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180Meraviglie n. 43

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Dalle altre testate e dal web

-

SALUTE

MENTALE.

FORMAZIONE

ALLA

GUARIGIONE

di Silva Bon

Fonte: "Forum Salute Mentale"

Il mio intervento si basa su quelle

esperienze personali legate al bisogno

di cura, di ripresa, di salute

mentale, che ho vissuto per un arco

di tempo lungo più di trent’anni: infatti,

già all’inizio degli anni ‘90, ho

cominciato a essere curata con continuità

dal Centro di Salute Mentale

di Barcola, il primo dei CSM 24h

istituiti in Italia, presso il Dipartimento

di Salute Mentale di Trieste,

addirittura in anticipo rispetto alla

Legge 180. Ricordo con vivezza

il primo incontro con gli operatori

del Centro. È stato un momento in

cui, con molta pacatezza e umanità,

sono stata messa in grado di parlare

soprattutto di esprimere domande

e richieste di aiuto concrete. Cosa

assolutamente non facile, quando

si è contratti, chiusi nel dolore, che

impedisce di trovare le parole, e

la vergogna blocca ogni strada di

apertura verso il mondo esterno.

Ma, al di là della prescrizione di

to

delle risposte concrete, che mi

aiutavano a cercare di vincere e

superare fobie, isolamento, disperazione,

abbandono: esse sono iniziate

con l’invito a partecipare in

gruppi di discussione; in gruppi di

auto-mutuo-aiuto tra donne; in Associazioni

femminili del Terzo Settore

operanti con il DSM, e dunque

tutti improntati alla medicina di genere,

in anni davvero precoci. Tutto

ciò ha avuto un valore terapeutico

ancora maggiore dei colloqui individuali

tradizionali. Anche l’opportunità

di partecipare attivamente a

congressi e incontri sui temi della

salute mentale, nazionali e internazionali,

opportunità sempre condivisa

con molti amici e amiche, afferenti

come me al DSM di Trieste,

mi/ci ha messo di fronte, in ogni

occasione a esperienze formative

di vario livello: non solo di conoscenze

in senso stretto, ma anche

pratiche reali. Così già ben più di

vent’anni fa ho/abbiamo sentito

parlare di recovery; di resilienza,

parola allora del tutto nuova, mutuata

dalla lingua inglese; del valo-

proprie storie di vita, raccolte in

narrazioni ricche ed emozionanti;

di costruzione di percorsi di recupero

in accordo responsabile con

di guarigione. Ma anche, ho/abbiamo,

imparato a prendere treni, aerei;

a risiedere in alberghi; a vivere

in campeggi; a incontrare persone

e ad attraversare situazioni impre-

to

pubblico; a gestire momenti di

protagonismo individuale e corale

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davvero impegnativi, aiutandoci e

sostenendoci reciprocamente … E

tutto costituisce e costruisce esperienza;

bagaglio utile a conoscere e

a confrontarsi con situazioni diverse.

Ma soprattutto, costruisce da un

lato, inclusione e socializzazione

reali nel mondo non protetto, anzi

tendenzialmente ostile verso le persone

fragili; dall’altro, costruisce

coesione e senso di appartenenza

a un gruppo umano comunitario,

coltà

che reciprocamente si possono

comprendere e ci si aiuta a risolvere.

In questo senso penso alle

tante occasioni di partecipazione libera

a seminari dipartimentali, frutto

di co – progettazione, preparati

per tempo con numerose riunioni

operative, cui ho/abbiamo partecipato

in tanti e in prima persona.

Qui nascevano, si formavano possibilità

di dialogo e di conoscenza

reciproca più stretta e amicale tra

operatori di tutti i livelli, familiari e

persone con esperienza; sfumavano

pregiudizi; si sperimentavano pratiche

socializzanti fortemente terapeutiche;

si apprendevano metodi

di interazione medicale e di espe-

anche in paesi stranieri. Dunque,

pratiche formative comunitarie, organizzate

dal Dipartimento, a cui

le persone con esperienza erano

invitate e in cui erano coinvolte;

proprio a esse si dava spazio, parola,

libertà di presenza, sostegno

per chi in quel preciso momento

opportunità di crescita collettiva,

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