegnante
aveva fatto di lui un convinto «rivoluzionario».
Appassionato di pittura e sempre più
intenzionato a diventare un artista, a 17
anni Adolf si trasferì a Vienna per iscriversi
all’Accademia di Belle Arti. Ma agli
esami di ammissione rimediò una sonora
bocciatura. Gli esaminatori gli spiegarono
che la sua prova di disegno era insufficiente.
Non poteva essere considerato un
buon pittore e il suo disegno, semmai, era
più adatto ad un corso di architettura. Ma
al giovane Hitler la professione dell’architetto
era preclusa, dato che non possedeva
il diploma di scuola media superiore,
indispensabile per l’iscrizione all’Università.
Con una grande delusione nel cuore
Adolf rientrò a Linz, in tempo per assistere
la madre ammalata di un tumore al seno.
Klara morì nel dicembre del 1907 a quarantacinque
anni.
Senza genitori, senza diploma e senza
un mestiere, Adolf ritornò a Vienna e
ritentò la strada delle Belle Arti, giungendo
ad una seconda bocciatura. Per cinque
anni visse di espedienti e di piccoli
lavori. Alcuni dissero che Hitler lavorava
come imbianchino, per altri dipingeva
paesaggi di Vienna e manifesti pubblicitari
per i commercianti della capitale. In
un modo o nell’altro tirava avanti come
meglio poteva.
Amava la musica e, quando le sue
finanze glielo permettevano, si recava a
teatro, accontentandosi anche di un posto
in piedi: Wagner era il suo musicista preferito,
per il quale aveva una vera infatuazione,
ma non disdegnava le opere di
2 3
7
8
1
Verdi e ammirava anche Mahler, nonostante
fosse un ebreo.
Le scarse finanze lo costrinsero, in quei
cinque anni, a cambiare spesso alloggio
e a saltare molti pasti. «La fame – scrisse
poi Adolf – fu in quel tempo la mia fedele
compagna che non mi abbandonò mai
[…] la mia esistenza era una lotta continua
con questa amica spietata […
]Vienna rappresenta il ricordo del
momento più triste della mia vita…».
In una Vienna invasa da polacchi,
magiari, sloveni, cèchi, slovacchi, italiani,
croati, serbi, boemi, ungheresi… ed ebrei,
l’odio razzista e la convinzione della superiorità
della razza tedesca prese corpo e si
rafforzò in Adolf, alimentato dal fatto che
nella capitale austriaca erano già molti
coloro che propagandavano la stessa
idea. Circolavano infatti nella piccola borghesia
viennese numerosi volantini antisemiti,
avidamente letti da Hitler. In particolare
egli fu attratto da una rivista antisemita
dal titolo Ostara (la dea germanica
della primavera), fondata da un uomo
che si faceva chiamare Jörg Lanz von
Liebenfels, dandosi un tono aristocratico.
Si trattava invece di un ex frate, occultista
bizzarro, e probabilmente il suo vero
nome era Lanza, di origine siciliana. Le
sue teorie era piene di razzismo, di biondi
eroi di pura razza ariana che erano destinati
ad assoggettare le razze inferiori, specialmente
gli ebrei: teorie che erano perfettamente
in linea con quelle di Adolf, il
quale, estasiato, volle subito conoscere
Lanz. Costui viveva in un castello a
Werfenstein, nella bassa Austria. Hitler fu
ricevuto in una grande sala addobbata
con drappi che portavano al centro una
croce uncinata. Ma Hitler non vedeva
quel simbolo per la prima volta, né si
lasciò ingannare dalla figura di Lanz, poiché
egli non faceva altro che portare
avanti teorie altrui. Quel simbolo, Adolf lo
aveva già visto sulla rivista Der Scherer (Il
tosatore), di satira politica ispirata da von
Schönerer; nella rivista, infatti appariva
una svastica. George Ritter von Schönerer
era un razzista e promuoveva l’idea di
una un’unica grande nazione tedesca,
con l’unione della Germania con l’Austria
e con quei territori della Polonia, della
Boemia e della Svizzera di lingua tedesca.
Hitler era così entusiasta di questa idea
che aveva già appeso nella sua camera
tanti manifesti riportanti slogan estrapolati
dalla rivista.
La politica cominciò ad attrarlo: lesse
libri, osservò e analizzò con attenzione le
strategie dei partiti. Notò, ad esempio, che
i socialdemocratici, il partito più forte in
Germania, elaboravano con grande cura
le tecniche per conquistare le folle e portarle
all’azione. «…Esercitavano sulla borghesia
un ignobile terrore spirituale – scriverà
poi – Scatenavano ad un certo
punto una valanga di calunnie e menzogne
contro qualunque avversario politico
che sembrava pericoloso, finché i nervi
delle persone calunniate crollavano. Ma
per i sostenitori la vittoria riportata era il
trionfo della giustezza della loro causa».
Questa sarà la stessa tattica che Hitler
userà pochi anni dopo per impadronirsi
del potere, ma al momento non aveva
una buona opinione del comportamento
dei socialdemocratici, e del resto come
poteva, dal momento che tra i capi c’erano
Adler, Austerlitz, Ellenbogen, David,
tutti di razza ebraica, tutti «corruttori del
popolo tedesco».
Nel novembre del 1912 Hitler abbandonò
Vienna e si recò in Inghilterra.
Raggiunse a Liverpool il fratellastro Alois,
che si era lì trasferito in cerca di lavoro, e
vi rimase per cinque mesi, ma senza lavorare
e senza imparare l’inglese, volutamente,
poiché la considerava una lingua
inferiore. Il tentativo si rivelò quindi inutile
e, poiché il fratello cominciò a mostrarsi
insofferente, Adolf rientrò a Vienna. Un
mese dopo, a maggio del 1913, si trasferì
a Monaco. Ma se Hitler aveva tentato l’inutile
avventura inglese e poi, rientrato in
patria, era subito andato a Monaco, un
motivo doveva pur esserci. Sicuramente
la ragione sta nel fatto che la polizia
austriaca lo stava cercando perché renitente
alla leva: il giovane Adolf non si era
presentato, poiché non aveva alcuna
intenzione di prestare il servizio militare in
un esercito che giudicava multirazziale e
contaminato dal «germe ebraico». Ma
l’anno seguente la polizia austriaca scovò
il suo domicilio a Monaco e Hitler fu
costretto a presentarsi al distretto militare.
La sua preoccupazione risultò comunque
1 Il piccolo Adolfus Hitler.
2
2 Le SA (Sturm
Abteilungen), primi reparti
d’assalto fondati da Hitler
nel 1921, sfilano
a Braunau davanti
alla locanda in cui
Adolf nacque il 20 aprile
1889, addobbata
a festa in occasione
della parata.
infondata: vista la sua gracile costituzione
i medici lo riformarono.
Così tornò a Monaco.
A giugno del 1914, a Sarajevo, capitale
della Bosnia, lo studente serbo Gavrillo
Princip uccise con una pistola Browning
l’odiato arciduca Francesco Ferdinando
d’Austria, erede al trono asburgico, e sua
moglie, la duchessa Sofia. L’episodio scatenò
la Prima Guerra mondiale e il 3 agosto
Hitler si arruolò volontario nell’esercito
tedesco e fu inquadrato nella prima compagnia
del 16° reggimento bavarese di
fanteria.
Il 10 novembre 1918, Hitler, ferito, si
trovava convalescente nell’ospedale militare
di Paserwalk quando gli giunsero
notizie inquietanti: il fronte tedesco era
crollato, l’imperatore Guglielmo II aveva
abdicato ed era fuggito in Olanda. In
tutte le città tedesche scoppiavano scioperi,
sventolavano bandiere rosse e l’intera
nazione era nel caos. A Berlino i socialdemocratici,
capeggiati da Philipp
Scheidemann, proclamarono la repubblica
e si preparavano a firmare l’armistizio
con le potenze dell’Intesa. Inutilmente altri
socialisti e i conservatori avevano cercato
di salvare la situazione mettendo sul trono
uno dei figli del Kaiser, assicurando che i
poteri della monarchia sarebbero stati
limitati. Sempre a Berlino i comunisti,
capeggiati dagli spartachisti Rosa
Luxemburg e Karl Liebknecht, lottavano
per instaurare una repubblica modellata
su quella dei Soviet in Russia. A Monaco
un socialdemocratico ebreo, Kurt Eisner,
fondò un’altra repubblica. A Vienna, gli
Asburgo erano stati esiliati e fu instaurata
una repubblica sovietica, la Räterepublik.
Tutto ciò portò Hitler alla disperazione:
«Non riuscii a frenarmi – scrisse – Mi buttai
sul letto e seppellii il capo nei cuscini…
Tutto era stato inutile. Inutili i sacrifici, le
privazioni, le ore trascorse nella paura
della morte mentre facevamo il nostro
dovere; inutile la morte di due milioni di
uomini […] Per questo erano morti? Per
permettere ad un mucchio di criminali di
alzare le mani sulla patria?…».
Il 7 maggio 1919 furono pubblicate le
clausole del trattato di pace imposto alla
Germania. Le condizioni erano così dure
che i socialdemocratici chiesero inutilmente
ai vincitori di modificarlo; consultarono
persino il Comando supremo
dell’Esercito se fosse possibile opporre una
resistenza militare all’ultimatum, ma la
risposta fu negativa. E così il 28 giugno
1919, in un vagone ferroviario a
Compiègne (Francia), fu firmato l’armistizio
che Hitler e molti altri tedeschi non
volevano, convinti che la Germania avesse
perso la guerra non in battaglia, dato
che le armate nemiche non erano riuscite
ad entrare in territorio tedesco, ma per
colpa dei politici, delle manovre dei
socialdemocratici e degli ebrei. In realtà
erano stati il feldmaresciallo Hindenburg
e il generale Ludendorff ad imporre la fine
della guerra, ma molti continuarono a
credere per anni che fosse stata voluta
dai politici.
Nonostante la tensione si tennero le
elezioni che portarono ad una forte affermazione
dei socialdemocratici. Con il partito
del Centro e i liberali di sinistra dettero
vita ad una coalizione che prese il nome
di Repubblica di Weimar, dal nome della
città scelta a sede dell’Assemblea costituente.
Cancelliere del Reich fu nominato
Friedrich Ebert.
Per gli estremisti, i militari, gli ex combattenti,
milioni di sbandati e lo stesso
Hitler il nuovo governo era «l’agente
dell’Intesa» e portava al disastro la
Germania.
9
Si sentiva un artista
1
2
1 Un acquerello
del pittore Adolf Hitler
realizzato nel 1914:
il cortile di un quartiere
residenziale di Monaco.
2 Un disegno di Hitler
realizzato nel 1917 mentre
era soldato al fronte;
raffigura un rifugio a
Fourmies, in Francia.
10
C’è aria di guerra…
3 Berlino, 1° agosto 1914.
Un ufficiale legge l’ordine
di mobilitazione generale.
Alle ore 19.00
l’ambasciatore tedesco
a Pietroburgo consegna la
dichiarazione di guerra
alla Russia.
3
4 2 agosto 1914.
Il giovane Hitler
(ingrandito nel cerchio in
alto) canta «La guardia
al Reno» durante una
manifestazione nella
Odeonplatz di Monaco:
la folla entusiasta
si prepara alla guerra.
Il giorno dopo la
Germania dichiarerà
guerra anche alla Francia.
La I Guerra Mondiale è
già iniziata.
4
11
Nuove divise per le SA
1
2
3
4
1/2 Esercitazione delle
SA nei pressi di Monaco.
Indossano le nuove divise
e si presentano come una
vera formazione militare.
5
La Braune Haus
3 Le divise cambiano, ma
le ferite continuano.
4 Una riunione del partito
nazista. Mentre un oratore
parla il Führer prende
appunti. Da sinistra a
destra: (in prima fila)
Hess, Rust, Hitler, Zörner,
Kerrl; (in seconda fila,
dietro Hess) Julius
Schreck.
5 La Braune Haus, nella
Briennerstrasse 45 a
Monaco, nuovo quartier
generale delle SA.
Sull’edificio campeggia
una grande bandiera con
croce uncinata
6 Nella Braune Haus
anche le SA devono
pelare le patate.
7 Le SA, che
apparentemente fanno
capo ad una sezione
ginnico-sportiva, vengono
invece sottoposte ad un
duro addestramento di
tipo militare. «La via al
Movimento – diceva Hitler
– non si deve spianare col
pugnale e col veleno, ma
con la conquista della
strada. Dobbiamo
insegnare al marxismo
che l’attuale padrone
della strada è il
nazionalsocialismo,
e che esso un giorno
sarà anche padrone
dello Stato».
6 7
8
8 L’ufficio schedario
nella Braune Haus. Il
numero di impiegati fa
capire che gli aderenti
sono ben cresciuti. A fine
1922 le SA contano più di
seimila uomini, tutti muniti
della divisa color sabbia e
del caratteristico berretto.
Molti giovani entrano nella
milizia hitleriana attirati
anche da una buona
paga, con vitto
e alloggio gratuiti.
1
Capitolo 4
Il tentato
colpo di stato
La Germania
è in una profonda
crisi economica
e il momento
sembra
favorevole, ad
Hitler, per tentare
un colpo di stato.
L’8 novembre
1923 si dà il via
al putsch, e tutto
sembra filare
liscio, invece…
26
Il 1923 non iniziò bene per la
Germania. A causa della mancata
consegna di una certa quantità di
legname e carbone, come previsto dal
trattato di pace, la Francia attuò una rappresaglia
contro la Germania. L’11 gennaio
cinque divisioni francesi e belghe
occuparono la Ruhr, il bacino minerario e
industriale più importante per i Tedeschi.
In tutto il territorio scoppiò uno sciopero
generale e si dette il via alla resistenza
passiva contro i Francesi.
L’economia tedesca precipitò di colpo
e l’inflazione raggiunse vertici inimmaginabili.
Il marco, già in difficoltà, perdeva
potere d’acquisto a vista d’occhio: in gennaio
occorrevano 18.000 marchi per
acquistare un dollaro, a fine anno ce ne
volevano 4 miliardi.
Hitler approfittò della situazione per
accusare violentemente il governo, asserendo
che la resistenza passiva era un’idiozia
e che il nemico non era in Francia
ma a Berlino. Per ristabilire la situazione,
quindi, era necessario abbattere prima la
repubblica di Weimar e poi scacciare i
Francesi.
Maturava quindi il lui l’idea di un putsch,
un colpo di stato. Ma per far ciò
occorreva aumentare la notorietà del
Movimento nazista e l’appoggio delle
folle. Organizzò un congresso nazionale,
che si tenne a Monaco il 27 gennaio: una
imponente manifestazione con la sfilata di
6.000 SA, al comando di Hermann
Göring, che terminò con la consacrazione
di numerose bandiere e stendardi, e altre
spettacolari parate militari comprendenti
musiche e danze. Le manifestazioni durarono
per mesi e furono supportate dal
Völkischer Beobachter, diretto da Alfred
Rosemberg, considerato ormai come il
“filosofo” del nazismo.
Quando il governo centrale decise di
far cessare in tutto il paese la resistenza
passiva e pagare i debiti di guerra, Hitler
cercò di spingere il governo bavarese,
composto dal governatore Kahr, dal
generale von Lossow (comandante dell’esercito
bavarese) e dal colonnello von
Seisser (capo della Polizia), alla ribellione.
Questi, nonostante desiderassero la caduta
della repubblica di Weimar, non volevano
un’azione di forza contro Berlino, per
timore di essere presentati all’opinione
pubblica come traditori e generare disordini
nelle piazze. Ma col tempo la tensione
fra i due governi aumentò a tal punto
che Hitler pensò di agire da solo e mettere
il governo bavarese davanti al fatto compiuto:
sicuramente né Kahr, né von
Lossow, né il generale Erich Ludendorff,
personaggio molto stimato che però nutriva
un profondo odio per la repubblica di
Weimar, si sarebbero schierati contro di
lui. Progettò di sequestrare i triumviri e
costringerli ad aderire ad una marcia su
Berlino; l’intera Baviera li avrebbe seguiti.
L’occasione propizia sembrò arrivare
l’8 novembre, quando si seppe che il
governatore, alla presenza degli altri due,
avrebbe tenuto un discorso nella grande
birreria Bürgerbraükeller, alla periferia di
Monaco. Göring mise in allarme tutte le
1 Hitler in una foto del
1923.
2 Lo stato maggiore del
putsch nazista a Monaco.
Da sinistra Pernet, Weber
(capo del gruppo
Oberland), Frick, Kriebel,
Ludendorff, Hitler,
Brückner, Röhm e
Wagner.
3/4/5 Il triumvirato che
aveva in mano il governo
di Monaco: da sinistra, il
governatore von Gustav
Kahr, il generale Otto von
Lossow e il colonnello
Hans von Seisser, capo
della Polizia.
SA. Hitler, alle 8 di sera, accompagnato
da Rosemberg, da Drexler e dalla possente
guardia del corpo Ulrich Graf, si diresse
verso la birreria per dare inizio alla sua
«rivoluzione nazionale». Quando i reparti
nazisti raggiunsero a loro volta la birreria
e piazzarono una mitragliatrice sulla
porta, Hitler e il suo seguito, compreso un
drappello di uomini armati, fecero il loro
ingresso. Kahr era nel pieno del suo
discorso, Hitler sparò un colpo di pistola in
aria, poi si diresse verso il podio urlando:
«Attenzione! La rivoluzione è cominciata.
Seicento uomini delle SA hanno circondato
il palazzo e occupato i punti strategici
della città. Le caserme della Reichswehr e
della polizia sono nelle nostre mani e le
forze dell’esercito e della polizia marciano
sotto la bandiera della svastica. Il governo
della Baviera e il governo del Reich
2
sono stati rovesciati ed io
ho assunto la direzione
politica del nuovo governo
nazionale provvisorio».
Si trattava ovviamente
di un bluff. Hitler
ordinò a Kahr, Lossow e
Seisser di seguirlo in una
saletta appartata, mentre
Göring tranquillizzava
gli astanti, asserendo che
non avevano nulla da
temere poiché ce l’avevano
soltanto con gli
«sciagurati ebrei» del
governo berlinese e offrì
una birra a tutti.
Nella saletta appartata
Hitler cercò di portare i
triumviri dalla sua parte,
promettendo a Kahr la
reggenza della Baviera,
a Lossow il ministero della Difesa del
Reich e a Sesser il comando della Polizia.
Non ci cascarono. Il generale Ludendorff
era dalla loro parte, continuò a dire Hitler,
e avrebbe guidato la marcia su Berlino.
Ludendorff invece non ne sapeva
niente, ma alcuni nazisti si erano recati a
casa sua per informarlo del putsch, per
cui, sia pur seccato di non essere stato
avvisato prima, decise di recarsi alla birreria.
Il suo intervento fece pendere la
bilancia a favore di Hitler, perché quando
Ludendorff chiese ai triumviri di collaborare
per la “grande causa nazionale”, questi
acconsentirono. Hitler, trionfante, tornò
nella sala e annunciò l’accordo preso per
la formazione di un nuovo governo e l’intenzione
collettiva di marciare su Berlino.
Sembrava una grande vittoria del
3 4 5
27
Capitolo 5
Rinasce il
partito nazista
“La belva è
domata, possiamo
allentare la
catena”, disse il
nuovo primo
ministro bavarese
Heinrich Held nei
riguardi di Hitler.
Ed inizialmente
sembrava aver
ragione, ma poi…
36
Durante la permanenza in carcere
Hitler cominciò a scrivere un diario,
dettandolo inizialmente al
suo autista Maurice che utilizzava
una robusta macchina per scrivere.
Continuò poi con Hess, che nel frattempo
si era costituito per restare al fianco del
suo Führer. Si trattava in definitiva di
un’autobiografia, arricchita di tutte le idee
e intendimenti maturati durante le sue
esperienze, politiche e non. Ne venne
fuori un libro di 782 pagine, che pensò di
pubblicare affinché divenisse il “verbo” da
diffondere tra i proseliti del partito nazista.
Era evidente in lui la ferma intenzione di
non mollare, e il fallimento del putsch fu
considerato soltanto un piccolo incidente
di percorso. Intitolò il libro: «Quattro anni
di lotta contro le menzogne, la stupidità e
codardia», ma l’editore del partito, Max
Amman, cambiò il titolo con un altro che
gli sembrò più appropriato: «Mein Kampf»
(La mia battaglia).
In realtà, all’inizio del 1924, il partito
nazista era già andato in pezzi. Quando
Hitler uscì di prigione, un po’ ingrassato e
con meno vigore, sia il NSDAP che il
Völkischer Beobachter erano stati soppressi
e i dirigenti erano tutti espatriati. Gli
amici e i simpatizzanti apparivano poco
interessati a tornare all’attività politica.
Ludendorff addirittura lo accusò di
vigliaccheria per essere fuggito nel
momento cruciale. Tutto quindi sembrava
finito.
Intanto in Germania la situazione economica
era migliorata, grazie ai prestiti
statunitensi. Le grandi industrie avevano
modernizzato le loro attrezzature e riprendevano
ad assumere personale. In tutta
la nazione era tornato l’ottimismo e le difficoltà
degli anni precedenti sembravano
finite. In Baviera la situazione politica era
cambiata: al potere era ora il partito cattolico
e primo ministro era il dottor
Heinrich Held. Hitler si recò da lui il 4 gennaio
1925; ammise l’errore del tentato putsch
e si dichiarò pronto ad affiancare il
governo nella lotta al marxismo e ai
nemici del paese. In definitiva chiese che
gli fosse consentita la riapertura del
NSDAP e del Völkischer Beobachter. Held
inizialmente sembrò poco convinto delle
buone intenzioni di Hitler, ma in suo
appoggio intervenne Franz Gürtner, filonazista
e ministro della Giustizia. Così, sia
il partito che il giornale furono autorizzati
a riaprire i battenti.
Il 26 febbraio Hitler pubblicò sul
Völkischer Beobachter un editoriale dal
titolo «Un nuovo inizio» e fece affiggere dei
manifesti che annunciavano, per il giorno
dopo, una riunione nella birreria
Bürgerbräukeller: Hitler avrebbe esposto
la nuova linea del rinascente partito nazista.
Anche questa volta l’ingresso costava
un marco, tuttavia giunsero all’appuntamento
quattromila persone, uomini e
donne che, alla vista del loro idolo, urlarono
di gioia e applaudirono animosamente,
dimostrando così che i seguaci del
Führer erano tutt’altro che scemati. Alla
fine del discorso, cambiarono idea anche
1
1 Manifesto elettorale per
le elezioni del 1925.
2 Tipici atteggiamenti di
Hitler durante un comizio.
i titubanti e Hitler fu
riconfermato capo indiscusso
per una lotta
che non lasciava alternative.
«…Il nemico
passerà sui nostri cadaveri
o noi passeremo
sul suo», concluse
Hitler. La riunione riscosse
un così tale successo
che Hitler rimediò
un solenne divieto di
parlare in pubblico;
oltre alla Baviera,altri
Stati Tedeschi seguirono
l’esempio, vietandogli
di tenere comizi.
Mancavano all’appello,
oltre Ludendorff
e Strasser, anche
Rosemberg e Röhm,
entrambi in dissidio
con Hitler; il secondo,
in particolare, voleva
che le SA diventassero
una forza paramilitare
che potesse agire liberamente senza l’influenza
del partito, ma Hitler non voleva
perdere il controllo della milizia e rifiutò. Il
contrastò continuò per mesi finché Röhm
si dimise dalla carica di capo supremo
delle SA e il 1° maggio il Völkischer
Beobachter rese nota la notizia. A Röhm
subentrò Franz Pfeffer von Salomon, ma
Hitler conservò il titolo di comandante
supremo delle SA.
Deciso a tentare la conquista del potere
con la legalità, da quel momento il
Führer si dette un gran da fare a riorganizzare
le sedi del partito, provincia per
provincia, e ad accrescere gli aderenti.
Alla fine del 1925 gli iscritti erano 25.000,
ma nel 1928 divennero 178.000.
Intraprese viaggi, cominciò a prestare
una particolare attenzione agli anziani,
alle donne e ai giovani, chiedendone l’iscrizione
al partito e offrendo in cambio
strutture sportive e culturali. I ragazzi tra i
dieci e i quindici anni erano iscritti al
Deutsches Jungvolk, quelli tra i quindici e
i diciotto all’Hitlerjugend, la Gioventù
hitleriana. Voleva dare l’impressione che
il suo non fosse soltanto un movimento
politico. Dove gli era possibile parlare in
pubblico tenne comizi e convegni e organizzò
parate pacifiche. Ma alle elezioni
politiche del ‘26 e ‘27, che si tennero nei
vari Stati, il partito di Hitler non ottenne
più di due o tre seggi.
Di tanto in tanto Hitler si recava a ripo-
2
37
1
Capitolo 6
Vincere
le elezioni!
Al grido di
«Deutschland
über alles» i
nazisti conducono
una movimentata
campagna
elettorale che li
porta a diventare
il secondo partito
tedesco.
Hitler spera
di ottenere
il cancellierato,
ma…
48
Per allargare i propri orizzonti Hitler
strinse un’alleanza con la Deutschnationale
Volkspartei, un movimento
nazional popolare di destra
manovrato da Alfred Hugenberg. In
realtà tra Hitler e Hugenberg non correva
buon sangue, tuttavia fu stabilita una
lotta comune contro i naturali avversari
politici. In realtà Hitler mirava a ben altro:
Hugenberg aveva influenza in più campi
di attività, nel cinema, nel giornalismo e
nell’industria; con l’alleanza Hitler sperava
di poter raggiungere nuove e più redditizie
fonti di finanziamento.
In effetti, grazie a Hugenberg e a
Göring, ben addentrato nell’alta società di
Monaco, Hitler entrò in contatto con alcuni
grandi industriali della Renania e della
Westfalia, i quali divennero i primi importanti
finanziatori del partito nazista.
Anche se inizialmente gli industriali mantennero
un atteggiamento distaccato, i
capitali forniti furono ingenti; lo stesso
Hitler potè permettersi di cambiare casa,
trasferendosi in un lussuoso appartamento
nella Prinzregentenplatz, e acquistò la
casa nell’Obersalzberg, precedentemente
presa in affitto.
Alcuni mesi dopo accadde un fatto
che avrebbe sconvolto la storia mondiale:
il crollo della Borsa di Wall Street a New
York. Era venerdì 24 ottobre 1929. Il crack
fu così colossale che ci furono ripercussioni
in tutto il mondo: fallirono banche e industrie,
investitori privati si trovarono sul
lastrico e molti si suicidarono, la disoccupazione
salì vertiginosamente, scoppiarono
dovunque scioperi violenti.
L’economia tedesca, che era in ripresa,
subì una grave battuta d’arresto, dato che
si basava sui prestiti americani, e molte
industrie dovettero ridurre la produzione e
licenziare dipendenti. I disoccupati raggiunsero,
in un anno, la cifra di cinque
milioni.
Questa situazione disperata fece il
gioco di Hitler. Il governo fu costretto a
dimettersi e il presidente Hindenburg
indisse nuove elezioni. Fu facile, per i nazisti,
condurre una campagna elettorale
contro il partito di governo; al grido di
«Deutschland über alles» (la Germania
sopra a tutto) Hitler si spostò in ogni luogo
della nazione e tenne comizi, promettendo
di rovesciare la situazione e di dare
alla Germania la dignità che le spettava.
Gli sforzi furono premiati, alle elezioni del
14 settembre 1930, con 6 milioni e mezzo
di voti e 107 seggi al Parlamento. Il partito
nazista diventò, dopo i socialdemocratici,
il secondo partito tedesco. Hugenberg fu
invece penalizzato: il suo partito scese dal
14,2 al 7 per cento. Il socialisteggiante
Gregor Strasser, che insieme al fratello
Otto si era presentato alle urne con una
lista denominata Schwarze Front (Fronte
nero), raccolse pochi voti.
Durante la campagna elettorale le SA
si erano dimostrate intemperanti e smaniose
di protagonismo: un grosso problema
per il Führer che, specialmente in
quel momento, desiderava una pacifica
scalata al potere. Alla vigilia delle votazioni,
a Berlino, un gruppo di SA aveva
1 Hitler ormai indossa
sempre, nelle occasioni
ufficiali, la divisa bruna.
E al di sopra, quando
indispensabile,
un impermeabile
con cintura.
2 Hitler e Max Amann, l’editore
del partito.
Fu lui ad ideare il titolo
«Mein Kampf»
per l’autobiografia che
Hitler scrisse in carcere.
3 La sede di Berlino
dellNSDAP comandata da
Goebbels. La sera del 30
agosto militi della SA la
invadono per protesta,
dopo aver sopraffatto le
sentinelle SS. I dipendenti
sono manganellati e il
mobilio fracassato;
Goebbels è costretto a
chiamare la polizia di
stato, da lui sempre
osteggiata, che arresta 25
uomini SA e li conducono
in guardina.
Per la prima volta le SA
e le SS vennero alle mani
tra loro.
2
3
invaso la sede del partito protestando per
per il mancato pagamento del salario e
contro lo strapotere dei dirigenti politici.
Goebbels, per ristabilire l’ordine, fu persino
costretto a far intervenire la polizia.
Hitler licenziò von Salomon e chiamò
Röhm a riprendere il comando delle SA,
purché rispettasse i patti.
Il 10 ottobre 1930 il presidente Hindenburg
ricevette Hitler per le consultazioni.
Indubbiamente il numero dei seggi conquistati
dai nazisti era considerevole, tuttavia
il colloquio non ebbe alcuno sbocco:
Hitler mirava al cancellierato, il presidente
ribadì che al massimo poteva ottenere
il ministero delle Poste.
Così, al Reichstag, il partito nazista
dovette passare all’opposizione e Hitler
riprese i suoi giri propagandistici per la
Germania, tenendo comizi (nel frattempo
era decaduto il divieto di parlare in pubblico),
manifestazioni e parate. Goebbels
si impegnava a rendere sempre più ricca
e fantasiosa la scenografia; venivano
usati sempre più drappi rossi, vessilli, stendardi,
gagliardetti, tutti con la svastica;
suonavano bande musicali, si organizzavano
fiaccolate, gare sportive e aviatorie.
L’addetto stampa, Otto Dietrich, e il fotografo
ufficiale, il bavarese Heinrich
Hoffmann, curarono particolarmente l’immagine
del Führer sulla carta stampata,
pubblicando servizi ricchi di fotografie e
facendo di lui l’astro nascente del firmamento
politico.
Agli inizi del 1932 il cancelliere
Bruning ebbe un giro di consultazioni con
i partiti con lo scopo di prolungare la
durata del mandato presidenziale di
Hindenburg, e per far ciò era necessario
ottenere l’appoggio in parlamento dei
nazisti e dei comunisti. Hitler e il suo partito
non solo rifiutarono l’adesione, ma si
candidò egli stesso, nella campagna elettorale
che ne seguì, ponendosi come
alternativa al vecchio maresciallo
Hindenburg.
La lotta fu senza esclusione di colpi e
furono necessarie due votazioni. Alla
seconda, il 10 aprile, Hindenburg la
spuntò e fu riconfermato presidente della
repubblica. La delusione per Hitler fu
drammatica, le SA ribollivano e non fu
facile tenerle a freno. A questo si aggiunse
un altro grave episodio. Agli inizi di
marzo la polizia prussiana aveva trovato
alcune carte, praticamente ordini impartiti
da Röhm, che provavano la preparazione
di un complotto nazista: se Hitler avesse
vinto le elezioni presidenziali le SA
avrebbero attuato un colpo di stato. Hitler
giurò di non saperne niente, ma le prove
furono esibite in parlamento dal ministro
della Difesa Groener e il cancelliere
49
1
1 «Giuro sulle fiamme
dell'altare di essere
tedesco», è il grido delle
Hitlerjugend.
2 «In loro è l'avvenire
della Germania».
3 I ragazzi al di sotto dei
quindici anni sono iscritti
al Deutsches Jungvolk.
Per evitare il monopolio
della gioventù da parte
dei nazisti, il ministro della
Difesa Groener fondò l’organizzazione
sportiva giovanile
Wehrsportverband,
a controllo statale.
4 Jugend in marcia,1933.
2
4
3
54
5 Un gruppo di Jugend
in divisa ricevuti da Hitler
nella sua casa ad
Obersalzberg.
5
6 Hitler passa
in rassegna un picchetto
d’onore della Hitlerjugend.
Foto di marzo 1934.
7 Deutsche Mädels.
Il termine mädel, in gergo
popolare, vuol dire
“ragazza”. Anche se le
donne avevano un’altra
loro organizzazione
chiamata Frauenschaften,
nella Deutsche Mädels
erano anche inserite
donne di età matura,
come dimostrano le
signore nella foto.
8 Le Deutsche Mädels
salutano la bandiera
nazista.
6
7
8
55
1
Capitolo 7
La corsa al
cancellierato
IL rifiuto
di accettare
compromessi
e accordi segreti
portarono Hitler
ad ottenere il
Cancellierato.
A 43 anni,
l’odiato caporale
austriaco giurò
sulla costituzione
di Weimar,
proprio quella
contro cui tanto
aveva lottato.
82
2
Hitler ora si aspettava il potere, ma
in un incontro con von
Schleicher, ministro della Difesa
nel governo uscente, e von
Papen, gli fu offerto di partecipare al
nuovo governo come vicecancelliere.
Hitler andò su tutte le furie: pretendeva il
cancellierato per sé e i ministeri degli
Interni, della Giustizia, dell’Economia,
dell’Aviazione e il commissariato per la
Prussia per i suoi uomini. Le stesse richieste
fece al presidente Hindenburg, che
ribadì di non voler affidare la guida del
paese ad un partito che seminava violenze
nelle strade. In fondo Hitler non aveva
conquistato la maggioranza assoluta e
doveva accettare un governo di coalizione.
Hitler rifiutò.
Von Papen, ottenuto il mandato presidenziale,
tentò di portare in Parlamento
un nuovo governo e ottenere la fiducia.
Se il risultato fosse stato negativo, era
deciso a sciogliere la Camera appena
costituita. Ma il presidente Göring manovrò
la cosa con grande perizia. I comunisti
posero la mozione di sfiducia al governo
e Göring dette il via alla votazione. A
sorpresa, affiancando per la prima volta i
comunisti, anche i nazisti votarono contro
il governo. La lotta continuò per strada: i
comunisti organizzarono uno sciopero,
che durò cinque giorni, in difesa dei lavoratori
dei trasporti e anche in questa occasione
i nazisti marciarono al fianco degli
“odiati rossi”. La situazione era provocatoria
e Hindenburg si vide costretto a sciogliere
le Camere e ad indire nuove elezioni
per il 6 novembre.
Il risultato vide un regresso dei nazisti,
che ottennero 196 seggi, ma restarono al
primo posto; i comunisti passarono da 89
a 100; i socialdemocratici furono ridotti a
121 deputati.
La crescita della sinistra divenne il
punto di forza della lotta di Hitler: «Se crolliamo
noi nazisti – diceva, accusando
della situazione von Papen – in Germania
ci saranno altri dieci milioni di comunisti».
Ma la situazione era in stallo. Hindenburg
cercò inutilmente l’accordo tra Hitler, irremovibile,
e von Papen; il gen. Schleicher
1 Adolf Hitler in una foto
del 1933. Per poter
accedere al cancellierato
era diventato tedesco
facendosi nominare
addetto alla legazione
di Brunswich.
2 Von Schleicher,
l’intrigante.
È quello in borghese.
3 Hitler e von Papen
a Potsdam
il 21 marzo 1933.
4 Il presidente del Reich
von Hindenburg e
il cancelliere Hitler.
pensò di risolvere la questione chiedendo
per sé il cancellierato, poiché era convinto
che non sarebbe stato osteggiato dalla
sinistra. Hindenburg, indignato, confermò
l’incarico a von Papen ma, quando questi
si avvide di non avere l’appoggio delle
Forze Armate, rigettò l’incarico. Risultato:
il 2 dicembre 1933 von Schleicher fu
incaricato di formare il nuovo governo.
Schleicher, però, doveva ancora ottenere
il consenso delle Camere, e mosse le
sue oscure trame, chiamando in disparte
Strasser, offrendogli la carica di vicecancelliere
in cambio del suo appoggio.
Quando Hitler seppe dell’incontrò si adirò
e accusò Strasser di tradimento ma, per
tutta risposta, quest’ultimo rassegnò le
dimissioni dal NSDAP, deciso ad accettare
la proposta di Schleicher. Ma in una riunione
convocata di urgenza Hitler convinse
i capi di partito, anche i seguaci di
Strasser, della necessità di appoggiarlo
nella lotta, pena lo spaccamento del partito
a vantaggio degli avversari. Strasser si
trovò in minoranza e Hitler riprese le redini
della situazione; Göring commentò:
«Strasser è un cadavere!».
Il colpo di grazia a von Schleicher lo
dette proprio von Papen, che invitò Hitler
ad un incontro segreto che si tenne il 4
gennaio 1933 nell’abitazione del banchiere
filonazista Kurt von Schröder, nei pressi
di Colonia. I due prima litigarono, poi trovarono
l’accordo e strinsero un patto: in
caso di un governo nazista Hitler gli
avrebbe concesso alcuni posti di rilievo e
von Papen avrebbe provveduto a perorare
la causa nazista presso il capo dello
stato.
L’occasione venne il 28 gennaio quando
von Schleicher fu costretto a dimettersi
perché nessun partito aveva voluto
seguirlo. Hindenburg chiamò von Papen
e gli chiese di tentare un governo di coalizione
con i nazisti nel quale Hitler avrebbe
avuto l’incarico di cancelliere. Ma per evitare
un tentativo di colpo di stato di
Schleicher, il ministero della Difesa doveva
essere dato al generale Werner von
Blomberg, che godeva dell’appoggio
degli alti ufficiali dell’Esercito.
Lunedì 30 gennaio 1933 il gabinetto
presieduto dal cancelliere Adolf Hitler
giurò fedeltà alla Costituzione. Von Papen
entrò nel governo come vicecancelliere.
Tra gli uomini di Hitler, Frick ebbe il ministero
degli Interni e Göring un ministero
senza portafoglio. Gli altri ministeri più
importanti erano stati così suddivisi: gli
Esteri a von Neurath, l’Economia e
l’Agricoltura a Hugemberg, le Finanze al
conte Schwerin von Krosigk, la Difesa al
generale von Blomberg, il Lavoro a Franz
Seldte, il capo dello Stahlhelm (Elmo d’acciaio).
In definitiva il presidente
Hindenburg e gli altri ministri potevano
essere ben contenti della situazione. Hitler
aveva soltanto tre ministeri su undici. Il
commento generale fu: «Hitler? Lo abbiamo
ingabbiato!».
83
Il primo governo Hitler
1 3
2
4
1 «Il presidente
Hindenburg e Hitler si
mostrano insieme. Buon
segno, la cosa è fatta!»,
pensano i nazisti.
2 Riunione del Gabinetto
del 30 gennaio 1933.
I ministri si affacciano
per il saluto alla folla.
3 «La Germania si è svegliata!»,
dice Hitler alla
gente, affacciandosi alla
finestra. Berlino, notte dal
30 al 31 gennaio 1933.
4 Le SA festeggiano
con una sfilata davanti
al duomo di Berlino.
5
5 L’avvenimento è
festeggiato dai nazisti con
una gigantesca parata e
una fiaccolata per le
strade di Berlino.
A ranghi serrati 25.000 SA
e SS passano sotto
la porta di Brandeburgo,
cantando gli inni
del partito.
6
7
6/7 Affacciato al balcone
della Cancelleria, nella
Wilhelmstrasse, Hitler
saluta il passaggio delle
sue milizie in festa.
85
Schutzstaffel, SS
Il giuramento delle SS
Io giuro a te, Adolf Hitler,
..
Fuhrer e Cancelliere del Reich
fedelta e ardimento.
A te e ai superiori che tu mi
darai io giuro
ubbidienza fino alla morte,
quante vero Iddio.
2
3
1
1 Crest delle SS.
2 Julius Schreck,
il sosia di Hitler, vecchio
membro della Stosstrupp,
lo accompagnò spesso
durante i suoi viaggi
elettorali, facendogli
anche da autista.
Nell’aprile del 1925
Hitler gli ordinò di formare
una nuova milizia per
proteggere la sua
persona. Un paio di
settimane dopo Julius
aveva creato una prima
squadra di otto uomini,
prelevati dalla Stosstrupp,
che chiamò Schutzstaffel
(scaglione di protezione),
sottoposta comunque alla
SA. Il 21 settembre 1925
una circolare invitava ogni
sezione locale del partito
nazista a fondare una
Schutzstaffel. Gli elementi
comunque dovevano
essere ben selezionati e
avere tutti i requisiti
richiesti. Primo fra tutti,
fedeltà assoluta al Führer.
Nel 1926, Schreck lasciò
il comando delle SS a
Josef Berchtold, che
aveva precedentemente
costituito le Stosstrupp.
Costui tentò di sottrarre le
SS al comando delle SA,
ma non vi riuscì. Nel
marzo 1927, nuovo
Reichsführer-SS
diventava Erhart Heiden.
Nel1928 gli effettivi delle
SS contavano 280 uomini.
Loro compito, oltre alla
protezione del Führer:
distribuire volantini
pubblicitari e vendere
per le strade il Völkischer
Beobachter.
3 Il 6 gennaio 1929 Hitler
chiamò al comando delle
SS Heinrich Himmler,
ventinove anni, dottore in
agronomia. Conservò
sempre la passione per
l’agricoltura, tanto che nei
campi di concentramento
costringeva gli internati a
seminare ortaggi e erbe di
ogni tipo.
86
4 Himmler (il secondo da
sinistra) al fianco di Röhm,
capo delle SA. Le SS
indossano ancora la
camicia bruna. Unici
segni di distinzione: un
berretto nero con teschio
e la cravatta nera.
4
5 Hitler visita una palestra
delle SS. La loro
divisa ora è completamente
nera.
6 Hitler passa tra un
cordone formato dalle
fidate SS, che lo
proteggono dalla folla.
7 Himmler e Röhm
partecipano, nel 1934,
al funerale di un ufficiale
delle SS.
5
6
7
87
1
Capitolo 9
Liberaci dalla
“peste bruna”
Mentre Hitler continuava la sua
scalata al potere con una tattica
astuta, passo dopo passo,
le SA costituivano ormai per
lui una mina vagante, sempre pronta a
scoppiare. I capi, facendo proprie le tesi
di Gregor Strasser, volevano portare
avanti una loro “seconda rivoluzione”, poiché
consideravano l’ascesa del Führer al
cancellierato come la prima tappa di una
rivoluzione nazionale ancora da venire.
Röhm, durante una seduta, dichiarò che
“preferiva fare le rivoluzioni piuttosto che
celebrarle”; era un individuo torvo, violento,
che non nascondeva minimamente la
sua omosessualità perversa ed inseguiva
il vecchio progetto di abbattere l’aristocrazia
militare prussiana e sostituire le SA alla
Reichswehr, l’Esercito nazionale; proprio
ciò che Hitler non desiderava ormai più.
In linea con Röhm era la maggior parte
dei suoi uomini; le SA contavano ormai 4
milioni di aderenti, rissosi, violenti, che
cercavano continuamente l’occasione per
menare le mani.
Le SA controllavano anche i campi di
concentramento e si sfogavano sugli
internati con violenze e atrocità inaudite;
per questa ragione Hitler fu persino
costretto a chiuderne alcuni, oppure passarli
al controllo delle SS. Himmler, pur
essendo formalmente sottoposto al controllo
delle SA, negli ultimi tempi aveva
assunto una certa indipendenza, e praticamente
controllava la polizia politica.
Reinhardt Heydrich, suo fedele collaboratore,
controllava invece la polizia segreta
in Baviera e i servizi di sicurezza del partito.
Tra le due milizie hitleriane, di comportamento
e ideologie completamente
opposte, si stava evidenziando una certa
tensione nei rapporti; a questo punto
Himmler non solo cercava l’indipendenza
totale, ma mirava al predominio delle sue
SS sulle stesse SA.
Hitler, invece, cercò nuovamente di
agganciare Röhm e ammorbidirlo con
lodi e promesse; gli affidò persino un ministero,
ma senza portafoglio. Il Völkischer
Beobachter riportò un suo elogio: «Il successo
della nostra lotta e della rivoluzione
lo dobbiamo all’opera delle SA contro il
terrore rosso. All’esercito è affidato il controllo
dei confini della patria, alle SA il
compito di vigilare sulle conquiste della
rivoluzione. Grazie a voi, mio caro amico
Röhm, a cui tanto deve il partito e l’intero
popolo tedesco, e grazie al destino che ha
fatto sì che voi foste mio compagno in
tante battaglie…». Ma mentre elogiava
Röhm e la sua milizia, Hitler chiedeva alla
Gestapo di condurre un’inchiesta sulle SA
e sui suoi capi.
Particolarmente preoccupati del comportamento
delle SA erano il presidente
Hindenburg, che minacciò di affidare
all’Esercito il controllo dello Stato, e le
Forze Armate.
Hindenburg, intanto, non godeva di
buona salute e si era ritirato nella tenuta
di Neudeck, in Prussia orientale, per riposare.
Himmler consegnò ad Hitler un suo
rapporto segreto col quale lo informava
112
2
1 Hitler saluta con il suo
tipico gesto, un saluto
romano a braccio piegato,
molto più pratico quand’era
in movimento.
2 Hitler durante l’incontro
con Mussolini a Venezia.
Il Duce italiano, che
considerava il successo
del nazismo come un’affermazione
internazionale del
fascismo, aveva spesso
aiutato il Führer con l’invio
di armi e denaro.
3 Da sinistra: il generale
Franz Ritter von Epp,
commissario del Reich
per la Baviera, Ernst
Röhm, comandante delle
SA, ed Hermann Göring,
ministro senza portafoglio
del Reich e degli Interni in
Prussia.
2
che il presidente era invece stato colpito
da un grave collasso ed era in pericolo di
vita.
L’11 aprile Hitler di recò a Koenisberg
per assistere alle manovre primaverili
della flotta nel mar Baltico. Con lui era il
ministro della Difesa, von Blomberg, il
comandante in capo dell’Esercito, gen.
von Fritsch, e il comandante in capo della
Marina, amm. Raeder. Erano tutti al corrente
dello stato di salute del presidente e
discussero su chi, in caso di morte, dovesse
succedergli. Hitler non nascose la sua
intenzione di sostituire Hindenburg, e gli
altri si mostrarono favorevoli, ma si lagnarono
dell’invadenza e pericolosità delle
SA. Blomberg concluse: «Il riarmo è cosa
troppo seria perché si possa tollerare la
partecipazione di ubriaconi e pervertiti.
Occorre perciò liberare la Germania dalla
peste bruna delle SA». Soltanto così Hitler
avrebbe avuto l’appoggio delle Forze
Armate.
Quando Hitler rientrò dalla crociera
nel Baltico fu informato che, non molto
nascostamente, in giro si vociferava di un
prossimo putsch delle SA, intenzionati a
sostenere un nuovo governo presieduto
dal gen. Kurt von Schleicher, ex cancelliere.
Hitler convocò Röhm alla Casa Bruna
e, mentre le SS montavano la guardia al
suo ufficio, lo trattenne per un colloquio
che durò cinque ore. Il giorno dopo, 7 giugno
1934, ordinò alla SA di andare in
congedo “temporaneo”, col divieto di
indossare l’uniforme e organizzare parate;
Röhm annunciò che prendeva un permesso
di quattro settimane per “ragioni di
salute”.
La situazione sembrava per il momento
sotto controllo e Hitler poté recarsi a
Venezia per il previsto incontro con
Mussolini.
Il 17 giugno von Papen si recò
all’Università di Marburg dove tenne un
discorso piuttosto infuocato; invocò la fine
della rivoluzione e del terrore nazista, il
ripristino della libertà di stampa e mise in
guardia dal pericolo di un ventilato putsch
di Röhm. Il discorso, il cui testo in
realtà era stato preparato da Herbert von
Bose, il suo capo ufficio stampa, da Edgar
Jung, scrittore protestante di destra, ed
Erich Klausener, capo dell’Azione cattolica,
creò parecchio scompiglio. Quando
Hitler rientrò dall’Italia trovò i dirigenti del
NSDAP allarmati e gli oppositori ringalluzziti.
Approfittò di un comizio tenuto a Gera
per attaccare violentemente von Papen:
«Sono dei pigmei che non mettono paura
e che sognano di fermare il gigantesco
rinnovamento della vita di un popolo che
ha aperto gli occhi, ma saranno spazzati
113
1
Avvenimenti del 1934
1 Hitler nel 1934 ritorna
per una visita a
Landsberg, il carcere in
cui era entrato la prima
volta il 1° aprile del 1924
per scontare la condanna
per la tentata rivoluzione.
2 Hitler visita la sua cella
di allora.
3/4 Buckeberg. Festa
di ringraziamento
per il raccolto.
5 Bückeberg, 1934.
6 Cerimonia degli
stendardi. Hitler inaugura
nuovi stendardi del partito
nazista.
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3
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6
5
1 2
3
1 Una bambina
consegna un omaggio
floreale al Führer.
2 Un’altra inquadratura
della cerimonia
degli stendardi.
3 Reichsparteitag (giorno
del partito del Reich),
1934.
4 Un tipico gesto di Hitler
oratore.
5 Navigando sul Reno nei
pressi di
Soarkundgebung.
6 1° maggio 1934. Giorno
nazionale del Lavoro.
L’auto del
cancelliere Hitler
attraversa il Lutsgarten
a Berlino. Nell’auto
vi sono anche il vice
cancelliere von Papen
e il ministro Göring.
4
5
6
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1
Capitolo 10
Il potere
assoluto
Dopo l’eccidio dei comandanti SA
e la “caccia alle streghe” operata
nei giorni seguenti in tutta la
Germania dalle SS e dalla
Gestapo, si continuarono ad avere altre
misteriose morti. In poco tempo circa 150
ufficiali delle SS furono assassinati, praticamente
coloro che in vario modo avevano
preso parte alla strage del 30 giugno.
Sui loro corpi fu rinvenuto un cartoncino
che riportava la scritta «R.R.»; queste 2
iniziali furono interpretate come
«Röhms Rächer», cioè i «vendicatori di
Röhm»: praticamente sembrava una
vendetta di alcuni suoi seguaci. Non si
seppe altro.
Le SA intanto erano state trasformate
in una organizzazione innocua,
mentre il corpo delle SS, denominato
“Ordine Nero”, più organizzato e più
potente, e che contava ormai su
52.000 agenti, prese il sopravvento.
Numericamente meno delle SA, ma
molti se si pensa alla selezione accurata
e spietata operata da Himmler nel
reclutarli, al senso dell’autodisciplina
inculcata e all’assoluta fedeltà nei confronti
del Führer.
Heidrich e Himmler, che divenne
anche capo della Gestapo, differenti
per temperamento ma accomunati
dalla stessa crudeltà e sadismo, divennero
in effetti i veri padroni della
Germania che stava nascendo e le SS
per sedici anni avrebbero terrorizzato
l’Europa.
Durante l’estate del 1934 l’ottantasettenne
Hindenburg si aggravò ulteriormente
finché morì la mattina del 2 agosto.
A mezzogiorno la radio informava la
popolazione della morte del presidente,
ma nello stesso tempo annunciava l’avvenuta
unificazione delle due cariche,
quella di presidente e cancelliere, nella
persona di Adolf Hitler. Il titolo di
Reichspräsident era sostituito dalla dizione
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1 Hitler in una foto
del 1935 mentre passa in
rassegna le Hitlerjugend.
2 Una dimostrazione
sull’uso del cinema come
propaganda: un manifesto
in lingua olandese per un
documentario prodotto in
Germania sugli ebrei,
intitolato Der ewige Jude
(l’Ebreo errante).
3 Neudeck, 2 agosto
1934: Hitler ha reso
omaggio alla salma del
vecchio presidente
Hindenburg.
4 Settembre 1935.
Nello storico Rathaussaal
di Norimberga Hitler
promulga le leggi
sugli ebrei. Ha inizio
la persecuzione.
Führer del Reich. Tuttavia si dava il via
ad una consultazione popolare per conoscere
il parere dell’elettorato; il 90% degli
elettori votò a favore di Hitler.
Da quel momento la dittatura in
Germania divenne totale e con l’approvazione
del popolo; un po’ per convinzione,
un po’ per paura della repressione violenta
della Gestapo, la gente tedesca accetta
passivamente il nuovo stato di fatto.
Comunque qualcosa di positivo si stava
evidenziando: il lavoro aumentava, tanto
che in quattro anni il numero dei disoccupati
si ridusse da 6 milioni ad 1 milione. Si
iniziarono anche le costruzioni di grandiose
opere pubbliche, nuovi edifici, teatri,
autostrade, stadi, che contribuirono certamente
a distribuire lavoro e denaro, ma
nello stesso tempo in varie città i giovani
bruciarono nelle strade, sotto gli sguardi
compiaciuti degli agenti della Gestapo,
centinaia di libri, soltanto perché di autori
considerati antinazisti.
Nel settembre del 1935, durante un
congresso tenuto a Norimberga, Hitler
promulgò le leggi che davano inizio alla
persecuzione degli ebrei. Tutti i loro averi
furono sequestrati e devoluti alle SS, furono
privati della cittadinanza tedesca ed
era proibito intrattenere con gli israeliti
affari, contrarre matrimoni e qualsiasi
altra relazione.
Anche le chiese cristiane furono messe
al bando. Hitler tentava di costruire in
Germania una chiesa unificata sotto il suo
controllo, ma soltanto una parte di cattolici
e protestanti aderirono. I preti e i pastori
dissidenti furono arrestati e sostituiti con
altri che avevano accettato la dottrina
razzista. Un protesta ufficiale del
Vaticano, nel 1936, non ottenne alcun
risultato.
Ormai Hitler aveva tutto nella sue
mani, il governo del paese, la Polizia
segreta, la magistratura, le Forze Armate.
Asserì: «per i prossimi mille anni la vita dei
Tedeschi è definitivamente fissata». Il
potere era suo ma lo avrebbe conservato
soltanto per dieci anni, otto mesi e ventotto
giorni.
3
4
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Nasce la Wehrmacht
1 L’esempio ideale del
soldato tedesco voluto
da Hitler.
1
2 Hitler passa in rivista un
picchetto dell’esercito
davanti al palazzo
imperiale durante la
Erntedankfest (festa del
ringraziamento per il raccolto)
nel 1934.
3 Le truppe sfilano per le
vie di Norimberga.
Il 17 marzo 1935 nasce la
Wermacht, composta di
12 corpi d’armata e 36
divisioni. Il servizio militare
è reso obbligatorio.
I discorsi di Hitler puntano
ancora alla pace e alla
distensione. Unico
obiettivo dichiarato: la
Germania sarà il baluardo
europeo contro la Russia
e il bolscevismo.
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3/4 9 novembre 1935:
nella Königsplatz di
Monaco la guardia
d'onore è schierata per il
passaggio del Führer.
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1 La nuova Tankwaffe.
6
2 Bombardieri in volo su
Norimberga.
3 Manovre militari, 1935.
Prove di puntamento per
la contraerea.
4 Contarerea in
posizione. Sono i nuovi
cannoni da 88.
5 7 marzo 1936: le truppe
tedesche attraversano il
ponte sul Reno entrando
a Magonza, nella Renania
smilitarizzata. La popolazione
festeggia, ma Hitler
è pronto a ritirare le truppe
nel caso di una reazione
francese, che invece
non arriva.
7 8
9
6 Prove di tiro con un
cannone navale.
7 Lo Junkers Ju87,
soprannominato Stuka.
8 Aerei della Luftwaffe.
9 Uno Junkers Ju88.
Volò per la prima volta
il 13 settembre 1937.
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