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Gli Strumenti della Scienza

Catalogo (1800-1900) degli strumenti del gabinetto di fisica del Liceo Cagnazzi di Altamura

Catalogo (1800-1900) degli strumenti del gabinetto di fisica del Liceo Cagnazzi di Altamura

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Catalogo 1800 - 1900

torredinebbia

gli

strumenti

della

scienza

liceo

cagnazzi



torredinebbia



Catalogo 1800-1900

Catalogazione e schedatura

degli strumenti scientifici

Vittoria Cafaro

Maria Rosaria Cornacchia

Francesca Loiudice

Antonia Mascolo

Orsola Quattromini

Testi

Mimma Bruno

Piero Castoro

Massimo Capaccioli

Cristiano Chieppa

Barbara Raucci

Filippo Tarantino

GLI

STRUMENTI

DELLA

SCIENZA

LICEO

CAGNAZZI


© 2011 Liceo Cagnazzi

Piazza Zanardelli, 30 - Altamura

www.liceocagnazzi.it

www.strumentidellascienza.edu.it

© 2011 Torre di Nebbia edizioni

www.altramurgia.it

ISBN 978-88-95911-27-4

Supporto tecnico di laboratorio

Angelo Piccininni

Piero Santomasi

Supporto amministrativo

Maddalena Filomeno

Fotografie

Nicola Centoducati (per gli strumenti scientifici)

Archivio famiglia Rosa Difonzo (foto storiche)

Luigi Porzia, pp. 17, 20, 26

Progetto grafico e impaginazione

Michele Colonna, Nino Perrone

Composizione tipografica

in ScalaSansPro di Martin Majoor, 2005

Stampato presso la tipografia Grafica & Stampa, Altamura

Prima edizione aprile 2011

Prima ristampa maggio 2023

Iniziativa realizzata con il contributo e il patrocinio


Ai docenti e agli alunni

che vollero,

fin dal secolo dei Lumi,

educare e apprendere

sulla via della scienza.


Indice

11 Per consegna

15 Le “matematiche occupazioni”:

storia documentata di una collezione

24 Un archivio-laboratorio per insegnare

e divulgare la scienza

28 Un patrimonio

33 Archivio e catalogazione degli strumenti

Acustica

38 Apparecchio di Weinhold

39 Campana vibrante con pendolini

40 Capsula manometrica

41 Diapason su cassa di risonanza

42 Ruota di Savart

43 Serie di otto asticelle di legno intonate

44 Serie di otto tubi accordati

45 Sirena di Cagnard De laTour su mantice

46 Sirena di Seebeck

47 Soffiera con mantice a otto fori

48 Sonometro a due corde

49 Specchi concavi parabolici

50 Tubo di interferenza di Quincke

51 Tubo di Weinhold

Elettrologia

54 Amperometri da quadro

55 Amperometro

56 Apparecchio di Riess

57 Apparecchio per variazione capacità

elettrica

58 Arco Voltaico [1]

Lampada schermata ad arco con relativo

reostato [2]

60 Arganetto Elettrico

61 Batteria di quattro bottiglie di Leyda

62 Batterie di accumulatori

63 Bilancia di torsione di Coulomb

64 Bottiglia di Lane

65 Bottiglia di Leyda con eccitatore universale

66 Cassette di resistenze

67 Condensatore a cassetta

67 Conduttore a capacità variabile

68 Conduttore cilindrico


69 Elettroforo di Volta

70 Elettroscopio a foglie d’oro

71 Elettroscopio condensatore a due foglie

d’oro

72 Elettroscopio condensatore ad una foglia

72 Emisferi di Cavendish

73 Gabbia di Faraday o schermo elettrico

74 Grande bottiglia di Leyda

75 Macchina elettrostatica di Ramsden

76 Macchina elettrostatica di Wimshust

77 Pendolino elettrico orizzontale

77 Pila di Volta

78 Tipi di pile

80 Pistola di Volta

80 Ponte a filo di Wheatstone a corsoio

81 Pozzo di Faraday o pozzo cilindrico

82 Quadro di Franklin

83 Reostato a cursore

83 Reostato a manovella

84 Rete metallica flessibile

85 Scala delle rarefazioni

86 Termometro di Riess

86 Tubo con filo arroventabile

87 Vaschetta per bagno galvanico

88 Voltametro

89 Voltametro di Hoffmann

90 Voltmetri

91 Voltmetro in cassetta di custodia

Elettromagnetismo

94 Ago magnetico di inclinazione

95 Apparato di Tesla

96 Apparato per l’induzione elettromagnetica

97 Apparato per la dimostrazione della

propagazione delle onde di Hertz

98 Apparecchio di Palmieri per l’induzione

del campo magnetico terrestre

99 Apparecchio per l’esperienza

di Oersted- Ampère

100 Banco di Ampère con solenoide

101 Banco di Ampère in custodia di vetro

su tavolino

102 Bottiglie di Leyda per sintonia elettrica

103 Bussola a sospensione cardanica

104 Conduttore mobile in campo magnetico

104 Elettrocalamita con àncora e pesi

105 Elettrodinamometro

106 Elica di Roget

106 Fascio magnetico a due piccole calamite

a doppia squadra

107 Galvanometro

108 Gruppo Motore dinamo

108 Macchina cinematografica 16 mm

109 Macchina elettromagnetica per nevropatie

110 Macchina magneto elettrica di Pacinotti

111 Magnete a ferro di cavallo

111 Modello di elettrocalamita con ancora

112 Modello di valvola termoionica

113 Modello schematico di installazione

telefonica a due posti

114 Modello scomponibile di telefono

Bell-Meucci

114 Motorino giratubi (tubi di Geissler)

115 Pendolo di Waltenhofen

115 Pila termoelettrica di Nobili

116 Rocchetto di induzione

118 Sistema astatico di Nobili

119 Solenoide per campo magnetico uniforme

120 Telegrafo e stazione telegrafica tipo Morse

121 Tubo di Crookes


122 Tubi di Geissler

123 Tubo di Roentgen

Meccanica

126 Anelli di Saturno

127 Areometro di Nicholson

128 Anelli per lo schiacciamento della terra

129 Apparato con pendoli

130 Apparato dei tre generi di leva

131 Apparato per la dimosrazione dello

schiacciamento della terra

132 Apparato per la pioggia di mercurio

133 Apparecchio a due masse

134 Apparecchio di Loewy

135 Apparecchio pressione liquidi

136 Apparecchio per l’osmosi

137 Apparecchio per lo studio dell’urto

137 Astrolabio

138 Barometro Aneroide

139 Baroscopio in metallo

140 Bilancia di precisione in custodia

141 Bilancia a sospensione inferiore con

pesiera

142 Bilancia idrostatica con pesiera

143 Cannoncino di bronzo di Grimsehl

144 Centrifugatore per separare i solidi

dai liquidi

145 Crepavesciche

145 Dinamometro

146 Disco per la composizione delle forze

concorrenti

147 Doppio cono con piano inclinato

148 Doppio pendolo di risonanza

149 Emisferi di Magdeburgo

149 Equilibrista

150 Figure di Plateau

151 Fontana con pompa di compressione

152 Fontana di Erone

153 Macchina di Atwood

154 Macchina rotativa

155 Modelli di asse nella ruota, di verricello

e di argano

156 Modelli di ruote dentate

157 Modelli delle misurazioni dei liquidi

157 Modello di elica Alberti

158 Modello di pendolo di Foucault

159 Modelli di vite perpetua ingranante

ruota dentata

160 Orologio contasecondi

160 Pallone per il peso dell’aria

162 Paradosso idrostatico

163 Parallelepipedo snodabile per il centro

di gravità

164 Piano inclinato

165 Regolatore centrifugo di Watt

166 Ruota di Segner

167 Semicerchio scanalato con due palline

168 Serie di macchine pneumatiche

170 Sestante

171 Sferometro

173 Sistemi di carrucole

174 Tellurio con lunario [1]

Tellurio in custodia [2]

176 Tornio a pedale di precisione

177 Tubo ad U per la dimostrazione

della legge di Boyle

178 Tubo per la caduta dei gravi nel vuoto [1]

Tubo per la caduta dei gravi con chiavetta [2]

180 Vaso di Tantalo

181 Vite di Archimede


Ottica

184 Anelli di Newton

185 Apparecchio di Müller

186 Cannocchiale astronomico [1]

Cannocchiale terrestre con oculare oscuro

di ricambio [2]

187 Disco di Newton

188 Disco per esperienze di ottica

189 Epidiascopio

190 Lampada ad incandescenza ad alcool

o a benzina

190 Lampada al magnesio

191 Lente biconvessa

192 Polariscopio di Norremberg

193 Specchi di Fresnel

194 Specchi piani ad angolo

195 Spettroscopio a prisma

196 Stereoscopio tipo grande

197 Stroboscopio

200 Anello di Gravesande

201 Apparecchio per la dimostrazione

del fenomeno del rigelo

202 Apparecchio Despretz

212 Igrometri di Daniell

213 Igrometro a capello o di Saussure

213 Lampada di sicurezza Davy

214 Modello di motrice a vapore tipo verticale

215 Modello di cilindro di macchina a vapore

con cassetto di distribuzione

216 Pendolo a compensazione

217 Pentola di Papin

218 Radiometro di Crookes

219 Schiacciata di Tyndall

220 Stufa di Regnault

221 Termometri differenziali di Leslie

dal tonografo del cagnazzi

al rivelatore di raggi cosmici

224 Il tonografo di Luca de Samuele Cagnazzi

226 Telescopio con rivelatori MRPC

(Multigap Resistive Plate Chamber)

appendice

231 Il Seminario in San Domenico ad Altamura

Termologia

203 Apparecchio di Hope per la massima

densità dell’acqua

204 Apparecchio del Pizzarello

205 Apparecchio per i vapori saturi

206 Apparecchio per la calefazione

207 Becchi Bunsen

208 Bollitore di Franklin

209 Cassetta di Ingenhousz

210 Croce trimetallica

211 Distillatore per alcool


Lezione di matematica al Liceo Cagnazzi, anni Trenta

(Archivio famiglia Rosa Difonzo).


Per consegna

Il Catalogo documenta il lavoro svolto per il Progetto Odisseo in oltre due

anni da un gruppo composto dai docenti di Matematica, Fisica e Scienze

(proff. Romolo Berchicci, Vittoria Cafaro, Maria Rosaria Cornacchia, Francesca

Loiudice, Antonia Mascolo, Orsola Quattromini), integrato da docenti esperti

in comunicazione medio-didattica e in progettazione europea (Piero Castoro e

Mimma Bruno).

All’origine del lavoro vi è stata la condivisa esigenza di far parlare gli strumenti

che, a partire dal 1800, hanno svolto la funzione di sussidi didattici per

l’insegnamento delle discipline scientifiche nel Liceo Cagnazzi.

Li abbiamo prelevati dai magazzini, liberati dalla polvere, restituiti alla

circolarità didattica, affidandoli all’attenzione e alla cura dei bidelli (sic!),

dei tecnici e alla curiosità degli alunni che hanno imparato a conoscerli

e a raccontarli ai compagni più piccoli in quasi vent’anni di “settimane

scientifiche”.

I docenti più anziani (Pasquale e Michele Giorgio), il personale esperto

(Giorgio Farella, Piero Santomasi, Angelo Piccininni) hanno garantito la tradizione

nel corso di lunghe generazioni che hanno conservato l’ombra fuggente

e impalpabile di Francesco Popolizio (un tecnico capace di ideare i sussidi

didattici), Vito Franchini, Giuseppe Giannuzzi, Vito Pellegrino, Raffaele Difonzo,

in un intreccio indissolubile di competenze e dedizione.

Con il Progetto Odisseo il gruppo dei docenti ha ricostruito l’identità degli

strumenti,registrandola in schede protocollari e ora, con questo catalogo, li

presenta alla comunità degli studiosi non tanto per una consegna alla storia,

quanto per la determinazione di costruire finalmente la rete dei licei storici,

non solo europei, impegnati nella formazione scientifica (sono in corso contatti

con il MIIT Gymnazium di Mosca e la MIIT Università ad esso collegata, e, più

recenti, con la Kanagaua Sogoh High School di Tokyo).

Sarà così possibile un nuovo terreno di dialogo, anche via web,tra scuole e

civiltà, che potrà vedere interlocutori attivi ed autonomi anche gli alunni oltre

che i docenti.

Il primo nucleo dell’attività risale agli appuntamenti del 1994 che impegnarono

i docenti di Fisica, Matemetica e Scienze nello studio della evoluzione del

pensiero scientifico attraverso i sussidi didattici di valore storico e si conclusero

con un bel convegno di Bioetica con i proff Augusto Bompiani e Francesco

Bellino e con il dott. Paolo Marotta; conoscemmo in quei giorni Francesco

Romano che ci incoraggiò a dare valore ai nostri mirabili e interessanti

strumenti. Da allora abbiamo guardato con “curiosità”i laboratori scientifici

delle scuole di Mosca, Brno,Parigi e di tutte le scuole che abbiamo conosciute

in Italia e all’estero,per verificarne la comparabilità con il nostro patrimonio.

In successive “settimane scientifiche” Gerardo Marotta, con lungimiranza

sorprendente, ci segnalò all’attenzione di Massimo Capaccioli, che, provenendo

11


12

da Padova,aveva da poco assunto la direzione dell’Osservatorio Astronomico

di Capodimonte e la Cattedra di Astronomia dell’Università “Federico II” di

Napoli: fu un innesto creativo che portò ad un’ulteriore valorizzazione del

nostro patrimonio scientifico, affidato per l’elaborazione di una tesi di laurea

(Catalogo degli strumenti scientifici del Liceo Cagnazzi, 2005-2006) a Barbara

Raucci, per noi dotata di una borsa di studio dell’Istituto Italiano per gli Studi

Filosofici.

L’idea continuò ad affinarsi e si pensò ad un Museo nei successivi ritorni di

Capaccioli e Romano e con il contributo fattivo di Michele Saponaro, ispettore

del Ministero dei Beni Culturali. Contributi non tutti finora utilizzati, ma che

tutti hanno dato impulso al nostro impegno e ci hanno sostenuti nelle audaci

esperienze di sintesi tra cultura umanistica e cultura scientifica nei convegni

di Bucarest (“L’umanesimo scientifico di Galileo”, ottobre 2005) e in molti

appuntamenti di EWHUM (European Humanism in the Wordl), da Bruxelles

(Parlamento Europeo, Marzo 2004) a Roma (“Verso il 2010: il Liceo per

l’Europa della conoscenza”, Palazzo Marini-Palazzo Firenze, Marzo 2006), a

Napoli (“Universalità dell’Umanesimo”, Palazzo Serra di Cassano, Novembre

2007).

Per suggerimento di Capaccioli ci dotammo del planetario e del canocchiale;

alla generosità di Franco Romano dobbiamo la partecipazione del liceo

Cagnazzi, primo in Puglia e in Italia, al progetto EEE (Extreme Energie Events)

del prof. Zichichi e l’allestimento di una stazione per la rivelazione dei raggi

cosmici; il Seminario di Storia della Scienza dell’Università di Bari (Raffaella

Defranco, Mauro Digiandomenico, Liborio Dibattista) ci ha fatto conoscere

William Shea, il rigoroso Maestro della Cattedra Galileana dell’Università di

Padova. Un’amicizia feconda: da Strasburgo a Padova ad Altamura .

Dagli oggetti alla riflessione sugli oggetti ci siamo mossi in compagnia di

Marcelo Sorondo Sanchez, Gianfranco Dioguardi, Giuseppe Longo, Alfredo

Musajo Somma; ad Altamura – su sollecitazione di Fiora Imberciadori,

coordinatrice dell’Agenzia Nazionale LLP (Lifelong Learning Programme) – si

diedero convegno tutti gli IRRE (Istituti Regionali di Ricerca Educativa) d’Italia

che Elisabetta Davoli e Franco Gesmundo vollero responsabilizzare partendo

dal Cagnazzi: luogo “sensibile” che, interpretando le politiche scolastiche

europee (Strategia di Lisbona) avvertì l’urgenza di qualificare la conoscenza

nelle specificità disciplinari e nella unitarietà transdisciplinare. La dimensione

scientifica del sapere, si ribadì, non può essere deprivata delle tensioni

valoriali alimentate dalla riflessione responsabile ed esperta (“La licealità tra

Umanesimo e Scienza”, novembre 2005).

Qualcuno si era stupito quando nel 1992 il Liceo Cagnazzi aveva adottato il PNI

(Piano nazionale d’informatica), indistintamente in tutte le classi, by-passando

le fasi sperimentali e portandolo subito ad ordinamento. Abbiamo avuto

ragione : la Matematica e la Fisica furono enormemente potenziate nell’orario e

nei contenuti e i docenti di Matematica, Fisica e Scienze hanno fruttuosamente

convissuto con i docenti di Lettere classiche. La storia ha premiato il nostro

coraggio al punto che oggi c’è chi è deluso perché con i nuovi ordinamenti nel

nostro liceo vi sarà qualche ora in meno di matematica .

Questo catalogo parla per noi.


Sul nostro carro di Tespi (Geppino Petronio… “non finisce qui!”) sono saliti in

tanti nell’arco di venti anni e ormai sono nostri cari compagni Nino Perrone,

Michele Colonna, gli esperti di Torre di Nebbia che ci hanno “fatto” il catalogo

mettendoci tutta la loro simpatia e la loro competenza e venendo a giocare con

i nostri alunni un pezzo della loro avventura.

Filippo Tarantino

Preside del Liceo Cagnazzi

13


Aula del Gabinetto di Fisica, Liceo Cagnazzi, anni Trenta

(Archivio famiglia Rosa Difonzo).

14


Le “matematiche occupazioni”:

storia documentata di una collezione

Barbara Raucci e Massimo Capaccioli

Per tipologia, antichità e pregio, la collezione di strumenti scientifici del Liceo

classico “Cagnazzi”, che questo Catalogo presenta, è un patrimonio di grande

valore culturale e una testimonianza dell’importanza assegnata nel corso

dei secoli alle scienze in Terra di Bari. Si tratta di una raccolta di macchine di

fisica per uso didattico, per lo più databili tra il sesto decennio dell’Ottocento

e il Novecento. Ma ce ne sono anche di più antiche, prodotte tra la seconda

metà del Settecento e i primi decenni dell’Ottocento, anteriormente alla

fondazione del Liceo, nel 1861. Uno studio recente 1 ha permesso di stabilire

che la collezione non nasce né dal dono di qualche notabile della città né

dall’acquisizione dei beni di un qualche ente laico o religioso con il fine di

costituire un primo nucleo di strumenti per il nuovo Liceo. La sua storia è infatti

fortemente collegata al territorio e all’iniziativa di alcuni personaggi illustri

della città di Altamura che, partecipi delle istanze di rinnovamento scientifico

che circolavano e andavano diffondendosi nel Regno di Napoli nel Settecento,

si fecero promotori di nuovi orientamenti didattici e metodologici nel campo

dell’educazione. Tra le altre cose questi “pragmatici sognatori” cercarono di

offrire agli studenti dell’antica Università degli Studi della città prima, e poi ai

giovani interessati alle scienze, gli strumenti indispensabili per raggiungere una

qualificata preparazione.

Insomma, gli strumenti di questo Catalogo costituiscono un’importante

prova documentaria dell’attività scientifica svolta dai regnicoli e del valore

attribuito allo studio dei fenomeni naturali ad Altamura nei secoli passati,

secondo una tradizione culturale che va fatta risalire al 1747. Questo è

l’anno in cui venne fondato il Regio Studio, poi Università degli Studi: un

unicum nel quadro delle istituzioni scolastiche settecentesche del Regno di

Napoli, perché fu il primo Studio a essere istituito dai Borbone per garantire

l’alta formazione in provincia 2 . Qui si formarono i giovani di diverse città

1 B. Raucci, “Il percorso di affermazione della cultura scientifica tra la metà del Settecento e

l’Ottocento ad Altamura. Dalla scienza teorica alla pratica” Tesi di Dottorato in Storia della Scienza e

della Tecnica, Università degli Studi di Bari, a.a. 2005-06 (XIX ciclo).

2 Sull’Università degli studi di Altamura: O. Serena, Di un antica Università nelle Puglie, memorie

storiche pubblicate nel 1884 ed ora rivedute e corrette, Leggieri, Altamura 1887; T. Fiore, Di un’antica

Università degli studi di Altamura, in «Altamura. Rivista Storica/Bollettino dell’ABMC», n. 13 (gennaio

1971), pp. 31-46; E. Bosna, Le scuole universitarie altamurane, in Id., Per una storia della scuola di Terra

di Bari, Adriatica, Bari, 1974, pp. 75-135; Id., L’Università degli Studi di Altamura, in «Altamura. Rivista

Storica/Bollettino dell’ABMC», n. 29-30 (1987-88) pp. 191-214; M. Marvulli, Il declino dell’Università

di Altamura in un inedito di Luca de Samuele Cagnazzi, in «Altamura. Rivista Storica/Bollettino

dell’ABMC», n. 42 (2001), pp. 173-217; B. Raucci, L’Università degli studi di Altamura attraverso i registri

del Monte a Moltiplico, «Altamura Rivista storica/Bollettino dell’ABMC», n. 43, 2003, pp. 75-102; Id., La

diffusione delle scienze nell’Università degli studi di Altamura: un difficile percorso di affermazione, in Atti

del xxiii Congresso nazionale di Storia della fisica e dell’astronomia, 5-7 giugno 2003, Bari 2004, pp.

349-361; Id., Scienza e istruzione tra capitale e province, in Cultura e lavoro intellettuale: istituzioni, saperi

e professioni nel Decennio francese, Atti del i Seminario di Studi “Decennio Francese (1806-1815)” 26-27

gennaio 2007, a cura di A.M. Rao, Napoli 2009, pp. 337-350.

15


dell’entroterra barese e lucano, in un ambiente che alcuni illuminati docenti

avevano specializzato indirizzandolo alla formazione tecnico-scientifica, allo

studio della realtà naturale, e dove la ricerca scientifica era finalizzata all’utilità

sociale di matrice genovesiana. Nell’anno accademico 1791-92 vennero istituiti

un Osservatorio Meteorologico e un Gabinetto per gli esperimenti di fisica

«con un corredo sufficiente di macchine per l’intiero corso di esperienze a

giovani con qualche profitto» 3 . A proporli fu il professor Luca de Samuele

Cagnazzi. Questi era convinto che i laboratori fossero importanti in quanto le

scienze «si apprendono più con gli occhi che colle orecchie, onde mancando

[…] stabilimenti di complete raccolte di macchine fisiche e chimiche, di

orti botanici ed agrari, di raccolte litografiche, e zoologiche e di sezioni

anatomiche, l’istruzione non è che solamente orale» 4 , e aveva provveduto

personalmente alla costruzione «se non in tutto, almeno nella più gran parte»

delle apparecchiature 5 . Cagnazzi fabbricò con le sue mani un rudimentale

microscopio e alcune macchine elettriche, perfezionò alcuni strumenti di

misurazione, e realizzò una raccolta sistematica di minerali. Durante i suoi

viaggi a Napoli, raccolse campioni di minerali del Vesuvio e poi scambiò i

doppioni con colleghi di altre zone dell’Italia e con scienziati stranieri. Fece

anche arrivare ad Altamura libri di fisica, di chimica, di botanica, di economia,

di non facile reperimento nel Regno di Napoli, servendosi spesso di corrieri

compiacenti: nel Settecento la circolazione di molte opere di autori stranieri,

ma anche italiani, era fortemente limitata dalla censura ecclesiastica, in

particolare nella provincia 6 .

Sebbene non si disponga di documenti che descrivano il laboratorio,

possiamo tuttavia indicare alcuni degli strumenti in uso e le esperienze

di laboratorio condotte dagli studenti dell’ateneo. Barometri, igrometri di

Chiminello e di Saussure, termometri di Réamur, pluviometri, banderuole

(una era sulla sommità della Collegiata di San Nicolò dei Greci) 7 erano usati

per le osservazioni atmosferiche; elettrometri a pagliuzze di Volta, generatori

elettrostatici a disco verticale, condensatori elettrostatici permettevano di

riprodurre in piccolo alcuni fenomeni atmosferici come i baleni, i tuoni, i

fulmini, di studiare l’elettrostatica, ma anche di mostrare una gran varietà di

3 L. DE SAMUELE CAGNAZZI, Lettera dell’arcidiacono […] al P. Bartolomeo Gandolfi delle Scuole pie PP.

di Fisica nella Sapienza Romana, e Socio di varie illustri Accademie, in «Giornale letterario di Napoli»

vol. XCIII (14 febbraio 1798), pp. 98-106, p. 98.

4 L. de Samuele Cagnazzi, Saggio sulla popolazione del regno di Puglia, Napoli, 1974 [Napoli, 1820-

1839], p. 184.

5 L. de Samuele Cagnazzi, Lettera […] al P. Bartolomeo Gandolfi, cit., pp. 98-106, p. 98.

6 Sulle macchine elettroscopiche, gli apparecchi per le esperienze elettriche e gli strumenti di

misura costruiti e modificati da Cagnazzi: B. Raucci, La diffusione delle scienze nell’Università degli

studi di Altamura: un difficile percorso di affermazione, in Atti del xxiii Congresso nazionale di Storia

della fisica e dell’astronomia, 5-7 giugno 2003, Bari 2004, pp. 349-361; L. De Frenza, Il patriota e la

macchina. Alcune testimonianze poco note sull’interesse di Luca de Samuele Cagnazzi per la costruzione

di strumenti di fisica, «Anthopos&Iatria», ix (2005) 4, pp.82-88; A. Garuccio, B. Raucci, Luca de

Samuele Cagnazzi: professore di Fisica sperimentale e costruttore di macchine scientifiche per esperimenti

sull’elettricità, in L’eredità di Fermi, Majorana e altri temi, Atti del xxiv Congresso Nazionale della

Società degli Storici della Fisica e dell'Astronomia (SISFA) Napoli - Avellino 3-6 giugno 2004, a cura

di M. Leone, B. Preziosi e N. Robotti, Napoli 2007, pp. 119-122.

7 Luca de Samuele Cagnazzi, Ragguaglio del terremoto, in «Analisi Ragionata de’ Libri Nuovi»,

vol. ii, Luglio 1792, pp. 88-93, pag. 89.

16


Nuova collocazione dell’Archivio-laboratorio al piano terra del Liceo Cagnazzi.

esperimenti interessanti e spettacolari, come l’effetto luminoso di una scarica

elettrica in un vuoto parziale; una camera scura per studiare la luce 8 . Diversi

erano poi gli strumenti per studiare la formazione dei composti e l’azione di

una sostanza su un’altra. Venne riservata infatti grande attenzione allo studio

delle proprietà dei corpi «più nascoste alla vista» perché «è una pazzia [ridurre]

la Fisica alle solo proprietà estrinseche ed apparenti de’corpi, senza conoscerne

i principi e la struttura», bisogna «dividerli ne’componenti, ossia decomporli, e

ciò dicesi Analisi» 9 . La chimica, per Cagnazzi, era una disciplina indispensabile

per conoscere il Regno della Natura, la composizione della terra, i minerali,

i gas, e il suo studio era fondamentale per le applicazioni in agricoltura e in

medicina. Permetteva di svelare i «primitivi principi che nudrono le piante

[…] l’idrogeno, l’ossigeno, il carbonio, o l’azoto», di comprendere come si

sviluppano le piante e quali tecniche possono migliorarne la resa ed evitare

le malattie; di scoprire le sostanze che si possono ricavare dalle piante e

8 L. de Samuele Cagnazzi, Discorso Meteorologico dell’anno 1794… in «Giornale Letterario di

Napoli», vol. XXX, 1 luglio 1795, pp. 3-29, p. 6. Cagnazzi costruì inoltre alcune pile di Volta che regalò

ad amici e colleghi. A padre Gandolfi, che «conosceva per lettere», donò una «pila di Volta fatta in

picciolo», un’altra la regalò a Giuseppe Saverio Poli. Continuò a costruire strumenti anche quando

si trasferì a Napoli. Nel 1804 iniziò a «fare delle lentine microscopiche col torno», regalandone

alcune all’amico Giuseppe Saverio Poli; nel dicembre 1834 avendo osservato un «microscopio solare

che ingrandiva prodigiosamente», da poco portato a Napoli, si interessò ad esso e ne indagò il

meccanismo e dopo alcuni mesi di studio riuscì a costruirne uno simile. L. de Samuele Cagnazzi,

La mia vita, a cura di A. Cutolo, Milano 1954, p. 226

9 ABMC, Cagnazzi, F. III D 9, Elementi di Fisica composti per uso della Regia Università di Altamura,

cit., [c. 2r, I e c. 2v, II].

17


dal mondo minerale. Insieme alla fisica e alla meteorologia, la chimica era

considerata una scienza utile al bene pubblico, un sapere necessario per poter

intervenire sul territorio, sulle sue risorse, sulla realtà fisica, demografica e

sociale della regione.

A seguito della riforma, l’Appula Atene, come Bernardo Tanucci definì

l’Università di Altamura, divenne un centro di formazione modernamente

inteso, dove alle lezioni teoriche seguivano le pratiche sperimentazioni, ed

anche un centro di ricerca nel campo della botanica, della meteorologia, della

medicina. Le indagini compiute dai professori, aiutati spesso nella raccolta

dei dati dagli studenti, erano strettamente correlate all’economia del territorio.

Questa impostazione precostituì un limite giacché, come ebbe a scrivere

Matteo Galdi, nel Regno «poche o niuna scoverta interessante si è fatta in

Chimica, in Fisica, in Storia Naturale, nell’applicazione delle Fisico-chimiche

alle arti» 10 . Ma fu un “limite” ispirato da motivazioni ideologiche: condurre

indagini sistematiche sul territorio, sulla realtà fisica, demografica e sociale

della regione doveva servire, secondo gli ispiratori di questa Weltanschauung

illuministica, a conoscere le risorse della propria terra al fine di programmare

una gestione moderna utilizzando nuove tecniche di coltivazione, di raccolta, di

commercializzazione dei prodotti agricoli.

Ricerche botaniche, studi agrari, indagini mineralogiche, osservazioni

meteorologiche, statistiche demografiche e sanitarie dovevano servire a

favorire lo sviluppo del paese, a offrire nuovi orientamenti, nuove prospettive

di gestione del territorio e delle sue risorse, in particolare agricole. Il sistema

agrario faceva acqua da tutte le parti. La produzione, ancora legata agli arcaici

ed empirici metodi di coltivazioni e ad antiquati strumenti di lavoro, era lasciata

nelle mani di poveri contadini che ignoravano la pratica del sovescio, che

diffidavano dei moderni attrezzi e delle novità 11 . Convinti che l’economia della

nazione potesse risollevarsi anche attraverso l’innovazione tecnica, i docenti

tentavano di diffondere una nuova concezione del lavoro agricolo, proponendo

l’adozione di innovative tecniche di coltivazione, spiegando l’utilità per una

migliore resa del terreno della concimazione. Come i loro colleghi napoletani,

avevano soppesato le manovre riformistiche attuate dal governo borbonico

e avevano discusso di ridistribuzione delle terre, di revisione del sistema

fiscale, di liberalizzazione del commercio, di incentivi all’imprenditoria, di

qualificazione del lavoro manuale, di istruzione, e avevano iniziato a vedere

nella vecchia struttura politica un freno al progresso economico e culturale. La

politica riformistica non aveva dato i risultati sperati: il riordino della finanza

e dei tributi, l’abbattimento dei privilegi feudali, la ripartizione dei fondi

ecclesiastici e demaniali, la revisione del sistema giuridico e amministrativo,

10 M. Galdi, Pensieri sull’istruzione relativamente al Regno delle Due Sicilie, Napoli, nella Stamperia

Reale, 1809, pp. 58.

11 T. Berloco, Economia delle “masserie” della confraternita del SS. Rosario di Altamura nel XVIII

secolo, in Le confraternite pugliesi in età moderna, v. II, Atti del Seminario Internazionale di Studi (27-29

aprile 1979) a cura di L. Bertoldi Lenoci, Fasano 1991, pp. 515-567; F. Mirizzi, Strumenti e tecniche del

lavoro agricolo e pastorale in Terra di Bari tra Sette e Ottocento, in Cultura e società in Puglia e a Bitonto

nel sec. XVIII, v. II, Atti del Convegno di studi (6-7 novembre 1992), a cura di S. Milillo, Bitonto 1994,

pp. 343-356.

18


Ritratto di Luca de Samuele Cagnazzi di

autore ignoto, Liceo Cagnazzi, Altamura.

erano tutti problemi che il governo non era riuscito a risolvere 12 . La presa

di coscienza delle necessità del Paese era stata lenta, graduale; ma infine le

nuove teorie economiche e le nuove idee politiche erano state appoggiate dalla

maggioranza dei professori e dagli studenti. Fu così che l’Appula Atene, cara al

conservatore Tanucci, alla fine del Settecento divenne la Leonessa di Puglia.

Ad Altamura furono proprio il clero colto, la nobiltà illuminata e gli studenti

ad animare la rivoluzione nel 1799; e furono questi «spiriti fervidi» a soffrire di

più la brutale repressione da parte delle bande armate del Cardinale Ruffo che,

sciamando nel Regno, misero fine a un sogno, facendo sì che il Mezzogiorno

inanellasse un’altra occasione perduta 13 . Fu ucciso un docente dell’Università

e vennero saccheggiate le proprietà delle famiglie dei gentiluomini del posto.

Oltre alle devastazioni e al sequestro dei beni, alle ruberie di bestiame e alla

distruzione di «mobili, biancheria, cose preziose», il professore Cagnazzi vide

le sue «macchine fisiche» fatte a pezzi dai Sanfedisti che – perdita più grave di

tutte – incendiarono anche una «gran quantità di libri» 14 .

12 G. Masi, Strutture e società in terra di Bari a fine Settecento, in Terra di Bari all’aurora del

risorgimento (1794-1799), I Convegno di studio sulla Puglia nell’Età Risorgimentale, Istituto per la

storia del Risorgimento Italiano, Bari 1970, pp. 31- 56.

13 M. Capaccioli, G. Longo, E. Olostro Cirella, L’astronomia a Napoli dal Settecento ai giorni

nostri: storia di un’altra occasione perduta, Napoli, Guida Editore, 2010.

14 Lettera dell’Arcidiacono Luca de Samuele Cagnazzi del 20 aprile 1810, cfr. F. CARABELLESE, Dal

1799 al 1806 (dalla rivoluzione repubblicana allo stabilirsi della monarchia), in Ricerche e Documenti

in Terra di Bari, vol. IV, Bari, 1900, p. 114. Vedi anche ABMC, Cagnazzi, F. III D 9, f. lo 7, carte non

numerate.

19


Nuova collocazione dell’Archivio-laboratorio al piano terra del Liceo Cagnazzi.

Se il maggio del 1799 era stato funestato dalle truppe del Cardinale Ruffo, i

mesi seguenti non trascorsero più sereni. Era infatti iniziata una stagione di

inesorabile declino per l’Università di Altamura con l’allontanamento di alcuni

professori accusati di aver promosso gli ideali repubblicani e di aver aderito

alla municipalità. L’attività didattica diventò discontinua e, nonostante qualche

generoso tentativo, non fu possibile riportare all’antico splendore l’Ateneo, che

nel secondo decennio dell’Ottocento venne addirittura chiuso. Ma l’attività

didattica non cessò del tutto. Per diversi anni alcuni professori continuarono a

insegnare a casa propria e a portare avanti, pur non senza compenso, le loro

ricerche. Forse utilizzarono anche le macchine del Gabinetto di Fisica, che

probabilmente vennero spostate dall’antica sede in un luogo più sicuro. Non

sappiamo dove, ma si può ipotizzare che qualche professore si fosse assunto

l’onere della custodia e manutenzione dei beni.

Negli anni Quaranta dell’Ottocento, l’indomito Cagnazzi e il professore di

fisica Gioacchino Grimaldi, portatori dell’antico disegno didattico, proposero

di istituire in città un Gabinetto di scienze. Era un momento felice per il Regno

delle Due Sicilie, retto da un sovrano che appariva ancora progressista ma che

di lì a breve avrebbe indossato i panni di Re Bomba 15 . Ottenuta l’approvazione,

i due professori s’interessarono personalmente della scelta e dell’acquisto degli

strumenti, riuscendo in poco tempo ad aprire il Gabinetto Fisico Mineralogico

di Altamura. Della sua custodia e della manutenzione delle apparecchiature

15 M. Capaccioli, G. Longo, E. Olostro Cirella, op. cit.

20


fisiche si occupò il Grimaldi, a titolo completamente gratuito. Il laboratorio di

scienze era composto da oltre 115 strumenti e da «quattro scaffali orizzontali

in noce, ciascuno a due sezioni guarnito di grandi lastre, nelle quali erano

rinchiusi 815 saggi di mineralogia» 16 .

Passarono pochi anni e il Gabinetto venne chiuso al pubblico. Probabilmente

andò ad arricchire le dotazione del Seminario istituito ad Altamura da

monsignor Falcone nel 1850. Nella sua Lettera pastorale, il prelato affermava

infatti che gli allievi dell’istituto avevano a disposizione un Gabinetto di

macchine «non inferiore per avventura ad altri in Provincia» che di anno in

anno era stato arricchito con nuovi apparecchi (ad esclusione del periodo in

cui erano stati effettuati i lavori di ristrutturazione dell’edificio che ospitava

le scuole) e che nel 1858 era stato accresciuto con l’acquisto d’un magnifico

Gabinetto mineralogico 17 .

Chiuso anche il Seminario, delle sorti del Gabinetto s’interessarono a vario

titolo uomini di cultura e politici locali: Ottavio Serena di Lapigia, Francesco

Cagnazzi, Candido Turco, Antonio Melodia, Domenico Giannuzzi e il Vice

Presidente del Consiglio Generale di Pubblica Istruzione, Saverio Baldacchini.

Nel 1861, al momento del cambio della guardia tra Borbone e Savoia,

Baldacchini propose che la custodia del Gabinetto venisse assegnata a un

professore di fisica, segnalando per l’ufficio proprio Gioacchino Grimaldi che

già in passato si era distinto per la profonda cultura e l’amore per le scienze.

Nel 1862 la proposta venne accolta e Grimaldi tornò a occuparsi del Laboratorio

di scienze.

L’atto di consegna dei beni fu accompagnato da un Elenco delle macchine

ed apparecchi e di altri oggetti esistenti nel Gabinetto Fisico Mineralogico di

Altamura 18 . Questo documento è l’unica fonte che abbiamo per poterci fare

un’idea della strumentazione a disposizione degli studenti di Altamura. Dalla

lettura dell’Elenco comprendiamo che il laboratorio affidato a Grimaldi doveva

essere ben attrezzato, anche con apparecchiature appartenute all’antica

Università, come il microscopio costruito da Cagnazzi e l’igrometro a capello

modificato dal docente per perfezionare quello di Horace-Bénédict de Saussure,

presentato all’Accademia dei Georgofili di Firenze nel 1801 e alla Reale

Accademia delle Scienze di Napoli nel 1819 19 .

Secondo una concezione tipica dell’epoca, nell’Elenco gli strumenti risultano

suddivisi in gruppi, corrispondenti ognuno a una branca delle scienze. Il primo,

etichettato “Statica e Dinamica”, comprende un «elegante modello Inglese di

macchina composta di un sistema di pulegge, ed una vite perpetua», cioè una

16 Consegna de’beni e delle rendite del Monte a Moltiplico e del Gabinetto Fisico Mineralogico, in

Consiglio di Pubblica Istruzione, Delle scuole altamurane e di alcune domande e proposte del

sindaco della città di Altamura, s.l. e d. [ma Altamura, 1865], p. 54.

17 G. Falcone, Sul Seminario di Altamura, lettera pastorale di Monsignor Falcone, Bari, 1858, p. 59.

18 Consegna de’beni e delle rendite del Monte a Moltiplico e del Gabinetto Fisico Mineralogico,

ed Elenco delle macchine ed apparecchi e di altri oggetti esistiti nel Gabinetto Fisico Mineralogico di

Altamura, in Consiglio di Pubblica Istruzione, Delle scuole altamurane e di alcune domande e proposte

del sindaco della città di Altamura, Altamura, cit, pag.15 e pp.51-56.

19 Accademia dei Georgofili, Considerazioni sugl’igrometri colla migliorazione di quello di Saussure,

memoria di Luca de Samuele Cagnazzi letta all’Accademia dei Georgofili il 25 febbraio 1801, busta

60, f. 248; L. de Samuele Cagnazzi, Miglioramento fatto all’igrometro del Signor De Saussure, in «Atti

della Reale Accademia delle Scienze di Napoli», vol. I, Napoli 1819, pp. 43-53.

21


22

macchina di Atwood, e un’altra simile, ma con un sistema di ruote dentate al

posto della vite perpetua; «una macchina delle Forze centrali e centrifuga»;

due vasche idro-pneumatiche di cristallo, due piani di cristallo smerigliato

per ottenere l’attrazione da contatto. Nel secondo gruppo, “Pneumatica,

Idrostatica, Idrodinamica”, sono elencate macchine e campane pneumatiche

e altri strumenti utili agli studi concernenti la fisica. Nel terzo gruppo,

“Calorico”, sono enumerate una eolipila, un pirometro, due lucerne ad alcool

e tre termometri. Il quarto gruppo, “Luce”, comprende strumenti ottici: due

cannocchiali, uno terrestre-astronomico con l’obiettivo acromatico, l’altro di

Nairne, senza obiettivo acromatico; cinque microscopi, dei quali uno fatto

da Luca de Samuele Cagnazzi, diverse lenti. Nel quinto gruppo, “Elettricità

Statica”, troviamo due macchine elettrostatiche a disco di vetro, tre batterie

di Leyda (a dodici, a dieci e a otto elementi, quest’ultima già nel 1865 senza

tre bottiglie), due scaricatori elettrici, un elettroscopio di Henry (costruttore

londinese) e quattro “pistole di Volta”. Il sesto gruppo, “Elettricità dinamica”,

comprende le pile; il settimo, “Elettrochimica”, un apparecchio di cristallo per

la candela a gas idrogenato, due reti metalliche per la lampada di Davy e due

palloncini di Bubresce; l’ottavo gruppo, “Elettro magnetismo”, un telegrafo

elettro-magnetico con modifiche del professore Palmieri; un galvanometro,

una calamita, due dischi di piombo e un apparecchio elettrodinamico

d’Ampere. Nel nono gruppo, “Magnetismo”, sono elencate bussole e calamite

di diversa fattura e grandezza; nel decimo, “Meteorologia”, due barometri e

due igrometri, dei quali uno a capello di Saussure con modifiche di Cagnazzi.

L’undicesimo gruppo, “Astronomia”, comprende un sistema tellurio-planetario,

con l’aggiunta della Luna, due astrolabi, due orologi solari e due sfere armillari.

Infine, il dodicesimo gruppo, “Geodesia”, comprende un grafometro, due

compassi, due strumenti di ottone, non meglio definiti, un quadrante graduato,

tre semicerchi sempre graduati e sei compassi di proporzione.

Nel 1865 il Gabinetto passò sotto la custodia del Liceo di Altamura, allora

Istituto Tecnico Ginnasiale, dove la raccolta di strumenti venne messa a

disposizione degli studenti in appositi locali dell’istituto adibiti a laboratori di

fisica e chimica. Nel corso degli anni la raccolta primitiva del Gabinetto Fisico

Mineralogico è stata arricchita da apparecchiature moderne, come si scopre

leggendo gli inventari della scuola. Oggi questa raccolta costituisce un insieme

di indubbio pregio, conservato con rara attenzione in un Liceo che, come

sarebbe piaciuto a quel Cagnazzi da cui prende nome, resta all’avanguardia

per le tecniche educative, per l’attenzione al presente, ma anche per la cultura

della memoria e delle radici: memoria e radici che vengono tutelate, valorizzate

e usufruite facendole rivivere nel presente e mettendole a disposizione delle

nuove generazioni nella consapevolezza che anch’esse “a egregie cose il forte

animo accendono”.


Illustrazione degli esperimenti con il disco di Hartl

(Archivio storico Liceo Cagnazzi).

23


Un archivio-laboratorio

per insegnare e divulgare la scienza

Piero Castoro

Circa ottant’anni fa la storia della scienza faceva il suo ingresso nelle università,

in quanto storia delle idee, ma ci sono voluti ancora non pochi decenni, da

allora, per riconoscere il ruolo essenziale svolto dagli strumenti nella pratica

scientifica. Solo di recente, infatti, si è riconosciuta l’importanza degli strumenti

scientifici antichi come fonte d’informazione circa le tecniche costruttive,

i fattori economici entro i quali essi hanno contribuito alla conoscenza

del mondo della natura e allo sviluppo delle teorie scientifiche. Del resto,

nonostante il consistente ed eterogeneo patrimonio di strumenti, di oggetti

o di collezioni naturalistiche, fosse già presente e diffuso su tutto il territorio

italiano già durante gli anni della sua unificazione politica, solo nel Novecento

inoltrato si è registrata l’apertura di musei finalizzati alla tutela, studio e

valorizzazione di oggetti legati alla storia della scienza e della tecnica, come il

Museo Galileo di Firenze (1930) o il Museo Nazionale di Scienza e Tecnologia

Leonardo da Vinci di Milano (1953). Ma solo alla fine del secolo, il Testo unico

delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali (1999),

ha incluso in una categoria speciale: “i beni e gli strumenti di interesse per la

storia della scienza e della tecnica aventi più di cinquanta anni”.

In relazione – ma non solo – a questa complessa vicenda tesa alla necessaria

tutela e valorizzazione degli strumenti storico-scientifici presenti sul territorio

nazionale (università, musei civici, ospedali, licei, istituti tecnici e religiosi,

accademie, gabinetti anatomici e di storia naturale, osservatori astronomici

o presso collezionisti privati), che, a partire dai primi anni del XXI secolo, il

nostro Liceo si è impegnato ad elaborare e realizzare il progetto “Odisseo”,

successivamente definito: “Gli strumenti della scienza”.

Tale progetto nasce principalmente da due motivazioni strettamente correlate:

la prima riguarda la stessa storia del Liceo Cagnazzi e, in particolare, degli

strumenti storico-scientifici in suo possesso, che costituivano, in origine, la

dotazione del “Gabinetto di Fisica” dell’Università di Altamura, quando, dal

1783, a dirigerla in qualità di rettore era stato chiamato l’arciprete Monsignor

Gioacchino De Gemmis il quale si era impegnato con energia a rinnovare

programmi e didattica per far ritornare l’Università al suo antico splendore.

A potenziare con ulteriori apparecchi scientifici la dotazione del Gabinetto di

fisica fu Luca De Samuele Cagnazzi che, allora, nel suo ruolo di professore

di matematica analitica e sintetica dall’anno 1785, ne divenne responsabile

dal 1792, favorendo la ricerca e l’apprendimento, da parte degli studenti, non

solo teorico ma anche pratico. Da allora, la dotazione è stata costantemente

arricchita di nuovi e più aggiornati strumenti utili ad insegnare e ad apprendere

la scienza, perciò il loro impiego si è, senza soluzione di continuità, riproposto

in tutte le fasi della storia di questa importante istituzione scolastica:

dall’Istituto tecnico ginnasiale (1861) al Regio Liceo Ginnasio (1908), sino

ad oggi. La dotazione comprende circa 400 strumenti, databili dalla fine del

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Settecento sino alla seconda metà del Novecento. Oggetti rari, anche belli

da vedersi, che conservano il fascino dei materiali e di sapienti tecniche

costruttive, elementi del mondo naturale proposti con campioni originali,

strumentazioni antiche che l’Istituto ha utilizzato e, in parte, utilizza ancora

oggi nella normale attività didattica.

La seconda motivazione riguarda invece gli esiti di un dibattito che i docenti

e gli alunni del Liceo Cagnazzi hanno avviato negli ultimi anni, coinvolgendo

altre scuole nazionali ed estere, in collaborazione con prestigiosi Istituti di

cultura e Università, da cui sono emerse preziose indicazioni sulle modalità di

comunicazione dei saperi umanistici e scientifici al fine di una loro sempre più

efficace integrazione. Da un lato, quindi, un patrimonio storico di eccezionale

valore che merita di essere tutelato, restaurato e valorizzato per essere

“riutilizzato” a fini didattici ma anche, soprattutto, esposto alla fruizione

pubblica; dall’altro una esigenza maturata nella consapevolezza della sempre

più scarsa propensione delle nuove generazioni di studenti verso gli studi più

marcatamente scientifici, quali la fisica, la chimica o la matematica.

Il Liceo “Cagnazzi”, perciò, è da tempo impegnato a realizzare tale progetto,

pur attraverso varie fasi, con risorse proprie e pubbliche, con il coinvolgimento

attivo di docenti e di studenti. Ne è testimonianza, tra altro, il presente

catalogo, pubblicato nel 2011, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia,

relativo alla catalogazione di una parte cospicua degli strumenti storicoscientifici

che, oltre al loro impiego, facevano bella mostra, fino agli anni

Settanta, negli ambienti al primo piano dell’ex Convento dei domenicani, ancora

oggi sede del Liceo Cagnazzi. L’esigenza di nuovi spazi, l’aumentato numero

degli studenti e l’apertura di nuovi indirizzi di studio hanno comportato, pian

piano, lo smantellamento del Gabinetto di Fisica che, fino a quel tempo, si era

conservato quasi intatto nel suo allestimento e arredo originari. Oltre alle varie

attività di studi e di ricerca, evidenziate nell’introduzione a questo volume, il

progetto ha realizzato una prima fase nel 2011, appunto, con la catalogazione

di 250 strumenti, con relativa ricognizione storica e fotografica e con il restauro

degli originari verbali e dei cataloghi degli oggetti forniti dai produttori (Archivio

storico – Liceo Cagnazzi).

Una seconda fase, invece, si è concretizzata grazie al finanziamento concesso

dal Bando regionale (POR Puglia 2014/2020. Asse VI - AZ 6.7 “Interventi per la

valorizzazione e la fruizione del patrimonio culturale”), e che, in collaborazione

con il Comune di Altamura e il prezioso contributo dei progettisti (gli architetti

Pasquale Gentile e Michele Forte con l’ing. Domenico Garripoli), ha consentito

di traslocare l’intera collezione negli ambienti al piano terra del Liceo, dopo

la realizzazione di alcuni necessari interventi di adeguamento (impianto di

illuminazione, restauro e recupero di vecchie teche) e di un allestimento

funzionale alla fruizione pubblica degli strumenti (Archivio-laboratorio). Questa

seconda fase, inaugurata il 28 giugno 2021, è stata preceduta da una serie di

attività didattiche (PON-Musca-Avviso 2669 Cittadinanza e creatività digitale),

svoltesi tra giugno e luglio 2019, finalizzate a formare un gruppo di studenti per

contribuire, mediante l’acquisizione di opportune conoscenze e competenze, a

realizzare 15 contenuti digitali (Video) da inserire nella piattaforma web dedicata

agli Strumenti storico-scientifici del Liceo www.strumentidellascienza.edu.it.

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Nuovo allestimento dell’Archivio-laboratorio al piano terra del Liceo Cagnazzi.

L’implementazione della Piattaforma ha ricevuto il primo premio della “scuola

digitale 2021” della Puglia.

Una terza fase, infine, realizzata da febbraio a maggio 2023, ha registrato

l’accoglimento di un ulteriore progetto del Liceo Cagnazzi da parte del

Ministero della Cultura (Bando Scuole 2022 “Il linguaggio cinematografico

e audiovisivo come oggetto e strumento di educazione e formazione”). Tale

attività, oltre a consentire una ristampa del presente catalogo, ha mirato, con

il contributo di esperti esterni, come il video-editor Gianfranco Maiullari, a

formare studenti e docenti del Liceo nell’acquisizione di competenze relative

al linguaggio cinematografico per ampliare i contenuti audiovisivi della

Piattaforma Web dedicata e a realizzare ulteriori 20 film diretti ad illustrare

l’impiego di altrettanti strumenti nelle sperimentazioni laboratoriali. Un videodocumentario

è stato dedicato, invece, ad illustrare la straordinaria figura di

Luca De Samuele Cagnazzi.

Tutto questo, nella convinzione che, utilizzando anche tecniche informatiche

di ultima generazione, si possa offrire al visitatore un utile e ‘spettacolare’

supporto didattico per osservare, studiare e capire gli oggetti a partire dalle

tecniche di costruzione, dal contesto storico, culturale e scientifico entro cui

l’oggetto rappresentato può acquisire la sua alta valenza comunicativa. Nella

elaborazione e nella costruzione delle sue singole fasi, infatti, il Progetto

ha fornito una stimolante risposta alle esigenze di formazione di docenti e

studenti, certo coadiuvati da ricercatori e da collaborazioni specialistiche,

in relazione all’assunzione di nuove conoscenze e abilità anche sul piano

tecnologico.

In questa direzione l’Archivio-laboratorio si potrà configurare sempre più come

una struttura attrezzata a seguire, anche da un punto di vista storico, la rapida

26


Docenti e alunni del Liceo Cagnazzi nel laboratorio di fisica.

evoluzione delle conoscenze scientifiche, e non solo, quindi, a custodire gli

strumenti scientifici storici e le esperienze didattiche accumulate nel tempo.

Non si vuole nascondere, infine, a fronte dell’idea progettuale qui prospettata,

le difficoltà, gli ostacoli di natura non solo finanziaria che bisognerà superare

per realizzare altre indispensabili tappe future di questo percorso. Tale sfida

tuttavia è già stata raccolta da quanti, docenti, personale e alunni, si sono, negli

anni, avvicendati in questo Liceo e, siamo sicuri, che vorranno sostenerla anche

coloro che continueranno a frequentarlo nell’immediato futuro.

Noi oggi viviamo in un mondo dominato dalla tecnica e dalla scienza, mondo

che sarebbe impensabile senza il contributo degli strumenti scientifici di

misurazione e di analisi, impiegati nei laboratori scientifici e didattici. Certo,

se non si è ‘specialisti’ non è facile comprendere le più moderne teorie,

eppure anche chi possiede poco o nulla delle competenze scientifiche, rimane

affascinato dagli strumenti scientifici del passato, dalla loro eleganza e fattura.

L’antico nome con cui si definiva la scienza – filosofia naturale – rivela, oltre

il falso steccato tra cultura scientifica e cultura umanistica, la loro intrinseca

e stretta correlazione, così come gli strumenti scientifici testimoniano la

necessaria sinergia tra gli ingegni scientifici e speculativi che hanno aperto le

vie su cui ancora oggi prosegue, pur tra luci e ombre, il cammino della nostra

civiltà moderna e tecnologica.

Quello che, finora, si è realizzato nel Liceo Cagnazzi vuol essere un

contributo tangibile per proseguire in questa direzione, grazie ad una proficua

collaborazione di docenti e di un numero considerevole di alunni che, di anno

in anno, hanno cercato di trasmettere ai nuovi iscritti, conoscenze, curiosità

e anche un indispensabile seme di passione civile, utile a prendersi “cura” di

questo prezioso patrimonio da tutelare e tramandare alle future generazioni.

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Un patrimonio

Mimma Bruno

Se siamo abituati a pensare che il tempo trasforma in “antico” ciò che era

nuovo, questi strumenti ci offrono l’occasione per riflettere sul fatto che il

tempo aggiunge sempre nuovi strati di senso alle cose del passato: sebbene

le memorie possano apparirvi “imprigionate”, in realtà talvolta succede il

contrario, cioè che siano gli oggetti ad essere avvolti dall’incedere operoso della

memoria che continuamente ne cambia il senso e la percezione. E in questo

perenne lavorio gli oggetti si rivelano frutto di un divenire costante, ininterrotto,

mai finito; e dunque non venerande reliquie da musealizzare, quanto “testi” che

ci inducono, e ci aiutano, a rievocare la nostra relazione con i tempi molteplici

di cui noi, le nostre cose e le nostre vite, siamo fatti.

Ma non è soltanto la nostra sensibilità a sollecitarci in tal senso, giacché anche

la legge impone rispetto, tutela e valorizzazione di testimonianze come queste,

cui la cultura giuridica ha riconosciuto avere lo statuto di “beni culturali”:

negli ultimi anni, infatti, sono stati aggiunti due nuovi importantissimi

“soggetti”, prima quasi ignorati, i Beni Culturali scientifici, soprattutto

su sollecitazione del Ministero della Ricerca Scientifica e dell’Università

(MURST), a sua volta pressato da molti studiosi italiani, e che riguardano le

testimonianze materiali (strumenti scientifici fisici, astronomici, ecc.) e culturali

(documenti di scienziati italiani, ecc.) ed i Beni Culturali etnoantropologici o

demoantropologici relativi alle testimonianze “biologiche” e cioè botaniche,

zoologiche ed antropologiche.

La definizione di beni culturali, quali prodotti materiali della cultura,

contrapposti ai beni naturali offerti dalla natura, è il punto di approdo di un

lungo e laborioso cammino: se l’art. 9 della Costituzione, parla di “patrimonio

storico e artistico della nazione”, senza declinare le specie di cose incluse nel

genere, fu la Commissione Franceschini (1964-1966) a definire bene culturale

o ambientale ciò “che costituisca testimonianza materiale avente valore di civiltà”

e più tardi il TU del 2004 (Art. 11 Decreto legislativo 22/01/2004 n. 42 che ha

abrogato il precedente Decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490), detto anche

Codice Urbani, a inserirvi anche “i beni e gli strumenti di interesse per la storia

della scienza e della tecnica aventi più di cinquanta anni”.

Credo che a questo proposito sia bello, oltre che opportuno, sottolineare

come nel nostro Paese negli ultimi secoli sia stata elaborata una cultura della

conservazione alta, ma anche ricca e attiva, grazie alla quale ogni oggetto

vale soprattutto se inserito nel proprio contesto e se disponibile in situ per

la fruizione e il godimento pubblici: proprio come questi strumenti che

hanno resistito al tempo e agli uomini, hanno attraversato secoli e decenni,

continuando ad esercitare nella stessa scuola la loro nobile funzione di

sussidi didattici essenziali, sempre moderni, mai obsoleti. Senza dire che

molti di questi pezzi, costruiti nel XIX secolo – alcuni persino nel XVIII dallo

28


stesso Luca de Samuele Cagnazzi – o realizzati agli inizi di quello successivo

sulla base di modelli precedenti, hanno un interesse che va oltre il loro

significato puramente scientifico: costruiti con materiali pregiati, forniscono

la testimonianza di raffinate tecniche di lavorazione, raggiungendo spesso

risultati di elevato valore estetico, paragonabile a quello di veri e propri oggetti

d’arte. Come le opere d’arte anch’essi sono esposti al rischio della fragilità

e della deperibilità degli oggetti materiali, sui quali il tempo si incide e si

sedimenta: ma contrariamente alla maggior parte delle opere d’arte essi sono

macchine, meccanismi o congegni con una funzione ben precisa e sarebbe

dunque ideale che gli strumenti antichi fossero ancora in grado di funzionare.

Un autentico patrimonio, nel significato in cui i francesi usano il termine

“patrimoine” e gli inglesi il termine “heritage”, definizioni che contengono l’idea

fondamentale, quasi sacrale, di beni che si trasmettono come doni di padre in

figlio… un’idea che dovrebbe impregnare di sé ogni forma ed ogni momento

dell’educazione: è così, infatti, che gli strumenti scientifici del Cagnazzi sono

divenuti strumenti di dialogo tra le generazioni, dove chi li riceve e li usa

non ne è che il depositario transitorio, responsabile a sua volta della loro

trasmissione al futuro.

Donde il progetto, che da tempo stiamo coltivando, di un museo reale e

virtuale: non contenitore polveroso di oggetti imbalsamati, ma laboratorio

digitalizzato che coniughi e reinterpreti con linguaggi e metodi

innovativi i vari significati che strumenti come questi hanno assunto

nella storia; un luogo insomma che, senza disperdere il fascino del

passato, continui ad evocare la raffinata eleganza dei gabinetti

rinascimentali, prodotti del mecenatismo di corte, l’ebbrezza della

“maraviglia” delle wunderkammern secentesche, lo spirito di

catalogazione enciclopedica delle gallerie ottocentesche e che

contemporaneamente divenga “forum” aperto sulla Città e

sul territorio, nodo di una rete di scuole europee, spazio di

discussione e di confronto transdisciplinare, risorsa per la

ricerca.

In un contesto come quello del Liceo Cagnazzi, che si è

fatto promotore degli ideali e dei valori dell’umanesimo

scientifico nei licei d’Europa, questa collezione

contribuisce a rafforzare l’identità e l’immagine di

una scuola che lavora tra passato e presente, per un

futuro che non dimentichi le sue radici.

29




“L’anno millenovecentosettantuno, il giorno sei del mese di

dicembre, nella sede del Liceo Ginnasio “Cagnazzi”, alla presenza

del segretario dello stesso Liceo, del vice Sindaco “pro tempore”

Prof. Giovanni Picerno e dell’Economo Comunale, si è proceduto

all’esame dei beni mobili di proprietà comunale, in dotazione

presso questa Scuola.

Da esso è emerso che il materiale che qui di seguito si elenca, era

fuori uso e pertanto si è proceduto alla sua distruzione e relativa

verbalizzazione…”

[Dal “Verbale di distruzione” del 6 dicembre 1971,

in Archivio storico Liceo Cagnazzi.]

Nella pagina accanto: le copertine dei

cataloghi degli oggetti scientifici forniti

dai produttori.


Archivio e catalogazione degli strumenti

Vittoria Cafaro, Maria Rosaria Cornacchia, Francesca Loiudice,

Antonia Mascolo, Orsola Quattromini

L’idea di catalogare gli strumenti scientifici risale all’anno 2007, con il Progetto

Odisseo.

Per raggiungere tale obiettivo, a partire dallo stesso anno, è stato rielaborato

un inventario utile a realizzare un archivio fotografico degli strumenti più

significativi della Collezione. Un nutrito gruppo di lavoro formato da docenti

ha assunto il compito di elaborare la scheda-tipo per il rilevamento per poi

procedere alla ricerca delle fonti e della documentazione necessaria alla

compilazione delle schede.

Tale lavoro di schedatura è continuato per tre anni scolastici e ha visto

impegnati i docenti: Orsola Quattromini, Antonia Mascolo, Maria Rosaria

Cornacchia, Vittoria Cafaro, Francesca Loiudice, per la Fisica, Teresa Indrio per

le Scienze e Piero Castoro per il coordinamento e la cura delle relazioni esterne.

Degno di menzione è stato il contributo apportato dal prof. Michele Giorgio,

già docente di Fisica del Liceo Cagnazzi e in pensione da diversi anni, sia per

la preziosa memoria storica che conserva del Laboratorio di fisica, sia perché

grande conoscitore degli strumenti stessi. Utile è stato anche il contributo degli

assistenti tecnici Pietro Santomasi, in pensione, e Angelo Piccininni.

I docenti impegnati nella schedatura degli strumenti hanno incontrato notevoli

difficoltà, a causa spesso dell’assenza di notizie (numero di inventario, anno

di costruzione, funzionamento, non corrispondenza fra nome dello strumento

assegnato nell’inventario fotografico e nome riportato sull’inventario storico,

33


etc.) relative ad alcuni strumenti, perché magari ottenuti in dono o costruiti da

docenti o tecnici di laboratorio. Inoltre, lo spostamento degli armadi contenenti

gli strumenti, avvenuto durante l’estate 2008, per ristrutturazione dei locali

scolastici, ha comportato un ulteriore disagio per la reperibilità degli strumenti

stessi.

Il lavoro di schedatura è partito dall’osservazione dello strumento, è

proseguito con il rilevamento delle sue misure, numero di archivio fotografico

e storico, ricerca sui cataloghi storici per arrivare alla sua descrizione e al suo

funzionamento.

È curioso notare, come risulta dal “Verbale di distruzione”, che un notevole

numero di strumenti storici fu destinato ad essere, appunto, distrutto alla

fine del 1971. Il caso ha voluto che quegli strumenti non fossero distrutti ma,

accatastati in un'aula del Liceo e abbandonati all'incuria. In anni più recenti,

sono stati recuperati e riutilizzati negli esperimenti di laboratorio e nelle

normali attività didattiche.

Gli strumenti inclusi nel presente Catalogo sono circa 250. Restano, tuttavia, da

schedare ancora diverse decine di strumenti storici appartenenti alla Collezione

del Liceo Cagnazzi e si auspica di poterlo fare nell'immediato futuro.

Catalogo n. 16 “Rinaldo Damiani,

Apparecchi della Scienza”, Venezia.

34


Bibliografia di riferimento per la catalogazione

Archivio Liceo Cagnazzi

Cataloghi e libri di testo

ɴ Inventario del 1991.

ɴ Inventario dello Stato del Gabinetto di Fisica, 1924-1960.

ɴ Inventario del Comune di Altamura del Gabinetto di

Fisica, 1940.

ɴ Inventario dei beni mobili di uso pubblico di Fisica e

Scienze, 1961.

ɴ Inventario dei beni mobili di uso pubblico, 1967.

ɴ Registro cronologico delle operazioni inventariali del

Gabinetto di Fisica, 1961.

ɴ Registro esperimenti di Fisica, 1936.

ɴ Verbale di distruzione del 06/12/1971.

ɴ Appunti manoscritti e schemi di funzionamento di alcuni

strumenti a cura di ex-docenti di Fisica del Liceo Cagnazzi.

ɴ Cataloghi Officine Galileo, Firenze, 1927-1950 e successive

edizioni.

ɴ Catalogo n. 3, Antonio Vallardi, Milano, 1931-1932.

ɴ Catalogo Apparecchi di Fisica, I. Martini, Trento, 1929.

ɴ Catalogo Apparecchi di Fisica, G. Bernardi, III edizione,

Trento, 1931.

ɴ Catalogo n. 16, Apparecchi di Fisica, Rinaldo Damiani,

Venezia, inizio ’900.

ɴ Catalogo generale di Apparecchi di Fisica, G. Bernardi,

I. Martini, Società italiana Apparecchi Scientifici, Trento,

inizio ’900.

ɴ Catalogo Fabrique d’appareils de physique, E. Leybold’s

Nachfolger, Rappresentante per l’Italia ditta A.C. Zambelli,

Torino, inizio ’900.

ɴ Catalogo Physikalische Apparate, Berlin, F. Ernecke,

Rappresentante per l’Italia G. Eisentraeger, Milano, 1902.

ɴ Bosio, Peretti, Fisica vol 1-2, Edizioni Signorelli, Roma,

1973.

ɴ Sellerio, Scirè, Nozioni di Fisica, edizioni Palumbo, 1968.

ɴ P. Nisini, Fisica, volume III edizioni SEI, 1964.

ɴ P. Nobel, Fenomeni fisici, edizioni Ferraro, Napoli.

35


L’acustica è quella parte della fisica che studia il suono,

le sue cause, la sua propagazione e la sua ricezione.

In un’accezione più generale, l’acustica comprende

anche lo studio degli infrasuoni e degli ultrasuoni,

che non sono percepibili dall’uomo attraverso l’udito,

ma si comportano – da un punto di vista fisico –

nello stesso modo.

La voce è un fiato emesso e avvertito dall’udito

attraverso il movimento dell’aria.

[Vitruvio]

36


acustica

37


Apparecchio di Weinhold

Apparecchio per la produzione di vortici d’aria

L’apparecchio è un cilindro posto

orizzontalmente su una colonnina metallica.

Una base del cilindro presenta un foro centrale

di 3 cm di diametro e l’altra è costituita da un

disco di carta traslucida. Lo strumento serve

per la produzione di vortici d’aria. Colpendo

con il martelletto la membrana, la fiamma

della candela posta davanti al foro viene

spenta dal vortice d’aria creatosi all’interno del

cilindro.

Accessori Candela, martelletto di legno

Misure 23 cm (altezza), 14 cm (diametro)

Materiali Metallo, carta traslucida, legno

Inventore Adolf Ferdinand Weinhold

Costruttore Phywe

Periodo di costruzione 1924

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 40 lire

Collocazione Armadio 3

Acquisizione ultima 16/02/2009

Inventario Stato 1924-1960 n. 7

Archivio fotografico AC 001

38


Campana vibrante

con pendolini

Accessori Archetto di violino

Misure 33,5 cm (altezza),

14 cm (diametro), 11 cm (braccio)

Materiali Metallo, filo di cotone

Periodo di costruzione 1937

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 90 lire

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 29/02/2008

Inventario Stato 1924-1960 n.105

Archivio fotografico AC 002-003

Lo strumento è formato da una campana in

metallo montata, insieme ad una colonna,

sopra un treppiede. All’estremità superiore

della colonna c’è un sostegno a croce a cui

sono appesi dei pendolini che sfiorano l’orlo

della campana. Se si eccita la campana con un

archetto da violino si provoca un movimento

dei pendolini che evidenzia la presenza di

onde sonore.

Lo strumento evidenzia la propagazione di

onde elastiche.

acustica

39


Capsula manometrica

La capsula manometrica si compone di due calotte di ottone

tenute assieme da otto viti e formanti all’interno due camere

separate da una membrana di gomma. Il gas illuminante

entra in una camera dal tubetto inferiore e ne esce da quello

superiore alimentando la fiamma. Nella seconda camera

il suono, prodotto per esempio con un diapason e quindi

raccolto con un cornetto acustico e convogliato dal tubo

laterale pone in vibrazione la membrana. L’effetto delle

vibrazioni sul gas dà origine ad una fiamma oscillante, i cui

movimenti si possono osservare con l’apparecchio a specchi

rotanti.

Accessori Cornetto acustico, specchio cubico,

macchina di rotazione

Pezzi mancanti Accessori sopra elencati

Misure 20 cm (altezza), 8 cm (diametro)

Materiali Metallo

Costruttore Apparecchi scientifici, Milano

Periodo di costruzione 1935

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 72 lire

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 09/02/2010

Inventario Stato 1924-1960 n. 90

Archivio fotografico AC 004

40


Diapason

su cassa di risonanza

Il diapason (il nome deriva dalla parola

greca con cui veniva designato l’intervallo di

ottava) è una forchetta metallica sostenuta

da un gambo fissato ad una cassetta di

risonanza. La cassetta di risonanza rinforza

il suono emesso: la debole energia, dovuta

alla vibrazione dei rebbi (le estremità della

forchetta) percorsi da un martelletto, si

comunica all’aria della cassa armonica e l’aria

entra in vibrazione per risonanza emettendo

un suono notevolmente rinforzato.

Questo fenomeno è utilizzato nella

costruzione di diversi strumenti musicali

(violini, chitarre e pianoforti a coda).

Accessori Martelletto di legno, oscillografo a raggi

catodici con microfono a carbone

Misure 14 cm, 18 cm, 25 cm

Materiali Legno, acciaio, ottone

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 30 lire

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 11/03/2008

Inventario Comune 1940 n. 71

Archivio fotografico AC 005

acustica

41


Ruota di Savart

L’apparecchio è costituito da quattro dischi di acciaio, i cui margini

presentano una serie di denti a diversa distanza; l’insieme dei dischi è

fissato con una vite ad un asse centrale di ferro. Ponendo l’asse della

ruota in rapida rotazione e accostando un cartoncino a ciascuna di esse

si ottengono suoni diversi.

I suoni prodotti dipendono dal numero dei denti.

Accessori Macchina rotativa

Misure 7 cm (diametro)

Materiali Acciaio

Inventore F. Savart

Costruttore Officine Galileo, Firenze

Periodo di costruzione 1935

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 91 lire

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 09/02/2008

Inventario Stato 1924-1960 n. 106

Archivio fotografico AC 008-010

42


Serie di otto asticelle

di legno intonate

Xilofono

Sono 8 tavolette numerate dello stesso materiale ma

di diverso spessore. Esse producono i suoni della scala

musicale se si lasciano cadere da una certa altezza. La

diversa massa delle bacchette fa variare la frequenza

del suono.

Sullo stesso principio si basa lo xilofono, il quale è uno

strumento musicale formato da più bacchette di legno

che vengono battute con un martelletto.

Misure 21,5 cm (lunghezza),

2,5 cm (larghezza) spessore variabile

da 0,7 cm a 1,5 cm

Materiali Legno

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 15 lire

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 14/03/2008

Inventario Comune 1940 n. 69

Archivio fotografico AC 006-007

acustica

43


Serie di otto tubi accordati

Modello semplice di canne d’organo

I tubi sonori, collegati ad una soffiera,

riproducono la scala musicale.

Accessori Soffiera

Misure Da 66,50 cm a 40,5 (altezza)

Materiali Legno

Costruttore Antonio Tarquini, Roma

Periodo di costruzione 1925

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 380 lire

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 10/12/2008

Inventario Stato 1924-1960 n.18 ter

Archivio fotografico AC 011-013

44


Sirena di Cagnard De laTour

su mantice

Misure Sirena: 26,5 cm, 6,5 cm

Mantice: 77 cm, 37,5 cm, 36 cm

Materiali Legno, ferro, ottone, pelle,

madreperla

Inventore Cagnard De la Tour

Costruttore Giovanni Bandieri in Napoli

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Cattivo

Valore d’acquisto 50 lire

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 05/03/2010

Inventario Comune 1940 n. 76

Archivio fotografico AC 014

La sirena in ottone è una scatola cilindrica avente

superiormente un disco libero di ruotare. Il disco

presenta otto fori circolari ad uguale distanza uno

dall’altro, praticati obliquamente, dai quali può uscire

un getto d’aria proveniente da un apposito tubo

collegato ad un mantice con regolatore di pressione.

Tale regolatore è costituito da otto tasti in madreperla.

Per far ruotare il disco, posto su una piattaforma

fissa coassiale e munita di una serie di fori in perfetta

corrispondenza con quelli del disco, viene sfruttata

l’aria fornita dal getto stesso, che passando attraverso

i fori inclinati, imprime un moto di rotazione. La

soffiera serve per mantenere costante l’altezza del

suono della sirena.

Lo strumento porta superiormente un telaio di ottone

sul quale è montato un contagiri, che viene ingranato

sull’asse di rotazione premendo un apposito bottone.

L’apparecchio serve a misurare la frequenza delle

vibrazioni che differenzia i suoni acuti dai gravi:

quanto più è elevata la frequenza, tanto più il suono è

acuto.

acustica

45


Sirena di Seebeck

Disco di sirena di ottone 8 fori

per macchina di rotazione

La ruota del Seebeck è un disco

che presenta una serie di fori

disposti secondo otto circonferenze

concentriche. Il disco, fissato su una

macchina rotativa, ruota su un piano

verticale. Dirigendo su di esso un

piccolo getto d’aria si produce una

nota che varia in relazione al numero

dei fori che il getto attraversa in un

secondo. Il corpo vibrante è l’aria, la

quale vibra perché ora passa per un

foro, ora viene intercettata dal piano

del disco.

La ruota del Seebeck è il principio

della sirena.

Accessori Macchina rotativa

Misure 22 cm (diametro)

Materiali Ottone

Inventore Thomas Johan Seebeck

Costruttore Damiani

Periodo di costruzione 1926

Stato di conservazione Ottimo

Valore d’acquisto 110 lire

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 09/02/2008

Inventario Stato 1924-1960 n. 25

Archivio fotografico AC 015-016

[Soffiera con mantice a otto fori]

Ha una forma a tavolo, ha mantice

e camera di compressione di

pelle bianca. La pressione si può

aumentare a mano mediante

un’asta che agisce sul serbatoio, le

variazioni di pressione sono indicate

dal manometro. La comunicazione

tra serbatoio e camera è stabilita

mediante una canna di ottone. Gli

otto fori sono per le otto canne

sonore.

Accessori Serie di otto tubi accordati (vedi pag. 26),

manometro

Misure 72 cm, 89 cm, 115,5 cm

Materiali Legno, vetro, mercurio

Costruttore Antonio Tarquini, materiale scientifico, Roma

Periodo di costruzione 1925

Stato di conservazione Mediocre

Valore d’acquisto 1.500 lire (soffiera) 45 lire (manometro)

Collocazione Armadio B

Acquisizione ultima 01/06/2010

Inventario Stato 1924-1960 n. 18

Archivio fotografico AC 025-026

46


Soffiera con mantice a otto fori

acustica

47


Sonometro a due corde

Su una cassa armonica di legno sono tese due corde, le cui

tensioni sono variabili per mezzo di una vite e le cui lunghezze

possono essere variate per mezzo di un ponticello mobile.

Sulla tavola armonica sono fissate tre scale: la prima divisa

in millimetri, la seconda con le divisioni corrispondenti alla

lunghezza da darsi alla corda per ottenere la scala naturale, la

terza per la scala temperata. La vibrazione è prodotta da un

martelletto percussore.

Accessori Martelletto percessore

Pezzi mancanti Ponticello mobile

Misure 78 cm, 7 cm, 8 cm

Materiali Legno, metallo

Costruttore C. Gleichschroebende

Periodo di costruzione

Antecedente 1940

Stato di conservazione Mediocre

Valore d’acquisto 35 lire

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 14/07/2010

Inventario Comune 1940 n. 75

Archivio fotografico AC 022-024

48


Specchi concavi parabolici

Accessori Orologio contasecondi

Misure 29,5 cm (diametro),

11,5 cm (distanza focale)

Materiali Ottone

Costruttore Phywe

Periodo di costruzione 1924

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 419 lire

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 18/05/09

Inventario Stato 1924-1960 n. 8

Archivio fotografico AC 017-019

Lo strumento è costituito da due superfici riflettenti in ottone

dalla forma parabolica.

I due specchi si collocano ad una certa distanza tra loro. Nel

fuoco del primo specchio vi è un supporto su cui si pone un

orologio; nel fuoco del secondo specchio si possono udire per

riflessione i battiti dell’orologio.

Questo strumento si può utilizzare anche per esperienze sulla

riflessione dei raggi termici.

L’esperienza si può ripetere con due parapioggia.

acustica

49


Tubo di interferenza di Quincke

L’apparecchio di Quincke è composto di due tubi

biforcati di vetro, congiunti con tubi di gomma.

Il suono di un diapason di 440 Hz si dividerà alla

biforcazione e, se le due vie di percorrenza differiscono

di un tratto di 39 cm, uguale a mezza lunghezza

d’onda, le due vibrazioni arriveranno all’estremità in

cui è posto il cornetto acustico in opposizione di fase

e non si udirà alcun suono. Se si stringe tra le dita il

tubo di gomma più lungo, si potrà udire il suono.

Accessori Diapason, cornetto acustico

Misure 62 cm (lunghezza ),12 cm ( larghezza )

Materiali Vetro e gomma

Inventore Georg Hermann Quincke

Costruttore Apparecchi scientifici, Milano

Periodo di costruzione 1924

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 20 lire

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 11/06/2010

Inventario Stato 1924-1960 n. 34

Archivio fotografico AC 020

50


Tubo di Weinhold

L’apparecchio di Weinhold non è altro che un tubo di

Quincke, di ottone, con tubo allungabile per ottenere

differenza di fase e la visualizzazione delle figure per le

onde stazionarie.

Accessori Diapason, cornetto acustico

Pezzi mancanti Prolungamento di vetro

per le figure con polvere di sughero

Misure Da 60 cm a 83 cm (lunghezza) x 18 cm (larghezza)

Materiali Ottone nichelato

Inventore Adolf Ferdinand Weinhold

Costruttore Apparecchi scientifici, Milano

Periodo di costruzione 1927

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 250 lire

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 11/06/2010

Inventario Stato 1924-1960 n. 62

Archivio fotografico AC 021

acustica

51


L’elettrologia è la parte della fisica che spiega

come le cariche elettriche si muovono

lungo un conduttore e dove esse si situano.

È perciò la scienza che studia l’elettricità

e il comportamento degli elettroni.

Questa circolazione senza fine e perpetua del fluido elettrico

può sembrare paradossale ed inesplicabile; ma è tuttavia reale

e possiamo, per così dire, toccarla con mano.

[A. Volta]

52


Elettrologia

53


Amperometri da quadro

Gli amperometri sono in scatole verniciate in nero con vetro

circolare e montati su sostegni di legno verticali a squadra.

Lo strumento serve per misurare le intensità delle correnti

elettriche. La corrente che entra in un amperometro fa ruotare

una bobina sistemata tra i due poli di un magnete. Questo

movimento è ostacolato da una molla e cessa quando la forza

del campo sulla bobina è equilibrata da quella della molla.

Lo spostamento di un indice, collegato con la bobina, su una

scala graduata consente di leggere direttamente il valore della

corrente.

Misure 15,5cm, 16,4 cm, 15 cm,

(50 A), 22,5 cm, 16,5 cm, 15 cm,

(20 A)

Materiali Legno,metallo e vetro

Costruttore Strumenti di misura

CGS, Monza (Mi)

Periodo di costruzione Prima

metà del Novecento

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 3000 lire

Collocazione Armadio 6

Acquisizione ultima 19/02/2010

Inventario Stato 1961 n.154

Archivio fotografico El 001-003

54


Amperometro

Amperometro da quadro

Misure 20 cm (diametro)

27 cm (altezza)

Materiali Legno, ottone e vetro

Costruttore Strumenti di misura

CGS - Milano

Periodo di costruzione

Antecedente 1940

Stato di conservazione Mediocre

Valore d’acquisto 80 lire

L’amperometro è in scatola cilindrica di ottone con vetro

circolare e supporto di legno a squadra. Lo strumento serve

per misurare le intensità delle correnti elettriche. La corrente

che entra nell’amperometro fa ruotare una bobina sistemata

tra i due poli di un magnete. Questo movimento è ostacolato

da una molla e cessa quando la forza del campo sulla bobina è

equilibrata da quella della molla. Lo spostamento di un indice,

collegato con la bobina, su una scala graduata consente di

leggere direttamente il valore della corrente (da 0 a 5 Ampére).

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 23/02/2010

Inventario Comune 1940 n. 195

Archivio fotografico EL 004

Elettrologia

55


Apparecchio di Riess

Accessori Schermo dielettrico

verniciato, 3 pendolini

Misure 42 cm (altezza),

3 cm (diametro cilindro), 16,5 cm

(altezza cilindro), 6 cm (diametro

sfera)

Materiali Vetro, metallo, acciaio,

ferro

Costruttore Officine Galileo,

Firenze

Periodo di costruzione 1934

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 136 lire

Collocazione Armadio 3

Acquisizione ultima 28/01/09

Inventario Stato 1924-1960 n. 789

Archivio fotografico EL 006-007

Il sostegno isolante su tre piedi porta una sfera isolata,

uno schermo dielettrico di vetro verniciato e un conduttore

cilindrico isolato con tre pendolini in corrispondenza delle

due estremità della regione mediana(neutra) del conduttore.

Una carica positiva sulla sfera determina una carica negativa

indotta nella regione più bassa del conduttore cilindrico e

una carica positiva nella parte superiore, cosicchè divergono

i due pendolini estremi e rimane a posto quello di mezzo.

La natura delle cariche indotte si può verificare accostando

successivamente ai due pendolini estremi un bastone di

ebanite e di vetro strofinati. Se invece si tocca con la mano il

conduttore cilindrico, allora esso viene a far parte di un grande

conduttore che comprende la persona dell’operatore e la

terra. La parte più vicina alla sfera influenzante sarà dunque il

conduttore cilindrico e la mano dell’operatore e su di esso si

avrà la carica indotta opposta a quella della sfera.

56


Apparecchio per variazione

capacità elettrica

Il palloncino alla veneziana è collegato ad un elettroscopio e

ad una macchina elettrostatica. Caricandolo con una carica Q

le foglioline dell’elettroscopio danno una certa deviazione che

indica un potenziale V. Se variamo la superficie del palloncino,

distendendo la fisarmonica (con una bacchetta isolante),

le foglioline si richiudono un poco indicando così che il

potenziale è diminuito e la capacità è aumentata.

Accessori Elettroscopio,

macchina elettrostatica

Misure 14 cm (diametro)

32 cm (altezza)

Materiali Carta colorata a forma

di fisarmonica

Periodo di costruzione 1938

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 100 lire

Collocazione Armadio 6

Acquisizione ultima 03/02/2010

Inventario Stato 1924-1960 n. 118

Archivio fotografico El 005

Elettrologia

57


Arco Voltaico [1]

Lampada schermata ad arco

con relativo reostato [2]

[2] La lampada ad arco serviva per uso pratico quale

sorgente luminosa intensa per varie esperienze. essa è

dotata di un piccolo reostato.

Accessori [1] Reostato a manovella

Misure [1] 40 cm, 21 cm, 12 cm, [2] 14 cm, 10 cm, 11,5 cm

Materiali Ottone, carbone di storta, legno

Costruttore [2] A. Tarquini materiale scientifico, Roma

Periodo di costruzione 1935

Stato di conservazione [1] Buono, [2] Cattivo

Valore d’acquisto [1] 15 lire, [2] 175 lire

Collocazione Armadio 6

Acquisizione ultima 13/04/2010

Inventario [1] Comune 1940 n. 199, [2] Stato 1924-1960 n. 31

Archivio fotografico [1] EL 009, [2] EL 008

58


[1] L’arco voltaico è uno strumento

costituito da due elettrodi di carbone,

aventi la forma di bastoncini

appuntiti, collegati a un generatore

capace di fornire circa 10 A con la

differenza di potenziale di soli 50

V. I due elettrodi vengono messi a

contatto in modo che la corrente passi

a circuito chiuso. Per effetto Joule, gli

elettrodi si riscaldano a tal punto che

la corrente continua a passare anche

quando essi vengono allontanati di

pochi millimetri.

Infatti, il gas tra gli elettrodi raggiunge

la temperatura di circa 4.000 °C; a

tali temperature è quasi totalmente

ionizzato e diventa un ottimo

conduttore e si produce una scarica

luminosa, potente, bianchissima che

passa attraverso il vapore di carbonio.

L’arco Voltaico è un dispositivo basato

su un fenomeno scoperto all’inizio

dell’800 da H. Davy. Gli elettrodi si

consumano e si deformano: quello

negativo si appuntisce sempre più

e, per effetto delle punte, raggiunge

la massima densità di cariche,

l’elettrodo positivo si incava per la

violenza con la quale viene urtato

dagli ioni. L’arco voltaico è un caso

di conduzione dei gas con scarica

continua.

Elettrologia

59


Arganetto Elettrico

Mulinello elettrico

Accessori Macchina elettrostatica

Misure 18 cm (altezza)

9 cm (raggio), 3 cm (incurvatura)

Materiali Materiale isolante, ferro

Costruttore Officine Galileo,

Firenze

Periodo di costruzione

Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 20 lire

Su un sostegno isolante è applicato un arganetto con raggi

appuntiti e piegati tutti nello stesso verso; esso, posto a

contatto con un corpo elettrizzato, si mette a girare secondo

il principio di azione e reazione. Infatti a distanza di qualche

decimo di mm dalle estremità delle punte gli ioni dell’aria dello

stesso segno sono spinti in avanti,quelli di segno opposto

sono attirati, spingendo indietro le punte.

Si dimostra così il potere dispersivo delle punte.

Collocazione Armadio 6

Acquisizione ultima 20/02/09

Inventario Comune 1940 n.154

Archivio fotografico EL 010-011

60


Batteria di quattro bottiglie di Leyda

Condensatori in parallelo

Sono quattro bottiglie di Leyda che poggiano su una base di

legno ricoperta di stagnola, avente la funzione di collegare le

armature esterne tra loro. Le armature interne sono collegate

tra di loro tramite delle barrette di ottone che terminano

con delle sferette anch’esse in ottone. Questa disposizione

permette di avere quattro condensatori in parallelo.

Nei condensatori in parallelo la capacità totale è uguale alla

somma delle singole capacità

Accessori Eccitatore, catenella,

macchina elettrostatica

Misure 30 cm, 32 cm, 41 cm

Materiali Stagnola, vetro, ottone

Periodo di costruzione

Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 80 lire

Collocazione Armadio 6

Acquisizione ultima 06/02/2008

Inventario Comune 1940 n. 158

Archivio fotografico EL 012-014

Elettrologia

61


Batterie di accumulatori

Sono batterie del tipo 6. H. 4.

Sono apparecchi elettrici capaci di

immagazzinare notevoli quantità di energia

elettrica trasformandola in energia chimica

nella fase di carica(fase preparatoria) e

restituendola nella fase di scarica (fase utile).

Misure 39 cm, 15 cm, 20 cm

Materiali Legno, cellule elettrolitiche

Costruttore ditta società anonima G. Hensemberger,

Monza (Mi)

Periodo di costruzione I primi del Novecento

Stato di conservazione Cattivo

Valore d’acquisto [1] 554 lire, [2] 470 lire

Collocazione Armadio 1

Acquisizione ultima 03/02/2010

Inventario Stato 1924-1960 [1] n. 41, [2] n.19

Archivio fotografico EL 015-016

[1] Capacità 58 Ampère-ora,

tensione 12 Volt, carica Ampère 4.

[2] Capacità 60 Ampère-ora,

tensione 12 Volt, carica Ampère 4.

62


Bilancia di torsione di Coulomb

Grande bilancia magnetica

La bilancia è composta da una sferetta conduttrice che si

trova all’estremità di un’asta isolante, posta orizzontalmente e

controbilanciata; essa è appesa nel suo punto di equilibrio ad

un filo lungo e sottile, che è fissato al centro di un micrometro

che permette di variare la torsione di un certo angolo. La parte

mobile della bilancia ruota all’interno di un cilindro di vetro

che porta una scala circolare e che permette di determinare lo

spostamento angolare della sfera mobile rispetto a quella fissa,

ancorata al coperchio dell’apparecchio e disposta in modo da

accogliere le cariche elettriche provenienti da una bacchetta di

vetro strofinata.

Accessori Macchina elettrostatica

o bacchetta elettrizzata

Misure Base legno 26 cm

(diametro), base vetro 20 cm

(diametro), 48 cm (altezza

totale), cilindro vetro 19 cm

(altezza)

Materiali Legno, vetro, metalli

Inventore Coulomb

Costruttore Società italiana

apparecchi scientifici, Milano

Periodo di costruzione 1942

Stato di conservazione Cattivo

Valore d’acquisto 720 lire

Collocazione Armadio 8

Acquisizione ultima 05/03/2010

Inventario Stato 1924-1960 n.135

Archivio fotografico EL 017

Elettrologia

63


Bottiglia di Lane

È una bottiglia di Leyda la cui armatura interna termina con

una sferetta; poggia su una vaschetta cilindrica di metallo

su base di legno. Un supporto verticale in ebanite porta alla

sommità un’asta metallica con manico isolante terminante

all’altro estremo con una sfera conduttrice che può essere

avvicinata a piacere all’altra sfera. Esso è in contatto elettrico

con l’armatura esterna del condensatore mediante una

catenella metallica.

Accessori Generatore

Misure 25 cm, 17 cm (base);

23 cm (altezza)

Materiali vetro, legno, metallo

Inventore T. Lane

Costruttore Emilio Resti - Milano

Periodo di costruzione 1934

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 72 lire

Collocazione Armadio 1

Acquisizione ultima 04/03/2009

Inventario Stato 1924-1960 n.74

Archivio fotografico EL 018

64


Bottiglia di Leyda

con eccitatore universale

Condensatore

Lo strumento è formato da tre elementi separabili: un’armatura

interna cava in metallo di forma cilindrica, a cui è collegata

un’asta terminante con una sferetta;un recipiente cilindrico di

vetro, il cosiddetto dielettrico, e un’armatura esterna di metallo

sempre cilindrica a fondo chiuso. Per caricare la bottiglia di

Leyda si accosta ad una macchina elettrostatica la sferetta

che comunica con l’armatura interna e si collega l’armatura

esterna con la terra. La si può scaricare utilizzando l’eccitatore

che mette in contatto le due armature e provoca una scarica

luminosa e rumorosa.

La Bottiglia di Leyda è il più antico condensatore elettrico. La

sua invenzione tradizionalmente va attribuita al fisico olandese

Pieter Van Musschenbroeck,che le diede il nome della propria

città natale: Leyda, sede dell’università dove ricopriva la

cattedra di professore.

Accessori Eccitatore, macchina

elettrostatica

Misure 24 cm (altezza), 7 cm

(diametro)

Materiali Acciaio, vetro

Inventore Pieter Van

Musschenbroek

Periodo di costruzione

Antecedente 1940

Stato di conservazione Ottimo

Valore d’acquisto 80 lire

Collocazione Armadio 5

Acquisizione ultima 06/02/2008

Inventario Comune 1940 n. 201

Archivio fotografico EL 019-021

Elettrologia

65


Cassette di resistenze

Le cassette sono tre: due con resistenze da 10 ohm

a 5000 ohm, la terza con resistenze da 10000 ohm a

50000 ohm.

Esse prendono tale denominazione perché le

resistenze tarate sono raggruppate in apparecchi a

forma di cassette. Le resistenze di manganina sono

avvolte su rocchetti e sono ricoperte di materiale

isolante. Ogni rocchetto fa capo a due pezzi metallici

fra i quali si può inserire o no una chiave metallica;

accanto ad ogni foro è scritto il valore della resistenza

del rocchetto sottostante. Quando la chiave non

è inserita la corrente è obbligata a percorrere la

resistenza del rocchetto, quando è inserita, il rocchetto

viene escluso dal circuito. In pratica la resistenza

della cassetta è uguale alla somma delle resistenze

corrispondenti alle chiavette eliminate.

Accessori Generatore di corrente

Misure 24 cm, 36 cm, 10,5 cm,

10,5 cm, 23 cm, 10 cm

Materiali Legno, rocchetti di manganina,

chiavette di rame e ferro

Costruttore Emile Gerard ingenieurs

constructeurs, Liege

Periodo di costruzione Fine Ottocento

(dono dell’Ing. A. Centonze nel 1936)

Stato di conservazione Buono

Collocazione Armadio 6

Acquisizione ultima 26/03/2010

Inventario Comune 1940 n. 255-257

Archivio fotografico EL 022-024

66


Condensatore a cassetta

Misure 32 cm, 21 cm

Materiali Legno, ferro, ottone

Costruttore Societé

D’Esploitation des Cables

electriques Sisteme Berthoud

Borel Cortaillod. Suisse

Periodo di costruzione

Antecedente 1936

(dono dell’Ing A. Centonze)

Pezzo numerato n. 2060

Stato di conservazione Cattivo

Valore d’acquisto 5.000 lire

Collocazione Armadio, 6

Acquisizione ultima 13/04/2010

Inventario Comune 1940 n. 254

Archivio fotografico EL 025

È un condensatore contenuto in una cassetta rettangolare di

legno. Funziona come un normale condensatore. Capacità da

2,97 microfarad.

Conduttore a capacità variabile

Il conduttore è costituito da quattro cilindri coassiali inseribili

uno nell’altro e poggiati su una base isolante. Essi possono

essere estratti lungo il loro asse in modo da far variare la

superficie del conduttore e quindi la sua capacità. La capacità

passa da un valore minimo quando i cilindri sono tutti inseriti

uno nell’altro a un valore massimo quando i cilindri sono

estratti.

Accessori Macchina elettrostatica

Misure 50 cm (altezza),

20 cm (diametro della base)

Materiali Vetro, legno, zinco,

acciaio

Costruttore Popolizio Francesco

(Aiutante Tecnico)

Periodo di costruzione 1950

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 500 lire

Collocazione Armadio 16

Acquisizione ultima 14/03/2008

Inventario Stato 1961 n. 191

Archivio fotografico EL 026-028

Elettrologia

67


Conduttore cilindrico

Cilindro isolato per le esperienze di Faraday

Su un sostegno isolante è posto un conduttore cilindrico

che presenta in corrispondenza delle due estremità e della

regione mediana coppie di pendolini di sambuco. Avvicinando

un corpo carico al conduttore, per induzione si elettrizza; le

coppie di pendolini estremi divergono, quella di mezzo non

manifesta alcuna elettrizzazione.

Misure 26 cm, 3 cm (cilindro),

24,50 cm (altezza)

Costruttore Officine Galileo,

Firenze

Periodo di costruzione 1931

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 119,70 lire

Collocazione Armadio 6

Acquisizione ultima 16/04/2010

Inventario Stato 1924-1960 n. 56

Archivio fotografico EL 029

68


Elettroforo di Volta

Elettroforo perpetuo

Accessori Elettroscopio

a foglie d’oro

Misure 0,45 cm (spessore),

60 cm (diametro)

Materiali Resina, legno, ottone,

manico isolante

Inventore Alessandro Volta

Periodo di costruzione 1930

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 75 lire

Collocazione Armadio 6

Acquisizione ultima 06/02/2008

Inventario Stato 1924-1960 n.129

Archivio fotografico EL 030-033

L’elettroforo di Volta è la più semplice macchina ad induzione,

ideata da Volta nel 1775. È costituita da un disco di ebanite,

detto schiacciata, su cui poggia un disco metallico detto scudo,

munito di un manico isolante. La schiacciata si elettrizza

negativamente strofinandola con pelle di daino (una volta si

usava pelle di gatto). Si poggia successivamente sopra di essa

lo scudo; le due superfici si toccano in pochi punti perché non

combaciano perfettamente e in conseguenza si comportano

come due piani vicinissimi ma staccati e si elettrizzano

per induzione. La facciata inferiore dello scudo si carica

positivamente, quella superiore negativamente. Toccando

quest’ultima, l’elettricità negativa si disperde al suolo e lo

scudo resta carico positivamente. Prendendo lo scudo per il

manico isolante ed avvicinandogli la nocca dell’indice dell’altra

mano, otteniamo scintille. L’operazione può essere ripetuta

molte volte ricavando sempre molte scintille senza strofinare

ulteriormente la schiacciata perché la sua carica iniziale rimane

quasi costante.

Ideato da Volta nel 1775, rappresenta una delle macchine

elettrostatiche ad induzione in grado di accumulare e separare

cariche elettriche. Grazie alla sua semplicità costruttiva e

di funzionamento l’elettroforo di Volta ha goduto di grande

popolarità ed è stato realizzato in molte versioni. Presente

puntualmente in tutti i manuali dell’epoca con le istruzioni per

costruirlo. Nella versione originale Volta realizzò la schiacciata

con una miscela riscaldata di resina trementina, cloroformio e

cera, che veniva poi versata e spianata nel piatto metallico.

Elettrologia

69


Elettroscopio a foglie d’oro

L’elettroscopio a foglie d’oro è un semplice

dispositivo per rilevare la carica elettrica di un corpo.

Il suo funzionamento si basa su una delle proprietà

fondamentali dell’elettrostatica: corpi dotati di carica

elettrica dello stesso segno si respingono.

Per costruire un elettroscopio: occorrono un’asticella

rigida in metallo, un vaso di vetro trasparente con

coperchio di materiale isolante, due lamine sottili

e flessibili in oro, (il più malleabile fra i metalli). Le

due foglioline di oro sono incollate all’estremità

dell’asta inserita nel vaso di vetro. Appena si avvicina

all’elettroscopio un corpo carico, le foglioline di oro

divergono.

Alessandro Volta propose dispositivi dotati di una

scala graduata a zero centrale, incisa o incollata sul

vetro della campana, che permettevano di misurare

l’angolo di deflessione delle foglioline.

Accessori Elettroforo di Volta

Misure 32 cm (altezza), 11 cm (diametro)

Materiali Acciaio, vetro

Inventore Abraham Bennet

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 15 lire

Collocazione Armadio 5

Acquisizione ultima 19/02/2008

Inventario Comune 1940 n. 212

Archivio fotografico EL 034-035

70


Elettroscopio condensatore

a due foglie d’oro

La cassa metallica cilindrica è isolata, ma è munita

di un uncino inferiore per la messa a terra. Il piattello

condensatore deve essere sempre sostenuto per il

cappelletto di ebanite con cui termina la colonnina

di vetro. Il dielettrico, da interporre tra i due piattelli,

è un sottile disco di vetro. Si carica il condensatore

o strofinando un’armatura o caricandola con

la macchina di Wimshurst. Dopo aver caricato

l’elettroscopio si dimostra che la capacità di un

condensatore dipende dalla superficie della armatura

affacciata, dal dielettrico e dalla messa a terra

dell’armatura esterna.

L’artificio consiste nel far variare considerevolmente

la capacità del condensatore agendo sull’armatura

mobile. Alessandro Volta fece uso dell’elettroscopio

condensatore per mostrare che la differenza di

potenziale che si genera fra due metalli non è di natura

animale, ma è un fenomeno dipendente dai metalli

utilizzati.

Accessori Macchina di Wimshurst

Misure 35 cm, 18 cm

Materiali Acciaio, vetro

Inventore Alessandro Volta

Periodo di costruzione 1927

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 330 lire

Collocazione Armadio 5

Acquisizione ultima 19/02/2008

Inventario Stato 1924-1960 n. 40

Archivio fotografico EL 036-037

Elettrologia

71


Elettroscopio

condensatore ad una foglia

Cassa metallica rettangolare con pareti di vetro a scala

graduata posta nell’interno. La foglia è sostenuta da una

lamina isolata, terminante con una vite, sulla quale si possono

applicare una sfera o un piattello.

Un’altra lamina isolata, girevole e comandata dall’esterno,

protegge la foglia e modifica la sensibilità dell’apparecchio.

Accessori Macchina di Wimshurst

Misure 12 cm, 22 cm, 23 cm

Materiali Acciaio, vetro, legno

Costruttore Officine Galileo,

Firenze

Pezzo numerato n. 123303

Inventore Alessandro Volta

Periodo di costruzione 1927

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 29,9 lire

Collocazione Armadio 5

Acquisizione ultima 20/02/2008

Inventario Stato 1924-1960 n. 52

Archivio fotografico EL 038-041

Emisferi di Cavendish

Lo strumento è costituito da una sfera metallica sostenuta da un piede

isolante e da due calotte metalliche munite di impugnature isolanti e

di misure tali da combaciare perfettamente alla sfera. Si carica la sfera

e la si racchiude nei due emisferi,scarichi, in modo che la tocchino.

Allontanati simultaneamente i due emisferi, un elettroscopio evidenzia

che la sfera è scarica e le calotte elettrizzate.

L’esperimento serve per dimostrare la disposizione delle cariche

elettriche esclusivamente sulla superficie esterna del conduttore.

Accessori Macchina elettrostatica, elettroscopio

Misure Sfera 10 cm (diametro), Emisferi 11 cm

(diametro)

Materiali Metallo, isolante

Costruttore Leybold

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 10.000 lire

Collocazione Armadio 1

Acquisizione ultima 20/02/2009

Inventario Stato 1981 n. 622

Archivio fotografico EL 042-043

72


Gabbia di Faraday o schermo elettrico

Cuffia di Faraday

Lo strumento è un cilindro di rete metallica con copertura

piana,appoggiato su una base di legno. Si pone al suo

interno un elettroscopio e la rete esterna a contatto di una

macchina elettrostatica. Mentre le strisce di carta applicate

sulla superficie della gabbia si alzano violentemente, le foglie

dell’elettroscopio restano immobili.

L’esperienza dimostra che una superficie metallica chiusa

costituisce uno schermo elettrico assoluto.

Accessori Elettroscopio,

macchina elettrostatica

Misure Gabbia 22 cm (diametro),

35,5 cm (altezza)

Base di legno 25 cm (diametro)

Materiali Ferro, legno

Inventore Faraday

Costruttore Officine Galileo,

Firenze

Periodo di costruzione 1929

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 68 lire

Collocazione Armadio 6

Acquisizione ultima 11/02/09

Inventario Stato 1924-1960 n. 51

Archivio fotografico EL 044-046

Elettrologia

73


Grande bottiglia di Leyda

Condensatore a damigiana

Lo strumento è un contenitore di vetro a forma di damigiana.

Esso è coperto da un rivestimento metallico all’interno e da

un altro simile all’esterno (armatura). L’armatura interna si

collega all’elettrodo di un generatore elettrostatico tramite

un conduttore sferico; il vetro funge da dielettrico, l’armatura

esterna si carica per induzione.

Anche la grande bottiglia di Leyda funge da accumulatore di

cariche elettriche. Tale condensatore possiede una capacità

elettrica piuttosto elevata.

Misure 80 cm (altezza), 45cm (diametro)

Materiali Stagnola, vetro, ottone

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 25 lire

Collocazione Armadio 6

Acquisizione ultima 06/02/2008

Inventario Comune 1940 n. 160

Archivio fotografico EL 047-048

74


Macchina elettrostatica di Ramsden

Macchina a strofinio di Ramsden

La macchina elettrostatica inventata da J. Ramsden nel 1766

rappresenta un tipo di macchina elettrostatica a strofinio.

È formata da un disco di vetro girevole intorno ad un asse e

stretto fra due coppie di cuscinetti di crine, rivestiti di cuoio

e spalmati di bisolfuro di stagno. Il disco passa tra due

conduttori, detti pettini. Durante la rotazione il disco di vetro

si elettrizza positivamente per strofinio contro i cuscinetti, i

quali si caricano negativamente. Per induzione sulle punte dei

pettini si accumula elettricità negativa e nelle parti più lontane

elettricità positiva. Per il potere delle punte l’elettricità negativa

presente sui pettini neutralizza quella positiva presente sul

disco. Sui pettini resta soltanto l’elettricità positiva che viene

raccolta da grossi conduttori orizzontali, i quali, nel loro

insieme costituiscono il collettore della macchina.

Misure 198,05 cm (lunghezza),

88 cm (larghezza), 224 cm

(altezza)

Materiali Vetro; cuoio; ottone;

legno;

Inventore Jesse Ramsden

Stato di conservazione Discreto

Valore d’acquisto 500 lire

Collocazione Armadio A

Acquisizione ultima 01/04/2008

Inventario Comune 1940 n. 150

Archivio fotografico EL 049-052

Nella macchina di Ramsden l’elettrizzazione si ottiene

mediante strofinio tra vetro e cuscinetto; si ricorre poi

all’induzione per raccogliere la carica sul collettore. In un

primo momento lo strofinio era realizzato premendo il palmo

asciutto della mano contro il disco di vetro. Il cuscinetto

di cuoio fu introdotto successivamente dal tedesco Johann

Heinrich Winkler.

Elettrologia

75


Macchina elettrostatica

di Wimshust

La macchina di Wimshurst è

composta da due dischi isolanti di

plexiglass che ruotano su due piani

paralleli in verso opposto, attorno ad

un asse orizzontale. Le facce interne

sono molto vicine ma non si toccano;

su quelle esterne sono disposte

radialmente strisce di stagnola

(settori). Due coppie di pettini

abbracciano entrambi i dischi alle

estremità di un diametro orizzontale

e comunicano con due conduttori

metallici terminanti con una

pallina(poli della macchina). Inoltre

due coppie di spazzolini metallici

strofinano sui settori di ciascun disco.

Le cariche positive e negative che si

vengono a creare sui settori vengono

raccolte,mediante i pettini, nelle

bottiglie di Leyda ad essi collegate.

La macchina elettrostatica di

Wimshurst è l’ultima in ordine di

tempo delle macchine elettrostatiche

ad induzione.

[2] Con custodia

[1] Con dischi di ebanite

Misure [1] 32 cm, 17 cm, 36 cm, 26 cm

(diametro) [2] 60 cm, 31 cm, 66 cm

Materiali

[1] Dischi di materiale compresso

insensibili alla luce e al calore

[2] Plexiglas, legno, vetro, acciaio, carta

stagnola

Inventore James Wimshurt

Costruttore [1] Ditta Iginio Martini-Trento

[2] T. Ferdinand Ernecke, Berlino

Periodo di costruzione Primi ’900

Stato di conservazione Mediocre

Valore d’acquisto [1] 70 lire, [2] 150 lire

Collocazione Armadio 5

Acquisizione ultima 06/02/2008

Inventario [1] Comune 1940 n.207

[2] Comune 1940 n. 153

Archivio fotografico [1] EL 053, [2] EL 054

76


Pendolino elettrico orizzontale

Lo strumento è costituito da un sostegno in

legno con due supporti orizzontali fissi in grado

di regolare la tensione dei due fili a contrasto.

Il pendolino di sambuco è applicato all’estremità

di una sottile asticella isolante, che la speciale

sospensione riporta costantemente nella

posizione iniziale. Dispositivo per realizzare

esperienze qualitative elettrostatiche.

Misure 23 cm, 12,5 cm (base),

23 cm (altezza)

Materiali legno, filo di seta

sottilissimo

Costruttore Tecnico di laboratorio

Sig. Popolizio Francesco

Periodo di costruzione 1955

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 500 lire

Collocazione Armadio 6

Acquisizione ultima 23/04/2010

Inventario Stato 1961 n. 175

Archivio fotografico El 089

Pila di Volta

Coppia di Volta

Lo strumento è costituito da un recipiente di vetro, una lastra

di zinco e una di rame. Queste lastre pescano nell’acqua

acidulata e sono collegate mediante morsetti ai fili di rame che

portano corrente.

Il passaggio della corrente si manifesta con l’accensione della

lampadina.

Tale dispositivo sostituì la pila a colonna, il cui funzionamento

si era rivelato ben poco soddisfacente.

Accessori Soluzione elettrolitica,

lampadina

Misure 11 cm, 21 cm, 19 cm

Materiali Vetro, rame, zinco

Inventore Alessando Volta

Periodo di costruzione 1935

Stato di conservazione Mediocre

Valore d’acquisto 5 lire

Collocazione Armadio 2

Inventario Comune 1940 n. 165

Archivio fotografico EL 055

Elettrologia

77


Tipi di pile

La pila a colonna consiste in una serie di alcune

coppie di dischi di zinco e di rame saldati tra loro e

separate,ciascuna, da un disco di panno inumidito con

acqua e acido solforico.

I dischi sono impilati in un’asta centrale di ottone,

serrata superiormente da un disco di legno con

pomello. La base della pila, che deve essere isolante,

è di legno. Sempre isolanti sono le tre astine di legno

che racchiudono i dischi. All’estremità superiore della

pila si trova un disco di rame (polo negativo), a quella

inferiore un disco di zinco (polo positivo). Ai poli sono

fissati due ganci per il collegamento con i reofori che

vanno a chiudere il circuito.

Le pile costituiscono un corposo capitolo di quella

branca delle chimica che studia le relazioni tra

elettricità ed effetti chimici e sono anche dispositivi

indispensabili per lo studio dei fenomeni elettrici.

Misure [1] 24 cm (altezza), 7 cm (diametro),

[2] 7 cm (altezza), 13-5,8 cm (diametri),

[3] 95 cm, 38 cm, 100 cm,

[4] 18 cm (altezza), 11 cm (diametro),

[5] 28 cm (altezza), 15 cm (diametro),

[6] 25 cm (lunghezza), 4,2 cm (diametro),

[7] 26 cm (altezza), 13 cm (diametro),

[8] 23 cm (altezza), 12 cm (diametro)

Materiali Legno, rame, zinco, panno di

stoffa, soluzione elettrolitica, porcellana

Inventore Alessandro Volta

Costruttore Officine Galileo, Firenze

Periodo di costruzione 1927-1928, 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 30 lire, 5 lire, 5 lire, 5 lire,

5 lire, 5 lire, 290 lire, 36,25 lire

Collocazione Armadio 1

Acquisizione ultima 13/04/10

Inventario Comune 1940 [1] n. 164

[2] n. 166, [3] n. 167, [4] n. 168, [5] n. 171,

Stato 1924-1960 [6] n. 39, [7] n. 44

Archivio fotografico [1] EL 056, [2] EL 057,

[3] EL 067-067, [4] EL 058-059, [5] EL 062,

[6] EL 063, [7] EL 060-061,

[8] EL 064-065

[1] Pila di Volta a colonna

[2] Un elemento di Volta [3] Pila di Wallaston

78


[4] Pila di Daniell [5] Pila Leclanchè

[6] Pila a secco Zamboni

[7] Pila Grenet

[8] Pila tipo Leclanché

Elettrologia

79


Pistola di Volta

La pistola di Volta ha la forma di

un’ampolla di ottone, all’interno

della quale si introduce una miscela

detonante formata da idrogeno e

da ossigeno. Il tutto viene chiuso

ermeticamente con un tappo di

sughero che ha la funzione di valvola

di sicurezza. Tale dispositivo presenta

un’astina di ottone, isolata dalle pareti

laterali dell’apparato per mezzo di

un tappo di gomma che assicura

isolamento e tenuta. La parte dell’asta

conduttrice che dà verso l’esterno

termina con una sfera d’ottone,

mentre quella all’interno del vaso

metallico termina con una punta a

breve distanza dalla parete metallica

del dispositivo. Avvicinata alla sferetta

esterna una macchina elettrostatica e

generata la scarica elettrica, questa si

trasmette nel suo interno generando

l’esplosione.

Accessori Macchina elettrostatica

Misure 11 cm ( max diametro),

19 cm (altezza)

Materiali Ottone, sughero

Inventore Alessando Volta

Periodo di costruzione

Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 20 lire

Collocazione Armadio 1

Acquisizione ultima 15/03/2010

Inventario Comune 1940 n. 156

Archivio fotografico EL 069

Ponte a filo di Wheatstone

a corsoio

Questo modello può usarsi per misurare correnti. Sulla base

di legno è teso un filo calibrato di argentana, che poggia sopra

una scala millimetrica di un metro. Sul filo scorre un corsoio

di contatto munito di tasto e disposto in modo opportuno.

Due grossi fili di rame applicati inferiormente completano il

rettangolo e portano ai morsetti della resistenza incognita,

della resistenza tarata e della pila.

Accessori Generatore di corrente

Misure 105 cm, 8,5 cm 12,5 cm

Materiali Legno, Argentana, Rame,

Ottone

Inventore Wheatstone

Periodo di costruzione Antecedente

1940

Stato di conservazione Mediocre

Valore d’acquisto 150 lire

Collocazione Armadio 1

Acquisizione ultima 01/06/2010

Inventario Comune 1940 n. 136

Archivio fotografico EL 090

80


Pozzo di Faraday

o pozzo cilindrico

Pozzo di Beccaria- Faraday

Accessori Macchina elettrostatica

Misure cilindro 13,5 cm (altezza),

9 cm (diametro),

44,35 cm(altezza totale)

Materiali Metallo, supporto

isolante

Costruttore Officine Galileo,

Firenze

Periodo di costruzione 1931

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 119,70 lire

Collocazione Armadio 6

Acquisizione ultima 15/07/10

Inventario Stato 1924-190 n. 56

Archivio fotografico El 088

Lo strumento comprende un vaso metallico isolato, con

gancetto da collegare ad un elettroscopio, un coperchio a

doppia parete che si adatta all’orlo del cilindro e sostiene una

sfera isolata metallica. Mediante una bacchetta scorrevole

a frizione e munita di una impugnatura di ebanite, la sfera

può essere spinta in basso fino a toccare il fondo. Stabilita la

comunicazione tra il cilindro ed un elettroscopio a foglie, si

carica la sfera e si poggia il coperchio sul bicchiere metallico.

Le foglie divergono e la loro apertura non dipende dalla

posizione della sfera, né dalla presenza di altri corpi neutri

all’interno.

Elettrologia

81


Quadro di Franklin

L’apparecchio è un modello di condensatore

piano su lastra di vetro con facce parzialmente

ricoperte da sottili lamine metalliche scabre.

Una delle armature è prolungata da una

striscia metallica sino a raggiungere l’orlo

della lastra. Caricando l’altra armatura, mentre

si regge il quadro per l’orlo gommalaccato, si

ottiene dalla scarica una piccola scintilla, con

effetto fisiologico insignificante. Se, invece, il

quadro viene sorretto per l’orlo attraversato

dalla striscia di stagnola, la scarica è notevole

ed è accompagnato da un effetto fisiologico

violento.

Un telaio di legno sostiene il condensatore.

Accessori Macchina elettrostatica

Misure 47,5 cm (larghezza), 67 cm (altezza)

Materiali Cornice di legno, Vetro, lamine metalliche

Inventore Franklin

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Mediocre

Valore d’acquisto 25 lire

Collocazione Armadio B

Acquisizione ultima 03/02/2010

Inventario Comune 1940 n. 157

Archivio fotografico EL 070

82


Reostato a cursore

Un reostato a cursore è una resistenza variabile. Esso è

costituito da un sostegno isolante (nel caso illustrato a sezione

rettangolare) sul quale è avvolto un filo ‘nudo’a spire molto

strette ma non a contatto; questo filo è in genere di materiale

ad alta resistività (manganina o argentana) con gli estremi

terminanti su due morsetti. Un cursore o contatto strisciante

può scorrere lungo tutto l’avvolgimento in modo da includere

nel tratto percorso da corrente un numero più o meno elevato

di spire.

Misure 25 cm, 5 cm, 15 cm

Materiali Ottone, materiale

conduttore, ferro

Periodo di costruzione 1930

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 2.415 lire

Collocazione Armadio 5

Acquisizione ultima 21/04/2009

Inventario Stato 1981 n. 356

Archivio fotografico EL 071

Reostato a manovella

Il reostato a manovella è un apparecchio che

risale alla fine dell’ottocento. È costituito

da più resistenze a spirale collegate in serie

tramite cavi, montate su un telaio chiuso

da una griglia traforata. La resistenza

complessiva del reostato varia ruotando la

manovella e inserendo o disinserendo le

diverse spirali.

Questo tipo di reostato si usa attualmente per

alimentare l’arco Voltaico.

Accessori Generatore di corrente

Misure 57 cm, 31 cm, 13 cm

Materiali Acciaio, legno

Inventore Filippo de Palma

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 150 lire

Collocazione Armadio 17

Acquisizione ultima 21/04/2009

Inventario Comune 1940 n. 197

Archivio fotografico EL 072-073

Elettrologia

83


Rete metallica flessibile

Accessori Macchina elettrostatica

Misure 29 cm, 9,5 cm, 27 cm

Materiali Ottone, rame e

pendolini di carta

Costruttore Officine Bernardi

Periodo di costruzione 1939

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 100 lire

Collocazione Armadio 5

Acquisizione ultima 21/04/09

Inventario Stato 1924-1960 n. 123

Archivio fotografico EL 074

Una rete di ottone pieghevole è munita sulle due facce di

numerose strisce di carta velina colorate in modo differente. La

rete è sostenuta da due piedi isolanti molto pesanti, in modo

che essa conservi la forma che le si dà, e cioè piana, concava

ad S. Con una catenella si unisce la rete col conduttore di

una macchina elettrostatica, e si osserva che nel primo caso

(rete piana) le strisce di carta si sollevano sulle due facce;

nel secondo caso si sollevano solo quelle della faccia esterna

(superficie convessa), e con opportuna rotazione dei sostegni

sul loro asse, durante l’esperienza si può rovesciare la rete e

allora si vedranno alzarsi le strisce che prima erano basse e

viceversa; nel terzo caso, della stessa faccia metà delle strisce

si alzeranno e metà rimarranno basse. Questo apparecchio

molto semplice è il più sicuro e comodo per dimostrare che

la carica elettrica si distribuisce sulla superficie esterna dei

conduttori.

84


Scala delle rarefazioni

Tubi a raggi catodici

Accessori Rocchetto di Ruhmkorff

Misure 38 cm (altezza), 19 cm

(larghezza)

Materiali Vetro, legno (una

minima parte in rame)

Costruttore Officine Galileo,

Firenze

Periodo di costruzione 1925

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 170 lire

Collocazione Armadio 1

Acquisizione ultima 14/03/2008

Inventario Stato 1924-1960 n.14

Archivio fotografico EL 075-078

È costituita da sei tubi, contenenti gas a pressioni diverse,

montati su un pannello posto verticalmente su una base

lignea. I tubi sono tenuti in basso da un nastro metallico con

serrafilo posto sulla base, in alto da singole lamine metalliche

ancorate al pannello. I tubi si eccitano tramite il rocchetto di

Ruhmkorff e all’interno si formano scariche a scintilla diverse

per intensità e per forma: dalla scintilla singola si passa alla

scintilla multipla e silenziosa fino alla formazione di raggi

catodici.

Il grado di rarefazione dei singoli tubi e gli aspetti

corrispondenti della scarica sono:

1) 40 mm di Hg; 2) 10 mm di Hg; 3) 6 mm di Hg; 4) 3 mm di

Hg; 5) 0,15 mm di Hg; 6) 0,01 mm di Hg.

Elettrologia

85


Termometro di Riess

Accessori Macchina elettrostatica

Misure 11 cm, 43 cm. 20 cm.

Materiali Legno, vetro,

goniometro di acciaio

Inventore P. T. Riess

Costruttore Officine Galileo,

Firenze

Periodo di costruzione 1938

Stato di conservazione Mediocre

Valore d’acquisto 195 lire

Collocazione Armadio 1

Acquisizione ultima 16/03/2010

Inventario Stato 1924-1960 n.122

Archivio fotografico EL 079

Un pallone di vetro è saldato ad un tubo sottile che termina

in un imbuto. Il palloncino è attraversato, secondo il diametro

orizzontale, da una spirale di argentana, terminante con due

serrafili esterni, per mezzo dei quali la si collega alla macchina

elettrostatica. Il tubo è montato su un sostegno di legno

inclinabile a cerniera sul piano della base. Introducendo nel

tubo un liquido colorato e mettendo in azione la macchina

elettrica, si osserva lo spostamento della colonna liquida per

l’effetto Joule. Lo strumento può servire anche per rivelare

deboli correnti.

È adatto a mostrare gli effetti termici

della scarica elettrica

Tubo con filo arroventabile

Accessori Generatore di corrente

Misure 30 cm ( lunghezza), 2 cm (diametro)

Materiali Vetro, filo metallico,acciaio

Periodo di costruzione 1924

Stato di conservazione Mediocre

Valore d’acquisto 105 lire

Collocazione Armadio 3

Acquisizione ultima 15/07/10

Inventario Stato 1924-1960 n. 11

Archivio fotografico El 086-087

Un filamento sottilissimo è posto in un

tubo di vetro nel quale viene creato il vuoto

per evitarne la combustione. Al passaggio

della corrente il filo si riscalda a tal punto da

diventare incandescente.

L’apparecchio permette di verificare l’effetto

termico e luminoso della corrente.

86


Vaschetta per bagno galvanico

Apparecchio per la galvanostegia

Elemento galvanico a vasca

In una cella elettrolitica sono immersi due elettrodi: al catodo

si pone l’oggetto da ricoprire, mentre all’anodo il metallo che

deve essere depositato. L’elettrolita è una soluzione acquosa

di un sale del metallo pregiato. A questi due elettrodi viene

data una differenza di potenziale mediante un generatore di

corrente. In tali condizioni i cationi del metallo da depositare si

muoveranno verso il catodo, mentre gli anioni si muoveranno

verso l’anodo. Il catodo, così, viene lentamente ricoperto da un

sottile strato del metallo pregiato e l’anodo viene consumato

rilasciando ioni in soluzione

La galvanostegia è un processo elettrochimico con il quale è

possibile ricoprire un oggetto metallico con un metallo più

pregiato. (es. oro-argento-rame-nickel, etc).

Accessori Generatore di corrente

oggetto di metallo da ricoprire

Misure 29 cm, 23 cm, 6 cm

Materiali Legno, vetro, rame,

carboni di storta

Periodo di costruzione 1935

Stato di conservazione Ottimo

Valore d’acquisto 15 lire

Collocazione Armadio 1

Acquisizione ultima 11/02/2008

Inventario Comune 1940 n. 217

Archivio fotografico EL 080

Elettrologia

87


Voltametro

Accessori Alimentatore a bassa tensione

Misure 15 cm (larghezza), 20 cm (altezza)

21cm (lunghezza)

Materiali Vetro, legno e metallo

Inventore Bertram

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 15 lire

Collocazione Armadio 1

Acquisizione ultima 14/03/2008

Inventario Stato 1940 n. 176

Archivio fotografico EL 081

L’apparecchio è montato su una base in legno ed è

composto da una vaschetta in vetro sostenuta da

una ghiera di legno; il fondo della vaschetta ha due

elettrodi di platino. Sui due elettrodi sono poste due

campanelle (provette).

Nella vaschetta si versa dell’acqua acidulata e poi

si riempiono le due provette con la stessa acqua.

Tenendole chiuse con un dito si capovolgono e si

immergono nel liquido della vaschetta ponendoli

sopra gli elettrodi. Si collegano gli elettrodi ad un

generatore di 4-6 Volt e si ottiene l’elettrolisi. Al polo

negativo si sprigionerà idrogeno e, al polo positivo,

ossigeno.

88


Voltametro di Hoffmann

L’apparecchio è posto su un treppiede con

sostegno metallico e livellatore scorrevole

sull’asta. Il voltametro è dotato di elettrodi di

platino montati su tappi di gomma che fanno

capo, mediante spiraline, ai due serrafili fissati

sul treppiede. Esso è utilizzato per raccogliere

gli aeriformi che si sviluppano durante il

fenomeno dell’elettrolisi.

Accessori Alimentatore corrente

continua

Misure 77 cm, 19 cm

Materiali Vetro, acciaio, platino

Inventore Hoffmann

Periodo di costruzione 1925

Stato di conservazione Cattivo

Valore d’acquisto 225 lire

Collocazione Armadio 15

Acquisizione ultima 14/02/2008

Inventario Stato 1924-1960 n.21

Archivio fotografico EL 082

Elettrologia

89


Voltmetri

È uno strumento che serve per misurare

la differenza di potenziale ai capi di un

conduttore. Si tratta di un amperometro a

cui è collegata in serie una grossa resistenza;

la differenza di potenziale si ottiene

moltiplicando la misura della corrente che lo

attraversa per il valore della resistenza.

La scala (in alcuni casi doppia) del voltmetro

è tarata in modo da leggere direttamente il

valore della differenza di potenziale.

Pezzi mancanti La resistenza interna è bruciata

Misure [1] 15.5 cm, 6.4 cm, 15.0 cm (500 V), [2] 22.5

cm, 16.5 cm, 15 cm, (200 V), [3] 24 cm (diametro),

19 cm (altezza)

Materiali Legno, ottone, metallo e vetro

Costruttore [1] [2] Strumenti di misura CGS, Monza

(Mi), [3] Ditta Hartmann e Braun Frankfurt A/M

Pezzo numerato n. 71199

Periodo di costruzione Prima metà del Novecento

Stato di conservazione [1] [2] Buono, [3] mediocre

Valore d’acquisto [1] [2] 3000 lire, [3]

Collocazione Armadio 6

Acquisizione ultima 23/02/2010

Inventario [1] [2] Stato 1961 n.155,

[3] Comune 1940 n. 194

Archivio fotografico EL 083-084

90


Voltmetro in cassetta

di custodia

È uno strumento che serve per misurare la

d.d.p. ai capi di un conduttore. Si tratta in

sostanza di un amperometro a cui è collegata

in serie una grossa resistenza; la d.d.p. si

ottiene moltiplicando la misura della corrente

che lo attraversa per il valore della resistenza.

La scala del voltmetro (0 V-250 V) è tarata in

modo da leggere direttamente il valore della

differenza di potenziale.

Il voltmetro viene sempre collegato in

parallelo al circuito.

Misure 17,5 cm (diametro), 26 cm, 13 cm, 29 cm

(cassetta)

Materiali Legno, ottone e vetro

Costruttore Ditta Società elettrotecnica italiana,

Torino

Pezzo numerato n. 62804

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Mediocre

Valore d’acquisto 150 lire

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 23/02/2010

Inventario Comune 1940 n 196

Archivio fotografico EL 085

Elettrologia

91


L’elettromagnetismo è la parte della fisica

che studia le relazioni intercorrenti tra fenomeni elettrici

e fenomeni magnetici.

Alla domanda: “che cosa è la teoria di Maxwell?”

non conosco una risposta più breve e più definita della seguente:

“la teoria di Maxwell è il sistema di equazioni di Maxwell”.

[H. Hertz, 1892]

92


elettromagnetismo

93


Ago magnetico di inclinazione

Una forcella di ottone sostiene un ago

magnetico girevole nel piano di un disco

graduato. La forcella è applicabile a un

treppiede di ottone e può essere fissata in

posizione orizzontale o verticale, in modo

da misurare l’inclinazione o la declinazione

magnetica.

Viene usato per illustrare le caratteristiche

essenziali del campo magnetico terrestre.

Misure 24 cm (altezza), 9 cm (diametro disco),

7 cm (ago)

Materiali Ottone, ferro

Costruttore Officine Galileo, Firenze

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Ottimo

Valore d’acquisto 25 lire

Collocazione Armadio 5

Acquisizione ultima 7/01/2009

Inventario Comune 1940 n.210

Archivio fotografico EM 001

94


Apparato di Tesla

L’apparecchio è formato dai seguenti elementi:

- un condensatore collegato ad uno spinterometro, protetto da

una scatola di ebanite;

- un trasformatore;

- due sostegni isolanti con supporti per due anelli di rame di

diametro diversi o per due aste con ciuffetti in metallo

- un portalampada chiuso su due spire isolate di filo di rame.

Il trasformatore è costituito da due rocchetti (primario e

secondario) ben isolati a causa delle elevate tensioni. Quando

si genera la scintilla attraverso lo spinterometro si ottiene un

circuito oscillante ad alta frequenza e quindi agli estremi del

rocchetto secondario una elevata differenza di potenziale ad

alta frequenza. Tra gli effetti si possono osservare l’effluvio

di cariche che sfuggono da un anello all’altro oppure

l’illuminazione di un tubo di Geissler o di un lampadina poste

vicino al secondario senza alcun contatto.

Accessori Rocchetto d’induzione

Misure 50 cm, 30 cm

Materiali Legno, vetro, rame,

ottone, acciaio

Inventore Nikola Tesla

Costruttore Max kohl

A.G.Welkstatten for Plazisionsme

Chanik Chemnitz i.sa.

Periodo di costruzione 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 400 lire

Collocazione Armadio 1

Acquisizione ultima 06/02/2008

Inventario Comune 1940 n. 178

Archivio fotografico EM 002

L’illuminazione del tubo di Geissler e della lampadina prova

che, oltre al campo elettrico, esiste anche un campo magnetico

variabile.

elettromagnetismo

95


Apparato per l’induzione

elettromagnetica

L’apparato è costituito da due rocchetti

cavi che si inseriscono l’uno nell’altro e da

un nucleo di ferro dolce che si fa scorrere

rapidamente nella cavità. Se si collega il

rocchetto interno con un generatore e quello

esterno con un galvanometro, si può ottenere

corrente indotta o muovendo un rocchetto

dentro l’altro, o introducendo ed estraendo

rapidamente dalla cavità il pezzo di ferro

dolce, oppure mettendo un rocchetto dentro

l’altro e aprire e chiudere il circuito con un

interruttore.

Accessori Galvanometro, generatore di corrente.

Misure Nucleo di ferro 15 cm (altezza),

Rocchetto interno 5,5 cm (diametro),

20,5 cm (altezza), Rocchetto esterno

7,7 cm (diametro), 12 cm (altezza)

Materiali Legno, ferro dolce e fili conduttori rivestiti

di materiale isolante

Inventore Costruttore Ditta Nigra

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Ottimo

Valore d’acquisto 50 lire

Collocazione Armadio 5

Acquisizione ultima 26/01/2010

Inventario Comune 1940 n. 198

Archivio fotografico EM 003-006

96


Apparato per la dimostrazione

della propagazione delle onde di Hertz

[1] Oscillatore di Hertz. L’apparecchio, ideato da Hertz, è

uno strumento capace di produrre oscillazioni molto rapide.

È formato da due aste metalliche in posizione orizzontale,

le quali terminano con due sferette separate da un breve

spazio regolabile. Caricate le sferette mediante un rocchetto

di Ruhmkorff, ad ogni interruzione del circuito primario, si

desta tra esse una tensione sufficiente a produrre la scarica

oscillatoria. Successive interruzioni generano treni d’onda

più o meno intervallati. Per rivelare le onde hertziane si usa il

risonatore, spinterometro a forma di spira, posto nel campo

elettromagnetico e opportunamente orientato e, se è in buona

risonanza con l’oscillatore, tra le sferette scocca una scintilla.

[2] Specchi. Due specchi cilindrico-parabolici, aventi lungo la

linea focale un oscillatore tipo Righi e un coherer, permettono

di eseguire le note esperienze di elettro-ottica sulle onde

hertziane: propagazione rettilinea, riflessione e rifrazione.

Pezzi mancanti campanello

Accessori Rocchetto di

Ruhmkorff, due spire, due lastre

(una scura, l’altra speculare),

telaio con fili metallici paralleli,

campanello

Misure [1] Oscillatore 22 cm

(lunghezza), 11cm (altezza),

12,5 cm (larghezza), Lastre

9,5 cm, 9,5 cm; Spire 22 cm,

13 cm, 13 cm [2] Specchi 44 cm

(larghezza), 30 cm (altezza),

19 cm (profondità)

Materiali Legno, acciaio

Inventore Hertz-Righi

Costruttore [1] Max Kohl A.G.

Chemnitz i.Sa.,

[2] Ferdinand Ernecke, Berlino

Periodo di costruzione [1] 1913,

[2] 1902

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto [1] 200 lire,

[2] 78 marchi

Collocazione Armadio 3

Acquisizione ultima 27/04/2009

Inventario [1] Comune 1940 n.

180

Archivio fotografico EM 037-037a

elettromagnetismo

97


Apparecchio di Palmieri per l’induzione

del campo magnetico terrestre

Cerchio Palmieri

Lo strumento è composto da un telaio circolare in legno

avvolto da un lungo filo conduttore isolato. Facendo ruotare

il telaio (solenoide) in un campo magnetico di intensità

costante, (ad esempio il campo magnetico terrestre) il flusso

di induzione magnetica varia attraverso le spire del solenoide e

si ottiene una corrente indotta.

Accessori Macchina di rotazione

Misure 21 cm (diametro)

Materiali Filo di rame e legno

Inventore Luigi Palmieri

Costruttore Meccanico locale

Periodo di costruzione 1938

Stato di conservazione Ottimo

Valore d’acquisto 5 lire

Collocazione Armadio 3

Acquisizione ultima 21/04/2009

Inventario Comune 1940 n. 188

Archivio fotografico EM 011-012

98


Apparecchio per l’esperienza

di Oersted- Ampère

Accessori Generatore di corrente

Misure 10,50 cm, 17,50 cm

Materiali Legno, rame, acciaio

Inventore Hans Christian Oersted

Costruttore Officine Galileo

Periodo di costruzione 1934

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 76 lire

Collocazione Armadio 13

Acquisizione ultima 04/03/2009

Inventario Stato 1924-1960 n.82

Archivio fotografico EM 007-010

È un conduttore di rame a forma rettangolare e di resistenza

trascurabile, munito di morsetti ai suoi capi. I lati orizzontali

presentano due punte per l’applicazione dell’ago magnetico.

Una terza punta è sostenuta da un braccio mobile sul lato

verticale del telaio, cosicchè l’ago magnetico può essere

portato nel centro del telaio o sotto il lato superiore,

parallelamente a questo. Si dispone l’apparecchio nel piano

magnetico terrestre in modo che il magnete sia parallelo al

conduttore. Facendo circolare corrente si nota che il magnete

tende a disporsi perpendicolarmente al conduttore in modo

che il polo sud del magnete si trova alla sinistra della corrente.

Spostando l’ago dalla posizione superiore a quell’inferiore si

ottiene la deviazione in senso opposto. Anche invertendo il

verso della corrente si ottiene il medesimo risultato.

L’apparecchio mostra l’interazione fra una corrente rettilinea ed

un ago magnetico.

elettromagnetismo

99


Banco di Ampère

con solenoide

Modello molto semplice che funziona con correnti

deboli. Gli equipaggi mobili si scambiano facilmente e

sono sospesi ad un filo di seta che si regola in altezza.

Esso non esercita praticamente su di essi alcuna forza

direttrice, e l’attrito è come nullo.

Bastano pochi elementi di pila secca per ottenere

ottimi risultati col solenoide, col telaio circolare

e quadrato e col telaio astatico. La presa di

corrente avviene in due pozzetti sovrapposti

d’acciaio, contenenti mercurio comunicanti con un

commutatore. Una base separata, con due colonnine

a serrafilo, sostiene il conduttore rettilineo o il

conduttore con ritorno ondulato per esperienze

sulle azioni elettrodinamiche.

Accessori Generatore di corrente,magnete

Misure 20,5 cm, 40 cm, 46,5 cm

Materiali Base in legno, acciaio

Inventore Ampère

Costruttore Officine Galileo, Firenze

Periodo di costruzione 1933

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 374 lire, 30,6 lire

Collocazione Armadio 23

Acquisizione ultima 09/03/2009

Inventario Stato 1924-1960 n. 66-67

Archivio fotografico EM 014-018

100


Banco di Ampère in custodia

di vetro su tavolino

È del tutto simile al modello di Banco

di Ampère con solenoide.

Accessori Generatore di corrente

Misure 83 cm, 53 cm, 67,5 cm

Materiali Ottone, rame, legno, mercurio.

Inventore Ampère

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione cattivo

Valore d’acquisto 300 lire

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 28/05/2010

Inventario Comune 1940 n. 133

Archivio fotografico EM 062-063

elettromagnetismo

101


Bottiglie di Leyda

per sintonia elettrica

È una coppia di bottiglie di Leyda

(condensatori) sintonizzate tra di loro in

grado di produrre scariche elettriche nello

stesso istante.

Accessori Macchina elettrostatica

Misure 12 cm (diametro), 38 cm (altezza)

Materiali Vetro, stagnola, ottone,

Inventore Lodge

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 50 lire

Collocazione Armadio 5

Acquisizione ultima 16/04/2010

Inventario Comune 1940 n. 159

Archivio fotografico EM 052

102


Bussola a sospensione cardanica

Bussola marina con rosa dei venti

È una bussola di declinazione destinata a

dirigere il corso delle navi sul mare.

È costituita da una scatola cilindrica, detta

mortaio, sospesa mediante due telai mobili,

uno circolare, l’altro rettangolare, imperniati

l’uno all’altro ad angolo retto (sospensione

cardanica). Nella scatola è fissato un perno

su cui si appoggia un ago calamitato e su

questo è fissato un disco di mica che riporta la

rosa dei venti. Il sistema cardanico permette

alla rosa dei venti di mantenere fissa la sua

posizione, nonostante il rollio o il beccheggio

della nave.

La bussola di declinazione, sfrutta l’azione

del campo magnetico terrestre su un ago

magnetico le cui estremità si orientano

automaticamente verso i poli magnetici

della terra. Sembra che sia stato Cristoforo

Colombo il primo ad osservare che l’ago

magnetico nel piano orizzontale non si

dispone esattamente nella direzione del

meridiano geografico.

Misure 14 cm, 5 cm

Materiali ottone, vetro

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 50 lire

Collocazione Armadio 5

Acquisizione ultima 11/05/2009

Inventario Comune 1940 n. 127

Archivio fotografico EM 019-022

elettromagnetismo

103


Conduttore mobile

in campo magnetico

L’apparecchio consta di una calamita

a forma di U, di un conduttore

sospeso a due fili di rame collegati ad

un generatore di corrente elettrica.

Il conduttore è immerso nel campo

magnetico generato dalla calamita.

Se diamo corrente al filo, su di esso

agisce una forza perpendicolare sia

al conduttore sia alle linee del campo

magnetico.

Accessori Generatore di corrente

Misure Calamita 6,5 cm, 6 cm,

Conduttore 9 cm (lunghezza)

Materiali Calamita, conduttore

metallico, fili di rame

Inventore Michael Faraday

Costruttore Società Italiana -

Apparecchi scientifici, Milano

Stato di conservazione Buono

Collocazione Armadio 5

Acquisizione ultima 23/04/2010

Archivio fotografico EM 073-074

Elettrocalamita con àncora e pesi

Grande elettromagnete

Lo strumento è costituito da due

avvolgimenti su un nucleo di acciaio

dolce a forma di ferro di cavallo.

Facendo passare la corrente nelle

bobine, si crea nell’acciaio in campo

magnetico molto più intenso di

quello che sarebbe generato dalla sola

bobina. Non appena la corrente cessa

il campo magnetico si annulla e anche

quello del nucleo. In questo senso

gli elettromagneti sono calamite che

si “accendono “ e si “spengono” a

comando. Il nucleo è sospeso ad un

sostegno di legno. Quando circola

la corrente l’elettrocalamita regge

tramite un’ancora un peso di 10 kg.

Misure 75 cm (altezza), 22 cm,

34,5 cm (base),

Spire 4 cm (diametro)

Àncora 10 cm, 2,5 cm, Pesi 8,5

cm (diametro) da 1 kg cad.

Materiali Legno, ferro dolce

Periodo di costruzione

Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 180 lire

Collocazione Armadio 5

Acquisizione ultima 23/02 /2010

Inventario Comune 1940 n.128

Archivio fotografico EM 023-026

104


Elettrodinamometro

Galvanometro Elettrodinamico

L’elettrodinamometro è costituito da due bobine coassiali,una

fissa costituita dall’avvolgimento di tre fili conduttori, l’altra di

forma rettangolare mobile. La mobile può ruotare intorno al

comune asse verticale. Nella posizione di riposo i piani delle

due bobine sono perpendicolari. Quando passa la corrente i fili

si attirano e la forza che si esercita sul circuito mobile dipende

solo dal prodotto delle intensità delle correnti, al cui valore è

possibile risalire in base all’angolo di deviazione della bobina

mobile, individuato dalla torsione di una molla solidale alla

spira e misurato da un disco graduato.

Accessori Generatore di corrente

Misure Bobina fissa 8 cm, 7 cm,

Bobina mobile 12 cm, 6,5 cm

Materiali Base legno, pozzetto di

mercurio, conduttore metallico,

ottone, goniometro di carta

Costruttore Ing. A. Centonze,

Liége Institute, Montefiore

Periodo di costruzione 1896

Stato di conservazione Mediocre

Pezzi mancanti Filo di

sospensione della spira mobile

Valore d’acquisto Dono dell’Ing.

A. Centonze nel 1936

Collocazione Armadio 1

Acquisizione ultima 23/04/10

Inventario Comune 1940 n. 261

Archivio fotografico EM 058-060

elettromagnetismo

105


Elica di Roget

La parte principale è formata da un solenoide elastico di

alluminio sospeso verticalmente, la cui estremità inferiore (con

pesetto e punta) pesca in una vaschetta contenente mercurio.

All’interno del solenoide vi è un nucleo di ferro coassiale

ad esso e rigidamente unito al supporto. Quando passa la

corrente, le spire del solenoide si attraggono, il solenoide

si accorcia e la punta esce dal mercurio, interrompendo il

passaggio di corrente. Cessata l’attrazione fra le spire, la punta

ridiscende e ristabilisce il contatto; ne risulta un’oscillazione

verticale, che rappresenta un chiaro esempio di interrutore

autocomandato. Il supporto subisce l’induzione magnetica ed

aggiunge la propria azione a quella delle spire.

Misure 9 cm (larghezza),

29 cm (altezza)

Materiali Alluminio, ferro

Inventore Peter M. Roget

Costruttore Officine Galileo,

Firenze

Periodo di costruzione

Antecedente 1950

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 10.000 lire

Collocazione Armadio 17

Acquisizione ultima 30/03/2009

Inventario Stato 1971-1981 n.628

Archivio fotografico EM 027

Fascio magnetico

a due piccole calamite a doppia squadra

Lo strumento è costituito da tre fasce magnetiche

sovrapposte che terminano con due punte poste a

doppia squadra, tenute insieme da due lamine di

bronzo. La funzione è quella di una calamita a ferro di

cavallo

Misure 7,8 cm, 4 cm, 0,8 cm

Materiali Bronzo, lamine magnetiche

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 10 lire

Collocazione Armadio 5

Acquisizione ultima 29/03/2010

Inventario Comune 1940 n.123

Archivio fotografico EM 028

106


Galvanometro

Milliamperometro magnetoelettrico a zero centrale

Il galvanometro da lezione a bobina rotante in custodia di

quercia con due pareti di vetro presenta lo zero centrale,

visibile da ambo le parti, e una vite di correzione. La resistenza

della bobina è di 50 ohm. Campi di misura: A = 2 milliampere

per tutta la scala; B = 100 millivolt; C = 10 Volt; D = 10 Ampere.

È uno strumento usato per misurare deboli correnti. La lettura

è effettuata da un indice collegato alla bobina mobile, inserita

tra le espansioni di un magnete.

Quando la corrente passa nella bobina, a causa della

interazione tra il campo magnetico generato dal suo

avvolgimento e quello del magnete, si crea una coppia che la fa

ruotare nel verso della corrente.

Il galvanometro è il componente principale della maggior parte

degli strumenti per misurazioni elettriche.

Pezzi mancanti Necessita rettifica

Misure 33 cm, 18 cm (base),

35 (altezza)

Materiali Legno, ottone,

magnete, ferro, vetro

Costruttore Phywe

Periodo di costruzione 1923

Stato di conservazione Mediocre

Valore d’acquisto 315 lire

Collocazione Armadio 6

Acquisizione ultima 29/02/2008

Inventario Stato1996 n.208

Archivio fotografico EM 029

elettromagnetismo

107


Gruppo Motore dinamo

Gruppo convertitore composto di motorino,

dinamo reostato e quadro di controllo.

Misure 44 cm, 70 cm

Periodo di costruzione 1925

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 1750 lire

Collocazione Armadio 1

Acquisizione ultima 07/06/2010

Inventario Stato 1924-1960 n. 17

Archivio fotografico EM 068-069

Macchina cinematografica

16 mm micron 600

Misure Macchina cinematografica

54 cm (lunghezza), 40 cm (altezza)

Trasformatore 17 cm (lunghezza),

28 cm (altezza)

Costruttore Ditta Microtecnica, Torino

Periodo di costruzione 1935

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 640 lire

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 13/04/2010

Inventario Stato 1961 n.150

Archivio fotografico EM 030-031

108


Macchina elettromagnetica per nevropatie

Macchina magneto-elettrica Gramme

È un modello commerciale di macchina a

induzione per effettuare terapie elettriche

su pazienti sofferenti di disturbi nervosi

(“improved magneto-elettric machine for

nervous diseases”). Essa è racchiusa in una

scatola di legno.

La corrente elettrica è prodotta per induzione

elettromagnetica facendo ruotare, mediante

una manovella solidale alla scatola, due

bobine di filo nelle vicinanze di una calamita

permanente a ferro di cavallo. Il sistema è

simile a quello della macchina di Gramme.

Un’ancora mobile, occultando più o meno

i poli del magnete, fa variare il campo

magnetico agente sulle bobine e quindi

permette di regolare l’intensità della corrente

da somministrare al paziente.

Dal testo scritto all’interno del coperchio si

apprendono le istruzioni per l’uso e i consigli

di prudenza.

Pezzi mancanti Elettrodi

Misure 25 cm, 11 cm

Materiali Ottone, ferro, legno, rame, acciaio

Periodo di costruzione Primi del Novecento

Dono della ABMC di Altamura

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 60 lire

Collocazione Armadio 1

Acquisizione ultima 05/03/2010

Inventario Archivio fotografico EM 032-033

Questa macchina veniva utilizzata come un

elettroshock in caso di nevralgie, mal di denti

e tic nervosi

elettromagnetismo

109


Macchina magneto elettrica di Pacinotti

Anello di Pacinotti

È la riproduzione esatta e fedele in ogni particolare della

storica macchina di Pacinotti, conforme al modello originale

conservato nella Università di Pisa. Impiegata come

dinamo, fornisce una corrente che può essre rilevata da un

galvanometro. Come motore, l’anello funziona egualmente

bene in serie e in parallelo.

L’anello di Pacinotti può funzionare da dinamo e da motore, a

seconda che si dia, tramite una puleggia, energia meccanica

o si applica una piccola differenza di potenziale (corrente

continua). La macchina di Pacinotti è il primo generatore di

corrente continua realizzato mediante induzione.

Accessori Puleggia, generatore

Misure 40 cm, 25 cm, 30 cm

Materiali Legno, rame, ferro

Inventore Antonio Pacinotti

Costruttore Officine Galileo,

Firenze (pezzo n. 162750)

Periodo di costruzione 1932

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 940 lire

Collocazione Armadio 6

Acquisizione ultima 14/02/2008

Inventario Stato 1924-1960 n. 62

Archivio fotografico EM 033A-033B

110


Magnete a ferro di cavallo

Misure 22 cm (altezza),

6 cm (spessore)

Materiali Sostanza

ferromagnetica, ottone

Periodo di costruzione

Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 100 lire

È un magnete naturale, a forma di ferro di cavallo, ricoperto

da un involucro a rilievo di ottone. Serve per magnetizzare

sostanze ferromagnetiche. Presenta un gancio nella parte

superiore. Lo strumento viene utilizzato in laboratorio,

principalmente, per verificare la proprietà della calamita. Per

evitare la smagnetizzazione del magnete nel tempo, ad esso

viene applicato un’ancora di ferro dolce in modo da chiudere le

linee di campo.

Collocazione Armadio 5

Acquisizione ultima 14/02/2008

Inventario Comune 1940 n. 124

Archivio fotografico EM 061

Modello di elettrocalamita con ancora

Motorino elettrico

Collocazione Armadio 1

Acquisizione ultima 13/07/2010

Inventario Comune 1940 n.129

Archivio fotografico EM 075-076

Su una base di ferro sono poggiati due rocchetti

intorno ai quali sono avvolti fili metallici verniciati

con ceralacca. All’interno di essi sono collocati due

nuclei di ferro dolce. Collegando tale elettrocalamita

ad un generatore di corrente e aprendo e chiudendo

alternativamente il circuito elettrico si ha un moto

traslatorio dell’ancoretta metallica posta a corredo.

Tale moto si trasmette ad una biella che pone in

rotazione la ruota volano. Lo strumento mostra l’effetto

magnetico della corrente elettrica e la trasformazione

di energia elettrica in energia meccanica.

Accessori Generatore di corrente

Misure 20 cm, 12 cm (base)

18 cm (altezza), 10 cm (diametro)

Materiali Ottone, ferro dolce,

elettrmagnete

Costruttore J. Nigra, Torino

Periodo di costruzione

Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 30 lire

elettromagnetismo

111


Modello di valvola termoionica

Triodo

Lo strumento rappresenta l’interno di una valvola termoionica

(tubo a vuoto), fissato su una base di legno. Un filamento

metallico sottile di tungsteno, collegato ad un generatore, viene

portato all’incandescenza (tra i 1000° C e i 3000° C) mediante

un’opportuna corrente. Intorno ad esso è disposta una griglia,

costituita da un filo metallico avvolto ad elica collegabile al

generatore; oltre la griglia è disposta la placca (anodo), sottile

lamina metallica a forma di cilindro cavo, collegabile anch’essa

con il generatore. Il principio di funzionamento della valvola

è quello dell’emissione termoionica, per la quale ogni metallo

emette elettroni se è portato ad alte temperature. Poiché la

griglia si polarizza positivamente rispetto al catodo, ma meno

dell’anodo, gli elettroni emessi dal catodo vi saranno attratti e

passeranno attraverso le sue maglie per raggiungere l’anodo.

L’effetto risultante è quello di un’amplificazione di corrente.

Accessori Generatore di corrente

Misure 15 cm, 7 cm (base),

17 cm (altezza),

2,5 cm (diametro)

Materiali Metallo, legno

Inventore De Forest Lee

Periodo di costruzione 1937

Stato di conservazione Mediocre

Valore d’acquisto 90 lire

Collocazione Armadio 5

Acquisizione ultima 04/06/2010

Inventario Stato 1924-1960 n. 100

Archivio fotografico EM 063-064

112


Modello schematico di installazione

telefonica a due posti

Il microfono a tre carboni, la soneria a pila, il

ricevitore, i commutatori, il trasformatore e

tutte le connessioni sono montate su due tavole

simmetriche, che vengono a rappresentare i due

posti telefonici completi. Il circuito della soneria,

quello interno del microfono e il circuito esterno del

ricevitore sono distinti con colorazioni differenti.

Misure 42 cm, 26 cm (base),

76 cm (altezza)

Materiali Legno, carbone, materiale

elettrico

Costruttore Officine Galileo, Firenze

Periodo di costruzione 1933

Stato di conservazione Buono

Pezzi mancanti Le pile non sono più

reperibili

Valore d’acquisto 950 lire

Collocazione Armadio 3

Acquisizione ultima 27/04/2009

Inventario Stato 1924-1960 n. 65

Archivio fotografico EM 034-036

elettromagnetismo

113


Modello scomponibile

di telefono Bell-Meucci

È un telefono scomponibile in

custodia di ebanite.

Misure 9 cm (diametro di base), 4 cm

(diametro cilindro), 20 cm (altezza)

Materiali Legno, ottone, rame

Inventore Meucci

Costruttore Damiani - Venezia

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 40 lire

Collocazione Armadio 5

Data di acquisizione ultima 01/06/2010

Numero d’inventario Comune 1940 n. 214

Archivio fotografico EM 067

Motorino giratubi (tubi di Geissler)

Motore Trouvè

Il motorino, sostenuto da una colonnina di ottone,posta

su una base di legno, è costituito da uno statore con due

elettromagneti e da un rotore, formato da un volano solidale

con una spessa lamina di ferro. Il motorino dispone di due

bracci metallici, solidali con l’asse di rotazione, adatti a

sorreggere tramite contatti regolabili un tubo di Geissler,

che viene posto in rotazione. Collegando ai serrafili del tubo

un generatore di alta tensione e a quelli del motorino una

pila, si ottiene l’accensione del tubo a intermittenza e la

contemporanea rotazione con effetto spettacolare. Sono

disponibili tubi di Geissler di diversa forma e dimensione.

Accessori Generatore di corrente

Misure 10 cm. ( diametro )- 24

cm. (altezza)

Materiali Legno, ottone, ferro, filo

di rame isolato

Costruttore Bernardi

Periodo di costruzione

Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 60 lire

Collocazione Armadio 5

Acquisizione ultima 07/06/2010

Inventario Comune 1940 n. 79

Archivio fotografico EM 065-066

114


Pendolo di Waltenhofen

Un disco di rame compatto oscilla liberamente e a lungo

fra le espansioni polari di un’elettrocalamita finchè il

campo magnetico è nullo; se nel solenoide passa corrente

le oscillazioni si smorzano rapidamente e il disco si

arresta bruscamente nell’attraversare il campo magnetico.

Utilizzando, invece, un disco con tagli radiali, che impediscono

parzialmente la formazione delle correnti indotte vorticose, le

oscillazioni si smorzano lentamente

Le correnti di Foucault risultano, a volte, utili perché sono

sfruttati nei freni elettromagnetici di alcuni treni o per frenare

le oscillazioni dell’ago di un galvanometro.

Accessori Alimentatore a B.T.

corrente continua

Misure 10 cm, 17 cm (base),

37 cm (altezza)

Materiali Legno, rame, acciaio

Inventore Alessandro Volta

Periodo di costruzione 1934

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 240 lire

Collocazione Armadio 23

Acquisizione ultima 20/02/2008

Inventario Stato 1924-1960 n. 79

Archivio fotografico EM 038-042

Pila termoelettrica di Nobili

Materiali Bismuto, antimonio, ottone

Inventore Leopoldo Nobili

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Collocazione Armadio 6

Acquisizione ultima 26/02/2008

Valore d’acquisto 30 lire

Inventario Comune 1940 n. 177

Archivio fotografico EL 068

Lo strumento consiste in un anello di ottone recante

16 elementi (coppie di antimonio e bismuto), con

base e coperchio amovibili; il tutto forma una scatola

cilindrica. Una importante applicazione della pila

termoelettrica fu quella di essere una sorgente di

corrente elettrica.

elettromagnetismo

115


Rocchetto di induzione

Rocchetto di Ruhmkorff

Il rocchetto di Ruhmkorff appartiene alla famiglia dei

trasformatori e il suo ruolo è stato importantissimo nella storia

dell’elettromagnetismo. È costituito da:

- un circuito primario, comprendente un generatore di corrente

e un solenoide avvolto intorno ad un nucleo di ferro dolce;

- un interruttore automatico;

- un circuito secondario, comprendente un solenoide con

molte spire, avvolto intorno ad un nucleo più grande del

primo. Le estremità di questo circuito sono collegate con due

sferette (spinterometro).

Alla chiusura e all’aperture del circuito primario le rapide

magnetizzazioni e smagnetizzazioni del nucleo determinano

nel circuito secondario, brusche variazioni di flusso magnetico

e una f.e.m. elevatissima. All’estremità dello spinterometro si

manifestano scariche elettriche.

Dati tecnici.

Entrata: corrente da 4-5 ampere, 8 V, attraverso boccole di 4

mm; scintilla di 10 cm.

Il rocchetto ad induzione è stato per più di mezzo secolo, sino

agli inizi del 1900, l’unico dispositivo in grado di generare

tensioni periodiche elevate, ed è stato determinante per lo

sviluppo delle ricerche sulle onde herziane e sulle scariche dei

gas rarefatti.

116


Accessori Alimentatore a B.T. c.c.

Misure [1] 45 cm, 24 cm (base),

Rocchetto: 28 cm (altezza),

14 cm (diametro)

[2] 38 cm, 23 cm (base), 8,3 cm

(diametro), 23 cm, 14 cm (base),

6,2 cm (diametro), 18,5 cm,

10 cm (base), 3,8 cm (diametro)

Materiali Legno,metallo

Inventore Heinrich D. Ruhmkorff

Costruttore [1]Leybold,

[2] Ferdinand Ernecke, Berlin

Periodo di costruzione

Antecedente 1940

Stato di conservazione [1] Buono,

[2] Mediocre

Valore d’acquisto [1] 200 lire,

[2] 220 lire

Collocazione Armadio 1

Acquisizione ultima 26/02/2008

Inventario Comune 1940 [1] n.

206, [2] n. 134

Archivio fotografico EM 043-044

elettromagnetismo

117


Sistema astatico di Nobili

L’apparecchio è costituito da due aghi magnetici uguali, che

sono uniti rigidamente fra loro (sistema “astatico”) e che sono

sospesi mediante un sottilissimo filo di seta al supporto.

La loro disposizione a polarità opposte serve ad annullare

praticamente l’azione deviatrice del campo magnetico

terrestre. L’ago inferiore è posto all’interno di una spira

rettangolare. Quando nella spira circola corrente, il sistema

dei due aghi, sotto l’azione del campo magnetico che si

crea nell’interno di essa, ruota; tale rotazione risulta tanto

maggiore quanto maggiore è l’intensità della corrente nella

spira; un indice collegato al sistema segnala su un quadrante

preventivamente tarato le varie intensità di corrente.

Questo strumento è molto sensibile e, con particolari

accorgimenti per la lettura della scala, misura intensità di

corrente dell’ordine del miliardesimo di Ampère.

Misure 4,5 cm, 12 cm (spira),

aghi 7 cm (lunghezza)

Materiali Rame

Inventore Leopoldo Nobili

Costruttore Officine Galileo, Firenze

Periodo di costruzione 1933

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 57,40 lire

Collocazione Armadio 23

Acquisizione ultima 21/04/2009

Inventario Stato 1924-1960 n. 68

Archivio fotografico EM 045-046

118


Solenoide

per campo magnetico uniforme

È un solenoide inserito in una piastra di legno bianco. Serve

per visualizzare le linee di forza di un campo magnetico

uniforme che si crea al passaggio di corrente.

Accessori Generatore di corrente,

limatura di ferro

Misure 20 cm (lunghezza),

5,5 cm (diametro)

Materiali Legno, rame

Costruttore Assistente tecnico

Popolizio Francesco

Periodo di costruzione Anni ‘50

Stato di conservazione Ottimo

Valore d’acquisto 500 lire

Collocazione Armadio 5

Acquisizione ultima 13/07/2010

Inventario Stato 1961 n. 162

Archivio fotografico EM 053-057

elettromagnetismo

119


Telegrafo e stazione telegrafica

tipo Morse

Lo strumento è dotato di un ricettore con punta che, fissata

tramite una leva all’ancora di una elettrocalamita, incide su

un nastro di carta mosso da un meccanismo di avanzamento

sincronizzato con l’oggetto scrivente. In questo modo sul

nastro di carta è impresso un messaggio ricevuto attraverso un

alfabeto formato da punti e linee (codice Morse). Al telegrafo è

collegato un piccolo tasto che funge da unità trasmittente.

Accessori Generatore di corrente

Pseudonimo Apparecchio scrivente

Morse con orologeria

Misure [1] 21 cm, 12 cm ( Base ), 18 cm (altezza),

[2] 55 cm, 29 cm (base), 52 cm (altezza)

Materiali Ottone, legno

Periodo di costruzione [1] Antecedente 1940

Stato di conservazione Mediocre

Pezzi mancanti Strisce di carta

Valore d’acquisto [1] 40 lire

Collocazione Armadio 5

Acquisizione ultima 19/04/2010

Inventario [1] Comune 1940 n. 213

Archivio fotografico [1] EM 070, [2] EM 071-072

[2] Stazione telegrafica tipo Morse

[1] Telegrafo tipo Morse

con piccolo tasto

120


Tubo di Crookes

[2] Collegati gli elettrodi del tubo cilindrico ad

un rocchetto di Ruhmkorff, il fascio catodico

attraversa le regione superiore del tubo e

agisce sulle palette del mulinello che è libero

di rotolare lungo due guide di vetro. L’energia

cinetica dei raggi catodici spinge il carrello

verso l’anodo.

L’inversione della polarità ne arresta il moto e

obbliga il mulinello a retrocedere.

[1] Il secondo tubo si differenzia dal primo

per la presenza di una lastrina di vetro

(detta anticatodo) che serve per evitare il

riscaldamento del fondo del tubo e per la sola

rotazione del mulinello.

Questi tubi mostrano l’azione meccanica e

la fluorescenza della porlvere di mica sulle

palette del mulinello da parte dei raggi

catodici.

Accessori Rocchetto di Ruhmkorff

Misure [1] 26 cm (lunghezza), 4.5 cm (diametro)

[2] 33 cm (lunghezza), 4.8 cm (diametro)

Materiali Vetro, mica, sostegno di legno

Inventore Crookes

Costruttore A. Tarquini

Periodo di costruzione [1] 1925, [2] 1939

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto [1] 140 lire, [2] 200 lire

Collocazione Armadio 1

Acquisizione ultima 23/03/2009

Inventario Stato 1924-1960 [1] n. 16, [2] n. 120

Archivio fotografico EM 047-048

[1] Con ruota e pale di mica [2] Con mulinello scorrevole

elettromagnetismo

121


Tubi di Geissler

Questi tubi di forme e dimensioni diverse

sono muniti di attacchi ad anello con elettrodi

di alluminio.

Contengono gas molto rarefatti e in essi la

scarica provoca colorazioni dipendenti dalla

loro natura.

Mostrano scariche elettriche in gas rarefatti.

Accessori Rocchetto di Ruhmkorff

Misure 13,5 cm (altezza), 2,5 cm (diametro)

16,5 cm (altezza), 1,9 cm e 2,3 cm (diametri)

Materiali Vetro,supporti di legno

Inventore Johann Heinrich Wilhelm Geissler

Periodo di costruzione 1925 e 1937

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 15 lire e 21.40 lire

Collocazione Armadio 1

Acquisizione ultima 23/03/2009

Inventario Stato 1924-1960 n. 13 e n.104

Archivio fotografico EM 049

122


Tubo di Roentgen

Tubo a Raggi X

Si tratta di un tubo a vuoto fissato ad un sostegno verticale di

ferro poggiante su un’ampia base di legno. Il globo sferoidale

porta tre elettrodi: il catodo di alluminio, di forma concava,

l’anodo e l’anticatodo, disposto davanti al catodo ed inclinato

di 45° rispetto alla perpendicolare uscente dal centro del

catodo.

La funzione di tale tubo è la produzione di radiazione

elettromagnetica, detta raggi x, per lo studio delle proprietà

della stessa. I raggi x hanno la proprietà di attraversare

corpi opachi, di impressionare lastre fotografiche, causare

fosforescenze e fluorescenze.

Accessori Rocchetto di Ruhmkorff

Misure 16,50 cm, 24 cm, 31 cm

Materiali Ferro, vetro e legno

Inventore Wilhelm Roentgen

Costruttore Officine Galileo

Periodo di costruzione 1929

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 116 lire

Collocazione Armadio 1

Acquisizione ultima 11/03/2008

Inventario Stato 1924-1960 n. 48

Archivio fotografico EM 050-051

elettromagnetismo

123


La meccanica è una specializzazione delle scienze

che trattano le funzioni e le operazioni di routine con le macchine.

Corpus omne perseverare in statu suo quiescendi vel movendi uniformiter

in directum, nisi quatenus a viribus impressis cogitur statum illum mutare.

[Newton, Philosophiae Naturalis Principia Mathematica, 1687]

124


meccanica

125


Anelli di Saturno

Il recipiente di vetro di forma speciale è

sostenuto da una ghiera centrata sul cono

per l’apparecchio di rotazione. Si introduce

un po’di mercurio e dell’acqua colorata

fino a metà altezza. Ponendo in rotazione

l’apparecchio, il mercurio si solleva e,per una

velocità opportuna,si dispone nella parte più

lontana dell’asse di rotazione, formando un

anello speculare. L’acqua,invece, si dispone

nella parte interna staccandosi dal fondo

del recipiente. Se si introduce all’interno un

bastoncino, questo non si bagna.

Lo strumento serve per esperienze di forza

centrifuga con i liquidi

Accessori Mercurio, acqua colorata, macchina

rotativa

Misure 11 cm (diametro), 17.5 cm (altezza)

Materiali Vetro, ferro

Costruttore Officine Galileo, Firenze

Periodo di costruzione 1927

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 46 lire

Collocazione Armadio 11

Acquisizione ultima 28/01/2009

Inventario Stato 1924-1960 n. 37

Archivio fotografico MC 001-006

126


Areometro di Nicholson

Gravimetro o areometro a volume costante

Accessori Cilindro di vetro

Misure Tubo 5,5 cm (diametro), cilindro 35,5 cm

(altezza), 3 cm (diametro), 25 cm (altezza)

Materiali Vetro, lamiera di ottone

Inventore William Nicholson

Costruttore Officine Galileo, Firenze

Periodo di costruzione 1934

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 35 lire

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 04/03/2009

Inventario Comune 1940 n.34

Archivio fotografico MC 040-042

L’areometro è formato da un tubo metallico in

ottone senza saldature laterali e termina con

due coni uguali. Da una parte è saldato un

disco che serve per appoggiare il corpo di cui

si deve misurare la densità, dall’altra è appeso

un cestello forato conico zavorrato. Tale

strumento sostituisce la bilancia idrostatica,

che non si può facilmente trasportare.

L’apparecchio è del tipo a volume (di liquido

spostato) costante e peso variabile.

meccanica

127


Anelli per lo schiacciamento

della terra

Anelli elastici

È un dispositivo costituito da 5 semianelli di acciaio

flessibili attraversati lungo il diametro comune

da un’asta di ferro, alla quale sono fissati da una

parte e liberi di scorrere dall’altra. Quando gli anelli

vengono messi in rapida rotazione, a causa della forza

centrifuga, assumono la forma ellittica risultando

schiacciati lungo la direzione dell’asse di rotazione.

L’apparecchio serve a dimostrare lo schiacciamento

polare della Terra e il rigonfiamento all’equatore.

Accessori Apparecchio di rotazione

Misure 24 cm (altezza), 23,5 cm(diametro)

Materiali Ottone, acciaio, flessibile

Costruttore Officine Galileo, Firenze

Periodo di costruzione 1939

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 1.000 lire

Collocazione Armadio 11

Acquisizione ultima 14/03/2008

Inventario Comune 1940 n.25

Archivio fotografico MC 007-008

128


Apparato con pendoli

Semplice apparecchio comprendente una

serie di 5 pendoli: 3 sono sospesi a supporti

orizzontali posti a diversa altezza (84 cm, 8

cm, 11 cm), gli altri due ad un unico braccio

posto ad un’altezza di 84 cm. Le diverse

lunghezze dei fili di sospensione consentono

di ricavare sperimentalmente la relazione

tra periodo di oscillazione e lunghezza del

pendolo stesso. I pendoli di uguale lunghezza

ma di massa diversa consentono di osservare

se il periodo di oscillazione dipende o no dalle

masse.

Misure 120 cm (altezza), 45 cm (prima asta),

15 cm (seconda asta), 8 cm (terza asta)

Materiali Base e aste in metallo, sferette in legno,

ferro, piombo e antimonio, filo inestensibile.

Costruttore Officine Galileo, Firenze

Periodo di costruzione 1934

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 20 lire

Collocazione Armadio 11

Acquisizione ultima 03/02/2009

Inventario Comune Inventario1940 n.20

Archivio fotografico MC 031-036

meccanica

129


Apparato dei tre generi di leva

L’apparecchio è costituito da una base di

legno su cui sono allocati: 2 supporti in

ottone recanti alla sommità 2 pulegge uguali

anch’esse in ottone, 3 supporti in ottone,

più bassi dei precedenti, alle cui sommità

sono sospese tre aste metalliche, con tre fori

egualmente distanti, che rappresentano i tre

generi di leva; i fori servono a posizionare

opportunamente i pesetti che rappresentano

la resistenza e la potenza.

Questo strumento permette di sperimentare

empiricamente le due leggi fondamentali della

Statica.

Accessori Pesi di varie misure

Misure 80 cm, 20 cm, 60 cm

Materiali Legno, ottone, metallo, filo inestensibile

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 100 lire

Collocazione Armadio 11

Acquisizione ultima 16/04/2010

Inventario Comune 1940 n. 1

Archivio fotografico MC 022

130


Apparato per la dimosrazione

dello schiacciamento della terra

È un dispositivo costituito da sei semianelli

di ottone flessibili attraversati, lungo il

diametro comune,da un’asta di ottone, alla

quale sono fissati da una parte e liberi di

scorrere dall’altra. Quando gli anelli vengono

messi in rapida rotazione, a causa della

forza centrifuga, assumono la forma ellittica

risultando schiacciati lungo la direzione

dell’asse di rotazione. Questo esemplare viene

messo in rotazione da un ingranaggio ad

orologeria.

Materiali Legno, ottone

Misure 37 cm (diametro), 53 cm, 14,5 (base)

Periodo di costruzione Primi del Novecento

Stato di conservazione Cattivo

Valore d’acquisto 20 lire

Collocazione Armadio 1

Acquisizione ultima 10 /03/2010

Inventario Comune 1940 n. 21

Archivio fotografico MC 009-010

meccanica

131


Apparato per la pioggia

di mercurio

Lo strumento è formato da un cilindro di vetro

sormontato da un cappellotto di legno. Serve

per evidenziare la porosità del legno e del

cuoio ovvero la capacità di essere attraversati

dalla materia. Per il funzionamento è

necessaria una pompa a vuoto, in quanto si

estrae l’aria all’interno del cilindro di vetro.

Il mercurio, predisposto nell’imbuto superiore

(cappellotto) e spinto dalla pressione esterna,

attraversa i pori del legno e cade entro il tubo

cilindrico sotto forma di minute goccioline (da

cui il nome dello strumento).

Un qualsiasi corpo è comunemente

considerato come una barriera insuperabile

al passaggio al suo interno di altra materia,

sia essa solida, liquida o gassosa. Tuttavia la

realtà fisica è nettamente differente come si

evince dall’uso di questo strumento.

Accessori Pompa pneumatica

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 20 lire

Collocazione Armadio 17

Acquisizione ultima 26/02/2008

Inventario Comune 1940 n. 66

Archivio fotografico MC 023-029

132


Apparecchio a due masse

Dinamometro centrifugo

L’apparecchio è composto da due masse

cilindriche uguali libere di scorrere lungo

un’asta lucida orizzontale. Esse sono collegate

con una cordicella ad un dinamometro

disposto secondo l’asse di rotazione

verticale. Durante la rotazione le due masse

si allontanano sotto l’azione della forza

centrifuga e, per reazione, il dinamometro si

allunga.

Accessori Macchina di rotazione

Misure 30 cm (altezza) 28 cm (larghezza)

Materiali Ottone e ferro

Costruttore Bernardi, Milano

Periodo di costruzione 1935

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 256 lire

Collocazione Armadio 11

Acquisizione ultima 11/03/2009

Inventario Stato 1924-1960 n. 93

Archivio fotografico MC 030

meccanica

133


Apparecchio di Loewy

Apparecchio caduta gravi

L’apparecchio si compone di una struttura

e di un martelletto in legno,di una lamina

metallica e di un piccolo ripiano dotato di

foro. Si dispongono due sferette di legno

uguali, su tale ripiano, una in direzione del

foro e l’altra adiacente la lamina. Il martelletto,

colpendo la lamina, imprime una velocità

orizzontale a quest’ultima. L’altra, attraverso

il foro, cade di moto naturalmente accelerato.

Entrambe le sferette giungono al suolo

contemporaneamente.

L’apparecchio serve a dimostrare

l’indipendenza del tempo di caduta dalla

velocità orizzontale.

Accessori Due sferette di legno

Misure 130 cm (altezza), 17 cm, 17 cm (base)

Materiali Legno, ferro

Inventore Maurice Loewy

Costruttore Phywe

Periodo di costruzione 1929

Valore d’acquisto 119 lire

Stato di conservazione Buono

Collocazione Armadio 17

Acquisizione ultima 11/02/2009

Inventario Stato 1924-1960 n. 47

Archivio fotografico MC 037

134


Apparecchio pressione liquidi

Apparecchio di Pascal

L’apparecchio è costituito da un cilindro

cavo che termina con una sfera forata e da

un pistone a tenuta perfetta. Riempiendo la

sfera con un liquido e spingendo il pistone si

osserva che la pressione viene trasmessa con

la stessa intensità su tutta la massa del fluido

e in tutte le direzioni. Infatti il liquido viene

espulso da tutti i fori con le stesse modalità.

Misure 20 cm (lunghezza), 5 cm (diametro)

Materiali Ottone nichelato

Inventore Blaise Pascal

Costruttore Bernardi, Milano

Periodo di costruzione 1924

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 96 lire

Collocazione Armadio 17

Acquisizione ultima 14/02/2008

Inventario Stato 1924 -1960 n. 1

Archivio fotografico MC 038-039

meccanica

135


Apparecchio per l’osmosi

Endosmometro di Dutrochet

È composto da un contenitore cilindrico di vetro chiuso

inferiormente da una membrana di carta pergamena e

superiormente da un tappo di sughero. In esso è inserito

un lungo tubo di vetro graduato aperto alle due estremità.

Tutto è posto all’interno di un secondo vaso di vetro il cui

coperchio di legno ha una apertura che permette l’uscita del

tubo di vetro. Se il cilindro contiene acqua salata e il vaso

acqua pura, si osserva che il liquido comincia a salire lungo il

tubo fino ad una altezza considerevole. Si verifica che l’acqua

del vaso, prima pura, contiene sale. Ciò prova che,attraverso

la membrana, si sono stabilite due correnti: una di acqua

pura verso l’interno (endosmosi), l’altra di acqua salata verso

l’esterno (esosmosi).

Misure 10 cm (diametro), 5 cm (diametro), 11 cm (altezza)

Materiali Vetro, legno, carta pergamena

Inventore Dutrochet

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione cattivo

Valore d’acquisto 15 lire

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 13/07/10

Inventario Comune 1940 n. 38

Archivio fotografico MC 196

136


Apparecchio

per lo studio dell’urto

Cinque sfere elastiche di legno uguali

e della stessa massa sono sospese

mediante filo e poste a contatto.

L’urto esercitato dalla prima sfera

fa sollevare l’ultima e lascia ferme

le rimanenti. L’urto prodotto dalle

prime due sfere (purché non vengano

rigidamente connesse) fa, invece,

rimbalzare le ultime due.

Lo strumento viene utilizzato per

verificare le proprietà dell’urto

centrale.

Misure 73 cm (altezza),

6,5 cm (diametro)

Materiali Ottone, legno, ferro,

filo di nylon

Costruttore Tarquini

Periodo di costruzione 1927

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 100 lire

Collocazione Armadio 11

Acquisizione ultima 09/03/2009

Inventario Stato 1924-1960 n. 33

Archivio fotografico MC 011-021

Astrolabio

L’astrolabio è uno strumento per misurare l’altezza

degli astri e determinare la latitudine e la longitudine.

Il nome deriva dall’unione dei termini greci astron

e lambano, letteralmente ‘’prendo gli astri’’. Esso è

formato da:

- un cerchio graduato come un goniometro, chiamato

madre,

- un braccio ruotante fissato al centro: l’alidada,

- un sottile disco alloggiato all’interno della madre

su cui è incisa la proiezione stereografica della sfera

celeste.

Per molti secoli, fino all’invenzione del sestante, fu il

principale strumento di navigazione.

Misure 23,5 (dimetro), 4 cm (spessore)

Materiali Ottone

Inventore Hypatia di Alessandria

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 300 lire

Collocazione Armadio 17

Acquisizione ultima 18/02/2008

Inventario Comune 1940 n. 219

Archivio fotografico MC 043-046

meccanica

137


Barometro Aneroide

Barometro metallico da parete con cassa in

ottone, utilizzato per effettuare misure di

pressione atmosferica. Esso è costituito da

una scatola metallica piatta, in cui è stata

tolta l’aria, e da una robusta molla di acciaio,

che impedisce alla pressione atmosferica

di schiacciare la scatola. Un aumento o una

diminuzione della pressione esterna comporta

una maggiore o minore sollecitazione della

molla, i cui movimenti sono amplificati da un

sistema di leve e trasmessi all’indice.

Nella parte superiore del quadrante si trova la

scala delle pressioni e sopra di essa le scritte

“Tempesta - G. Pioggia - P. Vento - Variabile

T. Bello - B. Stabile - G. Secco”.

Nella metà inferiore del quadrante sono fissati

due termometri a canna ricurva: quello di

destra in gradi Fahrenheit, quello di sinistra, a

doppia scala, in gradi centigradi e Rèaumur.

Il meccanismo interno è collegato ad un indice

in acciaio brunito a cui è sovrapposto un altro

indice in ottone, manovrabile dall’esterno, per

avere memoria della lettura precedente.

Lo strumento è affiancato da un altro

barometro aperto che rende visibile il

meccanismo interno

Misure [1] 16 cm (diametro), 5,5 cm (altezza),

[2] 14cm (diametro) 6 cm (altezza)

Materiali Ottone, vetro

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto [1] 40 lire, [2] 10 lire

Collocazione Armadio 18

Acquisizione ultima 05/02/2010

Inventario Comune 1940 n. [1] 47, [2] 48

Archivio fotografico MC 049-050

138


Baroscopio in metallo

Il giogo di piccola bilancia sostiene da una

parte una grande sfera cava di ottone e

dall’altra una sferetta massiccia di piombo. La

base del baroscopio contiene un piattello di

piombo per mantenere la stabilità verticale.

Alla pressione normale nell’aria i due pesi si

fanno equilibrio. Nell’aria rarefatta, in base al

principio di Archimede, il giogo trabocca dalla

parte della sfera di maggior volume.

Accessori Campana di vetro, macchina pneumatica

Misure Sfere: 9 cm e 2,5 cm (diametri),

21 cm (altezza), 7,5 cm (lunghezza bracci)

Materiali Ottone, piombo

Inventore Costruttore Officine Galileo, Firenze

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 25 lire

Collocazione Armadio 17

Acquisizione ultima 20/02/2009

Inventario Comune 1940 n. 61

Archivio fotografico MC 051-053

meccanica

139


Bilancia di precisione

in custodia

[1] È una bilancia con arresto del giogo

graduato. Appoggi di ottone,spostamento

del cavaliere, custodia di mogano con viti di

livello. Pesiera da 0,001 a 100 grammi, pesi di

ottone con frazioni di grammo d’argentana o

d’alluminio, sotto vetro.

Pezzi mancanti Pinzetta

Misure [1] 47,5 cm (altezza), 23 cm, 65 cm (base)

[2] 31,5 cm, 21 cm (base),

Materiali [1] Legno di quercia, [2] Legno e ottone

Costruttore G. Eisentraeger, Milano

Periodo di costruzione [1] 1902

Stato di conservazione [1] Buono, [2] Mediocre

Valore d’acquisto [1] 50 lire, [2] 70 lire

Collocazione Armadio 15

Acquisizione ultima 16/02/2009

Inventario Comune 1940 [1] n.226, [2] n. 225

Archivio fotografico MC 054-059

140


Bilancia a sospensione inferiore

con pesiera

meccanica

141


Bilancia idrostatica con pesiera

Lo strumento differisce da una comune

bilancia per alcuni adattamenti. Sotto il

piattello dotato di gancio si sospendono in

successione un cilindro cavo e un cilindro

pesante chiuso che si adatta perfettamente al

primo. Stabilito l’equilibrio si versa dell’acqua

in un vaso di vetro in cui il secondo cilindro

è totalmente immerso. La bilancia pende

dalla parte dell’altro piattello. Per ristabilire

l’equilibrio si riempie totalmente di acqua il

cilindro cavo.

Misure 52 cm (altezza), 35.5 cm, 17.5 cm (base)

Materiali Metallo,legno

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 100 lire

Collocazione Armadio 17

Acquisizione ultima 16/02/2009

Inventario Comune 1940 n.33

Archivio fotografico MC 060

L’esperienza dimostra che la spinta subita dal

cilindro pesante è uguale al peso del volume

di liquido spostato (Principio di Archimede).

142


Cannoncino di bronzo

di Grimsehl

È un modello di cannone indicato per

esperienze sul principio di azione e reazione.

Misure 18 cm, 6 cm, 5.5 cm

Materiali Bronzo

Costruttore Officine Galileo, Firenze

Periodo di costruzione 1935

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 20 lire

Collocazione Armadio 1

Acquisizione ultima 05/02/2010

Inventario Comune 1940 n.246

Archivio fotografico MC 061

meccanica

143


Centrifugatore per separare

i solidi dai liquidi

Due provette sono agganciate alle estremità di un sostegno

che viene applicato ad un macchina rotativa. All’interno delle

provette vengono inserite sostanze a granuli finissimi, sospese

in un liquido non troppo viscoso. Per notevoli velocità generate

dalla macchina rotativa e per effetto della forza centrifuga, le

provette si dispongono orizzontalmente e lasciano depositare

contro il fondo le sostanze pesanti, che si separano quindi dal

liquido.

Lo strumento è utilizzato principalmente per analisi chimiche.

Accessori Macchina rotativa

Misure Braccio 16 cm,

provette: 9,5 cm, 2,4 cm (diametro)

Materiali Ferro, vetro

Costruttore Officine Galileo, Firenze

Periodo di costruzione 1937

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 58,50 lire

Collocazione Armadio 11

Acquisizione ultima 12/02/2010

Inventario Stato 1924-1960 n.110

Archivio fotografico MC 062-065

144


Crepavesciche

Ad un’ampolla di vetro con parete robusta e orlo sporgente

viene applicato un disco di carta oleata che si fissa, legandolo

a più giri, sotto l’orlo. Si collega la base inferiore dell’ampolla

ad una macchina pneumatica. Appena questa viene messa in

funzione, la carta si incurva e presto si rompe.

È un’esperienza

sui fenomeni relativi

alla pressione

atmosferica.

Accessori Pompa pneumatica,

carta oleata o pergamenata o

lamina di gomma

Misure 15,3 cm (diametro

inferiore), 15,7 cm (diametro

superiore), 13 cm (altezza)

Materiali vetro

Costruttore Kohl 53047

Periodo di costruzione

Antecedente 1940

Stato di conservazione Ottimo

Valore d’acquisto 12,50 lire

Collocazione Armadio 3

Acquisizione ultima 17/02/2010

Inventario Comune 1940 n. 41

Archivio fotografico MC 066

Dinamometro

Misuratore di forze

È uno strumento utilizzato per misurare le forze. È costituito

da una molla ad elica di acciaio sospesa superiormente ad un

anello fisso. All’uncino inferiore si applica la forza traente e la

molla si allunga. L’allungamento è indicato da un indice su una

scala graduata in kg.

La portata dello strumento è 2 kg.

Misure 27 cm, 4 cm

Materiali Ottone, acciaio

Costruttore Radix, Pocket,

Balance, Registered

Stato di conservazione Mediocre

Collocazione Armadio 1

Acquisizione ultima 25/05/2010

Archivio fotografico MC 183

meccanica

145


Disco per la composizione

delle forze concorrenti

Lo strumento è costituito da un disco

sorretto da un’asta metallica ; ad

esso si possono applicare due o tre

morsetti con carrucole. Sulla gola di

queste passano fili flessibili legati per

un loro capo ad un leggero anello;

all’altro capo dei fili si applicano dei

pesi variabili, che rappresentano le

forze componenti. All’anello centrale

è agganciato un altro filo a cui si

applicano altri pesi che rappresentano

la forza equilibrante. Lo strumento

è munito di più schede grafiche di

composizione vettoriale che vengono

fissate sul disco; inoltre le pulegge

di rimando della fune possono

essere spostate a piacere in modo da

aumentare il numero di sistemi fisici

realizzabili.

Lo strumento ha la funzione di

illustrare come si deve operare nella

somma di grandezze vettoriali,

quali la forza peso agente sui corpi

opportunamente sospesi.

Accessori Serie di cilindretti di piombo con gancio

Misure 60cm (altezza), 40 cm (diametro)

Materiali Metallo, carta

Inventore Costruttore A. Tarquini, Roma

Periodo di costruzione 1927

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 500 lire

Collocazione Armadio 11

Acquisizione ultima 06/03/2009

Inventario Stato 1924-1960 n. 35

Archivio fotografico MC 067-069

146


Doppio cono

con piano inclinato

Paradosso meccanico

Lo strumento è costituito da un doppio cono

omogeneo a base comune attraversato da un asse

metallico passante per i vertici. Le sue estremità

poggiano sulle guide divergenti di un piano inclinato,

di invasatura sempre più ampia a partire dal vertice.

Il solido apparentemente risale il piano d’appoggio

ma in realtà discende perché il baricentro tende a

posizionarsi al di sotto dei punti d’appoggio del

doppio cono.

Misure 37 cm, 10 cm.

Materiali Legno, metallo

Costruttore Ditta Gaetano Bernardi Trento

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 8 lire

Collocazione Armado 17

Acquisizione ultima 05/02/2008

Inventario Comune 1940 n.14

Archivio fotografico MC 070-071

meccanica

147


Doppio pendolo

di risonanza

L’apparecchio è costituito da un telaio in legno a cui sono

sospesi due pendoli di uguale lunghezza e di materiali diversi

collegati tra loro da un cordoncino trasversale. Lo strumento

permette di eseguire esperienze su oscillazioni forzate in

risonanza, con scambio continuo di energia di oscillazione

fra i due pendoli. Ponendo in oscillazione uno di essi si nota

che, dopo un breve intervallo di tempo, le sue oscillazione si

smorzano mentre il secondo pendolo inizia ad oscillare. Tale

fenomeno si ripete ciclicamente.

Misure 44,5 cm, 40,5 cm, 2,4 cm

(diametro sferette)

Materiali Legno, ferro, ottone, filo

inestensibile

Costruttore Assistente tecnico

Francesco Popolizio

Periodo di costruzione

Antecedente 1960

Stato di conservazione Ottimo

Valore d’acquisto 400 lire

Collocazione Armadio 11

Acquisizione ultima 05/03/2010

Inventario Stato 1961 n. 189

Archivio fotografico MC 072-079

148


Emisferi di Magdeburgo

Accessori Pompa pneumatica

Misure 10 cm (diametro),

14 cm (lunghezza)

Materiali Ghisa

Costruttore Officine Galileo,

Firenze

Periodo di costruzione

Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 30 lire.

Lo strumento è costituito da due emisferi in ghisa, tali che,

unendoli, si ottiene una sfera cava a perfetta tenuta. Una delle

due semisfere è munita di un rubinetto per il collegamento con

la pompa pneumatica. Se si uniscono, si possono poi separare

agevolmente; se si crea il vuoto all’interno, si osserva che esse

non possono essere più separate. La pressione atmosferica

sulla superficie esterna della sfera è nettamente superiore alla

pressione interna.

Nella prima esperienza, eseguita a Magdeburgo, si usarono dei

cavalli per staccare i due emisferi.

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 20/02/2009

Inventario Comune 1940 n. 44

Archivio fotografico MC 080

Equilibrista

L’apparecchio comprende le seguenti parti:piede in legno con

colonna munita di incavatura, un equilibrista con un’asta di

ferro arcuata tra le mani terminante con due sferette di legno.

La punta del piede dell’equilibrista poggia nell’incavatura e

l’asta pesante fa sì che il centro di gravità dell’insieme uomo +

asta coincida con il punto di appoggio del piede.

Lo strumento serve per illustrare il principio di equilibrio

statico dei corpi.

Misure 20 cm (altezza), 10,5 cm (diametro di base)

Materiali Legno,ferro

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 8 lire

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Collocazione Armadio 11

Acquisizione ultima 10/02/2009

Inventario Comune 1940 n.13

Archivio fotografico MC 081-082

meccanica

149


Figure di Plateau

Figure di Plateau per la tensione superficiale

Serie di intelaiature di filo metallico da immergere in una

soluzione di sapone, acqua distillata e glicerina. In queste

esperienze le lamine liquide obbligate ad avere un contorno

prefissato assumono le note forme di superficie ad area

minima e curvatura media costante.

La tensione superficiale della lamina saponata tende a ridurne

il più possibile l’estensione.

Se si utilizzano contorni più complicati, come ad esempio lo

scheletro di un cubo, si formano più lamine che si incontrano

soddisfacendo ad alcune regole geometriche: ad esempio,

quando tre lamine si incontrano, formano sempre diedri di

120°.

Accessori Acqua saponata, glicerina

Misure 2,8 cm, 3 cm (lati delle figure)

Materiali Filo di ferro

Inventore Joseph Antoine Ferdinand Plateau

Costruttore Assistente tecnico F. Popolizio

Stato di conservazione Buono

Periodo di costruzione Antecedente 1960

Valora d’acquisto 300 lire

Collocazione Armadio 17

Acquisizione ultima 04/03/2008

Inventario Stato 1961 n. 173

Archivio fotografico MC 083-089

150


Fontana con pompa

di compressione

Sul collo di un robusto recipiente di vetro a

forma cilindrica è incollata una larga ghiera

metallica con coperchio. Questo coperchio

porta un tubo di efflusso con chiavetta

e valvola. L’aria compressa all’interno

dell’ampolla dalla pompa fa zampillare

dal tubo di efflusso l’acqua contenuta nel

recipiente stesso.

Misure 47 cm (altezza), 14,5 cm (diametro fontana)

37 cm (altezza), 4,5 cm (diametro pompa)

Materiali Vetro, ottone, legno

Periodo di costruzione Primi del Novecento

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 20 lire (pompa), 50 lire (ampolla)

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 05/03/2010

Inventario Comune Inventario 1940 n. 57

Archivio fotografico MC 090

meccanica

151


Fontana di Erone

Questa fontana è composta da due palloni di

vetro contenenti acqua e da una bacinella di

ottone a forma di imbuto, pure con acqua. Le

diverse parti comunicano fra loro mediante

tre tubi, di cui uno parte dal fondo del pallone

superiore e sbocca nell’aria attraverso un

orificio di piccola sezione. Le masse d’aria

racchiuse nella parte superiore dei palloni

sono in comunicazione tra loro e subiscono

la pressione esterna, agente sulla’acqua

della bacinella, aumentata della pressione

idrostatica corrispondente al dislivello tra

la stessa bacinella e il pallone inferiore.

L’aria contenuta nei palloni si trova dunque

compressa e fa zampillare l’acqua dal tubo

superiore sino a quando il pallone inferiore

non sia completamente pieno.

Misure Vaschetta 27,5 cm (diametro), 105 cm

(altezza), 20 cm (diametro palloni)

Materiali Vetro, metallo

Inventore Erone

Periodo di costruzione Primi del Novecento

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 150 lire

Collocazione Armadio B

Acquisizione ultima 05/03/2010

Inventario Comune 1940 n. 59

Archivio fotografico MC 091

152


Macchina di Atwood

Al di sopra di due montanti di legno è fissato

il tribometro, costituito da una carrucola e da

due coppie di ruote di ottone interconnesse

in modo da ridurre gli attriti meccanici.

L’asse della carrucola poggia infatti sulla

periferia comune a ciascuna coppia di ruote

così che, quando è in rotazione, trasmette

il suo moto a queste ultime, trasformando

attrito radente in attrito volvente. Sulla gola

della carrucola passa un filo sottile di seta

alle cui estremità sono sospesi due cilindri

di ottone di uguale massa M. Aggiungendo

una massa addizionale m ad uno dei cilindri,

questo inizia a scendere con accelerazione

a = mg / (2M+m) minore di g. Un sistema di

leve consente al pendolo, annesso ad essa,

una volta messo in moto, di comandare in

modo sincrono la partenza del grave.

La macchina di Atwood serve a studiare il

moto di un grave. Si possono verificare le

leggi del moto uniformemente accelerato,

misurando gli spazi percorsi dal grave su un

regolo verticale, suddiviso in cm e il tempo

per mezzo del pendolo, con scappamento ad

ancora che batte il secondo.

Misure 245 cm, 0,60 cm

Materiali Ottone-metallo-legno

Inventore George Atwood

Costruttore Tecnomasio Milano

Periodo di costruzione Primi del Novecento

Valore d’acquisto 15 lire

Stato di conservazione Mediocre

Collocazione Laboratorio di fisica-

Acquisizione ultima 08/05/2009

Inventario Comune 1940 n. 15

Archivio fotografico MC 092-095

meccanica

153


Macchina rotativa

Macchina in ghisa verniciata costituita

da un supporto su cui sono montate due

ruote scanalate, una grande con leva di

azionamento ed una piccola con un foro

conico in cui fissare gli strumenti da ruotare.

Le due ruote sono connesse da una cinghia

a sezione rotonda in cuoio. Azionando

la ruota grande la piccola gira con una

velocità circa 10 volte superiore. Nel foro

conico della ruota piccola possono essere

posizionati diversi strumenti quali il Pendolo

di Foucault, l’Apparecchio per la verifica

dello schiacciamento dei poli terrestri e

l’Apparecchio a masse rotanti diverse.

Misure 25 cm (larghezza), 56 cm (lunghezza),

11 cm (altezza), 23 cm (diametro ruota)

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 100 lire

Collocazione Armadio 11

Acquisizione ultima 10/03/2010

Inventario Comune 1940 n. 23

Archivio fotografico MC 096

L’apparecchio serve per le esperienze sulla

forza centrifuga

154


Modelli di asse nella ruota,

di verricello e di argano

L’asse nella ruota è una macchina semplice costituita da un

cilindro infisso rigidamente in una ruota. Il sistema è girevole

intorno ad un asse comune fisso. La macchina è sempre

vantaggiosa. Applicazioni pratiche dell’asse della ruota sono il

verricello e l’argano.

Misure 28 cm (diametro), 47 cm,

40 cm, 32 cm, 38 cm, 75 cm,

29 cm 47 cm, 45cm.

Materiali legno

Periodo di costruzione

Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 12 lire cadauno

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 01/06/2010

Inventario Comune 1940 n. 3-5-4

Archivio fotografico Mc 179-182

meccanica

155


Modelli di ruote dentate

Le ruote dentate costituiscono un sistema

per la trasmissione del moto tra assi paralleli,

incidenti e sghembi. La trasmissione avviene

per spinta dei denti della ruota motrice

(pignone) sulla ruota condotta (corona).

Il profilo dei denti è disegnato in modo da

garantire un moto di puro rotolamento

tra i fianchi dei denti. Delle due ruote una

trasmette il moto (ruota motrice) e l’altra lo

riceve, ruotando in senso contrario alla prima.

Misure 15 cm, 30 cm, 52 cm

8,5 cm (diametro)

Materiali Ottone e legno

Costruttore Tecnomasio Italiano,

Milano

Periodo di costruzione

Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 12 lire

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 27/04/2010

Inventario Comune 1940 n. 9

Archivio fotografico MC 175-177

156


Modelli delle misurazioni

dei liquidi

Modelli di recipienti di cartone e di latta di diversa

capacità

Misure da 4 cm a 30 cm (diametri)

da 7,5 cm a 31,5 cm (altezze)

Materiali Cartone, latta

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 7 lire, 10 lire, 14 lire,

4 lire, 2 lire, 2 lire, 1 lira

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 01/06/2010

Inventario Comune 1940 n. 233-234, 236-240

Archivio fotografico MC 174

Modello di elica Alberti

L’elica è posta su un carrello leggero con movimento a molla.

Funziona come una vite, penetra nell’aria, che fa da madrevite

fissa. L’elica, ruotando, penetra e trascina con sé il carrello, il

quale assume un moto progressivo.

Materiali Acciaio, legno

Inventore Alberti

Periodo di costruzione 1941

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 107,05 lire

Collocazione Armadio 11

Acquisizione ultima 01/06/ 2010

Inventario Stato 1924 N° 134

Archivio fotografico MC 172-173

meccanica

157


Modello di pendolo di Foucault

Pendolo per dimostrare l’invariabilità del piano di oscillazione

Lo strumento è costituito da un pendolino sospeso ad un

arco metallico, fissato su una base di legno. Esso viene posto

sulla macchina rotativa. Fatto oscillare il pendolo e avviata a

mano una lenta rotazione della base, si osserva che il piano di

oscillazione conserva sempre la sua direzione primitiva.

Accessori Macchina di rotazione

Misure 30cm (diametro), 55cm (altezza)

Materiali Arco e pendolo di ottone, base di ferro

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Valore d’acquisto 40 lire

Stato di conservazione Buono

Collocazione Armadio 11

Acquisizione ultima 25/05/2010

Inventario Comune 1940 n. 24

Archivio fotografico Mc 199

158


Modelli di vite perpetua

ingranante ruota dentata

Una vite, azionabile con una manovella, è

disposta a lato di una ruota dentata in modo

che un filetto di essa si incastri fra due denti

della ruota . Quando la vite compie un giro, la

ruota avanza di un dente e, se quella continua

nel proprio moto di rotazione, fa girare

indefinitamente la ruota.

Misure 16 cm, 21,5 cm, 31,50 cm, 22 cm (diametro)

Materiali Ferro, ghisa, legno

Costruttore Tecnomasio Italiano, Milano

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 25 lire

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 27/04/2010

Inventario Comune 1940 n. 10

Archivio fotografico MC 178

meccanica

159


Orologio contasecondi

L’orologio è un semplice contasecondi, con

l’avvio o l’arresto manuale.

Tale apparecchio viene utilizzato come

sorgente delle onde acustiche nell’esperienza

della riflessione del suono.

Misure 5 cm (diametro) 1,5 cm (spessore)

Materiali Vetro, ceramica,acciaio

Periodo di costruzione 1940

Stato di conservazione Mediocre

Valore d’acquisto 213,35 lire

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 14/03/2008

Inventario Stato1924-1960 n. 131

Archivio fotografico MC 097-098

Pallone per il peso dell’aria

Il pallone di vetro ha la capacità di 2 litri ed è munito di

ghiera con coperchio a vite e rubinetto. Si applica alla

pompa pneumatica. Fatto il vuoto, lo si appende alla bilancia

idrostatica e si stabilisce l’equilibrio. Aprendo poi la chiavetta,

si immette aria e la bilancia pende dalla parte del pallone.

I pesi che si devono aggiungere sul piattello opposto per

ripristinare l’equilibri ci danno il peso dell’aria immessa.

È un sistema per verificare che l’aria ha un peso.

Accessori Bilancia idrostatica

macchina pneumatica

Misure 40 cm, 20 cm (diametro)

Materiali Vetro, ottone

Costruttore Rinaldi Damiani,

Venezia

Periodo di costruzione Primi del

Novecento

Stato di conservazione Ottimo

Valore d’acquisto 300 lire

Collocazione Armadio 17

Acquisizione ultima 11/02/2008

Inventario Comune 1940 n. 32

Archivio fotografico MC 113-115

160


meccanica

161


Paradosso idrostatico

Apparato di Pellat per la pressione dei liquidi sul fondo

Un tubo cilindrico è chiuso nella parte inferiore da un piattello

mobile comandato da una leva con relativo contrappeso. Nella

parte superiore vengono di volta in volta applicati tre recipienti

di vetro di forma e capacità molto diverse . Versando acqua in

uno di essi, se la pressione idrostatica esercitata sul piattello

oltrepassa un dato valore, esso si abbassa lasciando uscire

una certa quantità d’acqua : l’abbassamento del livello, nel

recipiente, fa diminuire la pressione e il piattello può chiudere

di nuovo l’apertura. Un indice mobile serve a controllare che

l’altezza raggiunta dall’acqua è la stessa qualunque sia il

recipiente usato.

Lo strumento serve per illustrare il paradosso idrostatico e la

legge di Stevino.

Misure 27 cm, 11 cm, 34 cm,

Vaschetta cilindrica 10 cm

(diametro), 7,5 cm (altezza)

Materiali Vetro, ottone

Inventore Pellat

Periodo di costruzione

Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 125 lire

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 15/06/10

Inventario Comune 1940 n. 26

Archivio fotografico MC 206

162


Parallelepipedo snodabile

per il centro di gravità

Misure 15 cm, 9 cm, 52 cm

Materiali Legno, filo, piombo

Costruttore Tecnico di laboratorio

Sig. Popolizio

Periodo di costruzione Anni ’50

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 800 lire

Il parallelepipedo è formato da tre ripiani di legno equidistanti

e paralleli articolati con quattro stecche di legno, che ne

costituiscono gli spigoli laterali. Variando l’inclinazione delle

stecche rispetto ai piani si realizzano le tre diverse specie di

equilibrio. Mediante il filo a piombo applicato al baricentro si

verifica la nota condizione di equilibrio dei corpi appoggiati.

Collocazione Armadio 11

Acquisizione ultima 27/04/2010

Inventario Stato 1961 n. 166

Archivio fotografico Mc 200-205

meccanica

163


Piano inclinato

L’intelaiatura di base poggia su tre piedi, uno dei quali a vite di

livello. Il piano inclinato è costituito da un telaio rettangolare

di legno, su cui scorre una coppia di ruote solidali, con asse di

rotazione che sostiene i pesi e l’attacco della funicella.

Il carrello e il piattino portapesi devono equilibrarsi

inizialmente e volta per volta, per ogni diversa disposizione o

inclinazione del piano. L’angolo che il piano inclinato forma

con il piano orizzontale si legge su apposito arco graduato.

Il piano inclinato è una macchina semplice.

Misure 51 cm (lunghezza piano inclinato), 58 cm, 6 cm (base),

3 cm (diametro esterno), 2,7 cm (diametro interno)

Materiali Legno, acciaio, ottone, pallini di piombo

Costruttore Tarquini, Roma

Periodo di costruzione 1926

Stato di conservazione Ottimo

Valore d’acquisto 450 lire

Collocazione Armadio 11

Acquisizione ultima 15/07/2010

Inventario Stato 1924 n. 24

Archivio fotografico MC 185-187

164


Regolatore centrifugo

di Watt

Il regolatore, applicato per la prima volta

da Watt alle macchine a vapore nel 1763,

è costituito da un albero verticale a cui è

applicato un parallelogramma articolato

collegato in basso ad un cilindretto,

detto “collare”, che può scorrere lungo

l’albero verticale. Alle estremità laterali del

parallelogramma sono saldate due sfere

di uguale massa di acciaio. Nel modellino

l’albero motore è messo in rotazione da

una macchina rotativa. Quando la velocità

di rotazione aumenta, le sfere tendono ad

allontanarsi per effetto della forza centrifuga.

Il parallelogramma si allarga trascinando verso

l’alto il collare che, mediante un sistema di

leve, agisce sulla valvola che regola l’afflusso

del vapore.

Nel dispositivo originario ideato ed applicato

per la prima volta dal meccanico scozzese

J. Watt (1736-1819) il collare era collegato

mediante un’asticella ad una valvola che

serviva a regolare la pressione del vapore nel

cilindro della caldaia.

Accessori Macchina di rotazione

Misure 3 cm (diametro), 24 cm (lunghezza asse

centrale)

Materiali Acciaio

Inventore James Watt

Costruttore Officine Galileo, Firenze

Periodo di costruzione 1930

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 70 lire

Collocazione Armadio 11

Acquisizione ultima 21/04/2009

Inventario Stato 1924-1960 n.26

Archivio fotografico MC 116-120

meccanica

165


Ruota di Segner

Mulinello idraulico

Il mulinello, o arganetto, idraulico è costituito da un tubo

di vetro libero di ruotare attorno ad un asse verticale.

Esso comunica inferiormente con due tubicini orizzontali

ripiegati all’estremità a forma di Z. Tale telaio è appoggiato

inferiormente al centro del recipiente e superiormente è

incernierato ad una vite. L’acqua versata entro il tubo fuoriesce

dai tubicini orizzontalmente e, per il principio di azione e

reazione, essi ruotano in senso inverso. L’acqua viene raccolta

in un contenitore.

L’esperimento permette di verificare la trasformazione di

energia potenziale gravitazionale in energia cinetica.

Misure Tubo di vetro: 3 cm

(diametro),22 cm (altezza)

Materiali Vetro, lamiera verniciata

Inventore J. Andreas Segner

Costruttore Phywe

Periodo di costruzione 1928

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 74 lire

Collocazione Armadio 17

Acquisizione ultima 24/04/2009

Inventario Stato 1924-1960 n. 43

Archivio fotografico MC 099-112

166


Semicerchio scanalato

con due palline

È un telaio a forma di segmento circolare

ad una base, che presenta una scanalatura

interna. Messo in rotazione da una macchina

rotativa, le sferette di uguale massa poste

nella scanalatura, per effetto della forza

centrifuga, si portano nei punti più distanti

dall’asse di rotazione.

Accessori Macchina rotativa

Misure 37 cm, 19 cm, 2 cm

Materiali Acciaio

Costruttore Bernardi Apparecchi di fisica Trento

Periodo di costruzione 1937

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 99 lire

Collocazione Armadio 11

Acquisizione ultima 24/04/2009

Inventario Stato 1924-1960 n. 109

Archivio fotografico MC 121

meccanica

167


Serie di macchine

pneumatiche

La macchina pneumatica è un dispositivo che,

mosso a mano o a motore, serve a rarefare

l’aria in uno spazio determinato. Due sono

i tipi di macchina pneumatica: quella ad un

cilindro e quella a due cilindri. Si tratta dunque

di uno strumento impiegato per studiare

tutta una serie di fenomeni che avvengono ad

una pressione inferiore a quella atmosferica

(sarebbe infatti improprio parlare di vuoto,

dal momento che la totale estrazione dell’aria

all’interno della campana di vetro risulta

impossibile per costruzione).

Le pompe [4] e [6] sono munite di vacuometro.

Misure [1] 1,5 cm, 3.5 cm (diametri), 38 cm (altezza)

[2] 18 cm, 38 cm, 48 cm

[3] 50 cm, 60 cm, 143 cm

[4] 48 cm, 68 cm, 135 cm

[5] 49 cm, 95 cm, 149 cm

[6] 27 cm, 48 cm, 52 cm (altezza)

Materiali Vetro, ottone e ferro

Costruttore Officine Galileo, Firenze, Damiani,

Ferdinad Ernecke, Berlino S. W.

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto [1 ] 33, [2] 15, [3] 1122, [4] 250, [5]

200, [6] 180 lire

Collocazione Armadio C

Acquisizione ultima 29/03/2010

Inventario Comune 1940 n. [1] 63, [2] n. 60,

Stato 1924-1960 n. [3] 63 (pezzo numerato 155.284),

Comune 1940 [4] n. 52, [5] n. 51 [6] n. 53

Archivio fotografico MC 122-132

[1] Pompa aspirante e premente

[2] Pompa aspirante

168


[3] Pompa pneumatica ad olio tipo Fleuss

[4] Pompa pneumatica a cremagliera

[5] Pompa pneumatica rotativa a due stantuffi

[6] Pompa pneumatica

meccanica

169


Sestante

È uno strumento utilizzato per misurare l’altezza di un astro

celeste rispetto all’orizzonte. Tecnicamente la misura si effettua

facendo collimare l’oggetto con l’orizzonte. Sulla scala, tramite

un oculare, si legge direttamente l’angolo di elevazione.

La scala di un sestante è di 60°, pari ad 1/6 di circonferenza.

In ogni tempo alcune civiltà hanno trovato il coraggio di

avventurarsi in mare aperto, senza alcun contatto visivo con

la costa e questo era possibile solo con le capacità di sapersi

orientare utilizzando qualche piccolo segnale. Lo strumento

che serve a misurare l’altezza del Sole all’orizzonte è il sestante.

Misure 32 cm, 11 cm

Materiali Ottone

Inventore John Hadley e Thomas Godfrey

Stato di conservazione Mediocre

Valore d’acquisto 150 lire

Collocazione Armadio 6

Acquisizione ultima 18/02/2008

Inventario Comune 1940 n. 221

Archivio fotografico MC 133-137

170


Sferometro

Lo strumento è formato da un treppiede che,con i suoi

punti di appoggio forma un triangolo equilatero. Al centro

del treppiede è montata una vite micrometrica, dal passo di

0,01 mm. Lo spostamento massimo è di 5 mm da entrambe

le parti, misurabile tramite la scala graduata verticale. All’altra

estremità della vite è presente un disco di acciaio diviso in

cento parti. Lo sferometro è uno strumento molto sensibile che

permette di misurare piccoli spessori(lastre di vetro o metallo)

e raggio di curvatura di oggetti sferici (lenti).

Lettura di un centesimo di millimetro.

Misure 6,5 cm (altezza),

3,5 cm (diametro),

1,4 cm (diametro)

Materiali Acciaio

Periodo di costruzione 1928

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 98 lire

Collocazione Armadio 11

Acquisizione ultima 19/04/2010

Inventario Stato 1924-160 n. 42

Archivio fotografico MC 188-189

meccanica

171


[1] Sistema di tre carrucole fisse e tre mobili

172


Sistemi di carrucole

[1] Ad uno stesso sostegno di legno

orizzontale sono sospese carrucole fisse,

mobili e una taglia a tre coppie di carrucole.

Le pulegge di ottone son sostenute da staffe

di ottone. L’apparecchio verifica con buona

approssimazione che nella carrucola fissa la

potenza uguaglia la resistenza, nella mobile la

potenza è la metà della resistenza, nella taglia

la potenza è un sesto della resistenza.

[2] Al sostegno di legno orizzontale è fissata

una combinazione di carrucola fissa e due

carrucole mobili. Anche questo strumento

serve a verificare la relazione fra potenza e

resistenza.

Accessori Pesetti di ottone e di metallo

di varia taratura

Misure [1] Asta orizzontale 92 cm,

asta verticale 88 cm; 35 cm, 25 cm (base),

carrucole: 5 cm, 4 cm, 3 cm (diametri),

[2] asta verticale 90 cm; supporto orizzontale

30 cm, 6 cm, 30 cm, 27 cm (base),

carrucole: 4,6 cm (diametro)

Materiali Legno, ottone, metallo

Costruttore Proviene dalla Regia Scuola speciale di

agricoltura (Tecnici di laboratorio)

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 200 lire

Collocazione Armadio 11

Acquisizione ultima 16/04/2010

Inventario Comune 1940 n. 2

Archivio fotografico MC [1] 138-147, [2] 148-150

[2] Sistema di una carrucola

fissa e due mobili

meccanica

173


Tellurio con lunario [1]

L’apparecchio è inserito in una custodia di legno ed è formato

da un disco di ottone poggiato su un treppiede. Al centro del

disco vi è una sfera rappresentante il sole e sul bordo esterno è

fissata una sfera (il pianeta) e piccole sferette (le lune).

È un modello planetario di tipo copernicano per illustrare

il moto terrestre e lunare intorno al Sole. Il dispositivo può

essere azionato a manovella grazie ad una serie di ingranaggi

in modo da simulare con diverse approssimazioni i moti.

174


Tellurio in custodia [2]

Pezzi mancanti Corda da rettificare

Misure [1] 60 cm (asta orizzontale),

43 cm (altezza), [2] 54,5 cm (altezza), 32 cm

(larghezza), 37 cm (profondità)

Materiali Legno, ottone, ferro

Costruttore [1] Ditta Vallardi,

[2] Berge London late Ramsten,

Valore d’acquisto [1] 305 lire

Stato di conservazione Mediocre

Collocazione specifica Armadio 3

Acquisizione ultima 14/03/2008

Inventario [1] Stato 1971-1981 n. 678

Archivio fotografico [1] MC 194-195, [2] MC 166-169

meccanica

175


Tornio a pedale di precisione

Il tornio è montato su un banco per lavoro a

pedale, ed è fornito dei seguenti accessori:

Coppia a patrona, disco divisore, supporto

a croce e supporto a mano, piattaforma di

250, mandrino a otto viti, a due guancialetti,

menabrida, 4 chiavi di servizio, staffe

montaggio motore e interruttore e tiranti

comando, sugattolo al cromo ritorto per

tornio a pedale, serie di 8 bulini.

Il dispositivo è una macchina utensile per

qualsiasi lavoro di precisione.

Misure 100 cm (lunghezza banco),

50 cm (dista nza tra le punte),

12 cm (altezza delle punte)

Materiali Legno, ferro, ghisa

Costruttore Officine Galileo, Firenze, di tipo B-4

(pezzo numerato 136.364)

Periodo di costruzione 1928-29

Stato di conservazione Mediocre

Collocazione Armadio B

Valore d’acquisto 4.000 lire (tornio),

40 lire (sugattolo), 36 lire (bulini)

Acquisizione ultima 11/06/2010

Inventario Stato 1924 n. 46, 49, 50

Archivio fotografico MC 190-193

176


Tubo ad U per la dimostrazione

della legge di Boyle

Sopra una tavoletta di legno, disposta verticalmente su

una base quadrata anch’essa di legno, è fissato un tubo di

vetro a forma di J, il cui ramo più corto è chiuso. Accanto a

quest’ultimo è presente una scala graduata (da 0 a 11 cm.)

che misura il volume di gas all’interno del tubo; accanto al

ramo più lungo è presente una scala graduata per la misura

delle altezze (da 0 a 80 cm.).Gli zeri delle due scale si trovano

in corrispondenza di una medesima riga orizzontale posta

poco sopra la curva ad U del tubo di vetro. Dietro la tavoletta

è fissato una canna torricelliana per misurare la pressione

atmosferica locale,espressa in mm di mercurio. Con tale

strumento si verifica la legge di Boyle-Mariotte.

Accessori Mercurio

Misure 20 cm, 20 cm (base), 86 cm (altezza)

Materiali Legno, vetro

Inventori Mariotte e Boyle

Costruttore Tecnomasio, Milano

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Mediocre

Pezzi mancanti La canna torricelliana è rotta e manca la vaschetta

contenente mercurio

Valore d’acquisto 15 lire

Collocazione Armadio 1

Data di acquisizione 15/06/2010

Inventario Comune 1940 n. 65

Archivio fotografico MC 170-171

meccanica

177


Tubo per la caduta

dei gravi nel vuoto [1]

[1] È un tubo di vetro lungo 92 cm. chiuso

ermeticamente in cui è stato praticato il vuoto.

In esso sono presenti un pezzo di piombo,

uno di sughero,uno di carta e una piuma.

Capovolgendo il tubo si osserva che i corpi

raggiungono l’altra estremità nello stesso

istante,confermando l’ipotesi di Galileo,

secondo cui tutti i corpi cadono nel vuoto con

la stessa velocità, indipendentemente dalla

loro massa.

[2] Nel tubo con chiavetta, lasciando penetrare

un po’d’aria si manifestano differenze nella

velocità di caduta dei suddetti corpi.

178


Tubo per la caduta

dei gravi con chiavetta [2]

Tubo di Newton

Accessori Pompa pneumatica

Misure [1] 92 cm (lunghezza), 4 cm (diametro),

[2] 154 cm (lunghezza), 7,5 cm (diametro)

Materiali Vetro, piuma,sferetta di piombo,

carta e sughero

Inventore Isaac Newton

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Collocazione Armadio 15

Acquisizione ultima 5/03/2010

Valore d’acquisto [1] 57,95 lire [2] 60 lire

Inventario [1] Stato 1924-1960, n. 132

[2] Comune 1940 n. 16,

Archivio fotografico MC 151-157

meccanica

179


Vaso di Tantalo

Sifone intermittente

Il vaso di Tantalo è un recipiente con il fondo attraversato

da un tubo ripiegato che funziona da sifone. L’acqua viene

immessa nel vaso con un cannello di portata minore di quella

del tubo ripiegato. Appena il livello dell’acqua copre il gomito

del sifone quest’ultimo entrerà in funzione e non cesserà di

agire fino a quando il livello dell’acqua nel bicchiere non sarà

sceso al di sotto dell’orifizio libero del sifone.

È il principio del sifone. Il nome è in relazione alla leggenda del

supplizio di Tantalo.

Misure 25 cm (altezza),

9 cm (diametro)

Materiali Vetro

Costruttore Società italiana

apparecchi scientifici, Milano

Periodo di costruzione 1924

Stato di conservazione Ottimo

Valore d’acquisto 16,50 lire

Collocazione Armadio 17

Acquisizione ultima 09/02/2008

Inventario Stato 1924-1960 n. 10

Archivio fotografico MC 158-159

180


Vite di Archimede

La vite di Achimede, detta anche coclea,

è un dispositivo elementare per sollevare

un liquido. La macchina è costituita da

una spirale di vetro avvolta su un supporto

metallico provvisto di manovella che consente

ad esso di ruotare. La parte inferiore del tubo

è immersa nell’acqua della vaschetta solo

per un tratto del suo percorso. Tale posizione

permette alla massa d’acqua incamerata di

essere frazionata in parti separate da una bolla

d’aria che risucchia altra acqua.

La vite di Archimede non solo serve per

sollevare liquidi ma anche materiale sabbioso,

ghiaioso o frantumato. È ancora oggi usata

per sollevare acqua per l’irrigazione, ma

anche per sollevare il grano e confinarlo nei

silos. È anche usata in Olanda per il continuo

drenaggio di acqua dai Polder accoppiata a

motori che ne permettono il funzionamento.

Misure Vaschetta 40 cm, 13.50 cm, 8 cm,

Spirale 34 cm (lunghezza)

Materiali Vetro-metallo

Inventore Archimede

Costruttore Officine Galileo, Firenze

Periodo di costruzione 1934

Stato di conservazione Ottimo

Valore d’acquisto 107 lire

Collocazione Armadio 17

Acquisizione ultima 08/02/2008

Inventario Stato 1924-1960 n. 77

Archivio fotografico MC 160-165

meccanica

181


L’ottica è la parte della fisica che descrive il comportamento

e le proprietà della luce e l’interazione della luce con la materia.

L’obbiettivo della scienza non riguarda le cose in sè,

come i dogmatismi immaginano nella loro semplicità, ma le relazioni fra le cose;

al di fuori di queste relazioni non esiste realtà conoscibile.

[J.C. Maxwell]

182


Ottica

183


Anelli di Newton

Due lenti di vetro,una piano convessa di

curvatura assai grande e l’altra piana, sono

montate su una struttura in ghisa e premute

una contro l’altra da tre molle, la cui tensione

è regolabile con viti di registro. I due vetri

imprigionano un cuneo d’aria che attraversato

da un fascio di luce incidente normalmente

la superficie piana della lente, genera una

serie di frange di interferenza circolari o

anelli. La formazione di questi anelli è dovuta

all’interferenza tra la luce riflessa e la luce

trasmessa. La distanza tra i vari anelli non è

costante, ma dipende dalla curvatura della

superficie che delimita il “cuneo d’aria”.

Il punto di contatto delle lenti appare scuro

per riflessione ed è il centro degli anelli.

Newton si occupò a lungo del fenomeno degli

anelli colorati di questo sistema ottico, poiché

era difficile darne una spiegazione secondo la

sua teoria della luce che supponeva costituita

da particelle.

Accessori Laser, lente convergente

Misure 24,5 cm (altezza), 7 cm (diametro esterno),

4 cm (diametro)

Materiali Legno, metallo, vetro

Inventore Isaac Newton

Costruttore Officine Galileo, Firenze

Stato di conservazione Ottimo

Valore d’acquisto 162 lire

Collocazione Armadio 9

Acquisizione ultima 08/02/2008

Inventario Stato 1924-1960 n. 103

Archivio fotografico OT 001-003

184


Apparecchio di Müller

È un contenitore semicilindrico in vetro

e metallo verniciato, per lo studio della

rifrazione della luce nei liquidi. Sulla parete

piana è posta una fenditura per la luce.

All’interno della superficie curva è posta una

scala per la misura dell’angolo di rifrazione

Misure 32 cm, 17 cm, 12 cm

Materiali Vetro e ferro

Inventore Müller

Costruttore Ditta Bernardi Gaetano

Periodo di costruzione 1924

Stato di conservazione Buono

Collocazione Armadio 3

Acquisizione ultima 11/02/2009

Valore d’acquisto 103 lire

Inventario Stato 1924-1960 n. 3

Archivio fotografico OT 004

Ottica

185


Cannocchiale

astronomico [1]

Cannocchiale terrestre

con oculare oscuro

di ricambio [2]

Cannocchiale con corpo e sostegno d’ottone,

movimento verticale ed orizzontale, oculare a

cremagliera.

Misure [1] 65 cm, 7 cm (diametro)

[2] 70 cm, 5,2 cm (diametro)

Materiali Ottone, legno

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione [2] Buono, [1] mediocre

Valore d’acquisto [1] 30 lire, [2] 300 lire

Collocazione Armadio 6

Acquisizione ultima 30/03/2009

Inventario Comune 1940 [1] n. 112, [2] n. 113

Archivio fotografico OT 005-006

186


Disco di Newton

Un cartoncino diviso radialmente in settori di

diversa estensione angolare e di diversi colori

è posto in rapida rotazione attorno ad un asse

metallico passante per il centro. L’ampiezza

di ciascun settore dipende dalla lunghezza

d’onda dei sette colori dell’arcobaleno: rosso,

arancio, giallo, verde, azzurro, indaco, violetto.

I colori, per effetto della persistenza delle

immagini sulla retina, si fondono nell’occhio,

per cui il disco appare bianco. Il colore non

appare perfettamente bianco ma grigio perché

i colori dei vari settori non sono perfettamente

uguali a quelli naturali dello spettro della luce

bianca.

Accessori Macchina rotativa

Misure 34 cm (diametro)

Materiali Cartone, ottone, ferro

Inventore Isaac Newton

Periodo di costruzione 1935

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 30 lire

Collocazione Armadio 9

Acquisizione ultima 12/02/2008

Inventario Comune 1940 n. 121

Archivio fotografico OT 007-008

Ottica

187


Disco per esperienze di ottica

Disco di Hartl

Il disco di Hartl, detto anche disco ottico, è costituito

da un disco metallico montato su un supporto assiale

attorno al quale può ruotare. Il bordo del disco ha

una scala graduata in settori circolari di apertura di

un grado. È accompagnato da una serie di accessori

di vetro o di plexiglas che possono essere fissati al

centro del disco (uno specchio concavo o convesso,

un corpo circolare, un corpo semicircolare, un prisma

triangolare retto, ecc...). Quando uno o più sottili

fascetti di luce attraversano i corpi ottici, risultano

evidenti e determinabili le direzioni dei raggi luminosi.

Lo strumento viene impiegato per esperienze di ottica

geometrica.

Accessori Carter per lampada

Misure 31 cm (diametro), 48 cm (altezza),

12 cm (spessore)

Materiali Ferro, cartone, specchi e lenti

Inventore Hartl

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 330 lire

Collocazione Armadio 10

Acquisizione ultima 28/03/2008

Inventario Comune 1940 n. 106

Archivio fotografico OT 006

188


Epidiascopio

Grande proiettore

con camera Schuckert

Strumento ottico che consente di vedere,

proiettata su uno schermo, l’immagine

ingrandita di oggetti, di testi, ecc.,

sfruttandone la trasparenza o la riflessione.

Il modello possiede obiettivi separati per

proiezioni episcopiche per oggetti opachi e

diascopiche per diapositive.

Misure 58 cm, 40 cm, 33 cm

Materiali Metallo e base di legno

Costruttore H. Ernemann Akt- Ges.Dresden

Periodo di costruzione Primi del Novecento

Stato di conservazione Mediocre

Valore d’acquisto 10 lire

Lo strumento è dotato di numerose diapositive

al bromuro di argento.

Collocazione Armadio 2

Acquisizione ultima 30/04/2009

Archivio fotografico OT 009-009 bis

Ottica

189


Lampada ad incandescenza

ad alcool o a benzina

Durata di una carica (500 g) ore 3-4. Intensità luminosa 250-

300 candele. Becco separato per benzina o alcool da sostituirsi

a quello delle lampade onde usarla con l’uno o l’altro

combustibile. Serviva per proiezioni e per fotografia.

Materiali Rame, ottone

Costruttore Rinaldo Damiani,

Venezia

Periodo di costruzione

Antecedente 1940

Stato di conservazione Mediocre

Valore d’acquisto 15 lire

Collocazione Armadio 3

Acquisizione ultima 29/03/2010

Inventario Comune 1940 n. 101

Archivio fotografico OT 010

Lampada al magnesio

È un cilindrico metallico su treppiede dotato

di manico; dal cilindro sporgono una levetta,

una chiavetta e uno specchio parabolico. La

levetta aziona un meccanismo ad orologeria

interna al cilindro che mette in movimento

una piccola puleggia; la chiavetta esterna

serve a caricare il meccanismo.Sulla puleggia

è avvolto un grosso filo di magnesio che

sbuca nel fuoco dello specchio parabolico.

Il magnesio, bruciando, produce una intensa

luce che viene riflessa dallo specchio.

La lampada serve per produrre luce di forte

intensità.

Misure 20 cm, 23 cm, 22 cm

Materiali Rame, ottone

Periodo di costruzione Primi del Novecento

Stato di conservazione Cattivo

Valore d’acquisto 20 lire

Collocazione Armadio 3

Inventario Comune 1940 n. 99

Archivio fotografico OT 011

190


Lente biconvessa

La lente è formata da due superfici sferiche

convesse di vetro, più spessa al centro e più

sottile ai bordi. La lente è inclinabile, dotata

di un bordo di legno ed è fissata, tramite una

forcella, ad un supporto di legno.

Posta la lente di fronte ad una sorgente

luminosa, in modo che i raggi risultino

paralleli all’asse ottico, questi convergeranno

in un punto detto fuoco.

Poiché i raggi luminosi sono anche sorgenti

di calore, si verifica una concentrazione

di energia nel fuoco tale da bruciare, per

esempio, un pezzetto di carta: ciò giustifica il

nome di “fuoco” attribuito a detto punto.

Misure 15 cm (diametro della lente),

30 cm (distanza focale), 56 cm (altezza)

Materiali Ottone, vetro, legno

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 187 lire

Collocazione Armadio 16

Acquisizione ultima 26/02/2008

Inventario Stato 1924-1960 n.92

Archivio fotografico OT 012-013

Ottica

191


Polariscopio di Norremberg

Polarizzazione rettilinea della luce e mezzi polarizzanti

L’apparecchio è un banco ottico adatto per

dimostrazioni su schermo. Un’asta girevole

intorno ad un fulcro porta vari cursori nei quali

si applicano i seguenti accessori in dotazione:

lastra di vetro trasparente orientabile a

piacere, con legatura metallica e forcella;

specchio di vetro nero; pila di vetri; vari

polaroidi; lenti e diaframmi; lamine di quarzo,

mica e resine sintetiche. Lo strumento viene

utilizzato per la polarizzazione della luce per

riflessione, per rifrazione, per diffusione, per

pleocroismo (Polaroidi).

Le esperienze eseguite con tale apparecchio

consentono di attribuire alla luce una

natura ondulatoria di oscillazione armonica

trasversale.

Accessori Strisce di cartoncino, carter per lampada

Misure 20 cm (larghezza), 45 cm (lunghezza),

5 cm (spessore)

Materiali Legno, lenti polarizzate, specchi neri,

polarimetri

Inventore Gottlieb Christian Norremberg

Costruttore Officine Galileo, Firenze

Periodo di costruzione 1955

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 132.000 lire

Collocazione Armadio 10

Acquisizione ultima 14/03/2008

Inventario Stato 1971-1981 n. 621

Archivio fotografico OT 014-016

192


Specchi di Fresnel

Lo strumento è formato da due specchi neri,

quasi complanari, separati da uno schermetto

scorrevole in apposita guida.

Un fascio di luce proveniente da una sorgente

monocromatica viene riflesso dagli specchi

opportunamente orientati. I due fasci di luce

distinti per riflessione si sovrappongono

e interferiscono, originando una banda

luminosa solcata da frange chiare e scure

che corrispondono ai luoghi di interferenza

distruttiva e costruttiva.

Gli specchi di Fresnel servono a confermare e

a consolidare la teoria ondulatoria della fisica

formulata dal fisico olandese Cristian Huygens.

Misure 33cm (altezza), 13 cm (diametro)

Materiali Acciaio-vetro

Inventore Jean-Fresnel Austin

Costruttore A. Fumeo (Mi)

Periodo di costruzione 1934

Stato di conservazione Ottimo

Valore d’acquisto 240 lire

Collocazione Armadio 9

Acquisizione ultima 08/02/2008

Inventario Stato 1924-1960 n. 76

Archivio fotografico OT 017

Ottica

193


Specchi piani ad angolo

Questo semplice apparecchio si presta bene

per la deduzione del numero delle immagini di

uno oggetto posto tra due specchi ad angolo.

I due specchi montati su telai in ferro girano

a cerniera sopra un asse di acciaio, sostenuto

da una colonna verticale. Fissato α l’angolo

formato dai due specchi, il numero delle

immagini virtuali è: (360°/α - 1).

Inventario Comune 1940 n. 120

Misure 31 cm, 18 cm

Materiali Ferro, ottone, specchio, acciaio

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 60 lire

Collocazione Armadio 10

Acquisizione ultima 18/02/2008

Archivio fotografico OT 037

194


Spettroscopio a prisma

È costituito da due piccoli cannocchiali con i rispettivi obiettivi

posti quasi uno di fronte l’altro e con la presenza fra essi di

un prisma per scomporre la luce bianca nelle sue componenti

cromatiche. Il prisma è montato su di una piccola piattaforma

girevole in modo che orientando in un modo o in un altro gli

spigoli dei prismi, si possa variare l’ampiezza dello spettro.

Uno dei due cannocchiali,nel suo punto di focalizzazione, ha

un comune oculare che serve per l’osservazione dello spettro,

l’altro invece (chiamato ‘collimatore’), nel proprio fuoco è

provvisto di una fenditura. Nei pressi della fenditura si pone

la sorgente luminosa(una fiamma di candela o una lampadina

ad incandescenza o al neon) da analizzare. Dopo aver regolato

la fenditura in modo che questa sia più chiusa possibile

in relazione alla luce incidente,si focalizza l’immagine con

l’oculare e se tutto è collimato,si vedono gli spettri della luce.

La fenditura deve essere parallela allo spigolo del prisma.

Accessori Candela

Misure Cannocchiale 15 cm

(larghezza), 1,9 cm (diametro),

piattaforme 11,9 cm,

13 cm (diametri)

Materiali Ottone, vetro

Costruttore R. Damiani

Periodo di costruzione 1934

Stato di conservazione Mediocre

Valore d’acquisto 660 lire

Collocazione Armadio 10

Acquisizione ultima 21/04/2009

Inventario Stato 1924-1960 n. 75

Archivio fotografico OT 018-021

Ottica

195


Stereoscopio tipo grande

Strumento ottico nel quale si inserisce una cartolina

con due fotografie leggermente diverse, ottenute

fotografando lo stesso oggetto con due obiettivi

opportunamente distanziati. La differenza tra le

immagini dei due occhi è detta disparità binoculare. Si

ha l’impressione di vedere un’unica fotografia in rilievo

in quanto si ha una simultanea visione dell’oggetto

con entrambi gli occhi. Poiché gli occhi guardano da

posizioni leggermente diverse, l’immagine dell’oggetto

rilevata da un occhio è differente di poco dall’altra;

le due immagini si sovrappongono nel cervello

dell’osservatore dando la percezione del rilievo

(visione stereoscopica).

Questo fenomeno è utilizzato per esempio nella

ricognizione fotografica aerea.

Accessori 4 cartoline

Misure 31 cm (lunghezza),

13 cm (larghezza)

Materiali Legno, vetro e metallo

Inventore Charles Wheatstone

Costruttore Officine Galileo, Firenze

Periodo di costruzione 1937

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 58,50 (Stereoscopio),

18 lire (cartoline)

Collocazione Armadio 9

Acquisizione ultima 4/03/2008

Inventario Stato 1924-1960 n. 101 e n.102

Archivio fotografico OT 022

196


Stroboscopio

Tamburo con fenditure

Lo stroboscopio è formato da un tamburo con fenditure

di uguali dimensioni e a uguale distanza l’una dall’altra,

girevole intorno ad un asse in ferro. All’interno del tamburo si

posizionano delle zone figurative divise in tanti settori quante

sono le fenditure. Facendo ruotare lo stroboscopio in modo

rapido e regolare, si intravedono, attraverso le fenditure, con

continuità le figure e quindi le fasi successive di un’azione

animata.

Misure 26 cm (diametro), 40 cm (altezza)

Materiali Metallo, cartone

Costruttore Max Kohl A.G. Chemnitz

Stato di conservazione Ottimo

Valore d’acquisto 40 lire

Collocazione Armadio 15

Acquisizione ultima 05/02/2008

Inventario Comune 1940 n. 18

Archivio fotografico OT 023-036

Ottica

197


Et ignem regunt numeri

[Fourier, 1822]

La termologia è il settore della fisica

che si interessa dei fenomeni termici,

ovvero studia quei fenomeni

in cui hanno una grande importanza

la temperatura e il calore.

198


199


Anello di Gravesande

Su una base di legno è inserito un sostegno

cilindrico a stelo ricurvo, recante all’estremità

libera una catenella di 11 cm che sostiene

una sfera di ferro. A tale sostegno è avvitata

un’asticella che reca ad una estremità un

anello in ottone il cui diametro interno è

leggermente più grande di quello della sfera.

La sfera di ferro a temperatura ambiente passa

agevolmente attraverso l’anello. Riscaldata

con un Becco Bunsen, non lo attraversa

più attraverso l’anello. Quando la sfera si

raffredda, attraversa nuovamente l’anello.

Con questo strumento si mette in evidenza

la dilatazione cubica dei solidi sottoposti a

riscaldamento.

Accessori Becco Bunsen

Misure 27.50 cm (altezza), 27 mm (diametro sfera),

28 mm (diametro anello)

Materiali ottone,ferro,legno

Inventore Willem Jacob Gravesande

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 15 lire

Collocazione Armadio 18

Acquisizione ultima 26/02/2008

Inventario Comune 1940 n. 80

Archivio fotografico TE 001-004

200


Apparecchio per la dimostrazione

del fenomeno del rigelo

L’apparecchio è formato da un cilindro cavo di ottone,

che presenta cinque fori alla base e altrettanti nella

parte bassa della superficie laterale e da sei dischi in

ghisa, di raggio variabile impilati in un asse di legno.

Se si pone del ghiaccio all’interno del cilindro e si

aumenta gradualmente la pressione con l’ausilio dei

dischi si determina un abbassamento del punto di

fusione.

Accessori Ghiaccio

Misure 7,5 cm (diametro), 7,5 cm (altezza),

dischi da 5 a 2,8 cm (diametro)

Materiali Ottone, legno, ghisa

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 60 lire

Collocazione Armadio C

Acquisizione ultima 27/04/2010

Numero d’inventario Comune 1940 n. 97

Archivio fotografico TE 064

201


Apparecchio Despretz

La sbarra in ottone omogenea è sostenuta da piedi

in ferro e separata termicamente da essi mediante

piastrine isolanti. I sei fori della sbarra si riempiono

parzialmente di mercurio e vi si introducono i sei

termometri uguali, che all’inizio segnano la stessa

temperatura. Si riscalda l’estremo sporgente della

barra con un becco Bunsen, avendo cura di difendere

i termometri con una doppia parete di alluminio.

Man mano che la barra si riscalda la temperatura dei

termometri aumenta e dal termometro più vicino alla

doppia parete a quello più lontano si avrà alla fine una

lettura delle temperature inversamente proporzionali

alle distanze dalla fonte di calore.

Accessori Becco Bunsen

Misure 78 cm, 28 cm, 47 cm

Materiali legno, ferro, rame, ottone, vetro

Inventore Costruttore Officine Galileo,

Firenze

Periodo di costruzione 1926

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 400 lire

Collocazione Armadio 18

Acquisizione ultima 14/02/2008

Inventario Stato 1924-1960 n. 29

Archivio fotografico TE 007-009

202


Apparecchio di Hope

per la massima densità dell’acqua

L’apparecchio è formato da un cilindro di plexiglas con un

manicotto di ferro nella parte centrale e due fori, uno al di

sopra l’altro al di sotto di esso, nei quali si adattano due

termometri in modo che i loro bulbi penetrino nel recipiente.

Riempiendo di acqua il recipiente e mettendo ghiaccio nel

manicotto, si nota che la temperatura del termometro inferiore

si abbassa, raggiunge 4°C circa e poi rimane stazionaria. Dopo

comincia ad abbassarsi quella del termometro superiore sino a

4°C e continua fino a 0°C.

La spiegazione della massima densità dell’acqua attorno a 4°C

può essere interpretata nel seguente modo:

Inizialmente le particelle liquide vicine al manicotto si

raffreddano, diventano più dense e scendono nella parte

inferiore del recipiente; quando tutta la massa liquida inferiore

raggiunge i 4°C, l’ulteriore abbassamento della temperatura da

4°C a 0°C rende le particelle meno dense e le fa salire. Nella

parte superiore l’acqua potrebbe anche solidificare ma in basso

continua a rimanere allo stato liquido a 4°C

Accessori Ghiaccio, sale

Misure 34 cm, 15 cm

Materiali lamiera zingata,

plexiglas, vetro

Inventore Thomas Charles Hope

Costruttore BernardiI

Periodo di costruzione 1938

Stato di conservazione Mediocre

Valore d’acquisto 85 lire

Collocazione Armadio 18

Acquisizione ultima 27/04/2009

Inventario Stato 1924-1960 n. 113

Archivio fotografico TE 010-012

Questo fenomeno è di vitale importanza per tutti gli esseri che

vivono nei mari e nei laghi che d’inverno gelano in superficie.

203


Apparecchio del Pizzarello

La parte essenziale dello strumento è formata da due canne

di vetro poste in comunicazione da un robusto tubo di

gomma riempito di mercurio. Le canne sono fissate a supporti

scorrevoli lungo un grande regolo verticale che è diviso in

centimetri ed ha una graduazione ben visibile a distanza.

I supporti possono fissarsi sulle aste di legno laterali mediante

viti di pressione.

L’apparecchio prende il nome da Antonio Pizzarello docente di

Fisica presso il liceo di Macerata nella seconda metà del secolo

scorso, autore di lavori sulle proprietà molecolari dei gas. Le

diverse canne e gli altri accessori (manicotto per la circolazione

di un vapore, lungo bulbo con capillare, tubi a squadra e

palloncini con un cono normale maschio) permettono di

dimostrare la legge di Boyle, di determinare i coefficienti di

dilatazione e di tensione dei gas.

Misure 200 cm, 20 cm

Materiali legno-vetro-acciaio

Costruttore Officine Galileo, Firenze

Periodo di costruzione 1960

Stato di conservazione Cattivo

Valore d’acquisto 131.000 lire

Collocazione laboratorio di fisica

Acquisizione ultima 06/02/2008

Inventario Stato 1971-1981 n. 618

Archivio fotografico TE 005-006

204


Apparecchio per i vapori saturi

Canne barometriche

Una vaschetta in vetro è poggiata sulla base del

supporto;quattro tubi, sorretti in posizione verticale da un

apposito sostegno in legno, sono chiusi superiormente e

aperti all’altro estremo. Uno di questi è una comune canna

torricelliana e serve da barometro. Le quattro canne sono

piene di mercurio e capovolte nella vaschetta anch’essa

contenente mercurio. Mediante un contagocce si introducono

dal basso alcune gocce di un liquido facilmente volatile:

nella prima acqua, nella seconda alcool, nella terza etere. Il

liquido introdotto, avendo densità minore del mercurio, sale

ed evapora nella parte vuota del tubo, mentre il livello del

mercurio si abbassa.

La pressione esercitata dal vapore saturo sulla superficie del

mercurio la si legge direttamente sulla canna barometrica.

Accessori Mercurio, acqua, alcool, contagocce

Misure 17,5 cm, 3,6 cm (vaschetta),

89 cm, 92,5 cm, 100 cm (lunghezza tubi)

Materiali Vetro, supporto in legno

Costruttore Officine Galileo, Firenze

Periodo di costruzione 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 30 lire

Collocazione Armadio 18

Acquisizione ultima 27/02/2009

Inventario Comune 1940 n. 85

Archivio fotografico TE 014-015

205


Apparecchio per la calefazione

Accessori Becco di Bunsen

Misure 25,5 cm (altezza), 9 cm (diametro piastra)

Materiali Ferro, acciaio

Inventore Born Heller

Costruttore Officine Galileo, Firenze

Pezzo numerato n. 179674

Periodo di costruzione Primi del Novecento

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 72 lire

Collocazione Armadio 18

Acquisizione ultima 11/02/2008

Inventario Stato 1924-1960 n. 81

Archivio fotografico TE 013

L’apparecchio è costituito da un sostegno di ferro

con treppiede, da un anello ad altezza variabile e da

due piastre di rame,lievemente concave, una piena e

l’altra bucherellata. Sulla piastra arroventata si fanno

cadere delle gocce d’acqua. Tolta la fiamma si osserva

il fenomeno di calefazione, che si manifesta quando

un liquido viene posto a contatto con una superficie

solida molto calda, a temperatura maggiore del suo

punto di ebollizione. In queste condizioni si formano

delle gocce di liquido di forma pressoché sferica

che, sostenute e avvolte dal vapore per contatto con

la superficie solida, si muovono rapidamente su

quest’ultima.

Il fenomeno è osservabile ad esempio versando poche

gocce di acqua sulla piastra calda di un fornello da

cucina.

206


Becchi Bunsen

Il becco di Bunsen è un bruciatore a gas usato in chimica.

Prende il nome da Robert Wilhelm Bunsen, e brucia un flusso

continuo di gas senza rischio che la fiamma abbia un ritorno

nel tubo e giunga fino alla bombola.

Esso è composto da uno zoccolo con il tubo da cui giunge il

combustibile gassoso e da un tubo verticale, all’imboccatura

del quale viene acceso il gas.

Misure 20 cm, 16 cm,

16 cm, 13 cm

Materiali Ottone, rame

Inventore Robert W. Bunsen

Stato di conservazione Mediocre

Valore d’acquisto 15 lire

Collocazione Armadio 5

Acquisizione ultima 29 /03 /2010

Inventario Comune 1940 n. 169

Archivio fotografico TE 016

207


Bollitore di Franklin

Lo strumento è costituito da due sfere di vetro

collegate mediante un tubicino, anch’esso in vetro.

Nel sistema è stato creato il vuoto ed inserito alcool

colorato.

Raccogliendo il liquido dentro una delle sfere e

riscaldandolo con il semplice contatto della mano il

liquido si sposta nell’altra ampolla e va in ebollizione.

Lo strumento viene utilizzato per dimostrare che i

liquidi bollono nel vuoto a bassa temperatura, poiché

più è bassa la pressione minore è la temperatura di

l’ebollizione.

Misure 23,5 cm, 3,6cm (diametro)

Materiali Vetro, alcool colorato

Inventore Benjamin Franklin

Periodo di costruzione Antecedente 1940

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 4 lire

Collocazione Armadio 18

Acquisizione ultima 09/03/2009

Inventario Comune 1940 n. 95

Archivio fotografico TE 017-024

208


Cassetta di Ingenhousz

Accessori Becco Bunsen, acqua

Misure 20 cm, 7 cm

Materiali Ottone, legno, vetro, acciaio,

rame

Inventore Jan Ingenhousz

Periodo di costruzione 1934

Stato di conservazione Mediocre

Valore d’acquisto 30 lire

Collocazione Armadio 18

Acquisizione ultima 05/02/2008

Inventario Comune 1940 n. 84

Archivio fotografico TE 025-026

Una scatola metallica ha infisse su una parete alcune

sbarrette di eguali dimensioni e di materiali diversi.

La parte che fuoriesce è ricoperta di cera. Versando

acqua bollente dentro la cassetta si osserva che la cera

fonde per tratti di lunghezza diversa; prima fonde la

cera sulla barra di rame, poi sull’alluminio sull’ottone,

mentre non fonde sul legno e sul vetro.

È uno strumento che permette di osservare il

coefficiente di conducibilità termica di diversi

materiali.

209


Croce trimetallica

Lo strumento è formato da tre lamine

sottili disposte a croce: una di rame,

una di zinco e una di ferro.

Su ciascuna di esse si poggia un

fiammifero ad uguale distanza dal

centro della croce. Si accende, al di

sotto, una candela per portarle allo

stesso salto termico. Si accenderà per

primo il fiammifero posto sul rame,

poi quello posto sull’ottone ed infine

quello sul ferro. L’esperienza insegna

che, dei tre metalli, il rame è il miglior

conduttore di calore.

Misure 32 cm, 12 cm, 1,5 cm

Materiali Acciaio - rame - ottone -ferro

Stato di conservazione Ottimo

Valore d’acquisto, 655 lire

Collocazione Armadio 18

Acquisizione ultima 07/02/2008

Inventario Stato 1971-1981 n. 354

Archivio fotografico TE 027-028

210


Distillatore per alcool

Alambicco

Lo strumento formato da una stufa con caldaia e da un

recipiente di raffreddamento, serve per la distillazione

(tecnica di separazione che sfrutta la differenza dei punti

di ebollizione dell’acqua a circa 100° C, e dell’alcool a circa

78° C). Il miscuglio di acqua ed alcool si mette nella caldaia

(posta a sinistra nella foto) e si riscalda. I vapori di alcool,

che si sprigionano dal liquido, passano attraverso un tubo al

serpentino immerso nel secondo recipiente dove circola acqua

fresca, e si condensano. Il liquido ottenuto viene raccolto in

un recipiente posto sul pavimento al di sotto di due rubinetti.

L’alcool così ricavato non è puro perché sono mescolate

piccole quantità di vapore acqueo. Occorrono successive

distillazioni utilizzando il recipiente più piccolo posto sulla

caldaia.

Accessori Legna da ardere,

recipiente raccoglitore

Misure 130 cm (lunghezza),

140 cm (altezza),

50 cm (diametro caldaia)

Materiali Metallo

Periodo di costruzione Primo ’900

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 50 lire

Collocazione Armadio C

Acquisizione ultima 28/05/2010

Inventario Stato 1961 n. 105

Archivio fotografico TE 055-056

211


Igrometri di Daniell

Misure 30 cm, 24 cm

Materiali Vetro-legno

Inventore John Frederick Daniell

Periodo di costruzione 1930

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 50 lire

Collocazione Armadio 18

Acquisizione ultima 05/02/2008

Inventario Comune 1940 n. 88

Archivio fotografico TE 029-030

L’igrometro di Daniell è un apparecchio che si compone di

due bolle di vetro sottile, situate all’estremità di un tubo di

vetro piegato per due volte ad angolo retto. A’ll’interno della

bolla più bassa, riempita a metà di etere è situato un sensibile

termometro. La bolla più alta è ricoperta di mussolina, sulla

quale si versa etere che, evaporando, la raffredda rapidamente.

A causa della differenza di temperatura tra le due bolle l’etere

contenuto nella bolla più bassa distilla in quella più alta. Ne

risulta un abbassamento di temperatura nella prima bolla,

sufficiente a far condensare il vapor d’acqua sulla superficie

esterna del vetro. Al momento della condensazione si legge

sulla scala termometrica interna alla bolla il valore della

temperatura del punto di rugiada. Conoscendo anche la

temperatura ambientale ed utilizzando le tavole della tensione

di vapore saturo, si ricava lo stato igrometrico.

L’igrometro di Daniell serve a determinare l’umidità relativa

di un ambiente. In corrispondenza della temperatura letta sui

due termometri (interno ed esterno) la tabella in dotazione

all’apparecchio fornisce il valore P (tensione di vapore saturo).

212


Igrometro a capello o di Saussure

Lo strumento serve per la determinazione dell’umidità relativa

ed è basato sulla proprietà del capello di allungarsi con l’umidità

o di accorciarsi in aria secca. Il capello sgrassato è fissato

all’estremo superiore dello strumento, scende verticalmente, si

avvolge attorno alla gola di una piccola carrucola mobilissima

ed è tenuto teso da un contrappeso applicato all’estremo

inferiore. La carrucola è saldata ad un indice che può ruotare

davanti ad una scala graduata: lo zero corrisponde all’aria

secca e si ottiene ponendo l’apparecchio sotto una campana

di vetro entro cui l’aria viene essiccata mediante una sostanza

fortemente igroscopica contenuta in una ciotola. Il 100 si

ottiene quando si sostituisce la sostanza igroscopica con acqua

che si lascia evaporare fino al punto di saturazione.

Alcune fibre animali o vegetali hanno la stessa proprietà del

capello e con esse si realizzavano apparecchi popolari come

quello del frate che si copre la testa con il cappuccio quando

l’aria è umida, se la scopre quando è secca.

Pezzi mancanti Termometro, Ago,

carrucola, peso di trazione

Misure 46 cm, 16 cm, 1 cm

Materiali Legno, ottone, capello

Inventore Saussure

Stato di conservazione Cattivo

Collocazione Armadio 1

Acquisizione ultima 25/05/2010

Archivio fotografico TE 066

Lampada di sicurezza Davy

Lampada dei minatori

La lampada di Davy è una normale lampada

con fiamma circondata da una reticella: la

fiamma, per una proprietà della reticella

metallica, non passa all’esterno, ma se il

grisu attraversa le maglie della rete, viene in

contatto con la fiamma e produce un piccolo

scoppio interno che spegne la fiamma e

avvisa della presenza del gas. Questa lampada

veniva usata nelle miniere dove a volte si

determinavano fughe di grisu, un gas formato

prevalentemente da metano. Questo gas

mescolandosi con l’aria forma una miscela

che venendo a contatto con la fiamma,

esplode in maniera paurosa e determina

spesso il crollo delle volte delle miniere.

Misure 27 cm, 8 cm

Materiali Metallo

Inventore Hunphry Davy

Periodo di costruzione 1924

Stato di conservazione Ottimo

Valore d’acquisto 80 lire

Collocazione Armadio 18

Acquisizione ultima 05/02/2008

Inventario Stato 1924.1960 n. 4

Archivio fotografico TE 031

213


Modello di motrice a vapore

tipo verticale

La macchina a vapore è costituita da una caldaia cilindrica

in ferro che poggia su una camera di combustione, aperta

anteriormente e provvista di comignoli per la fuoriuscita dei

fumi di combustione. La caldaia è munita di un indicatore, in

vetro, per il livello dell’acqua, di un foro, chiuso da una vite

per l’ingresso dell’acqua, di un manometro e di una valvola di

sicurezza che si apre automaticamente quando la pressione

supera un valore prestabilito. Dalla sommità della caldaia il

vapore, attraverso un tubo provvisto di rubinetto, raggiunge un

cassetto di distribuzione collegato ad un cilindro. Per mezzo

di un giunto snodato è fissato al volano. Dal cilindro si diparte

un tubo incurvato verso l’alto che porta al suo inizio una

derivazione per lo scarico della condensa. Quindi da energia

termica il vapore si trasforma in energia meccanica.

Misure 33 cm, 13 cm

Materiali Acciaio

Inventore Thomas Newcomen

Pezzo numerato J.F. 567

Periodo di costruzione 1934

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 350 lire

Collocazione Armadio 18

Acquisizione ultima 08/02/2008

Inventario Stato 1924-1960 n. 71

Archivio fotografico TE 032-038

214


Modello di cilindro di macchina a vapore

con cassetto di distribuzione

Nell’apparecchio si distinguono nettamente ed in proporzioni

esatte tutte le parti essenziali della motrice verticale a vapore.

Nelle macchine a vapore, il vapore ad alta pressione viene

inviato in un cilindro, chiuso alle due estremità, in cui il pistone

può muoversi avanti ed indietro di moto traslatorio. Un

sistema biella-manovella, ruotante solidalmente con una ruota,

permette di trasformare il movimento rettilineo del pistone in

un moto rotatorio. Il vapore entra nel cilindro alternativamente

da un’estremità e dall’altra ed in ogni caso l’estremità opposta

a quella di ingresso del vapore permette lo scarico del vapore

preesistente. L’ingresso e l’uscita del vapore sono regolati da

una camera di distribuzione automatica.

Il cilindro con il distributore è l’organo principale nel quale si

compie la trasformazione del calore in lavoro.

Misure 31 cm (lunghezza), 15 cm

(larghezza), 13 cm (altezza)

Materiale Acciaio, ghisa e base

di legno

Inventore Dionigi Papin

Periodo di costruzione 1934

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 55 lire

Collocazione Armadio 18

Acquisizione ultima 12/03/2010

Inventario Stato 1924-1960 n. 70

Archivio fotografico TE 039-041

215


Pendolo a compensazione

Il pendolo a compensazione è costituito da due aste in

ottone e tre di acciaio, ed una massa lenticolare di cui si può

regolare l’altezza. Essendo di materiali diversi, ottone-acciaio,

queste aste subiscono una dilatazione diversa, al variare della

temperatura. Il dispositivo di compensazione è progettato

in modo da garantire l’invarianza del periodo rispetto alla

temperatura.

Le aste di diverso metallo subiscono allungamenti in senso

opposto, per cui la lunghezza utile del pendolo non varia con la

temperatura. Con l’aumentare della temperatura il pendolo si

allunga e quindi per farlo oscillare in modo regolare si accorcia

l’altezza del pendolo in estate; il contrario avviene d’inverno.

Ciò non avviene per il pendolo a compensazione.

Misure 54 cm, 11,5 cm

Materiali Acciaio, ottone

Inventore Georg Graham

Costruttore Officine Galileo, Firenze

Periodo di costruzione 1931

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 102,60 lire

Collocazione Armadio 18

Acquisizione ultima 05/02/2008

Inventario Stato 1924-1960 n. 60

Archivio fotografico TE 042-045

216


Pentola di Papin

Pentola a pressione

La pentola di Papin è un recipiente a pareti robuste, chiusa

ermeticamente da un coperchio munito di una valvola di

sicurezza e poggia su un treppiedi. Man mano che l’acqua della

pentola viene riscaldata, si sviluppa calore, e, poiché questo

non può uscire, la pressione aumenta e l’acqua può arrivare

a temperature superiori a 100° C senza bollire. La valvola di

sicurezza serve ad evitare che la pressione interna del vapore

aumenti tanto da determinare lo scoppio della pentola.

La pentola di Papin è il prototipo della pentola a pressione e

della macchina a vapore. Nell’anno 1690 D. Papin costruì un

modello, assai, imperfetto, di macchina a vapore, dopo aver

inventato la valvola di sicurezza.

Accessori Becco Bunsen

Misure 33 cm, 30 cm

Materiali Metallo

Inventore Denis Papin

Periodo di costruzione 1935

Stato di conservazione Ottimo

Valore d’acquisto 324 lire

Collocazione Armadio 18

Acquisizione ultima 05/02/2008

Inventario Stato 1924-1960 n. 94

Archivio fotografico TE 046-048

217


Radiometro di Crookes

Mulinello di Crookes o Tubo di Crookes

In un bulbo di vetro, dal quale è stata estratta quasi totalmente

l’aria, è sistemata una piccola elica a 4 pale. Ogni pala ha una

superficie annerita e una lucida. Le 4 pale sono collegate a un

mozzo centrale che può ruotare sopra la punta di un ago, con

un attrito trascurabile.

Quando raggi termici o liminici colpiscono il radiometro l’elica

inizia a girare nel senso in cui avanzano le superfici chiare delle

palette, come se si manifestasse una spinta maggiore sulle

facce scure.

Misure 20 cm (altezza), 6 cm (diametro)

Materiali Vetro, mica, ferro

Inventore Sir William Crookes

Costruttore Ditta Iginio Martini, Trento

Periodo di costruzione 1924

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 47 lire

Collocazione Armadio 18

Acquisizione ultima 14/03/2008

Inventario Stato 1924-1960 n. 5

Archivio fotografico TE 057-061

218


Schiacciata di Tyndall

L’apparecchio è costituito da un disco di cera, su un treppiede

di ferro, da un supporto rettilineo con quattro cilindri in

alluminio, ferro, stagno piombo, aventi lo stesso peso e lo

stesso diametro, e da un piatto di alluminio per rifondere

i dischi di cera e rifarne dei nuovi. L’esperienza consiste

nell’immergere i cilindri considerati in un recipiente contenente

acqua a temperatura di 100°C. Con il supporto si appoggiano i

cilindri sulla schiacciata di paraffina.; essi fondono quantità di

cera proporzionali alle rispettive capacità termiche.

Questa esperienza evidenzia il diverso calore specifico dei

metalli e la loro differente conducibilità.

Misure 13 cm (diametro),

20 cm (altezza)

Materiali Schiacciata di cera,

alluminio, ferro, stagno, piombo

Inventore JohnTyndall

Periodo di costruzione 1938

Stato di conservazione Buono

Valore d’acquisto 20 lire

Collocazione Armadio 18

Acquisizione ultima 27/04/2009

Inventario Stato 1924-1960 n. 115

Archivio fotografico TE 049-050

219


Stufa di Regnault

Lo strumento serve per determinare il punto 100 della scala

del termometro centigrado, che rappresenta la temperatura

corrispondente al vapore d’acqua bollente alla pressione

atmosferica normale. Esso è composto: a) di un vaso

cilindrico sul quale è fissato un tubo aperto alle due estremità,

b) di un manicotto concentrico, chiuso inferiormente, che

circonda il tubo e superiormente lo supera in altezza. Un

tappo metallico, che porta al centro un foro circolare, chiude

il manicotto. L’apparecchio poggia su un treppiede di ferro al

di sotto del quale viene messo il becco Bunsen. Il recipiente

contiene acqua che viene portata all’ebollizione; il vapore

prodotto si solleva lungo il tubo penetrando nel manicotto

esterno dal quale esce per mezzo di un tubo orizzontale

posto lateralmente. Un altro tubo mette in comunicazione

direttamente il tubo interno con l’esterno. Questo tubo

termina con un manometro a mercurio che serve a misurare la

differenza di pressione tra l’interno e l’esterno. Il termometro,

di cui si vuoi determinare il punto 100 viene fissato, dentro il

tappo di sughero, nel foro centrale superiore, in modo che il

bulbo non tocchi l’acqua bollente. Inoltre l’estremità superiore

della colonna di mercurio deve fuoriuscire appena dal foro.

Appena la colonna del mercurio ha raggiunto un livello

costante nel tempo, si segna tale livello sul termometro (punto

100). È essenziale, per la corretta determinazione del punto

100 di tenere conto della pressione atmosferica poiché con

essa varia la temperatura di ebollizione dell’acqua.

Accessori Becco di Bunsen

Misure 37 cm (altezza), 10 cm

(diametro cilindro inferiore),

7 cm (diametro cilindro

superiore)

Materiali Ferro e vetro

Inventore Regnault

Costruttore Società italiana

apparecchi scientifici Bernardi,

Milano

Periodo di costruzione 1938

Stato di conservazione cattivo

Pezzi mancanti Termometro

Valore d’acquisto 150 lire

Collocazione Armadio C

Acquisizione ultima 8/3/2010

Inventario Stato 1924-1960 n. 114

Archivio fotografico TE 051-52

220


Termometri differenziali

di Leslie

Lo strumento è formato da un tubo capillare di vetro a U i

cui bracci hanno alla loro sommità due bulbi . Il tubo che è

riempito parzialmente di liquido è fissato su un supporto in

legno graduato, ancorato ad una base anch’ essa in legno.

Quando uno dei tubi viene riscaldato, per esempio con la

mano, l’ aria in esso contenuta, dilatandosi, provoca uno

spostamento del liquido lungo il tubo.

I bulbi del secondo termometro sono forniti di rubinetti.

Misure [1] 13 cm (Diametro di

base), 43 cm (altezza),

[2] 12 cm (Diametro di base),

43 cm ( altezza)

Materiali Legno , vetro

Inventore Leslie

Costruttore Fattura francese

Periodo di costruzione

Antecedente 1940

Stato di conservazione Mediocre

Valore d’acquisto 30 lire

Collocazione Armadio 18

Acquisizione ultima 11/06/2010

Inventario Comune 1940 n. 83

Archivio fotografico TE 065

221


222


dal tonografo

del cagnazzi

al rivelatore

di raggi cosmici

223


Il tonografo

di Luca de Samuele Cagnazzi

Stenico (Trento) 16 agosto 1932 X

Illustre Professore,

Le mando due fotografie – che sono una primizia – del “tonografo” di Cagnazzi.

Per quanti parecchi avessero parlato di questo “tonografo”, presentato –

come Lei sa – da Cagnazzi, iniseme al suo opuscolo sulla “tonografia”, alla

Terza Riunione degli Scienziati Italiani, tenuta a Firenze nel settembre 1841 (e

alla quale prese parte anche Vincenzo Sabini), pure non era stato possibile

rintracciare l’apparecchio costruito dallo stesso inventore.

Alle mie prime ricerche presso il Museo della Storia delle Scienze – sorto in

Firenze in seguito alla Mostra della Storia delle Scienze che ebbe luogo pochi

anni fa – fu risposto che proprio per la mostra erano stati riesumati, e con

somma cura, tutti i vecchi strumenti e che – dato che fra questi non figurava

il “tonografo” – era da escludere che possibilità di poterlo rintracciare. Anzi

mi si fece notare che il verbale della 1 adunanza della Sezione di Fisica e

Matematica (del 16 settembre 1841) riportava che “il Cavalier Cagnazzi si scusa

di non poter presentare il tonografo da esso immaginato”; dal che si doveva

arguire che l’apparecchio fosse stato solo ideato, studiato, ma mai costruito.

Mi fu facile ribattere questa argomentazione mostrando che nel verbale della

3 seduta (18/9/1841) era invece chiaramente detto: “Il Cav. Cagnazzi presenta

il tonografo … espone i principi … dimostra l’uso … e fa dono generoso all[a]

Sezione di questo strumento.”

Al che fu risposto come – dato ciò – si dovesse convenire che l’apparecchio

fosse andato disperso.

Tentai allora di nuovo più vie e così – con mia grande gioia – alcuni

giorni or sono il Prof. Corsini mi potè annunziare che in una cantina era

stato rintracciato un groviglio di roba che, esaminato con cura, risultava

corrispondere al “tonografo” descritto nel verbale del 18 settembre 1841.

L’apparecchio, dopo essere stato messo in ordine, è ora in bella mostra al Museo

delle Storia delle Scienze in piazza dei Giudici ed io l’ho fatto fotografare (intero

ed in dettaglio), oltre che per inviarne copia al Liceo Cagnazzi e al Comune di

Altamura (scrivo negli stessi termini al Podestà Tedeschi), per permetterne la

pubblicazione in una importante opera sopratutto agli studiosi stranieri.

Infatti – come ebbi a dirle – il mio carissimo amico Prof. Cutolo ha scritto una

storia dell’Università di Napoli con lo scopo di illustrare quanto la cultura

universale deve a quell’ateneo. Tale lavoro comprenderà quindi, insieme a brevi

notizie buografiche e alla riproduzione del ritratto – che Lei ebbe la cortesia

di fornirmi – dell’Arcidiacono Cagnazzi un breve accenno al “tonografo”,

convalidato dalla fotografia dell’apparecchio. Penso che riceverà con piacere

queste notizie e La prego di gradire insieme i migliori e i più vivi saluti.

224


Il Tonografo, presentato nel 1841

a Firenze da Luca S. Cagnazzi

(1764/1852) durante la terza

riunione degli Scienziati italiani,

rappresenta un tentativo di

risoluzione al problema della

conservazione delle informazioni

per le generazioni future.

Associando un numero alle diverse

intonazioni e inflessioni della voce,

infatti, l’intenzione di Cagnazzi

era quella di descrivere le voci e

le varie modulazioni attraverso

sequenze numeriche in modo da

facilitarne successive riproduzioni;

non potendo conservare il suono,

dunque, si cercava di fornirne

quantomeno descrizioni fedeli.

Una copia del tonografo, fatta

realizzare dal Conte Celio Sabini, è

conservata nell’Archivio Biblioteca

Museo Civico di Altamura.

Lettera originale (trascritta

nella pagina accanto) e foto del

tonografo originale di Cagnazzi.

(Archivio storico Liceo Cagnazzi).

225


Telescopio con rivelatori MRPC

(Multigap Resistive Plate Chamber)

Il Progetto “la Scienza nelle scuole” EEE (Extreme Energy Events) ha l’obiettivo

principale di capire dove, quando e come nascono i “raggi cosmici” primari che

costituiscono la cenere del Big Bang e di portare la scienza nel cuore dei giovani

attraverso lo studio di eventi cosmici di altissima energia.

La responsabilità del progetto EEE compete al Comitato Tecnico Scientifico

presieduto dal Prof. A. Zichichi - Università di Bologna. Il Liceo Cagnazzi,

su segnalazione del Prof. Romano, direttore del Dipartimento Interateneo

di Fisica e INFN di Bari, ha aderito al progetto nel 2006. Quattro nostri

alunni (B.Cornacchia, C.Colonna, G.Lorusso, C.Petrafesa) insieme alla

prof. ssa R. Pascale hanno partecipato presso il CERN-Ginevra alla costruzione

dei rivelatori MRPC che costituiscono i telescopio. La fase di installazione e di

messa in funzione del telescopio è stata condotta dal prof. M. Abbrescia del

Dipartimento Interateneo di Fisica ed INFN di Bari.

Successivamente la lettura e l’analisi dei dati è stata affidata agli alunni delle

seconde e terze liceo coordinati dalla dott.ssa A. Regano.

Il progetto è stato articolato nelle seguenti 3 fasi:

- Costruzione dei rivelatori MRPC

- Realizzazione del telescopio con MRPC e messa a punto della strumentazione

- Presa dati e analisi

Il sistema di rivelazione modulare del Progetto EEE è un telescopio costituito

da 3 piani di rivelatori MRPC (Multigap Resistive Plate Chamber), inventato

allo scopo di misurare con grande precisione il punto di volo delle particelle

subnucleari incidenti e il suo tempo di attraversamento. Il rivelatore è

estremamente sofisticato, anche se la sua struttura di base è quella di un

semplice condensatore piano formato da una pila di lastre di vetro intervallate da

una miscela di gas (freon ed esafloruro di zolfo). L’area sensibile di ogni piano

è di 1,6 x 0,82 m². La parte sensibile alla incidenza delle particelle ad altissima

energia è costituita da armature metalliche, segmentate in striscioline di rame.

Per la lettura e l’acquisizione dei dati, ad ogni telescopio è associata una catena

elettronica, connessa con un calcolatore tramite una opportuna interfaccia e il

calcolatore è posto in rete con le altre scuole dotate di telescopio.

In prospettiva i dati acquisiti saranno trasmessi via rete ad un opportuno “centro

di raccolta” e archiviati presso il CNAF dell’INFN di Bologna.

Ulteriori e dettagliate informazioni sul Progetto sono disponibili sul sito del

Cento Fermi-Progetto EEE (www.centrofermi.it/eee/).

226


227


228


appendice

il seminario in san domenico ad altamura

229


230


Il Seminario in San Domenico

ad Altamura *

Cristiano Chieppa

Al periodo pugliese, che va dal 1835 circa all’anno della morte, appartengono le

opere che Luigi Castellucci realizzò ad Altamura intorno alla metà dell’800. In

particolare è possibile documentare la presenza dell’architetto bitontino nella

veste di progettista e di direttore dei lavori per la realizzazione del Seminario

di Altamura. Contemporaneamente egli è impegnato, nella progettazione

e costruzione di un’altra importante opera pubblica: il Palazzo Prelatizio di

Acquaviva delle fonti. Ma, mentre quest’ultimo viene progettato e realizzato ex

novo, l’edificio di Altamura richiede all’architetto un paziente lavoro di riduzione

e recupero, come allora si usava dire, indicando con tale locuzione il complesso

di trasformazioni necessarie per adattare un edificio ad una nuova funzione. In

questo caso si trattava di «ridurre» a Seminario un antico convento, quello di

San Domenico, non più popolato dai Frati Predicatori che lo avevano fondato

e amministrato per tre secoli; questa riduzione comportò, come vedremo,

l’ampliamento della antica fabbrica e la conseguente progettazione di porzioni

consistenti della stessa.

Entrambe le opere gli furono commissionate dal Prelato Giandomenico

Falconi, nominato con Bolla Pontificia da Pio IX, prelato Nullius di Altamura ed

Acquaviva e Vescovo titolare di Eumenia.

Costruzioni coeve dunque, nel corso delle quali l’architetto bitontino divide

la sua presenza su entrambi i cantieri a dirigere le maestranze, e non di rado

viene interessato a metter mano agli interni delle cattedrali di entrambe le città,

nonché ad adempiere a lavori di parziale ristrutturazione del Palazzo Vescovile

di Altamura.

La storia della chiesa di San Domenico dell’annesso convento è stata tracciata

in maniera pressoché completa dallo studioso Tommaso Berloco che ha

dedicato numerosissime, pazienti ricerche alle chiese di Altamura. 1

Compendiosamente, attingendo al suo studio su tale complesso pubblicato sul

n. 16 di «Altamura/Bollettino dell’Archivio-Biblioteca-Museo Civico» nel 1974,

possiamo così riassumere le vicende di questa fabbrica:

Nel 1513, in concomitanza con l’arrivo nella città dei Padri Predicatori

Domenicani viene istituita, ad opera del molto Reverendo Padre Baccelliere Fra’

Vito Medio da Montemurro, nel largo antistante la Porta di Matera, una Chiesa

dedicata a San Rocco, santo molto venerato perché ritenuto protettore delle

popolazioni dai pericoli delle epidemie - in quei tempi non infrequenti - ed in

particolare della peste. In quello stesso anno inizia la costruzione dell’edificio

sacro che si protrarrà per oltre un lustro, mentre l’annesso Convento risulta

* Tratto da: Cristiano Chieppa, L’architetto pugliese Luigi Castellucci e il Seminario di Altamura, in

“Altamura Bollettino della ABMC”, n. 44, 2003, pagine 144-160. Si ringraziano l’autore e l’ABMC per

averne consentito la pubblicazione.

1 T. Berloco, Le Chiese di Altamura, XVI, S. Domenico L’ex convento di S. Rocco dei Padri

Domenicani e l’Arciconfraternita del Santissimo Rosario in «Altamura/Bollettino dell’ABMC», n. 16, 1974.

il seminario in san domenico ad altamura

231


ancora in costruzione nel 1571, quando l’Università provvede a rimpinguare le

casse con contributi «per la fabbrica che attualmente si fa». 2

La comunità monastica, ricca di numerose personalità quale ad esempio

il madrigalista del ’500, padre Angelo Ignannino, prospera per due

secoli sovvenzionata - come del resto le altre istituzioni religiose - dalla

Amministrazione Cittadina, ed accresce enormemente il proprio patrimonio per

effetto di lasciti e donazioni di cui all’epoca gli enti religiosi beneficiavano, quasi

sempre in cambio di sepolture cioè di posti dove si potesse - in terra consacrata

- riposare dopo la morte.

Si giunge così all’inizio del ‘700 epoca in cui assistiamo ad una radicale

trasformazione della fabbrica di cui ci occupiamo. In un clima di grande

benessere, conseguente ad alcune ottime annate agricole e di notevole crescita

culturale, 3 tanto da rendere possibile l’istituzione, per volontà della sua gente,

dell’Università degli Studi, la città, emancipata dalla signoria - bonaria, ma pur

sempre onerosa - dei Farnese ha raggiunto una posizione di primo piano nel

Regno di Napoli.

Sotto il profilo edilizio sembra voler gareggiare con sé stessa nel costruire

palazzi e chiese con cupole e campanili che vanno a modificare e a

caratterizzare il panorama cittadino, come è efficacemente rappresentato nella

veduta settecentesca riportata nell’opera dell’Orlandi, 4 (figura 1).

Nella prima metà del settecento la chiesa di San Rocco, «per essere caduta» 5

viene sostituita da una molto più grande, secondo i canoni di un barocco

leggiadro, ariosa, luminosissima, sormontata da una cupola di notevole

dimensione e altezza. Non è dato conoscere il nome dell’architetto che

progettò quest’opera grandiosa e nello stesso tempo raffinata, probabilmente

furono utilizzati modelli già noti ed in uso presso l’ordine dei predicatori.

Contemporaneamente dovette essere ampliato, in proporzione, il convento

per quello che possiamo dedurre dalla vastità del chiostro (m.19 x 19) e del

porticato che lo circonda, la cui altezza misura sei metri all’intradosso delle

volte.

La data 1716 incisa ad altezza d’uomo nei pressi della facciata (che il Berloco.

ritiene apposta in occasione della ultimazione di questa, peraltro mai avvenuta)

potrebbe, secondo noi, indicare l’inizio della riedificazione.

Comunque, la veduta di Altamura dipinta su di una volta nell’Episcopio di

Matera e risalente al 1709 contiene la raffigurazione del complesso monastico

quale era anteriormente alla trasformazione settecentesca (figura 2).

Osservando il particolare che ci interessa - il cui autore, per altri indizi, appare

abbastanza scrupoloso e credibile - possiamo ricavarne:

ɴ che la chiesa di San Rocco fosse piuttosto modesta, asimmetrica nella

2 V. Frizzale, Storia di Altamura, 1755, manoscritto in ABMC.

3 T. Fiore, Il sacco di Altamura, in «Altamura/Bollettino dell’ABMC», n. 9, gennaio 1967, p. 63.

4 Cesare Orlandi Delle Città d’Italia e sue isole adjacenti, Perugia 1770. Voce Altamura.

5 La notizia è tramandata indirettamente in Archivio Generale dell’Ordine dei (Predicatori)

Domenicani(A.G.O.P.), a proposito della vita del frate Giovanni Paladino ed è riportata dal Berloco

alla pag. 83 del lavoro già citato.

232


Dall’alto: (figura 1) veduta di Altamura del 1770; (fgura 2) veduta di Altamura nel 1709;

(figura 3) veduta di Altamura del 1584, particolare.

il seminario in san domenico ad altamura

233


ɴ

ɴ

facciata, con campanile a vela, e orientata come quella attuale;

che, affiancato, ed un poco arretrato, vi fosse il convento, ad essa

proporzionato (a giudicare dal numero delle finestre i vani prospicienti

la facciata non sono più di quattro) e quindi con un chiostro di due o, al

massimo, tre campate, non visibile nel disegno stesso perché nascosto

dalla facciata principale connotata dall’ingresso ben evidente e da due

livelli di costruzione.

che l’ala che si protende verso chi guarda il dipinto, con insieme la

costruzione con tetto spiovente (baracca) fosse una superfetazione dovuta

a necessità di spazi - anche per usi agricoli - scomparsa nel successivo

ampliamento settecentesco. Si potrebbe anche azzardare l’ipotesi che

questa costruzione non sia afferente al convento, ma un edificio ritenuto

minore (la locanda seicentesca, o la chiesa di S. Maria di Loreto o altro

ancora) spostato dal pittore sul lato destro della veduta per non coprire la

parte più importante di questa e cioè la Porta di Matera.

Contrasta con questa posizione l’altra veduta, contenuta nella raccolta Rocca

della Biblioteca Angelica di Roma e datata 1584, nella quale un ignoto frate

agostiniano rappresenta il convento come un organismo unitario, completo di

un vastissimo chiostro con, addirittura, cinque arcate per lato (figura 3).

A spiegare questa apparente incongruenza si può osservare, nello stesso

disegno, che anche il convento degli agostiniani viene rappresentato con un

chiostro a cinque arcate, laddove rilievi dell’inizio del novecento 6 lasciano

intravedere un organismo unitario disposto intorno ad un piccolo chiostro

di sole tre arcate. Cinque arcate, sono anche riportate per il monastero del

Soccorso dove invece se ne contano quattro ancor oggi. È da ritenere, quindi,

che il disegnatore abbia usato lo stesso simbolo - cinque archetti - per tutti i

porticati di tutti i conventi, a prescindere dalla effettiva consistenza degli stessi.

Così chiarita la situazione per la fase più antica, passiamo a chiederci quale sia

stata la effettiva consistenza delle opere realizzate nel corso dell’ampliamento

settecentesco del complesso:

ɴ per analogia con l’imponenza della chiesa, si deve pensare che in questa

fase il chiostro sia stato ampliato sino alla attuale consistenza (quattro

arcate per lato).

ɴ Tutt’intorno, al piano terreno, secondo l’usato schema della maggior

parte dei conventi, il porticato coperto da volte a crociera e, ancora più

esternamente, altri locali di ricevimento: astanteria, cucina, refettorio ecc.

ɴ al primo piano in corrispondenza del porticato le piccole celle dei monaci

affacciate sul cortile interno e, esternamente a queste, corridoi ed altre

stanze.

Questa la situazione nella seconda metà del settecento che vede prosperare la

comunità monastica, attivamente partecipe della vita della città contribuendo

alla sua crescita anche culturale col dare docenti al Regio Studio di cui si è

6 Si tratta di una pianta su carta oleata, relativa all’impianto del macello comunale nel convento

degli agostiniani. In Archivio ABMC Fondo ing. Michele De Nora, non schedata

234


fatto cenno. Sino all’epico 1799 quando anche i frati domenicani nei giorni che

precedettero l’assedio e la conquista della città da parte dell’armata detta della

Santa Fede comandata dal famigerato Cardinale Fabrizio Ruffo furono coinvolti

nei terribili avvenimenti con arresti e fucilazioni perché accusati di essere

simpatizzanti per la Monarchia borbonica e quindi nemici della Repubblica

Napoletana nella quale invece si identificava la maggioranza della popolazione.

Con l’arrivo delle soldataglie provenienti dalla Calabria lo stesso convento fu

occupato divenendo il quartier generale degli assalitori. 7

Superati i momenti tragici la comunità monacale riprese a vivere coltivando,

per quasi un decennio, oltre che la preghiera e la missione, i suoi molteplici

interessi fino al 1808 quando, occupando Gioacchino Murat il reame di Napoli,

questi soppresse tutti gli Ordini religiosi, con la finalità - purtroppo puramente

teorica - di distribuire, a pagamento, i beni confiscati alle povere popolazioni 8 i

numerosi pascoli ed i terreni seminativi venduti a dei signori napoletani.

Con la confisca, il grande manufatto, dapprima occupato da soldataglie francesi

e poi da miserevoli, andò presto in rovina. Come andò in declino l’intera città

con l’economia, la stessa cultura, la ricerca, gli studi e la Università dissestata

finanziariamente e con i suoi uomini liberali di ‘belle lettere’ e di talento

inquisiti, fuggiaschi, epurati.

Nel 1811 un “Progetto per l’organizzazione della Pubblica Istruzione” che

individua strategicamente nel Regno quattro Atenei: a Napoli, Altamura, Chieti

e Catanzaro, ciascuno dei quali dotato di cinque facoltà non troverà alcun

seguito né attuazione.

Intanto intorno alle cospicue rendite di beni confluiti e gestiti sotto la

denominazione di “Monte a Moltiplico” di appannaggio Vescovile 9 ed in sua

mancanza destinate all’istruzione, si accende una annosa accanita disputa

senza esclusione di colpi tra il Clero e la Municipalità, che si concluderà dopo

che fu prodotto Appello alla Corte di Trani con Atto del 1 gennaio 1889, «con

istrumento per Notar Surdi di Altamura del 5 novembre 1890, approvato e reso

esecutivo con R. Decreto del 25 Dicembre 1890» col quale i beni del Monte

passavano al Comune che s’impegnava devolvere una rendita annua di L. 2.782

per istituire quattro borse di studio a favore di alunni altamurani in carriera

ecclesiastica. 10

Documenti rinvenuti nella Collezione delle Leggi del 1813, evidenziano il

Decreto n. 1750: «...così questo Municipio per non essersi dalla Prelatura né

offerte né restituite le rendite del Monte a Moltiplico, giusta gli ordini Superiori,

e per essere questo Edificio di S. Domenico proprietà Comunale, come dal

Decreto del 25 aprile 1813, è nel pieno dritto di riprendersi l’anzidetto locale

7 M. Rotunno, Notizie raccolte sui fatti del 99, Altamura, Portoghese, 1899.

8 T. Berloco, Le chiese di Altamura in «Altamura, Rivista storica/Bollettino dell’ABMC»., n. 16,

1974, p. 70.

9 Sul principio del XVII sec. gli altamurani misero insieme un cospicuo capitale costituito da beni

immobili, armenti e danaro, che avrebbe dovuto fruttare la ‘rendita’ o ‘congrua’ per un vagheggiato

Vescovo. Svanita questa aspettativa tale ricchezza fu destinata col nome di Monte a Moltiplico,

Monte degli Studi o Monte delle Scuole a sostenere il Regio Studio o Università di Studj.

10 Cfr. il manoscritto a firma “Il Segretario V. Mirizzi in Altamura 10 ottobre 1893” in appendice al

volumetto Dritti del Comune di Altamura sul Monte a Moltiplico, Deliberazione Cons. Com. nel 5 dic.

1862, Bari, Tip. Cannone.

il seminario in san domenico ad altamura

235


con tutt’i suoi mobili, adjacenze e pertinenze, e nello stato come attualmente

rattrovasi».

Ribadendo così il principio «...che tutte le Amministrazioni di simili Monti sono

di loro natura laiche, e che non possono mescolarvisi le persone Ecclesiastiche

se non nella qualità di Delegati dal Governo...». 11

Sembra che uno spiraglio si apra in fatto d’istruzione quando viene diramata

una nota ministeriale nel marzo 1815 che parla di istituire un Liceo con o senza

Convitto. Di contro e lestamente l’Autorità Ecclesiastica si adopera in tentativi

di convertire la Università altamurana in un Seminario clericale conforme

agli ordinamenti del Concilio Tridentino e poi più tardi di devolvere le rendite

del Monte ai Reverendi Padri della Compagnia di Gesù perché provvedano

all’insegnamento pubblico. Aspirazioni d’ambo le parti naufragate sul nascere

per ferme opposizioni, che a loro volta tentarono di risollevare le sorti

dell’antico Ateneo.

Alle lunghe schermaglie politiche rinfocolate in ogni sede giunge alfine

inaspettato l’intervento del ‘riformista’ Papa Pio IX regnando Ferdinando II

con sua Bolla Si aliquando del 16 agosto 1848 con la quale sancisce aeque ac

principaliter le due Chiese di Altamura e di Acquaviva, esente dalla giurisdizione

di ogni Ordinario Vescovile, riconoscendo al Re il diritto di nomina e collazione

ed asserendo esservi in Altamura beni ecclesiastici con la rendita di ducati 2000

– scrive Ottavio Serena nelle sue memorie storiche 12 – autorizzava la fondazione

di un Seminario ecclesiastico da servire alla istruzione dei preti delle due Chiese.

«Nel Regio exequatur dato a quella Bolla – continua la nota – è vero, fatti

salvi i diritti di Regio Padronato e dei luoghi Pii laicali per la Chiesa e Città di

Altamura; ma ciò non dimeno Ferdinando II, sordo ai reclami della cittadinanza

altamurana, lasciò aprire il Seminario ecclesiastico…».

La stessa Bolla nominava Giandomenico Falconi Vicario di Molfetta, Arciprete–

Prelato delle due Prelature, che qualcuno asserisce ‘per interposti uffici’ di

suo fratello Stanislao Falconi avvocato generale presso la Suprema Corte di

Giustizia, ottenendo che alla Chiesa di Acquaviva fosse unita l’altra nullius di

Altamura e pertanto nominato Arciprete mitrato di quelle due Chiese aeque ac

principaliter. 13

Considerato un autentico grande Vescovo il cui nome è rimasto inciso nella

Prelatura, il Falconi appena arrivato ad Altamura avviò con il restauro della

Cattedrale i lavori per il recupero dell’antico Convento dei Domenicani per

istituirlo a sede del Seminario Vescovile, incaricando al progetto l’architetto

Luigi Castellucci 14 chiamato altresì a redigere contemporaneamente quello del

Palazzo Prelatizio ad Acquaviva da erigersi ex novo in uno spiazzo lateralmente

al Duomo (d’impianto XII sec. in stile romanico–pugliese) e quindi

addossandolo allo stesso. Monumento che a sua volta viene interessato da una

11 Dritti del Comune di Altamura sul Monte a Moltiplico, Deliberazione Cons. Com. nel 5 dic. 1862,

Bari, Tip. Cannone, cit., p. 15. In una nota a pié pagina 37 si legge : «Non si saprebbe spiegare come

nel 4 dicembre 1837 s’intestasse alla Provincia, n. 4706, discaricandone il Comune».

12 O. Serena, Di un’antica Università di Studi nelle Puglie, Altamura, Leggieri, 1887, p. 54 e segg.

13 G. Firrao, Cenni Storici sulla città di Altamura, Andria, 1880, p. 100.

14 N. Ciccimarra., Cattedrale di Altamura: Storia degli Illustri Prelati e delle Dinastie dall’origine sino

ad oggi, Vol. III, Bari, Tip. Resta, 1966, p. 91.

236


serie di lavori di ‘arricchimento’ interno in parte affidati all’architetto bitontino.

Questi, inoltre non manca di essere coinvolto nella stessa fabbrica del Duomo

dell’Assunta ad Altamura (la cui vicenda storica ha un suo capitolo a parte),

subentrando nella direzione ai lavori di restauro per circa due anni (dall’aprile

del 1859 all’ottobre del 1860) all’indomani dell’esonero di Federico Travaglini

prima e dell’architetto di dettaglio Corradino De Judicibus poi. In quell’ambito

il progettista andrà a disegnare la balaustra in marmo nel Presbiterio, i

confessionali nelle navate laterali e la pavimentazione, attendendo alla loro

realizzazione con maestranze pugliesi quali gli stuccatori fratelli Conti, il

marmoraro bitontino Giuseppe Scala e il napoletano Gaetano Gravone,

affidando invece la fusione del ricco cancelletto bronzeo alla ditta Keppy di

Napoli. 15

Dopo aver preso a censo dalla Provincia di Bari la fabbrica dell’ex Convento

dei Domenicani con l’Istrumento di concessione stipulato dall’Intendente della

Provincia con il Monsignor Prelato Palatino Ordinario di Altamura ed Acquaviva

D. Giandomenico Falconi e solennizzato da Notar Certificatore di Bari D. Gaetano

Calvani dalla data 5 gennaio 1851, n. 93, reg. a Bari lì 8 t. L., Vol. 158, fogl. 37 col

quale:

«Sua Maestà il Re Nostro Signore si è degnata ordinare che l’Edificio dell’ex

Convento de’ Domenicani in Altamura, di proprietà di cotesta Provincia,

venga dato in censo a Monsignor Vescovo di Altamura per addirlo ad uso di

Seminario per l’annuo canone di Ducati dieci, e colla l’espressa condizione

che debba ritornare alla Provincia nel caso che finisca l’oggetto al quale

l’Edificio suddetto viene ora destinato». 16

Si apprestano i lavori, «Ed era un vero spettacolo, veramente nuovo, ed

edificante per il popolo» – racconta Mons. Ciccimarra in una sua cronaca –

«vedere Mons. Falconi, il proprio Pastore, col grembiule dei muratori davanti,

a trasportare tufi e pietre, insieme ad alcuni seminaristi e sacerdoti, […] tanto

che ben presto tutte le macerie del vecchio fabbricato furono sgombrate, e

gettate le fondamenta del nuovo edificio...» E la fabbrica sorse imponente e

maestosa sotto la direzione dell’Architetto Ingegnere Castellucci da Bitonto,

«sino a sorpassare» – come si esprime Francesco Terranova, un dotto scrittore

altamurano,– «i principali edifici della Provincia di Bari. Ed alla costruzione d’un

tale edificio tutti concorsero: Capitolo, Clero, Confraternite, Monte a Moltiplico,

persone e famiglie private». 17

Ci chiediamo, a questo punto quale sia l’effettiva consistenza delle opere

progettate da Luigi Castellucci per il Seminario, cosa non facile da discernere

15 N. Ciccimarra, Storia degli Illustri Prelati e delle Dinastie dall’origine sino ad oggi, Vol. III, Bari, Tip.

Resta, 1966, p. 25.

16 E dagli Agostiniani della Zecca di Napoli l’adjacente giardino per notar Ottavio Giannuzzi di

Altamura in data 11 marzo 1852. Cfr. A.P.B., Sez. Manoscritti, Fondo De Gemmis, b. 12, fasc. 52; 5

gennaio 1851. Cfr. pure A.P.B., Bari, 111, 651; N. Ciccimarra, Cattedrale di Altamura: Storia degli Illustri

Prelati e delle Dinastie dall’origine sino ad oggi, Vol. III, Bari, Tip. Resta, 1966, p. 96, riporta la data 15

marzo 1851.

17 N. Ciccimarra, Cattedrale di Altamura: Storia degli Illustri Prelati e delle Dinastie dall’origine sino

ad oggi, Vol. III, Bari, Tip. Resta, 1966, p. 96.

il seminario in san domenico ad altamura

237


(Figura 4) Pianta del piano rialzato;

nella pagina accanto: (figura 5) pianta del primo piano. (Ing. Michele De Nora)

dato che attualmente l’edificio risulta di molto ingrandito con numerose

aggiunte del secolo XX. Ci soccorrono in questa indagine alcuni rilievi di

questa fabbrica esistenti nell’archivio dell’ABMC, datati 1901 e provenienti

dallo studio di ingegneria di Michele De Nora. Solo cinquant’anni li separano

dagli interventi operati dal Castellucci ed è difficile pensare che in tale breve

spazio di tempo siano intervenute modificaxzioni sostanziali nella consistenza

dell’edificio. Cosicché possiamo ritenere che essi riproducano la situazione

esistente alla data del 1850. In quello che rappresenta il piano rialzato, (figura 4)

si possono distinguere i seguenti elementi:

ɴ il chiostro, corrispondente a quanto ancor oggi esistente:

ɴ i locali ricavati murando il porticato ed altri ancora intorno a questi;

ɴ la scala monumentale che porta al primo piano;

ɴ a sud, due enormi camerate con accesso attraverso due stanze di molto

minore ampiezza.

ɴ Guardando la pianta del primo piano, (figura 5) notiamo la presenza di

- altre due camerate sovrastanti quelle del piano rialzato

238


- la cappella progettata dal Nostro e poi adibita ad Aula di Disegno.

Per concludere:

sono sicuramente da attribuire al Castellucci:

ɴ Il rifacimento della facciata (almeno fino ad un certo punto).

ɴ Lo scalone monumentale che porta dal piano rialzato al primo piano;

ɴ I quattro dormitori per i seminaristi con relative, antistanti camere per la

persona addetta alla sorveglianza

ɴ la capella.

ɴ la chiusura del porticato con murature munite di finestre.

ɴ forse la sistemazione delle cisterne sottostanti il chiostro

il seminario in san domenico ad altamura

239


La facciata

L’edificio, che in quel tempo era in una posizione limitrofa nell’ambito urbano,

oggi prende funzione di quinta scenica del giardino pubblico antistante di

piazza Zanardelli, (figura 6) ed è adibito a prestigiosa sede del Liceo Classico

Statale “Luca de Samuele Cagnazzi” e della stessa antica benemerita istituzione

culturale ABMC (Archivio Biblioteca Museo Civico), autentico scrigno e

geloso custode della storia della città. È ritmato nel fronte da nove finestre

a piattabanda, essenziali e prive di decorazioni di sorta, che si aprono al

primo piano. Al pianterreno otto finestre rettangole incorniciate ne seguono

la cadenza verticale sulla stessa linea e sul declivio verso destra, due piccole

aperture quadrate danno aria e luce ai locali scantinati.

Centralmente invece, il portale sormontato da una balconata predomina la

Dall’alto: (figura 6) veduta del Seminario, cartolina dell’inizio del ’900;

(figura 7) il portale d’ingresso con l’orologio.

240


scena che, seppur complessivamente appare carente di incisive attrazioni

plastiche, presenta un atipico attico decorato a rombi che insistendo sull’ultimo

piano, staglia letteralmente la fabbrica contro il cielo innalzandone il fronte

e, raggruppando il tutto, funge da contenimento, quasi a voler abbracciare

l’edificio intero. Assieme all’orologio che linearmente lo sormonta, il portale

diviene quindi l’episodio fulcro della simmetria in questa compagine

architettonica(figura 7).

Posto sulla sommità di cinque gradini è rinvigorito per tutto il suo profilo da

bugne lisce che pur nella loro semplicità, denotano un sapiente intervento

preparatorio da parte degli scalpellini. Aggetta leggermente prima di

condurre all’androne a botte e successivamente al cortile. Possiamo dire che

stilisticamente e per l’estrema semplicità la fabbrica ci ricorda – ovviamente in

scala differente – il Palazzo Capitaneo di Palese.

Il controllo spaziale della dimensione di facciata è gestito dal solito elemento

triplo degli assi delle finestre che contraddistingue il Nostro in diverse sue

opere. Mentre in Palazzo Capitaneo la ‘tripletta’ delle finestre dettava la

centralità, qui la ritroviamo nell’impaginazione delle ali murarie adiacenti

all’asse di simmetrica portale-orologio.Tre finestre identiche ripetute e poi, verso

il cantone bloccate da un’altra, provvista di una piccola variante: il balconcino,

dal significato estetico più che funzionale, poiché appare solo come elemento

di rinforzo della terminazione dell’edificio, a contenimento dell’impaginazione

spaziale delle ali murarie di facciata. Il palazzo in origine era privo sul lato

destro dell’attuale addizione che oggi altera visibilmente gli oggettivi rapporti

tra i tangibili elementi di facciata la compagine urbana.

Verticalmente, la facciata è scandita da un doppio ordine di finestre su un liscio

intonaco, inciso unicamente da un cornicione marcapiano dal semplice fascione

a sostegno della linea delle finestre. In origine lo zoccolo di attacco a terra era di

conci di pietra sbozzati sino all’altezza delle basi di piedritto del portale.

L’atrio e le sue adiacenze

Varcato il portone di ingresso, e attraversato un breve androne con volta a

botte, sulla destra si accede all’ABMC (Archivio Biblioteca Museo Civico di

Altamura), che occupa, tra l’altro un intero lato dell’ex portico scandito da

volte a crociera sormontanti le scaffalature lignee. Questo genere di ambiente

gira tutt’attorno all’atrio principale quadrangolare dove al di fuori, sulle pareti,

le tompagnature degli archi dell’ex-chiostro e i piedritti superstiti, lasciano

intravedere la posizione esatta degli stessi rimossi visivamente dalla riduzione

eseguita dal Castellucci. Qui un doppio ordine di finestre - arcuate al piano terra

e semplicemente rettangolari e collegate da una cornice al primo - movimenta

lo spazio e la prima sensazione che scaturisce nell’osservatore è di trovarsi

in uno degli innumerevoli cortili delle masserie sparse per la Puglia. Questo a

causa del candore del bianco calcino sulle pareti e per le chianche pavimentali

lisciate in chiara pietra locale. 18

18 La voce dialettale chianca deriva dal latino planca=tavola piana, il termine di uso locale sta ad

indicare la pietra piatta. Cfr. quanto riporta M. A. Micalella in P. Malagrinò, Dolmen e Menhir di

Puglia, Fasano, Schena, 1982, p. 34.

il seminario in san domenico ad altamura

241


La scala monumentale

attraverso un arco di accesso impreziosito dal rivestimento in pietra della

ghiera, si accede al vano dello scalone che collega il piano terra a quello

superiore (figura 8).

Questo elemento ripetuto in molti degli edifici progettati da Castellucci, rispetta

in generale il medesimo schema: un ampio e alto vano con doppia rampa (che

diviene tripla in Palazzo Gentile e Bitonto) che smonta in una porta ad arco

al primo piano che può o meno presentare un pianerottolo balaustrato con

affaccio 19 . L’ampio vano è in genere illuminato da finestre sulla parete di fondo

o lateralmente, a seconda dello spazio libero sull’esterno della scatola muraria

che contiene il tutto.

In molte occasioni si è potuto constatare che lo scalone è impreziosito da

balaustre in marmo o ringhiere in ghisa (come in questo caso) di alta fattura

dalle quali deriva una l’efficace valore estetico. In altre occasioni lo scalone

è per così dire declassato alla sua semplice funzione poiché libero di questi

felici episodi decorativi, ma mai privo – come in questo caso – del particolare

distintivo delle scale del Castellucci è cioè la comodità dell’alzata dei gradini

che permette di compiere l’arrampicata senza alcun minimo sforzo.

Qui il pregevole decoro della ringhiera è purtroppo vagamente offuscato dallo

scivolo di sollevamento per i disabili.

La cappella

Al piano superiore una serie di ambienti sono adibiti ad aule e laboratori

scolastici disposti tutt’intorno al corridoio che li racchiude snodandosi con

l’affaccio sul cortile.

Un’interessante variante nella regolarità dell’impianto è rappresentata dalla

cappella attualmente adibita a sala conferenze. Vi si accede tramite una

sobria porta con timpano che appare letteralmente appiattito dalla recente

tinteggiatura che - ci duole constatare - non ha risparmiato nemmeno i gattoni

e le mensole che risultano anch’esse private del cromatismo materico della

pietra lavorata oramai spogliata della propria naturale essenza (figura 9).

All’interno, pur nella sua esigua essenza, l’ambiente è piacevolmente corredato

da cornici che corrono sui pilastri, sulle linee di imposta degli archi e lungo i

pennacchi delle volte a vela.

La bicromia dei colori provvede ad ampliare la sintetica spazialità

movimentandola; mentre la pavimentazione presenta ampie parti con

maioliche originali magnificamente conservatesi e risarcite in alcuni tratti

con altre di moderna fattura eseguite in occasione dell’ultimo restauro, che

riproducono fedelmente il modello autentico. Nella parete di fondo, opposta

all’unica finestra che dà luce all’ambiente, si apre una nicchia muraria con una

decorazione in stucco a forma di conchiglia.

Nell’insieme architettonico l’edificio nella sua serena severità si riporta

all’estetica propriamente funzionale di una sede ecclesiastica, quale luogo di

19 Si confrontino in merito Palazzo Gentile a Bitonto, Antonacci-Telesio a Trani, Palazzo Prelatizio

di Acquaviva, Palazzo Jatta a Ruvo e Palazzo Comunale di Gioia del Colle dove appare il singolare

doppio abbinamento d’archi accesso-affaccio balaustrato.

242


studio e di formazione culturale e spirituale per gli aspiranti al sacerdozio,

allontanati da ogni distrazione. Perciò si spoglia all’essenziale, in una

semplicità lineare – propriamente claustrale – oltre che richiesta dalla

destinazione, evidentemente imposta dalla committenza per economia di

spesa. Condizioni pesantemente vincolanti per il progettista a poter esprimere

quelle varietà inventive che in tutte le sue fabbriche si aprivano invece alla

sobrietà delle rifiniture ornamentali che attingevano dall’immenso repertorio

classico, cui l’architetto era avvezzo dedicarsi nella rappresentazione di un

disegno armonico dai tenui preziosi effetti d’ombra che qui viceversa vengono

sacrificati ad una austerità sostanziale, seppur recuperati in alcune ma limitate

ambientazioni.

(Figura 8) Scalone monumentale; (figura 9) Ingresso della cappella;

il seminario in san domenico ad altamura

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acustica

elettrologia

elettromagnetismo

meccanica

ottica

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termologia

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