ottobre 2020 pdf
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OTTOBRE 2020
#ripartiAMO dall’ITALIA
Autunno e dintorni
Sun & Moon JD
La Donna Pavone
Music Box
Il fortepiano
Pablo
Come preservare
la tintarella
A tu per tu
Con la psicologa
ANDREEA DUMA
ROYAL STYLE
Sommario
4 Lettera del Direttore
40 Cristiano Trentini - Rapper a 14 anni
6 Copertina
Andreea Duma
42 Pablo
Come preservare
la tintarella
14 #RipartiAMO dall’ITALIA
Autunno e dintorni
44 A tu per tu con la Psicologa
La metamorfosi dell’adolescenza
22 Sun & Moon JD
La Donna Pavone
46 Moda e contorni
Eleganza d’autunno
50 Amici a 4 zampe
Appaloosa
34 Music Box
Il Fortepiano
Mo. Ivan Zuccarato
Lettera del Direttore
LE ETICHETTE NON SI TROVANO SOLO SUI CAPI DI
ABBIGLIAMENTO
Salve cari lettori,
eccoci al nostro appuntamento mensile. Sono un po'
triste, deluso, sorpreso.
Cos’è che la storia, il nostro vissuto, non ci ha
ancora insegnato? Cosa annebbia il nostro intelletto,
nonostante quanto accaduto quest’anno, così da
impedirci di essere cordiali con il prossimo?
Attenzione, non confondiamo la cordialità con
l’amicizia: cordialità è sinonimo di cortesia,
gentilezza, educazione, pertanto non significa che
dobbiamo essere amici di tutti, ma quantomeno
corretti, benevoli e socievoli.
Eppure così non accade… Mi chiedo e vi chiedo: chi
decide che un ragazzo di colore oppure un gay deve
essere bullizzato e trattato in modo così incivile e
duro da procurargli spesso delle conseguenze
fisiche o psichiche irreversibili?
Sono fatti che non accetterò e non comprenderò
mai, ma non perché mi manca la capacità di farlo,
bensì perché lo trovo semplicemente vergognoso e
imbarazzante.
Con il mio lavoro raccolgo spesso degli sfoghi di
persone che vorrebbero rinunciare ai propri sogni
solo per l’inciviltà, la grettezza, l’ignoranza ed il
pregiudizio di tanta gente.
Cosa, se non l’ignoranza, la malizia e l’invidia, porta
ad etichettare una donna che indossa una
minigonna come una persona di facili costumi,
lasciva e licenziosa?
Cosa deve fare una ragazza o una donna per essere
libera di esprimere se stessa e decidere della propria
vita senza essere bollata e catalogata negli scaffali
del pregiudizio?
Questi fatti mi fanno riflettere sul nostro essere e sinceramente sono molto deluso dalla generale
indifferenza che scorgo attorno a queste situazioni. Troppe persone vedono, ma non guardano né
tantomeno osservano.
In una canzone un mio amico recita “credo negli esseri umani che hanno il coraggio di essere
umani”: ecco, facciamo che non sia solo il testo di una canzone! Facciamolo nostro questo
approccio alla vita: dimostriamo umanità e rispetto verso il prossimo. Poniamoci con stile, così
come fa tutti i mesi la nostra rivista.
Buona lettura ed un caro saluto.
Il vostro direttore
Cari lettori, desidero infine dare il benvenuto a tre persone che da questo numero faranno parte del nostro
staff e che si occuperanno rispettivamente delle seguenti rubriche:
Il Maestro Ivan Zuccarato per la rubrica “ Music Box”
La dottoressa Angela Chiavassa psicologa e psicoteurapeuta per la rubrica “ A tu per tu con la Psicologa”
La Food Blogger enogastronomica Micol De Pisi per la rubrica “ Italia e dintorni”
ANDREEA DUMA ROYAL STYLE
Nata nella Transilvania a pochi chilometri dal castello di
Dracula, da mamma tedesca-austroungarica e papà
romeno, Andreea Duma è una bellezza “regale”.
Qualcosa in lei ricorda l'indimenticabile Grace Kelly. Un
metro e ottanta di eleganza innata, occhi verdi con
venature color nocciola, un fisico scolpito da anni di
pallamano nella squadra della nazionale giovanile
rumena, Andreea vive a Roma ormai da dieci anni.
Modella internazionale per brand come Fendi, Valentino
e Gai Mattiolo, sfila sulle passerelle più importanti tra
Parigi, Londra, Berlino, Milano e Roma, Andreea Duma
avrebbe voluto essere una giornalista di cronaca, una di
quelle che consumano le scarpe per cercare notizie ma
poi si è resa conto che oggi i giornali si scrivono
usando le agenzie e, soprattutto, che facendo quel
mestiere rischiava di non riuscire a pagare l'affitto. E
così la laurea in Giornalismo e Relazioni pubbliche
presa in Romania l'ha messa nel cassetto, insieme
all'altra, quella in Psicologia Infantile, e ha proseguito la
carriera sulle passerelle, iniziata fin da bambina.
“La mia carriera di modella inizia a
quindici anni in Romania”, racconta
Andreea, “mi sono classificata tra le
finaliste di un concorso nazionale di
bellezza. Quando decisi di trasferirmi in
Italia inizialmente pensavo di poter far
leva sugli studi che avevo appena
concluso; per caso, invece, anzi direi per
sbaglio, il mio destino andò nuovamente
nella direzione della moda.
Ero alla ricerca di una casa in affitto,
chiamai un numero di telefono e presi un
appuntamento. Recandomi sul posto mi
resi conto di aver telefonato ad
un'agenzia di moda del quartiere Prati.
Ovviamente non trovai casa ma lì mi
proposero di lavorare come modella”.
Andreea Duma collezione un successo
dopo l’altro: sfilate, cataloghi, show-room,
pubblicità e persino la televisione.
Partecipa e vince un reality che va in onda su un’emittente Sky: un trampolino di lancio che le apre
diverse porte. Come quella delle piste del MotoGp e del Superbike: inizialmente Andreea mostra la
sua bellezza come “ragazza-ombrello” ma presto viene notata e dotata di un microfono per fare
interviste ai piloti per un programma televisivo su Gold Tv.
Le confezionano anche una rubrica su misura, “A tu per tu con Andreea Duma”, grazie anche alla sua
capacità di parlare ben sei lingue, inglese, francese, spagnolo, italiano, rumeno e tedesco.
Il passo è breve e la modella si trasforma anche in autrice: si inventa un reality, “Twelve Girls” che
verrà prodotto per tre anni e che prevede il seguente format: dodici ragazze che vengono “rinchiuse”
in una villa e messe in competizione con prove fisiche, psicologiche, di recitazione e di moda.
Ma nel frattempo la modella è lanciatissima e arrivano le prime proposte dal cinema: nel maggio 2015
è nel cast del film di Max Nardari “Di tutti i colori”, con Tosca D'Aquino, Nino Frassica e Giancarlo
Giannini.
Stylist Ilian Rachov
Hair Stylist Mario Mauti
Mua Roberta Cardullo
Per la gonna si ringrazia Moda In (Roma)
Ma Andreea non è solo moda, sebbene in passerella la si veda sfoggiare tutta la sua eleganza e
determinazione, è una donna timida, riservata, molto affettuosa nel ruolo di mamma del suo piccolo
Riccardo, a cui presto regalerà un fratellino.
Adagiandosi sulla poltrona, con Riccardo sempre presente vicino a lei come a proteggerla e
rassicurarla, Andreea ci racconta di essersi presa una pausa da quel mondo sfavillante e vorticoso delle
passerelle, per dedicarsi ai suoi figli, alla famiglia, ai valori che le hanno insegnato i suoi genitori e a cui
è molto legata.
Prendendosi questo tempo per se stessa ha scoperto amici su cui poter contare veramente e persone
che invece la accompagnavano solo per convenienza, di cui si rammarica e rattrista, ma che allo stesso
tempo le ha permesso di credere ancor più fermamente nel valore dell’amicizia.
Un’amica speciale le ha confezionato un gioiello che porta sempre,
nel quale è racchiuso il legame indissolubile con il figlio: una goccia di
latte materno, un simbolo di quell’amore che lega per sempre madre e
figlio e che Andreea replicherà con il suo secondogenito.
Si ringrazia per questa foto il fotografo Fazio Gardini
Una persona dalle mille sfaccettature Andreea Duma: donna di una bellezza da togliere il fiato mentre
con regale eleganza sfila per i brand più importanti, moglie e mamma amorevole per i suoi cari.
Onorati di aver conosciuto Andreea Duma, di aver portato ai nostri lettori una persona autentica, vera,
ricca di valori, che si pensa possano andare persi tra i riflettori e le copertine patinate, ma che invece in
lei sono vivi e presenti e che ce la fanno amare anche di più.
#riparTIAMOdall’ITALIA
AUTUNNO E DINTORNI
ARANCIONE COME ZUCCA
MARRONE COME CASTAGNA
Forse nessuno ha mai pensato alla zucca come
l’ortaggio più noto ed il più apprezzato tra i
bambini.
Questo dato di fatto, difficile da concepire
considerato il classico rapporto dei bimbi con
ogni tipo di verdura, si palesa semplicemente
andando a sfogliare l’intramontabile favola di
Cenerentola oppure guardandosi intorno all’arrivo
della famigerata festività anglosassone di
Halloween…
Ed ecco apparire nello straordinario mondo dei
più piccoli, proprio la zucca ...sotto le più svariate
forme: da quella mutata per magia nella carrozza
della principessa Disney, alle zucche trasformate
in lanterne o, ancora, a quelle intagliate che
spopolano nei giardini delle case intorno al 31
ottobre.
A cura di Micol De Pisi
Care mamme.. pensate che sia ancora così difficile convincere i vostri bimbi ad assaggiare questa
magica verdura dal colore allegro, dalle mille facce e dal sapore dolce??
Ma la magia di quest’ortaggio autunnale, non si limita alla fantasia dei bambini!
Ricca di proprietà benefiche, la zucca è infatti un’ottima alleata di coloro che mirano a mantenersi in
forma o a perdere qualche chilo accumulato nelle vacanze estive.
La sua polpa priva di grassi, vanta pochissimi zuccheri semplici, tanta acqua e di una notevole quantità
di potassio, che favorisce l’effetto diuretico e combatte la ritenzione idrica.
Inoltre, essendo fonte di fibre, di carotenoidi e di pro-vitamina A, la zucca è definita regina indiscussa
dell’antiage. Queste sostanze sono responsabili del mantenimento dell’elasticità della pelle, della
protezione delle ossa, dell’azione antiossidante e della stimolazione del sistema immunitario contro
virus e batteri.
Se poi si considerano anche il sapore zuccherino e la grande varietà di pietanze a base di zucca.. non
resta che lasciarsi trasportare dalla creatività in cucina, per poi godersi un pasto naturalmente
appetitoso e salutare!
E allora, cosa c’è di meglio per dare il benvenuto alla nuova stagione di qualche festa che vede come
protagonisti i prodotti gastronomici autunnali per eccellenza?
È proprio da quest’idea sono nate delle curiose iniziative, che hanno reso ancora più attiva la vita nelle
armoniose cittadine di Combai (TV) e Pontedera (PI) nel periodo che va da fine settembre ai primi di
novembre.
Combai – La Festa dei Marroni
La Festa dei Marroni a Combai 2020 è pronta ad animare il piccolo e suggestivo borgo del trevigiano con
tantissimi appuntamenti.
La 76ª edizione avrà luogo dal 9 ottobre al 1° novembre 2020.
Il paese si arrocca su una zona completamente collinare ai
piedi delle prealpi Bellunesi (monte Cimon, 1438 m s.l.m.), a
metà strada tra Miane e Guia di Valdobbiadene.
I boschi dei dintorni sono prevalentemente castagneti.
I castagni furono introdotti nel medioevo per fini alimentari e
gradualmente sostituirono le querce originarie; dopo un
periodo di crisi, in tempi recenti la coltivazione è stata
rivalorizzata con il riconoscimento del marchio IGP al marrone
di Combai.
Per il resto il paesaggio si caratterizza per la presenza di vigneti
e per la produzione di prosecco e verdiso.
Degne di nota le spinonce, luogo di anfratti naturali molto
caratteristico.
La Festa dei Marroni di Combai nasce nel 1945 con
l’intento di promuovere e sostenere il territorio e i prodotti
del Castagno, tipico della zona delle Prealpi Trevigiane: in
primis il Marrone di Combai IGP, simbolo della cultura e
della tradizione della borgata, ma non di meno anche i
suoi derivati come i dolci ottenibili attraverso la farina del
Marrone ed altri piatti sia tradizionali sia innovativi, senza
dimenticare infine il miele di Castagno.
Pontedera- Il Campionato dello Zuccone
Concepito nel 2012 come concorso nazionale per la pesata delle zucche, il Campionato dello Zuccone
ha luogo tutti gli anni nell’ex fornace del Parco Fluviale in località La Rotta (Pontedera PI).
Il fautore dell’iniziativa dal successo mondiale è il titolare dell’azienda agricola a conduzione familiare
“Agritalia” e fondatore del club “Lo Zuccone” David Ribechini, fonte di preziosi consigli e tutorial sulla
coltivazione delle zucche giganti.
Il 29 settembre si terrà la 9ª edizione, con qualche modifica al programma tradizionale, in
ottemperanza al protocollo del decreto anti covid.
In particolare, a differenza delle scorse edizioni, quest’anno non è previsto alcun momento conviviale.
Verrà, invece, garantita la pesa degli ortaggi.
Per tutte le novità ed eventuali ulteriori sviluppi relativi all’evento, è sufficiente seguire la pagina “Lo
Zuccone” su Facebook o su Instagram.
Ma perché non approfittare dell’occasione per
andare alla scoperta del caratteristico borgo che
vi fa da cornice?
In pochi sanno che Pontedera, delizioso paesino
nel territorio delle Terre di Pisa, é considerato la
culla della Vespa, uno dei pilastri del Made In
Italy ed elemento fondamentale dell’immaginario
della dolcevita italiana.
Ecco perché, una visita al Museo Piaggio rientra
tra i “must” da non lasciarsi sfuggire trovandosi
in zona.
Gli amanti dell’arte verranno senza dubbio deliziati dalla
vista del Muro di Enrico Baj, uno dei mosaici più grandi
d’Italia, e dalle opere di arte contemporanea presso le
gallerie espositive, oltre che dal fascino delle architetture
storiche e monumentali di cui il borgo vanta.
Per concludere, anche i buongustai potranno rimanere piacevolmente stupiti, e certamente appagati, dai
sapori unici ed autentici dei prodotti enogastronomici del territorio.
Da non perdere il famoso cioccolato AMEDEI, definito dal mensile “Gambero Rosso” come il più buono
del mondo, ed il Vin Santo del Chianti DOC.
Noale
Via Tempesta 45
Alina e Giulia per You Style
Creazione Sun & Moon JD
La Donna Pavone
Nell’antica Grecia il Pavone, venne chiamato il “Volto di
Era” e rappresentava lo splendore celeste quale epifania
della Grande Dea, dati i coloratissimi ocelli della sua ruota
simili a tante stelle.
L’omonima costellazione fu voluta dalla stessa Dea, in
memoria del suo fedele guardiano dai cento occhi, Argo,
ucciso da Ermes.
La Donna Pavone non si concede facilmente, sia perché
è naturalmente portata ad essere anticonvenzionale, sia
perché vuole un partner forte che si lasci guidare da lei:
quando ciò accade, però, la pavonessa tira fuori il meglio
di sé.
Grazie alle sue caratteristiche fisiche la donna pavone
simboleggia la nascita, una nuova crescita, la longevità e
l’amore. E’ simbolo di buon auspicio e qualche volta, per
la bellezza delle sue piume, è anche un simbolo di
orgoglio e vanità.
Dr. Eugenio Bolzonella
Responsabile Comunicazione & Marketing
Sun & Moon JD
Modella Alessia Capitanio
Piazza Delle Erbe 21
Padova
MUSIC BOX
Il Fortepiano, ovvero il “padre” del Pianoforte
A cura del Maestro Ivan Zuccarato
Salve a tutti e benvenuti,
con queste parole esprimo la mia gioia e il mio grande entusiasmo per questo
nuovo spazio, dedicato alla musica e all’universo che la circonda, che da questo
mese YS Magazine ha deciso di introdurre.
Inizieremo dagli strumenti musicali più famosi e conosciuti al mondo che hanno
avuto origine grazie all’ingegno e al talento italiano, che ancora oggi ci
caratterizzano.
Oggi in particolare parleremo della nascita del Pianoforte, il re degli strumenti
musicali per antonomasia, che in origine venne chiamato Fortepiano e che fu il
precursore del pianoforte moderno. Io lo immagino come il suo diretto antenato e
più affettuosamente come un padre.
La sua invenzione è attribuita a Bartolomeo Cristofori, nato a Padova nel 1655 e morto a Firenze nel
1732. Fu un cembalaro, organaro e liutaio italiano, e anche uno dei più grandi e famosi costruttori di
clavicembali del suo tempo, dai quali poi nacque il Fortepiano, definito anche “Gravicembalo col forte e
piano”, proprio per la sua innovativa flessibilità dinamica.
La sua caratteristica peculiare, nuova per l’epoca, era di poter suonare forte e piano tramite la pressione
del tasto, cosa che negli strumenti antecedenti, come nel clavicembalo, non poteva avvenire.
Questa innovazione permise di aprire nuovi orizzonti ai mezzi di espressione degli artisti che, durante la
seconda metà del ‘700, abbandonarono rapidamente il clavicembalo in favore di questo nuovo e duttile
strumento.
Della sua infanzia e della vita padovana si sa ben poco, se non che il lavoro come cembalaro fruttò al
Cristofori una grande notorietà tanto da venire chiamato, verso la fine del ‘700, a Firenze presso la Corte
fiorentina, al servizio del principe Ferdinando de’ Medici, figlio del granduca di Toscana Cosimo III, esperto
Clavicembalista.
Qui, tra prototipi e sperimentazioni, nel 1720 venne alla luce il primo fortepiano! Purtroppo ciò avvenne solo
dopo la morte del mecenate Ferdinando (1711), che tanto l’aveva sostenuto.
Sono giunti a noi tre modelli del suo innovativo strumento: il primo del 1720, conservato al MET Museum a
New York; il secondo del 1722, che si trova nel Museo degli strumenti musicali a Roma e il terzo del 1726,
situato nel Musikinstrumenten Museum, Karl-Marx-Universität a Lipsia.
Nel primo fortepiano troviamo inciso "Bartholomaeus De Cristophoris Patavinus inventor faciebat Florentiae
MDCCXX” e da un lato, in corsivo, "Restaurato l'Anno 1875, da Cesare Ponsicchi Firenze”. Lo strumento è
molto alterato nelle sue caratteristiche originali a causa dei ripetuti restauri.Il fortepiano è un cordofono a
percussione e, come il pianoforte moderno, produce suoni grazie a corde che vengono percosse per mezzo
di martelletti di pelle (di feltro nel pianoforte odierno) azionati da una tastiera, che appunto suoniamo con le
nostre dita.
Venne realizzato in due tipi, a coda o a tavolo e, rispetto al piano moderno, era completamente in legno o con
alcune strutture interne metalliche. Questo comportava una tensione delle corde decisamente inferiore, quindi
un volume sonoro minore ed una timbrica diversa rispetto allo strumento odierno, che poi, attraverso una
profonda e decisa evoluzione nel tempo, è divenuto il pianoforte che oggi conosciamo.
L'estensione della tastiera, che nel pianoforte odierno è di 88 tasti, inizialmente era di cinque ottave (61 tasti).
Poi, nelle composizioni di quegli anni, si nota un suo progressivo aumento: Mozart scrisse pezzi per strumenti
a cinque ottave, mentre in Beethoven l'estensione raggiunse anche le sei ottave (73 tasti).
Uno dei primi autori, che ebbe modo di conoscere il fortepiano, fu Domenico Scarlatti, il quale poté suonarlo
per anni presso la corte di Spagna, mentre in Italia fu molto apprezzato dal compositore Benedetto Marcello,
al quale appartenne l’esemplare a noi pervenuto del 1722.
L'idea anni dopo si diffuse anche in Germania, dove il costruttore di organi Gottfried Silbermann nel 1726
costruì una copia esatta del pianoforte di Cristofori e la sottopose al parere di J.S. Bach, che ne diede un
giudizio fortemente critico. Successivamente però, probabilmente a seguito dei miglioramenti tecnici
apportati da Silbermann, Bach favorì addirittura la vendita di alcuni pianoforti del costruttore.
La nuova idea, nonostante tutto, non attecchì immediatamente, ma quando lo strumento, circa cinquant'anni
dopo, ebbe diffusione sufficiente, diventò il prediletto dei maggiori esponenti della musica del ‘700 e ‘800,
come Mozart, Haydn, Muzio Clementi e Beethoven.
Nel 1739 un allievo di Cristofori, Domenico Del Mela, concepì e costruì il primo modello di pianoforte verticale
(aveva l’aspetto di un organo portativo), usando come modello il Clavicytherium e seguendo le idee e i
progetti del proprio maestro.
Il pianoforte attuale, apparso sul finire del XIX secolo, ha ben poco della timbrica originale di inizio Ottocento.
Oggi è molto diffuso chiamare "fortepiani" gli strumenti costruiti sino al 1870, a causa della grande diversità
della struttura e quindi della timbrica rispetto al pianoforte attuale.
Non è tuttavia sempre facile distinguere nettamente fra l'uno e l'altro tipo, perché non si tratta di strumenti
diversi, ma di uno strumento che si è gradualmente evoluto. All'epoca non si avvertì mai un vero momento di
stacco nel passaggio dal fortepiano al pianoforte moderno.
Attorno alla metà del XX secolo, dopo un periodo di oblio dovuto all'evoluzione che portò alla nascita del
pianoforte moderno, il fortepiano tornò in uso grazie ai musicisti specializzati nell'esecuzione filologica della
musica settecentesca.
All'inizio del XX secolo la Steinway & Sons di New York, ma con maestranze esclusivamente di origine italiana,
brevettò il pianoforte con telaio in ghisa e divenne il maggior produttore mondiale di pianoforti di qualità del
Novecento. Nello stesso periodo un valido costruttore italiano di pianoforti è stato Cesare Augusto Tallone,
mentre attualmente i costruttori italiani, assurti a rinomanza mondiale, sono Fazioli e Luigi Borgato.
In conclusione le genialità di Bartolomeo Cristofori furono l’inserimento di una martelliera nel clavicembalo e
l’idea di creare uno strumento con possibilità dinamiche, controllabili dall’esecutore. Nel clavicembalo le corde
pizzicate non permettono di controllare la dinamica ed è anche per questo motivo che pianoforte e clavicembalo
non appartengono alla stessa sottofamiglia.
Io personalmente, e penso tutti noi, dobbiamo molto e possiamo solo inchinarci di fronte a questa personalità
che col suo genio, passione, determinazione e dedizione ha creato, forgiato e dato il La al mistero, alla magia e
alla grande bellezza che il pianoforte, col suo suono e le sue vibrazioni, trasmette ed evoca.
Emozioni e sensazioni impalpabili ed invisibili che ci accompagneranno per l’eternità!
Lo sapevi che..
..La forma del pianoforte a coda viene spesso
stilizzata e usata come logo per rappresentare la
musica. A New York, all’entrata di uno dei più
famosi jazz club, il Blue Note, vi è una struttura
rialzata a forma di pianoforte a coda..
..Il suono del pianoforte è utilizzato, sia tramite lo
strumento fisico, sia come suono riprodotto
elettronicamente da sintetizzatori e computers, in
quasi tutti i generi musicali e nelle composizioni di
tutte le epoche..
..Il pianoforte a coda è uno degli strumenti più
complessi e più difficili da amplificare, sia nelle
sessioni di registrazione in studio che nei concerti
dal vivo..
..Molti concertisti di fama mondiale si fanno
portare due modelli diversi di pianoforte a coda,
della stessa casa o di due diverse case
costruttrici, tra cui scegliere per l’esecuzione del
concerto..
..Al Conservatorio è obbligatorio fare un corso di
pianoforte complementare per poter conseguire il
diploma o la laurea in qualsiasi strumento o
indirizzo musicale si scelga..
..W.A. Mozart compose oltre 50 sinfonie utilizzando un pianoforte del 1782, realizzato a Vienna dal famoso
artigiano Anton Weller, pianoforte che ora si trova a Salisburgo, presso la sua casa-museo e che tutt’oggi può
essere suonato..
..Glenn Hebert Gould, pianista e compositore canadese, eseguì e incise tutto il repertorio per clavicembalo di
J.S. Bach al pianoforte. La sua registrazione del Preludio e Fuga n.1 in Do maggiore, tratta dall’opera
“Clavicembalo Ben Temperato”, venne incisa nel Voyager Golden Record (supporto audio/vinile in oro) e inserita
all’interno delle due sonde del programma spaziale Voyager 1 e Voyager 2, lanciate nello spazio nel 1977 e
attualmente ancora in viaggio nell’universo..
Ivan Zuccarato
Musicista e Compositore
Arianna per You Style
CRISTIANO TRENTINI, RAPPER A 14 ANNI
Cristiano Trentini, 14 anni, sguardo furbetto di chi non
ha paura di niente, come i suoi coetanei, ed un talento
che pochi hanno.
Si perchè Cristiano oltre a frequentare la prima
superiore al liceo economico sociale di Rovigo, città da
cui proviene, è anche un rapper.
Questo suo talento nello scrivere e nell’arrangiare le
canzoni lo ha portato a vincere dei concorsi: nell’ultima
edizione del Concorso Sanremo New Talent, tenutosi
nel mese di settembre a Rimini si è classificato 1° nella
categoria Junior.
“Una bellissima esperienza” racconta Cristiano “ dove
ho potuto confrontarmi con altri cantanti e cantautori di
varie età e tipologie, ma tutti accumunati dalla
passione per la musica.
Una cosa che mi rimarrà sempre nel cuore, è, che ogni
sera, dopo le selezioni, iniziavamo per caso tutti
insieme a cantare lungo i corridoi dell’albergo, canzoni
di Venditti, di De Andrè e la stanchezza delle giormata
spariva.
Durante questa esperienza ho avuto il piacere di
incontrare tante persone con le quali ci sentiamo e
abbiamo instaurato una bella amicizia”.
Cristiano, inoltre, ha avuto la possibilità di partecipare ad
un campus ( tenutosi a Rimini ed organizzato durante il
concorso Sanremo New Talent) nel quale ha duettato in
free style con Moreno, rapper di “Amici di Maria De
Filippi”.
Un’ occasione imperdibile per Cristiano in quanto ha
potuto conoscere e confrontarsi con un rapper
affermato.
“ Le mie canzoni affrontano varie tematiche quali la famiglia, l’amore, e quelle sociali che più mi
colpiscono e per le quali voglio esprimere il mio punto di vista” spiega Cristiano “ quando scrivo
alzo gli occhi al cielo e guardando la forma delle nuovole prendo ispirazione.”
Un ragazzo sincero, sognatore e di poche parole nella vita quotidiana.
Sul palco però Cristiano è l’opposto, con il microfono in mano “spacca di brutto”, lasciando chi
ascolta senza parole.
Accadde la prima volta nel luglio 2019 quando salì sul palco per intrattenere il pubblico in attesa
dell’esibizione della Cover Band dei Pink Floyd.
Che dire, auguriamo a Cristiano di farsi strada in questo mondo sfavillante e, come dice il titolo di un
suo pezzo ( di cui vi anticipiamo una strofa qui sotto), se ci riesce non è “Mica Male”.
Brake up, mi si è rotto il cuore e non so come aggiustarlo,
Time out, è finito il tempo e non so come recuperarlo…
PABLO
Come preservare la tintarella
Tutta l’estate alla ricerca della tintarella perfetta ed ora,
ritornando al lavoro ed in palestra, la paura di perderla troppo
velocemente.
Ecco alcuni consigli che aiutano a preservarla il più a lungo
possibile.
Ore in spiaggia, sdraiati sul lettino sotto il sole cuocente, corpi
spalmati di creme che favoriscono l’abbronzatura, il tutto solo
per farsi sentire dire, quelle 4 paroline magiche “Quanto ti sei
abbronzata/o”
Sguardi di invidia a chi con facilità prende subito colore e te
invece che soffri al sole, solo per un deludente colorito doratobeige.
Sei una persona discreta e con la tua tecnica nessuno
capirebbe che sei stato in vacanza, ma te, hai il segno del
costume, che fa capire al mondo che sei andato al mare.
Tutto questo non è questione di sfortuna o di poca attitudine,
verso il traguardo, ma è causa del fototipo di appartenenza.
E’ Già, non siamo tutti uguali ed in campo di tintarella, a
stabilirlo è proprio il fototipo, che determina la risposta della
pelle all’esposizione solare, secondo la capacità della stessa di
produrre maggiore o minore quantità di melanina.
Ad esso, mie care followers, è riconducibile anche la durata dell’abbronzatura, ossia il lasso di tempo che la
pelle impiega a rinnovarsi completamente, cancellando ogni traccia di melanina dai tessuti e riacquistando il
colorito abituale.
Ma come ci siamo impegnati ad abbronzarci, con qualche piccolo accorgimento, anche per chi è sfavorito
geneticamente, può provare comunque a prolungare la durata dell’abbronzatura. Prima fra tutte la dieta,
prediligendo l’uso di alimenti ricchi di betacarotene, efficace nel contrastare l’azione ossidante dei raggi
ultravioletti o cibi ricchi di vitamina C, come fragole, kiwi, agrumi e verdure a foglia verde: aumentano le
difese naturali della pelle, proteggendo i capillari e regolando la produzione di melanina.
Inoltre è consigliato bere molto,circa 4 bottigliette di acqua , per non disidratare la pelle durante il corso
della giornata.
Non fare bagni prolungati con acqua calda ed evitare cosmetici a base di alcol o troppo aggressivi.
Passiamo ora alla fase operativa, con la nostra beauty routine, che prevede detersione, tonificazione ed
idratazione. Questi 3 passaggi devono essere punti cardini per tutte le donne anche per chi non si trucca,
soprattutto in questo periodo in cui si indossa la mascherina.
Per la detersione consiglio la mousse micellare, ricca di olio di argan, che va delicatamente a nutrire la
pelle , idratandola. Dopo deterso il viso va sempre risciacquato con una spugnetta morbidissima.
Passeremo ora allo scrub, con il gel granulare della linea Oyster, da fare anche sulle labbra, per rimuovere le
lamelle cornee.
Con il mist&fix, tonificheremo ora la pelle per riportarla al proprio ph naturale e la idrateremo, non dimenticando mai
il contorno occhi e labbra.
Applicheremo quindi un prodotto per il viso, essendo ancora caldo è preferibile ,un siero rispetto che le creme, da
applicare senza massaggiare. Ora sarete quindi pronte a passare al make up. Per un trucco che valorizzi
l’abbronzatura, consiglio una sorta di smokey eye leggero, con un punto luce al centro della palpebra, comunemente
chiamato “haloa make up”. Utilizzeremo il correttore functional concealer, nel contorno occhi e sulla palpebra
mobile. Applicheremo quindi la matita nera “onyx black”, sia nella parte inferiore, sia nella parte superiore dell’occhio
ed andremo poi ad sfumarla con il pennellino, facendo attenzione a non oltrepassare la plieca palpebrale.
Utilizzeremo,ora, il pratico e veloce, matitone 107 shading eyeshadow della linea pencil portrait e lo applicheremo
su tutta la palpebra mobile.Al centro della palpebra mobile effettueremo un punto luce, con l’applicazione di un
ombretto glitterato 426 optical white.Con il matitone 103, creeremo un punto luce sotto il sopracciglio.A questo
punto si passerà alla base,con l’applicazione del fondotinta flawless tramite il pennello e l’utilizzo degli illuminanti
highlighter 433Fancy Jasper e 432 Gold fever, sopra l’osso zigomatico , creando una sorta di “c” verso il punto luce
del sopracciglio, sull’arco di cupido , nella zona labbelare , tra le sopracciglia e sotto il labbro inferiore. Avendo dato
maggior risalto agli occhi, per il make up labbra consiglierei un gloss o rossetto “instant volume” dai toni neutri .
A tu per tu con la psicologa
Le metamorfosi dell’adolescenza
A cura della dr.essa Angela Chiavassa psicologa e psicoterapeuta
L'adolescenza è un tempo di metamorfosi in cui, a partire da una
spinta biologica, bambini e bambine vivono una profonda
trasformazione di sé, che riguarda il corpo,la psiche, le relazioni.
Questo periodo di transizione dall'infanzia all'età adulta spesso si
manifesta inizialmente con cambiamenti fisici, tipo l'altezza, la voce, lo
sviluppo dei caratteri sessuali secondari; primi segnali che, nel sancire
l'ingresso in tale periodo, possono essere preziosi messaggeri per i
genitori che, cogliendo tali mutamenti, sono invitati a porsi nella stessa
frequenza, a mutare il proprio modo di relazionarsi e di pensarsi nel
proprio ruolo di guida,di sostegno, di punto di riferimento e di modello.
Questi processi di crescita sono quindi collettivi all'interno della famiglia: ogni membro, madre, padre, figlio e/o
figlia è chiamato a parteciparvi e a mettersi in gioco, nella continua e perpetua giostra evolutiva della vita.
Perché questo passaggio possa realizzarsi le ragazze e i ragazzi sono chiamati a degli stravolgimenti psio-fisici
come quelli che avvengono nel bozzolo che il bruco si crea per vivere la propria metamorfosi in farfalla; è un tempo
di silenzio e di fatica, dove è difficile poter avere la consapevolezza dei mutamenti interni ed esterni, dove si è
soggetti a delle spinte pulsionali che chiamano all'azione, all'individuazione di sé all'interno di una cornice sociale
spesso percepita come ostile e minacciosa, dove le emozioni sono fortemente presenti e conturbanti, sia sul
versante del piacere, sia su quello della frustrazione. E tutto questo turbinio interno, si manifesta spesso nei
confronti dei genitori con atteggiamenti di distanza emotiva, di indifferenza, di conflitto: le domande “per attaccare
bottone” , del tipo “ cos'è successo oggi?” “com'è andata a scuola?” e similari, ricevono risposte incisive e
lapidarie :“Bene” e “Niente” sono le più diffuse! Qui i genitori si trovano ad un bivio, dove è importante aver
presente l'invito al mutamento che accompagna ogni sorgere del sole di questo periodo di transizione: se questo
invito è stato smarrito o rapito da paure e preoccupazioni, da bisogni di controllo o dall'angoscia del nuovo, la
strada che verrà imboccata sarà quella di vivere il ritirarsi del proprio figlio o della propria figlia come se fosse una
questione personale “ tra me e te”, andando così ad innescare conflitti fatti di reciproche rivendicazioni e di bisogni
bilaterali di autoaffermazione. Questa strada è costellata dall'incertezza radicata nell'incomprensione dell'altro ed
anche dei propri stati interiori di adulto «perso» di fronte al rapido incedere dei cambiamenti sociali ed emozionali
del mondo infantile e adolescenziale.
L'altra strada è quella che porta alla creazione di una rinnovata relazione tra genitori-figli, in entrambi, nei propri
ruoli, avranno avuto l'ardire di porsi in ascolto di sé e dell'altro e di muoversi continuamente nella costruzione di
uno spazio di condivisione, di negoziazione, di conflitto costruttivo. Perché ciò accada è richiesto all'adulto di
essere tale, sia nell'occuparsi del proprio mondo interiore, sia nel reggere la frustrazione di fronte alle azioni che
in superficie possono essere visti come attacchi al proprio ruolo, ma che in realtà portano un messaggio
differente, ossia la richiesta di essere accompagnati e sostenuti nella propria tempesta emotiva senza essere
sostituiti o guidati da ciò che come genitore riteniamo “il meglio” o “il giusto”: quello che viene chiesto dalle figlie
e dai figli è invece un aiuto ad esplorare la tempesta per poter fare chiarezza rispetto a ciò che per sé è meglio,
rispetto a ciò che maggiormente rispecchia il proprio desiderio e le proprie aspirazioni.
L'invito che il tempo dell'adolescenza rivolge ai genitori è quello di esercitare il loro essere adulti senza timore
della prova che l’adolescente pone loro, ossia di accompagnare e sostenere la costruzione di un'identità, propria
dell'adolescenza, portando attenzione a sé e ai propri processi interiori come genitore che si ristruttura. Infatti,
per saper ascoltare il proprio figlio è necessario sapersi ascoltare senza giudizio, per saper dialogare è
necessario saper parlare a se stessi, per saper esser attenti all’altro è necessario saper esercitare l’attenzione
verso se stessi e verso il mondo in una sorta di esercizio continuo alla cura di sé, dell’altro e della vita stessa.
Un continuo processo circolare fatto di empatia, ascolto e dialogo interno ed esterno, accompagna la crescita di
tutti i componenti della famiglia che costruiscono, attraverso il confronto, la negoziazione, la condivisione ed il
conflitto, la qualità della propria relazione e dell'identità di ognuno, lasciando spazio alla possibilità di
meravigliarsi, di stupirsi e di accogliere le differenze che l'altro porta come strumenti di arricchimento individuale
e collettivo.
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