catalogo Favoliamo di Giovanna Lonigo
Catalogo della mostra personale di Giovanna Lonigo alla Galleria Schubert
Catalogo della mostra personale di Giovanna Lonigo alla Galleria Schubert
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
esterna, ovvero quel corpus maecanicum che si diceva, al proprio mondo interiore. Questi,
andando a prendere frammenti di vissuto o, addirittura, stati emozionali amplificati da visioni
oniriche, sono una lampante prova di ciò. Pertanto se l’aspetto iconico potrebbe far presagire una
sorta di mimetismo formalmente rappresentativo, la narrazione conseguente la lettura delle loro
opere sfata completamente questo preconcetto. Anche in questi casi potremmo parlare, fuori da
ogni dubbio, di una caratteristica presentativa e non rappresentativa, come verrebbe d’acchito
fare fuorviati dalla leggerezza dell’immagine facilmente riconoscibile.
Come per ogni opera che si definisce artistica è richiesta una lettura profonda e anche in queste
opere si deve necessariamente riflettere sui contenuti simbolici ed emozionali che veicolano.
Sull’argomento tanto è stato detto da Susanne Langer tra gli anni cinquanta e sessanta del secolo
scorso. Nei suoi saggi è stato trattato molto il rapporto tra aspetti rappresentativi e presentativi
dell’espressione artistica nel suo complesso, mutuando il discorso da Cassirer e le sue forme simboliche.
Non è quindi il caso di cercare, qui ed ora, di lanciarsi in approfondimenti che poco si
addicono ad una curatela di una esposizione di questo tipo, ma è importante tenere presente che
“noi non vediamo le cose come sono, le vediamo come siamo”. Questa citazione un po’ talmudica
mi viene sempre alla mente quando si deve affrontare la complessità di esprimere un pensiero
che possa essere recepito o meno dal lettore, vista la sua opinabile ambiguità, ma l’affermazione
aiuta a comprendere ed evidenziare un’altra riflessione: ognuno di noi genera il proprio mondo
a partire dalle proprie esperienze; e sia l’artista sia lo spettatore hanno costruito i propri mondi