Quattro elegie per la fine dell'estate
Poesie sull'autunno apparse sulla rivista "Atelier".
Poesie sull'autunno apparse sulla rivista "Atelier".
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
www.andreatemporelli.com
www.andreatemporelli.com
Voci_________________________
Matteo Veronesi – Quattro elegie per la fine dell’estate
Nato a Bologna nel 1975, ove frequenta la facoltà di Lettere. Ha pubblicato La buona solitudine
(S. Lazzaro di Savena, 1993 2 ), con la presentazione di Giorgio Bàrberi Squarotti.
La poesia di Veronesi è contraddistinta da una disposizione lirica a percepire la realtà nel
suo fluire che non scade nel sogno o nell’evasione fantastica, ma rimane comunque ancorata
alla fisicità dell’essere attraverso sensazioni di luce, suoni, colori, profumi, gesti. Tali elementi,
come i colori di una tela, non vengono dotati di autonomia di significato, ma contribuiscono
a creare atmosfere di vita contraddistinte da un caratteristico tono malinconico.
Per questo motivo tali composizioni possono essere definite “elegie”, intese non come
categoria formale e come classificazione di genere in senso tradizionale, ma goethianamente
come “categoria dello spirito umano”, che circoscrive, senza rigide determinazioni sul piano
stilistico-formale, una certa “area” dell’umano sentire legata ad un’opaca e rassegnata percezione
dell’inesorabile svanire delle cose. L’elemento dinamico del reale viene perseguito
mediante un lessico classicamente sorvegliato, privo di mescolanze di registri linguistici, e
l’adozione consapevolmente critica di un ritmo metrico che dilata senza forzature il senso
mesto della vita. Questo classicismo stilistico è supportato da una personale coscienza critica
secondo cui il linguaggio letterario deve essere distinto dall’uso comune.(Giuliano Ladolfi).
I
Abbiamo camminato
per le strade deserte – la città
sotto un tiepido sole di settembre
giaceva ovattata, intorpidita –
nei vicoli remoti,
nei solai, nei cortili gonfi d’ombra
udivo, a tratti, gemere il silenzio
Tu quieta e triste mi parlavi piano
dell’estate finita, dei tuoi viaggi
che non saprai scordare –
di nordici regni fasciati dal ghiaccio
e di limpide aurore rosate
e di mari assolati, e di scogli
splendenti e di spiagge infinite –
né tacevi di morbide
parole e di tenui menzogne
e di lunghe carezze segrete
Ora che il freddo è vicino, le rondini
gettano roche un rapido saluto
e già, lontane, gemono le meste
litanie delle gelide brume
e dei giorni piovosi –
un lento oblio discende sulle cose,
ogni fuoco crudele
un’acqua chiara dolcemente doma
e docile ogni immagine dilegua
con un liquido passo di fantasma
II
Ora che è quasi autunno, e muoiono
a sera, come un tiepido pianto
64 - Atelier
www.andreatemporelli.com
________________________Voci
gli ultimi soli della breve estate –
mentre svaniscono, a poco a poco, anche dalla memoria
e dai sensi storditi
gli amori di un giorno, ardenti e labili –
su di noi si allunga un artiglio
fatto d’ombra e silenzio
E tu senti, in questa quieta agonia
che scioglie il vano giogo imposto al tempo
che come il tumore si annida
maligno tra i bei seni
così ogni estivo rigoglio
ha in sé celato il seme della morte
III
IV
Il vento passò, scompose
sul ciglio del viale
la verde coltre degli alberi, e svelò, per un attimo
nell’auto che passava veloce
un riso di madre, il suo bimbo
che intrecciava un gioco dolcissimo
con l’oro dei suoi capelli
Lo stesso vento è tornato stasera –
lo stesso vento spandeva ancora nell’aria
il tenue polline di quell’ora remota
Ma sul viale deserto, nel vago
languore dell’autunno incipiente
era come una luce timida che palpiti
nella notte infinita
due novembre, giorno dei Morti
Il profumo dei fiori
che in segreto alimenta la terra
del cimitero, molle e lacrimosa
nel vento che ghiaccia le carni, nel tetro
ed aspro afrore dei serti avvizziti
è simile a un’offerta pura e vana
che il nostro pianto cancella
O nero dolore che non vale
a lenire l’estrema illusione
che ancora scalda il cuore dell’autunno –
come i fiori che lentamente si sfanno
sul gelido marmo, il profumo
che un vento amaro disperde
anche noi dovremo svanire
Atelier - 65