La città Invisibile #190 del 8 marzo 2023
La città invisibile #190 del 8 marzo 2023 - magazine online del Laboratorio Politico perUnaltracittà di Firenze
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intersoggettività, aut transindividualità. Naturalmente, porre le categorie di
intersoggettività e di transindividualità in alternativa significa prima di ogni altra
cosa compiere un’operazione di “demarcazione”, di “presa di distanza” rispetto a
un diffuso senso comune secondo cui non solo lo spazio delle relazioni sociali sia
da pensare in termini di “intersoggettività”, ma che in fondo dire
“transindividualità” significhi dire la stessa cosa, in modo più criptico o forse più
alla moda (a seconda della geometria variabile di un “gergo” amico o nemico).
Tuttavia la posizione dell’alternativa nei termini tutti teorici di un aut aut non
deve trarre in inganno: non solo questa alternativa non è visibile sulla superficie
della storia della filosofia ufficiale, ma è ricoperta da un’altra alternativa, quella
tra individualismo (dove si dà per scontato l’equazione individuo=soggetto) e
organicismo, olismo o comunitarismo 1 . La categoria di intersoggettività, che ha
avuto certo il suo punto di elaborazione più alto (e con esso anche l’esibizione più
onesta dei suoi limiti) nella fenomenologia husserliana, nelle meditazioni parigine
in particolare, marca profondamente di sé tutto il “canone” filosofico moderno da
Descartes a Leibniz, da Kant all’idealismo tedesco, da Feuerbach all’empirismo
logico, giungendo sino alla filosofia contemporanea e colonizzando la più parte
della “filosofia spontanea” degli scienziati sociali. Se a questa categoria si dà
alternati va, sulla superfice della storia filosofica, questa è da cercarsi assai più,
come detto, in forme di organicismo o olismo. Il primo punto teorico da fissare è
dunque questo, punto su cui hanno ampiamente insistito, sulla scorta di
Simondon, tanto Étienne Balibar quanto Jason Read: la categoria di
transindividuale rifiuta tanto il primato degli individui sulla relazione sociale,
posto dal modello dell’intersoggettività, quanto il primato della totalità sociale
sugli individui. Per dirla nei termini, divenuti canonici, di Tonnies: comunità e
società.
Certo, va detto chiaramente, il termine “transindividuale” non ha una vera e
propria storia, se non molto recente. Se ne possono trovare una manciata di
occorrenze dal significato incerto in alcuni autori francesi del Novecento (Kojève 2 ,
Lacan 3 , Althusser4) e un uso sistematico nella produzione teorica dell’ultimo
Goldmann per pensare il soggetto collettivo o, meglio, il rapporto individuo-classe
sociale 5 . L’emergenza del termine come categoria teorica forte è l’effetto
dell’incontro tra il pensiero di Gilbert Simondon e la critica althusseriana della
categoria di intersoggettività: in particolare è la pubblicazione in Francia nel