BEST MAGAZINE 84
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- Euro Charts di Novembre
IN COPERTINA:
Analice
ph Denis J Axl
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Andy Warhol
Primi anni Sessanta: l’America, l’arte
e il mondo che cambia. I colori
iniziano a tappezzare tutto quanto, gli
oggetti di ogni giorno diventano sempre
di più e danno significato alla vita stessa,
in una società consumista che vive di
ciò che compra e dove la televisione,
che ha invaso le case, parla di un nuovo
modo di vivere. Dimenticatevi l’arte
come un qualcosa di esclusivo rivolto al
singolo individuo: parla alla massa e va
consumata anche lei, come qualsiasi altro
prodotto commerciale. Ecco la Pop Art.
Questo regno della pubblicità e della
produzione in serie mette sulla testa di
un nuovo re la sua corona e non gliela
toglierà mai più, nemmeno in seguito
alla morte, quando diventerà il secondo
artista più comprato e venduto al mondo
dopo Pablo Picasso: Andy Warhol. Il
suo castello si chiama Factory, un punto
di incontro per artisti, liberi pensatori,
personaggi mondani, gay, transessuali e
per tutte quelle personalità che volevano
trovare un luogo dove non entrassero
i pregiudizi, dove fosse accettato ogni
comportamento. Un luogo dove le feste
trasgressive erano all’ordine del giorno,
dove la Pop Art era uno stile di vita, nella
New York dell’epoca.
Pittore, scultore, regista, produttore
cinematografico, gay e cattolico praticante,
gli sparano ma non vuole testimoniare
contro il suo aggressore, crede di perdere
l’ispirazione poi viene venerato come
un maestro. Denigrato da alcuni critici
che lo definivano il nulla in persona,
stella fra le stelle che non potevano fare
a meno di essere ritratte da lui, nei suoi
quadri riproduceva il soggetto in copie
identiche fino a svuotarlo di significato e
nei suoi film poteva riprendere un uomo
che dorme per più di cinque ore di fila,
perché voleva guardare le persone come
sono veramente.
Ed ecco che la faccia di Marylin Monroe,
di Mao Zedong, di Che Guevara, Michel
Jackson, Elvis Presley e molti altri è
impressa tramite serigrafia su grosse
tele con colori alterati, quasi sempre
vivaci e forti, così come bottiglie di Coca
Cola, barattoli di zuppa Campbell’s o
sedie elettriche. Secondo Andy Warhol i
prodotti di massa sono la vera democrazia
sociale perché una Coca Cola è una Coca
Cola ed è la stessa per tutti, poveri o ricchi
che siano, e nessuno, pagandola di più,
può averne una con un sapore più buono.
Anche i suoi primi film in un certo senso
sono quadri, che invece di essere appesi
vengono proiettati su una parete bianca,
e nella sua carriera egli ha sostenuto
e sperimentato svariate forme di
comunicazione come il cinema e la musica,
ha collaborato con artisti, disegnato la
copertina di album e moltiplicato le sue
Factory in giro per la città.
L’ultima delle sue opere, in omaggio
ai grandi del passato, fu Last Supper
che rivisita l’Ultima Cena di Leonardo
da Vinci. In seguito ad un intervento
chirurgico con delle complicazioni, il re
muore il 22 febbraio 1987. I volti dei suoi
personaggi, però, continuano ancora a
comparire qua e là e i loro colori non si
sono affievoliti mai. Lunga vita al re.
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