Articolo 1 - Giugno 2020
La rivista ufficiale della Fondazione Nenni www.fondazionenenni.blog
La rivista ufficiale della Fondazione Nenni
www.fondazionenenni.blog
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
41
emissioni obbligazionarie europee e la
creazione di un asset sicuro, che potrebbe
anche facilitare la diversificazione
del rischio a livello europeo.
Andrà, in ogni caso, tenuto sotto attenta
osservazione il colosso cinese il cui
PIL pur se dovesse scendere del 6,7%
nel primo trimestre 2020, ripartirà con
un aumento medio annuo del 3,2% basato
sulla prevista ripresa nella seconda
parte dell’anno.
Altro osservato speciale dovranno essere
gli Stati Uniti il cui PIL, anche se
fa intravedere, oggi, una diminuzione
del 2,5%, nel 2020, aumenterà, grazie al
grande piano di stimolo economico, del
3,6% nel 2021. Piano che ricomprende
un pacchetto di aiuti senza precedenti
del valore di $ 2.000 miliardi (il 9,3%
del reddito nazionale, più dell’intero
PIL italiano) per aiutare le imprese e le
famiglie.
L’Italia è tra i paesi più fragili:
perché è necessario un piano europeo
Nello scenario di base, ipotizzando
un lento e selezionato allentamento
del blocco dall’inizio di maggio, come
detto, il calo del PIL italiano nel 2020
sarà almeno del 6,5%, un’entità equivalente
alla recessione del 2008-2009,
ma aggregata in un solo anno. Prometeia
stima che, nei primi due trimestri
dell’anno, ci sarà una riduzione del PIL
di oltre il 10% rispetto alla situazione
pre-crisi, con differenze settoriali molto
grandi: dal -10% nella produzione al
-27% in servizi legati al turismo e fino
al -16% nei servizi di trasporto e nelle
attività di intrattenimento
Le sostanziali misure fiscali già annunciate
(che ammontano finora, e solo
per quest’anno, ad oltre il 2% del PIL),
scontano, purtroppo, l’elevato debito
pubblico, la profondità della recessione
e la lenta ripresa la cui somma indebolirà
ulteriormente sia la capacità
produttiva del Paese sia le finanze pubbliche.
Nello scenario di base di Prometeia,
come abbiamo già visto, il livello del
PIL italiano nel 2022 sarà ancora di oltre
il 2% inferiore al livello del 2019,
con il debito sovrano che salirà al 150%
del PIL.
In questo contesto, la stabilità macroeconomica
potrà essere garantita solo
in un quadro di maggiore condivisione
del rischio a livello europeo a causa
della crisi sanitaria e dei suoi molteplici
effetti che non hanno ancora integralmente
dispiegato e fatto emergere tutte
le loro negatività.
La natura simmetrica ed esogena dello
shock, richiederà, non ci stancheremo
mai di ripeterlo, una risposta comune
sia per far fronte all’aumento della spesa
legata ai bisogni immediati sia per
sostenere la ripresa dell’economia reale.
Nessun paese è, né sarà in futuro, in
grado di affrontare questa crisi da solo.
Soltanto il finanziamento di queste spese
con emissioni obbligazionarie europee
ridurrebbe l’onere per i bilanci nazionali
e costituirebbe un passo verso
la creazione di un benessere europeo
sicuro che in grado di aiutare i sistemi
finanziari a diversificare il rischio. Se
non prendiamo questa strada, l’intero
progetto europeo sarà a rischio.
Shock reale, recessione globale
Mentre la crisi di dieci anni fa scoppiò
nel settore finanziario, la natura dello
shock di oggi è reale in quanto diretta
conseguenza del blocco e della quarantena.
In questa prima fase vengono,
quindi, colpiti in particolare i servizi,
che rappresentano la maggiore quota
di valore aggiunto nei paesi sviluppati,
con una quota maggiore di occupazione
rispetto alla produzione e dove le
vendite perse sono più difficili da recuperare.
La natura reale e globale di una
crisi che colpisce i servizi porta innanzitutto
ad alti effetti moltiplicatori legati
al commercio internazionale, rendendo
particolarmente intense le riduzioni
delle attività.
Nonostante tutte le incertezze legate
alla durata e all’intensità del blocco e
alle successive reazioni dei paesi che
tentano di riprendersi, Prometeia stima
una recessione economica globale
nel 2020 (-1,6%), che influenzerà quelli
industrializzati e altri paesi, con la sola
eccezione della Cina che evita una flessione
grazie al rimbalzo positivo atteso
nella seconda metà dell’anno.
Per fare un confronto, nella
Grande recessione del 2009, il »