Le mie normali specialità copertina definitiva-combinato (1)
Le mie Normali Specialità è un ricettario in CAA
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Introduzione
Due anni fa, durante un progetto incentrato sullo sviluppo delle autonomie
domestiche in cucina per gli alunni con disabilità, mi sono domandata quali fossero i
gusti gastronomici dei miei ragazzi, quale fosse il loro approccio all’esperienza del
gusto. Quali erano i loro piatti preferiti e di quali potevano riprodurne l’esecuzione?
La selettività del cibo, usata spesso come rinforzo positivo materiale dalle famiglie per
premiare comportamenti funzionali, poteva essere un aggancio all’avvio di una reale
cura di sé? I gusti preferiti potevano essere integrati con novità culinarie in un clima
di convivialità e benessere emotivo attraverso uno slancio oltre l’ordinaria routine?
Avevo deciso che il punto di partenza dovessero essere proprio gli alimenti conosciuti
dai ragazzi, quelli più amati e rassicuranti per loro, per poi aprire la quotidianità a
nuovi gusti. In effetti l’autodeterminazione nasce dalla nostra facoltà di scegliere ciò
che ci aggrada, ci rende felici, ci fa stare bene già nelle piccole cose della nostra
routine. La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità
(ONU, 2006), il decreto legislativo del 13 aprile 2017, n. 66 su le “Norme per la
promozione dell'inclusione scolastica degli studenti con disabilita'”, a norma
dell'articolo 1, commi 180 e 181, lettera c), della legge 13 luglio 2015, n. 107 integrato
dal decreto legislativo del 7 agosto 2019, n. 96, oltre alle recenti ricerche invitano a
riflettere per ripensare le prospettive ed i progetti rivolti al miglioramento della
qualità di vita delle persone con disabilità, anche quelli con disabilità intellettiva, nei
termini del principio di autodeterminazione del progetto di vita dell’individuo. La
propria progettualità può iniziare quindi dalla tavola? Si può trovare una direzione
intenzionale capace di promuovere processi di advocacy, empowerment,
autodeterminazione, partecipazione attiva e sociale, pari opportunità nella vita dei
contesti, inclusione scolastica e sociale partendo proprio dal cibo? Certamente. A mio
parere il nutrimento è la prima ancestrale modalità di essere-nel mondo ed essere
con l’altro. Dalla bocca passa l’accoglimento della vita e dell’altro. Quando si spalanca
la bocca, con la curiositas dell’apertura all’ignoto e allo straniero, si ingloba una parte
di mondo, ce ne si appropria un pochino. Non a caso i disturbi alimentari, sempre in
crescita, dimostrano quanta fatica si faccia a combinare il disagio interiore all’incontro
dell’altro da sé. Inoltre la filosofa Francesca Rigotti ci insegna che per contrastare il
logorio della quotidianità sia necessario sposare una filosofia e un’estetica delle
piccole cose e dei piccoli gesti imparando a guardare, toccare, annusare, ascoltare
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