Parmenide di Elea Della Natura - PORTA DI MASSA
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prima volta l’assunto tipico della primissima<br />
filosofia greca per cui dal “nulla nasce nulla”,<br />
che già Aristotele metteva in luce:<br />
La maggior parte <strong>di</strong> coloro che per primi filosofarono<br />
ritennero che i soli principi <strong>di</strong> tutte le<br />
cose fossero quelli <strong>di</strong> specie materiale, perché<br />
ciò da cui tutte le cose hanno l’essere, da cui<br />
originariamente derivano e in cui alla fine si<br />
risolvono, pur rimanendo la sostanza ma cambiando<br />
nelle sue qualità, questi essi <strong>di</strong>cono che<br />
è l’elemento, questo il principio delle cose e<br />
perciò ritengono che niente si produce e niente<br />
si <strong>di</strong>strugge, poiché una sostanza siffatta si conserva<br />
sempre.�<br />
Tale assunto, che nei filosofi ionici, in Eraclito<br />
e nel Pitagorismo appare assunto come<br />
una sorta <strong>di</strong> evidenza ingenua, in <strong>Parmenide</strong><br />
trova una sua precisa <strong>di</strong>mostrazione<br />
logica, <strong>di</strong> carattere assoluto. L’importanza<br />
<strong>di</strong> tale <strong>di</strong>mostrazione parmenidea la si<br />
comprende in pieno se si pensa che la vali<strong>di</strong>tà<br />
apriorica del cosiddetto principio causale<br />
– su cui si fonda l’intera scienza – è <strong>di</strong>mostrabile<br />
solo a partire dalla vali<strong>di</strong>tà del principio<br />
per cui “dal nulla nasce nulla”: se è<br />
vero che dal nulla non nasce nulla, qualunque<br />
stato del mondo deriva sempre e necessariamente<br />
da un precedente stato del<br />
mondo.<br />
Tornando al frammento, nemmeno ha poi<br />
senso <strong>di</strong>re che l’essere è stato generato dall’essere<br />
stesso, perché allora sarebbe già esistito<br />
e non avrebbe avuto alcun bisogno <strong>di</strong><br />
essere generato. La conseguenza del ragionamento<br />
è che l’essere non è mai stato generato<br />
e, quin<strong>di</strong>, che esso è ingenerato, esiste<br />
cioè da sempre.<br />
È interessante notare come qui <strong>Parmenide</strong><br />
utilizzi <strong>di</strong> fatto anche quello che oggi in<br />
logica si definisce principio del terzo escluso: o<br />
un dato oggetto possiede una certa proprietà<br />
o non la possiede e non esiste una<br />
terza possibilità. Nel nostro caso l’essere o<br />
è stato generato o è non lo è stato; <strong>di</strong>mostrato<br />
poi che non può essere stato generato,<br />
allora se ne conclude che non è stato<br />
generato e, dunque, esiste dall’eternità.<br />
L’essere poi è anche immortale, non potendo<br />
secondo logica nemmeno morire.<br />
Infatti l’essere per morire dovrebbe trasformarsi<br />
nel nulla, ovvero dovrebbero<br />
scomparire tutti gli oggetti possibili, lo spazio<br />
e il tempo che li contengono, ecc. e non<br />
crearsi al loro posto alcun’altra cosa, il che<br />
è inconcepibile. L’argomentazione parmenidea<br />
è qui un po’ oscura, e vale la pena <strong>di</strong><br />
chiarirla attraverso le parole <strong>di</strong> un suo famoso<br />
<strong>di</strong>scepolo, Melisso <strong>di</strong> Samo,� che<br />
1. I presocratici. Testimonianze e frammenti, op. cit., A12, vol. I, pp. 89-90<br />
2. Melisso nasce a Samo nel 490 a. C. ca, figlio <strong>di</strong> Itagene (o, secondo un’altra fonte maggiormente dubbia,<br />
<strong>di</strong> Laro): sin da giovane egli intraprende la vita del mare, probabilmente come commerciante/<br />
navigatore/ambasciatore. In questi viaggi egli giunge ad Efeso (dove conosce l’anziano Eraclito) ma<br />
soprattutto ad <strong>Elea</strong>, dove entra in stretti contatti con <strong>Parmenide</strong> e Zenone, <strong>di</strong>venendone <strong>di</strong>scepolo.<br />
Nel 442 a. C. la città <strong>di</strong> Samo entra in conflitto con l’Atene guidata da Pericle; questi guida una flotta<br />
verso l’isola <strong>di</strong> Melisso. I samii allora eleggono navarca (ammiraglio della flotta da guerra) il filosofo<br />
che, in virtù della sua notevole esperienza marinara, riesce a sconfiggere per due volte <strong>di</strong> seguito la<br />
flotta ateniese infliggendole gravi per<strong>di</strong>te. Ma nel 441 a. C. Pericle ritorna all’attacco con una nuova<br />
flotta, molto più numerosa, e con essa stringe d’asse<strong>di</strong>o Samo che dopo nove mesi è costretta alla<br />
resa. La sorte <strong>di</strong> Melisso dopo la sconfitta della sua città ci è sconosciuta: potrebbe essere morto durante<br />
l’asse<strong>di</strong>o (il che spiegherebbe l’assenza <strong>di</strong> ulteriori notizie sulla sua vita); potrebbe essersi ritirato<br />
da ogni forma <strong>di</strong> attività pubblica; potrebbe anche aver terminato la sua vita ad Atene come ostaggio,<br />
in garanzia del pagamento della forte somma <strong>di</strong> denaro imposta dagli ateniesi ai samii. Si tratta però<br />
<strong>di</strong> pure ipotesi: la data e le circostanze della sua morte restano <strong>di</strong> fatto sconosciute. Le fonti attribuiscono<br />
al secondo <strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong>retto <strong>di</strong> <strong>Parmenide</strong> la composizione <strong>di</strong> un unico scritto, forse il primo<br />
nella storia della Filosofia a possedere un vero e proprio titolo. Infatti a tutti i testi dei primi filosofi<br />
le testimonianze successive attribuiscono monotonamente il generico titolo Sulla <strong>Natura</strong>; lo scritto <strong>di</strong><br />
Melisso invece ci viene presentato con un titolo <strong>di</strong>verso e maggiormente specifico (<strong>Della</strong> <strong>Natura</strong> o del-<br />
Porta <strong>di</strong> Massa. Laboratorio Autogestito <strong>di</strong> Filosofia, Epistemologia e Scienze Politico-Sociali<br />
Enrico Voccia