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COSA PENSI DELLA

CUCINA altoatesina?



Introduzione

Canederli, speck, spätzle, krapfen, la cucina tradizionale altoatesina è costituita davvero da

tanti piatti unici e particolari. Piatti che rispecchiano la storia del territorio della regione

del Trentino-Alto Adige e anche la storia delle persone che hanno vissuto e vivono in questa

regione. Ogni ingrediente racconta le radici di questa regione in cui la cultura austriaca e

quella italiana si uniscono per creare dei piatti saporiti e speciali.

Questi ingredienti e piatti tradizionali sono presenti nelle storie di generazioni di famiglie

che hanno vissuto e continuano a vivere cucinando e assaporando questi sapori. Sono storie

di persone comuni che creano ogni giorno dei ricordi attorno a questi piatti. La cucina è proprio

uno di quei aspetti che lega e unisce di più le persone. Infatti, attorno ad un tavolo di un

pranzo o di una cena non si riuniscono solo le persone, ma anche i ricordi, le emozioni che

quelle persone associano a quei piatti. Si crea così un’unione tra storie, ingredienti, persone e

tradizioni. I piatti tradizionali possono connetterci infatti con le persone che hanno costruito

pian piano questa tradizione gastronomica. Diventa così anche un’unione tra passato e presente.

È davvero molto interessante gustare sapori che rimangono per sempre e che hanno

accompagnato e accompagnano tuttora la vita e le storie di molte persone.

Questo libro è stato pensato per dar voce a queste storie. La cucina tradizionale altoatesina

viene perciò raccontata dal punto di vista delle persone. Ho creato due diversi tipi di sondaggi

sulla piattaforma “Google moduli”. Uno che rivolgeva alcune domande alle persone

che vivono fuori dalla regione del Trentino-Alto Adige, l’altro invece agli abitanti di questa

regione. L’obiettivo è stato quello di raccogliere curiosità, informazioni, storie e ricordi che

queste persone associano a questa cucina.

Inoltre, le storie delle persone comuni che non lavorano nell’abito gastronomico vengono anche

affiancate da interviste che ho realizzato con chef di questa regione. Ho raccolto in questo

modo il punto di vista e le storie di persone che vivono di questa gastronomia tradizionale.

Le parole sono accompagnate da illustrazioni che rappresentano questi piatti in modo da

creare una raccolta di emozioni e ricordi.

Spero che sfogliando le pagine di questo libro tu possa entrare nelle storie di queste persone

e mi auguro di far nascere dentro di te, in un modo o nell’altro, il desiderio di creare il tuo

ricordo personale attorno a questa cucina.

Martina Costa Bignotti



8

30

66

70

82

92

96

Cucina vista da fuori

Cucina vista da dentro

Anna Matscher

Heinrich Schneider

Stefano Cavada

Theodor Falser

Tradizioni gastromiche

INDICE



La cucina

vista da fuori



CANEDERLI

SPECK

INSALATA DI PATATE

STINCO DI MAIALE

BRETZEL

BRATWURST

KRAPFEN

SPÄTZLE

WURSTEL

Qual'è il primo cibo che

ti viene in mente quando

pensi alla gastronomia di

questo territorio?

11



PERCHÈ TI PIACE ?

Ho chiesto a delle persone che vivono

fuori dalla regione del Trentino-Alto Adige

le motivazioni per cui li piace o non li piace

questa cucina tradizionale regionale. A molti

piace, alcuni non l’hanno mai provato, ad altri

ancora non piace affatto. Il gusto è qualcosa

di soggettivo e ognuno ha quindi risposto in

maniera diversa e personale.

Tra le persone che apprezzano questa

gastronomia ce ne sono molte che l’ha associano

a piatti caldi e di montagna visto il territorio.

Altri trovano affascinante l’insieme

dei suoi ingredienti che dona ai piatti un gusto

saporito ed aromatico. “Il gusto di questi piatti

è ricercato, particolare e innovativo, diverso

dal solito” afferma qualcuno. “Sono piatti

abbondanti e sempre buonissimi” afferma

qualcun altro.

La varietà di sapori e l’autenticità degli

ingredienti di questa regione sono ciò che

più attrae le persone che non vivono dentro

la regione.

“Mi fa felice!”

“Per i sapori caldi

di montagna”

13



PERCHÈ NON TI PIACE?

Sono molti quelli che invece non amano

questa cucina per vari motivi. Quello principale

è la pesantezza dei suoi ingredienti.

Molto spesso le pietanze vengono definite

tanto pesanti a causa degli ingredienti grassi

utilizzati nella cucina. Molte persone trovano

questa cucina anche troppo speziata e per

questo motivo non riuscirebbero a mangiarla

quotidianamente. Qualcuno afferma:” Mi

piace perché è una cucina rustica, non necessita

di molte portate, essendo anche molto

sostanziosa, e in più è anche un cibo di nicchia

estremamente caratteristico”. Purtroppo, però

oltre ad essere un cibo un po' pesante è anche

difficile che i prodotti confezionati e venduti

nei supermercati mantengano la fragranza e

la succosità del prodotto appena cucinato,

perciò molte persone conoscono spesso una

versione falsata di questa cucina.

”Troppo grassa, speziata e troppo pesante!”.

Queste caratteristiche rispecchiano davvero

questa gastronomia oppure rappresentano

solo stereotipi?

“Troppo

pesante!”

“Non la

mangierei

ogni giorno”



“Non ho mai cucinato piatti

tirolesi come i canederli ma

ne ho assaggiati molti in montagna

e devo dire che i tirolesi,

in fatto di cucina tradizionale,

sono ottimi con piatti sempre

16

“Qualche volta a casa con la

mia famiglia proviamo a cucinare

i canederli, mi piacciono

molto ma non sono comparabili

con quelli che si possono

gustare nel Sud Tirolo”



“Ogni volta che lo mangio è

un'esperienza unica. Mi fa

sentire come se fossi a casa.

Con il cammino acceso e

buoni amici”

“Quando ho provato gli Spätzle

per la prima volta mi sembrava

di sognare all‘interno del

mondo culinario, un piatto

strepitoso!”

18 19



“Quando il cameriere mi porta

la Wienerschnitzel, non posso

che non sorridere. Sembra che

questo cibo tirolese mi abbracci

e ogni volta è una esperienza

unica e indimenticabile”



“Ho sempre pensato che i canederli non

facessero per me. Per chissà quale motivo.

Così sono sempre andata avanti con

questa convinzione. Poi circa un anno

fa ho deciso di provarli. E beh, non ho

potuto fare scelta migliore”

22 23



“Ho mangiato lo strudel,

all’inizio aveva un sapore

strano poi mi è piaciuto”



CURIOSITÀ SULLO STRUDEL

Lo strudel di mele è oggi uno dei dolci più

noti e apprezzati del mondo. Molti ignorano,

però, che probabilmente la ricetta dello strudel

nacque in Arabia, da dove venne importata in

Turchia, attraverso l’Egitto e la Siria.

Dopo la conquista di Costantinopoli nel

1453 la ricetta si sviluppò probabilmente dal

dolce turco “baklava” o da una schiacciata

ripiena. Durante la monarchia asburgica, lo

strudel giunse infine a Vienna dall’Ungheria.

Un tempo lo strudel era considerato una pietanza

per i poveri.

Solo successivamente iniziò a essere

apprezzato nei salotti della nobiltà come

“dolce viennese”, diventando parte integrante

della cultura dei caffè viennesi e diffondendosi

progressivamente in tutta Europa. Giunse così

anche qui in Alto Adige, dove ha ormai una

tradizione secolare.

Ne esistono le più svariate ricette, ogni famiglia

ha affinato la sua preferita. Spazio al gusto

tra mele, uvetta, zucchero, pan grattato, spezie,

aromi naturali, pinoli, noci o mandorle, ma

per poter ottenere il Marchio di Qualità, lo

strudel deve contenere solo mele Alto Adige

e burro Alto Adige. Gli ingredienti devono

essere interamente naturali e sono assolutamente

vietati conservanti e altri additivi, così

come gli esaltatori di sapidità.

26

Ogni anno si producono circa

85.000 kg di strudel, di cui ¾

con pasta frolla.



La cucina

vista da DENTRO



Come descriveresti

la cucina altoatesina

in una parola?

BURROSAMENTE LEGGERA

GENIALE SOSTANZIOSA GRASSA

30

Ieri cucina

povera,

oggi cucina

raffinata

Mix tra

cucina

austriaca

e cucina

italiana

Fatto con amore

Una cucina di

montagna

Esplosione di gusti

Emporio del burro

Un misto

di cucina

tedesca e

italiana

varietà contadina



cosa apprezzi della tua

cucina tradizionale?

Ho chiesto a delle persone che vivono dentro

la regione del Sudtirolo cosa apprezzano di

più e cosa di meno della loro cucina regionale

tradizionale.

La maggior parte di loro hanno saputo

solo trovare caratteristiche positive di questa

cucina. Solo pochi invece non l’apprezzano

per via della pesantezza dei suoi piatti. In

generale viene perciò apprezzata tanto dalla

gente locale perché è la cucina con cui sono

cresciuti e che hanno mangiato dalla loro

infanzia. Una cucina che li lega alla loro terra

e alla loro tradizione. La descrivono come

una cucina unica nel mondo, con una grande

varietà di ingredienti freschi della terra.

La cucina rispecchia sapori unici difficilmente

trovabili in altre regioni italiane grazie

all’ influenza che ha questa gastronomia con

quella austriaca. Un mix di sapori dovuto

dall’insieme delle tradizioni sudtirolesi e italiane.

Molti la trovano anche molto salutare

nonostante i gusti saporiti ad aromatici.

La povertà degli ingredienti su cui si basa

questa cucina è un altro fattore che porta i

cittadini locali ad amarla e ad apprezzarla. “Si

basa spesso su prodotti poveri e li valorizza”

afferma uno dei cittadini. “Abbinamento di

ingredienti del territorio che insieme creano

una magia” dice qualcun altro.

Per concludere la cucina tradizionale

sudtirolese è davvero molto ammirata per

la sua unicità e per i suoi ingredienti poveri

ma molto saporiti. “Ha sapori morbidi ma

decisi, piatti sostanziosi rispecchiano anche

le persone del posto”

“Si basa spesso

su prodotti

poveri e li

valorizza”

“Mi lega alla mia terra”

33



L

I

“Ricordo la mia bisnonna nella

sua cucina con il fuoco acceso

e il pavimento in porfido. Lei

formava i canederli con l’aiuto

di un cucchiaio e un mestolo di

A

E

E

“I canederli che mangiavo

sulle piste da sci

in Alto Adige”

C

“La mia nonna faceva i

canederli ogni sabato per

tutta la famiglia”

D

N



CURIOSITÀ SUI CANEDERLI

L’origine di molti piatti della nostra tradizione

si perde nella notte dei tempi, ma nel caso dei

canederli è arrivato fino a noi un riferimento

storico preciso. La testimonianza proviene

dal ciclo di affreschi romanici che ricoprono

l’interno della cappella del castello di Appiano,

maestosa fortezza sulla Strada del Vino, a una

decina di chilometri da Bolzano.

La cappella, consacrata nel 1131, è minuscola,

ma per le sue pitture, scoperte negli

anni ‘20 e riportate alla luce solo negli anni

‘60, è considerata tra i più importanti gioielli

artistici della regione. In una delle scene del

ciclo di affreschi, la Natività, la Madonna è

girata verso una donna intenta a cucinare,

dettaglio “profano” che fornisce un indizio

inconfutabile: dal padellone sul fuoco

spuntano cinque grossi canederli, mentre la

Knödelesserin (la “mangiatrice di canederli”)

ne assaggia un altro, portandolo alla bocca

con un lungo cucchiaio.

Il dipinto, quindi, fa anticipare di tre

secoli la presunta nascita dei canederli che,

secondo quanto racconta una leggenda molto

diffusa, sarebbero stati creati lì per lì da una

contadina per saziare i feroci Lanzichenecchi

(mercenari al servizio dell’imperatore d’Austria

a partire dal 1493) che minacciavano altrimenti

di dar fuoco al maso.

Data di nascita a parte, è certo che dopo secoli

i canederli sono ancora il piatto identitario

dell’Alto Adige, diffuso anche nelle valli ladine

attorno alle Dolomiti con l’eloquente termine

“balotes”. Pallotte simili a un grosso gnocco

tondeggiante a base di pane raffermo, ingrediente

un tempo sacro che non andava mai

sprecato. La saggia cucina contadina faceva

di necessità virtù e lo utilizzava impastandolo

con ciò che si aveva a disposizione tra orto

e stalla del maso: verdure, aromi, avanzi di

salumi, latte, formaggi; a volte albicocche o

altri frutti per farne un dolce.

Le varianti dell’impasto, quindi, sono

innumerevoli, con alcune versioni diventate

“classiche”: canederli di spinaci, di bietola o

rapa rossa, di formaggio oppure di fegato e

rognone (alcune macellerie locali li vendono

già macinati insieme).

Esiste poi una ricetta ufficiale, depositata

nel 2003 dall’Accademia Italiana della Cucina,

che prevede di arricchire il pane con speck,

uova e latte. Piatti saporiti e sostanziosi che,

se un tempo erano necessari alle popolazioni

alpine per far fronte al freddo e ai pesanti

lavori in montagna, oggi sono un gustoso

corroborante per rifocillare gli sciatori dopo

le discese lungo le piste innevate che in questa

stagione imbiancano tutto l’Alto Adige.

36 37



“I canederli mi sono sempre piaciuti.

Me li ricordo dai tempi dell'asilo, quando

vedevo queste palline morbide e saporite

non vendevo l'ora di mangiarle, amavo

e amo la sensazione di pienezza che ti

lasciano. Una sfera che racchiude ricordi,

sapori che rimangono nel tempo”

38 39



“C'era un piatto da bambina

della cucina sudtirolese che

proprio non potevo vedere, neanche

da lontano, gli spätzle.

Questo è un ricordo d'infanzia,

avevo circa 4 anni e una sera a

cena mia mamma aveva cucinato

questo piatto. Io mi rifiutai

di mangiarli, con tanto di

pianti disperati. Dopo un'ora

circa richiesi però il "bibi con

i biscotti" (biberon) perché

affamata. Mia mamma mi

disse che mi avrebbe messo gli

spätzle al suo interno! Dico

solo che non li ho più mangiati

per anni anche se nel biberon

non erano stati messi!”



CURIOSITÀ SUGLI SPÄTZLE

Il termine spätzle in tedesco significa

“passerotto” e sembra che sia stato dato questo

nome agli gnocchetti per due motivi: sia per

via della loro forma piccola e arzigogolata, sia

perchè in Germania si usano tradizionalmente

come contorno a intingoli a base di carne di

cacciagione da piuma.

Gli spätzle più conosciuti in Italia, però,

sono quelli altoatesini che si consumano come

primo piatto, solitamente a base di spinaci,

quindi verdi, e conditi con burro e speck o

panna e speck o panna e funghi. Questi spätzle

verdi sono facilmente reperibili in tutta Italia

nella grande distribuzione nei banconi del

frigo, con scadenze relativamente brevi.

Il processo di italianizzazione degli

spätzle, in realtà, non si limita a trasformare

un contorno tedesco in un primo piatto, ma

spesso e volentieri cambia anche la forma dello

spätzle stesso ed è facile trovare in commercio

spätzle rotondi, del tutto somiglianti a degli

gnocchi di patate, o squadrati come certi

formati di pasta ottenuti meccanicamente,

oppure strette lunghi come le trofie liguri.

Gli spätzle nascono come specialità della

cucina sveva nel Medioevo.

Attualmente in Germania sono consumati

in tutta la regione del Baden-Wuttemberg e

in Baviera, quindi principalmente nel Sud.

Gli spätzle tedeschi sono bianchi, composti

da farina e formaggio, generalmente ricotta, e

vengono serviti come accompagnamento della

carne stufata guarniti con cipolle croccanti.

Dalla Germania si sono diffusi fino all’Austria

e al Trentino Alto Adige, fino all’Ungheria,

alla Svizzera e alla Francia, specialmente in

Alsazia, una regione che per molti secoli è

rimasto sotto la dominazione tedesca.

42

Gli spätzle nascono come

specialità della cucina sveva nel

Medioevo



“La mia prima volta che ho cucinato i

krapfen ai mirtilli è stata un'esperienza

indimenticabile”



“Le ricette buone non si trovano

solo in internet. Le impari dalle

persone che a loro volta hanno

imparato da qualcun'altro”

“Quando ero bambino aiutavo

la nonna a cucinare per le

feste”

46 47



KAISER-

“Kaiserschmarrn

mi ricorda le mie

estati all'alpeggio

da bambino”

48

SCHMARRN



CURIOSITÀ SULLO

KAISERSCHmarrn

La parola „Schmarren“ viene usata a

partire dal seicento e deriva dall’altotedesco

„Schmer“ (= strutto) o meglio „schmieren“ (=

spalmare).

Lo Schmarren per tanto tempo fu un piatto

per la gente povera, per i contadini, pastori

e malgari. Latte, uova, farina e strutto. Viene

nominato per la prima volta in letteratura nel

1563 in una predica matrimoniale. Bisogna

aspettare fino all’ottocento, perchè la ricetta

contadina venga adottata dalla cucina borghese.

La storia del “Kaiserschmarren” viene

messa in relazione con la casa imperiale

austriaca e risale probabilmente all’imperatore

Franz Josef I. (1830 – 1916). La storia precisa

della creazione del Kaiserschmarren non si

conosce bene, ma esistono diverse leggende:

Durante una caccia nel Salzkammergut fu

servito all’imperatore un Holzfällerschmarren

(Schmarren dei boscaioli). Questo era

stato arricchito in suo onore con ingredienti

buoni come latte, uva passa e uova. Così il

semplice Schmarren divenne un nobile Kaiserschmarren.

Una seconda leggenda dice, che una volta

il cuoco di corte preparando una omelette

aveva fatto e quindi si era sbriciolato. L’imperatore

mandò indietro il dessert con le parole:

„un tale Schmarrn non è degno di un re!“

Inoltre esiste la leggenda che il „Kaiserschmarren“

fosse prima un „Kaiserinschmarren“

(Schmarren dell’imperatrice), perché era stato

creato nel 1854 per l’imperatrice Elisabeth

(„Sissi“). Ma l’imperatrice Elisabeth , che era

sempre attenta alla sua linea, non lo apprezzò

quanto suo marito, l’imperatore Franz Josef I,

e così divenne il „Kaiserschmarren“.

50 51



“I tirtlan mi ricordano mia

nonna. Li faceva spesso”

53



QUALI SONO LE CURIOSITÀ CHE

TI COLPISCONO DI PIÙ?

Ho chiesto agli abitanti della regione di

dare qualsiasi tipo di informazione riguardante

la cucina altoatesina che trovavano

interessante. Alcune persone hanno lamentato

il fatto che i piatti tradizionali spesso vengono

dimenticati dalle nuove generazioni e che

pochi sudtirolesi conoscono in profondità le

caratteristiche di questa tradizione gastronomiche.

Nonostante ciò, qualcuno afferma che

è proprio grazie alle nuove generazioni che

le tradizioni riprendono vita proprio perché i

piatti tradizionali vengono ripresi e cambiati

a modo loro. Inoltre, quello che colpisce di

più gli altoatesini è che la loro cucina tradizionale

è il risultato della combinazione tra

due culture: quella austriaca e quella italiana.

Altre persone sono affascinate anche

dalla povertà degli ingredienti che compone

questa cucina. I piatti sono nati proprio dall’

esigenza di utilizzare i prodotti che si avevano

già a casa e lo scarto del cibo diventa in questo

modo un elemento importante all’interno di

questa tradizione.

Alcuni sono invece attratti dalla varietà

dei piatti tradizionali, come la diversità dei

tipi di canederli e dei diversi dolci fatti con

tecniche diverse.

“In ogni

vallata i piatti

tradizionali

vengono fatti in

“La combinazione tra

la cucina austriaca e

quella italiana”

modo diverso”

54 55



“L’idea di abbondanza e il

fatto che ci sono piatti che

come in altre culture sono nati

dalla “povertà” in cui lo scarto

diventa portata principale”

“La cucina tradizionale

sudtirolese è molto genuina,

sana e poco costosa, dato

che ogni contadino era

autosufficiente”

56 57



“La pasta per lo strudel non

deve essere frolla, ma tirata

così sottile, in modo che un/a

giovane possa leggere una lettera

d’amore attraverso essa,

una persona anziana perlo-

58 meno il giornale”

59



“Le varie pietanze che noi oggi

conosciamo un tempo non erano

specialità...erano piatti semplici che

venivano fatti con la roba che c’era in

casa e non si aveva altro...”

60 61



“MAI

UN CANEDERLO”

TAGLIARE



ANNA

MATSCHER



Sono nata su un maso di Val pusteria. Mia mamma

quando doveva fare dei lavori sui campi mi

preparava tutti i prodotti e io dovevo cucinare

sempre queste cose tradizionali. Con 18 anni

sono andata a Vienna a imparare il mio mestiere

di massaggiatrice è ho dovuto lavorare per avere

un po’ di soldi.

Ho cucinato per una famiglia di medici e ho fatto

per esempio una lasagna tutta fatta in casa dalla

pasta al ragù

Il mio cappuccino di animelle di

vitello che viene fatto in una tazza

in più strati, dove metto un purè

di patate, le animelle rosolate, il

Schüttelbrot e una schiuma di

funghi.

“I ristoranti di un alto livello

devono innovare

Cerco sempre

di abbinare

la tradizione

con i prodotti

mediterranei

HO IL MIO ORTO E LE ERBE

SPONTANEE, MIO MARITO

HA MOLTI ALBERI DI

FRUTTI, LE PATATE E I

TOPINAMBUR

Sto facendo quello che è la mia passione. All’

inizio ho cucinato per gli amici, poi dopo

aver conosciuto mio futuro marito, che è il

proprietario del ristorante, è dopo diventato

il mio mesterie.

Sto facendo quello che

è la mia passione

e presentare a loro modo i

piatti tradizionali”



68

HEINRICH

SCHNEIDER



“Io sono Heinrich Schneider.

Uno chef che ama il suo lavoro.

Sono una persona che vuole

creare ricordi nella mente

della gente”

“Preferisco farlo tramite sapori,

colori, e ingredienti di origine

naturale. Vivo per scoprire

e creare”

70 71



R

Quale piatto o cibo può rappresentare al

meglio la tradizione sudtirolese ?

Sicuramente il canederlo allo speck. È il

piatto più famoso della regione. È un piatto

semplice ma allo stesso tempo molto saporito

con ingredienti del territorio. Nato in

un periodo di povertà e ha una lunga storia

e tradizione. La ricetta è geniale, per questo

motivo ha sopravvissuto anche nei secoli.

I

Quanto influisce sul suo lavoro il territorio

che la circonda?

Il territorio rispecchia la mia filosofia.

Praticamente il mio menù è un percorso di

ca. 15 portate che sembra una passeggiata nel

bosco vicino. Ho studiato le erbe selvatiche i

funghi e piante del mio territorio. Sono loro

i protagonisti della mia filosofia.

Come descriverebbe in una parola o in una

frase questa gastronomia?

La gastronomia dell’Alto Adige è una

parte importante di storia di un popolo.

Pensa che in qualche modo questa tradizione

sta evolvendo nel corso degli anni?

No, perché è una tradizione che viene

ancora vissuta e apprezzata molto. Secondo

me però sarebbero tutte le ricette storiche e

tradizionali nazionali da proteggere e inserire

nel patrimonio mondiale. Perché è una cultura

che va curata e come un tesoro.

Sente una certa pressione di rispettare la

tradizione gastronomica sudtirolese mentre

lavora?

No, non sento la pressione. La mia cucina

personale si dedica principalmente di

più agli ingredienti che alle ricette. Siccome

sono una persona creativa e curiosa amo la

sperimentazione.

N

Quali stereotipi pensa che ci siano riguardo a

questa gastronomia? Come reagisce quando

li ascolta?

Allora, se parliamo sempre della gastronomia

tradizionale dell’Alto Adige posso

notare questo: la cucina tradizionale atesina

in se é un po’ pesante.

Bisogna però sapere che le ricette sono nate

in un periodo di povertá e di fame. Quindi

basta sistemare le porzioni.

Gli ingredienti sono di origine regionale.

Questo lo trovo molto bello e importante.

La qualitá media della gastronomia dell’Alto

Adige è abbastanza alta. Questo mi piace tanto

ed è anche importante dal punto di vista del

cliente che viene spesso nella nostra regione.

C

E

72 73

H



RISCHIAMO

TUTTI DI FAR

FALLIRE

FALLIRE

IL TURISMO

74 75



Qual è la ricetta più innovativa che ha già

creato prendendo ispirazione dalla tradizione

culinaria sudtirolese?

In generale porto sempre tanto rispetto

in confronto alle ricette tradizionali. Perché

per esempio la ricetta del

canederlo è nata così e aveva

successo in questo modo per

secoli. Secondo me non vanno

toccate queste ricette. Invece

io mi dedico molto di più agli

ingredienti.

Potrebbe raccontare l’esperienza di avere il

suo ristorante chiuso a causa del Coronavirus?

Come sta influenzando il suo lavoro e

come lo influenzerà nel futuro?

Allora, da noi è così: la chiusura solita

annuale era prevista per il 15 marzo. Quindi

abbiamo chiuso a causa del Covid 19 l’ 8

marzo. La riapertura era prevista per il 24 di

aprile. Purtroppo questo salterà. Il problema

che abbiamo noi adesso é che non si sa niente

su quando si rinizia e si riparte. Abbiamo

anche l’ albergo con 10 stanze. La maggior

parte delle prenotazioni in albergo/ristorante

sono state cancellate, quasi al 95%. Un certo

periodo si riesce ad andare avanti in questo

modo sempre rispettando le regole con solidarietà.

Però prima o poi abbiamo fortemente

bisogno di una data precisa alla quale possiamo

ripartire certamente rispettando tutte

le norme ed esigenze di salute e protezione

contro il virus. Altrimenti rischiamo tutti di

far fallire il turismo in tutta l’Italia il quale è

uno dei settori più importanti dell’economia

italiana. In quarantena mi sto inventando degli

eventi per tenere il contatto con i clienti tramite

webinar (praticamente online). Per esempio

ogni settimana organizziamo 3 cooking

class con italiani, tedeschi ed americani. Sto

presentando delle ricette tradizionali che i

clienti possono fare semplicemente a casa.

Piace tanto al cliente e il tempo passa meglio

in questo periodo difficilissimo per tutti...



“Il mio piato preferito d’infanzia

erano i Schultzkrapfen. Un

piatto famoso della tradizione

altoatesina. Si tratta di mezzelune

agli spinaci con formaggio”

“Lo faceva spesso mia mamma

e ogni tanto la potevo aiutare.

Mi piacevano tanto”

78 79



STEAFANO

CAVADA



“I piatti della tradizione fanno

fatica ad evolvere. Ho visto

anche io grazie al mio lavoro

che un piatto,

fatto secondo tradizione senza

variazioni moderne, viene

apprezzato molto di più di una

reinterpretazione diversa”

Nel corso degli anni sono riuscito a trasformare

la mia passione per la cucina in un

vero e proprio lavoro. Nel quotidiano, in poche

parole, sviluppo e condivido ricette grazie ai

nuovi media digitali, fra cui YouTube, Instagram

o un più semplice sito internet in cui

raccolgo tutte le mie ricette. Nel corso degli

anni sono stato definito YouTube, Instagrammer,

Influencer, ma è difficile trovare un unico

nome che possa rappresentare il percorso

che ho fatto negli anni. Il mio lavoro consiste

anche nel supportare alcune aziende con progetti

di comunicazione digitale, sviluppando

ricette e condividendole con il mio pubblico.



“Una cucina fatta di pochi

ingredienti semplici e genuini

che conquistano il palato”

84

Quale piatto o cibo può rapprsentare al

maeglio la tradizione sudtirolese?

Secondo me i canederli allo speck possono

rappresentare al meglio la tradizione

sudtirolese. È un piatto di origine povera,

che si prepara con il pane vecchio e secco,

ma che al giorno d'oggi è apprezzato sia dai

sudtirolesi che dalle persone che scoprono

questo territorio. Inoltre viene usato anche lo

speck, un altro prodotto di antica tradizione,

con un carattere e un sapore unico e distintivo.

Pensa che in qualche modo questa tradizione

sta evolvendo nel corso degli anni?

I piatti della tradizione fanno fatica ad

evolvere. Ho visto anche io grazie al mio

lavoro che un piatto, fatto secondo tradizione,

senza variazioni moderne, viene apprezzato

molto di più di una reinterpretazione diversa.

Sicuramente però in alcuni piatti della tradizione

si possono trovare delle influenze date

dall'epoca in cui viviamo.

Potrebbe raccontare come sta influenzando

la situazione del Coronavirus sul tuo lavoro?

Anche il mio settore ha risentito di uno

stop dettato dalla situazione del Coronavirus.

Molte fiere ed eventi a cui avrei dovuto prendere

parte in maniera attiva insieme a dei clienti,

sono saltati e rinviati all'anno prossimo.

Fortunatamente il settore digitale e virtuale

è l'unico che ancora permette di comunicare

e lavorare tutti i giorni.

Nel mio caso sono riuscito a dedicarmi molto

di più alla cucina e quasi quotidianamente

sono riuscito a postare una ricetta, realizzata

passo per passo. Anche il numero di spettatori

quotidiano è quasi triplicato, essendo la

maggior parte delle persone a casa e con più

tempo libero.

Sente una certa pressione di rispettare la

tradizione gastronomica sudtirolese mentre

lavori?

Mi piace rispettare e prendere ispirazione

dalla tradizione, ed è giusto che venga

mantenuta intatta. Però sono anche convinto

che ci sia un margine di flessibilità per creare

qualcosa di nuovo, dettato dalla stagionalità

dei prodotti o anche dalle esigenze alimentari

delle persone.



“Sia mia mamma che mio papà hanno

sempre cucinato molto e per tutta la famiglia.

Entrambi lasciavano spazio sia a me

che a mia sorella in cucina. Il ricordo più

bello è legato al periodo natalizio, quando

tutti insieme si preparavano i biscotti di

pasta frolla sul tavolo di legno in cucina. I

miei genitori hanno tutt'ora gli stampini

che usavamo più di 20 anni fa per rita-

86 gliare i biscotti.”

87



Spesso c'è lo stereotipo della cucina pesante

e grassa. Sicuramente è una cucina genuina

e a volte molto nutriente. Però in Alto

Adige si può contare su materie prima di

ottima qualità, fra cui anche

il burro e i formaggi, che se

dosati in maniera corretta

non trovo giusto che vengano

troppo demonizzati.

CUCINA

PESANTE

ottima qualità, fra cui anche

il burro e i formaggi, che se

dosati in maniera corretta

non trovo giusto che vengano

troppo demonizzati.

Spesso c'è lo stereotipo della cucina pesante

e grassa. Sicuramente è una cucina genuina

e a volte molto nutriente. Però in Alto

Adige si può contare su materie prima di

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90

THEODOR

FALSER



La mia cucina si

chiama Taste e

nature!

Il piatto che può rappresentare

al meglio la cucina

sudtirolese è sicuramente

Schlutzkrapfen che sono

die ravioli con farina di

segale, ripieno con ricotta

locale che si chiama quark

e Spinaci o Ortica, solo con

burro alla nocciola, Parmigiano

e erba cipolina, sono

100% ingredienti locali ma

con una tecnica emiliana

Io sono lo chef del Engel. Gourmet & spa

sono risponsabile di tutto che si tratta del

mangiare nell’ hotel e anche nella Johannestube,

in più sono il titolare della Falserculinaria.com

e una piccola ditta di consulenza

e gestico ristoranti nell mondo: 2 a

Cipro, 1 shanghai e 3 sulla nave crociera

Regionalità è una

parola che viene

usata troppo e che

è troppo disonesta

"Tutti piatti che faccio sono

legati alla tradizione e ai

ricordi della mia infanzia"

IO LAVORO ADESSO

SU UN TAMALE TI-

ROLESE, CHE È UNA

TECNICA DI MAIS

MESSICANO

Io ho solo 4 prodotti nella

Johannestube che non vengono

dalla Provincia di Bolzano

che sono il caviale di Trota, caviale

di Salmerino ( Trentino),

sale (Cervia) e zucchero

Sono sicuro che dopo questo virus, si cambiera tutto

il modo di pensare, gustare e vivere. Sarra tutto piu

trasperente… 93



TRADIZIONI

GASTRONOMICHE



IL MASO

Della colonizzazione romana, oltre alla

viticultura rimangono tracce nella preparazione

di fritti e frittelle. Alla base della struttura

agroalimentare altoatesina c’è però l’istituto

giuridico del maso chiuso che riguardava (e

in parte ancora riguarda) anzitutto il diritto

ereditario: la proprietà passa indivisa al primogenito

maschio, in modo da preservarne

l’integrità. Nei masi – agglomerati rurali

autarchici o quasi – si producevano soprattutto

cereali (nei fondivalle frumento, a quote più

elevate segale e orzo), si allevano vacche (per

la produzione di latte e burro) e ovini (per

lana e carne). Quasi sconosciuti i formaggi, a

parte il graukäse, derivato dal residuo della

scrematura del latte. Il maiale rappresentava

la principale fonte proteica, nella forma dello

speck di mezzena conservato tramite affumicatura

a freddo e usato come ingrediente di

zuppe e canederli. Quasi sconosciuta anche

la carne, se non di qualche vacca macellata a

fine carriera.

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IL SISTEMA

COOPERATIVO

Questo scenario comincia a mutare a

metà Ottocento con la crescita di commerci e

scambi che culmina a fine secolo nella nascita

del diffuso sistema cooperativo che ancora

caratterizza tanta parte dell’agroalimentare:

frutta (l’Alto Adige è il meleto d’Europa), uva

(5000 ettari di vigneti danno vini al 98% Doc),

più recentemente la trasformazione casearia

e norcina. Un sistema ramificato e capillare

che, oltre a rappresentare la base di molte altre

attività, in particolare del turismo, consente

di valorizzare e soprattutto, di conservare il

paesaggio e l’ambiente.

LE CONTAMINAZIONI

“ITALIANE”

Se la cucina sudtirolese è fondamentalmente

di impianto austro-ungarico, con

canederli, speck, minestre, latte, burro, mosa,

rape, e cavoli fermentati, patate, cereali –

soprattutto segale -, erbe aromatiche “nordiche”,

con l’annessione all’Italia la gastronomia

padana e, successivamente, mediterranea ha

oltrepassato la chiusa di Salorno. Pasta, riso,

verdure sono ormai parte integrante della

dieta anche dei germanofoni. Così come la

pizza. Ortaggi quali pomodori, melanzane,

carciofi non solo si cucinano ma si coltivano

con successo. L’olio di oliva, sconosciuto fino a

un paio di decenni fa, è diventato la base delle

cotture e dei condimenti. Un melting pot che

ha dato slancio anche all’alta cucina altoatesina,

tra le più premiate d’Italia, e coraggio a

chi della tradizione si è fatto custode e cerca

di rinverdirla andando a ritroso per ricercarne

le radici e l’autenticità.



CREDITS

Free University of Bozen-Bolzano

Faculty of Design and Art

Bachelor in Design and Art - Major in Design

Course:

Project Visual Communication

Course title:

Order & Eccentricity Summer Semester 2020

Design by:

Martina Costa Bignotti

Book | Cosa pensi della cucina altoatesina?

Supervision:

Project leader: Prof. Antonino Benincasa

Graphic Design: Prof. a.c. Emilio Grazzi

Theories and languages of visual communication: Prof. Emanuela de Cecco

Sources:

www.suedtirol.info (pag. 26, 27)

www.salepepe.it (pag. 36, 37)

www.cibo360.it (pag. 42, 43)

www.tirolo.com (pag. 50, 51)

Paper:

Inside paper - Coated White 80 g/ m²

Cover - Hardcover

Format:

189 x 246 mm

Medium Quotes Text:

Spectral ExtraBold

30/ 35

Big Quotes Text:

Spectral Extrabold

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Lulu (Print on demand website), June 2020

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