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Periodico di informazione e documentazione dell’Associazione Centro Aiuti
Volontari cooperazione sviluppo terzo mondo anno 36 | N. 1 | LUGLIO 22
Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Trento - Tassa riscossa - Taxe perçue - contiene I.R.
ECHI DI GUERRA
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Bilanci e incertezze
Il 13 maggio scorso si è tenuta, anche se con la partecipazione
di un numero di presenti molto ridotto, l’Assemblea
dei soci di ACAV. Abbiamo approvato il bilancio
2021 e proceduto al rinnovo del Consiglio Direttivo e dell’Organo
di Controllo, cioè di quello che, fino a un paio di
anni fa, si chiamava Collegio dei Revisori.
In entrambi i casi sono stati confermati i membri già
precedentemente in carica, fatta eccezione per Raffaele
Crocco, che non ha confermato la propria disponibilità.
Il Direttivo passa quindi da sette a sei componenti.
È stato nominato anche il Collegio dei Probiviri che,
benché previsto dallo Statuto, prima non esisteva. Ne fanno
parte: Maria Floretta, Fulvio Micheli e Luigi Nicolussi Castellan.
L’Assemblea è stata anche occasione per illustrare
l’attività svolta in Uganda nel 2021, di cui parliamo
dettagliatamente nelle prossime pagine.
Brevemente ricordiamo che:
• sono stati ultimati gli interventi per lo sviluppo della
frutticoltura e quelli previsti dal progetto transfrontaliero
Euregio Uganda-Tanzania, entrambi finanziati
dalla Provincia negli anni 2017 e 2018;
• è proseguita, con finanziamento dell’Unione Europea,
l’attività, avviata nel 2020, di supporto alla Municipalità
di Koboko.
• grazie al finanziamento della Fondazione San Zeno, è
proseguita la gestione della scuola primaria di Amuru,
ACAV informa Periodico di informazione e
documentazione dell’Associazione Centro Aiuti
Volontari Cooperazione Sviluppo Terzo Mondo
Aut. Tribunale di Trento n. 539 dell’11 aprile 1997
Il Consiglio Direttivo
Presidente: Giorgio Boneccher
Vicepresidente: Laura Strada Velia
Consiglieri: Ivan Alberti, Renzo Franceschini,
Giacomo Merlo, Gianbattista Toller
Organi di Controllo: Anna Giordano, Stefano Tomazzoni,
Ruggero Trentin
Comunicazione e relazioni esterne: Angela Coslop
Cliccate su www.acav.eu e troverete notizie sempre
aggiornate sui progetti che insieme portiamo avanti!
ACAV Via Sighele, 3 - 38122 Trento tel. e fax 0461 935893
cui sono iscritti oltre 3.000 bambini, nonché l’attività di
formazione professione che ha riguardato 136 giovani.
Il progetto continua anche nel 2022;
• sono stati riabilitati 59 pozzi non più funzionanti grazie al
sostegno della Regione Trentino Alto Adige, Chiesa Valdese,
Comune di Trento e a varie donazioni di privati.
Altre riabilitazioni di pozzi sono in corso quest’anno.
• nel 2022, con il sostegno del World Food Programme
e della Fondazione Gerta Henkel, sono state realizzate
e potranno proseguire attività in campo agricolo.
Tornando al bilancio 2021, si è chiuso con un disavanzo
di poco meno di 25.000 euro. La cosa in sé non risulta
particolarmente preoccupante se si considera che
invece nel 2020 c’era stato un avanzo di poco più di
23.000 euro. Nel biennio i due risultati – positivo uno, negativo
l’altro – si sono compensati.
La redazione del bilancio 2021, e in particolare della
Relazione di Missione, è stata occasione per analizzare
l’andamento della gestione dell’associazione sotto il profilo
dei dati economici complessivi.
Ne emerge una situazione non molto rassicurante
perché è prevedibile che l’entità dei finanziamenti continuerà
a calare e, di conseguenza, la nostra attività. Sarà
difficile chiudere i bilanci senza disavanzi.
Per poter meglio fronteggiare, almeno per alcuni anni,
tale situazione, si è deciso di vendere l’attuale sede
ACAV di Kampala, operazione mediante la quale si prevede
di poter acquisire risorse finanziarie importanti, che
potranno essere interamente destinate a favorire il miglioramento
delle condizioni di vita della popolazione della
regione del West Nile dell’Uganda, dove operiamo.
Fondamentali per consentire il futuro proseguimento di
tale attività rimangono comunque anche le donazioni di varia
entità provenienti da numerosi privati, che ringrazio sentitamente,
auspicando che il loro concreto sostegno possa
non venire a mancare.
Giorgio Boneccher
Presidente di ACAV
2 | luglio 22 | n. 1
informa
Effetto guerra
Pensate di lanciare un sasso nell’acqua. Vedrete il formarsi
di cerchi concentrici che si allargano a lambire spazi
sempre più lontani: succede così anche nel nostro mondo
interconnesso e economicamente interdipendente.
Da un luogo lontano, il fronte russo-ucraino, gli echi
della guerra arrivano in Africa con pesanti conseguenze
che colpiscono un paese già severamente provato dalla
pandemia.
“L’Africa non ha alcun controllo sulla produzione o
sulle catene logistiche ed è totalmente in balia della situazione”
ha dichiarato il presidente senegalese Macky
Sall, presidente dell’Unione Africana.
Russia e Ucraina, granai del mondo, coprono circa il
40% del fabbisogno di grano del continente africano.
Per effetto della guerra i prezzi del cibo, del carburante,
dei fertilizzanti è schizzato alle stelle.
L’inflazione, secondo il Fondo Monetario Internazionale
dovrebbe toccare il 12%; l’anno corso, ed era già alta,
non arrivava al 10%.
Le navi ferme nei porti ucraini, hanno pesanti ricadute
sul programma alimentare della FAO perché il grano
ucraino permetteva di realizzare il cinquanta per cento
dei programmi delle Nazioni Unite, il cui scopo è combattere
le carestie.
Per resistere l’unica soluzione che ha l’Africa è rendersi
indipendente il più possibile.
La crisi alimentare prodotta dal conflitto europeo potrebbe
rappresentare per i paesi africani un’occasione
per ripensare il proprio modello agricolo, in una proiezione
di sviluppo sostenibile e duraturo, con un impor-
Progetto sicurezza alimentare di ACAV
tante miglioramento nel campo della sicurezza alimentare
delle famiglie, perché un apporto irregolare di cibo,
una alimentazione incompleta significa malnutrizione.
David Laborde dell’International Food Policy Research
Institute sostiene che gli stati africani dovrebbero investire
su colture come il miglio ed il sorgo, più adatti al clima
e al territorio.
“Abbiamo abbandonato il miglio ed importato riso
dall’Asia. Ora sappiamo solo mangiare riso e non ne produciamo
abbastanza. Sappiamo mangiare solo pane, ma
non produciamo grano”. Con queste parole il presidente
Macky Sall sprona gli africani a tornare alle origini, a consumare
prodotti locali, che un tempo erano alla base della
loro dieta.
Anche questo è un modo per sottrarsi a modelli produttivi
che non fanno bene all’Africa, che accentuano la
dipendenza dal grano estero, l’insicurezza alimentare e
colpiscono soprattutto i poveri delle aree urbane.
Laura Strada
Vice Presidente ACAV
Pasto tipico ugandese
luglio 22 | n. 1 | 3
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L’Uganda in tempo
di guerra e pandemia
Siamo dentro a un brutto periodo. Viviamo angosciati
dalla guerra che sentiamo vicina e che fa sentire i suoi
effetti sulla vita di tutti i giorni, soprattutto con l’aumento
dei prezzi del cibo e dell’energia, e non siamo ancora
usciti dall’incubo pandemia.
La Russia e l’Ucraina sono fra i più grandi esportatori
di grano, petrolio e gas del mondo e una delle conseguenze
della guerra è l’aumento del loro prezzo a livello
mondiale.
Molti mi chiedono se in Uganda si avvertono gli effetti
del conflitto Russia e Ucraina, dopo due anni di pandemia
che hanno inciso profondamente su un tessuto economico
e sociale strutturalmente già molto fragile.
In Uganda e nel resto dell’Africa non sono stati dati
ristori alle imprese e ai lavoratori che hanno dovuto fermarsi,
intere categorie sono rimaste senza entrate per
mesi. Molti, i più deboli e precari, sono tornati dalle città
ai villaggi dove hanno coltivato un pezzo di terra con
una prospettiva di pura sopravvivenza.
Gli effetti della guerra hanno colto di sorpresa un
paese che stava cercando di ripartire.
Da gennaio il governo ha permesso la riapertura delle
scuole e delle attività economiche. Gradualmente
Donna cucina una polenta di cassava
Kampala e le altre città sono tornate a brulicare di vita
per lo spostamento giornaliero della moltitudine di lavoratori
precari: quelli che guadagnano due o tre euro
al giorno e vivono con le famiglie in “case” di legno e
fango, nelle baraccopoli che sorgono
intorno ai centri urbani.
E sono proprio loro i contadini,
che hanno deciso di vivere in città, in
fuga dalla misera cronica delle campagne,
che soffrono maggiormente
le conseguenze dell’aumento del costo
di cibo e carburanti. Per loro tutto
è più caro; è difficile muoversi sui
mezzi pubblici e mettere insieme il
pranzo con la cena.
In Uganda la benzina è passata da
0.9 a 1.4 euro al litro, una enormità in
un paese con un reddito medio annuo
di ottocento euro. L’aumento del
prezzo dei carburanti fa aumentare
anche quello del cibo, che viaggia solo
su ruota e quello dei biglietti degli
autobus, il mezzo con cui la gran par-
Distribuzione di talee di cassava
4 | luglio 22 | n. 1
informa
te degli ugandesi si sposta essendo la macchina un
lusso per pochissimi.
I mezzi che circolano in Uganda sono in gran parte
quelli dismessi dai paesi del nord del modo perché
consumano e inquinano troppo.
I possessori di automobile fanno parte di quella
classe media con il reddito sempre in bilico, sempre
a rischio di tornare povera e tanti, infatti, in questo
momento hanno parcheggiato la macchina.
Decisamente negativo il forte aumento del GPL
con cui, anche grazie al supporto finanziario di alcuni
paesi donatori, in questi ultimi anni si era cercato
di sostituire il carbone vegetale nelle cucine ugandesi
delle città medie e grandi.
L’inesorabile processo di deforestazione è accelerato
dal fatto che in Uganda per cucinare quasi tutti
usano, perché più economico, il carbone di legna
per alimentare stufette artigianali senza pensare alle
ricadute sull’ambiente.
L’Uganda produce praticamente tutto quanto serve
per soddisfare la domanda alimentare del paese,
condizione che la mette al riparo dal rischio di grosse
crisi alimentari e conseguenti disordini generalizzati,
a differenza dei paesi nordafricani: Egitto, Sudan,
Eritrea, Etiopia ecc.
Il presidente ugandese in uno dei suoi frequenti
discorsi alla nazione ha sottolineato l’importanza del
cibo tradizionale e dell’autoconsumo, un modo efficace
di prevenire le crisi alimentari e i problemi di salute
legati all’alimentazione moderna.
A seconda delle diverse aree geografiche i carboidrati
della dieta ugandese sono forniti da alimenti
prodotti in loco quali banane verdi, patate dolci,
cassava, mais, riso, sorgo. Le proteine e i grassi vengono
da arachidi, sesamo, fagioli, piselli, fave di cui
esistono decine di varietà.
Infine la carne, poca perché costa, completa una
dieta sana ed economica che in effetti andrebbe promossa
e mantenuta un po’ come la nostra dieta mediterranea.
In questo quadro generale, difficile e complesso,
ACAV vede confermata la bontà dei suoi interventi in
ambito agricolo, a sostegno delle produzioni dei piccoli
contadini.
Le numerose iniziative con cui sono state distribuite
sementi migliorate e fornita assistenza tecnica
ai contadini, sia durante il ciclo produttivo che nella
fase di post raccolta, permettono di aumentare sia la
quantità che la qualità delle produzioni e in momenti
come questo assumono un’importanza particolare.
Pierluigi Floretta
Direttore regionale di ACAV
luglio 22 | n. 1 | 5
informa
Echi di una guerra lontana
Testimonianze dall’Uganda
Wile Betty, 48 anni, madre di cinque figli, vende ortaggi
nel mercato di Koboko. Denuncia gli alti prezzi delle materie
prime, ma dice di non comprenderne la causa. Non
sa quasi nulla della guerra in Ucraina perché non capisce
l’inglese, né ha accesso alla televisione o alla radio.
“Penso che sia il governo ad aver aumentato i prezzi”, dice
Wile. “Se la guerra viene combattuta nella terra dell’Uomo
Bianco, come può influire sul costo della vita in
Uganda?”.
Gli ugandesi si stanno preparando a tempi difficili ma
non sempre sanno il perché.
Da inizio anno, i prezzi della maggior parte delle materie
prime e dei prodotti di uso comune sono cresciuti:
sapone, zucchero, olio da cucina e cemento.
L’undici aprile di quest’anno, un gruppo di donne è
sceso nelle strade della capitale ugandese, Kampala, per
manifestare per l’aumento del costo della vita e perché il
denaro che ricevono dai loro mariti per il mantenimento
della famiglia non è sufficiente.
Il Presidente della Commissione Parlamentare per le
Finanze, la Programmazione e lo Sviluppo Economico,
Keefa Kiwanuka ha affermato che alla base di tutto c’è
l’aumento generale dei prezzi delle materie prime legato
al costo del carburante. Secondo Kiwanuka ciò è avvenuto
prima del conflitto Russia-Ucraina. Vero è che la
guerra in Ucraina ha avuto alcuni effetti negativi sul paese
africano date le relazioni commerciali esistenti con entrambi
i paesi in guerra.
“La Russia ci ha sostenuto in diversi progetti, ma ora,
a causa delle sanzioni, non può trasferire le sue risorse in
Uganda perché i suoi istituti bancari sono isolati. Non abbiamo
ancora avuto notizie ufficiali sulla chiusura di questi
progetti, ma sono destinati a risentirne sicuramente”,
si è lamentato Kiwanuka.
Il quotidiano ugandese Monitor, nell’aprile scorso, ha
pubblicato un articolo che spiegava che la tanto attesa
costruzione dell’oleodotto dell’Uganda, attraverso la
Tanzania fino alla costa dell’Africa orientale, sia ad alto
rischio di fallimento in quanto l’azienda russa che dovrebbe
fornire siderurgici potrebbe non accedere a finanziamenti
per sostenere l’investimento.
Sfortunatamente per l’Uganda, i prodotti agricoli, che
costituiscono la maggior parte delle sue esportazioni e
impiegano circa l’ottanta per cento della popolazione
hanno subito un calo dei prezzi.
Un Gruppo di donne manifestano contro l’aumento dei prezzi a Kampala
6 | luglio 22 | n. 1
informa
Fila di boda boda alla stazione di servizio
I coltivatori di caffè, ad esempio, sono preoccupati per
gli alti costi di produzione. Un effetto del conflitto che si
riverbera sull’agricoltura ugandese, è la scarsità di fertilizzanti
prodotti in gran parte dai paesi in guerra. “Il prezzo
del fertilizzante è raddoppiato, da centoventimila a
duecentocinquanta mila, equivalenti a trentacinque-settanta
dollari USA) perché ne importiamo grandi quantità
dall’Ucraina e con la guerra, la produzione e la catena di
approvvigionamento ne ha risentito, causando scarsità e
prezzi elevati”, ha affermato Antony Muwanguzi Mugoya,
L’oleodotto
un coltivatore di caffè della società Kalseera Coffee Corporative
in Uganda.
Circa l’esportazione del caffè ugandese, nel mese di marzo
2022, l’Italia ha assorbito la maggior quota di mercato,
seguita dal Sud Sudan, la Germania, il Belgio e gli USA.
Rwamirago Alfred, un membro dell’Autorità Ugandese
per lo sviluppo del caffè, concorda che i prezzi elevati
dei fertilizzanti stiano intaccando il reddito degli agricoltori,
ma afferma che il governo non può fare nulla al
riguardo. Ha solo consigliato agli agricoltori di cercare
mezzi alternativi come i fertilizzanti organici che secondo
lui sono più sicuri ed economici.
“So che nessun singolo fattore ha causato questo aumento
dei prezzi, ma la guerra è sempre distruttiva. Colpisce
la produzione, distoglie l’attenzione dal commercio
e dallo sviluppo “.
Kepo Charles, 21 anni, autista di boda boda nella città
di Koboko, punta il dito contro la Russia. Lui e i suoi
colleghi fanno la fila alle stazioni di servizio. La benzina ha
prezzi molto alti, ma la loro clientela è composta da persone
povere, che non possono permettersi di pagare un
costo aggiuntivo: “Se gli fai pagare un po’ di più, preferiranno
camminare e tenere i soldi per comprare il sapone
e se mantieni il prezzo, lavorerai in perdita”, si lamenta
Kepo. “Questo è il momento più difficile che abbia mai
affrontato nel mio lavoro”.
Grace Akandru
Addetta alla comunicazione ACAV in Uganda
luglio 22 | n. 1 | 7
I P R O G E T T I D I A C A V
AFRICARE II
Budget di progetto: € 225.200
Ente finanziatore: Fondazione San Zeno € 225.20
Durata: 2021-2022
Obiettivo generale: Migliorare le condizioni di vita dei bambini e delle bambine, e dei ragazzi, a Rhino Camp, di quelli delle
comunità ospitanti e delle loro famiglie.
Partner locale: OPM Ufficio del Primo Ministro.
Cosa facciamo: Abbiamo costruito Amuru Primary School, un complesso scolastico di 4 blocchi di 4 aule ciascuno a Rhino
Camp frequentato da più di 2.000 bambini. 275 giovani, tra i 14 e 19, seguono una formazione professionale, a cui segue un
tirocinio presso una realtà artigianale e la consegna di un kit di strumenti per avviare l’attività lavorativa
LIVELIHOODS SUSTAINABILITY FOR REFUGEES AND HOSTING COMMUNITIES II
Budget di progetto: € 67.678,00
Ente finanziatore: Gerda Henkel Foundation (€ 67.678,00)
Durata: 2022
Obiettivo generale: Contribuire a dare dignità e stabilità alla vita dei rifugiati e delle comunità ospitanti attraverso il miglioramento
generalizzato dei mezzi di sussistenza, garantendo loro sicurezza alimentare e accesso al mercato locale.
Partner locale: AbiZardi
Cosa facciamo: Formiamo 450 contadini rifugiati e ugandesi sulle pratiche agronomiche e sul post raccolta. Distribuiamo talee
di cassava e e semi a scelta tra sesamo, arachidi, mais e sorgo sufficienti per coltivare 1 ettaro di terreno ciascuno, che
sarà messo a disposizione gratuitamente dai contadini residenti nella zona.
ASSISTENZA TECNICA ALLA MUNICIPALITÀ DI KOBOKO
PER L’IMPLEMENTAZIONE DEL PIANO DI AZIONE
‘CRRF: SVILUPPO URBANO INCLUSIVO E MOBILITÀ’ A KOBOKO, UGANDA
Budget di progetto: € 1.000.042,40 (ACAV) 2.799.957,60 (Municipalità di Koboko)
Ente finanziatore: Unione Europea (Emergency Trust Fund for Africa € 1.000.042,40)
Durata: 2020-2023
Obiettivo generale: Aumentare la sicurezza e il benessere dei rifugiati e della comunità locale nel Comune di Koboko e ridurre
le disuguaglianze tra i due gruppi.
Partner: Municipalità di Koboko.
Cosa facciamo: Sosteniamo, mediante l’assistenza tecnica, il Comune di Koboko nell’elaborazione di una proposta di progetto
inclusiva per migliorare la pianificazione urbanistica e la fornitura di servizi. Assistiamo la municipalità nell’attuazione del piano
delineato nella proposta di progetto. Garantiamo l’attuazione del progetto e il rispetto delle procedure UE.
AGRICULTURE AND MARKET SUPPORT NGO PARTNERSHIP
Budget di progetto: € 180.000,00
Ente finanziatore: World Food Programme Uganda
Durata: 2022
Obiettivo generale: L’obiettivo del progetto è quello di migliorare le condizioni di vita e rafforzare la resilienza dei piccoli contadini,
in particolare donne, sia della comunità ospitante che rifugiati, attraverso il rafforzamento della gestione della post-produzione
e l’aumento di collegamenti con il mercato.
Partner: Distretto di Koboko, World Food Programme.
Cosa facciamo: Favoriamo, attraverso corsi di formazione, l’azione collettiva dei piccoli agricoltori. Promuoviamo il miglioramento
delle tecniche e delle pratiche di post-produzione per aumentare il reddito dei contadini. Creiamo collegamenti tra i gruppi
di contadini e il mercato, fornendo, attraverso corsi di formazione, le competenze necessarie. Supportiamo il coordinamento
e il miglioramento della qualità dei programmi e dei servizi governativi a supporto degli agricoltori.
ACQUA PER PREVENIRE LA DIFFUSIONE DEL CORONAVIRUS NEL DISTRETTO
DI MARACHA, WEST-NILE UGANDESE
Budget di progetto: € 25.120,00
Ente Finanziatore: Comune di Trento (€ 15.000,00)
Durata: 2022
Obiettivo generale: Aumentare la disponibilità di acqua pulita ed evitare la diffusione del CoronaVirus nel Distretto di Maracha.
Partner locale: Distretto di Maracha
Cosa facciamo: Abbiamo riabilitato 4 fonti d’acqua nelle zone più vulnerabili del distretto di Maracha, abbiamo formato
dei comitati di gestione dell’acqua e formato la popolazione sulle pratiche di igiene per la prevenzione della diffusione del
Covd-19.
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I P R O G E T T I D I A C A V
ACCESSO ALL’ACQUA POTABILE PER COMUNITÀ OSPITANTE
E PROFUGHI PER RISPONDERE ALL’EMERGENZA SARS-COV-19
Budget: € 83.200,00
Ente finanziatore: 8X1000 della Chiesa Valdese (€ 39.084,00 €)
Durata: 2022
Obiettivo generale: Aumentare la disponibilità di acqua pulita ed evitare la diffusione del Corona Virus nel Distretto di
Obongi.
Partner: Distretto di Obongi
Cosa facciamo: Riabilitiamo 15 pozzi non più funzionanti nel distretto di Obongi. I beneficiari diretti sono circa 15.000 persone.
Vengono organizzate anche attività di sensibilizzazione e informazione sulle pratiche igieniche e la formazione di comitati
della gestione dell’acqua.
“MIGLIORAMENTO DELL’ACCESSO ALL’ACQUA DEI RIFUGIATI SUD SUDANESI
DI RHINO CAMP E DELLA COMUNITÀ OSPITANTE”
Budget: € 90.580,00
Ente finanziatore: Provincia Autonoma di Trento (€ 80.000,00)
Durata: 2022
Obiettivo generale: Evitare l’incidenza di malattie a diffusione oro-fecale e del Corona Virus nel Distretto di Terego.
Partner: Distretto di Terego
Cosa facciamo: Riabilitiamo 15 fonti d’acqua non funzionanti e diamo a 4 scuole di serbatoi per il lavaggio delle mani, gel igienizzanti
e cartelloni di sensibilizzazione, insieme alla formazione sui corretti comportamenti igienici per prevenire le malattie
legate all’acqua e il Covid-19.
INTERVENTO IDRICO-SANITARIO PER RISPONDERE
ALL’EMERGENZA SARS-COV-19
Budget: € 93.200,00
Ente finanziatore: Regione Trentino Alto Adige (50.000,00)
Durata: 2022
Obiettivo generale: Aumentare la disponibilità di acqua pulita ed evitare la diffusione del Corona Virus nel Distretto di Koboko.
Partner: Distretto di Koboko
Cosa facciamo: Riabilitiamo 20 fonti d’acqua non funzionanti dando così accesso a fonti d’acqua pulita a 20.000 persone.
Abbiamo creato dei comitati di gestione e sensibilizzato e formato sulle pratiche igieniche la popolazione dei 20 villaggi.
OSSERVANDO IL MONDO
Budget: € 3.461,00
Ente finanziatore: Fondazione Caritro
Durata: 2021-2022
Obiettivo generale: Fornire spunti di sviluppo sostenibile e cooperazione internazionale.
Partner: Gruppo Trentino di Volontariato (capo fila), Istituto comprensivo Trento 4
Cosa facciamo: Abbiamo ideato dei percorsi di Educazione alla Cittadinanza Globale presso le scuole elementari e medie
dell’Istituto Comprensivo Trento 4.
Portiamo avanti con le classi due incontri frontali per classe al fine di approfondire alcuni degli obiettivi più sensibili tra quelli
contenuti nell’Agenda 2030 dell’Onu. In particolare ci concentreremo su: OSS numero 6 “ACQUA E IGIENE PER TUTTI”;
OSS numero 2 “FAME ZERO”; OSS numero 4 “ISTRUZIONE DI QUALITÀ”
VI RACCONTIAMO UNA STORIA
Budget: € 71.642,02
Ente finanziatore: Provincia Autonoma di Trento (PAT)
Durata: 2018-2023
Obiettivo generale: promuovere un’educazione alla cittadinanza globale nelle giovani generazioni, mettendo in rete i diversi
soggetti del mondo scolastico e formando il personale docente sui temi relativi alla sostenibilità e cooperazione.
Partner: Scuola d’Infanzia Virginia de Panizza (Canossiane), Federazione Provinciale Scuole Materne, Istituto Pavoniano Artigianelli,
Tavolo Tutto Pace, Associazione Amici Fondazione Giovanni II, Associazione 46° Parallelo, Centro Moda Canossa.
Cosa facciamo: Abbiamo svolto un corso di aggiornamento rivolto agli insegnati sul tema degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Insieme alla scuola materna Canossiane e al Centro moda Canossa promuoviamo una didattica trasversale di educazione
alla cittadinanza globale. Finora abbiamo approfondito le tematiche legate all’acqua e alla vita sulla Terra. Abbiamo redatto
due libri e abbiamo creato l’osservatorio portale sulle buone pratiche relative agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Nell’ultimo anno abbiamo affrontato i temi della Pace e della Giustizia per tutti.
luglio 22 | n. 1 | 9
informa
L’oro blu:
l’acqua è un diritto
L’attività umana che più consuma acqua dolce è l’agricoltura.
Sulla Terra la distribuzione percentuale dei consumi
attribuisce il 70% all’agricoltura, il 22% all’industria, l’8%
al consumo umano e ai servizi.
Inoltre, mentre industria e servizi prendono l’acqua,
la sfruttano e la rimettono a disposizione per usi successivi,
l’agricoltura irrigua non restituisce, perché disperde
l’acqua nell’atmosfera sotto forma di vapore.
Vi sono alcuni fondamentali fattori che tendono ad incrementare
il consumo di acqua:
1) l’aumento della popolazione mondiale
2) l’elevarsi del tenore di vita medio
3) il cambiamento climatico globale
Il primo punto, la sovrappopolazione, è il più critico.
L’ecologia ci racconta da molto tempo che l’esplosione
di una popolazione animale, ad esempio noi, in un
ecosistema chiuso, ad esempio la Terra, porta spesso alla
sua estinzione.
In 5 anni (2017-2021) abbiamo:
• Riabilitato 284 pozzi non più
funzionanti
• Perforati 57 nuovi pozzi
• Costruite 50 latrine
• Protetto 8 sorgenti
• Dato acqua potabile a 298.853
persone
Attualmente si muovono sul pianeta quasi 8 miliardi di
Sapiens, che hanno bisogno di nutrirsi e voglia di stare
meglio. Secondo una stima dell’ONU del 2019, il numero
potrebbe salire a dieci miliardi nel 2050.
Chi si interesserà della logistica di questo imponente
esercito di persone dovrà gestire, tra l’altro, un fiume di
acqua dolce.
Secondo l’organizzazione Mondiale della Sanità, ogni
essere umano dovrebbe avere a disposizione almeno
cinquanta litri di acqua al giorno.
In Italia ne consumiamo circa duecentoveni, ma in tantissimi
luoghi del mondo i cinquanta sono ancora un miraggio.
Per produrre cibo per tutti sarà necessario in molti
luoghi introdurre o potenziare gli strumenti (talora
giustamente contestati) dell’agricoltura industriale come
l’irrigazione, che permette di migliorare la produttività e
di estendere le colture anche in zone dove la piovosità
troppo bassa le impedirebbe.
Vale la pena ricordare che anche in climi “subumidi”
(ad esempio quello del Trentino) l’uso dell’irrigazione è
praticamente indispensabile per stabilizzare ed incrementare
le produzioni agricole.
Si pensi che un frutteto o un prato in Trentino, in un
giorno d’estate fa evaporare circa quattro litri d’acqua per
ogni metro quadrato. Da ogni ettaro se ne vanno perciò
quasi quaranta metri cubi al giorno!
E tali quantità, in un Paese tropicale, possono raddoppiare.
Piccole canalizzazioni, pozzi, barriere frangivento, zappature
sono tutte tecniche da sempre usate dalle agricolture
di sussistenza.
Solo solide strutture sociali però sono in grado di eseguire
gli imponenti lavori di bonifica, quali bacini e grandi
canali, richiesti da un potenziamento produttivo di vaste
proporzioni.
Ma contro le dune incombenti del deserto che avanza
non fanno diga solo gli Stati creatori di laghi artificiali.
Anche molte minuscole organizzazioni s’impegnano e
ACAV è tra queste. Una delle sue più consolidate attività
è infatti quella dello scavo di pozzi in zone particolarmente
povere dell’Africa.
Nei confronti di questo tipo di intervento non mancano
naturalmente argomentazioni critiche.
Le più popolari tra di esse sono del tipo: “...pozzi... ci
vuole ben altro!”. E sono talmente esemplari da essere
10 | luglio 22 | n. 1
informa
Uno dei pozzi riabilitati da ACAV
addirittura riportate da Wikipedia alla voce “benaltrismo”!
Un benaltrismo che si scaglia contro i piccoli interventi
umanitari ha il sapore di una narrazione “darwiniana”,
dove il forte non si deve preoccupare dei deboli.
Del tutto diverse sono le narrazioni amate dal volontarismo,
come il nostro: prima fra tutte quella che parla
di “diritti dell’essere umano”.
“Faccio la mia parte”
Un’antica Favola Africana
Un giorno, nella foresta, scoppiò un grande incendio.
Le fiamme bruciavano ogni ramo, tronco e cespuglio
che trovavano sul loro cammino.
Gli animali – leoni, zebre, gazzelle, elefanti, pellicani –
sentendosi impotenti davanti a questa forza indomabile
si rifugiarono tutti nelle acque del grande Fiume.
Ben presto però sarebbero stati circondati dalle fiamme
e non ci sarebbe stata possibilità di salvezza.
Ma ecco che accadde qualcosa.
Un colibrì si alzò in volo, con il suo piccolo becco prese
una goccia d’acqua e la fece cadere sulle fiamme,
che impassibili continuarono ad avanzare.
Il 28 luglio 2010 l’ONU dichiara per la
prima volta nella storia il diritto all’acqua
“un diritto umano universale e fondamentale”.
Giambattista Toller
membro del Consiglio Direttivo ACAV
Il colibrì non si perse d’animo e prese una goccia, e
un’altra ancora, e una ancora.
Il leone, che aveva assistito alla scena, chiese al colibrì
cosa stesse facendo.
L’uccellino rispose: “Faccio la mia parte” e continuò a
versare gocce di acqua sull’incendio.
Mentre gli animali della foresta ridevano del colibrì, un
elefantino riempì la sua proboscide di acqua e la gettò
contro un cespuglio che stava prendendo fuoco. Le
fiamme si spensero.
Allora il pellicano volle imitarlo. Si alzò in volo, e con il
becco pieno fece cadere gocce d’acqua su un albero
spegnendo l’incendio che lo stava divorando.
Man mano tutti gli animali, mettendo da parte le loro
antipatie reciproche, iniziarono ad organizzarsi per spegnere
le fiamme, ognuno “facendo la propria parte”.
Prima di sera l’incendio era domato.
luglio 22 | n. 1 | 11
informa
Sud Sudan: una pace fragile
Ritorno a casa
Il Sud Sudan ha ottenuto l’indipendenza il 9 luglio 2011.
Nel dicembre del 2013 è scoppiato un conflitto tra le forze
governative del presidente Salva Kiir Mayardit, di etnia
dinka, e quelle fedeli all’ex vicepresidente Riek Machar,
di etnia nuer. Si stima che in questa guerra abbiano
perso la vita 400.000 persone e più di 4 milioni siano gli
sfollati.
Dal febbraio di quest’anno c’è un governo transitorio di
Unità Nazionale che ha aperto la strada al ritorno dei rifugiati.
Da qualche mese le armi hanno smesso di farsi sentire
nel martoriato Sud Sudan e i rifugiati che da più di cinque
anni vivono con mille difficoltà nei campi profughi del
Nord Uganda, iniziano lentamente e con molta cautela a
rientrare, in particolare nella regione a ridosso del confine
ugandese. Per ora rientrano soprattutto gli uomini.
Vanno a vedere cosa è rimasto di ciò che avevano lasciato
nella loro terra, risistemano le abitazioni, riprendono
a lavorare i campi e provano a capire quanto stabile
sia la tregua.
Le donne e i bambini rimangono al sicuro nei campi
profughi, dove acqua, cibo, scuole e un minimo di assistenza
sanitaria sono assicurati dalle agenzie umanitarie
e tra queste anche ACAV che opera nel campo di Rhino.
Quella in Sud Sudan è una tregua di fatto.
Ma la pace è tutt’altro che scontata perché i Dinka, l’etnia
che controlla l’esercito e che ha in mano l’economia
del paese attraverso l’estrazione e la vendita del petrolio,
non sembrano molto disposti a dividere soldi e potere.
Per arrivare alla pace sarà necessaria la buona volontà
di tutti a fare un passo indietro. La speranza c’è e per
molti è una motivazione sufficiente per rientrare.
ACAV si è accorta di questo “ritorno a casa” grazie al lavoro
di formazione professionale dei giovani sud sudanesi,
da noi realizzato nei mesi scorsi. Sono diversi i ragazzi
e le ragazze rintracciati dopo 3 mesi dalla fine del percorso
di formazione che hanno risposto dal Sud Sudan, dove
si sono integrati abbastanza facilmente nel mondo del
lavoro. Le professioni che hanno imparato sono molto richieste
in un paese in gran parte da ricostruire e le opportunità
sono allettanti nonostante i rischi e le difficoltà di
vivere in una realtà sospesa fra guerra e pace.
Lo stesso si può dire per i contadini che, nonostante
il timore di una ripresa della guerra e nonostante la mancanza
di qualsiasi supporto da parte delle agenzie umanitarie
e delle amministrazioni locali, hanno ripreso a coltivare
la terra.
Le agenzie delle Nazioni Unite solitamente distribuiscono
ai rifugiati, che rientrano in patria, attrezzi e sementi,
materiali per risistemare le case e una piccola
somma di denaro. Ma perché ciò avvenga devono essere
riscontrate oggettive condizioni che garantiscano una
tregua condivisa e duratura; condizioni che attualmente
in Sud Sudan non ci sono.
Nel frattempo ACAV continua la sua attività di formazione
professionale dei giovani rifugiati in Uganda, che
intendono lasciare i campi profughi e rientrare nel loro
paese.
Inoltre si sta attivando per la distribuzione di attrezzi e
sementi ai contadini che sono già in Sud Sudan ed hanno
riiniziato a coltivare la loro terra.
Pierluigi Floretta
Direttore Regionale
12 | luglio 22 | n. 1
OSServare il Mondo
con occhi consapevoli
Dopo dieci mesi di attività e più di cento studenti incontrati
nel nostro cammino, il progetto di educazione alla cittadinanza
globale promosso da GTV (Gruppo Trentino di
Volontariato) in collaborazione con ACAV dal titolo “OS-
Servando il Mondo” volge al suo termine.
Al culmine di un percorso educativo, che ha interessato
durante l’intero anno scolastico varie classi dell’Istituto
Comprensivo Trento 4, abbiamo assistito con piacere ad
una costante crescita di interesse nei confronti dell’Agenda
2030 per lo sviluppo sostenibile.
Ma cosa si nasconde dietro questo successo? Nonostante
l’esperienza pluridecennale vantata sul campo da
ACAV in tema di accesso all’acqua, lotta alla fame e istruzione
di qualità, riuscire nell’impresa di far comprendere fino
in fondo ai bambini delle classi quarte e quinte delle elementari
la complessità di queste tematiche era tutt’altro
che scontato. Decisiva in tal senso è stata sicuramente la
scelta di alternare le classiche lezioni con attività didattiche
pratiche e coinvolgenti: giochi di ruolo, lavori in gruppo e
realizzazione di materiali didattici creativi.
La nuova vita di Nadia
«Porto la mia tanica vuota al mattino e torno con l’acqua dopo
aver terminato le lezioni. Ora, a scuola, sono sempre puntuale
perchè non perdo più tempo a spostarmi per lunghe distanze
alla ricerca di acqua».
Nadia Never ha 10 anni, frequenta la terza elementare della
scuola di Lurujo, nel distretto di Koboko.
Vive con la sua famiglia in campagna, in una casa senza acqua
e spetta a lei il compito di recuperarla per le faccende
domestiche.
Fino a febbraio del 2020, l’unica fonte per la gente che abita
in quelle zone era una sorgente protetta a oltre due chilometri
a valle, oppure un pozzo aperto a circa un chilometro di
distanza da condividere con mucche e capre.
Due anni fa qualcosa è cambiato nella vita di Nadia. ACAV ha
riparato il pozzo vicino alla sua scuola e ora l’acqua è disponibile
con facilità e senza rubare tempo alle altre attività.
La riparazione del pozzo, poi, ha reso possibile a Nadia e ai
suoi compagni di lavarsi le mani con regolarità, pulire le aule,
le latrine e gli utensili di uso quotidiano.
«Gli insegnanti ci sorvegliano durante le pulizie, e ci dicono
sempre di pulire con acqua e sapone per prevenire i germi»,
ha spiegato Nadia.
A ciò si unisce la spiccata sensibilità che le nuove generazioni
dimostrano di aver precocemente sviluppato sui
temi dell’ambiente.
Un evento interattivo, spiritoso e ben pensato, che ci ha
emozionati quando abbiamo rivisto la testimonianza di Nadia,
una bambina che ha potuto accedere all’acqua grazie
ad ACAV che ha riabilitato un pozzo nel suo villaggio in
Uganda, a Lurujo, nel distretto di Koboko.
ACAV crede fortemente nell’importanza di affiancare alle
missioni di cooperazione internazionale momenti dedicati
alla sensibilizzazione della comunità trentina.
Claudia Morelli
Volontaria di ACAV
luglio 22 | n. 1 | 13
informa
“Aprite gli occhi”
L’esortazione di una giovane donna ugandese:
Vanessa Nakate
Quello dei cambiamenti climatici è oramai un fenomeno
tristemente noto in tutto il mondo. Tuttavia, c’è chi ne
soffre più di altri. L’Africa, ad esempio, è una delle regioni
climaticamente più fragili del pianeta.
Una realtà che ha concorso in minima parte a causarli,
ma dove i cambiamenti climatici hanno già un impatto
devastante, perché qui la pace, la salute umana, la sicurezza
alimentare e la biodiversità sono direttamente
interconnesse all’ambiente e alla disponibilità di risorse
naturali.
E anche se la maggior parte dei governi locali sembra
non interessata o non in grado di adottare le misure necessarie
a contrastare tale fenomeno, c’è chi non ci sta.
In Africa è sorto un movimento di lotta al cambiamento
climatico e il suo punto di riferimento si chiama
Vanessa Nakate.
Originaria di Kampala, dove è nata nel non troppo lontano
1996, Vanessa è una giovane attivista ugandese.
Si è distinta a partire dal 2019, quando ha iniziato a
prendere attivamente parte ai movimenti di sensibilizzazione
e promozione per la tutela dell’ambiente, i famosi
Fridays For Future, che hanno colpito l’opinione pubblica
per la inedita capacità di coinvolgere nuove generazioni
di ogni parte del mondo.
Dagli scioperi iniziali per le strade, fino alla campagna
per la salvaguardia della foresta pluviale della vicina
Repubblica Democratica del Congo, Nakate con le sue
imprese è riuscita a raccogliere in davvero poco tempo
molti consensi ed un larghissimo seguito.
In breve tempo questa giovane donna è diventata una
tra le più autorevoli voci per quanto riguarda l’impegno a
difesa dell’ambiente sia dentro che fuori la sua comunità.
Per questo motivo viene da molti definita come la
Greta Thunberg dell’Uganda.
Ma ad essere sinceri Vanessa è più di questo. Laureata
in economia aziendale presso la Makerere University
Business School, ha recentemente rivelato in un’intervista
che il suo interesse per le sorti dell’ambiente
nasce in risposta ai racconti degli zii: vere e proprie testimonianze
della rapida escalation di eventi climatici av-
14 | luglio 22 | n. 1
informa
IL LIBRO
La mia lotta
per dare una
voce alla
crisi climatica
«La gente in Uganda, sta perdendo case, raccolti, guadagni,
e persino la vita, e qualsiasi speranza di un futuro vivibile,
e li sta perdendo ora. Questa situazione non è solo tremenda,
è anche ingiusta. Chi ha meno risorse e meno ha
contribuito alla crisi si trova a fare i conti con le sue conseguenze
peggiori…»
Con queste parole piene di significato Vanessa Nakate introduce
il tema della giustizia ambientale nel suo libro. Attraverso
testimonianze dirette, la giovane attivista dipinge
un quadro tragicamente lucido sulla realtà che riguarda
ognuno di noi, e lancia un monito che non può rimanere inascoltato:
non tutti siamo uguali di fronte alla crisi climatica.
versi, ormai sempre più frequenti anche nella sua terra
d’origine, con conseguenze nefaste per l’agricoltura e
quindi per la vita delle comunità locali.
Nakate è una donna nata e cresciuta in un paese in via
di sviluppo e che per questo motivo si è trovata in prima
persona a toccare con mano gli effetti disastrosi che secoli
di uso – e abuso – della natura stanno causando in
particolare presso le comunità più fragili.
Per questo motivo, in Uganda, ha fondato il “Rise up
Movement” con l’obiettivo di favorire la presa di coscienza
dei leader africani. Spinta dalla voglia di riscatto
per la sua terra, per Vanessa Nakate la lotta al cambiamento
climatico è prima di tutto una questione di giustizia
sociale. Ciò l’ha resa l’emblema di un nuovo approccio
alla tutela dell’ambiente, basata sulla lotta per
l’uguaglianza e la solidarietà tra gli uomini, rispetto dei
diritti umani e riappropriazione del diritto all’esistenza.
Per Nakate la lotta a salvaguardia dell’ambiente è inscindibile
dalle altri lotti sociali, perché, sostiene Vanessa,
ci si può adattare a molt e cose, ma “non ci si può
adattare all’estinzione”.
Claudia Morelli
Volontaria di ACAV
Vanessa Nakate durante alcune delle manifestazioni a cui ha partecipato
luglio 22 | n. 1 | 15
GIORNATA DELLA PACE:
ACAV HA RICEVUTO IL DIPLOMA DAI BAMBINI
Il 26 maggio 2022 circa 500 bambine, bambini e ragazze e ragazzi
degli Istituti Comprensivi della città e della Provincia di
Trento si sono radunati in Piazza Dante per celebrare la Pace.
Cortei, colori, canti, e messaggi di pace hanno contraddistinto la
giornata, intitolata “Tu+io=noi”, organizzata dal Tavolo Tuttopace,
in collaborazione con alunne, alunni, insegnanti che aderiscono
al progetto ed il Comune di Trento. Ospiti speciali sono
stati bambini e bambine provenienti dall’Ucraina.
Durante la manifestazione in sindaco di Trento, Franco Ianeselli,
ha consegnato il Diploma di testimone di PACE a cittadini, associazioni
scelti dagli alunni.
La motivazione con cui ACAV è stata premiata ci ha inorgogliti
ed è nelle parole
del bambino
che ci ha scelti:
“il progetto ci ha
fatto capire che
tutti possiamo
portare la cultura
della condivisione
nel mondo”.
Un grazie di cuore
per questo riconoscimento.
ACAV informa - Periodico di informazione e documentazione dell’Associazione Centro Aiuti Volontari cooperazione sviluppo
terzo mondo anno 36 | N. 1 | LUGLIO 22 - COMITATO DI REDAZIONE: Giorgio Boneccher, Elisabetta Bozzarelli, Maria Floretta,
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