Giacomo da Campli
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Giacomo da Campli, non si conosce la data di nascita di questo pittore originario di Campli, presso
Teramo, documentato dal 1461 al 1479. Il 24 luglio 1461 il Consiglio comunale di Ripatransone
discuteva circa la commissione, "presenti pictori videlicet magistro Jacobo de Camplo", della
decorazione della cappella di S. Vincenzo in S. Domenico. Nel primo bimestre del 1479 lo stesso
Giacomo da Campli riceveva dal Comune 12 lire a conguaglio di una somma di 15 fiorini dovutagli
per un'opera eseguita in una cappella "in plathea capitis montis". A Grigioni (1907) si deve il
collegamento tra questa laconica documentazione, relativa a opere perdute, e un gruppo di affreschi
culturalmente omogenei: la Madonna allattante e la Maddalena nella "logia Antianorum" del
palazzo comunale di Ripatransone, datata 1461; il Cristo morto nel sarcofago e Storie della
Passione, datati 1466, staccati dalla chiesa di S. Francesco, ora nella locale Pinacoteca civica; i S.
Filippo e S. Giacomo (1468), ora nella stessa Pinacoteca; il ciclo con Storie della Vergine e di
Cristo e vari santi nella chiesa dell'abbazia di Santa Vittoria in Matenano (il Cappellone), cui si lega
un pagamento di 32 ducati del 23 apr. 1471 a un non specificato "Giacomo pittore". In relazione con
tale ciclo di affreschi si può citare anche il frammento con S. Giovanni Battista, rinvenuto
ultimamente nella chiesa di S. Agostino, attribuito a Giacomo da Campli dallo scrivente e segnalato
invece come opera di anonimo pittore marchigiano da M. Paraventi (Per il gotico internazionale
nelle Marche, in Lorenzo e Jacopo Salimbeni di Sanseverino e la civiltà tardogotica catal., a cura di
Vittorio Sgarbi, Milano 1999, p. 28). Per affinità stilistica, sono state aggiunte a queste opere anche
due lunette con la Vergine e santi l'una in S. Maria delle Grazie, l'altra nella chiesa della
Misericordia a Teramo, nonché gli affreschi nella cappella della S. Croce della parrocchiale di
Patrignone di Montalto raffiguranti la Dormitio Virginis e altre scene, cui si associano la Natività e
l'Adorazione dei magi, datate 1459, nella navata sinistra. Altre opere secondo le proposte di Calzini
(1908), di Carli (1942) e di altri, tendenti a rintracciare in Abruzzo segni della sua attività sono
invece da escludere per la maggior parte dal suo catalogo. Questo, quasi interamente raccolto nella
provincia picena, si distingue per la commistione di elementi di cultura abruzzese affini al
conterraneo Matteo da Campli e umbra, questi ultimi desunti da Bartolomeo di Tommaso e filtrati
in massima parte da Paolo da Visso, attivo anche in zona ascolana, cui risale la caratteristica cifra
morfologica a "U" fra le sopracciglia, spesso ravvisata quale firma distintiva di Giacomo. Alcune
opere di Paolo (la Madonna del Voto nella collegiata di Visso, gli affreschi in S. Antonio a Cascia)
mostrano esiti collimanti, al limite dell'imbarazzo attributivo, con il linguaggio del pittore
abruzzese, che a date avanzate non viene meno a un generale atteggiamento arcaizzante, con effetti
di grottesco (siglati da stesure fortemente chiaroscurate e da esagerate cadenze decorative) che più
di altri rivelano il rango provinciale di quest'arte che, avviata probabilmente prima della metà del
secolo, non dovette superare il terzo quarto del Quattrocento. Di Giacomo da Campli. sono ignoti il
luogo e la data di morte.
Fonti e Bibl.: V. Balzano, Un altro pittore di Campli del secolo XV, in Riv. abruzzese di scienze,
lettere e arti, XXII (1907), pp. 384 s.; E. Calzini, Ancora sugli affreschi di Santa Vittoria in
Matenano, in L'Arte, X (1907), p. 59; C. Grigioni, I dipinti della chiesa di S. Francesco o di S.
Maria Magna in Ripatransone, in Rassegna d'arte, VII (1907), pp. 7-10; E. Calzini, Di G. da C. e
delle pitture murali in S. Maria della Rocca in Offida, in Rassegna bibliografica dell'arte italiana,
XI (1908), pp. 133-137; V. Balzano, L'arte abruzzese, Bergamo 1910, p. 56; G. Aurini, M. G. da C.
e le nuove opere attribuitegli, in Rassegna d'arte degli Abruzzi e del Molise, III (1914), pp. 1-12; C.
Grigioni, Gli affreschi della cappella Caldora in S. Spirito di Sulmona sono opera di G. da C., in
Rassegna marchigiana, V (1927), pp. 298-306; R. van Marle, The development of the Italian
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Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XVIII, p. 273; Diz. encicl. Bolaffi dei pittori e degli incisori…,
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