14 stenza <strong>di</strong> un’essere spazialmente illimitato ed onticamente limitato. Come hanno notato vari stu<strong>di</strong>osi, infatti, a partire da Calogero,� il termine ÆF@B"8¥H – “uguale” – può avere anche il senso <strong>di</strong> “irra<strong>di</strong>azione uguale” dal centro “in tutte le <strong>di</strong>rezioni”. L’ipotesi <strong>di</strong> una finitezza ontica e non spaziale del J` ¦`
Il <strong>di</strong>scorso sulla Realtà L’essere/tutto quin<strong>di</strong>, alla fine della <strong>di</strong>mostrazione parmenidea, si mostra l’unica cosa palesemente esistente, ingenerata, immortale, immobile, immutabile (nel senso che non può <strong>di</strong>ventare nulla) unica e tutta intera. “Saranno, dunque, tutti nomi, quali che uomini mortali abbiano apposto, convinti che fossero assodati, nascere come anche morire, esistere e poi anche non esistere, e mutare <strong>di</strong> posto e cambiare me<strong>di</strong>ante l’evidente colore” <strong>di</strong>ce <strong>Parmenide</strong> verso la fine del frammento che posse<strong>di</strong>amo. Egli intende con ciò <strong>di</strong>re che tali parole, pure utilissime per in<strong>di</strong>care gli enti singoli, sono del tutto fuorvianti se applicate all’essere inteso come insieme <strong>di</strong> tutti gli enti che esistono. In altri termini, ciò che è non nasce e non muore; solo l’essere esiste e non si pone nemmeno alla lontana un alternativa con il non essere; l’essere è immobile e non muta le sue qualità – mentre i singoli oggetti nascono e muoiono, in certi posti e tempi ci sono e in altri no, si muovono, cambiano qualità, ecc. <strong>Parmenide</strong>, insomma, pone per la prima volta nella storia del pensiero umano la necessità <strong>di</strong> un controllo rigoroso, scientifico, del linguaggio: egli ci <strong>di</strong>ce che se ha senso parlare <strong>di</strong> un “non ente” come esistente (le “non case”, ad esempio, esistono: tutto ciò che non è una casa), non ha alcun senso parlare del “non essere” come esistente (il “non tutto” è, infatti, l’assenza <strong>di</strong> qualunque cosa); www.porta<strong>di</strong>massa.net 15 se ha senso parlare della “morte” <strong>di</strong> un ente singolo, questo termine, dal momento che niente si produce e niente si <strong>di</strong>strugge, non ha alcun senso, è del tutto falso, se applicato all’essere nella sua totalità, che si conserva sempre intatto.� Infatti, in nessun modo ciò predomini: che siano le cose che non sono; ma tu tieni lontano il pensiero da questa via <strong>di</strong> ricerca, né ti porti, per questa via, una <strong>di</strong>ffusa consuetu<strong>di</strong>ne a rivolgere un occhio che non vede, un orecchio rintronato e un linguaggio or<strong>di</strong>nario; piuttosto giu<strong>di</strong>ca in modo argomentato ogni molto <strong>di</strong>battuta prova che ho esposto. Senza questo preciso e sistematico controllo del linguaggio i dati dei sensi non hanno alcun valore: in effetti, un “linguaggio or<strong>di</strong>nario” ((8äFF"