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Articolo 1 - Giugno 2020

La rivista ufficiale della Fondazione Nenni www.fondazionenenni.blog

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emissioni obbligazionarie europee e la

creazione di un asset sicuro, che potrebbe

anche facilitare la diversificazione

del rischio a livello europeo.

Andrà, in ogni caso, tenuto sotto attenta

osservazione il colosso cinese il cui

PIL pur se dovesse scendere del 6,7%

nel primo trimestre 2020, ripartirà con

un aumento medio annuo del 3,2% basato

sulla prevista ripresa nella seconda

parte dell’anno.

Altro osservato speciale dovranno essere

gli Stati Uniti il cui PIL, anche se

fa intravedere, oggi, una diminuzione

del 2,5%, nel 2020, aumenterà, grazie al

grande piano di stimolo economico, del

3,6% nel 2021. Piano che ricomprende

un pacchetto di aiuti senza precedenti

del valore di $ 2.000 miliardi (il 9,3%

del reddito nazionale, più dell’intero

PIL italiano) per aiutare le imprese e le

famiglie.

L’Italia è tra i paesi più fragili:

perché è necessario un piano europeo

Nello scenario di base, ipotizzando

un lento e selezionato allentamento

del blocco dall’inizio di maggio, come

detto, il calo del PIL italiano nel 2020

sarà almeno del 6,5%, un’entità equivalente

alla recessione del 2008-2009,

ma aggregata in un solo anno. Prometeia

stima che, nei primi due trimestri

dell’anno, ci sarà una riduzione del PIL

di oltre il 10% rispetto alla situazione

pre-crisi, con differenze settoriali molto

grandi: dal -10% nella produzione al

-27% in servizi legati al turismo e fino

al -16% nei servizi di trasporto e nelle

attività di intrattenimento

Le sostanziali misure fiscali già annunciate

(che ammontano finora, e solo

per quest’anno, ad oltre il 2% del PIL),

scontano, purtroppo, l’elevato debito

pubblico, la profondità della recessione

e la lenta ripresa la cui somma indebolirà

ulteriormente sia la capacità

produttiva del Paese sia le finanze pubbliche.

Nello scenario di base di Prometeia,

come abbiamo già visto, il livello del

PIL italiano nel 2022 sarà ancora di oltre

il 2% inferiore al livello del 2019,

con il debito sovrano che salirà al 150%

del PIL.

In questo contesto, la stabilità macroeconomica

potrà essere garantita solo

in un quadro di maggiore condivisione

del rischio a livello europeo a causa

della crisi sanitaria e dei suoi molteplici

effetti che non hanno ancora integralmente

dispiegato e fatto emergere tutte

le loro negatività.

La natura simmetrica ed esogena dello

shock, richiederà, non ci stancheremo

mai di ripeterlo, una risposta comune

sia per far fronte all’aumento della spesa

legata ai bisogni immediati sia per

sostenere la ripresa dell’economia reale.

Nessun paese è, né sarà in futuro, in

grado di affrontare questa crisi da solo.

Soltanto il finanziamento di queste spese

con emissioni obbligazionarie europee

ridurrebbe l’onere per i bilanci nazionali

e costituirebbe un passo verso

la creazione di un benessere europeo

sicuro che in grado di aiutare i sistemi

finanziari a diversificare il rischio. Se

non prendiamo questa strada, l’intero

progetto europeo sarà a rischio.

Shock reale, recessione globale

Mentre la crisi di dieci anni fa scoppiò

nel settore finanziario, la natura dello

shock di oggi è reale in quanto diretta

conseguenza del blocco e della quarantena.

In questa prima fase vengono,

quindi, colpiti in particolare i servizi,

che rappresentano la maggiore quota

di valore aggiunto nei paesi sviluppati,

con una quota maggiore di occupazione

rispetto alla produzione e dove le

vendite perse sono più difficili da recuperare.

La natura reale e globale di una

crisi che colpisce i servizi porta innanzitutto

ad alti effetti moltiplicatori legati

al commercio internazionale, rendendo

particolarmente intense le riduzioni

delle attività.

Nonostante tutte le incertezze legate

alla durata e all’intensità del blocco e

alle successive reazioni dei paesi che

tentano di riprendersi, Prometeia stima

una recessione economica globale

nel 2020 (-1,6%), che influenzerà quelli

industrializzati e altri paesi, con la sola

eccezione della Cina che evita una flessione

grazie al rimbalzo positivo atteso

nella seconda metà dell’anno.

Per fare un confronto, nella

Grande recessione del 2009, il »

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