Gli Strumenti della Scienza
Catalogo (1800-1900) degli strumenti del gabinetto di fisica del Liceo Cagnazzi di Altamura
Catalogo (1800-1900) degli strumenti del gabinetto di fisica del Liceo Cagnazzi di Altamura
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Catalogo 1800 - 1900
torredinebbia
gli
strumenti
della
scienza
liceo
cagnazzi
torredinebbia
Catalogo 1800-1900
Catalogazione e schedatura
degli strumenti scientifici
Vittoria Cafaro
Maria Rosaria Cornacchia
Francesca Loiudice
Antonia Mascolo
Orsola Quattromini
Testi
Mimma Bruno
Piero Castoro
Massimo Capaccioli
Cristiano Chieppa
Barbara Raucci
Filippo Tarantino
GLI
STRUMENTI
DELLA
SCIENZA
LICEO
CAGNAZZI
© 2011 Liceo Cagnazzi
Piazza Zanardelli, 30 - Altamura
www.liceocagnazzi.it
www.strumentidellascienza.edu.it
© 2011 Torre di Nebbia edizioni
www.altramurgia.it
ISBN 978-88-95911-27-4
Supporto tecnico di laboratorio
Angelo Piccininni
Piero Santomasi
Supporto amministrativo
Maddalena Filomeno
Fotografie
Nicola Centoducati (per gli strumenti scientifici)
Archivio famiglia Rosa Difonzo (foto storiche)
Luigi Porzia, pp. 17, 20, 26
Progetto grafico e impaginazione
Michele Colonna, Nino Perrone
Composizione tipografica
in ScalaSansPro di Martin Majoor, 2005
Stampato presso la tipografia Grafica & Stampa, Altamura
Prima edizione aprile 2011
Prima ristampa maggio 2023
Iniziativa realizzata con il contributo e il patrocinio
Ai docenti e agli alunni
che vollero,
fin dal secolo dei Lumi,
educare e apprendere
sulla via della scienza.
Indice
11 Per consegna
15 Le “matematiche occupazioni”:
storia documentata di una collezione
24 Un archivio-laboratorio per insegnare
e divulgare la scienza
28 Un patrimonio
33 Archivio e catalogazione degli strumenti
Acustica
38 Apparecchio di Weinhold
39 Campana vibrante con pendolini
40 Capsula manometrica
41 Diapason su cassa di risonanza
42 Ruota di Savart
43 Serie di otto asticelle di legno intonate
44 Serie di otto tubi accordati
45 Sirena di Cagnard De laTour su mantice
46 Sirena di Seebeck
47 Soffiera con mantice a otto fori
48 Sonometro a due corde
49 Specchi concavi parabolici
50 Tubo di interferenza di Quincke
51 Tubo di Weinhold
Elettrologia
54 Amperometri da quadro
55 Amperometro
56 Apparecchio di Riess
57 Apparecchio per variazione capacità
elettrica
58 Arco Voltaico [1]
Lampada schermata ad arco con relativo
reostato [2]
60 Arganetto Elettrico
61 Batteria di quattro bottiglie di Leyda
62 Batterie di accumulatori
63 Bilancia di torsione di Coulomb
64 Bottiglia di Lane
65 Bottiglia di Leyda con eccitatore universale
66 Cassette di resistenze
67 Condensatore a cassetta
67 Conduttore a capacità variabile
68 Conduttore cilindrico
69 Elettroforo di Volta
70 Elettroscopio a foglie d’oro
71 Elettroscopio condensatore a due foglie
d’oro
72 Elettroscopio condensatore ad una foglia
72 Emisferi di Cavendish
73 Gabbia di Faraday o schermo elettrico
74 Grande bottiglia di Leyda
75 Macchina elettrostatica di Ramsden
76 Macchina elettrostatica di Wimshust
77 Pendolino elettrico orizzontale
77 Pila di Volta
78 Tipi di pile
80 Pistola di Volta
80 Ponte a filo di Wheatstone a corsoio
81 Pozzo di Faraday o pozzo cilindrico
82 Quadro di Franklin
83 Reostato a cursore
83 Reostato a manovella
84 Rete metallica flessibile
85 Scala delle rarefazioni
86 Termometro di Riess
86 Tubo con filo arroventabile
87 Vaschetta per bagno galvanico
88 Voltametro
89 Voltametro di Hoffmann
90 Voltmetri
91 Voltmetro in cassetta di custodia
Elettromagnetismo
94 Ago magnetico di inclinazione
95 Apparato di Tesla
96 Apparato per l’induzione elettromagnetica
97 Apparato per la dimostrazione della
propagazione delle onde di Hertz
98 Apparecchio di Palmieri per l’induzione
del campo magnetico terrestre
99 Apparecchio per l’esperienza
di Oersted- Ampère
100 Banco di Ampère con solenoide
101 Banco di Ampère in custodia di vetro
su tavolino
102 Bottiglie di Leyda per sintonia elettrica
103 Bussola a sospensione cardanica
104 Conduttore mobile in campo magnetico
104 Elettrocalamita con àncora e pesi
105 Elettrodinamometro
106 Elica di Roget
106 Fascio magnetico a due piccole calamite
a doppia squadra
107 Galvanometro
108 Gruppo Motore dinamo
108 Macchina cinematografica 16 mm
109 Macchina elettromagnetica per nevropatie
110 Macchina magneto elettrica di Pacinotti
111 Magnete a ferro di cavallo
111 Modello di elettrocalamita con ancora
112 Modello di valvola termoionica
113 Modello schematico di installazione
telefonica a due posti
114 Modello scomponibile di telefono
Bell-Meucci
114 Motorino giratubi (tubi di Geissler)
115 Pendolo di Waltenhofen
115 Pila termoelettrica di Nobili
116 Rocchetto di induzione
118 Sistema astatico di Nobili
119 Solenoide per campo magnetico uniforme
120 Telegrafo e stazione telegrafica tipo Morse
121 Tubo di Crookes
122 Tubi di Geissler
123 Tubo di Roentgen
Meccanica
126 Anelli di Saturno
127 Areometro di Nicholson
128 Anelli per lo schiacciamento della terra
129 Apparato con pendoli
130 Apparato dei tre generi di leva
131 Apparato per la dimosrazione dello
schiacciamento della terra
132 Apparato per la pioggia di mercurio
133 Apparecchio a due masse
134 Apparecchio di Loewy
135 Apparecchio pressione liquidi
136 Apparecchio per l’osmosi
137 Apparecchio per lo studio dell’urto
137 Astrolabio
138 Barometro Aneroide
139 Baroscopio in metallo
140 Bilancia di precisione in custodia
141 Bilancia a sospensione inferiore con
pesiera
142 Bilancia idrostatica con pesiera
143 Cannoncino di bronzo di Grimsehl
144 Centrifugatore per separare i solidi
dai liquidi
145 Crepavesciche
145 Dinamometro
146 Disco per la composizione delle forze
concorrenti
147 Doppio cono con piano inclinato
148 Doppio pendolo di risonanza
149 Emisferi di Magdeburgo
149 Equilibrista
150 Figure di Plateau
151 Fontana con pompa di compressione
152 Fontana di Erone
153 Macchina di Atwood
154 Macchina rotativa
155 Modelli di asse nella ruota, di verricello
e di argano
156 Modelli di ruote dentate
157 Modelli delle misurazioni dei liquidi
157 Modello di elica Alberti
158 Modello di pendolo di Foucault
159 Modelli di vite perpetua ingranante
ruota dentata
160 Orologio contasecondi
160 Pallone per il peso dell’aria
162 Paradosso idrostatico
163 Parallelepipedo snodabile per il centro
di gravità
164 Piano inclinato
165 Regolatore centrifugo di Watt
166 Ruota di Segner
167 Semicerchio scanalato con due palline
168 Serie di macchine pneumatiche
170 Sestante
171 Sferometro
173 Sistemi di carrucole
174 Tellurio con lunario [1]
Tellurio in custodia [2]
176 Tornio a pedale di precisione
177 Tubo ad U per la dimostrazione
della legge di Boyle
178 Tubo per la caduta dei gravi nel vuoto [1]
Tubo per la caduta dei gravi con chiavetta [2]
180 Vaso di Tantalo
181 Vite di Archimede
Ottica
184 Anelli di Newton
185 Apparecchio di Müller
186 Cannocchiale astronomico [1]
Cannocchiale terrestre con oculare oscuro
di ricambio [2]
187 Disco di Newton
188 Disco per esperienze di ottica
189 Epidiascopio
190 Lampada ad incandescenza ad alcool
o a benzina
190 Lampada al magnesio
191 Lente biconvessa
192 Polariscopio di Norremberg
193 Specchi di Fresnel
194 Specchi piani ad angolo
195 Spettroscopio a prisma
196 Stereoscopio tipo grande
197 Stroboscopio
200 Anello di Gravesande
201 Apparecchio per la dimostrazione
del fenomeno del rigelo
202 Apparecchio Despretz
212 Igrometri di Daniell
213 Igrometro a capello o di Saussure
213 Lampada di sicurezza Davy
214 Modello di motrice a vapore tipo verticale
215 Modello di cilindro di macchina a vapore
con cassetto di distribuzione
216 Pendolo a compensazione
217 Pentola di Papin
218 Radiometro di Crookes
219 Schiacciata di Tyndall
220 Stufa di Regnault
221 Termometri differenziali di Leslie
dal tonografo del cagnazzi
al rivelatore di raggi cosmici
224 Il tonografo di Luca de Samuele Cagnazzi
226 Telescopio con rivelatori MRPC
(Multigap Resistive Plate Chamber)
appendice
231 Il Seminario in San Domenico ad Altamura
Termologia
203 Apparecchio di Hope per la massima
densità dell’acqua
204 Apparecchio del Pizzarello
205 Apparecchio per i vapori saturi
206 Apparecchio per la calefazione
207 Becchi Bunsen
208 Bollitore di Franklin
209 Cassetta di Ingenhousz
210 Croce trimetallica
211 Distillatore per alcool
Lezione di matematica al Liceo Cagnazzi, anni Trenta
(Archivio famiglia Rosa Difonzo).
Per consegna
Il Catalogo documenta il lavoro svolto per il Progetto Odisseo in oltre due
anni da un gruppo composto dai docenti di Matematica, Fisica e Scienze
(proff. Romolo Berchicci, Vittoria Cafaro, Maria Rosaria Cornacchia, Francesca
Loiudice, Antonia Mascolo, Orsola Quattromini), integrato da docenti esperti
in comunicazione medio-didattica e in progettazione europea (Piero Castoro e
Mimma Bruno).
All’origine del lavoro vi è stata la condivisa esigenza di far parlare gli strumenti
che, a partire dal 1800, hanno svolto la funzione di sussidi didattici per
l’insegnamento delle discipline scientifiche nel Liceo Cagnazzi.
Li abbiamo prelevati dai magazzini, liberati dalla polvere, restituiti alla
circolarità didattica, affidandoli all’attenzione e alla cura dei bidelli (sic!),
dei tecnici e alla curiosità degli alunni che hanno imparato a conoscerli
e a raccontarli ai compagni più piccoli in quasi vent’anni di “settimane
scientifiche”.
I docenti più anziani (Pasquale e Michele Giorgio), il personale esperto
(Giorgio Farella, Piero Santomasi, Angelo Piccininni) hanno garantito la tradizione
nel corso di lunghe generazioni che hanno conservato l’ombra fuggente
e impalpabile di Francesco Popolizio (un tecnico capace di ideare i sussidi
didattici), Vito Franchini, Giuseppe Giannuzzi, Vito Pellegrino, Raffaele Difonzo,
in un intreccio indissolubile di competenze e dedizione.
Con il Progetto Odisseo il gruppo dei docenti ha ricostruito l’identità degli
strumenti,registrandola in schede protocollari e ora, con questo catalogo, li
presenta alla comunità degli studiosi non tanto per una consegna alla storia,
quanto per la determinazione di costruire finalmente la rete dei licei storici,
non solo europei, impegnati nella formazione scientifica (sono in corso contatti
con il MIIT Gymnazium di Mosca e la MIIT Università ad esso collegata, e, più
recenti, con la Kanagaua Sogoh High School di Tokyo).
Sarà così possibile un nuovo terreno di dialogo, anche via web,tra scuole e
civiltà, che potrà vedere interlocutori attivi ed autonomi anche gli alunni oltre
che i docenti.
Il primo nucleo dell’attività risale agli appuntamenti del 1994 che impegnarono
i docenti di Fisica, Matemetica e Scienze nello studio della evoluzione del
pensiero scientifico attraverso i sussidi didattici di valore storico e si conclusero
con un bel convegno di Bioetica con i proff Augusto Bompiani e Francesco
Bellino e con il dott. Paolo Marotta; conoscemmo in quei giorni Francesco
Romano che ci incoraggiò a dare valore ai nostri mirabili e interessanti
strumenti. Da allora abbiamo guardato con “curiosità”i laboratori scientifici
delle scuole di Mosca, Brno,Parigi e di tutte le scuole che abbiamo conosciute
in Italia e all’estero,per verificarne la comparabilità con il nostro patrimonio.
In successive “settimane scientifiche” Gerardo Marotta, con lungimiranza
sorprendente, ci segnalò all’attenzione di Massimo Capaccioli, che, provenendo
11
12
da Padova,aveva da poco assunto la direzione dell’Osservatorio Astronomico
di Capodimonte e la Cattedra di Astronomia dell’Università “Federico II” di
Napoli: fu un innesto creativo che portò ad un’ulteriore valorizzazione del
nostro patrimonio scientifico, affidato per l’elaborazione di una tesi di laurea
(Catalogo degli strumenti scientifici del Liceo Cagnazzi, 2005-2006) a Barbara
Raucci, per noi dotata di una borsa di studio dell’Istituto Italiano per gli Studi
Filosofici.
L’idea continuò ad affinarsi e si pensò ad un Museo nei successivi ritorni di
Capaccioli e Romano e con il contributo fattivo di Michele Saponaro, ispettore
del Ministero dei Beni Culturali. Contributi non tutti finora utilizzati, ma che
tutti hanno dato impulso al nostro impegno e ci hanno sostenuti nelle audaci
esperienze di sintesi tra cultura umanistica e cultura scientifica nei convegni
di Bucarest (“L’umanesimo scientifico di Galileo”, ottobre 2005) e in molti
appuntamenti di EWHUM (European Humanism in the Wordl), da Bruxelles
(Parlamento Europeo, Marzo 2004) a Roma (“Verso il 2010: il Liceo per
l’Europa della conoscenza”, Palazzo Marini-Palazzo Firenze, Marzo 2006), a
Napoli (“Universalità dell’Umanesimo”, Palazzo Serra di Cassano, Novembre
2007).
Per suggerimento di Capaccioli ci dotammo del planetario e del canocchiale;
alla generosità di Franco Romano dobbiamo la partecipazione del liceo
Cagnazzi, primo in Puglia e in Italia, al progetto EEE (Extreme Energie Events)
del prof. Zichichi e l’allestimento di una stazione per la rivelazione dei raggi
cosmici; il Seminario di Storia della Scienza dell’Università di Bari (Raffaella
Defranco, Mauro Digiandomenico, Liborio Dibattista) ci ha fatto conoscere
William Shea, il rigoroso Maestro della Cattedra Galileana dell’Università di
Padova. Un’amicizia feconda: da Strasburgo a Padova ad Altamura .
Dagli oggetti alla riflessione sugli oggetti ci siamo mossi in compagnia di
Marcelo Sorondo Sanchez, Gianfranco Dioguardi, Giuseppe Longo, Alfredo
Musajo Somma; ad Altamura – su sollecitazione di Fiora Imberciadori,
coordinatrice dell’Agenzia Nazionale LLP (Lifelong Learning Programme) – si
diedero convegno tutti gli IRRE (Istituti Regionali di Ricerca Educativa) d’Italia
che Elisabetta Davoli e Franco Gesmundo vollero responsabilizzare partendo
dal Cagnazzi: luogo “sensibile” che, interpretando le politiche scolastiche
europee (Strategia di Lisbona) avvertì l’urgenza di qualificare la conoscenza
nelle specificità disciplinari e nella unitarietà transdisciplinare. La dimensione
scientifica del sapere, si ribadì, non può essere deprivata delle tensioni
valoriali alimentate dalla riflessione responsabile ed esperta (“La licealità tra
Umanesimo e Scienza”, novembre 2005).
Qualcuno si era stupito quando nel 1992 il Liceo Cagnazzi aveva adottato il PNI
(Piano nazionale d’informatica), indistintamente in tutte le classi, by-passando
le fasi sperimentali e portandolo subito ad ordinamento. Abbiamo avuto
ragione : la Matematica e la Fisica furono enormemente potenziate nell’orario e
nei contenuti e i docenti di Matematica, Fisica e Scienze hanno fruttuosamente
convissuto con i docenti di Lettere classiche. La storia ha premiato il nostro
coraggio al punto che oggi c’è chi è deluso perché con i nuovi ordinamenti nel
nostro liceo vi sarà qualche ora in meno di matematica .
Questo catalogo parla per noi.
Sul nostro carro di Tespi (Geppino Petronio… “non finisce qui!”) sono saliti in
tanti nell’arco di venti anni e ormai sono nostri cari compagni Nino Perrone,
Michele Colonna, gli esperti di Torre di Nebbia che ci hanno “fatto” il catalogo
mettendoci tutta la loro simpatia e la loro competenza e venendo a giocare con
i nostri alunni un pezzo della loro avventura.
Filippo Tarantino
Preside del Liceo Cagnazzi
13
Aula del Gabinetto di Fisica, Liceo Cagnazzi, anni Trenta
(Archivio famiglia Rosa Difonzo).
14
Le “matematiche occupazioni”:
storia documentata di una collezione
Barbara Raucci e Massimo Capaccioli
Per tipologia, antichità e pregio, la collezione di strumenti scientifici del Liceo
classico “Cagnazzi”, che questo Catalogo presenta, è un patrimonio di grande
valore culturale e una testimonianza dell’importanza assegnata nel corso
dei secoli alle scienze in Terra di Bari. Si tratta di una raccolta di macchine di
fisica per uso didattico, per lo più databili tra il sesto decennio dell’Ottocento
e il Novecento. Ma ce ne sono anche di più antiche, prodotte tra la seconda
metà del Settecento e i primi decenni dell’Ottocento, anteriormente alla
fondazione del Liceo, nel 1861. Uno studio recente 1 ha permesso di stabilire
che la collezione non nasce né dal dono di qualche notabile della città né
dall’acquisizione dei beni di un qualche ente laico o religioso con il fine di
costituire un primo nucleo di strumenti per il nuovo Liceo. La sua storia è infatti
fortemente collegata al territorio e all’iniziativa di alcuni personaggi illustri
della città di Altamura che, partecipi delle istanze di rinnovamento scientifico
che circolavano e andavano diffondendosi nel Regno di Napoli nel Settecento,
si fecero promotori di nuovi orientamenti didattici e metodologici nel campo
dell’educazione. Tra le altre cose questi “pragmatici sognatori” cercarono di
offrire agli studenti dell’antica Università degli Studi della città prima, e poi ai
giovani interessati alle scienze, gli strumenti indispensabili per raggiungere una
qualificata preparazione.
Insomma, gli strumenti di questo Catalogo costituiscono un’importante
prova documentaria dell’attività scientifica svolta dai regnicoli e del valore
attribuito allo studio dei fenomeni naturali ad Altamura nei secoli passati,
secondo una tradizione culturale che va fatta risalire al 1747. Questo è
l’anno in cui venne fondato il Regio Studio, poi Università degli Studi: un
unicum nel quadro delle istituzioni scolastiche settecentesche del Regno di
Napoli, perché fu il primo Studio a essere istituito dai Borbone per garantire
l’alta formazione in provincia 2 . Qui si formarono i giovani di diverse città
1 B. Raucci, “Il percorso di affermazione della cultura scientifica tra la metà del Settecento e
l’Ottocento ad Altamura. Dalla scienza teorica alla pratica” Tesi di Dottorato in Storia della Scienza e
della Tecnica, Università degli Studi di Bari, a.a. 2005-06 (XIX ciclo).
2 Sull’Università degli studi di Altamura: O. Serena, Di un antica Università nelle Puglie, memorie
storiche pubblicate nel 1884 ed ora rivedute e corrette, Leggieri, Altamura 1887; T. Fiore, Di un’antica
Università degli studi di Altamura, in «Altamura. Rivista Storica/Bollettino dell’ABMC», n. 13 (gennaio
1971), pp. 31-46; E. Bosna, Le scuole universitarie altamurane, in Id., Per una storia della scuola di Terra
di Bari, Adriatica, Bari, 1974, pp. 75-135; Id., L’Università degli Studi di Altamura, in «Altamura. Rivista
Storica/Bollettino dell’ABMC», n. 29-30 (1987-88) pp. 191-214; M. Marvulli, Il declino dell’Università
di Altamura in un inedito di Luca de Samuele Cagnazzi, in «Altamura. Rivista Storica/Bollettino
dell’ABMC», n. 42 (2001), pp. 173-217; B. Raucci, L’Università degli studi di Altamura attraverso i registri
del Monte a Moltiplico, «Altamura Rivista storica/Bollettino dell’ABMC», n. 43, 2003, pp. 75-102; Id., La
diffusione delle scienze nell’Università degli studi di Altamura: un difficile percorso di affermazione, in Atti
del xxiii Congresso nazionale di Storia della fisica e dell’astronomia, 5-7 giugno 2003, Bari 2004, pp.
349-361; Id., Scienza e istruzione tra capitale e province, in Cultura e lavoro intellettuale: istituzioni, saperi
e professioni nel Decennio francese, Atti del i Seminario di Studi “Decennio Francese (1806-1815)” 26-27
gennaio 2007, a cura di A.M. Rao, Napoli 2009, pp. 337-350.
15
dell’entroterra barese e lucano, in un ambiente che alcuni illuminati docenti
avevano specializzato indirizzandolo alla formazione tecnico-scientifica, allo
studio della realtà naturale, e dove la ricerca scientifica era finalizzata all’utilità
sociale di matrice genovesiana. Nell’anno accademico 1791-92 vennero istituiti
un Osservatorio Meteorologico e un Gabinetto per gli esperimenti di fisica
«con un corredo sufficiente di macchine per l’intiero corso di esperienze a
giovani con qualche profitto» 3 . A proporli fu il professor Luca de Samuele
Cagnazzi. Questi era convinto che i laboratori fossero importanti in quanto le
scienze «si apprendono più con gli occhi che colle orecchie, onde mancando
[…] stabilimenti di complete raccolte di macchine fisiche e chimiche, di
orti botanici ed agrari, di raccolte litografiche, e zoologiche e di sezioni
anatomiche, l’istruzione non è che solamente orale» 4 , e aveva provveduto
personalmente alla costruzione «se non in tutto, almeno nella più gran parte»
delle apparecchiature 5 . Cagnazzi fabbricò con le sue mani un rudimentale
microscopio e alcune macchine elettriche, perfezionò alcuni strumenti di
misurazione, e realizzò una raccolta sistematica di minerali. Durante i suoi
viaggi a Napoli, raccolse campioni di minerali del Vesuvio e poi scambiò i
doppioni con colleghi di altre zone dell’Italia e con scienziati stranieri. Fece
anche arrivare ad Altamura libri di fisica, di chimica, di botanica, di economia,
di non facile reperimento nel Regno di Napoli, servendosi spesso di corrieri
compiacenti: nel Settecento la circolazione di molte opere di autori stranieri,
ma anche italiani, era fortemente limitata dalla censura ecclesiastica, in
particolare nella provincia 6 .
Sebbene non si disponga di documenti che descrivano il laboratorio,
possiamo tuttavia indicare alcuni degli strumenti in uso e le esperienze
di laboratorio condotte dagli studenti dell’ateneo. Barometri, igrometri di
Chiminello e di Saussure, termometri di Réamur, pluviometri, banderuole
(una era sulla sommità della Collegiata di San Nicolò dei Greci) 7 erano usati
per le osservazioni atmosferiche; elettrometri a pagliuzze di Volta, generatori
elettrostatici a disco verticale, condensatori elettrostatici permettevano di
riprodurre in piccolo alcuni fenomeni atmosferici come i baleni, i tuoni, i
fulmini, di studiare l’elettrostatica, ma anche di mostrare una gran varietà di
3 L. DE SAMUELE CAGNAZZI, Lettera dell’arcidiacono […] al P. Bartolomeo Gandolfi delle Scuole pie PP.
di Fisica nella Sapienza Romana, e Socio di varie illustri Accademie, in «Giornale letterario di Napoli»
vol. XCIII (14 febbraio 1798), pp. 98-106, p. 98.
4 L. de Samuele Cagnazzi, Saggio sulla popolazione del regno di Puglia, Napoli, 1974 [Napoli, 1820-
1839], p. 184.
5 L. de Samuele Cagnazzi, Lettera […] al P. Bartolomeo Gandolfi, cit., pp. 98-106, p. 98.
6 Sulle macchine elettroscopiche, gli apparecchi per le esperienze elettriche e gli strumenti di
misura costruiti e modificati da Cagnazzi: B. Raucci, La diffusione delle scienze nell’Università degli
studi di Altamura: un difficile percorso di affermazione, in Atti del xxiii Congresso nazionale di Storia
della fisica e dell’astronomia, 5-7 giugno 2003, Bari 2004, pp. 349-361; L. De Frenza, Il patriota e la
macchina. Alcune testimonianze poco note sull’interesse di Luca de Samuele Cagnazzi per la costruzione
di strumenti di fisica, «Anthopos&Iatria», ix (2005) 4, pp.82-88; A. Garuccio, B. Raucci, Luca de
Samuele Cagnazzi: professore di Fisica sperimentale e costruttore di macchine scientifiche per esperimenti
sull’elettricità, in L’eredità di Fermi, Majorana e altri temi, Atti del xxiv Congresso Nazionale della
Società degli Storici della Fisica e dell'Astronomia (SISFA) Napoli - Avellino 3-6 giugno 2004, a cura
di M. Leone, B. Preziosi e N. Robotti, Napoli 2007, pp. 119-122.
7 Luca de Samuele Cagnazzi, Ragguaglio del terremoto, in «Analisi Ragionata de’ Libri Nuovi»,
vol. ii, Luglio 1792, pp. 88-93, pag. 89.
16
Nuova collocazione dell’Archivio-laboratorio al piano terra del Liceo Cagnazzi.
esperimenti interessanti e spettacolari, come l’effetto luminoso di una scarica
elettrica in un vuoto parziale; una camera scura per studiare la luce 8 . Diversi
erano poi gli strumenti per studiare la formazione dei composti e l’azione di
una sostanza su un’altra. Venne riservata infatti grande attenzione allo studio
delle proprietà dei corpi «più nascoste alla vista» perché «è una pazzia [ridurre]
la Fisica alle solo proprietà estrinseche ed apparenti de’corpi, senza conoscerne
i principi e la struttura», bisogna «dividerli ne’componenti, ossia decomporli, e
ciò dicesi Analisi» 9 . La chimica, per Cagnazzi, era una disciplina indispensabile
per conoscere il Regno della Natura, la composizione della terra, i minerali,
i gas, e il suo studio era fondamentale per le applicazioni in agricoltura e in
medicina. Permetteva di svelare i «primitivi principi che nudrono le piante
[…] l’idrogeno, l’ossigeno, il carbonio, o l’azoto», di comprendere come si
sviluppano le piante e quali tecniche possono migliorarne la resa ed evitare
le malattie; di scoprire le sostanze che si possono ricavare dalle piante e
8 L. de Samuele Cagnazzi, Discorso Meteorologico dell’anno 1794… in «Giornale Letterario di
Napoli», vol. XXX, 1 luglio 1795, pp. 3-29, p. 6. Cagnazzi costruì inoltre alcune pile di Volta che regalò
ad amici e colleghi. A padre Gandolfi, che «conosceva per lettere», donò una «pila di Volta fatta in
picciolo», un’altra la regalò a Giuseppe Saverio Poli. Continuò a costruire strumenti anche quando
si trasferì a Napoli. Nel 1804 iniziò a «fare delle lentine microscopiche col torno», regalandone
alcune all’amico Giuseppe Saverio Poli; nel dicembre 1834 avendo osservato un «microscopio solare
che ingrandiva prodigiosamente», da poco portato a Napoli, si interessò ad esso e ne indagò il
meccanismo e dopo alcuni mesi di studio riuscì a costruirne uno simile. L. de Samuele Cagnazzi,
La mia vita, a cura di A. Cutolo, Milano 1954, p. 226
9 ABMC, Cagnazzi, F. III D 9, Elementi di Fisica composti per uso della Regia Università di Altamura,
cit., [c. 2r, I e c. 2v, II].
17
dal mondo minerale. Insieme alla fisica e alla meteorologia, la chimica era
considerata una scienza utile al bene pubblico, un sapere necessario per poter
intervenire sul territorio, sulle sue risorse, sulla realtà fisica, demografica e
sociale della regione.
A seguito della riforma, l’Appula Atene, come Bernardo Tanucci definì
l’Università di Altamura, divenne un centro di formazione modernamente
inteso, dove alle lezioni teoriche seguivano le pratiche sperimentazioni, ed
anche un centro di ricerca nel campo della botanica, della meteorologia, della
medicina. Le indagini compiute dai professori, aiutati spesso nella raccolta
dei dati dagli studenti, erano strettamente correlate all’economia del territorio.
Questa impostazione precostituì un limite giacché, come ebbe a scrivere
Matteo Galdi, nel Regno «poche o niuna scoverta interessante si è fatta in
Chimica, in Fisica, in Storia Naturale, nell’applicazione delle Fisico-chimiche
alle arti» 10 . Ma fu un “limite” ispirato da motivazioni ideologiche: condurre
indagini sistematiche sul territorio, sulla realtà fisica, demografica e sociale
della regione doveva servire, secondo gli ispiratori di questa Weltanschauung
illuministica, a conoscere le risorse della propria terra al fine di programmare
una gestione moderna utilizzando nuove tecniche di coltivazione, di raccolta, di
commercializzazione dei prodotti agricoli.
Ricerche botaniche, studi agrari, indagini mineralogiche, osservazioni
meteorologiche, statistiche demografiche e sanitarie dovevano servire a
favorire lo sviluppo del paese, a offrire nuovi orientamenti, nuove prospettive
di gestione del territorio e delle sue risorse, in particolare agricole. Il sistema
agrario faceva acqua da tutte le parti. La produzione, ancora legata agli arcaici
ed empirici metodi di coltivazioni e ad antiquati strumenti di lavoro, era lasciata
nelle mani di poveri contadini che ignoravano la pratica del sovescio, che
diffidavano dei moderni attrezzi e delle novità 11 . Convinti che l’economia della
nazione potesse risollevarsi anche attraverso l’innovazione tecnica, i docenti
tentavano di diffondere una nuova concezione del lavoro agricolo, proponendo
l’adozione di innovative tecniche di coltivazione, spiegando l’utilità per una
migliore resa del terreno della concimazione. Come i loro colleghi napoletani,
avevano soppesato le manovre riformistiche attuate dal governo borbonico
e avevano discusso di ridistribuzione delle terre, di revisione del sistema
fiscale, di liberalizzazione del commercio, di incentivi all’imprenditoria, di
qualificazione del lavoro manuale, di istruzione, e avevano iniziato a vedere
nella vecchia struttura politica un freno al progresso economico e culturale. La
politica riformistica non aveva dato i risultati sperati: il riordino della finanza
e dei tributi, l’abbattimento dei privilegi feudali, la ripartizione dei fondi
ecclesiastici e demaniali, la revisione del sistema giuridico e amministrativo,
10 M. Galdi, Pensieri sull’istruzione relativamente al Regno delle Due Sicilie, Napoli, nella Stamperia
Reale, 1809, pp. 58.
11 T. Berloco, Economia delle “masserie” della confraternita del SS. Rosario di Altamura nel XVIII
secolo, in Le confraternite pugliesi in età moderna, v. II, Atti del Seminario Internazionale di Studi (27-29
aprile 1979) a cura di L. Bertoldi Lenoci, Fasano 1991, pp. 515-567; F. Mirizzi, Strumenti e tecniche del
lavoro agricolo e pastorale in Terra di Bari tra Sette e Ottocento, in Cultura e società in Puglia e a Bitonto
nel sec. XVIII, v. II, Atti del Convegno di studi (6-7 novembre 1992), a cura di S. Milillo, Bitonto 1994,
pp. 343-356.
18
Ritratto di Luca de Samuele Cagnazzi di
autore ignoto, Liceo Cagnazzi, Altamura.
erano tutti problemi che il governo non era riuscito a risolvere 12 . La presa
di coscienza delle necessità del Paese era stata lenta, graduale; ma infine le
nuove teorie economiche e le nuove idee politiche erano state appoggiate dalla
maggioranza dei professori e dagli studenti. Fu così che l’Appula Atene, cara al
conservatore Tanucci, alla fine del Settecento divenne la Leonessa di Puglia.
Ad Altamura furono proprio il clero colto, la nobiltà illuminata e gli studenti
ad animare la rivoluzione nel 1799; e furono questi «spiriti fervidi» a soffrire di
più la brutale repressione da parte delle bande armate del Cardinale Ruffo che,
sciamando nel Regno, misero fine a un sogno, facendo sì che il Mezzogiorno
inanellasse un’altra occasione perduta 13 . Fu ucciso un docente dell’Università
e vennero saccheggiate le proprietà delle famiglie dei gentiluomini del posto.
Oltre alle devastazioni e al sequestro dei beni, alle ruberie di bestiame e alla
distruzione di «mobili, biancheria, cose preziose», il professore Cagnazzi vide
le sue «macchine fisiche» fatte a pezzi dai Sanfedisti che – perdita più grave di
tutte – incendiarono anche una «gran quantità di libri» 14 .
12 G. Masi, Strutture e società in terra di Bari a fine Settecento, in Terra di Bari all’aurora del
risorgimento (1794-1799), I Convegno di studio sulla Puglia nell’Età Risorgimentale, Istituto per la
storia del Risorgimento Italiano, Bari 1970, pp. 31- 56.
13 M. Capaccioli, G. Longo, E. Olostro Cirella, L’astronomia a Napoli dal Settecento ai giorni
nostri: storia di un’altra occasione perduta, Napoli, Guida Editore, 2010.
14 Lettera dell’Arcidiacono Luca de Samuele Cagnazzi del 20 aprile 1810, cfr. F. CARABELLESE, Dal
1799 al 1806 (dalla rivoluzione repubblicana allo stabilirsi della monarchia), in Ricerche e Documenti
in Terra di Bari, vol. IV, Bari, 1900, p. 114. Vedi anche ABMC, Cagnazzi, F. III D 9, f. lo 7, carte non
numerate.
19
Nuova collocazione dell’Archivio-laboratorio al piano terra del Liceo Cagnazzi.
Se il maggio del 1799 era stato funestato dalle truppe del Cardinale Ruffo, i
mesi seguenti non trascorsero più sereni. Era infatti iniziata una stagione di
inesorabile declino per l’Università di Altamura con l’allontanamento di alcuni
professori accusati di aver promosso gli ideali repubblicani e di aver aderito
alla municipalità. L’attività didattica diventò discontinua e, nonostante qualche
generoso tentativo, non fu possibile riportare all’antico splendore l’Ateneo, che
nel secondo decennio dell’Ottocento venne addirittura chiuso. Ma l’attività
didattica non cessò del tutto. Per diversi anni alcuni professori continuarono a
insegnare a casa propria e a portare avanti, pur non senza compenso, le loro
ricerche. Forse utilizzarono anche le macchine del Gabinetto di Fisica, che
probabilmente vennero spostate dall’antica sede in un luogo più sicuro. Non
sappiamo dove, ma si può ipotizzare che qualche professore si fosse assunto
l’onere della custodia e manutenzione dei beni.
Negli anni Quaranta dell’Ottocento, l’indomito Cagnazzi e il professore di
fisica Gioacchino Grimaldi, portatori dell’antico disegno didattico, proposero
di istituire in città un Gabinetto di scienze. Era un momento felice per il Regno
delle Due Sicilie, retto da un sovrano che appariva ancora progressista ma che
di lì a breve avrebbe indossato i panni di Re Bomba 15 . Ottenuta l’approvazione,
i due professori s’interessarono personalmente della scelta e dell’acquisto degli
strumenti, riuscendo in poco tempo ad aprire il Gabinetto Fisico Mineralogico
di Altamura. Della sua custodia e della manutenzione delle apparecchiature
15 M. Capaccioli, G. Longo, E. Olostro Cirella, op. cit.
20
fisiche si occupò il Grimaldi, a titolo completamente gratuito. Il laboratorio di
scienze era composto da oltre 115 strumenti e da «quattro scaffali orizzontali
in noce, ciascuno a due sezioni guarnito di grandi lastre, nelle quali erano
rinchiusi 815 saggi di mineralogia» 16 .
Passarono pochi anni e il Gabinetto venne chiuso al pubblico. Probabilmente
andò ad arricchire le dotazione del Seminario istituito ad Altamura da
monsignor Falcone nel 1850. Nella sua Lettera pastorale, il prelato affermava
infatti che gli allievi dell’istituto avevano a disposizione un Gabinetto di
macchine «non inferiore per avventura ad altri in Provincia» che di anno in
anno era stato arricchito con nuovi apparecchi (ad esclusione del periodo in
cui erano stati effettuati i lavori di ristrutturazione dell’edificio che ospitava
le scuole) e che nel 1858 era stato accresciuto con l’acquisto d’un magnifico
Gabinetto mineralogico 17 .
Chiuso anche il Seminario, delle sorti del Gabinetto s’interessarono a vario
titolo uomini di cultura e politici locali: Ottavio Serena di Lapigia, Francesco
Cagnazzi, Candido Turco, Antonio Melodia, Domenico Giannuzzi e il Vice
Presidente del Consiglio Generale di Pubblica Istruzione, Saverio Baldacchini.
Nel 1861, al momento del cambio della guardia tra Borbone e Savoia,
Baldacchini propose che la custodia del Gabinetto venisse assegnata a un
professore di fisica, segnalando per l’ufficio proprio Gioacchino Grimaldi che
già in passato si era distinto per la profonda cultura e l’amore per le scienze.
Nel 1862 la proposta venne accolta e Grimaldi tornò a occuparsi del Laboratorio
di scienze.
L’atto di consegna dei beni fu accompagnato da un Elenco delle macchine
ed apparecchi e di altri oggetti esistenti nel Gabinetto Fisico Mineralogico di
Altamura 18 . Questo documento è l’unica fonte che abbiamo per poterci fare
un’idea della strumentazione a disposizione degli studenti di Altamura. Dalla
lettura dell’Elenco comprendiamo che il laboratorio affidato a Grimaldi doveva
essere ben attrezzato, anche con apparecchiature appartenute all’antica
Università, come il microscopio costruito da Cagnazzi e l’igrometro a capello
modificato dal docente per perfezionare quello di Horace-Bénédict de Saussure,
presentato all’Accademia dei Georgofili di Firenze nel 1801 e alla Reale
Accademia delle Scienze di Napoli nel 1819 19 .
Secondo una concezione tipica dell’epoca, nell’Elenco gli strumenti risultano
suddivisi in gruppi, corrispondenti ognuno a una branca delle scienze. Il primo,
etichettato “Statica e Dinamica”, comprende un «elegante modello Inglese di
macchina composta di un sistema di pulegge, ed una vite perpetua», cioè una
16 Consegna de’beni e delle rendite del Monte a Moltiplico e del Gabinetto Fisico Mineralogico, in
Consiglio di Pubblica Istruzione, Delle scuole altamurane e di alcune domande e proposte del
sindaco della città di Altamura, s.l. e d. [ma Altamura, 1865], p. 54.
17 G. Falcone, Sul Seminario di Altamura, lettera pastorale di Monsignor Falcone, Bari, 1858, p. 59.
18 Consegna de’beni e delle rendite del Monte a Moltiplico e del Gabinetto Fisico Mineralogico,
ed Elenco delle macchine ed apparecchi e di altri oggetti esistiti nel Gabinetto Fisico Mineralogico di
Altamura, in Consiglio di Pubblica Istruzione, Delle scuole altamurane e di alcune domande e proposte
del sindaco della città di Altamura, Altamura, cit, pag.15 e pp.51-56.
19 Accademia dei Georgofili, Considerazioni sugl’igrometri colla migliorazione di quello di Saussure,
memoria di Luca de Samuele Cagnazzi letta all’Accademia dei Georgofili il 25 febbraio 1801, busta
60, f. 248; L. de Samuele Cagnazzi, Miglioramento fatto all’igrometro del Signor De Saussure, in «Atti
della Reale Accademia delle Scienze di Napoli», vol. I, Napoli 1819, pp. 43-53.
21
22
macchina di Atwood, e un’altra simile, ma con un sistema di ruote dentate al
posto della vite perpetua; «una macchina delle Forze centrali e centrifuga»;
due vasche idro-pneumatiche di cristallo, due piani di cristallo smerigliato
per ottenere l’attrazione da contatto. Nel secondo gruppo, “Pneumatica,
Idrostatica, Idrodinamica”, sono elencate macchine e campane pneumatiche
e altri strumenti utili agli studi concernenti la fisica. Nel terzo gruppo,
“Calorico”, sono enumerate una eolipila, un pirometro, due lucerne ad alcool
e tre termometri. Il quarto gruppo, “Luce”, comprende strumenti ottici: due
cannocchiali, uno terrestre-astronomico con l’obiettivo acromatico, l’altro di
Nairne, senza obiettivo acromatico; cinque microscopi, dei quali uno fatto
da Luca de Samuele Cagnazzi, diverse lenti. Nel quinto gruppo, “Elettricità
Statica”, troviamo due macchine elettrostatiche a disco di vetro, tre batterie
di Leyda (a dodici, a dieci e a otto elementi, quest’ultima già nel 1865 senza
tre bottiglie), due scaricatori elettrici, un elettroscopio di Henry (costruttore
londinese) e quattro “pistole di Volta”. Il sesto gruppo, “Elettricità dinamica”,
comprende le pile; il settimo, “Elettrochimica”, un apparecchio di cristallo per
la candela a gas idrogenato, due reti metalliche per la lampada di Davy e due
palloncini di Bubresce; l’ottavo gruppo, “Elettro magnetismo”, un telegrafo
elettro-magnetico con modifiche del professore Palmieri; un galvanometro,
una calamita, due dischi di piombo e un apparecchio elettrodinamico
d’Ampere. Nel nono gruppo, “Magnetismo”, sono elencate bussole e calamite
di diversa fattura e grandezza; nel decimo, “Meteorologia”, due barometri e
due igrometri, dei quali uno a capello di Saussure con modifiche di Cagnazzi.
L’undicesimo gruppo, “Astronomia”, comprende un sistema tellurio-planetario,
con l’aggiunta della Luna, due astrolabi, due orologi solari e due sfere armillari.
Infine, il dodicesimo gruppo, “Geodesia”, comprende un grafometro, due
compassi, due strumenti di ottone, non meglio definiti, un quadrante graduato,
tre semicerchi sempre graduati e sei compassi di proporzione.
Nel 1865 il Gabinetto passò sotto la custodia del Liceo di Altamura, allora
Istituto Tecnico Ginnasiale, dove la raccolta di strumenti venne messa a
disposizione degli studenti in appositi locali dell’istituto adibiti a laboratori di
fisica e chimica. Nel corso degli anni la raccolta primitiva del Gabinetto Fisico
Mineralogico è stata arricchita da apparecchiature moderne, come si scopre
leggendo gli inventari della scuola. Oggi questa raccolta costituisce un insieme
di indubbio pregio, conservato con rara attenzione in un Liceo che, come
sarebbe piaciuto a quel Cagnazzi da cui prende nome, resta all’avanguardia
per le tecniche educative, per l’attenzione al presente, ma anche per la cultura
della memoria e delle radici: memoria e radici che vengono tutelate, valorizzate
e usufruite facendole rivivere nel presente e mettendole a disposizione delle
nuove generazioni nella consapevolezza che anch’esse “a egregie cose il forte
animo accendono”.
Illustrazione degli esperimenti con il disco di Hartl
(Archivio storico Liceo Cagnazzi).
23
Un archivio-laboratorio
per insegnare e divulgare la scienza
Piero Castoro
Circa ottant’anni fa la storia della scienza faceva il suo ingresso nelle università,
in quanto storia delle idee, ma ci sono voluti ancora non pochi decenni, da
allora, per riconoscere il ruolo essenziale svolto dagli strumenti nella pratica
scientifica. Solo di recente, infatti, si è riconosciuta l’importanza degli strumenti
scientifici antichi come fonte d’informazione circa le tecniche costruttive,
i fattori economici entro i quali essi hanno contribuito alla conoscenza
del mondo della natura e allo sviluppo delle teorie scientifiche. Del resto,
nonostante il consistente ed eterogeneo patrimonio di strumenti, di oggetti
o di collezioni naturalistiche, fosse già presente e diffuso su tutto il territorio
italiano già durante gli anni della sua unificazione politica, solo nel Novecento
inoltrato si è registrata l’apertura di musei finalizzati alla tutela, studio e
valorizzazione di oggetti legati alla storia della scienza e della tecnica, come il
Museo Galileo di Firenze (1930) o il Museo Nazionale di Scienza e Tecnologia
Leonardo da Vinci di Milano (1953). Ma solo alla fine del secolo, il Testo unico
delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali (1999),
ha incluso in una categoria speciale: “i beni e gli strumenti di interesse per la
storia della scienza e della tecnica aventi più di cinquanta anni”.
In relazione – ma non solo – a questa complessa vicenda tesa alla necessaria
tutela e valorizzazione degli strumenti storico-scientifici presenti sul territorio
nazionale (università, musei civici, ospedali, licei, istituti tecnici e religiosi,
accademie, gabinetti anatomici e di storia naturale, osservatori astronomici
o presso collezionisti privati), che, a partire dai primi anni del XXI secolo, il
nostro Liceo si è impegnato ad elaborare e realizzare il progetto “Odisseo”,
successivamente definito: “Gli strumenti della scienza”.
Tale progetto nasce principalmente da due motivazioni strettamente correlate:
la prima riguarda la stessa storia del Liceo Cagnazzi e, in particolare, degli
strumenti storico-scientifici in suo possesso, che costituivano, in origine, la
dotazione del “Gabinetto di Fisica” dell’Università di Altamura, quando, dal
1783, a dirigerla in qualità di rettore era stato chiamato l’arciprete Monsignor
Gioacchino De Gemmis il quale si era impegnato con energia a rinnovare
programmi e didattica per far ritornare l’Università al suo antico splendore.
A potenziare con ulteriori apparecchi scientifici la dotazione del Gabinetto di
fisica fu Luca De Samuele Cagnazzi che, allora, nel suo ruolo di professore
di matematica analitica e sintetica dall’anno 1785, ne divenne responsabile
dal 1792, favorendo la ricerca e l’apprendimento, da parte degli studenti, non
solo teorico ma anche pratico. Da allora, la dotazione è stata costantemente
arricchita di nuovi e più aggiornati strumenti utili ad insegnare e ad apprendere
la scienza, perciò il loro impiego si è, senza soluzione di continuità, riproposto
in tutte le fasi della storia di questa importante istituzione scolastica:
dall’Istituto tecnico ginnasiale (1861) al Regio Liceo Ginnasio (1908), sino
ad oggi. La dotazione comprende circa 400 strumenti, databili dalla fine del
24
Settecento sino alla seconda metà del Novecento. Oggetti rari, anche belli
da vedersi, che conservano il fascino dei materiali e di sapienti tecniche
costruttive, elementi del mondo naturale proposti con campioni originali,
strumentazioni antiche che l’Istituto ha utilizzato e, in parte, utilizza ancora
oggi nella normale attività didattica.
La seconda motivazione riguarda invece gli esiti di un dibattito che i docenti
e gli alunni del Liceo Cagnazzi hanno avviato negli ultimi anni, coinvolgendo
altre scuole nazionali ed estere, in collaborazione con prestigiosi Istituti di
cultura e Università, da cui sono emerse preziose indicazioni sulle modalità di
comunicazione dei saperi umanistici e scientifici al fine di una loro sempre più
efficace integrazione. Da un lato, quindi, un patrimonio storico di eccezionale
valore che merita di essere tutelato, restaurato e valorizzato per essere
“riutilizzato” a fini didattici ma anche, soprattutto, esposto alla fruizione
pubblica; dall’altro una esigenza maturata nella consapevolezza della sempre
più scarsa propensione delle nuove generazioni di studenti verso gli studi più
marcatamente scientifici, quali la fisica, la chimica o la matematica.
Il Liceo “Cagnazzi”, perciò, è da tempo impegnato a realizzare tale progetto,
pur attraverso varie fasi, con risorse proprie e pubbliche, con il coinvolgimento
attivo di docenti e di studenti. Ne è testimonianza, tra altro, il presente
catalogo, pubblicato nel 2011, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia,
relativo alla catalogazione di una parte cospicua degli strumenti storicoscientifici
che, oltre al loro impiego, facevano bella mostra, fino agli anni
Settanta, negli ambienti al primo piano dell’ex Convento dei domenicani, ancora
oggi sede del Liceo Cagnazzi. L’esigenza di nuovi spazi, l’aumentato numero
degli studenti e l’apertura di nuovi indirizzi di studio hanno comportato, pian
piano, lo smantellamento del Gabinetto di Fisica che, fino a quel tempo, si era
conservato quasi intatto nel suo allestimento e arredo originari. Oltre alle varie
attività di studi e di ricerca, evidenziate nell’introduzione a questo volume, il
progetto ha realizzato una prima fase nel 2011, appunto, con la catalogazione
di 250 strumenti, con relativa ricognizione storica e fotografica e con il restauro
degli originari verbali e dei cataloghi degli oggetti forniti dai produttori (Archivio
storico – Liceo Cagnazzi).
Una seconda fase, invece, si è concretizzata grazie al finanziamento concesso
dal Bando regionale (POR Puglia 2014/2020. Asse VI - AZ 6.7 “Interventi per la
valorizzazione e la fruizione del patrimonio culturale”), e che, in collaborazione
con il Comune di Altamura e il prezioso contributo dei progettisti (gli architetti
Pasquale Gentile e Michele Forte con l’ing. Domenico Garripoli), ha consentito
di traslocare l’intera collezione negli ambienti al piano terra del Liceo, dopo
la realizzazione di alcuni necessari interventi di adeguamento (impianto di
illuminazione, restauro e recupero di vecchie teche) e di un allestimento
funzionale alla fruizione pubblica degli strumenti (Archivio-laboratorio). Questa
seconda fase, inaugurata il 28 giugno 2021, è stata preceduta da una serie di
attività didattiche (PON-Musca-Avviso 2669 Cittadinanza e creatività digitale),
svoltesi tra giugno e luglio 2019, finalizzate a formare un gruppo di studenti per
contribuire, mediante l’acquisizione di opportune conoscenze e competenze, a
realizzare 15 contenuti digitali (Video) da inserire nella piattaforma web dedicata
agli Strumenti storico-scientifici del Liceo www.strumentidellascienza.edu.it.
25
Nuovo allestimento dell’Archivio-laboratorio al piano terra del Liceo Cagnazzi.
L’implementazione della Piattaforma ha ricevuto il primo premio della “scuola
digitale 2021” della Puglia.
Una terza fase, infine, realizzata da febbraio a maggio 2023, ha registrato
l’accoglimento di un ulteriore progetto del Liceo Cagnazzi da parte del
Ministero della Cultura (Bando Scuole 2022 “Il linguaggio cinematografico
e audiovisivo come oggetto e strumento di educazione e formazione”). Tale
attività, oltre a consentire una ristampa del presente catalogo, ha mirato, con
il contributo di esperti esterni, come il video-editor Gianfranco Maiullari, a
formare studenti e docenti del Liceo nell’acquisizione di competenze relative
al linguaggio cinematografico per ampliare i contenuti audiovisivi della
Piattaforma Web dedicata e a realizzare ulteriori 20 film diretti ad illustrare
l’impiego di altrettanti strumenti nelle sperimentazioni laboratoriali. Un videodocumentario
è stato dedicato, invece, ad illustrare la straordinaria figura di
Luca De Samuele Cagnazzi.
Tutto questo, nella convinzione che, utilizzando anche tecniche informatiche
di ultima generazione, si possa offrire al visitatore un utile e ‘spettacolare’
supporto didattico per osservare, studiare e capire gli oggetti a partire dalle
tecniche di costruzione, dal contesto storico, culturale e scientifico entro cui
l’oggetto rappresentato può acquisire la sua alta valenza comunicativa. Nella
elaborazione e nella costruzione delle sue singole fasi, infatti, il Progetto
ha fornito una stimolante risposta alle esigenze di formazione di docenti e
studenti, certo coadiuvati da ricercatori e da collaborazioni specialistiche,
in relazione all’assunzione di nuove conoscenze e abilità anche sul piano
tecnologico.
In questa direzione l’Archivio-laboratorio si potrà configurare sempre più come
una struttura attrezzata a seguire, anche da un punto di vista storico, la rapida
26
Docenti e alunni del Liceo Cagnazzi nel laboratorio di fisica.
evoluzione delle conoscenze scientifiche, e non solo, quindi, a custodire gli
strumenti scientifici storici e le esperienze didattiche accumulate nel tempo.
Non si vuole nascondere, infine, a fronte dell’idea progettuale qui prospettata,
le difficoltà, gli ostacoli di natura non solo finanziaria che bisognerà superare
per realizzare altre indispensabili tappe future di questo percorso. Tale sfida
tuttavia è già stata raccolta da quanti, docenti, personale e alunni, si sono, negli
anni, avvicendati in questo Liceo e, siamo sicuri, che vorranno sostenerla anche
coloro che continueranno a frequentarlo nell’immediato futuro.
Noi oggi viviamo in un mondo dominato dalla tecnica e dalla scienza, mondo
che sarebbe impensabile senza il contributo degli strumenti scientifici di
misurazione e di analisi, impiegati nei laboratori scientifici e didattici. Certo,
se non si è ‘specialisti’ non è facile comprendere le più moderne teorie,
eppure anche chi possiede poco o nulla delle competenze scientifiche, rimane
affascinato dagli strumenti scientifici del passato, dalla loro eleganza e fattura.
L’antico nome con cui si definiva la scienza – filosofia naturale – rivela, oltre
il falso steccato tra cultura scientifica e cultura umanistica, la loro intrinseca
e stretta correlazione, così come gli strumenti scientifici testimoniano la
necessaria sinergia tra gli ingegni scientifici e speculativi che hanno aperto le
vie su cui ancora oggi prosegue, pur tra luci e ombre, il cammino della nostra
civiltà moderna e tecnologica.
Quello che, finora, si è realizzato nel Liceo Cagnazzi vuol essere un
contributo tangibile per proseguire in questa direzione, grazie ad una proficua
collaborazione di docenti e di un numero considerevole di alunni che, di anno
in anno, hanno cercato di trasmettere ai nuovi iscritti, conoscenze, curiosità
e anche un indispensabile seme di passione civile, utile a prendersi “cura” di
questo prezioso patrimonio da tutelare e tramandare alle future generazioni.
27
Un patrimonio
Mimma Bruno
Se siamo abituati a pensare che il tempo trasforma in “antico” ciò che era
nuovo, questi strumenti ci offrono l’occasione per riflettere sul fatto che il
tempo aggiunge sempre nuovi strati di senso alle cose del passato: sebbene
le memorie possano apparirvi “imprigionate”, in realtà talvolta succede il
contrario, cioè che siano gli oggetti ad essere avvolti dall’incedere operoso della
memoria che continuamente ne cambia il senso e la percezione. E in questo
perenne lavorio gli oggetti si rivelano frutto di un divenire costante, ininterrotto,
mai finito; e dunque non venerande reliquie da musealizzare, quanto “testi” che
ci inducono, e ci aiutano, a rievocare la nostra relazione con i tempi molteplici
di cui noi, le nostre cose e le nostre vite, siamo fatti.
Ma non è soltanto la nostra sensibilità a sollecitarci in tal senso, giacché anche
la legge impone rispetto, tutela e valorizzazione di testimonianze come queste,
cui la cultura giuridica ha riconosciuto avere lo statuto di “beni culturali”:
negli ultimi anni, infatti, sono stati aggiunti due nuovi importantissimi
“soggetti”, prima quasi ignorati, i Beni Culturali scientifici, soprattutto
su sollecitazione del Ministero della Ricerca Scientifica e dell’Università
(MURST), a sua volta pressato da molti studiosi italiani, e che riguardano le
testimonianze materiali (strumenti scientifici fisici, astronomici, ecc.) e culturali
(documenti di scienziati italiani, ecc.) ed i Beni Culturali etnoantropologici o
demoantropologici relativi alle testimonianze “biologiche” e cioè botaniche,
zoologiche ed antropologiche.
La definizione di beni culturali, quali prodotti materiali della cultura,
contrapposti ai beni naturali offerti dalla natura, è il punto di approdo di un
lungo e laborioso cammino: se l’art. 9 della Costituzione, parla di “patrimonio
storico e artistico della nazione”, senza declinare le specie di cose incluse nel
genere, fu la Commissione Franceschini (1964-1966) a definire bene culturale
o ambientale ciò “che costituisca testimonianza materiale avente valore di civiltà”
e più tardi il TU del 2004 (Art. 11 Decreto legislativo 22/01/2004 n. 42 che ha
abrogato il precedente Decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490), detto anche
Codice Urbani, a inserirvi anche “i beni e gli strumenti di interesse per la storia
della scienza e della tecnica aventi più di cinquanta anni”.
Credo che a questo proposito sia bello, oltre che opportuno, sottolineare
come nel nostro Paese negli ultimi secoli sia stata elaborata una cultura della
conservazione alta, ma anche ricca e attiva, grazie alla quale ogni oggetto
vale soprattutto se inserito nel proprio contesto e se disponibile in situ per
la fruizione e il godimento pubblici: proprio come questi strumenti che
hanno resistito al tempo e agli uomini, hanno attraversato secoli e decenni,
continuando ad esercitare nella stessa scuola la loro nobile funzione di
sussidi didattici essenziali, sempre moderni, mai obsoleti. Senza dire che
molti di questi pezzi, costruiti nel XIX secolo – alcuni persino nel XVIII dallo
28
stesso Luca de Samuele Cagnazzi – o realizzati agli inizi di quello successivo
sulla base di modelli precedenti, hanno un interesse che va oltre il loro
significato puramente scientifico: costruiti con materiali pregiati, forniscono
la testimonianza di raffinate tecniche di lavorazione, raggiungendo spesso
risultati di elevato valore estetico, paragonabile a quello di veri e propri oggetti
d’arte. Come le opere d’arte anch’essi sono esposti al rischio della fragilità
e della deperibilità degli oggetti materiali, sui quali il tempo si incide e si
sedimenta: ma contrariamente alla maggior parte delle opere d’arte essi sono
macchine, meccanismi o congegni con una funzione ben precisa e sarebbe
dunque ideale che gli strumenti antichi fossero ancora in grado di funzionare.
Un autentico patrimonio, nel significato in cui i francesi usano il termine
“patrimoine” e gli inglesi il termine “heritage”, definizioni che contengono l’idea
fondamentale, quasi sacrale, di beni che si trasmettono come doni di padre in
figlio… un’idea che dovrebbe impregnare di sé ogni forma ed ogni momento
dell’educazione: è così, infatti, che gli strumenti scientifici del Cagnazzi sono
divenuti strumenti di dialogo tra le generazioni, dove chi li riceve e li usa
non ne è che il depositario transitorio, responsabile a sua volta della loro
trasmissione al futuro.
Donde il progetto, che da tempo stiamo coltivando, di un museo reale e
virtuale: non contenitore polveroso di oggetti imbalsamati, ma laboratorio
digitalizzato che coniughi e reinterpreti con linguaggi e metodi
innovativi i vari significati che strumenti come questi hanno assunto
nella storia; un luogo insomma che, senza disperdere il fascino del
passato, continui ad evocare la raffinata eleganza dei gabinetti
rinascimentali, prodotti del mecenatismo di corte, l’ebbrezza della
“maraviglia” delle wunderkammern secentesche, lo spirito di
catalogazione enciclopedica delle gallerie ottocentesche e che
contemporaneamente divenga “forum” aperto sulla Città e
sul territorio, nodo di una rete di scuole europee, spazio di
discussione e di confronto transdisciplinare, risorsa per la
ricerca.
In un contesto come quello del Liceo Cagnazzi, che si è
fatto promotore degli ideali e dei valori dell’umanesimo
scientifico nei licei d’Europa, questa collezione
contribuisce a rafforzare l’identità e l’immagine di
una scuola che lavora tra passato e presente, per un
futuro che non dimentichi le sue radici.
29
“L’anno millenovecentosettantuno, il giorno sei del mese di
dicembre, nella sede del Liceo Ginnasio “Cagnazzi”, alla presenza
del segretario dello stesso Liceo, del vice Sindaco “pro tempore”
Prof. Giovanni Picerno e dell’Economo Comunale, si è proceduto
all’esame dei beni mobili di proprietà comunale, in dotazione
presso questa Scuola.
Da esso è emerso che il materiale che qui di seguito si elenca, era
fuori uso e pertanto si è proceduto alla sua distruzione e relativa
verbalizzazione…”
[Dal “Verbale di distruzione” del 6 dicembre 1971,
in Archivio storico Liceo Cagnazzi.]
Nella pagina accanto: le copertine dei
cataloghi degli oggetti scientifici forniti
dai produttori.
Archivio e catalogazione degli strumenti
Vittoria Cafaro, Maria Rosaria Cornacchia, Francesca Loiudice,
Antonia Mascolo, Orsola Quattromini
L’idea di catalogare gli strumenti scientifici risale all’anno 2007, con il Progetto
Odisseo.
Per raggiungere tale obiettivo, a partire dallo stesso anno, è stato rielaborato
un inventario utile a realizzare un archivio fotografico degli strumenti più
significativi della Collezione. Un nutrito gruppo di lavoro formato da docenti
ha assunto il compito di elaborare la scheda-tipo per il rilevamento per poi
procedere alla ricerca delle fonti e della documentazione necessaria alla
compilazione delle schede.
Tale lavoro di schedatura è continuato per tre anni scolastici e ha visto
impegnati i docenti: Orsola Quattromini, Antonia Mascolo, Maria Rosaria
Cornacchia, Vittoria Cafaro, Francesca Loiudice, per la Fisica, Teresa Indrio per
le Scienze e Piero Castoro per il coordinamento e la cura delle relazioni esterne.
Degno di menzione è stato il contributo apportato dal prof. Michele Giorgio,
già docente di Fisica del Liceo Cagnazzi e in pensione da diversi anni, sia per
la preziosa memoria storica che conserva del Laboratorio di fisica, sia perché
grande conoscitore degli strumenti stessi. Utile è stato anche il contributo degli
assistenti tecnici Pietro Santomasi, in pensione, e Angelo Piccininni.
I docenti impegnati nella schedatura degli strumenti hanno incontrato notevoli
difficoltà, a causa spesso dell’assenza di notizie (numero di inventario, anno
di costruzione, funzionamento, non corrispondenza fra nome dello strumento
assegnato nell’inventario fotografico e nome riportato sull’inventario storico,
33
etc.) relative ad alcuni strumenti, perché magari ottenuti in dono o costruiti da
docenti o tecnici di laboratorio. Inoltre, lo spostamento degli armadi contenenti
gli strumenti, avvenuto durante l’estate 2008, per ristrutturazione dei locali
scolastici, ha comportato un ulteriore disagio per la reperibilità degli strumenti
stessi.
Il lavoro di schedatura è partito dall’osservazione dello strumento, è
proseguito con il rilevamento delle sue misure, numero di archivio fotografico
e storico, ricerca sui cataloghi storici per arrivare alla sua descrizione e al suo
funzionamento.
È curioso notare, come risulta dal “Verbale di distruzione”, che un notevole
numero di strumenti storici fu destinato ad essere, appunto, distrutto alla
fine del 1971. Il caso ha voluto che quegli strumenti non fossero distrutti ma,
accatastati in un'aula del Liceo e abbandonati all'incuria. In anni più recenti,
sono stati recuperati e riutilizzati negli esperimenti di laboratorio e nelle
normali attività didattiche.
Gli strumenti inclusi nel presente Catalogo sono circa 250. Restano, tuttavia, da
schedare ancora diverse decine di strumenti storici appartenenti alla Collezione
del Liceo Cagnazzi e si auspica di poterlo fare nell'immediato futuro.
Catalogo n. 16 “Rinaldo Damiani,
Apparecchi della Scienza”, Venezia.
34
Bibliografia di riferimento per la catalogazione
Archivio Liceo Cagnazzi
Cataloghi e libri di testo
ɴ Inventario del 1991.
ɴ Inventario dello Stato del Gabinetto di Fisica, 1924-1960.
ɴ Inventario del Comune di Altamura del Gabinetto di
Fisica, 1940.
ɴ Inventario dei beni mobili di uso pubblico di Fisica e
Scienze, 1961.
ɴ Inventario dei beni mobili di uso pubblico, 1967.
ɴ Registro cronologico delle operazioni inventariali del
Gabinetto di Fisica, 1961.
ɴ Registro esperimenti di Fisica, 1936.
ɴ Verbale di distruzione del 06/12/1971.
ɴ Appunti manoscritti e schemi di funzionamento di alcuni
strumenti a cura di ex-docenti di Fisica del Liceo Cagnazzi.
ɴ Cataloghi Officine Galileo, Firenze, 1927-1950 e successive
edizioni.
ɴ Catalogo n. 3, Antonio Vallardi, Milano, 1931-1932.
ɴ Catalogo Apparecchi di Fisica, I. Martini, Trento, 1929.
ɴ Catalogo Apparecchi di Fisica, G. Bernardi, III edizione,
Trento, 1931.
ɴ Catalogo n. 16, Apparecchi di Fisica, Rinaldo Damiani,
Venezia, inizio ’900.
ɴ Catalogo generale di Apparecchi di Fisica, G. Bernardi,
I. Martini, Società italiana Apparecchi Scientifici, Trento,
inizio ’900.
ɴ Catalogo Fabrique d’appareils de physique, E. Leybold’s
Nachfolger, Rappresentante per l’Italia ditta A.C. Zambelli,
Torino, inizio ’900.
ɴ Catalogo Physikalische Apparate, Berlin, F. Ernecke,
Rappresentante per l’Italia G. Eisentraeger, Milano, 1902.
ɴ Bosio, Peretti, Fisica vol 1-2, Edizioni Signorelli, Roma,
1973.
ɴ Sellerio, Scirè, Nozioni di Fisica, edizioni Palumbo, 1968.
ɴ P. Nisini, Fisica, volume III edizioni SEI, 1964.
ɴ P. Nobel, Fenomeni fisici, edizioni Ferraro, Napoli.
35
L’acustica è quella parte della fisica che studia il suono,
le sue cause, la sua propagazione e la sua ricezione.
In un’accezione più generale, l’acustica comprende
anche lo studio degli infrasuoni e degli ultrasuoni,
che non sono percepibili dall’uomo attraverso l’udito,
ma si comportano – da un punto di vista fisico –
nello stesso modo.
La voce è un fiato emesso e avvertito dall’udito
attraverso il movimento dell’aria.
[Vitruvio]
36
acustica
37
Apparecchio di Weinhold
Apparecchio per la produzione di vortici d’aria
L’apparecchio è un cilindro posto
orizzontalmente su una colonnina metallica.
Una base del cilindro presenta un foro centrale
di 3 cm di diametro e l’altra è costituita da un
disco di carta traslucida. Lo strumento serve
per la produzione di vortici d’aria. Colpendo
con il martelletto la membrana, la fiamma
della candela posta davanti al foro viene
spenta dal vortice d’aria creatosi all’interno del
cilindro.
Accessori Candela, martelletto di legno
Misure 23 cm (altezza), 14 cm (diametro)
Materiali Metallo, carta traslucida, legno
Inventore Adolf Ferdinand Weinhold
Costruttore Phywe
Periodo di costruzione 1924
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 40 lire
Collocazione Armadio 3
Acquisizione ultima 16/02/2009
Inventario Stato 1924-1960 n. 7
Archivio fotografico AC 001
38
Campana vibrante
con pendolini
Accessori Archetto di violino
Misure 33,5 cm (altezza),
14 cm (diametro), 11 cm (braccio)
Materiali Metallo, filo di cotone
Periodo di costruzione 1937
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 90 lire
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 29/02/2008
Inventario Stato 1924-1960 n.105
Archivio fotografico AC 002-003
Lo strumento è formato da una campana in
metallo montata, insieme ad una colonna,
sopra un treppiede. All’estremità superiore
della colonna c’è un sostegno a croce a cui
sono appesi dei pendolini che sfiorano l’orlo
della campana. Se si eccita la campana con un
archetto da violino si provoca un movimento
dei pendolini che evidenzia la presenza di
onde sonore.
Lo strumento evidenzia la propagazione di
onde elastiche.
acustica
39
Capsula manometrica
La capsula manometrica si compone di due calotte di ottone
tenute assieme da otto viti e formanti all’interno due camere
separate da una membrana di gomma. Il gas illuminante
entra in una camera dal tubetto inferiore e ne esce da quello
superiore alimentando la fiamma. Nella seconda camera
il suono, prodotto per esempio con un diapason e quindi
raccolto con un cornetto acustico e convogliato dal tubo
laterale pone in vibrazione la membrana. L’effetto delle
vibrazioni sul gas dà origine ad una fiamma oscillante, i cui
movimenti si possono osservare con l’apparecchio a specchi
rotanti.
Accessori Cornetto acustico, specchio cubico,
macchina di rotazione
Pezzi mancanti Accessori sopra elencati
Misure 20 cm (altezza), 8 cm (diametro)
Materiali Metallo
Costruttore Apparecchi scientifici, Milano
Periodo di costruzione 1935
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 72 lire
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 09/02/2010
Inventario Stato 1924-1960 n. 90
Archivio fotografico AC 004
40
Diapason
su cassa di risonanza
Il diapason (il nome deriva dalla parola
greca con cui veniva designato l’intervallo di
ottava) è una forchetta metallica sostenuta
da un gambo fissato ad una cassetta di
risonanza. La cassetta di risonanza rinforza
il suono emesso: la debole energia, dovuta
alla vibrazione dei rebbi (le estremità della
forchetta) percorsi da un martelletto, si
comunica all’aria della cassa armonica e l’aria
entra in vibrazione per risonanza emettendo
un suono notevolmente rinforzato.
Questo fenomeno è utilizzato nella
costruzione di diversi strumenti musicali
(violini, chitarre e pianoforti a coda).
Accessori Martelletto di legno, oscillografo a raggi
catodici con microfono a carbone
Misure 14 cm, 18 cm, 25 cm
Materiali Legno, acciaio, ottone
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 30 lire
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 11/03/2008
Inventario Comune 1940 n. 71
Archivio fotografico AC 005
acustica
41
Ruota di Savart
L’apparecchio è costituito da quattro dischi di acciaio, i cui margini
presentano una serie di denti a diversa distanza; l’insieme dei dischi è
fissato con una vite ad un asse centrale di ferro. Ponendo l’asse della
ruota in rapida rotazione e accostando un cartoncino a ciascuna di esse
si ottengono suoni diversi.
I suoni prodotti dipendono dal numero dei denti.
Accessori Macchina rotativa
Misure 7 cm (diametro)
Materiali Acciaio
Inventore F. Savart
Costruttore Officine Galileo, Firenze
Periodo di costruzione 1935
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 91 lire
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 09/02/2008
Inventario Stato 1924-1960 n. 106
Archivio fotografico AC 008-010
42
Serie di otto asticelle
di legno intonate
Xilofono
Sono 8 tavolette numerate dello stesso materiale ma
di diverso spessore. Esse producono i suoni della scala
musicale se si lasciano cadere da una certa altezza. La
diversa massa delle bacchette fa variare la frequenza
del suono.
Sullo stesso principio si basa lo xilofono, il quale è uno
strumento musicale formato da più bacchette di legno
che vengono battute con un martelletto.
Misure 21,5 cm (lunghezza),
2,5 cm (larghezza) spessore variabile
da 0,7 cm a 1,5 cm
Materiali Legno
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 15 lire
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 14/03/2008
Inventario Comune 1940 n. 69
Archivio fotografico AC 006-007
acustica
43
Serie di otto tubi accordati
Modello semplice di canne d’organo
I tubi sonori, collegati ad una soffiera,
riproducono la scala musicale.
Accessori Soffiera
Misure Da 66,50 cm a 40,5 (altezza)
Materiali Legno
Costruttore Antonio Tarquini, Roma
Periodo di costruzione 1925
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 380 lire
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 10/12/2008
Inventario Stato 1924-1960 n.18 ter
Archivio fotografico AC 011-013
44
Sirena di Cagnard De laTour
su mantice
Misure Sirena: 26,5 cm, 6,5 cm
Mantice: 77 cm, 37,5 cm, 36 cm
Materiali Legno, ferro, ottone, pelle,
madreperla
Inventore Cagnard De la Tour
Costruttore Giovanni Bandieri in Napoli
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Cattivo
Valore d’acquisto 50 lire
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 05/03/2010
Inventario Comune 1940 n. 76
Archivio fotografico AC 014
La sirena in ottone è una scatola cilindrica avente
superiormente un disco libero di ruotare. Il disco
presenta otto fori circolari ad uguale distanza uno
dall’altro, praticati obliquamente, dai quali può uscire
un getto d’aria proveniente da un apposito tubo
collegato ad un mantice con regolatore di pressione.
Tale regolatore è costituito da otto tasti in madreperla.
Per far ruotare il disco, posto su una piattaforma
fissa coassiale e munita di una serie di fori in perfetta
corrispondenza con quelli del disco, viene sfruttata
l’aria fornita dal getto stesso, che passando attraverso
i fori inclinati, imprime un moto di rotazione. La
soffiera serve per mantenere costante l’altezza del
suono della sirena.
Lo strumento porta superiormente un telaio di ottone
sul quale è montato un contagiri, che viene ingranato
sull’asse di rotazione premendo un apposito bottone.
L’apparecchio serve a misurare la frequenza delle
vibrazioni che differenzia i suoni acuti dai gravi:
quanto più è elevata la frequenza, tanto più il suono è
acuto.
acustica
45
Sirena di Seebeck
Disco di sirena di ottone 8 fori
per macchina di rotazione
La ruota del Seebeck è un disco
che presenta una serie di fori
disposti secondo otto circonferenze
concentriche. Il disco, fissato su una
macchina rotativa, ruota su un piano
verticale. Dirigendo su di esso un
piccolo getto d’aria si produce una
nota che varia in relazione al numero
dei fori che il getto attraversa in un
secondo. Il corpo vibrante è l’aria, la
quale vibra perché ora passa per un
foro, ora viene intercettata dal piano
del disco.
La ruota del Seebeck è il principio
della sirena.
Accessori Macchina rotativa
Misure 22 cm (diametro)
Materiali Ottone
Inventore Thomas Johan Seebeck
Costruttore Damiani
Periodo di costruzione 1926
Stato di conservazione Ottimo
Valore d’acquisto 110 lire
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 09/02/2008
Inventario Stato 1924-1960 n. 25
Archivio fotografico AC 015-016
[Soffiera con mantice a otto fori]
Ha una forma a tavolo, ha mantice
e camera di compressione di
pelle bianca. La pressione si può
aumentare a mano mediante
un’asta che agisce sul serbatoio, le
variazioni di pressione sono indicate
dal manometro. La comunicazione
tra serbatoio e camera è stabilita
mediante una canna di ottone. Gli
otto fori sono per le otto canne
sonore.
•
Accessori Serie di otto tubi accordati (vedi pag. 26),
manometro
Misure 72 cm, 89 cm, 115,5 cm
Materiali Legno, vetro, mercurio
Costruttore Antonio Tarquini, materiale scientifico, Roma
Periodo di costruzione 1925
Stato di conservazione Mediocre
Valore d’acquisto 1.500 lire (soffiera) 45 lire (manometro)
Collocazione Armadio B
Acquisizione ultima 01/06/2010
Inventario Stato 1924-1960 n. 18
Archivio fotografico AC 025-026
46
Soffiera con mantice a otto fori
acustica
47
Sonometro a due corde
Su una cassa armonica di legno sono tese due corde, le cui
tensioni sono variabili per mezzo di una vite e le cui lunghezze
possono essere variate per mezzo di un ponticello mobile.
Sulla tavola armonica sono fissate tre scale: la prima divisa
in millimetri, la seconda con le divisioni corrispondenti alla
lunghezza da darsi alla corda per ottenere la scala naturale, la
terza per la scala temperata. La vibrazione è prodotta da un
martelletto percussore.
Accessori Martelletto percessore
Pezzi mancanti Ponticello mobile
Misure 78 cm, 7 cm, 8 cm
Materiali Legno, metallo
Costruttore C. Gleichschroebende
Periodo di costruzione
Antecedente 1940
Stato di conservazione Mediocre
Valore d’acquisto 35 lire
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 14/07/2010
Inventario Comune 1940 n. 75
Archivio fotografico AC 022-024
48
Specchi concavi parabolici
Accessori Orologio contasecondi
Misure 29,5 cm (diametro),
11,5 cm (distanza focale)
Materiali Ottone
Costruttore Phywe
Periodo di costruzione 1924
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 419 lire
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 18/05/09
Inventario Stato 1924-1960 n. 8
Archivio fotografico AC 017-019
Lo strumento è costituito da due superfici riflettenti in ottone
dalla forma parabolica.
I due specchi si collocano ad una certa distanza tra loro. Nel
fuoco del primo specchio vi è un supporto su cui si pone un
orologio; nel fuoco del secondo specchio si possono udire per
riflessione i battiti dell’orologio.
Questo strumento si può utilizzare anche per esperienze sulla
riflessione dei raggi termici.
L’esperienza si può ripetere con due parapioggia.
acustica
49
Tubo di interferenza di Quincke
L’apparecchio di Quincke è composto di due tubi
biforcati di vetro, congiunti con tubi di gomma.
Il suono di un diapason di 440 Hz si dividerà alla
biforcazione e, se le due vie di percorrenza differiscono
di un tratto di 39 cm, uguale a mezza lunghezza
d’onda, le due vibrazioni arriveranno all’estremità in
cui è posto il cornetto acustico in opposizione di fase
e non si udirà alcun suono. Se si stringe tra le dita il
tubo di gomma più lungo, si potrà udire il suono.
Accessori Diapason, cornetto acustico
Misure 62 cm (lunghezza ),12 cm ( larghezza )
Materiali Vetro e gomma
Inventore Georg Hermann Quincke
Costruttore Apparecchi scientifici, Milano
Periodo di costruzione 1924
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 20 lire
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 11/06/2010
Inventario Stato 1924-1960 n. 34
Archivio fotografico AC 020
50
Tubo di Weinhold
L’apparecchio di Weinhold non è altro che un tubo di
Quincke, di ottone, con tubo allungabile per ottenere
differenza di fase e la visualizzazione delle figure per le
onde stazionarie.
Accessori Diapason, cornetto acustico
Pezzi mancanti Prolungamento di vetro
per le figure con polvere di sughero
Misure Da 60 cm a 83 cm (lunghezza) x 18 cm (larghezza)
Materiali Ottone nichelato
Inventore Adolf Ferdinand Weinhold
Costruttore Apparecchi scientifici, Milano
Periodo di costruzione 1927
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 250 lire
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 11/06/2010
Inventario Stato 1924-1960 n. 62
Archivio fotografico AC 021
acustica
51
L’elettrologia è la parte della fisica che spiega
come le cariche elettriche si muovono
lungo un conduttore e dove esse si situano.
È perciò la scienza che studia l’elettricità
e il comportamento degli elettroni.
Questa circolazione senza fine e perpetua del fluido elettrico
può sembrare paradossale ed inesplicabile; ma è tuttavia reale
e possiamo, per così dire, toccarla con mano.
[A. Volta]
52
Elettrologia
53
Amperometri da quadro
Gli amperometri sono in scatole verniciate in nero con vetro
circolare e montati su sostegni di legno verticali a squadra.
Lo strumento serve per misurare le intensità delle correnti
elettriche. La corrente che entra in un amperometro fa ruotare
una bobina sistemata tra i due poli di un magnete. Questo
movimento è ostacolato da una molla e cessa quando la forza
del campo sulla bobina è equilibrata da quella della molla.
Lo spostamento di un indice, collegato con la bobina, su una
scala graduata consente di leggere direttamente il valore della
corrente.
Misure 15,5cm, 16,4 cm, 15 cm,
(50 A), 22,5 cm, 16,5 cm, 15 cm,
(20 A)
Materiali Legno,metallo e vetro
Costruttore Strumenti di misura
CGS, Monza (Mi)
Periodo di costruzione Prima
metà del Novecento
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 3000 lire
Collocazione Armadio 6
Acquisizione ultima 19/02/2010
Inventario Stato 1961 n.154
Archivio fotografico El 001-003
54
Amperometro
Amperometro da quadro
Misure 20 cm (diametro)
27 cm (altezza)
Materiali Legno, ottone e vetro
Costruttore Strumenti di misura
CGS - Milano
Periodo di costruzione
Antecedente 1940
Stato di conservazione Mediocre
Valore d’acquisto 80 lire
L’amperometro è in scatola cilindrica di ottone con vetro
circolare e supporto di legno a squadra. Lo strumento serve
per misurare le intensità delle correnti elettriche. La corrente
che entra nell’amperometro fa ruotare una bobina sistemata
tra i due poli di un magnete. Questo movimento è ostacolato
da una molla e cessa quando la forza del campo sulla bobina è
equilibrata da quella della molla. Lo spostamento di un indice,
collegato con la bobina, su una scala graduata consente di
leggere direttamente il valore della corrente (da 0 a 5 Ampére).
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 23/02/2010
Inventario Comune 1940 n. 195
Archivio fotografico EL 004
Elettrologia
55
Apparecchio di Riess
Accessori Schermo dielettrico
verniciato, 3 pendolini
Misure 42 cm (altezza),
3 cm (diametro cilindro), 16,5 cm
(altezza cilindro), 6 cm (diametro
sfera)
Materiali Vetro, metallo, acciaio,
ferro
Costruttore Officine Galileo,
Firenze
Periodo di costruzione 1934
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 136 lire
Collocazione Armadio 3
Acquisizione ultima 28/01/09
Inventario Stato 1924-1960 n. 789
Archivio fotografico EL 006-007
Il sostegno isolante su tre piedi porta una sfera isolata,
uno schermo dielettrico di vetro verniciato e un conduttore
cilindrico isolato con tre pendolini in corrispondenza delle
due estremità della regione mediana(neutra) del conduttore.
Una carica positiva sulla sfera determina una carica negativa
indotta nella regione più bassa del conduttore cilindrico e
una carica positiva nella parte superiore, cosicchè divergono
i due pendolini estremi e rimane a posto quello di mezzo.
La natura delle cariche indotte si può verificare accostando
successivamente ai due pendolini estremi un bastone di
ebanite e di vetro strofinati. Se invece si tocca con la mano il
conduttore cilindrico, allora esso viene a far parte di un grande
conduttore che comprende la persona dell’operatore e la
terra. La parte più vicina alla sfera influenzante sarà dunque il
conduttore cilindrico e la mano dell’operatore e su di esso si
avrà la carica indotta opposta a quella della sfera.
56
Apparecchio per variazione
capacità elettrica
Il palloncino alla veneziana è collegato ad un elettroscopio e
ad una macchina elettrostatica. Caricandolo con una carica Q
le foglioline dell’elettroscopio danno una certa deviazione che
indica un potenziale V. Se variamo la superficie del palloncino,
distendendo la fisarmonica (con una bacchetta isolante),
le foglioline si richiudono un poco indicando così che il
potenziale è diminuito e la capacità è aumentata.
Accessori Elettroscopio,
macchina elettrostatica
Misure 14 cm (diametro)
32 cm (altezza)
Materiali Carta colorata a forma
di fisarmonica
Periodo di costruzione 1938
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 100 lire
Collocazione Armadio 6
Acquisizione ultima 03/02/2010
Inventario Stato 1924-1960 n. 118
Archivio fotografico El 005
Elettrologia
57
Arco Voltaico [1]
Lampada schermata ad arco
con relativo reostato [2]
[2] La lampada ad arco serviva per uso pratico quale
sorgente luminosa intensa per varie esperienze. essa è
dotata di un piccolo reostato.
Accessori [1] Reostato a manovella
Misure [1] 40 cm, 21 cm, 12 cm, [2] 14 cm, 10 cm, 11,5 cm
Materiali Ottone, carbone di storta, legno
Costruttore [2] A. Tarquini materiale scientifico, Roma
Periodo di costruzione 1935
Stato di conservazione [1] Buono, [2] Cattivo
Valore d’acquisto [1] 15 lire, [2] 175 lire
Collocazione Armadio 6
Acquisizione ultima 13/04/2010
Inventario [1] Comune 1940 n. 199, [2] Stato 1924-1960 n. 31
Archivio fotografico [1] EL 009, [2] EL 008
58
[1] L’arco voltaico è uno strumento
costituito da due elettrodi di carbone,
aventi la forma di bastoncini
appuntiti, collegati a un generatore
capace di fornire circa 10 A con la
differenza di potenziale di soli 50
V. I due elettrodi vengono messi a
contatto in modo che la corrente passi
a circuito chiuso. Per effetto Joule, gli
elettrodi si riscaldano a tal punto che
la corrente continua a passare anche
quando essi vengono allontanati di
pochi millimetri.
Infatti, il gas tra gli elettrodi raggiunge
la temperatura di circa 4.000 °C; a
tali temperature è quasi totalmente
ionizzato e diventa un ottimo
conduttore e si produce una scarica
luminosa, potente, bianchissima che
passa attraverso il vapore di carbonio.
L’arco Voltaico è un dispositivo basato
su un fenomeno scoperto all’inizio
dell’800 da H. Davy. Gli elettrodi si
consumano e si deformano: quello
negativo si appuntisce sempre più
e, per effetto delle punte, raggiunge
la massima densità di cariche,
l’elettrodo positivo si incava per la
violenza con la quale viene urtato
dagli ioni. L’arco voltaico è un caso
di conduzione dei gas con scarica
continua.
Elettrologia
59
Arganetto Elettrico
Mulinello elettrico
Accessori Macchina elettrostatica
Misure 18 cm (altezza)
9 cm (raggio), 3 cm (incurvatura)
Materiali Materiale isolante, ferro
Costruttore Officine Galileo,
Firenze
Periodo di costruzione
Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 20 lire
Su un sostegno isolante è applicato un arganetto con raggi
appuntiti e piegati tutti nello stesso verso; esso, posto a
contatto con un corpo elettrizzato, si mette a girare secondo
il principio di azione e reazione. Infatti a distanza di qualche
decimo di mm dalle estremità delle punte gli ioni dell’aria dello
stesso segno sono spinti in avanti,quelli di segno opposto
sono attirati, spingendo indietro le punte.
Si dimostra così il potere dispersivo delle punte.
Collocazione Armadio 6
Acquisizione ultima 20/02/09
Inventario Comune 1940 n.154
Archivio fotografico EL 010-011
60
Batteria di quattro bottiglie di Leyda
Condensatori in parallelo
Sono quattro bottiglie di Leyda che poggiano su una base di
legno ricoperta di stagnola, avente la funzione di collegare le
armature esterne tra loro. Le armature interne sono collegate
tra di loro tramite delle barrette di ottone che terminano
con delle sferette anch’esse in ottone. Questa disposizione
permette di avere quattro condensatori in parallelo.
Nei condensatori in parallelo la capacità totale è uguale alla
somma delle singole capacità
Accessori Eccitatore, catenella,
macchina elettrostatica
Misure 30 cm, 32 cm, 41 cm
Materiali Stagnola, vetro, ottone
Periodo di costruzione
Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 80 lire
Collocazione Armadio 6
Acquisizione ultima 06/02/2008
Inventario Comune 1940 n. 158
Archivio fotografico EL 012-014
Elettrologia
61
Batterie di accumulatori
Sono batterie del tipo 6. H. 4.
Sono apparecchi elettrici capaci di
immagazzinare notevoli quantità di energia
elettrica trasformandola in energia chimica
nella fase di carica(fase preparatoria) e
restituendola nella fase di scarica (fase utile).
Misure 39 cm, 15 cm, 20 cm
Materiali Legno, cellule elettrolitiche
Costruttore ditta società anonima G. Hensemberger,
Monza (Mi)
Periodo di costruzione I primi del Novecento
Stato di conservazione Cattivo
Valore d’acquisto [1] 554 lire, [2] 470 lire
Collocazione Armadio 1
Acquisizione ultima 03/02/2010
Inventario Stato 1924-1960 [1] n. 41, [2] n.19
Archivio fotografico EL 015-016
[1] Capacità 58 Ampère-ora,
tensione 12 Volt, carica Ampère 4.
[2] Capacità 60 Ampère-ora,
tensione 12 Volt, carica Ampère 4.
62
Bilancia di torsione di Coulomb
Grande bilancia magnetica
La bilancia è composta da una sferetta conduttrice che si
trova all’estremità di un’asta isolante, posta orizzontalmente e
controbilanciata; essa è appesa nel suo punto di equilibrio ad
un filo lungo e sottile, che è fissato al centro di un micrometro
che permette di variare la torsione di un certo angolo. La parte
mobile della bilancia ruota all’interno di un cilindro di vetro
che porta una scala circolare e che permette di determinare lo
spostamento angolare della sfera mobile rispetto a quella fissa,
ancorata al coperchio dell’apparecchio e disposta in modo da
accogliere le cariche elettriche provenienti da una bacchetta di
vetro strofinata.
Accessori Macchina elettrostatica
o bacchetta elettrizzata
Misure Base legno 26 cm
(diametro), base vetro 20 cm
(diametro), 48 cm (altezza
totale), cilindro vetro 19 cm
(altezza)
Materiali Legno, vetro, metalli
Inventore Coulomb
Costruttore Società italiana
apparecchi scientifici, Milano
Periodo di costruzione 1942
Stato di conservazione Cattivo
Valore d’acquisto 720 lire
Collocazione Armadio 8
Acquisizione ultima 05/03/2010
Inventario Stato 1924-1960 n.135
Archivio fotografico EL 017
Elettrologia
63
Bottiglia di Lane
È una bottiglia di Leyda la cui armatura interna termina con
una sferetta; poggia su una vaschetta cilindrica di metallo
su base di legno. Un supporto verticale in ebanite porta alla
sommità un’asta metallica con manico isolante terminante
all’altro estremo con una sfera conduttrice che può essere
avvicinata a piacere all’altra sfera. Esso è in contatto elettrico
con l’armatura esterna del condensatore mediante una
catenella metallica.
Accessori Generatore
Misure 25 cm, 17 cm (base);
23 cm (altezza)
Materiali vetro, legno, metallo
Inventore T. Lane
Costruttore Emilio Resti - Milano
Periodo di costruzione 1934
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 72 lire
Collocazione Armadio 1
Acquisizione ultima 04/03/2009
Inventario Stato 1924-1960 n.74
Archivio fotografico EL 018
64
Bottiglia di Leyda
con eccitatore universale
Condensatore
Lo strumento è formato da tre elementi separabili: un’armatura
interna cava in metallo di forma cilindrica, a cui è collegata
un’asta terminante con una sferetta;un recipiente cilindrico di
vetro, il cosiddetto dielettrico, e un’armatura esterna di metallo
sempre cilindrica a fondo chiuso. Per caricare la bottiglia di
Leyda si accosta ad una macchina elettrostatica la sferetta
che comunica con l’armatura interna e si collega l’armatura
esterna con la terra. La si può scaricare utilizzando l’eccitatore
che mette in contatto le due armature e provoca una scarica
luminosa e rumorosa.
La Bottiglia di Leyda è il più antico condensatore elettrico. La
sua invenzione tradizionalmente va attribuita al fisico olandese
Pieter Van Musschenbroeck,che le diede il nome della propria
città natale: Leyda, sede dell’università dove ricopriva la
cattedra di professore.
Accessori Eccitatore, macchina
elettrostatica
Misure 24 cm (altezza), 7 cm
(diametro)
Materiali Acciaio, vetro
Inventore Pieter Van
Musschenbroek
Periodo di costruzione
Antecedente 1940
Stato di conservazione Ottimo
Valore d’acquisto 80 lire
Collocazione Armadio 5
Acquisizione ultima 06/02/2008
Inventario Comune 1940 n. 201
Archivio fotografico EL 019-021
Elettrologia
65
Cassette di resistenze
Le cassette sono tre: due con resistenze da 10 ohm
a 5000 ohm, la terza con resistenze da 10000 ohm a
50000 ohm.
Esse prendono tale denominazione perché le
resistenze tarate sono raggruppate in apparecchi a
forma di cassette. Le resistenze di manganina sono
avvolte su rocchetti e sono ricoperte di materiale
isolante. Ogni rocchetto fa capo a due pezzi metallici
fra i quali si può inserire o no una chiave metallica;
accanto ad ogni foro è scritto il valore della resistenza
del rocchetto sottostante. Quando la chiave non
è inserita la corrente è obbligata a percorrere la
resistenza del rocchetto, quando è inserita, il rocchetto
viene escluso dal circuito. In pratica la resistenza
della cassetta è uguale alla somma delle resistenze
corrispondenti alle chiavette eliminate.
Accessori Generatore di corrente
Misure 24 cm, 36 cm, 10,5 cm,
10,5 cm, 23 cm, 10 cm
Materiali Legno, rocchetti di manganina,
chiavette di rame e ferro
Costruttore Emile Gerard ingenieurs
constructeurs, Liege
Periodo di costruzione Fine Ottocento
(dono dell’Ing. A. Centonze nel 1936)
Stato di conservazione Buono
Collocazione Armadio 6
Acquisizione ultima 26/03/2010
Inventario Comune 1940 n. 255-257
Archivio fotografico EL 022-024
66
Condensatore a cassetta
Misure 32 cm, 21 cm
Materiali Legno, ferro, ottone
Costruttore Societé
D’Esploitation des Cables
electriques Sisteme Berthoud
Borel Cortaillod. Suisse
Periodo di costruzione
Antecedente 1936
(dono dell’Ing A. Centonze)
Pezzo numerato n. 2060
Stato di conservazione Cattivo
Valore d’acquisto 5.000 lire
Collocazione Armadio, 6
Acquisizione ultima 13/04/2010
Inventario Comune 1940 n. 254
Archivio fotografico EL 025
È un condensatore contenuto in una cassetta rettangolare di
legno. Funziona come un normale condensatore. Capacità da
2,97 microfarad.
Conduttore a capacità variabile
Il conduttore è costituito da quattro cilindri coassiali inseribili
uno nell’altro e poggiati su una base isolante. Essi possono
essere estratti lungo il loro asse in modo da far variare la
superficie del conduttore e quindi la sua capacità. La capacità
passa da un valore minimo quando i cilindri sono tutti inseriti
uno nell’altro a un valore massimo quando i cilindri sono
estratti.
Accessori Macchina elettrostatica
Misure 50 cm (altezza),
20 cm (diametro della base)
Materiali Vetro, legno, zinco,
acciaio
Costruttore Popolizio Francesco
(Aiutante Tecnico)
Periodo di costruzione 1950
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 500 lire
Collocazione Armadio 16
Acquisizione ultima 14/03/2008
Inventario Stato 1961 n. 191
Archivio fotografico EL 026-028
Elettrologia
67
Conduttore cilindrico
Cilindro isolato per le esperienze di Faraday
Su un sostegno isolante è posto un conduttore cilindrico
che presenta in corrispondenza delle due estremità e della
regione mediana coppie di pendolini di sambuco. Avvicinando
un corpo carico al conduttore, per induzione si elettrizza; le
coppie di pendolini estremi divergono, quella di mezzo non
manifesta alcuna elettrizzazione.
Misure 26 cm, 3 cm (cilindro),
24,50 cm (altezza)
Costruttore Officine Galileo,
Firenze
Periodo di costruzione 1931
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 119,70 lire
Collocazione Armadio 6
Acquisizione ultima 16/04/2010
Inventario Stato 1924-1960 n. 56
Archivio fotografico EL 029
68
Elettroforo di Volta
Elettroforo perpetuo
Accessori Elettroscopio
a foglie d’oro
Misure 0,45 cm (spessore),
60 cm (diametro)
Materiali Resina, legno, ottone,
manico isolante
Inventore Alessandro Volta
Periodo di costruzione 1930
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 75 lire
Collocazione Armadio 6
Acquisizione ultima 06/02/2008
Inventario Stato 1924-1960 n.129
Archivio fotografico EL 030-033
L’elettroforo di Volta è la più semplice macchina ad induzione,
ideata da Volta nel 1775. È costituita da un disco di ebanite,
detto schiacciata, su cui poggia un disco metallico detto scudo,
munito di un manico isolante. La schiacciata si elettrizza
negativamente strofinandola con pelle di daino (una volta si
usava pelle di gatto). Si poggia successivamente sopra di essa
lo scudo; le due superfici si toccano in pochi punti perché non
combaciano perfettamente e in conseguenza si comportano
come due piani vicinissimi ma staccati e si elettrizzano
per induzione. La facciata inferiore dello scudo si carica
positivamente, quella superiore negativamente. Toccando
quest’ultima, l’elettricità negativa si disperde al suolo e lo
scudo resta carico positivamente. Prendendo lo scudo per il
manico isolante ed avvicinandogli la nocca dell’indice dell’altra
mano, otteniamo scintille. L’operazione può essere ripetuta
molte volte ricavando sempre molte scintille senza strofinare
ulteriormente la schiacciata perché la sua carica iniziale rimane
quasi costante.
Ideato da Volta nel 1775, rappresenta una delle macchine
elettrostatiche ad induzione in grado di accumulare e separare
cariche elettriche. Grazie alla sua semplicità costruttiva e
di funzionamento l’elettroforo di Volta ha goduto di grande
popolarità ed è stato realizzato in molte versioni. Presente
puntualmente in tutti i manuali dell’epoca con le istruzioni per
costruirlo. Nella versione originale Volta realizzò la schiacciata
con una miscela riscaldata di resina trementina, cloroformio e
cera, che veniva poi versata e spianata nel piatto metallico.
Elettrologia
69
Elettroscopio a foglie d’oro
L’elettroscopio a foglie d’oro è un semplice
dispositivo per rilevare la carica elettrica di un corpo.
Il suo funzionamento si basa su una delle proprietà
fondamentali dell’elettrostatica: corpi dotati di carica
elettrica dello stesso segno si respingono.
Per costruire un elettroscopio: occorrono un’asticella
rigida in metallo, un vaso di vetro trasparente con
coperchio di materiale isolante, due lamine sottili
e flessibili in oro, (il più malleabile fra i metalli). Le
due foglioline di oro sono incollate all’estremità
dell’asta inserita nel vaso di vetro. Appena si avvicina
all’elettroscopio un corpo carico, le foglioline di oro
divergono.
Alessandro Volta propose dispositivi dotati di una
scala graduata a zero centrale, incisa o incollata sul
vetro della campana, che permettevano di misurare
l’angolo di deflessione delle foglioline.
Accessori Elettroforo di Volta
Misure 32 cm (altezza), 11 cm (diametro)
Materiali Acciaio, vetro
Inventore Abraham Bennet
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 15 lire
Collocazione Armadio 5
Acquisizione ultima 19/02/2008
Inventario Comune 1940 n. 212
Archivio fotografico EL 034-035
70
Elettroscopio condensatore
a due foglie d’oro
La cassa metallica cilindrica è isolata, ma è munita
di un uncino inferiore per la messa a terra. Il piattello
condensatore deve essere sempre sostenuto per il
cappelletto di ebanite con cui termina la colonnina
di vetro. Il dielettrico, da interporre tra i due piattelli,
è un sottile disco di vetro. Si carica il condensatore
o strofinando un’armatura o caricandola con
la macchina di Wimshurst. Dopo aver caricato
l’elettroscopio si dimostra che la capacità di un
condensatore dipende dalla superficie della armatura
affacciata, dal dielettrico e dalla messa a terra
dell’armatura esterna.
L’artificio consiste nel far variare considerevolmente
la capacità del condensatore agendo sull’armatura
mobile. Alessandro Volta fece uso dell’elettroscopio
condensatore per mostrare che la differenza di
potenziale che si genera fra due metalli non è di natura
animale, ma è un fenomeno dipendente dai metalli
utilizzati.
Accessori Macchina di Wimshurst
Misure 35 cm, 18 cm
Materiali Acciaio, vetro
Inventore Alessandro Volta
Periodo di costruzione 1927
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 330 lire
Collocazione Armadio 5
Acquisizione ultima 19/02/2008
Inventario Stato 1924-1960 n. 40
Archivio fotografico EL 036-037
Elettrologia
71
Elettroscopio
condensatore ad una foglia
Cassa metallica rettangolare con pareti di vetro a scala
graduata posta nell’interno. La foglia è sostenuta da una
lamina isolata, terminante con una vite, sulla quale si possono
applicare una sfera o un piattello.
Un’altra lamina isolata, girevole e comandata dall’esterno,
protegge la foglia e modifica la sensibilità dell’apparecchio.
Accessori Macchina di Wimshurst
Misure 12 cm, 22 cm, 23 cm
Materiali Acciaio, vetro, legno
Costruttore Officine Galileo,
Firenze
Pezzo numerato n. 123303
Inventore Alessandro Volta
Periodo di costruzione 1927
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 29,9 lire
Collocazione Armadio 5
Acquisizione ultima 20/02/2008
Inventario Stato 1924-1960 n. 52
Archivio fotografico EL 038-041
Emisferi di Cavendish
Lo strumento è costituito da una sfera metallica sostenuta da un piede
isolante e da due calotte metalliche munite di impugnature isolanti e
di misure tali da combaciare perfettamente alla sfera. Si carica la sfera
e la si racchiude nei due emisferi,scarichi, in modo che la tocchino.
Allontanati simultaneamente i due emisferi, un elettroscopio evidenzia
che la sfera è scarica e le calotte elettrizzate.
L’esperimento serve per dimostrare la disposizione delle cariche
elettriche esclusivamente sulla superficie esterna del conduttore.
Accessori Macchina elettrostatica, elettroscopio
Misure Sfera 10 cm (diametro), Emisferi 11 cm
(diametro)
Materiali Metallo, isolante
Costruttore Leybold
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 10.000 lire
Collocazione Armadio 1
Acquisizione ultima 20/02/2009
Inventario Stato 1981 n. 622
Archivio fotografico EL 042-043
72
Gabbia di Faraday o schermo elettrico
Cuffia di Faraday
Lo strumento è un cilindro di rete metallica con copertura
piana,appoggiato su una base di legno. Si pone al suo
interno un elettroscopio e la rete esterna a contatto di una
macchina elettrostatica. Mentre le strisce di carta applicate
sulla superficie della gabbia si alzano violentemente, le foglie
dell’elettroscopio restano immobili.
L’esperienza dimostra che una superficie metallica chiusa
costituisce uno schermo elettrico assoluto.
Accessori Elettroscopio,
macchina elettrostatica
Misure Gabbia 22 cm (diametro),
35,5 cm (altezza)
Base di legno 25 cm (diametro)
Materiali Ferro, legno
Inventore Faraday
Costruttore Officine Galileo,
Firenze
Periodo di costruzione 1929
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 68 lire
Collocazione Armadio 6
Acquisizione ultima 11/02/09
Inventario Stato 1924-1960 n. 51
Archivio fotografico EL 044-046
Elettrologia
73
Grande bottiglia di Leyda
Condensatore a damigiana
Lo strumento è un contenitore di vetro a forma di damigiana.
Esso è coperto da un rivestimento metallico all’interno e da
un altro simile all’esterno (armatura). L’armatura interna si
collega all’elettrodo di un generatore elettrostatico tramite
un conduttore sferico; il vetro funge da dielettrico, l’armatura
esterna si carica per induzione.
Anche la grande bottiglia di Leyda funge da accumulatore di
cariche elettriche. Tale condensatore possiede una capacità
elettrica piuttosto elevata.
Misure 80 cm (altezza), 45cm (diametro)
Materiali Stagnola, vetro, ottone
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 25 lire
Collocazione Armadio 6
Acquisizione ultima 06/02/2008
Inventario Comune 1940 n. 160
Archivio fotografico EL 047-048
74
Macchina elettrostatica di Ramsden
Macchina a strofinio di Ramsden
La macchina elettrostatica inventata da J. Ramsden nel 1766
rappresenta un tipo di macchina elettrostatica a strofinio.
È formata da un disco di vetro girevole intorno ad un asse e
stretto fra due coppie di cuscinetti di crine, rivestiti di cuoio
e spalmati di bisolfuro di stagno. Il disco passa tra due
conduttori, detti pettini. Durante la rotazione il disco di vetro
si elettrizza positivamente per strofinio contro i cuscinetti, i
quali si caricano negativamente. Per induzione sulle punte dei
pettini si accumula elettricità negativa e nelle parti più lontane
elettricità positiva. Per il potere delle punte l’elettricità negativa
presente sui pettini neutralizza quella positiva presente sul
disco. Sui pettini resta soltanto l’elettricità positiva che viene
raccolta da grossi conduttori orizzontali, i quali, nel loro
insieme costituiscono il collettore della macchina.
Misure 198,05 cm (lunghezza),
88 cm (larghezza), 224 cm
(altezza)
Materiali Vetro; cuoio; ottone;
legno;
Inventore Jesse Ramsden
Stato di conservazione Discreto
Valore d’acquisto 500 lire
Collocazione Armadio A
Acquisizione ultima 01/04/2008
Inventario Comune 1940 n. 150
Archivio fotografico EL 049-052
Nella macchina di Ramsden l’elettrizzazione si ottiene
mediante strofinio tra vetro e cuscinetto; si ricorre poi
all’induzione per raccogliere la carica sul collettore. In un
primo momento lo strofinio era realizzato premendo il palmo
asciutto della mano contro il disco di vetro. Il cuscinetto
di cuoio fu introdotto successivamente dal tedesco Johann
Heinrich Winkler.
Elettrologia
75
Macchina elettrostatica
di Wimshust
La macchina di Wimshurst è
composta da due dischi isolanti di
plexiglass che ruotano su due piani
paralleli in verso opposto, attorno ad
un asse orizzontale. Le facce interne
sono molto vicine ma non si toccano;
su quelle esterne sono disposte
radialmente strisce di stagnola
(settori). Due coppie di pettini
abbracciano entrambi i dischi alle
estremità di un diametro orizzontale
e comunicano con due conduttori
metallici terminanti con una
pallina(poli della macchina). Inoltre
due coppie di spazzolini metallici
strofinano sui settori di ciascun disco.
Le cariche positive e negative che si
vengono a creare sui settori vengono
raccolte,mediante i pettini, nelle
bottiglie di Leyda ad essi collegate.
La macchina elettrostatica di
Wimshurst è l’ultima in ordine di
tempo delle macchine elettrostatiche
ad induzione.
[2] Con custodia
[1] Con dischi di ebanite
Misure [1] 32 cm, 17 cm, 36 cm, 26 cm
(diametro) [2] 60 cm, 31 cm, 66 cm
Materiali
[1] Dischi di materiale compresso
insensibili alla luce e al calore
[2] Plexiglas, legno, vetro, acciaio, carta
stagnola
Inventore James Wimshurt
Costruttore [1] Ditta Iginio Martini-Trento
[2] T. Ferdinand Ernecke, Berlino
Periodo di costruzione Primi ’900
Stato di conservazione Mediocre
Valore d’acquisto [1] 70 lire, [2] 150 lire
Collocazione Armadio 5
Acquisizione ultima 06/02/2008
Inventario [1] Comune 1940 n.207
[2] Comune 1940 n. 153
Archivio fotografico [1] EL 053, [2] EL 054
76
Pendolino elettrico orizzontale
Lo strumento è costituito da un sostegno in
legno con due supporti orizzontali fissi in grado
di regolare la tensione dei due fili a contrasto.
Il pendolino di sambuco è applicato all’estremità
di una sottile asticella isolante, che la speciale
sospensione riporta costantemente nella
posizione iniziale. Dispositivo per realizzare
esperienze qualitative elettrostatiche.
Misure 23 cm, 12,5 cm (base),
23 cm (altezza)
Materiali legno, filo di seta
sottilissimo
Costruttore Tecnico di laboratorio
Sig. Popolizio Francesco
Periodo di costruzione 1955
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 500 lire
Collocazione Armadio 6
Acquisizione ultima 23/04/2010
Inventario Stato 1961 n. 175
Archivio fotografico El 089
Pila di Volta
Coppia di Volta
Lo strumento è costituito da un recipiente di vetro, una lastra
di zinco e una di rame. Queste lastre pescano nell’acqua
acidulata e sono collegate mediante morsetti ai fili di rame che
portano corrente.
Il passaggio della corrente si manifesta con l’accensione della
lampadina.
Tale dispositivo sostituì la pila a colonna, il cui funzionamento
si era rivelato ben poco soddisfacente.
Accessori Soluzione elettrolitica,
lampadina
Misure 11 cm, 21 cm, 19 cm
Materiali Vetro, rame, zinco
Inventore Alessando Volta
Periodo di costruzione 1935
Stato di conservazione Mediocre
Valore d’acquisto 5 lire
Collocazione Armadio 2
Inventario Comune 1940 n. 165
Archivio fotografico EL 055
Elettrologia
77
Tipi di pile
La pila a colonna consiste in una serie di alcune
coppie di dischi di zinco e di rame saldati tra loro e
separate,ciascuna, da un disco di panno inumidito con
acqua e acido solforico.
I dischi sono impilati in un’asta centrale di ottone,
serrata superiormente da un disco di legno con
pomello. La base della pila, che deve essere isolante,
è di legno. Sempre isolanti sono le tre astine di legno
che racchiudono i dischi. All’estremità superiore della
pila si trova un disco di rame (polo negativo), a quella
inferiore un disco di zinco (polo positivo). Ai poli sono
fissati due ganci per il collegamento con i reofori che
vanno a chiudere il circuito.
Le pile costituiscono un corposo capitolo di quella
branca delle chimica che studia le relazioni tra
elettricità ed effetti chimici e sono anche dispositivi
indispensabili per lo studio dei fenomeni elettrici.
Misure [1] 24 cm (altezza), 7 cm (diametro),
[2] 7 cm (altezza), 13-5,8 cm (diametri),
[3] 95 cm, 38 cm, 100 cm,
[4] 18 cm (altezza), 11 cm (diametro),
[5] 28 cm (altezza), 15 cm (diametro),
[6] 25 cm (lunghezza), 4,2 cm (diametro),
[7] 26 cm (altezza), 13 cm (diametro),
[8] 23 cm (altezza), 12 cm (diametro)
Materiali Legno, rame, zinco, panno di
stoffa, soluzione elettrolitica, porcellana
Inventore Alessandro Volta
Costruttore Officine Galileo, Firenze
Periodo di costruzione 1927-1928, 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 30 lire, 5 lire, 5 lire, 5 lire,
5 lire, 5 lire, 290 lire, 36,25 lire
Collocazione Armadio 1
Acquisizione ultima 13/04/10
Inventario Comune 1940 [1] n. 164
[2] n. 166, [3] n. 167, [4] n. 168, [5] n. 171,
Stato 1924-1960 [6] n. 39, [7] n. 44
Archivio fotografico [1] EL 056, [2] EL 057,
[3] EL 067-067, [4] EL 058-059, [5] EL 062,
[6] EL 063, [7] EL 060-061,
[8] EL 064-065
[1] Pila di Volta a colonna
[2] Un elemento di Volta [3] Pila di Wallaston
78
[4] Pila di Daniell [5] Pila Leclanchè
[6] Pila a secco Zamboni
[7] Pila Grenet
[8] Pila tipo Leclanché
Elettrologia
79
Pistola di Volta
La pistola di Volta ha la forma di
un’ampolla di ottone, all’interno
della quale si introduce una miscela
detonante formata da idrogeno e
da ossigeno. Il tutto viene chiuso
ermeticamente con un tappo di
sughero che ha la funzione di valvola
di sicurezza. Tale dispositivo presenta
un’astina di ottone, isolata dalle pareti
laterali dell’apparato per mezzo di
un tappo di gomma che assicura
isolamento e tenuta. La parte dell’asta
conduttrice che dà verso l’esterno
termina con una sfera d’ottone,
mentre quella all’interno del vaso
metallico termina con una punta a
breve distanza dalla parete metallica
del dispositivo. Avvicinata alla sferetta
esterna una macchina elettrostatica e
generata la scarica elettrica, questa si
trasmette nel suo interno generando
l’esplosione.
Accessori Macchina elettrostatica
Misure 11 cm ( max diametro),
19 cm (altezza)
Materiali Ottone, sughero
Inventore Alessando Volta
Periodo di costruzione
Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 20 lire
Collocazione Armadio 1
Acquisizione ultima 15/03/2010
Inventario Comune 1940 n. 156
Archivio fotografico EL 069
Ponte a filo di Wheatstone
a corsoio
Questo modello può usarsi per misurare correnti. Sulla base
di legno è teso un filo calibrato di argentana, che poggia sopra
una scala millimetrica di un metro. Sul filo scorre un corsoio
di contatto munito di tasto e disposto in modo opportuno.
Due grossi fili di rame applicati inferiormente completano il
rettangolo e portano ai morsetti della resistenza incognita,
della resistenza tarata e della pila.
Accessori Generatore di corrente
Misure 105 cm, 8,5 cm 12,5 cm
Materiali Legno, Argentana, Rame,
Ottone
Inventore Wheatstone
Periodo di costruzione Antecedente
1940
Stato di conservazione Mediocre
Valore d’acquisto 150 lire
Collocazione Armadio 1
Acquisizione ultima 01/06/2010
Inventario Comune 1940 n. 136
Archivio fotografico EL 090
80
Pozzo di Faraday
o pozzo cilindrico
Pozzo di Beccaria- Faraday
Accessori Macchina elettrostatica
Misure cilindro 13,5 cm (altezza),
9 cm (diametro),
44,35 cm(altezza totale)
Materiali Metallo, supporto
isolante
Costruttore Officine Galileo,
Firenze
Periodo di costruzione 1931
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 119,70 lire
Collocazione Armadio 6
Acquisizione ultima 15/07/10
Inventario Stato 1924-190 n. 56
Archivio fotografico El 088
Lo strumento comprende un vaso metallico isolato, con
gancetto da collegare ad un elettroscopio, un coperchio a
doppia parete che si adatta all’orlo del cilindro e sostiene una
sfera isolata metallica. Mediante una bacchetta scorrevole
a frizione e munita di una impugnatura di ebanite, la sfera
può essere spinta in basso fino a toccare il fondo. Stabilita la
comunicazione tra il cilindro ed un elettroscopio a foglie, si
carica la sfera e si poggia il coperchio sul bicchiere metallico.
Le foglie divergono e la loro apertura non dipende dalla
posizione della sfera, né dalla presenza di altri corpi neutri
all’interno.
Elettrologia
81
Quadro di Franklin
L’apparecchio è un modello di condensatore
piano su lastra di vetro con facce parzialmente
ricoperte da sottili lamine metalliche scabre.
Una delle armature è prolungata da una
striscia metallica sino a raggiungere l’orlo
della lastra. Caricando l’altra armatura, mentre
si regge il quadro per l’orlo gommalaccato, si
ottiene dalla scarica una piccola scintilla, con
effetto fisiologico insignificante. Se, invece, il
quadro viene sorretto per l’orlo attraversato
dalla striscia di stagnola, la scarica è notevole
ed è accompagnato da un effetto fisiologico
violento.
Un telaio di legno sostiene il condensatore.
Accessori Macchina elettrostatica
Misure 47,5 cm (larghezza), 67 cm (altezza)
Materiali Cornice di legno, Vetro, lamine metalliche
Inventore Franklin
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Mediocre
Valore d’acquisto 25 lire
Collocazione Armadio B
Acquisizione ultima 03/02/2010
Inventario Comune 1940 n. 157
Archivio fotografico EL 070
82
Reostato a cursore
Un reostato a cursore è una resistenza variabile. Esso è
costituito da un sostegno isolante (nel caso illustrato a sezione
rettangolare) sul quale è avvolto un filo ‘nudo’a spire molto
strette ma non a contatto; questo filo è in genere di materiale
ad alta resistività (manganina o argentana) con gli estremi
terminanti su due morsetti. Un cursore o contatto strisciante
può scorrere lungo tutto l’avvolgimento in modo da includere
nel tratto percorso da corrente un numero più o meno elevato
di spire.
Misure 25 cm, 5 cm, 15 cm
Materiali Ottone, materiale
conduttore, ferro
Periodo di costruzione 1930
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 2.415 lire
Collocazione Armadio 5
Acquisizione ultima 21/04/2009
Inventario Stato 1981 n. 356
Archivio fotografico EL 071
Reostato a manovella
Il reostato a manovella è un apparecchio che
risale alla fine dell’ottocento. È costituito
da più resistenze a spirale collegate in serie
tramite cavi, montate su un telaio chiuso
da una griglia traforata. La resistenza
complessiva del reostato varia ruotando la
manovella e inserendo o disinserendo le
diverse spirali.
Questo tipo di reostato si usa attualmente per
alimentare l’arco Voltaico.
Accessori Generatore di corrente
Misure 57 cm, 31 cm, 13 cm
Materiali Acciaio, legno
Inventore Filippo de Palma
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 150 lire
Collocazione Armadio 17
Acquisizione ultima 21/04/2009
Inventario Comune 1940 n. 197
Archivio fotografico EL 072-073
Elettrologia
83
Rete metallica flessibile
Accessori Macchina elettrostatica
Misure 29 cm, 9,5 cm, 27 cm
Materiali Ottone, rame e
pendolini di carta
Costruttore Officine Bernardi
Periodo di costruzione 1939
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 100 lire
Collocazione Armadio 5
Acquisizione ultima 21/04/09
Inventario Stato 1924-1960 n. 123
Archivio fotografico EL 074
Una rete di ottone pieghevole è munita sulle due facce di
numerose strisce di carta velina colorate in modo differente. La
rete è sostenuta da due piedi isolanti molto pesanti, in modo
che essa conservi la forma che le si dà, e cioè piana, concava
ad S. Con una catenella si unisce la rete col conduttore di
una macchina elettrostatica, e si osserva che nel primo caso
(rete piana) le strisce di carta si sollevano sulle due facce;
nel secondo caso si sollevano solo quelle della faccia esterna
(superficie convessa), e con opportuna rotazione dei sostegni
sul loro asse, durante l’esperienza si può rovesciare la rete e
allora si vedranno alzarsi le strisce che prima erano basse e
viceversa; nel terzo caso, della stessa faccia metà delle strisce
si alzeranno e metà rimarranno basse. Questo apparecchio
molto semplice è il più sicuro e comodo per dimostrare che
la carica elettrica si distribuisce sulla superficie esterna dei
conduttori.
84
Scala delle rarefazioni
Tubi a raggi catodici
Accessori Rocchetto di Ruhmkorff
Misure 38 cm (altezza), 19 cm
(larghezza)
Materiali Vetro, legno (una
minima parte in rame)
Costruttore Officine Galileo,
Firenze
Periodo di costruzione 1925
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 170 lire
Collocazione Armadio 1
Acquisizione ultima 14/03/2008
Inventario Stato 1924-1960 n.14
Archivio fotografico EL 075-078
È costituita da sei tubi, contenenti gas a pressioni diverse,
montati su un pannello posto verticalmente su una base
lignea. I tubi sono tenuti in basso da un nastro metallico con
serrafilo posto sulla base, in alto da singole lamine metalliche
ancorate al pannello. I tubi si eccitano tramite il rocchetto di
Ruhmkorff e all’interno si formano scariche a scintilla diverse
per intensità e per forma: dalla scintilla singola si passa alla
scintilla multipla e silenziosa fino alla formazione di raggi
catodici.
Il grado di rarefazione dei singoli tubi e gli aspetti
corrispondenti della scarica sono:
1) 40 mm di Hg; 2) 10 mm di Hg; 3) 6 mm di Hg; 4) 3 mm di
Hg; 5) 0,15 mm di Hg; 6) 0,01 mm di Hg.
Elettrologia
85
Termometro di Riess
Accessori Macchina elettrostatica
Misure 11 cm, 43 cm. 20 cm.
Materiali Legno, vetro,
goniometro di acciaio
Inventore P. T. Riess
Costruttore Officine Galileo,
Firenze
Periodo di costruzione 1938
Stato di conservazione Mediocre
Valore d’acquisto 195 lire
Collocazione Armadio 1
Acquisizione ultima 16/03/2010
Inventario Stato 1924-1960 n.122
Archivio fotografico EL 079
Un pallone di vetro è saldato ad un tubo sottile che termina
in un imbuto. Il palloncino è attraversato, secondo il diametro
orizzontale, da una spirale di argentana, terminante con due
serrafili esterni, per mezzo dei quali la si collega alla macchina
elettrostatica. Il tubo è montato su un sostegno di legno
inclinabile a cerniera sul piano della base. Introducendo nel
tubo un liquido colorato e mettendo in azione la macchina
elettrica, si osserva lo spostamento della colonna liquida per
l’effetto Joule. Lo strumento può servire anche per rivelare
deboli correnti.
È adatto a mostrare gli effetti termici
della scarica elettrica
Tubo con filo arroventabile
Accessori Generatore di corrente
Misure 30 cm ( lunghezza), 2 cm (diametro)
Materiali Vetro, filo metallico,acciaio
Periodo di costruzione 1924
Stato di conservazione Mediocre
Valore d’acquisto 105 lire
Collocazione Armadio 3
Acquisizione ultima 15/07/10
Inventario Stato 1924-1960 n. 11
Archivio fotografico El 086-087
Un filamento sottilissimo è posto in un
tubo di vetro nel quale viene creato il vuoto
per evitarne la combustione. Al passaggio
della corrente il filo si riscalda a tal punto da
diventare incandescente.
L’apparecchio permette di verificare l’effetto
termico e luminoso della corrente.
86
Vaschetta per bagno galvanico
Apparecchio per la galvanostegia
Elemento galvanico a vasca
In una cella elettrolitica sono immersi due elettrodi: al catodo
si pone l’oggetto da ricoprire, mentre all’anodo il metallo che
deve essere depositato. L’elettrolita è una soluzione acquosa
di un sale del metallo pregiato. A questi due elettrodi viene
data una differenza di potenziale mediante un generatore di
corrente. In tali condizioni i cationi del metallo da depositare si
muoveranno verso il catodo, mentre gli anioni si muoveranno
verso l’anodo. Il catodo, così, viene lentamente ricoperto da un
sottile strato del metallo pregiato e l’anodo viene consumato
rilasciando ioni in soluzione
La galvanostegia è un processo elettrochimico con il quale è
possibile ricoprire un oggetto metallico con un metallo più
pregiato. (es. oro-argento-rame-nickel, etc).
Accessori Generatore di corrente
oggetto di metallo da ricoprire
Misure 29 cm, 23 cm, 6 cm
Materiali Legno, vetro, rame,
carboni di storta
Periodo di costruzione 1935
Stato di conservazione Ottimo
Valore d’acquisto 15 lire
Collocazione Armadio 1
Acquisizione ultima 11/02/2008
Inventario Comune 1940 n. 217
Archivio fotografico EL 080
Elettrologia
87
Voltametro
Accessori Alimentatore a bassa tensione
Misure 15 cm (larghezza), 20 cm (altezza)
21cm (lunghezza)
Materiali Vetro, legno e metallo
Inventore Bertram
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 15 lire
Collocazione Armadio 1
Acquisizione ultima 14/03/2008
Inventario Stato 1940 n. 176
Archivio fotografico EL 081
L’apparecchio è montato su una base in legno ed è
composto da una vaschetta in vetro sostenuta da
una ghiera di legno; il fondo della vaschetta ha due
elettrodi di platino. Sui due elettrodi sono poste due
campanelle (provette).
Nella vaschetta si versa dell’acqua acidulata e poi
si riempiono le due provette con la stessa acqua.
Tenendole chiuse con un dito si capovolgono e si
immergono nel liquido della vaschetta ponendoli
sopra gli elettrodi. Si collegano gli elettrodi ad un
generatore di 4-6 Volt e si ottiene l’elettrolisi. Al polo
negativo si sprigionerà idrogeno e, al polo positivo,
ossigeno.
88
Voltametro di Hoffmann
L’apparecchio è posto su un treppiede con
sostegno metallico e livellatore scorrevole
sull’asta. Il voltametro è dotato di elettrodi di
platino montati su tappi di gomma che fanno
capo, mediante spiraline, ai due serrafili fissati
sul treppiede. Esso è utilizzato per raccogliere
gli aeriformi che si sviluppano durante il
fenomeno dell’elettrolisi.
Accessori Alimentatore corrente
continua
Misure 77 cm, 19 cm
Materiali Vetro, acciaio, platino
Inventore Hoffmann
Periodo di costruzione 1925
Stato di conservazione Cattivo
Valore d’acquisto 225 lire
Collocazione Armadio 15
Acquisizione ultima 14/02/2008
Inventario Stato 1924-1960 n.21
Archivio fotografico EL 082
Elettrologia
89
Voltmetri
È uno strumento che serve per misurare
la differenza di potenziale ai capi di un
conduttore. Si tratta di un amperometro a
cui è collegata in serie una grossa resistenza;
la differenza di potenziale si ottiene
moltiplicando la misura della corrente che lo
attraversa per il valore della resistenza.
La scala (in alcuni casi doppia) del voltmetro
è tarata in modo da leggere direttamente il
valore della differenza di potenziale.
Pezzi mancanti La resistenza interna è bruciata
Misure [1] 15.5 cm, 6.4 cm, 15.0 cm (500 V), [2] 22.5
cm, 16.5 cm, 15 cm, (200 V), [3] 24 cm (diametro),
19 cm (altezza)
Materiali Legno, ottone, metallo e vetro
Costruttore [1] [2] Strumenti di misura CGS, Monza
(Mi), [3] Ditta Hartmann e Braun Frankfurt A/M
Pezzo numerato n. 71199
Periodo di costruzione Prima metà del Novecento
Stato di conservazione [1] [2] Buono, [3] mediocre
Valore d’acquisto [1] [2] 3000 lire, [3]
Collocazione Armadio 6
Acquisizione ultima 23/02/2010
Inventario [1] [2] Stato 1961 n.155,
[3] Comune 1940 n. 194
Archivio fotografico EL 083-084
90
Voltmetro in cassetta
di custodia
È uno strumento che serve per misurare la
d.d.p. ai capi di un conduttore. Si tratta in
sostanza di un amperometro a cui è collegata
in serie una grossa resistenza; la d.d.p. si
ottiene moltiplicando la misura della corrente
che lo attraversa per il valore della resistenza.
La scala del voltmetro (0 V-250 V) è tarata in
modo da leggere direttamente il valore della
differenza di potenziale.
Il voltmetro viene sempre collegato in
parallelo al circuito.
Misure 17,5 cm (diametro), 26 cm, 13 cm, 29 cm
(cassetta)
Materiali Legno, ottone e vetro
Costruttore Ditta Società elettrotecnica italiana,
Torino
Pezzo numerato n. 62804
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Mediocre
Valore d’acquisto 150 lire
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 23/02/2010
Inventario Comune 1940 n 196
Archivio fotografico EL 085
Elettrologia
91
L’elettromagnetismo è la parte della fisica
che studia le relazioni intercorrenti tra fenomeni elettrici
e fenomeni magnetici.
Alla domanda: “che cosa è la teoria di Maxwell?”
non conosco una risposta più breve e più definita della seguente:
“la teoria di Maxwell è il sistema di equazioni di Maxwell”.
[H. Hertz, 1892]
92
elettromagnetismo
93
Ago magnetico di inclinazione
Una forcella di ottone sostiene un ago
magnetico girevole nel piano di un disco
graduato. La forcella è applicabile a un
treppiede di ottone e può essere fissata in
posizione orizzontale o verticale, in modo
da misurare l’inclinazione o la declinazione
magnetica.
Viene usato per illustrare le caratteristiche
essenziali del campo magnetico terrestre.
Misure 24 cm (altezza), 9 cm (diametro disco),
7 cm (ago)
Materiali Ottone, ferro
Costruttore Officine Galileo, Firenze
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Ottimo
Valore d’acquisto 25 lire
Collocazione Armadio 5
Acquisizione ultima 7/01/2009
Inventario Comune 1940 n.210
Archivio fotografico EM 001
94
Apparato di Tesla
L’apparecchio è formato dai seguenti elementi:
- un condensatore collegato ad uno spinterometro, protetto da
una scatola di ebanite;
- un trasformatore;
- due sostegni isolanti con supporti per due anelli di rame di
diametro diversi o per due aste con ciuffetti in metallo
- un portalampada chiuso su due spire isolate di filo di rame.
Il trasformatore è costituito da due rocchetti (primario e
secondario) ben isolati a causa delle elevate tensioni. Quando
si genera la scintilla attraverso lo spinterometro si ottiene un
circuito oscillante ad alta frequenza e quindi agli estremi del
rocchetto secondario una elevata differenza di potenziale ad
alta frequenza. Tra gli effetti si possono osservare l’effluvio
di cariche che sfuggono da un anello all’altro oppure
l’illuminazione di un tubo di Geissler o di un lampadina poste
vicino al secondario senza alcun contatto.
Accessori Rocchetto d’induzione
Misure 50 cm, 30 cm
Materiali Legno, vetro, rame,
ottone, acciaio
Inventore Nikola Tesla
Costruttore Max kohl
A.G.Welkstatten for Plazisionsme
Chanik Chemnitz i.sa.
Periodo di costruzione 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 400 lire
Collocazione Armadio 1
Acquisizione ultima 06/02/2008
Inventario Comune 1940 n. 178
Archivio fotografico EM 002
L’illuminazione del tubo di Geissler e della lampadina prova
che, oltre al campo elettrico, esiste anche un campo magnetico
variabile.
elettromagnetismo
95
Apparato per l’induzione
elettromagnetica
L’apparato è costituito da due rocchetti
cavi che si inseriscono l’uno nell’altro e da
un nucleo di ferro dolce che si fa scorrere
rapidamente nella cavità. Se si collega il
rocchetto interno con un generatore e quello
esterno con un galvanometro, si può ottenere
corrente indotta o muovendo un rocchetto
dentro l’altro, o introducendo ed estraendo
rapidamente dalla cavità il pezzo di ferro
dolce, oppure mettendo un rocchetto dentro
l’altro e aprire e chiudere il circuito con un
interruttore.
Accessori Galvanometro, generatore di corrente.
Misure Nucleo di ferro 15 cm (altezza),
Rocchetto interno 5,5 cm (diametro),
20,5 cm (altezza), Rocchetto esterno
7,7 cm (diametro), 12 cm (altezza)
Materiali Legno, ferro dolce e fili conduttori rivestiti
di materiale isolante
Inventore Costruttore Ditta Nigra
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Ottimo
Valore d’acquisto 50 lire
Collocazione Armadio 5
Acquisizione ultima 26/01/2010
Inventario Comune 1940 n. 198
Archivio fotografico EM 003-006
96
Apparato per la dimostrazione
della propagazione delle onde di Hertz
[1] Oscillatore di Hertz. L’apparecchio, ideato da Hertz, è
uno strumento capace di produrre oscillazioni molto rapide.
È formato da due aste metalliche in posizione orizzontale,
le quali terminano con due sferette separate da un breve
spazio regolabile. Caricate le sferette mediante un rocchetto
di Ruhmkorff, ad ogni interruzione del circuito primario, si
desta tra esse una tensione sufficiente a produrre la scarica
oscillatoria. Successive interruzioni generano treni d’onda
più o meno intervallati. Per rivelare le onde hertziane si usa il
risonatore, spinterometro a forma di spira, posto nel campo
elettromagnetico e opportunamente orientato e, se è in buona
risonanza con l’oscillatore, tra le sferette scocca una scintilla.
[2] Specchi. Due specchi cilindrico-parabolici, aventi lungo la
linea focale un oscillatore tipo Righi e un coherer, permettono
di eseguire le note esperienze di elettro-ottica sulle onde
hertziane: propagazione rettilinea, riflessione e rifrazione.
Pezzi mancanti campanello
Accessori Rocchetto di
Ruhmkorff, due spire, due lastre
(una scura, l’altra speculare),
telaio con fili metallici paralleli,
campanello
Misure [1] Oscillatore 22 cm
(lunghezza), 11cm (altezza),
12,5 cm (larghezza), Lastre
9,5 cm, 9,5 cm; Spire 22 cm,
13 cm, 13 cm [2] Specchi 44 cm
(larghezza), 30 cm (altezza),
19 cm (profondità)
Materiali Legno, acciaio
Inventore Hertz-Righi
Costruttore [1] Max Kohl A.G.
Chemnitz i.Sa.,
[2] Ferdinand Ernecke, Berlino
Periodo di costruzione [1] 1913,
[2] 1902
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto [1] 200 lire,
[2] 78 marchi
Collocazione Armadio 3
Acquisizione ultima 27/04/2009
Inventario [1] Comune 1940 n.
180
Archivio fotografico EM 037-037a
elettromagnetismo
97
Apparecchio di Palmieri per l’induzione
del campo magnetico terrestre
Cerchio Palmieri
Lo strumento è composto da un telaio circolare in legno
avvolto da un lungo filo conduttore isolato. Facendo ruotare
il telaio (solenoide) in un campo magnetico di intensità
costante, (ad esempio il campo magnetico terrestre) il flusso
di induzione magnetica varia attraverso le spire del solenoide e
si ottiene una corrente indotta.
Accessori Macchina di rotazione
Misure 21 cm (diametro)
Materiali Filo di rame e legno
Inventore Luigi Palmieri
Costruttore Meccanico locale
Periodo di costruzione 1938
Stato di conservazione Ottimo
Valore d’acquisto 5 lire
Collocazione Armadio 3
Acquisizione ultima 21/04/2009
Inventario Comune 1940 n. 188
Archivio fotografico EM 011-012
98
Apparecchio per l’esperienza
di Oersted- Ampère
Accessori Generatore di corrente
Misure 10,50 cm, 17,50 cm
Materiali Legno, rame, acciaio
Inventore Hans Christian Oersted
Costruttore Officine Galileo
Periodo di costruzione 1934
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 76 lire
Collocazione Armadio 13
Acquisizione ultima 04/03/2009
Inventario Stato 1924-1960 n.82
Archivio fotografico EM 007-010
È un conduttore di rame a forma rettangolare e di resistenza
trascurabile, munito di morsetti ai suoi capi. I lati orizzontali
presentano due punte per l’applicazione dell’ago magnetico.
Una terza punta è sostenuta da un braccio mobile sul lato
verticale del telaio, cosicchè l’ago magnetico può essere
portato nel centro del telaio o sotto il lato superiore,
parallelamente a questo. Si dispone l’apparecchio nel piano
magnetico terrestre in modo che il magnete sia parallelo al
conduttore. Facendo circolare corrente si nota che il magnete
tende a disporsi perpendicolarmente al conduttore in modo
che il polo sud del magnete si trova alla sinistra della corrente.
Spostando l’ago dalla posizione superiore a quell’inferiore si
ottiene la deviazione in senso opposto. Anche invertendo il
verso della corrente si ottiene il medesimo risultato.
L’apparecchio mostra l’interazione fra una corrente rettilinea ed
un ago magnetico.
elettromagnetismo
99
Banco di Ampère
con solenoide
Modello molto semplice che funziona con correnti
deboli. Gli equipaggi mobili si scambiano facilmente e
sono sospesi ad un filo di seta che si regola in altezza.
Esso non esercita praticamente su di essi alcuna forza
direttrice, e l’attrito è come nullo.
Bastano pochi elementi di pila secca per ottenere
ottimi risultati col solenoide, col telaio circolare
e quadrato e col telaio astatico. La presa di
corrente avviene in due pozzetti sovrapposti
d’acciaio, contenenti mercurio comunicanti con un
commutatore. Una base separata, con due colonnine
a serrafilo, sostiene il conduttore rettilineo o il
conduttore con ritorno ondulato per esperienze
sulle azioni elettrodinamiche.
Accessori Generatore di corrente,magnete
Misure 20,5 cm, 40 cm, 46,5 cm
Materiali Base in legno, acciaio
Inventore Ampère
Costruttore Officine Galileo, Firenze
Periodo di costruzione 1933
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 374 lire, 30,6 lire
Collocazione Armadio 23
Acquisizione ultima 09/03/2009
Inventario Stato 1924-1960 n. 66-67
Archivio fotografico EM 014-018
100
Banco di Ampère in custodia
di vetro su tavolino
È del tutto simile al modello di Banco
di Ampère con solenoide.
Accessori Generatore di corrente
Misure 83 cm, 53 cm, 67,5 cm
Materiali Ottone, rame, legno, mercurio.
Inventore Ampère
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione cattivo
Valore d’acquisto 300 lire
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 28/05/2010
Inventario Comune 1940 n. 133
Archivio fotografico EM 062-063
elettromagnetismo
101
Bottiglie di Leyda
per sintonia elettrica
È una coppia di bottiglie di Leyda
(condensatori) sintonizzate tra di loro in
grado di produrre scariche elettriche nello
stesso istante.
Accessori Macchina elettrostatica
Misure 12 cm (diametro), 38 cm (altezza)
Materiali Vetro, stagnola, ottone,
Inventore Lodge
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 50 lire
Collocazione Armadio 5
Acquisizione ultima 16/04/2010
Inventario Comune 1940 n. 159
Archivio fotografico EM 052
102
Bussola a sospensione cardanica
Bussola marina con rosa dei venti
È una bussola di declinazione destinata a
dirigere il corso delle navi sul mare.
È costituita da una scatola cilindrica, detta
mortaio, sospesa mediante due telai mobili,
uno circolare, l’altro rettangolare, imperniati
l’uno all’altro ad angolo retto (sospensione
cardanica). Nella scatola è fissato un perno
su cui si appoggia un ago calamitato e su
questo è fissato un disco di mica che riporta la
rosa dei venti. Il sistema cardanico permette
alla rosa dei venti di mantenere fissa la sua
posizione, nonostante il rollio o il beccheggio
della nave.
La bussola di declinazione, sfrutta l’azione
del campo magnetico terrestre su un ago
magnetico le cui estremità si orientano
automaticamente verso i poli magnetici
della terra. Sembra che sia stato Cristoforo
Colombo il primo ad osservare che l’ago
magnetico nel piano orizzontale non si
dispone esattamente nella direzione del
meridiano geografico.
Misure 14 cm, 5 cm
Materiali ottone, vetro
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 50 lire
Collocazione Armadio 5
Acquisizione ultima 11/05/2009
Inventario Comune 1940 n. 127
Archivio fotografico EM 019-022
elettromagnetismo
103
Conduttore mobile
in campo magnetico
L’apparecchio consta di una calamita
a forma di U, di un conduttore
sospeso a due fili di rame collegati ad
un generatore di corrente elettrica.
Il conduttore è immerso nel campo
magnetico generato dalla calamita.
Se diamo corrente al filo, su di esso
agisce una forza perpendicolare sia
al conduttore sia alle linee del campo
magnetico.
Accessori Generatore di corrente
Misure Calamita 6,5 cm, 6 cm,
Conduttore 9 cm (lunghezza)
Materiali Calamita, conduttore
metallico, fili di rame
Inventore Michael Faraday
Costruttore Società Italiana -
Apparecchi scientifici, Milano
Stato di conservazione Buono
Collocazione Armadio 5
Acquisizione ultima 23/04/2010
Archivio fotografico EM 073-074
Elettrocalamita con àncora e pesi
Grande elettromagnete
Lo strumento è costituito da due
avvolgimenti su un nucleo di acciaio
dolce a forma di ferro di cavallo.
Facendo passare la corrente nelle
bobine, si crea nell’acciaio in campo
magnetico molto più intenso di
quello che sarebbe generato dalla sola
bobina. Non appena la corrente cessa
il campo magnetico si annulla e anche
quello del nucleo. In questo senso
gli elettromagneti sono calamite che
si “accendono “ e si “spengono” a
comando. Il nucleo è sospeso ad un
sostegno di legno. Quando circola
la corrente l’elettrocalamita regge
tramite un’ancora un peso di 10 kg.
Misure 75 cm (altezza), 22 cm,
34,5 cm (base),
Spire 4 cm (diametro)
Àncora 10 cm, 2,5 cm, Pesi 8,5
cm (diametro) da 1 kg cad.
Materiali Legno, ferro dolce
Periodo di costruzione
Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 180 lire
Collocazione Armadio 5
Acquisizione ultima 23/02 /2010
Inventario Comune 1940 n.128
Archivio fotografico EM 023-026
104
Elettrodinamometro
Galvanometro Elettrodinamico
L’elettrodinamometro è costituito da due bobine coassiali,una
fissa costituita dall’avvolgimento di tre fili conduttori, l’altra di
forma rettangolare mobile. La mobile può ruotare intorno al
comune asse verticale. Nella posizione di riposo i piani delle
due bobine sono perpendicolari. Quando passa la corrente i fili
si attirano e la forza che si esercita sul circuito mobile dipende
solo dal prodotto delle intensità delle correnti, al cui valore è
possibile risalire in base all’angolo di deviazione della bobina
mobile, individuato dalla torsione di una molla solidale alla
spira e misurato da un disco graduato.
Accessori Generatore di corrente
Misure Bobina fissa 8 cm, 7 cm,
Bobina mobile 12 cm, 6,5 cm
Materiali Base legno, pozzetto di
mercurio, conduttore metallico,
ottone, goniometro di carta
Costruttore Ing. A. Centonze,
Liége Institute, Montefiore
Periodo di costruzione 1896
Stato di conservazione Mediocre
Pezzi mancanti Filo di
sospensione della spira mobile
Valore d’acquisto Dono dell’Ing.
A. Centonze nel 1936
Collocazione Armadio 1
Acquisizione ultima 23/04/10
Inventario Comune 1940 n. 261
Archivio fotografico EM 058-060
elettromagnetismo
105
Elica di Roget
La parte principale è formata da un solenoide elastico di
alluminio sospeso verticalmente, la cui estremità inferiore (con
pesetto e punta) pesca in una vaschetta contenente mercurio.
All’interno del solenoide vi è un nucleo di ferro coassiale
ad esso e rigidamente unito al supporto. Quando passa la
corrente, le spire del solenoide si attraggono, il solenoide
si accorcia e la punta esce dal mercurio, interrompendo il
passaggio di corrente. Cessata l’attrazione fra le spire, la punta
ridiscende e ristabilisce il contatto; ne risulta un’oscillazione
verticale, che rappresenta un chiaro esempio di interrutore
autocomandato. Il supporto subisce l’induzione magnetica ed
aggiunge la propria azione a quella delle spire.
Misure 9 cm (larghezza),
29 cm (altezza)
Materiali Alluminio, ferro
Inventore Peter M. Roget
Costruttore Officine Galileo,
Firenze
Periodo di costruzione
Antecedente 1950
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 10.000 lire
Collocazione Armadio 17
Acquisizione ultima 30/03/2009
Inventario Stato 1971-1981 n.628
Archivio fotografico EM 027
Fascio magnetico
a due piccole calamite a doppia squadra
Lo strumento è costituito da tre fasce magnetiche
sovrapposte che terminano con due punte poste a
doppia squadra, tenute insieme da due lamine di
bronzo. La funzione è quella di una calamita a ferro di
cavallo
Misure 7,8 cm, 4 cm, 0,8 cm
Materiali Bronzo, lamine magnetiche
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 10 lire
Collocazione Armadio 5
Acquisizione ultima 29/03/2010
Inventario Comune 1940 n.123
Archivio fotografico EM 028
106
Galvanometro
Milliamperometro magnetoelettrico a zero centrale
Il galvanometro da lezione a bobina rotante in custodia di
quercia con due pareti di vetro presenta lo zero centrale,
visibile da ambo le parti, e una vite di correzione. La resistenza
della bobina è di 50 ohm. Campi di misura: A = 2 milliampere
per tutta la scala; B = 100 millivolt; C = 10 Volt; D = 10 Ampere.
È uno strumento usato per misurare deboli correnti. La lettura
è effettuata da un indice collegato alla bobina mobile, inserita
tra le espansioni di un magnete.
Quando la corrente passa nella bobina, a causa della
interazione tra il campo magnetico generato dal suo
avvolgimento e quello del magnete, si crea una coppia che la fa
ruotare nel verso della corrente.
Il galvanometro è il componente principale della maggior parte
degli strumenti per misurazioni elettriche.
Pezzi mancanti Necessita rettifica
Misure 33 cm, 18 cm (base),
35 (altezza)
Materiali Legno, ottone,
magnete, ferro, vetro
Costruttore Phywe
Periodo di costruzione 1923
Stato di conservazione Mediocre
Valore d’acquisto 315 lire
Collocazione Armadio 6
Acquisizione ultima 29/02/2008
Inventario Stato1996 n.208
Archivio fotografico EM 029
elettromagnetismo
107
Gruppo Motore dinamo
Gruppo convertitore composto di motorino,
dinamo reostato e quadro di controllo.
Misure 44 cm, 70 cm
Periodo di costruzione 1925
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 1750 lire
Collocazione Armadio 1
Acquisizione ultima 07/06/2010
Inventario Stato 1924-1960 n. 17
Archivio fotografico EM 068-069
Macchina cinematografica
16 mm micron 600
Misure Macchina cinematografica
54 cm (lunghezza), 40 cm (altezza)
Trasformatore 17 cm (lunghezza),
28 cm (altezza)
Costruttore Ditta Microtecnica, Torino
Periodo di costruzione 1935
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 640 lire
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 13/04/2010
Inventario Stato 1961 n.150
Archivio fotografico EM 030-031
108
Macchina elettromagnetica per nevropatie
Macchina magneto-elettrica Gramme
È un modello commerciale di macchina a
induzione per effettuare terapie elettriche
su pazienti sofferenti di disturbi nervosi
(“improved magneto-elettric machine for
nervous diseases”). Essa è racchiusa in una
scatola di legno.
La corrente elettrica è prodotta per induzione
elettromagnetica facendo ruotare, mediante
una manovella solidale alla scatola, due
bobine di filo nelle vicinanze di una calamita
permanente a ferro di cavallo. Il sistema è
simile a quello della macchina di Gramme.
Un’ancora mobile, occultando più o meno
i poli del magnete, fa variare il campo
magnetico agente sulle bobine e quindi
permette di regolare l’intensità della corrente
da somministrare al paziente.
Dal testo scritto all’interno del coperchio si
apprendono le istruzioni per l’uso e i consigli
di prudenza.
Pezzi mancanti Elettrodi
Misure 25 cm, 11 cm
Materiali Ottone, ferro, legno, rame, acciaio
Periodo di costruzione Primi del Novecento
Dono della ABMC di Altamura
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 60 lire
Collocazione Armadio 1
Acquisizione ultima 05/03/2010
Inventario Archivio fotografico EM 032-033
Questa macchina veniva utilizzata come un
elettroshock in caso di nevralgie, mal di denti
e tic nervosi
elettromagnetismo
109
Macchina magneto elettrica di Pacinotti
Anello di Pacinotti
È la riproduzione esatta e fedele in ogni particolare della
storica macchina di Pacinotti, conforme al modello originale
conservato nella Università di Pisa. Impiegata come
dinamo, fornisce una corrente che può essre rilevata da un
galvanometro. Come motore, l’anello funziona egualmente
bene in serie e in parallelo.
L’anello di Pacinotti può funzionare da dinamo e da motore, a
seconda che si dia, tramite una puleggia, energia meccanica
o si applica una piccola differenza di potenziale (corrente
continua). La macchina di Pacinotti è il primo generatore di
corrente continua realizzato mediante induzione.
Accessori Puleggia, generatore
Misure 40 cm, 25 cm, 30 cm
Materiali Legno, rame, ferro
Inventore Antonio Pacinotti
Costruttore Officine Galileo,
Firenze (pezzo n. 162750)
Periodo di costruzione 1932
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 940 lire
Collocazione Armadio 6
Acquisizione ultima 14/02/2008
Inventario Stato 1924-1960 n. 62
Archivio fotografico EM 033A-033B
110
Magnete a ferro di cavallo
Misure 22 cm (altezza),
6 cm (spessore)
Materiali Sostanza
ferromagnetica, ottone
Periodo di costruzione
Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 100 lire
È un magnete naturale, a forma di ferro di cavallo, ricoperto
da un involucro a rilievo di ottone. Serve per magnetizzare
sostanze ferromagnetiche. Presenta un gancio nella parte
superiore. Lo strumento viene utilizzato in laboratorio,
principalmente, per verificare la proprietà della calamita. Per
evitare la smagnetizzazione del magnete nel tempo, ad esso
viene applicato un’ancora di ferro dolce in modo da chiudere le
linee di campo.
Collocazione Armadio 5
Acquisizione ultima 14/02/2008
Inventario Comune 1940 n. 124
Archivio fotografico EM 061
Modello di elettrocalamita con ancora
Motorino elettrico
Collocazione Armadio 1
Acquisizione ultima 13/07/2010
Inventario Comune 1940 n.129
Archivio fotografico EM 075-076
Su una base di ferro sono poggiati due rocchetti
intorno ai quali sono avvolti fili metallici verniciati
con ceralacca. All’interno di essi sono collocati due
nuclei di ferro dolce. Collegando tale elettrocalamita
ad un generatore di corrente e aprendo e chiudendo
alternativamente il circuito elettrico si ha un moto
traslatorio dell’ancoretta metallica posta a corredo.
Tale moto si trasmette ad una biella che pone in
rotazione la ruota volano. Lo strumento mostra l’effetto
magnetico della corrente elettrica e la trasformazione
di energia elettrica in energia meccanica.
Accessori Generatore di corrente
Misure 20 cm, 12 cm (base)
18 cm (altezza), 10 cm (diametro)
Materiali Ottone, ferro dolce,
elettrmagnete
Costruttore J. Nigra, Torino
Periodo di costruzione
Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 30 lire
elettromagnetismo
111
Modello di valvola termoionica
Triodo
Lo strumento rappresenta l’interno di una valvola termoionica
(tubo a vuoto), fissato su una base di legno. Un filamento
metallico sottile di tungsteno, collegato ad un generatore, viene
portato all’incandescenza (tra i 1000° C e i 3000° C) mediante
un’opportuna corrente. Intorno ad esso è disposta una griglia,
costituita da un filo metallico avvolto ad elica collegabile al
generatore; oltre la griglia è disposta la placca (anodo), sottile
lamina metallica a forma di cilindro cavo, collegabile anch’essa
con il generatore. Il principio di funzionamento della valvola
è quello dell’emissione termoionica, per la quale ogni metallo
emette elettroni se è portato ad alte temperature. Poiché la
griglia si polarizza positivamente rispetto al catodo, ma meno
dell’anodo, gli elettroni emessi dal catodo vi saranno attratti e
passeranno attraverso le sue maglie per raggiungere l’anodo.
L’effetto risultante è quello di un’amplificazione di corrente.
Accessori Generatore di corrente
Misure 15 cm, 7 cm (base),
17 cm (altezza),
2,5 cm (diametro)
Materiali Metallo, legno
Inventore De Forest Lee
Periodo di costruzione 1937
Stato di conservazione Mediocre
Valore d’acquisto 90 lire
Collocazione Armadio 5
Acquisizione ultima 04/06/2010
Inventario Stato 1924-1960 n. 100
Archivio fotografico EM 063-064
112
Modello schematico di installazione
telefonica a due posti
Il microfono a tre carboni, la soneria a pila, il
ricevitore, i commutatori, il trasformatore e
tutte le connessioni sono montate su due tavole
simmetriche, che vengono a rappresentare i due
posti telefonici completi. Il circuito della soneria,
quello interno del microfono e il circuito esterno del
ricevitore sono distinti con colorazioni differenti.
Misure 42 cm, 26 cm (base),
76 cm (altezza)
Materiali Legno, carbone, materiale
elettrico
Costruttore Officine Galileo, Firenze
Periodo di costruzione 1933
Stato di conservazione Buono
Pezzi mancanti Le pile non sono più
reperibili
Valore d’acquisto 950 lire
Collocazione Armadio 3
Acquisizione ultima 27/04/2009
Inventario Stato 1924-1960 n. 65
Archivio fotografico EM 034-036
elettromagnetismo
113
Modello scomponibile
di telefono Bell-Meucci
È un telefono scomponibile in
custodia di ebanite.
Misure 9 cm (diametro di base), 4 cm
(diametro cilindro), 20 cm (altezza)
Materiali Legno, ottone, rame
Inventore Meucci
Costruttore Damiani - Venezia
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 40 lire
Collocazione Armadio 5
Data di acquisizione ultima 01/06/2010
Numero d’inventario Comune 1940 n. 214
Archivio fotografico EM 067
Motorino giratubi (tubi di Geissler)
Motore Trouvè
Il motorino, sostenuto da una colonnina di ottone,posta
su una base di legno, è costituito da uno statore con due
elettromagneti e da un rotore, formato da un volano solidale
con una spessa lamina di ferro. Il motorino dispone di due
bracci metallici, solidali con l’asse di rotazione, adatti a
sorreggere tramite contatti regolabili un tubo di Geissler,
che viene posto in rotazione. Collegando ai serrafili del tubo
un generatore di alta tensione e a quelli del motorino una
pila, si ottiene l’accensione del tubo a intermittenza e la
contemporanea rotazione con effetto spettacolare. Sono
disponibili tubi di Geissler di diversa forma e dimensione.
Accessori Generatore di corrente
Misure 10 cm. ( diametro )- 24
cm. (altezza)
Materiali Legno, ottone, ferro, filo
di rame isolato
Costruttore Bernardi
Periodo di costruzione
Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 60 lire
Collocazione Armadio 5
Acquisizione ultima 07/06/2010
Inventario Comune 1940 n. 79
Archivio fotografico EM 065-066
114
Pendolo di Waltenhofen
Un disco di rame compatto oscilla liberamente e a lungo
fra le espansioni polari di un’elettrocalamita finchè il
campo magnetico è nullo; se nel solenoide passa corrente
le oscillazioni si smorzano rapidamente e il disco si
arresta bruscamente nell’attraversare il campo magnetico.
Utilizzando, invece, un disco con tagli radiali, che impediscono
parzialmente la formazione delle correnti indotte vorticose, le
oscillazioni si smorzano lentamente
Le correnti di Foucault risultano, a volte, utili perché sono
sfruttati nei freni elettromagnetici di alcuni treni o per frenare
le oscillazioni dell’ago di un galvanometro.
Accessori Alimentatore a B.T.
corrente continua
Misure 10 cm, 17 cm (base),
37 cm (altezza)
Materiali Legno, rame, acciaio
Inventore Alessandro Volta
Periodo di costruzione 1934
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 240 lire
Collocazione Armadio 23
Acquisizione ultima 20/02/2008
Inventario Stato 1924-1960 n. 79
Archivio fotografico EM 038-042
Pila termoelettrica di Nobili
Materiali Bismuto, antimonio, ottone
Inventore Leopoldo Nobili
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Collocazione Armadio 6
Acquisizione ultima 26/02/2008
Valore d’acquisto 30 lire
Inventario Comune 1940 n. 177
Archivio fotografico EL 068
Lo strumento consiste in un anello di ottone recante
16 elementi (coppie di antimonio e bismuto), con
base e coperchio amovibili; il tutto forma una scatola
cilindrica. Una importante applicazione della pila
termoelettrica fu quella di essere una sorgente di
corrente elettrica.
elettromagnetismo
115
Rocchetto di induzione
Rocchetto di Ruhmkorff
Il rocchetto di Ruhmkorff appartiene alla famiglia dei
trasformatori e il suo ruolo è stato importantissimo nella storia
dell’elettromagnetismo. È costituito da:
- un circuito primario, comprendente un generatore di corrente
e un solenoide avvolto intorno ad un nucleo di ferro dolce;
- un interruttore automatico;
- un circuito secondario, comprendente un solenoide con
molte spire, avvolto intorno ad un nucleo più grande del
primo. Le estremità di questo circuito sono collegate con due
sferette (spinterometro).
Alla chiusura e all’aperture del circuito primario le rapide
magnetizzazioni e smagnetizzazioni del nucleo determinano
nel circuito secondario, brusche variazioni di flusso magnetico
e una f.e.m. elevatissima. All’estremità dello spinterometro si
manifestano scariche elettriche.
Dati tecnici.
Entrata: corrente da 4-5 ampere, 8 V, attraverso boccole di 4
mm; scintilla di 10 cm.
Il rocchetto ad induzione è stato per più di mezzo secolo, sino
agli inizi del 1900, l’unico dispositivo in grado di generare
tensioni periodiche elevate, ed è stato determinante per lo
sviluppo delle ricerche sulle onde herziane e sulle scariche dei
gas rarefatti.
116
Accessori Alimentatore a B.T. c.c.
Misure [1] 45 cm, 24 cm (base),
Rocchetto: 28 cm (altezza),
14 cm (diametro)
[2] 38 cm, 23 cm (base), 8,3 cm
(diametro), 23 cm, 14 cm (base),
6,2 cm (diametro), 18,5 cm,
10 cm (base), 3,8 cm (diametro)
Materiali Legno,metallo
Inventore Heinrich D. Ruhmkorff
Costruttore [1]Leybold,
[2] Ferdinand Ernecke, Berlin
Periodo di costruzione
Antecedente 1940
Stato di conservazione [1] Buono,
[2] Mediocre
Valore d’acquisto [1] 200 lire,
[2] 220 lire
Collocazione Armadio 1
Acquisizione ultima 26/02/2008
Inventario Comune 1940 [1] n.
206, [2] n. 134
Archivio fotografico EM 043-044
elettromagnetismo
117
Sistema astatico di Nobili
L’apparecchio è costituito da due aghi magnetici uguali, che
sono uniti rigidamente fra loro (sistema “astatico”) e che sono
sospesi mediante un sottilissimo filo di seta al supporto.
La loro disposizione a polarità opposte serve ad annullare
praticamente l’azione deviatrice del campo magnetico
terrestre. L’ago inferiore è posto all’interno di una spira
rettangolare. Quando nella spira circola corrente, il sistema
dei due aghi, sotto l’azione del campo magnetico che si
crea nell’interno di essa, ruota; tale rotazione risulta tanto
maggiore quanto maggiore è l’intensità della corrente nella
spira; un indice collegato al sistema segnala su un quadrante
preventivamente tarato le varie intensità di corrente.
Questo strumento è molto sensibile e, con particolari
accorgimenti per la lettura della scala, misura intensità di
corrente dell’ordine del miliardesimo di Ampère.
Misure 4,5 cm, 12 cm (spira),
aghi 7 cm (lunghezza)
Materiali Rame
Inventore Leopoldo Nobili
Costruttore Officine Galileo, Firenze
Periodo di costruzione 1933
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 57,40 lire
Collocazione Armadio 23
Acquisizione ultima 21/04/2009
Inventario Stato 1924-1960 n. 68
Archivio fotografico EM 045-046
118
Solenoide
per campo magnetico uniforme
È un solenoide inserito in una piastra di legno bianco. Serve
per visualizzare le linee di forza di un campo magnetico
uniforme che si crea al passaggio di corrente.
Accessori Generatore di corrente,
limatura di ferro
Misure 20 cm (lunghezza),
5,5 cm (diametro)
Materiali Legno, rame
Costruttore Assistente tecnico
Popolizio Francesco
Periodo di costruzione Anni ‘50
Stato di conservazione Ottimo
Valore d’acquisto 500 lire
Collocazione Armadio 5
Acquisizione ultima 13/07/2010
Inventario Stato 1961 n. 162
Archivio fotografico EM 053-057
elettromagnetismo
119
Telegrafo e stazione telegrafica
tipo Morse
Lo strumento è dotato di un ricettore con punta che, fissata
tramite una leva all’ancora di una elettrocalamita, incide su
un nastro di carta mosso da un meccanismo di avanzamento
sincronizzato con l’oggetto scrivente. In questo modo sul
nastro di carta è impresso un messaggio ricevuto attraverso un
alfabeto formato da punti e linee (codice Morse). Al telegrafo è
collegato un piccolo tasto che funge da unità trasmittente.
Accessori Generatore di corrente
Pseudonimo Apparecchio scrivente
Morse con orologeria
Misure [1] 21 cm, 12 cm ( Base ), 18 cm (altezza),
[2] 55 cm, 29 cm (base), 52 cm (altezza)
Materiali Ottone, legno
Periodo di costruzione [1] Antecedente 1940
Stato di conservazione Mediocre
Pezzi mancanti Strisce di carta
Valore d’acquisto [1] 40 lire
Collocazione Armadio 5
Acquisizione ultima 19/04/2010
Inventario [1] Comune 1940 n. 213
Archivio fotografico [1] EM 070, [2] EM 071-072
[2] Stazione telegrafica tipo Morse
[1] Telegrafo tipo Morse
con piccolo tasto
120
Tubo di Crookes
[2] Collegati gli elettrodi del tubo cilindrico ad
un rocchetto di Ruhmkorff, il fascio catodico
attraversa le regione superiore del tubo e
agisce sulle palette del mulinello che è libero
di rotolare lungo due guide di vetro. L’energia
cinetica dei raggi catodici spinge il carrello
verso l’anodo.
L’inversione della polarità ne arresta il moto e
obbliga il mulinello a retrocedere.
[1] Il secondo tubo si differenzia dal primo
per la presenza di una lastrina di vetro
(detta anticatodo) che serve per evitare il
riscaldamento del fondo del tubo e per la sola
rotazione del mulinello.
Questi tubi mostrano l’azione meccanica e
la fluorescenza della porlvere di mica sulle
palette del mulinello da parte dei raggi
catodici.
Accessori Rocchetto di Ruhmkorff
Misure [1] 26 cm (lunghezza), 4.5 cm (diametro)
[2] 33 cm (lunghezza), 4.8 cm (diametro)
Materiali Vetro, mica, sostegno di legno
Inventore Crookes
Costruttore A. Tarquini
Periodo di costruzione [1] 1925, [2] 1939
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto [1] 140 lire, [2] 200 lire
Collocazione Armadio 1
Acquisizione ultima 23/03/2009
Inventario Stato 1924-1960 [1] n. 16, [2] n. 120
Archivio fotografico EM 047-048
[1] Con ruota e pale di mica [2] Con mulinello scorrevole
elettromagnetismo
121
Tubi di Geissler
Questi tubi di forme e dimensioni diverse
sono muniti di attacchi ad anello con elettrodi
di alluminio.
Contengono gas molto rarefatti e in essi la
scarica provoca colorazioni dipendenti dalla
loro natura.
Mostrano scariche elettriche in gas rarefatti.
Accessori Rocchetto di Ruhmkorff
Misure 13,5 cm (altezza), 2,5 cm (diametro)
16,5 cm (altezza), 1,9 cm e 2,3 cm (diametri)
Materiali Vetro,supporti di legno
Inventore Johann Heinrich Wilhelm Geissler
Periodo di costruzione 1925 e 1937
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 15 lire e 21.40 lire
Collocazione Armadio 1
Acquisizione ultima 23/03/2009
Inventario Stato 1924-1960 n. 13 e n.104
Archivio fotografico EM 049
122
Tubo di Roentgen
Tubo a Raggi X
Si tratta di un tubo a vuoto fissato ad un sostegno verticale di
ferro poggiante su un’ampia base di legno. Il globo sferoidale
porta tre elettrodi: il catodo di alluminio, di forma concava,
l’anodo e l’anticatodo, disposto davanti al catodo ed inclinato
di 45° rispetto alla perpendicolare uscente dal centro del
catodo.
La funzione di tale tubo è la produzione di radiazione
elettromagnetica, detta raggi x, per lo studio delle proprietà
della stessa. I raggi x hanno la proprietà di attraversare
corpi opachi, di impressionare lastre fotografiche, causare
fosforescenze e fluorescenze.
Accessori Rocchetto di Ruhmkorff
Misure 16,50 cm, 24 cm, 31 cm
Materiali Ferro, vetro e legno
Inventore Wilhelm Roentgen
Costruttore Officine Galileo
Periodo di costruzione 1929
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 116 lire
Collocazione Armadio 1
Acquisizione ultima 11/03/2008
Inventario Stato 1924-1960 n. 48
Archivio fotografico EM 050-051
elettromagnetismo
123
La meccanica è una specializzazione delle scienze
che trattano le funzioni e le operazioni di routine con le macchine.
Corpus omne perseverare in statu suo quiescendi vel movendi uniformiter
in directum, nisi quatenus a viribus impressis cogitur statum illum mutare.
[Newton, Philosophiae Naturalis Principia Mathematica, 1687]
124
meccanica
125
Anelli di Saturno
Il recipiente di vetro di forma speciale è
sostenuto da una ghiera centrata sul cono
per l’apparecchio di rotazione. Si introduce
un po’di mercurio e dell’acqua colorata
fino a metà altezza. Ponendo in rotazione
l’apparecchio, il mercurio si solleva e,per una
velocità opportuna,si dispone nella parte più
lontana dell’asse di rotazione, formando un
anello speculare. L’acqua,invece, si dispone
nella parte interna staccandosi dal fondo
del recipiente. Se si introduce all’interno un
bastoncino, questo non si bagna.
Lo strumento serve per esperienze di forza
centrifuga con i liquidi
Accessori Mercurio, acqua colorata, macchina
rotativa
Misure 11 cm (diametro), 17.5 cm (altezza)
Materiali Vetro, ferro
Costruttore Officine Galileo, Firenze
Periodo di costruzione 1927
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 46 lire
Collocazione Armadio 11
Acquisizione ultima 28/01/2009
Inventario Stato 1924-1960 n. 37
Archivio fotografico MC 001-006
126
Areometro di Nicholson
Gravimetro o areometro a volume costante
Accessori Cilindro di vetro
Misure Tubo 5,5 cm (diametro), cilindro 35,5 cm
(altezza), 3 cm (diametro), 25 cm (altezza)
Materiali Vetro, lamiera di ottone
Inventore William Nicholson
Costruttore Officine Galileo, Firenze
Periodo di costruzione 1934
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 35 lire
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 04/03/2009
Inventario Comune 1940 n.34
Archivio fotografico MC 040-042
L’areometro è formato da un tubo metallico in
ottone senza saldature laterali e termina con
due coni uguali. Da una parte è saldato un
disco che serve per appoggiare il corpo di cui
si deve misurare la densità, dall’altra è appeso
un cestello forato conico zavorrato. Tale
strumento sostituisce la bilancia idrostatica,
che non si può facilmente trasportare.
L’apparecchio è del tipo a volume (di liquido
spostato) costante e peso variabile.
meccanica
127
Anelli per lo schiacciamento
della terra
Anelli elastici
È un dispositivo costituito da 5 semianelli di acciaio
flessibili attraversati lungo il diametro comune
da un’asta di ferro, alla quale sono fissati da una
parte e liberi di scorrere dall’altra. Quando gli anelli
vengono messi in rapida rotazione, a causa della forza
centrifuga, assumono la forma ellittica risultando
schiacciati lungo la direzione dell’asse di rotazione.
L’apparecchio serve a dimostrare lo schiacciamento
polare della Terra e il rigonfiamento all’equatore.
Accessori Apparecchio di rotazione
Misure 24 cm (altezza), 23,5 cm(diametro)
Materiali Ottone, acciaio, flessibile
Costruttore Officine Galileo, Firenze
Periodo di costruzione 1939
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 1.000 lire
Collocazione Armadio 11
Acquisizione ultima 14/03/2008
Inventario Comune 1940 n.25
Archivio fotografico MC 007-008
128
Apparato con pendoli
Semplice apparecchio comprendente una
serie di 5 pendoli: 3 sono sospesi a supporti
orizzontali posti a diversa altezza (84 cm, 8
cm, 11 cm), gli altri due ad un unico braccio
posto ad un’altezza di 84 cm. Le diverse
lunghezze dei fili di sospensione consentono
di ricavare sperimentalmente la relazione
tra periodo di oscillazione e lunghezza del
pendolo stesso. I pendoli di uguale lunghezza
ma di massa diversa consentono di osservare
se il periodo di oscillazione dipende o no dalle
masse.
Misure 120 cm (altezza), 45 cm (prima asta),
15 cm (seconda asta), 8 cm (terza asta)
Materiali Base e aste in metallo, sferette in legno,
ferro, piombo e antimonio, filo inestensibile.
Costruttore Officine Galileo, Firenze
Periodo di costruzione 1934
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 20 lire
Collocazione Armadio 11
Acquisizione ultima 03/02/2009
Inventario Comune Inventario1940 n.20
Archivio fotografico MC 031-036
meccanica
129
Apparato dei tre generi di leva
L’apparecchio è costituito da una base di
legno su cui sono allocati: 2 supporti in
ottone recanti alla sommità 2 pulegge uguali
anch’esse in ottone, 3 supporti in ottone,
più bassi dei precedenti, alle cui sommità
sono sospese tre aste metalliche, con tre fori
egualmente distanti, che rappresentano i tre
generi di leva; i fori servono a posizionare
opportunamente i pesetti che rappresentano
la resistenza e la potenza.
Questo strumento permette di sperimentare
empiricamente le due leggi fondamentali della
Statica.
Accessori Pesi di varie misure
Misure 80 cm, 20 cm, 60 cm
Materiali Legno, ottone, metallo, filo inestensibile
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 100 lire
Collocazione Armadio 11
Acquisizione ultima 16/04/2010
Inventario Comune 1940 n. 1
Archivio fotografico MC 022
130
Apparato per la dimosrazione
dello schiacciamento della terra
È un dispositivo costituito da sei semianelli
di ottone flessibili attraversati, lungo il
diametro comune,da un’asta di ottone, alla
quale sono fissati da una parte e liberi di
scorrere dall’altra. Quando gli anelli vengono
messi in rapida rotazione, a causa della
forza centrifuga, assumono la forma ellittica
risultando schiacciati lungo la direzione
dell’asse di rotazione. Questo esemplare viene
messo in rotazione da un ingranaggio ad
orologeria.
Materiali Legno, ottone
Misure 37 cm (diametro), 53 cm, 14,5 (base)
Periodo di costruzione Primi del Novecento
Stato di conservazione Cattivo
Valore d’acquisto 20 lire
Collocazione Armadio 1
Acquisizione ultima 10 /03/2010
Inventario Comune 1940 n. 21
Archivio fotografico MC 009-010
meccanica
131
Apparato per la pioggia
di mercurio
Lo strumento è formato da un cilindro di vetro
sormontato da un cappellotto di legno. Serve
per evidenziare la porosità del legno e del
cuoio ovvero la capacità di essere attraversati
dalla materia. Per il funzionamento è
necessaria una pompa a vuoto, in quanto si
estrae l’aria all’interno del cilindro di vetro.
Il mercurio, predisposto nell’imbuto superiore
(cappellotto) e spinto dalla pressione esterna,
attraversa i pori del legno e cade entro il tubo
cilindrico sotto forma di minute goccioline (da
cui il nome dello strumento).
Un qualsiasi corpo è comunemente
considerato come una barriera insuperabile
al passaggio al suo interno di altra materia,
sia essa solida, liquida o gassosa. Tuttavia la
realtà fisica è nettamente differente come si
evince dall’uso di questo strumento.
Accessori Pompa pneumatica
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 20 lire
Collocazione Armadio 17
Acquisizione ultima 26/02/2008
Inventario Comune 1940 n. 66
Archivio fotografico MC 023-029
132
Apparecchio a due masse
Dinamometro centrifugo
L’apparecchio è composto da due masse
cilindriche uguali libere di scorrere lungo
un’asta lucida orizzontale. Esse sono collegate
con una cordicella ad un dinamometro
disposto secondo l’asse di rotazione
verticale. Durante la rotazione le due masse
si allontanano sotto l’azione della forza
centrifuga e, per reazione, il dinamometro si
allunga.
Accessori Macchina di rotazione
Misure 30 cm (altezza) 28 cm (larghezza)
Materiali Ottone e ferro
Costruttore Bernardi, Milano
Periodo di costruzione 1935
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 256 lire
Collocazione Armadio 11
Acquisizione ultima 11/03/2009
Inventario Stato 1924-1960 n. 93
Archivio fotografico MC 030
meccanica
133
Apparecchio di Loewy
Apparecchio caduta gravi
L’apparecchio si compone di una struttura
e di un martelletto in legno,di una lamina
metallica e di un piccolo ripiano dotato di
foro. Si dispongono due sferette di legno
uguali, su tale ripiano, una in direzione del
foro e l’altra adiacente la lamina. Il martelletto,
colpendo la lamina, imprime una velocità
orizzontale a quest’ultima. L’altra, attraverso
il foro, cade di moto naturalmente accelerato.
Entrambe le sferette giungono al suolo
contemporaneamente.
L’apparecchio serve a dimostrare
l’indipendenza del tempo di caduta dalla
velocità orizzontale.
Accessori Due sferette di legno
Misure 130 cm (altezza), 17 cm, 17 cm (base)
Materiali Legno, ferro
Inventore Maurice Loewy
Costruttore Phywe
Periodo di costruzione 1929
Valore d’acquisto 119 lire
Stato di conservazione Buono
Collocazione Armadio 17
Acquisizione ultima 11/02/2009
Inventario Stato 1924-1960 n. 47
Archivio fotografico MC 037
134
Apparecchio pressione liquidi
Apparecchio di Pascal
L’apparecchio è costituito da un cilindro
cavo che termina con una sfera forata e da
un pistone a tenuta perfetta. Riempiendo la
sfera con un liquido e spingendo il pistone si
osserva che la pressione viene trasmessa con
la stessa intensità su tutta la massa del fluido
e in tutte le direzioni. Infatti il liquido viene
espulso da tutti i fori con le stesse modalità.
Misure 20 cm (lunghezza), 5 cm (diametro)
Materiali Ottone nichelato
Inventore Blaise Pascal
Costruttore Bernardi, Milano
Periodo di costruzione 1924
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 96 lire
Collocazione Armadio 17
Acquisizione ultima 14/02/2008
Inventario Stato 1924 -1960 n. 1
Archivio fotografico MC 038-039
meccanica
135
Apparecchio per l’osmosi
Endosmometro di Dutrochet
È composto da un contenitore cilindrico di vetro chiuso
inferiormente da una membrana di carta pergamena e
superiormente da un tappo di sughero. In esso è inserito
un lungo tubo di vetro graduato aperto alle due estremità.
Tutto è posto all’interno di un secondo vaso di vetro il cui
coperchio di legno ha una apertura che permette l’uscita del
tubo di vetro. Se il cilindro contiene acqua salata e il vaso
acqua pura, si osserva che il liquido comincia a salire lungo il
tubo fino ad una altezza considerevole. Si verifica che l’acqua
del vaso, prima pura, contiene sale. Ciò prova che,attraverso
la membrana, si sono stabilite due correnti: una di acqua
pura verso l’interno (endosmosi), l’altra di acqua salata verso
l’esterno (esosmosi).
Misure 10 cm (diametro), 5 cm (diametro), 11 cm (altezza)
Materiali Vetro, legno, carta pergamena
Inventore Dutrochet
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione cattivo
Valore d’acquisto 15 lire
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 13/07/10
Inventario Comune 1940 n. 38
Archivio fotografico MC 196
136
Apparecchio
per lo studio dell’urto
Cinque sfere elastiche di legno uguali
e della stessa massa sono sospese
mediante filo e poste a contatto.
L’urto esercitato dalla prima sfera
fa sollevare l’ultima e lascia ferme
le rimanenti. L’urto prodotto dalle
prime due sfere (purché non vengano
rigidamente connesse) fa, invece,
rimbalzare le ultime due.
Lo strumento viene utilizzato per
verificare le proprietà dell’urto
centrale.
Misure 73 cm (altezza),
6,5 cm (diametro)
Materiali Ottone, legno, ferro,
filo di nylon
Costruttore Tarquini
Periodo di costruzione 1927
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 100 lire
Collocazione Armadio 11
Acquisizione ultima 09/03/2009
Inventario Stato 1924-1960 n. 33
Archivio fotografico MC 011-021
Astrolabio
L’astrolabio è uno strumento per misurare l’altezza
degli astri e determinare la latitudine e la longitudine.
Il nome deriva dall’unione dei termini greci astron
e lambano, letteralmente ‘’prendo gli astri’’. Esso è
formato da:
- un cerchio graduato come un goniometro, chiamato
madre,
- un braccio ruotante fissato al centro: l’alidada,
- un sottile disco alloggiato all’interno della madre
su cui è incisa la proiezione stereografica della sfera
celeste.
Per molti secoli, fino all’invenzione del sestante, fu il
principale strumento di navigazione.
Misure 23,5 (dimetro), 4 cm (spessore)
Materiali Ottone
Inventore Hypatia di Alessandria
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 300 lire
Collocazione Armadio 17
Acquisizione ultima 18/02/2008
Inventario Comune 1940 n. 219
Archivio fotografico MC 043-046
meccanica
137
Barometro Aneroide
Barometro metallico da parete con cassa in
ottone, utilizzato per effettuare misure di
pressione atmosferica. Esso è costituito da
una scatola metallica piatta, in cui è stata
tolta l’aria, e da una robusta molla di acciaio,
che impedisce alla pressione atmosferica
di schiacciare la scatola. Un aumento o una
diminuzione della pressione esterna comporta
una maggiore o minore sollecitazione della
molla, i cui movimenti sono amplificati da un
sistema di leve e trasmessi all’indice.
Nella parte superiore del quadrante si trova la
scala delle pressioni e sopra di essa le scritte
“Tempesta - G. Pioggia - P. Vento - Variabile
T. Bello - B. Stabile - G. Secco”.
Nella metà inferiore del quadrante sono fissati
due termometri a canna ricurva: quello di
destra in gradi Fahrenheit, quello di sinistra, a
doppia scala, in gradi centigradi e Rèaumur.
Il meccanismo interno è collegato ad un indice
in acciaio brunito a cui è sovrapposto un altro
indice in ottone, manovrabile dall’esterno, per
avere memoria della lettura precedente.
Lo strumento è affiancato da un altro
barometro aperto che rende visibile il
meccanismo interno
Misure [1] 16 cm (diametro), 5,5 cm (altezza),
[2] 14cm (diametro) 6 cm (altezza)
Materiali Ottone, vetro
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto [1] 40 lire, [2] 10 lire
Collocazione Armadio 18
Acquisizione ultima 05/02/2010
Inventario Comune 1940 n. [1] 47, [2] 48
Archivio fotografico MC 049-050
138
Baroscopio in metallo
Il giogo di piccola bilancia sostiene da una
parte una grande sfera cava di ottone e
dall’altra una sferetta massiccia di piombo. La
base del baroscopio contiene un piattello di
piombo per mantenere la stabilità verticale.
Alla pressione normale nell’aria i due pesi si
fanno equilibrio. Nell’aria rarefatta, in base al
principio di Archimede, il giogo trabocca dalla
parte della sfera di maggior volume.
Accessori Campana di vetro, macchina pneumatica
Misure Sfere: 9 cm e 2,5 cm (diametri),
21 cm (altezza), 7,5 cm (lunghezza bracci)
Materiali Ottone, piombo
Inventore Costruttore Officine Galileo, Firenze
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 25 lire
Collocazione Armadio 17
Acquisizione ultima 20/02/2009
Inventario Comune 1940 n. 61
Archivio fotografico MC 051-053
meccanica
139
Bilancia di precisione
in custodia
[1] È una bilancia con arresto del giogo
graduato. Appoggi di ottone,spostamento
del cavaliere, custodia di mogano con viti di
livello. Pesiera da 0,001 a 100 grammi, pesi di
ottone con frazioni di grammo d’argentana o
d’alluminio, sotto vetro.
Pezzi mancanti Pinzetta
Misure [1] 47,5 cm (altezza), 23 cm, 65 cm (base)
[2] 31,5 cm, 21 cm (base),
Materiali [1] Legno di quercia, [2] Legno e ottone
Costruttore G. Eisentraeger, Milano
Periodo di costruzione [1] 1902
Stato di conservazione [1] Buono, [2] Mediocre
Valore d’acquisto [1] 50 lire, [2] 70 lire
Collocazione Armadio 15
Acquisizione ultima 16/02/2009
Inventario Comune 1940 [1] n.226, [2] n. 225
Archivio fotografico MC 054-059
140
Bilancia a sospensione inferiore
con pesiera
meccanica
141
Bilancia idrostatica con pesiera
Lo strumento differisce da una comune
bilancia per alcuni adattamenti. Sotto il
piattello dotato di gancio si sospendono in
successione un cilindro cavo e un cilindro
pesante chiuso che si adatta perfettamente al
primo. Stabilito l’equilibrio si versa dell’acqua
in un vaso di vetro in cui il secondo cilindro
è totalmente immerso. La bilancia pende
dalla parte dell’altro piattello. Per ristabilire
l’equilibrio si riempie totalmente di acqua il
cilindro cavo.
Misure 52 cm (altezza), 35.5 cm, 17.5 cm (base)
Materiali Metallo,legno
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 100 lire
Collocazione Armadio 17
Acquisizione ultima 16/02/2009
Inventario Comune 1940 n.33
Archivio fotografico MC 060
L’esperienza dimostra che la spinta subita dal
cilindro pesante è uguale al peso del volume
di liquido spostato (Principio di Archimede).
142
Cannoncino di bronzo
di Grimsehl
È un modello di cannone indicato per
esperienze sul principio di azione e reazione.
Misure 18 cm, 6 cm, 5.5 cm
Materiali Bronzo
Costruttore Officine Galileo, Firenze
Periodo di costruzione 1935
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 20 lire
Collocazione Armadio 1
Acquisizione ultima 05/02/2010
Inventario Comune 1940 n.246
Archivio fotografico MC 061
meccanica
143
Centrifugatore per separare
i solidi dai liquidi
Due provette sono agganciate alle estremità di un sostegno
che viene applicato ad un macchina rotativa. All’interno delle
provette vengono inserite sostanze a granuli finissimi, sospese
in un liquido non troppo viscoso. Per notevoli velocità generate
dalla macchina rotativa e per effetto della forza centrifuga, le
provette si dispongono orizzontalmente e lasciano depositare
contro il fondo le sostanze pesanti, che si separano quindi dal
liquido.
Lo strumento è utilizzato principalmente per analisi chimiche.
Accessori Macchina rotativa
Misure Braccio 16 cm,
provette: 9,5 cm, 2,4 cm (diametro)
Materiali Ferro, vetro
Costruttore Officine Galileo, Firenze
Periodo di costruzione 1937
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 58,50 lire
Collocazione Armadio 11
Acquisizione ultima 12/02/2010
Inventario Stato 1924-1960 n.110
Archivio fotografico MC 062-065
144
Crepavesciche
Ad un’ampolla di vetro con parete robusta e orlo sporgente
viene applicato un disco di carta oleata che si fissa, legandolo
a più giri, sotto l’orlo. Si collega la base inferiore dell’ampolla
ad una macchina pneumatica. Appena questa viene messa in
funzione, la carta si incurva e presto si rompe.
È un’esperienza
sui fenomeni relativi
alla pressione
atmosferica.
Accessori Pompa pneumatica,
carta oleata o pergamenata o
lamina di gomma
Misure 15,3 cm (diametro
inferiore), 15,7 cm (diametro
superiore), 13 cm (altezza)
Materiali vetro
Costruttore Kohl 53047
Periodo di costruzione
Antecedente 1940
Stato di conservazione Ottimo
Valore d’acquisto 12,50 lire
Collocazione Armadio 3
Acquisizione ultima 17/02/2010
Inventario Comune 1940 n. 41
Archivio fotografico MC 066
Dinamometro
Misuratore di forze
È uno strumento utilizzato per misurare le forze. È costituito
da una molla ad elica di acciaio sospesa superiormente ad un
anello fisso. All’uncino inferiore si applica la forza traente e la
molla si allunga. L’allungamento è indicato da un indice su una
scala graduata in kg.
La portata dello strumento è 2 kg.
Misure 27 cm, 4 cm
Materiali Ottone, acciaio
Costruttore Radix, Pocket,
Balance, Registered
Stato di conservazione Mediocre
Collocazione Armadio 1
Acquisizione ultima 25/05/2010
Archivio fotografico MC 183
meccanica
145
Disco per la composizione
delle forze concorrenti
Lo strumento è costituito da un disco
sorretto da un’asta metallica ; ad
esso si possono applicare due o tre
morsetti con carrucole. Sulla gola di
queste passano fili flessibili legati per
un loro capo ad un leggero anello;
all’altro capo dei fili si applicano dei
pesi variabili, che rappresentano le
forze componenti. All’anello centrale
è agganciato un altro filo a cui si
applicano altri pesi che rappresentano
la forza equilibrante. Lo strumento
è munito di più schede grafiche di
composizione vettoriale che vengono
fissate sul disco; inoltre le pulegge
di rimando della fune possono
essere spostate a piacere in modo da
aumentare il numero di sistemi fisici
realizzabili.
Lo strumento ha la funzione di
illustrare come si deve operare nella
somma di grandezze vettoriali,
quali la forza peso agente sui corpi
opportunamente sospesi.
Accessori Serie di cilindretti di piombo con gancio
Misure 60cm (altezza), 40 cm (diametro)
Materiali Metallo, carta
Inventore Costruttore A. Tarquini, Roma
Periodo di costruzione 1927
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 500 lire
Collocazione Armadio 11
Acquisizione ultima 06/03/2009
Inventario Stato 1924-1960 n. 35
Archivio fotografico MC 067-069
146
Doppio cono
con piano inclinato
Paradosso meccanico
Lo strumento è costituito da un doppio cono
omogeneo a base comune attraversato da un asse
metallico passante per i vertici. Le sue estremità
poggiano sulle guide divergenti di un piano inclinato,
di invasatura sempre più ampia a partire dal vertice.
Il solido apparentemente risale il piano d’appoggio
ma in realtà discende perché il baricentro tende a
posizionarsi al di sotto dei punti d’appoggio del
doppio cono.
Misure 37 cm, 10 cm.
Materiali Legno, metallo
Costruttore Ditta Gaetano Bernardi Trento
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 8 lire
Collocazione Armado 17
Acquisizione ultima 05/02/2008
Inventario Comune 1940 n.14
Archivio fotografico MC 070-071
meccanica
147
Doppio pendolo
di risonanza
L’apparecchio è costituito da un telaio in legno a cui sono
sospesi due pendoli di uguale lunghezza e di materiali diversi
collegati tra loro da un cordoncino trasversale. Lo strumento
permette di eseguire esperienze su oscillazioni forzate in
risonanza, con scambio continuo di energia di oscillazione
fra i due pendoli. Ponendo in oscillazione uno di essi si nota
che, dopo un breve intervallo di tempo, le sue oscillazione si
smorzano mentre il secondo pendolo inizia ad oscillare. Tale
fenomeno si ripete ciclicamente.
Misure 44,5 cm, 40,5 cm, 2,4 cm
(diametro sferette)
Materiali Legno, ferro, ottone, filo
inestensibile
Costruttore Assistente tecnico
Francesco Popolizio
Periodo di costruzione
Antecedente 1960
Stato di conservazione Ottimo
Valore d’acquisto 400 lire
Collocazione Armadio 11
Acquisizione ultima 05/03/2010
Inventario Stato 1961 n. 189
Archivio fotografico MC 072-079
148
Emisferi di Magdeburgo
Accessori Pompa pneumatica
Misure 10 cm (diametro),
14 cm (lunghezza)
Materiali Ghisa
Costruttore Officine Galileo,
Firenze
Periodo di costruzione
Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 30 lire.
Lo strumento è costituito da due emisferi in ghisa, tali che,
unendoli, si ottiene una sfera cava a perfetta tenuta. Una delle
due semisfere è munita di un rubinetto per il collegamento con
la pompa pneumatica. Se si uniscono, si possono poi separare
agevolmente; se si crea il vuoto all’interno, si osserva che esse
non possono essere più separate. La pressione atmosferica
sulla superficie esterna della sfera è nettamente superiore alla
pressione interna.
Nella prima esperienza, eseguita a Magdeburgo, si usarono dei
cavalli per staccare i due emisferi.
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 20/02/2009
Inventario Comune 1940 n. 44
Archivio fotografico MC 080
Equilibrista
L’apparecchio comprende le seguenti parti:piede in legno con
colonna munita di incavatura, un equilibrista con un’asta di
ferro arcuata tra le mani terminante con due sferette di legno.
La punta del piede dell’equilibrista poggia nell’incavatura e
l’asta pesante fa sì che il centro di gravità dell’insieme uomo +
asta coincida con il punto di appoggio del piede.
Lo strumento serve per illustrare il principio di equilibrio
statico dei corpi.
Misure 20 cm (altezza), 10,5 cm (diametro di base)
Materiali Legno,ferro
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 8 lire
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Collocazione Armadio 11
Acquisizione ultima 10/02/2009
Inventario Comune 1940 n.13
Archivio fotografico MC 081-082
meccanica
149
Figure di Plateau
Figure di Plateau per la tensione superficiale
Serie di intelaiature di filo metallico da immergere in una
soluzione di sapone, acqua distillata e glicerina. In queste
esperienze le lamine liquide obbligate ad avere un contorno
prefissato assumono le note forme di superficie ad area
minima e curvatura media costante.
La tensione superficiale della lamina saponata tende a ridurne
il più possibile l’estensione.
Se si utilizzano contorni più complicati, come ad esempio lo
scheletro di un cubo, si formano più lamine che si incontrano
soddisfacendo ad alcune regole geometriche: ad esempio,
quando tre lamine si incontrano, formano sempre diedri di
120°.
Accessori Acqua saponata, glicerina
Misure 2,8 cm, 3 cm (lati delle figure)
Materiali Filo di ferro
Inventore Joseph Antoine Ferdinand Plateau
Costruttore Assistente tecnico F. Popolizio
Stato di conservazione Buono
Periodo di costruzione Antecedente 1960
Valora d’acquisto 300 lire
Collocazione Armadio 17
Acquisizione ultima 04/03/2008
Inventario Stato 1961 n. 173
Archivio fotografico MC 083-089
150
Fontana con pompa
di compressione
Sul collo di un robusto recipiente di vetro a
forma cilindrica è incollata una larga ghiera
metallica con coperchio. Questo coperchio
porta un tubo di efflusso con chiavetta
e valvola. L’aria compressa all’interno
dell’ampolla dalla pompa fa zampillare
dal tubo di efflusso l’acqua contenuta nel
recipiente stesso.
Misure 47 cm (altezza), 14,5 cm (diametro fontana)
37 cm (altezza), 4,5 cm (diametro pompa)
Materiali Vetro, ottone, legno
Periodo di costruzione Primi del Novecento
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 20 lire (pompa), 50 lire (ampolla)
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 05/03/2010
Inventario Comune Inventario 1940 n. 57
Archivio fotografico MC 090
meccanica
151
Fontana di Erone
Questa fontana è composta da due palloni di
vetro contenenti acqua e da una bacinella di
ottone a forma di imbuto, pure con acqua. Le
diverse parti comunicano fra loro mediante
tre tubi, di cui uno parte dal fondo del pallone
superiore e sbocca nell’aria attraverso un
orificio di piccola sezione. Le masse d’aria
racchiuse nella parte superiore dei palloni
sono in comunicazione tra loro e subiscono
la pressione esterna, agente sulla’acqua
della bacinella, aumentata della pressione
idrostatica corrispondente al dislivello tra
la stessa bacinella e il pallone inferiore.
L’aria contenuta nei palloni si trova dunque
compressa e fa zampillare l’acqua dal tubo
superiore sino a quando il pallone inferiore
non sia completamente pieno.
Misure Vaschetta 27,5 cm (diametro), 105 cm
(altezza), 20 cm (diametro palloni)
Materiali Vetro, metallo
Inventore Erone
Periodo di costruzione Primi del Novecento
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 150 lire
Collocazione Armadio B
Acquisizione ultima 05/03/2010
Inventario Comune 1940 n. 59
Archivio fotografico MC 091
152
Macchina di Atwood
Al di sopra di due montanti di legno è fissato
il tribometro, costituito da una carrucola e da
due coppie di ruote di ottone interconnesse
in modo da ridurre gli attriti meccanici.
L’asse della carrucola poggia infatti sulla
periferia comune a ciascuna coppia di ruote
così che, quando è in rotazione, trasmette
il suo moto a queste ultime, trasformando
attrito radente in attrito volvente. Sulla gola
della carrucola passa un filo sottile di seta
alle cui estremità sono sospesi due cilindri
di ottone di uguale massa M. Aggiungendo
una massa addizionale m ad uno dei cilindri,
questo inizia a scendere con accelerazione
a = mg / (2M+m) minore di g. Un sistema di
leve consente al pendolo, annesso ad essa,
una volta messo in moto, di comandare in
modo sincrono la partenza del grave.
La macchina di Atwood serve a studiare il
moto di un grave. Si possono verificare le
leggi del moto uniformemente accelerato,
misurando gli spazi percorsi dal grave su un
regolo verticale, suddiviso in cm e il tempo
per mezzo del pendolo, con scappamento ad
ancora che batte il secondo.
Misure 245 cm, 0,60 cm
Materiali Ottone-metallo-legno
Inventore George Atwood
Costruttore Tecnomasio Milano
Periodo di costruzione Primi del Novecento
Valore d’acquisto 15 lire
Stato di conservazione Mediocre
Collocazione Laboratorio di fisica-
Acquisizione ultima 08/05/2009
Inventario Comune 1940 n. 15
Archivio fotografico MC 092-095
meccanica
153
Macchina rotativa
Macchina in ghisa verniciata costituita
da un supporto su cui sono montate due
ruote scanalate, una grande con leva di
azionamento ed una piccola con un foro
conico in cui fissare gli strumenti da ruotare.
Le due ruote sono connesse da una cinghia
a sezione rotonda in cuoio. Azionando
la ruota grande la piccola gira con una
velocità circa 10 volte superiore. Nel foro
conico della ruota piccola possono essere
posizionati diversi strumenti quali il Pendolo
di Foucault, l’Apparecchio per la verifica
dello schiacciamento dei poli terrestri e
l’Apparecchio a masse rotanti diverse.
Misure 25 cm (larghezza), 56 cm (lunghezza),
11 cm (altezza), 23 cm (diametro ruota)
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 100 lire
Collocazione Armadio 11
Acquisizione ultima 10/03/2010
Inventario Comune 1940 n. 23
Archivio fotografico MC 096
L’apparecchio serve per le esperienze sulla
forza centrifuga
154
Modelli di asse nella ruota,
di verricello e di argano
L’asse nella ruota è una macchina semplice costituita da un
cilindro infisso rigidamente in una ruota. Il sistema è girevole
intorno ad un asse comune fisso. La macchina è sempre
vantaggiosa. Applicazioni pratiche dell’asse della ruota sono il
verricello e l’argano.
Misure 28 cm (diametro), 47 cm,
40 cm, 32 cm, 38 cm, 75 cm,
29 cm 47 cm, 45cm.
Materiali legno
Periodo di costruzione
Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 12 lire cadauno
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 01/06/2010
Inventario Comune 1940 n. 3-5-4
Archivio fotografico Mc 179-182
meccanica
155
Modelli di ruote dentate
Le ruote dentate costituiscono un sistema
per la trasmissione del moto tra assi paralleli,
incidenti e sghembi. La trasmissione avviene
per spinta dei denti della ruota motrice
(pignone) sulla ruota condotta (corona).
Il profilo dei denti è disegnato in modo da
garantire un moto di puro rotolamento
tra i fianchi dei denti. Delle due ruote una
trasmette il moto (ruota motrice) e l’altra lo
riceve, ruotando in senso contrario alla prima.
Misure 15 cm, 30 cm, 52 cm
8,5 cm (diametro)
Materiali Ottone e legno
Costruttore Tecnomasio Italiano,
Milano
Periodo di costruzione
Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 12 lire
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 27/04/2010
Inventario Comune 1940 n. 9
Archivio fotografico MC 175-177
156
Modelli delle misurazioni
dei liquidi
Modelli di recipienti di cartone e di latta di diversa
capacità
Misure da 4 cm a 30 cm (diametri)
da 7,5 cm a 31,5 cm (altezze)
Materiali Cartone, latta
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 7 lire, 10 lire, 14 lire,
4 lire, 2 lire, 2 lire, 1 lira
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 01/06/2010
Inventario Comune 1940 n. 233-234, 236-240
Archivio fotografico MC 174
Modello di elica Alberti
L’elica è posta su un carrello leggero con movimento a molla.
Funziona come una vite, penetra nell’aria, che fa da madrevite
fissa. L’elica, ruotando, penetra e trascina con sé il carrello, il
quale assume un moto progressivo.
Materiali Acciaio, legno
Inventore Alberti
Periodo di costruzione 1941
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 107,05 lire
Collocazione Armadio 11
Acquisizione ultima 01/06/ 2010
Inventario Stato 1924 N° 134
Archivio fotografico MC 172-173
meccanica
157
Modello di pendolo di Foucault
Pendolo per dimostrare l’invariabilità del piano di oscillazione
Lo strumento è costituito da un pendolino sospeso ad un
arco metallico, fissato su una base di legno. Esso viene posto
sulla macchina rotativa. Fatto oscillare il pendolo e avviata a
mano una lenta rotazione della base, si osserva che il piano di
oscillazione conserva sempre la sua direzione primitiva.
Accessori Macchina di rotazione
Misure 30cm (diametro), 55cm (altezza)
Materiali Arco e pendolo di ottone, base di ferro
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Valore d’acquisto 40 lire
Stato di conservazione Buono
Collocazione Armadio 11
Acquisizione ultima 25/05/2010
Inventario Comune 1940 n. 24
Archivio fotografico Mc 199
158
Modelli di vite perpetua
ingranante ruota dentata
Una vite, azionabile con una manovella, è
disposta a lato di una ruota dentata in modo
che un filetto di essa si incastri fra due denti
della ruota . Quando la vite compie un giro, la
ruota avanza di un dente e, se quella continua
nel proprio moto di rotazione, fa girare
indefinitamente la ruota.
Misure 16 cm, 21,5 cm, 31,50 cm, 22 cm (diametro)
Materiali Ferro, ghisa, legno
Costruttore Tecnomasio Italiano, Milano
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 25 lire
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 27/04/2010
Inventario Comune 1940 n. 10
Archivio fotografico MC 178
meccanica
159
Orologio contasecondi
L’orologio è un semplice contasecondi, con
l’avvio o l’arresto manuale.
Tale apparecchio viene utilizzato come
sorgente delle onde acustiche nell’esperienza
della riflessione del suono.
Misure 5 cm (diametro) 1,5 cm (spessore)
Materiali Vetro, ceramica,acciaio
Periodo di costruzione 1940
Stato di conservazione Mediocre
Valore d’acquisto 213,35 lire
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 14/03/2008
Inventario Stato1924-1960 n. 131
Archivio fotografico MC 097-098
Pallone per il peso dell’aria
Il pallone di vetro ha la capacità di 2 litri ed è munito di
ghiera con coperchio a vite e rubinetto. Si applica alla
pompa pneumatica. Fatto il vuoto, lo si appende alla bilancia
idrostatica e si stabilisce l’equilibrio. Aprendo poi la chiavetta,
si immette aria e la bilancia pende dalla parte del pallone.
I pesi che si devono aggiungere sul piattello opposto per
ripristinare l’equilibri ci danno il peso dell’aria immessa.
È un sistema per verificare che l’aria ha un peso.
•
Accessori Bilancia idrostatica
macchina pneumatica
Misure 40 cm, 20 cm (diametro)
Materiali Vetro, ottone
Costruttore Rinaldi Damiani,
Venezia
Periodo di costruzione Primi del
Novecento
Stato di conservazione Ottimo
Valore d’acquisto 300 lire
Collocazione Armadio 17
Acquisizione ultima 11/02/2008
Inventario Comune 1940 n. 32
Archivio fotografico MC 113-115
160
meccanica
161
Paradosso idrostatico
Apparato di Pellat per la pressione dei liquidi sul fondo
Un tubo cilindrico è chiuso nella parte inferiore da un piattello
mobile comandato da una leva con relativo contrappeso. Nella
parte superiore vengono di volta in volta applicati tre recipienti
di vetro di forma e capacità molto diverse . Versando acqua in
uno di essi, se la pressione idrostatica esercitata sul piattello
oltrepassa un dato valore, esso si abbassa lasciando uscire
una certa quantità d’acqua : l’abbassamento del livello, nel
recipiente, fa diminuire la pressione e il piattello può chiudere
di nuovo l’apertura. Un indice mobile serve a controllare che
l’altezza raggiunta dall’acqua è la stessa qualunque sia il
recipiente usato.
Lo strumento serve per illustrare il paradosso idrostatico e la
legge di Stevino.
Misure 27 cm, 11 cm, 34 cm,
Vaschetta cilindrica 10 cm
(diametro), 7,5 cm (altezza)
Materiali Vetro, ottone
Inventore Pellat
Periodo di costruzione
Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 125 lire
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 15/06/10
Inventario Comune 1940 n. 26
Archivio fotografico MC 206
162
Parallelepipedo snodabile
per il centro di gravità
Misure 15 cm, 9 cm, 52 cm
Materiali Legno, filo, piombo
Costruttore Tecnico di laboratorio
Sig. Popolizio
Periodo di costruzione Anni ’50
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 800 lire
Il parallelepipedo è formato da tre ripiani di legno equidistanti
e paralleli articolati con quattro stecche di legno, che ne
costituiscono gli spigoli laterali. Variando l’inclinazione delle
stecche rispetto ai piani si realizzano le tre diverse specie di
equilibrio. Mediante il filo a piombo applicato al baricentro si
verifica la nota condizione di equilibrio dei corpi appoggiati.
Collocazione Armadio 11
Acquisizione ultima 27/04/2010
Inventario Stato 1961 n. 166
Archivio fotografico Mc 200-205
meccanica
163
Piano inclinato
L’intelaiatura di base poggia su tre piedi, uno dei quali a vite di
livello. Il piano inclinato è costituito da un telaio rettangolare
di legno, su cui scorre una coppia di ruote solidali, con asse di
rotazione che sostiene i pesi e l’attacco della funicella.
Il carrello e il piattino portapesi devono equilibrarsi
inizialmente e volta per volta, per ogni diversa disposizione o
inclinazione del piano. L’angolo che il piano inclinato forma
con il piano orizzontale si legge su apposito arco graduato.
Il piano inclinato è una macchina semplice.
Misure 51 cm (lunghezza piano inclinato), 58 cm, 6 cm (base),
3 cm (diametro esterno), 2,7 cm (diametro interno)
Materiali Legno, acciaio, ottone, pallini di piombo
Costruttore Tarquini, Roma
Periodo di costruzione 1926
Stato di conservazione Ottimo
Valore d’acquisto 450 lire
Collocazione Armadio 11
Acquisizione ultima 15/07/2010
Inventario Stato 1924 n. 24
Archivio fotografico MC 185-187
164
Regolatore centrifugo
di Watt
Il regolatore, applicato per la prima volta
da Watt alle macchine a vapore nel 1763,
è costituito da un albero verticale a cui è
applicato un parallelogramma articolato
collegato in basso ad un cilindretto,
detto “collare”, che può scorrere lungo
l’albero verticale. Alle estremità laterali del
parallelogramma sono saldate due sfere
di uguale massa di acciaio. Nel modellino
l’albero motore è messo in rotazione da
una macchina rotativa. Quando la velocità
di rotazione aumenta, le sfere tendono ad
allontanarsi per effetto della forza centrifuga.
Il parallelogramma si allarga trascinando verso
l’alto il collare che, mediante un sistema di
leve, agisce sulla valvola che regola l’afflusso
del vapore.
Nel dispositivo originario ideato ed applicato
per la prima volta dal meccanico scozzese
J. Watt (1736-1819) il collare era collegato
mediante un’asticella ad una valvola che
serviva a regolare la pressione del vapore nel
cilindro della caldaia.
Accessori Macchina di rotazione
Misure 3 cm (diametro), 24 cm (lunghezza asse
centrale)
Materiali Acciaio
Inventore James Watt
Costruttore Officine Galileo, Firenze
Periodo di costruzione 1930
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 70 lire
Collocazione Armadio 11
Acquisizione ultima 21/04/2009
Inventario Stato 1924-1960 n.26
Archivio fotografico MC 116-120
meccanica
165
Ruota di Segner
Mulinello idraulico
Il mulinello, o arganetto, idraulico è costituito da un tubo
di vetro libero di ruotare attorno ad un asse verticale.
Esso comunica inferiormente con due tubicini orizzontali
ripiegati all’estremità a forma di Z. Tale telaio è appoggiato
inferiormente al centro del recipiente e superiormente è
incernierato ad una vite. L’acqua versata entro il tubo fuoriesce
dai tubicini orizzontalmente e, per il principio di azione e
reazione, essi ruotano in senso inverso. L’acqua viene raccolta
in un contenitore.
L’esperimento permette di verificare la trasformazione di
energia potenziale gravitazionale in energia cinetica.
Misure Tubo di vetro: 3 cm
(diametro),22 cm (altezza)
Materiali Vetro, lamiera verniciata
Inventore J. Andreas Segner
Costruttore Phywe
Periodo di costruzione 1928
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 74 lire
Collocazione Armadio 17
Acquisizione ultima 24/04/2009
Inventario Stato 1924-1960 n. 43
Archivio fotografico MC 099-112
166
Semicerchio scanalato
con due palline
È un telaio a forma di segmento circolare
ad una base, che presenta una scanalatura
interna. Messo in rotazione da una macchina
rotativa, le sferette di uguale massa poste
nella scanalatura, per effetto della forza
centrifuga, si portano nei punti più distanti
dall’asse di rotazione.
Accessori Macchina rotativa
Misure 37 cm, 19 cm, 2 cm
Materiali Acciaio
Costruttore Bernardi Apparecchi di fisica Trento
Periodo di costruzione 1937
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 99 lire
Collocazione Armadio 11
Acquisizione ultima 24/04/2009
Inventario Stato 1924-1960 n. 109
Archivio fotografico MC 121
meccanica
167
Serie di macchine
pneumatiche
La macchina pneumatica è un dispositivo che,
mosso a mano o a motore, serve a rarefare
l’aria in uno spazio determinato. Due sono
i tipi di macchina pneumatica: quella ad un
cilindro e quella a due cilindri. Si tratta dunque
di uno strumento impiegato per studiare
tutta una serie di fenomeni che avvengono ad
una pressione inferiore a quella atmosferica
(sarebbe infatti improprio parlare di vuoto,
dal momento che la totale estrazione dell’aria
all’interno della campana di vetro risulta
impossibile per costruzione).
Le pompe [4] e [6] sono munite di vacuometro.
Misure [1] 1,5 cm, 3.5 cm (diametri), 38 cm (altezza)
[2] 18 cm, 38 cm, 48 cm
[3] 50 cm, 60 cm, 143 cm
[4] 48 cm, 68 cm, 135 cm
[5] 49 cm, 95 cm, 149 cm
[6] 27 cm, 48 cm, 52 cm (altezza)
Materiali Vetro, ottone e ferro
Costruttore Officine Galileo, Firenze, Damiani,
Ferdinad Ernecke, Berlino S. W.
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto [1 ] 33, [2] 15, [3] 1122, [4] 250, [5]
200, [6] 180 lire
Collocazione Armadio C
Acquisizione ultima 29/03/2010
Inventario Comune 1940 n. [1] 63, [2] n. 60,
Stato 1924-1960 n. [3] 63 (pezzo numerato 155.284),
Comune 1940 [4] n. 52, [5] n. 51 [6] n. 53
Archivio fotografico MC 122-132
[1] Pompa aspirante e premente
[2] Pompa aspirante
168
[3] Pompa pneumatica ad olio tipo Fleuss
[4] Pompa pneumatica a cremagliera
[5] Pompa pneumatica rotativa a due stantuffi
[6] Pompa pneumatica
meccanica
169
Sestante
È uno strumento utilizzato per misurare l’altezza di un astro
celeste rispetto all’orizzonte. Tecnicamente la misura si effettua
facendo collimare l’oggetto con l’orizzonte. Sulla scala, tramite
un oculare, si legge direttamente l’angolo di elevazione.
La scala di un sestante è di 60°, pari ad 1/6 di circonferenza.
In ogni tempo alcune civiltà hanno trovato il coraggio di
avventurarsi in mare aperto, senza alcun contatto visivo con
la costa e questo era possibile solo con le capacità di sapersi
orientare utilizzando qualche piccolo segnale. Lo strumento
che serve a misurare l’altezza del Sole all’orizzonte è il sestante.
Misure 32 cm, 11 cm
Materiali Ottone
Inventore John Hadley e Thomas Godfrey
Stato di conservazione Mediocre
Valore d’acquisto 150 lire
Collocazione Armadio 6
Acquisizione ultima 18/02/2008
Inventario Comune 1940 n. 221
Archivio fotografico MC 133-137
170
Sferometro
Lo strumento è formato da un treppiede che,con i suoi
punti di appoggio forma un triangolo equilatero. Al centro
del treppiede è montata una vite micrometrica, dal passo di
0,01 mm. Lo spostamento massimo è di 5 mm da entrambe
le parti, misurabile tramite la scala graduata verticale. All’altra
estremità della vite è presente un disco di acciaio diviso in
cento parti. Lo sferometro è uno strumento molto sensibile che
permette di misurare piccoli spessori(lastre di vetro o metallo)
e raggio di curvatura di oggetti sferici (lenti).
Lettura di un centesimo di millimetro.
Misure 6,5 cm (altezza),
3,5 cm (diametro),
1,4 cm (diametro)
Materiali Acciaio
Periodo di costruzione 1928
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 98 lire
Collocazione Armadio 11
Acquisizione ultima 19/04/2010
Inventario Stato 1924-160 n. 42
Archivio fotografico MC 188-189
meccanica
171
[1] Sistema di tre carrucole fisse e tre mobili
172
Sistemi di carrucole
[1] Ad uno stesso sostegno di legno
orizzontale sono sospese carrucole fisse,
mobili e una taglia a tre coppie di carrucole.
Le pulegge di ottone son sostenute da staffe
di ottone. L’apparecchio verifica con buona
approssimazione che nella carrucola fissa la
potenza uguaglia la resistenza, nella mobile la
potenza è la metà della resistenza, nella taglia
la potenza è un sesto della resistenza.
[2] Al sostegno di legno orizzontale è fissata
una combinazione di carrucola fissa e due
carrucole mobili. Anche questo strumento
serve a verificare la relazione fra potenza e
resistenza.
Accessori Pesetti di ottone e di metallo
di varia taratura
Misure [1] Asta orizzontale 92 cm,
asta verticale 88 cm; 35 cm, 25 cm (base),
carrucole: 5 cm, 4 cm, 3 cm (diametri),
[2] asta verticale 90 cm; supporto orizzontale
30 cm, 6 cm, 30 cm, 27 cm (base),
carrucole: 4,6 cm (diametro)
Materiali Legno, ottone, metallo
Costruttore Proviene dalla Regia Scuola speciale di
agricoltura (Tecnici di laboratorio)
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 200 lire
Collocazione Armadio 11
Acquisizione ultima 16/04/2010
Inventario Comune 1940 n. 2
Archivio fotografico MC [1] 138-147, [2] 148-150
[2] Sistema di una carrucola
fissa e due mobili
meccanica
173
Tellurio con lunario [1]
L’apparecchio è inserito in una custodia di legno ed è formato
da un disco di ottone poggiato su un treppiede. Al centro del
disco vi è una sfera rappresentante il sole e sul bordo esterno è
fissata una sfera (il pianeta) e piccole sferette (le lune).
È un modello planetario di tipo copernicano per illustrare
il moto terrestre e lunare intorno al Sole. Il dispositivo può
essere azionato a manovella grazie ad una serie di ingranaggi
in modo da simulare con diverse approssimazioni i moti.
174
Tellurio in custodia [2]
Pezzi mancanti Corda da rettificare
Misure [1] 60 cm (asta orizzontale),
43 cm (altezza), [2] 54,5 cm (altezza), 32 cm
(larghezza), 37 cm (profondità)
Materiali Legno, ottone, ferro
Costruttore [1] Ditta Vallardi,
[2] Berge London late Ramsten,
Valore d’acquisto [1] 305 lire
Stato di conservazione Mediocre
Collocazione specifica Armadio 3
Acquisizione ultima 14/03/2008
Inventario [1] Stato 1971-1981 n. 678
Archivio fotografico [1] MC 194-195, [2] MC 166-169
meccanica
175
Tornio a pedale di precisione
Il tornio è montato su un banco per lavoro a
pedale, ed è fornito dei seguenti accessori:
Coppia a patrona, disco divisore, supporto
a croce e supporto a mano, piattaforma di
250, mandrino a otto viti, a due guancialetti,
menabrida, 4 chiavi di servizio, staffe
montaggio motore e interruttore e tiranti
comando, sugattolo al cromo ritorto per
tornio a pedale, serie di 8 bulini.
Il dispositivo è una macchina utensile per
qualsiasi lavoro di precisione.
Misure 100 cm (lunghezza banco),
50 cm (dista nza tra le punte),
12 cm (altezza delle punte)
Materiali Legno, ferro, ghisa
Costruttore Officine Galileo, Firenze, di tipo B-4
(pezzo numerato 136.364)
Periodo di costruzione 1928-29
Stato di conservazione Mediocre
Collocazione Armadio B
Valore d’acquisto 4.000 lire (tornio),
40 lire (sugattolo), 36 lire (bulini)
Acquisizione ultima 11/06/2010
Inventario Stato 1924 n. 46, 49, 50
Archivio fotografico MC 190-193
176
Tubo ad U per la dimostrazione
della legge di Boyle
Sopra una tavoletta di legno, disposta verticalmente su
una base quadrata anch’essa di legno, è fissato un tubo di
vetro a forma di J, il cui ramo più corto è chiuso. Accanto a
quest’ultimo è presente una scala graduata (da 0 a 11 cm.)
che misura il volume di gas all’interno del tubo; accanto al
ramo più lungo è presente una scala graduata per la misura
delle altezze (da 0 a 80 cm.).Gli zeri delle due scale si trovano
in corrispondenza di una medesima riga orizzontale posta
poco sopra la curva ad U del tubo di vetro. Dietro la tavoletta
è fissato una canna torricelliana per misurare la pressione
atmosferica locale,espressa in mm di mercurio. Con tale
strumento si verifica la legge di Boyle-Mariotte.
Accessori Mercurio
Misure 20 cm, 20 cm (base), 86 cm (altezza)
Materiali Legno, vetro
Inventori Mariotte e Boyle
Costruttore Tecnomasio, Milano
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Mediocre
Pezzi mancanti La canna torricelliana è rotta e manca la vaschetta
contenente mercurio
Valore d’acquisto 15 lire
Collocazione Armadio 1
Data di acquisizione 15/06/2010
Inventario Comune 1940 n. 65
Archivio fotografico MC 170-171
meccanica
177
Tubo per la caduta
dei gravi nel vuoto [1]
[1] È un tubo di vetro lungo 92 cm. chiuso
ermeticamente in cui è stato praticato il vuoto.
In esso sono presenti un pezzo di piombo,
uno di sughero,uno di carta e una piuma.
Capovolgendo il tubo si osserva che i corpi
raggiungono l’altra estremità nello stesso
istante,confermando l’ipotesi di Galileo,
secondo cui tutti i corpi cadono nel vuoto con
la stessa velocità, indipendentemente dalla
loro massa.
[2] Nel tubo con chiavetta, lasciando penetrare
un po’d’aria si manifestano differenze nella
velocità di caduta dei suddetti corpi.
178
Tubo per la caduta
dei gravi con chiavetta [2]
Tubo di Newton
Accessori Pompa pneumatica
Misure [1] 92 cm (lunghezza), 4 cm (diametro),
[2] 154 cm (lunghezza), 7,5 cm (diametro)
Materiali Vetro, piuma,sferetta di piombo,
carta e sughero
Inventore Isaac Newton
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Collocazione Armadio 15
Acquisizione ultima 5/03/2010
Valore d’acquisto [1] 57,95 lire [2] 60 lire
Inventario [1] Stato 1924-1960, n. 132
[2] Comune 1940 n. 16,
Archivio fotografico MC 151-157
meccanica
179
Vaso di Tantalo
Sifone intermittente
Il vaso di Tantalo è un recipiente con il fondo attraversato
da un tubo ripiegato che funziona da sifone. L’acqua viene
immessa nel vaso con un cannello di portata minore di quella
del tubo ripiegato. Appena il livello dell’acqua copre il gomito
del sifone quest’ultimo entrerà in funzione e non cesserà di
agire fino a quando il livello dell’acqua nel bicchiere non sarà
sceso al di sotto dell’orifizio libero del sifone.
È il principio del sifone. Il nome è in relazione alla leggenda del
supplizio di Tantalo.
Misure 25 cm (altezza),
9 cm (diametro)
Materiali Vetro
Costruttore Società italiana
apparecchi scientifici, Milano
Periodo di costruzione 1924
Stato di conservazione Ottimo
Valore d’acquisto 16,50 lire
Collocazione Armadio 17
Acquisizione ultima 09/02/2008
Inventario Stato 1924-1960 n. 10
Archivio fotografico MC 158-159
180
Vite di Archimede
La vite di Achimede, detta anche coclea,
è un dispositivo elementare per sollevare
un liquido. La macchina è costituita da
una spirale di vetro avvolta su un supporto
metallico provvisto di manovella che consente
ad esso di ruotare. La parte inferiore del tubo
è immersa nell’acqua della vaschetta solo
per un tratto del suo percorso. Tale posizione
permette alla massa d’acqua incamerata di
essere frazionata in parti separate da una bolla
d’aria che risucchia altra acqua.
La vite di Archimede non solo serve per
sollevare liquidi ma anche materiale sabbioso,
ghiaioso o frantumato. È ancora oggi usata
per sollevare acqua per l’irrigazione, ma
anche per sollevare il grano e confinarlo nei
silos. È anche usata in Olanda per il continuo
drenaggio di acqua dai Polder accoppiata a
motori che ne permettono il funzionamento.
Misure Vaschetta 40 cm, 13.50 cm, 8 cm,
Spirale 34 cm (lunghezza)
Materiali Vetro-metallo
Inventore Archimede
Costruttore Officine Galileo, Firenze
Periodo di costruzione 1934
Stato di conservazione Ottimo
Valore d’acquisto 107 lire
Collocazione Armadio 17
Acquisizione ultima 08/02/2008
Inventario Stato 1924-1960 n. 77
Archivio fotografico MC 160-165
meccanica
181
L’ottica è la parte della fisica che descrive il comportamento
e le proprietà della luce e l’interazione della luce con la materia.
L’obbiettivo della scienza non riguarda le cose in sè,
come i dogmatismi immaginano nella loro semplicità, ma le relazioni fra le cose;
al di fuori di queste relazioni non esiste realtà conoscibile.
[J.C. Maxwell]
182
Ottica
183
Anelli di Newton
Due lenti di vetro,una piano convessa di
curvatura assai grande e l’altra piana, sono
montate su una struttura in ghisa e premute
una contro l’altra da tre molle, la cui tensione
è regolabile con viti di registro. I due vetri
imprigionano un cuneo d’aria che attraversato
da un fascio di luce incidente normalmente
la superficie piana della lente, genera una
serie di frange di interferenza circolari o
anelli. La formazione di questi anelli è dovuta
all’interferenza tra la luce riflessa e la luce
trasmessa. La distanza tra i vari anelli non è
costante, ma dipende dalla curvatura della
superficie che delimita il “cuneo d’aria”.
Il punto di contatto delle lenti appare scuro
per riflessione ed è il centro degli anelli.
Newton si occupò a lungo del fenomeno degli
anelli colorati di questo sistema ottico, poiché
era difficile darne una spiegazione secondo la
sua teoria della luce che supponeva costituita
da particelle.
Accessori Laser, lente convergente
Misure 24,5 cm (altezza), 7 cm (diametro esterno),
4 cm (diametro)
Materiali Legno, metallo, vetro
Inventore Isaac Newton
Costruttore Officine Galileo, Firenze
Stato di conservazione Ottimo
Valore d’acquisto 162 lire
Collocazione Armadio 9
Acquisizione ultima 08/02/2008
Inventario Stato 1924-1960 n. 103
Archivio fotografico OT 001-003
184
Apparecchio di Müller
È un contenitore semicilindrico in vetro
e metallo verniciato, per lo studio della
rifrazione della luce nei liquidi. Sulla parete
piana è posta una fenditura per la luce.
All’interno della superficie curva è posta una
scala per la misura dell’angolo di rifrazione
Misure 32 cm, 17 cm, 12 cm
Materiali Vetro e ferro
Inventore Müller
Costruttore Ditta Bernardi Gaetano
Periodo di costruzione 1924
Stato di conservazione Buono
Collocazione Armadio 3
Acquisizione ultima 11/02/2009
Valore d’acquisto 103 lire
Inventario Stato 1924-1960 n. 3
Archivio fotografico OT 004
Ottica
185
Cannocchiale
astronomico [1]
Cannocchiale terrestre
con oculare oscuro
di ricambio [2]
Cannocchiale con corpo e sostegno d’ottone,
movimento verticale ed orizzontale, oculare a
cremagliera.
Misure [1] 65 cm, 7 cm (diametro)
[2] 70 cm, 5,2 cm (diametro)
Materiali Ottone, legno
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione [2] Buono, [1] mediocre
Valore d’acquisto [1] 30 lire, [2] 300 lire
Collocazione Armadio 6
Acquisizione ultima 30/03/2009
Inventario Comune 1940 [1] n. 112, [2] n. 113
Archivio fotografico OT 005-006
186
Disco di Newton
Un cartoncino diviso radialmente in settori di
diversa estensione angolare e di diversi colori
è posto in rapida rotazione attorno ad un asse
metallico passante per il centro. L’ampiezza
di ciascun settore dipende dalla lunghezza
d’onda dei sette colori dell’arcobaleno: rosso,
arancio, giallo, verde, azzurro, indaco, violetto.
I colori, per effetto della persistenza delle
immagini sulla retina, si fondono nell’occhio,
per cui il disco appare bianco. Il colore non
appare perfettamente bianco ma grigio perché
i colori dei vari settori non sono perfettamente
uguali a quelli naturali dello spettro della luce
bianca.
Accessori Macchina rotativa
Misure 34 cm (diametro)
Materiali Cartone, ottone, ferro
Inventore Isaac Newton
Periodo di costruzione 1935
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 30 lire
Collocazione Armadio 9
Acquisizione ultima 12/02/2008
Inventario Comune 1940 n. 121
Archivio fotografico OT 007-008
Ottica
187
Disco per esperienze di ottica
Disco di Hartl
Il disco di Hartl, detto anche disco ottico, è costituito
da un disco metallico montato su un supporto assiale
attorno al quale può ruotare. Il bordo del disco ha
una scala graduata in settori circolari di apertura di
un grado. È accompagnato da una serie di accessori
di vetro o di plexiglas che possono essere fissati al
centro del disco (uno specchio concavo o convesso,
un corpo circolare, un corpo semicircolare, un prisma
triangolare retto, ecc...). Quando uno o più sottili
fascetti di luce attraversano i corpi ottici, risultano
evidenti e determinabili le direzioni dei raggi luminosi.
Lo strumento viene impiegato per esperienze di ottica
geometrica.
Accessori Carter per lampada
Misure 31 cm (diametro), 48 cm (altezza),
12 cm (spessore)
Materiali Ferro, cartone, specchi e lenti
Inventore Hartl
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 330 lire
Collocazione Armadio 10
Acquisizione ultima 28/03/2008
Inventario Comune 1940 n. 106
Archivio fotografico OT 006
188
Epidiascopio
Grande proiettore
con camera Schuckert
Strumento ottico che consente di vedere,
proiettata su uno schermo, l’immagine
ingrandita di oggetti, di testi, ecc.,
sfruttandone la trasparenza o la riflessione.
Il modello possiede obiettivi separati per
proiezioni episcopiche per oggetti opachi e
diascopiche per diapositive.
Misure 58 cm, 40 cm, 33 cm
Materiali Metallo e base di legno
Costruttore H. Ernemann Akt- Ges.Dresden
Periodo di costruzione Primi del Novecento
Stato di conservazione Mediocre
Valore d’acquisto 10 lire
Lo strumento è dotato di numerose diapositive
al bromuro di argento.
Collocazione Armadio 2
Acquisizione ultima 30/04/2009
Archivio fotografico OT 009-009 bis
Ottica
189
Lampada ad incandescenza
ad alcool o a benzina
Durata di una carica (500 g) ore 3-4. Intensità luminosa 250-
300 candele. Becco separato per benzina o alcool da sostituirsi
a quello delle lampade onde usarla con l’uno o l’altro
combustibile. Serviva per proiezioni e per fotografia.
Materiali Rame, ottone
Costruttore Rinaldo Damiani,
Venezia
Periodo di costruzione
Antecedente 1940
Stato di conservazione Mediocre
Valore d’acquisto 15 lire
Collocazione Armadio 3
Acquisizione ultima 29/03/2010
Inventario Comune 1940 n. 101
Archivio fotografico OT 010
Lampada al magnesio
È un cilindrico metallico su treppiede dotato
di manico; dal cilindro sporgono una levetta,
una chiavetta e uno specchio parabolico. La
levetta aziona un meccanismo ad orologeria
interna al cilindro che mette in movimento
una piccola puleggia; la chiavetta esterna
serve a caricare il meccanismo.Sulla puleggia
è avvolto un grosso filo di magnesio che
sbuca nel fuoco dello specchio parabolico.
Il magnesio, bruciando, produce una intensa
luce che viene riflessa dallo specchio.
La lampada serve per produrre luce di forte
intensità.
Misure 20 cm, 23 cm, 22 cm
Materiali Rame, ottone
Periodo di costruzione Primi del Novecento
Stato di conservazione Cattivo
Valore d’acquisto 20 lire
Collocazione Armadio 3
Inventario Comune 1940 n. 99
Archivio fotografico OT 011
190
Lente biconvessa
La lente è formata da due superfici sferiche
convesse di vetro, più spessa al centro e più
sottile ai bordi. La lente è inclinabile, dotata
di un bordo di legno ed è fissata, tramite una
forcella, ad un supporto di legno.
Posta la lente di fronte ad una sorgente
luminosa, in modo che i raggi risultino
paralleli all’asse ottico, questi convergeranno
in un punto detto fuoco.
Poiché i raggi luminosi sono anche sorgenti
di calore, si verifica una concentrazione
di energia nel fuoco tale da bruciare, per
esempio, un pezzetto di carta: ciò giustifica il
nome di “fuoco” attribuito a detto punto.
Misure 15 cm (diametro della lente),
30 cm (distanza focale), 56 cm (altezza)
Materiali Ottone, vetro, legno
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 187 lire
Collocazione Armadio 16
Acquisizione ultima 26/02/2008
Inventario Stato 1924-1960 n.92
Archivio fotografico OT 012-013
Ottica
191
Polariscopio di Norremberg
Polarizzazione rettilinea della luce e mezzi polarizzanti
L’apparecchio è un banco ottico adatto per
dimostrazioni su schermo. Un’asta girevole
intorno ad un fulcro porta vari cursori nei quali
si applicano i seguenti accessori in dotazione:
lastra di vetro trasparente orientabile a
piacere, con legatura metallica e forcella;
specchio di vetro nero; pila di vetri; vari
polaroidi; lenti e diaframmi; lamine di quarzo,
mica e resine sintetiche. Lo strumento viene
utilizzato per la polarizzazione della luce per
riflessione, per rifrazione, per diffusione, per
pleocroismo (Polaroidi).
Le esperienze eseguite con tale apparecchio
consentono di attribuire alla luce una
natura ondulatoria di oscillazione armonica
trasversale.
Accessori Strisce di cartoncino, carter per lampada
Misure 20 cm (larghezza), 45 cm (lunghezza),
5 cm (spessore)
Materiali Legno, lenti polarizzate, specchi neri,
polarimetri
Inventore Gottlieb Christian Norremberg
Costruttore Officine Galileo, Firenze
Periodo di costruzione 1955
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 132.000 lire
Collocazione Armadio 10
Acquisizione ultima 14/03/2008
Inventario Stato 1971-1981 n. 621
Archivio fotografico OT 014-016
192
Specchi di Fresnel
Lo strumento è formato da due specchi neri,
quasi complanari, separati da uno schermetto
scorrevole in apposita guida.
Un fascio di luce proveniente da una sorgente
monocromatica viene riflesso dagli specchi
opportunamente orientati. I due fasci di luce
distinti per riflessione si sovrappongono
e interferiscono, originando una banda
luminosa solcata da frange chiare e scure
che corrispondono ai luoghi di interferenza
distruttiva e costruttiva.
Gli specchi di Fresnel servono a confermare e
a consolidare la teoria ondulatoria della fisica
formulata dal fisico olandese Cristian Huygens.
Misure 33cm (altezza), 13 cm (diametro)
Materiali Acciaio-vetro
Inventore Jean-Fresnel Austin
Costruttore A. Fumeo (Mi)
Periodo di costruzione 1934
Stato di conservazione Ottimo
Valore d’acquisto 240 lire
Collocazione Armadio 9
Acquisizione ultima 08/02/2008
Inventario Stato 1924-1960 n. 76
Archivio fotografico OT 017
Ottica
193
Specchi piani ad angolo
Questo semplice apparecchio si presta bene
per la deduzione del numero delle immagini di
uno oggetto posto tra due specchi ad angolo.
I due specchi montati su telai in ferro girano
a cerniera sopra un asse di acciaio, sostenuto
da una colonna verticale. Fissato α l’angolo
formato dai due specchi, il numero delle
immagini virtuali è: (360°/α - 1).
Inventario Comune 1940 n. 120
Misure 31 cm, 18 cm
Materiali Ferro, ottone, specchio, acciaio
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 60 lire
Collocazione Armadio 10
Acquisizione ultima 18/02/2008
Archivio fotografico OT 037
194
Spettroscopio a prisma
È costituito da due piccoli cannocchiali con i rispettivi obiettivi
posti quasi uno di fronte l’altro e con la presenza fra essi di
un prisma per scomporre la luce bianca nelle sue componenti
cromatiche. Il prisma è montato su di una piccola piattaforma
girevole in modo che orientando in un modo o in un altro gli
spigoli dei prismi, si possa variare l’ampiezza dello spettro.
Uno dei due cannocchiali,nel suo punto di focalizzazione, ha
un comune oculare che serve per l’osservazione dello spettro,
l’altro invece (chiamato ‘collimatore’), nel proprio fuoco è
provvisto di una fenditura. Nei pressi della fenditura si pone
la sorgente luminosa(una fiamma di candela o una lampadina
ad incandescenza o al neon) da analizzare. Dopo aver regolato
la fenditura in modo che questa sia più chiusa possibile
in relazione alla luce incidente,si focalizza l’immagine con
l’oculare e se tutto è collimato,si vedono gli spettri della luce.
La fenditura deve essere parallela allo spigolo del prisma.
Accessori Candela
Misure Cannocchiale 15 cm
(larghezza), 1,9 cm (diametro),
piattaforme 11,9 cm,
13 cm (diametri)
Materiali Ottone, vetro
Costruttore R. Damiani
Periodo di costruzione 1934
Stato di conservazione Mediocre
Valore d’acquisto 660 lire
Collocazione Armadio 10
Acquisizione ultima 21/04/2009
Inventario Stato 1924-1960 n. 75
Archivio fotografico OT 018-021
Ottica
195
Stereoscopio tipo grande
Strumento ottico nel quale si inserisce una cartolina
con due fotografie leggermente diverse, ottenute
fotografando lo stesso oggetto con due obiettivi
opportunamente distanziati. La differenza tra le
immagini dei due occhi è detta disparità binoculare. Si
ha l’impressione di vedere un’unica fotografia in rilievo
in quanto si ha una simultanea visione dell’oggetto
con entrambi gli occhi. Poiché gli occhi guardano da
posizioni leggermente diverse, l’immagine dell’oggetto
rilevata da un occhio è differente di poco dall’altra;
le due immagini si sovrappongono nel cervello
dell’osservatore dando la percezione del rilievo
(visione stereoscopica).
Questo fenomeno è utilizzato per esempio nella
ricognizione fotografica aerea.
Accessori 4 cartoline
Misure 31 cm (lunghezza),
13 cm (larghezza)
Materiali Legno, vetro e metallo
Inventore Charles Wheatstone
Costruttore Officine Galileo, Firenze
Periodo di costruzione 1937
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 58,50 (Stereoscopio),
18 lire (cartoline)
Collocazione Armadio 9
Acquisizione ultima 4/03/2008
Inventario Stato 1924-1960 n. 101 e n.102
Archivio fotografico OT 022
196
Stroboscopio
Tamburo con fenditure
Lo stroboscopio è formato da un tamburo con fenditure
di uguali dimensioni e a uguale distanza l’una dall’altra,
girevole intorno ad un asse in ferro. All’interno del tamburo si
posizionano delle zone figurative divise in tanti settori quante
sono le fenditure. Facendo ruotare lo stroboscopio in modo
rapido e regolare, si intravedono, attraverso le fenditure, con
continuità le figure e quindi le fasi successive di un’azione
animata.
Misure 26 cm (diametro), 40 cm (altezza)
Materiali Metallo, cartone
Costruttore Max Kohl A.G. Chemnitz
Stato di conservazione Ottimo
Valore d’acquisto 40 lire
Collocazione Armadio 15
Acquisizione ultima 05/02/2008
Inventario Comune 1940 n. 18
Archivio fotografico OT 023-036
Ottica
197
Et ignem regunt numeri
[Fourier, 1822]
La termologia è il settore della fisica
che si interessa dei fenomeni termici,
ovvero studia quei fenomeni
in cui hanno una grande importanza
la temperatura e il calore.
198
199
Anello di Gravesande
Su una base di legno è inserito un sostegno
cilindrico a stelo ricurvo, recante all’estremità
libera una catenella di 11 cm che sostiene
una sfera di ferro. A tale sostegno è avvitata
un’asticella che reca ad una estremità un
anello in ottone il cui diametro interno è
leggermente più grande di quello della sfera.
La sfera di ferro a temperatura ambiente passa
agevolmente attraverso l’anello. Riscaldata
con un Becco Bunsen, non lo attraversa
più attraverso l’anello. Quando la sfera si
raffredda, attraversa nuovamente l’anello.
Con questo strumento si mette in evidenza
la dilatazione cubica dei solidi sottoposti a
riscaldamento.
Accessori Becco Bunsen
Misure 27.50 cm (altezza), 27 mm (diametro sfera),
28 mm (diametro anello)
Materiali ottone,ferro,legno
Inventore Willem Jacob Gravesande
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 15 lire
Collocazione Armadio 18
Acquisizione ultima 26/02/2008
Inventario Comune 1940 n. 80
Archivio fotografico TE 001-004
200
Apparecchio per la dimostrazione
del fenomeno del rigelo
L’apparecchio è formato da un cilindro cavo di ottone,
che presenta cinque fori alla base e altrettanti nella
parte bassa della superficie laterale e da sei dischi in
ghisa, di raggio variabile impilati in un asse di legno.
Se si pone del ghiaccio all’interno del cilindro e si
aumenta gradualmente la pressione con l’ausilio dei
dischi si determina un abbassamento del punto di
fusione.
Accessori Ghiaccio
Misure 7,5 cm (diametro), 7,5 cm (altezza),
dischi da 5 a 2,8 cm (diametro)
Materiali Ottone, legno, ghisa
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 60 lire
Collocazione Armadio C
Acquisizione ultima 27/04/2010
Numero d’inventario Comune 1940 n. 97
Archivio fotografico TE 064
201
Apparecchio Despretz
La sbarra in ottone omogenea è sostenuta da piedi
in ferro e separata termicamente da essi mediante
piastrine isolanti. I sei fori della sbarra si riempiono
parzialmente di mercurio e vi si introducono i sei
termometri uguali, che all’inizio segnano la stessa
temperatura. Si riscalda l’estremo sporgente della
barra con un becco Bunsen, avendo cura di difendere
i termometri con una doppia parete di alluminio.
Man mano che la barra si riscalda la temperatura dei
termometri aumenta e dal termometro più vicino alla
doppia parete a quello più lontano si avrà alla fine una
lettura delle temperature inversamente proporzionali
alle distanze dalla fonte di calore.
Accessori Becco Bunsen
Misure 78 cm, 28 cm, 47 cm
Materiali legno, ferro, rame, ottone, vetro
Inventore Costruttore Officine Galileo,
Firenze
Periodo di costruzione 1926
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 400 lire
Collocazione Armadio 18
Acquisizione ultima 14/02/2008
Inventario Stato 1924-1960 n. 29
Archivio fotografico TE 007-009
202
Apparecchio di Hope
per la massima densità dell’acqua
L’apparecchio è formato da un cilindro di plexiglas con un
manicotto di ferro nella parte centrale e due fori, uno al di
sopra l’altro al di sotto di esso, nei quali si adattano due
termometri in modo che i loro bulbi penetrino nel recipiente.
Riempiendo di acqua il recipiente e mettendo ghiaccio nel
manicotto, si nota che la temperatura del termometro inferiore
si abbassa, raggiunge 4°C circa e poi rimane stazionaria. Dopo
comincia ad abbassarsi quella del termometro superiore sino a
4°C e continua fino a 0°C.
La spiegazione della massima densità dell’acqua attorno a 4°C
può essere interpretata nel seguente modo:
Inizialmente le particelle liquide vicine al manicotto si
raffreddano, diventano più dense e scendono nella parte
inferiore del recipiente; quando tutta la massa liquida inferiore
raggiunge i 4°C, l’ulteriore abbassamento della temperatura da
4°C a 0°C rende le particelle meno dense e le fa salire. Nella
parte superiore l’acqua potrebbe anche solidificare ma in basso
continua a rimanere allo stato liquido a 4°C
Accessori Ghiaccio, sale
Misure 34 cm, 15 cm
Materiali lamiera zingata,
plexiglas, vetro
Inventore Thomas Charles Hope
Costruttore BernardiI
Periodo di costruzione 1938
Stato di conservazione Mediocre
Valore d’acquisto 85 lire
Collocazione Armadio 18
Acquisizione ultima 27/04/2009
Inventario Stato 1924-1960 n. 113
Archivio fotografico TE 010-012
Questo fenomeno è di vitale importanza per tutti gli esseri che
vivono nei mari e nei laghi che d’inverno gelano in superficie.
203
Apparecchio del Pizzarello
La parte essenziale dello strumento è formata da due canne
di vetro poste in comunicazione da un robusto tubo di
gomma riempito di mercurio. Le canne sono fissate a supporti
scorrevoli lungo un grande regolo verticale che è diviso in
centimetri ed ha una graduazione ben visibile a distanza.
I supporti possono fissarsi sulle aste di legno laterali mediante
viti di pressione.
L’apparecchio prende il nome da Antonio Pizzarello docente di
Fisica presso il liceo di Macerata nella seconda metà del secolo
scorso, autore di lavori sulle proprietà molecolari dei gas. Le
diverse canne e gli altri accessori (manicotto per la circolazione
di un vapore, lungo bulbo con capillare, tubi a squadra e
palloncini con un cono normale maschio) permettono di
dimostrare la legge di Boyle, di determinare i coefficienti di
dilatazione e di tensione dei gas.
Misure 200 cm, 20 cm
Materiali legno-vetro-acciaio
Costruttore Officine Galileo, Firenze
Periodo di costruzione 1960
Stato di conservazione Cattivo
Valore d’acquisto 131.000 lire
Collocazione laboratorio di fisica
Acquisizione ultima 06/02/2008
Inventario Stato 1971-1981 n. 618
Archivio fotografico TE 005-006
204
Apparecchio per i vapori saturi
Canne barometriche
Una vaschetta in vetro è poggiata sulla base del
supporto;quattro tubi, sorretti in posizione verticale da un
apposito sostegno in legno, sono chiusi superiormente e
aperti all’altro estremo. Uno di questi è una comune canna
torricelliana e serve da barometro. Le quattro canne sono
piene di mercurio e capovolte nella vaschetta anch’essa
contenente mercurio. Mediante un contagocce si introducono
dal basso alcune gocce di un liquido facilmente volatile:
nella prima acqua, nella seconda alcool, nella terza etere. Il
liquido introdotto, avendo densità minore del mercurio, sale
ed evapora nella parte vuota del tubo, mentre il livello del
mercurio si abbassa.
La pressione esercitata dal vapore saturo sulla superficie del
mercurio la si legge direttamente sulla canna barometrica.
Accessori Mercurio, acqua, alcool, contagocce
Misure 17,5 cm, 3,6 cm (vaschetta),
89 cm, 92,5 cm, 100 cm (lunghezza tubi)
Materiali Vetro, supporto in legno
Costruttore Officine Galileo, Firenze
Periodo di costruzione 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 30 lire
Collocazione Armadio 18
Acquisizione ultima 27/02/2009
Inventario Comune 1940 n. 85
Archivio fotografico TE 014-015
205
Apparecchio per la calefazione
Accessori Becco di Bunsen
Misure 25,5 cm (altezza), 9 cm (diametro piastra)
Materiali Ferro, acciaio
Inventore Born Heller
Costruttore Officine Galileo, Firenze
Pezzo numerato n. 179674
Periodo di costruzione Primi del Novecento
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 72 lire
Collocazione Armadio 18
Acquisizione ultima 11/02/2008
Inventario Stato 1924-1960 n. 81
Archivio fotografico TE 013
L’apparecchio è costituito da un sostegno di ferro
con treppiede, da un anello ad altezza variabile e da
due piastre di rame,lievemente concave, una piena e
l’altra bucherellata. Sulla piastra arroventata si fanno
cadere delle gocce d’acqua. Tolta la fiamma si osserva
il fenomeno di calefazione, che si manifesta quando
un liquido viene posto a contatto con una superficie
solida molto calda, a temperatura maggiore del suo
punto di ebollizione. In queste condizioni si formano
delle gocce di liquido di forma pressoché sferica
che, sostenute e avvolte dal vapore per contatto con
la superficie solida, si muovono rapidamente su
quest’ultima.
Il fenomeno è osservabile ad esempio versando poche
gocce di acqua sulla piastra calda di un fornello da
cucina.
206
Becchi Bunsen
Il becco di Bunsen è un bruciatore a gas usato in chimica.
Prende il nome da Robert Wilhelm Bunsen, e brucia un flusso
continuo di gas senza rischio che la fiamma abbia un ritorno
nel tubo e giunga fino alla bombola.
Esso è composto da uno zoccolo con il tubo da cui giunge il
combustibile gassoso e da un tubo verticale, all’imboccatura
del quale viene acceso il gas.
Misure 20 cm, 16 cm,
16 cm, 13 cm
Materiali Ottone, rame
Inventore Robert W. Bunsen
Stato di conservazione Mediocre
Valore d’acquisto 15 lire
Collocazione Armadio 5
Acquisizione ultima 29 /03 /2010
Inventario Comune 1940 n. 169
Archivio fotografico TE 016
207
Bollitore di Franklin
Lo strumento è costituito da due sfere di vetro
collegate mediante un tubicino, anch’esso in vetro.
Nel sistema è stato creato il vuoto ed inserito alcool
colorato.
Raccogliendo il liquido dentro una delle sfere e
riscaldandolo con il semplice contatto della mano il
liquido si sposta nell’altra ampolla e va in ebollizione.
Lo strumento viene utilizzato per dimostrare che i
liquidi bollono nel vuoto a bassa temperatura, poiché
più è bassa la pressione minore è la temperatura di
l’ebollizione.
Misure 23,5 cm, 3,6cm (diametro)
Materiali Vetro, alcool colorato
Inventore Benjamin Franklin
Periodo di costruzione Antecedente 1940
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 4 lire
Collocazione Armadio 18
Acquisizione ultima 09/03/2009
Inventario Comune 1940 n. 95
Archivio fotografico TE 017-024
208
Cassetta di Ingenhousz
Accessori Becco Bunsen, acqua
Misure 20 cm, 7 cm
Materiali Ottone, legno, vetro, acciaio,
rame
Inventore Jan Ingenhousz
Periodo di costruzione 1934
Stato di conservazione Mediocre
Valore d’acquisto 30 lire
Collocazione Armadio 18
Acquisizione ultima 05/02/2008
Inventario Comune 1940 n. 84
Archivio fotografico TE 025-026
Una scatola metallica ha infisse su una parete alcune
sbarrette di eguali dimensioni e di materiali diversi.
La parte che fuoriesce è ricoperta di cera. Versando
acqua bollente dentro la cassetta si osserva che la cera
fonde per tratti di lunghezza diversa; prima fonde la
cera sulla barra di rame, poi sull’alluminio sull’ottone,
mentre non fonde sul legno e sul vetro.
È uno strumento che permette di osservare il
coefficiente di conducibilità termica di diversi
materiali.
209
Croce trimetallica
Lo strumento è formato da tre lamine
sottili disposte a croce: una di rame,
una di zinco e una di ferro.
Su ciascuna di esse si poggia un
fiammifero ad uguale distanza dal
centro della croce. Si accende, al di
sotto, una candela per portarle allo
stesso salto termico. Si accenderà per
primo il fiammifero posto sul rame,
poi quello posto sull’ottone ed infine
quello sul ferro. L’esperienza insegna
che, dei tre metalli, il rame è il miglior
conduttore di calore.
Misure 32 cm, 12 cm, 1,5 cm
Materiali Acciaio - rame - ottone -ferro
Stato di conservazione Ottimo
Valore d’acquisto, 655 lire
Collocazione Armadio 18
Acquisizione ultima 07/02/2008
Inventario Stato 1971-1981 n. 354
Archivio fotografico TE 027-028
210
Distillatore per alcool
Alambicco
Lo strumento formato da una stufa con caldaia e da un
recipiente di raffreddamento, serve per la distillazione
(tecnica di separazione che sfrutta la differenza dei punti
di ebollizione dell’acqua a circa 100° C, e dell’alcool a circa
78° C). Il miscuglio di acqua ed alcool si mette nella caldaia
(posta a sinistra nella foto) e si riscalda. I vapori di alcool,
che si sprigionano dal liquido, passano attraverso un tubo al
serpentino immerso nel secondo recipiente dove circola acqua
fresca, e si condensano. Il liquido ottenuto viene raccolto in
un recipiente posto sul pavimento al di sotto di due rubinetti.
L’alcool così ricavato non è puro perché sono mescolate
piccole quantità di vapore acqueo. Occorrono successive
distillazioni utilizzando il recipiente più piccolo posto sulla
caldaia.
Accessori Legna da ardere,
recipiente raccoglitore
Misure 130 cm (lunghezza),
140 cm (altezza),
50 cm (diametro caldaia)
Materiali Metallo
Periodo di costruzione Primo ’900
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 50 lire
Collocazione Armadio C
Acquisizione ultima 28/05/2010
Inventario Stato 1961 n. 105
Archivio fotografico TE 055-056
211
Igrometri di Daniell
Misure 30 cm, 24 cm
Materiali Vetro-legno
Inventore John Frederick Daniell
Periodo di costruzione 1930
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 50 lire
Collocazione Armadio 18
Acquisizione ultima 05/02/2008
Inventario Comune 1940 n. 88
Archivio fotografico TE 029-030
L’igrometro di Daniell è un apparecchio che si compone di
due bolle di vetro sottile, situate all’estremità di un tubo di
vetro piegato per due volte ad angolo retto. A’ll’interno della
bolla più bassa, riempita a metà di etere è situato un sensibile
termometro. La bolla più alta è ricoperta di mussolina, sulla
quale si versa etere che, evaporando, la raffredda rapidamente.
A causa della differenza di temperatura tra le due bolle l’etere
contenuto nella bolla più bassa distilla in quella più alta. Ne
risulta un abbassamento di temperatura nella prima bolla,
sufficiente a far condensare il vapor d’acqua sulla superficie
esterna del vetro. Al momento della condensazione si legge
sulla scala termometrica interna alla bolla il valore della
temperatura del punto di rugiada. Conoscendo anche la
temperatura ambientale ed utilizzando le tavole della tensione
di vapore saturo, si ricava lo stato igrometrico.
L’igrometro di Daniell serve a determinare l’umidità relativa
di un ambiente. In corrispondenza della temperatura letta sui
due termometri (interno ed esterno) la tabella in dotazione
all’apparecchio fornisce il valore P (tensione di vapore saturo).
212
Igrometro a capello o di Saussure
Lo strumento serve per la determinazione dell’umidità relativa
ed è basato sulla proprietà del capello di allungarsi con l’umidità
o di accorciarsi in aria secca. Il capello sgrassato è fissato
all’estremo superiore dello strumento, scende verticalmente, si
avvolge attorno alla gola di una piccola carrucola mobilissima
ed è tenuto teso da un contrappeso applicato all’estremo
inferiore. La carrucola è saldata ad un indice che può ruotare
davanti ad una scala graduata: lo zero corrisponde all’aria
secca e si ottiene ponendo l’apparecchio sotto una campana
di vetro entro cui l’aria viene essiccata mediante una sostanza
fortemente igroscopica contenuta in una ciotola. Il 100 si
ottiene quando si sostituisce la sostanza igroscopica con acqua
che si lascia evaporare fino al punto di saturazione.
Alcune fibre animali o vegetali hanno la stessa proprietà del
capello e con esse si realizzavano apparecchi popolari come
quello del frate che si copre la testa con il cappuccio quando
l’aria è umida, se la scopre quando è secca.
Pezzi mancanti Termometro, Ago,
carrucola, peso di trazione
Misure 46 cm, 16 cm, 1 cm
Materiali Legno, ottone, capello
Inventore Saussure
Stato di conservazione Cattivo
Collocazione Armadio 1
Acquisizione ultima 25/05/2010
Archivio fotografico TE 066
Lampada di sicurezza Davy
Lampada dei minatori
La lampada di Davy è una normale lampada
con fiamma circondata da una reticella: la
fiamma, per una proprietà della reticella
metallica, non passa all’esterno, ma se il
grisu attraversa le maglie della rete, viene in
contatto con la fiamma e produce un piccolo
scoppio interno che spegne la fiamma e
avvisa della presenza del gas. Questa lampada
veniva usata nelle miniere dove a volte si
determinavano fughe di grisu, un gas formato
prevalentemente da metano. Questo gas
mescolandosi con l’aria forma una miscela
che venendo a contatto con la fiamma,
esplode in maniera paurosa e determina
spesso il crollo delle volte delle miniere.
Misure 27 cm, 8 cm
Materiali Metallo
Inventore Hunphry Davy
Periodo di costruzione 1924
Stato di conservazione Ottimo
Valore d’acquisto 80 lire
Collocazione Armadio 18
Acquisizione ultima 05/02/2008
Inventario Stato 1924.1960 n. 4
Archivio fotografico TE 031
213
Modello di motrice a vapore
tipo verticale
La macchina a vapore è costituita da una caldaia cilindrica
in ferro che poggia su una camera di combustione, aperta
anteriormente e provvista di comignoli per la fuoriuscita dei
fumi di combustione. La caldaia è munita di un indicatore, in
vetro, per il livello dell’acqua, di un foro, chiuso da una vite
per l’ingresso dell’acqua, di un manometro e di una valvola di
sicurezza che si apre automaticamente quando la pressione
supera un valore prestabilito. Dalla sommità della caldaia il
vapore, attraverso un tubo provvisto di rubinetto, raggiunge un
cassetto di distribuzione collegato ad un cilindro. Per mezzo
di un giunto snodato è fissato al volano. Dal cilindro si diparte
un tubo incurvato verso l’alto che porta al suo inizio una
derivazione per lo scarico della condensa. Quindi da energia
termica il vapore si trasforma in energia meccanica.
Misure 33 cm, 13 cm
Materiali Acciaio
Inventore Thomas Newcomen
Pezzo numerato J.F. 567
Periodo di costruzione 1934
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 350 lire
Collocazione Armadio 18
Acquisizione ultima 08/02/2008
Inventario Stato 1924-1960 n. 71
Archivio fotografico TE 032-038
214
Modello di cilindro di macchina a vapore
con cassetto di distribuzione
Nell’apparecchio si distinguono nettamente ed in proporzioni
esatte tutte le parti essenziali della motrice verticale a vapore.
Nelle macchine a vapore, il vapore ad alta pressione viene
inviato in un cilindro, chiuso alle due estremità, in cui il pistone
può muoversi avanti ed indietro di moto traslatorio. Un
sistema biella-manovella, ruotante solidalmente con una ruota,
permette di trasformare il movimento rettilineo del pistone in
un moto rotatorio. Il vapore entra nel cilindro alternativamente
da un’estremità e dall’altra ed in ogni caso l’estremità opposta
a quella di ingresso del vapore permette lo scarico del vapore
preesistente. L’ingresso e l’uscita del vapore sono regolati da
una camera di distribuzione automatica.
Il cilindro con il distributore è l’organo principale nel quale si
compie la trasformazione del calore in lavoro.
Misure 31 cm (lunghezza), 15 cm
(larghezza), 13 cm (altezza)
Materiale Acciaio, ghisa e base
di legno
Inventore Dionigi Papin
Periodo di costruzione 1934
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 55 lire
Collocazione Armadio 18
Acquisizione ultima 12/03/2010
Inventario Stato 1924-1960 n. 70
Archivio fotografico TE 039-041
215
Pendolo a compensazione
Il pendolo a compensazione è costituito da due aste in
ottone e tre di acciaio, ed una massa lenticolare di cui si può
regolare l’altezza. Essendo di materiali diversi, ottone-acciaio,
queste aste subiscono una dilatazione diversa, al variare della
temperatura. Il dispositivo di compensazione è progettato
in modo da garantire l’invarianza del periodo rispetto alla
temperatura.
Le aste di diverso metallo subiscono allungamenti in senso
opposto, per cui la lunghezza utile del pendolo non varia con la
temperatura. Con l’aumentare della temperatura il pendolo si
allunga e quindi per farlo oscillare in modo regolare si accorcia
l’altezza del pendolo in estate; il contrario avviene d’inverno.
Ciò non avviene per il pendolo a compensazione.
Misure 54 cm, 11,5 cm
Materiali Acciaio, ottone
Inventore Georg Graham
Costruttore Officine Galileo, Firenze
Periodo di costruzione 1931
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 102,60 lire
Collocazione Armadio 18
Acquisizione ultima 05/02/2008
Inventario Stato 1924-1960 n. 60
Archivio fotografico TE 042-045
216
Pentola di Papin
Pentola a pressione
La pentola di Papin è un recipiente a pareti robuste, chiusa
ermeticamente da un coperchio munito di una valvola di
sicurezza e poggia su un treppiedi. Man mano che l’acqua della
pentola viene riscaldata, si sviluppa calore, e, poiché questo
non può uscire, la pressione aumenta e l’acqua può arrivare
a temperature superiori a 100° C senza bollire. La valvola di
sicurezza serve ad evitare che la pressione interna del vapore
aumenti tanto da determinare lo scoppio della pentola.
La pentola di Papin è il prototipo della pentola a pressione e
della macchina a vapore. Nell’anno 1690 D. Papin costruì un
modello, assai, imperfetto, di macchina a vapore, dopo aver
inventato la valvola di sicurezza.
Accessori Becco Bunsen
Misure 33 cm, 30 cm
Materiali Metallo
Inventore Denis Papin
Periodo di costruzione 1935
Stato di conservazione Ottimo
Valore d’acquisto 324 lire
Collocazione Armadio 18
Acquisizione ultima 05/02/2008
Inventario Stato 1924-1960 n. 94
Archivio fotografico TE 046-048
217
Radiometro di Crookes
Mulinello di Crookes o Tubo di Crookes
In un bulbo di vetro, dal quale è stata estratta quasi totalmente
l’aria, è sistemata una piccola elica a 4 pale. Ogni pala ha una
superficie annerita e una lucida. Le 4 pale sono collegate a un
mozzo centrale che può ruotare sopra la punta di un ago, con
un attrito trascurabile.
Quando raggi termici o liminici colpiscono il radiometro l’elica
inizia a girare nel senso in cui avanzano le superfici chiare delle
palette, come se si manifestasse una spinta maggiore sulle
facce scure.
Misure 20 cm (altezza), 6 cm (diametro)
Materiali Vetro, mica, ferro
Inventore Sir William Crookes
Costruttore Ditta Iginio Martini, Trento
Periodo di costruzione 1924
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 47 lire
Collocazione Armadio 18
Acquisizione ultima 14/03/2008
Inventario Stato 1924-1960 n. 5
Archivio fotografico TE 057-061
218
Schiacciata di Tyndall
L’apparecchio è costituito da un disco di cera, su un treppiede
di ferro, da un supporto rettilineo con quattro cilindri in
alluminio, ferro, stagno piombo, aventi lo stesso peso e lo
stesso diametro, e da un piatto di alluminio per rifondere
i dischi di cera e rifarne dei nuovi. L’esperienza consiste
nell’immergere i cilindri considerati in un recipiente contenente
acqua a temperatura di 100°C. Con il supporto si appoggiano i
cilindri sulla schiacciata di paraffina.; essi fondono quantità di
cera proporzionali alle rispettive capacità termiche.
Questa esperienza evidenzia il diverso calore specifico dei
metalli e la loro differente conducibilità.
Misure 13 cm (diametro),
20 cm (altezza)
Materiali Schiacciata di cera,
alluminio, ferro, stagno, piombo
Inventore JohnTyndall
Periodo di costruzione 1938
Stato di conservazione Buono
Valore d’acquisto 20 lire
Collocazione Armadio 18
Acquisizione ultima 27/04/2009
Inventario Stato 1924-1960 n. 115
Archivio fotografico TE 049-050
219
Stufa di Regnault
Lo strumento serve per determinare il punto 100 della scala
del termometro centigrado, che rappresenta la temperatura
corrispondente al vapore d’acqua bollente alla pressione
atmosferica normale. Esso è composto: a) di un vaso
cilindrico sul quale è fissato un tubo aperto alle due estremità,
b) di un manicotto concentrico, chiuso inferiormente, che
circonda il tubo e superiormente lo supera in altezza. Un
tappo metallico, che porta al centro un foro circolare, chiude
il manicotto. L’apparecchio poggia su un treppiede di ferro al
di sotto del quale viene messo il becco Bunsen. Il recipiente
contiene acqua che viene portata all’ebollizione; il vapore
prodotto si solleva lungo il tubo penetrando nel manicotto
esterno dal quale esce per mezzo di un tubo orizzontale
posto lateralmente. Un altro tubo mette in comunicazione
direttamente il tubo interno con l’esterno. Questo tubo
termina con un manometro a mercurio che serve a misurare la
differenza di pressione tra l’interno e l’esterno. Il termometro,
di cui si vuoi determinare il punto 100 viene fissato, dentro il
tappo di sughero, nel foro centrale superiore, in modo che il
bulbo non tocchi l’acqua bollente. Inoltre l’estremità superiore
della colonna di mercurio deve fuoriuscire appena dal foro.
Appena la colonna del mercurio ha raggiunto un livello
costante nel tempo, si segna tale livello sul termometro (punto
100). È essenziale, per la corretta determinazione del punto
100 di tenere conto della pressione atmosferica poiché con
essa varia la temperatura di ebollizione dell’acqua.
Accessori Becco di Bunsen
Misure 37 cm (altezza), 10 cm
(diametro cilindro inferiore),
7 cm (diametro cilindro
superiore)
Materiali Ferro e vetro
Inventore Regnault
Costruttore Società italiana
apparecchi scientifici Bernardi,
Milano
Periodo di costruzione 1938
Stato di conservazione cattivo
Pezzi mancanti Termometro
Valore d’acquisto 150 lire
Collocazione Armadio C
Acquisizione ultima 8/3/2010
Inventario Stato 1924-1960 n. 114
Archivio fotografico TE 051-52
220
Termometri differenziali
di Leslie
Lo strumento è formato da un tubo capillare di vetro a U i
cui bracci hanno alla loro sommità due bulbi . Il tubo che è
riempito parzialmente di liquido è fissato su un supporto in
legno graduato, ancorato ad una base anch’ essa in legno.
Quando uno dei tubi viene riscaldato, per esempio con la
mano, l’ aria in esso contenuta, dilatandosi, provoca uno
spostamento del liquido lungo il tubo.
I bulbi del secondo termometro sono forniti di rubinetti.
Misure [1] 13 cm (Diametro di
base), 43 cm (altezza),
[2] 12 cm (Diametro di base),
43 cm ( altezza)
Materiali Legno , vetro
Inventore Leslie
Costruttore Fattura francese
Periodo di costruzione
Antecedente 1940
Stato di conservazione Mediocre
Valore d’acquisto 30 lire
Collocazione Armadio 18
Acquisizione ultima 11/06/2010
Inventario Comune 1940 n. 83
Archivio fotografico TE 065
221
222
dal tonografo
del cagnazzi
al rivelatore
di raggi cosmici
223
Il tonografo
di Luca de Samuele Cagnazzi
Stenico (Trento) 16 agosto 1932 X
Illustre Professore,
Le mando due fotografie – che sono una primizia – del “tonografo” di Cagnazzi.
Per quanti parecchi avessero parlato di questo “tonografo”, presentato –
come Lei sa – da Cagnazzi, iniseme al suo opuscolo sulla “tonografia”, alla
Terza Riunione degli Scienziati Italiani, tenuta a Firenze nel settembre 1841 (e
alla quale prese parte anche Vincenzo Sabini), pure non era stato possibile
rintracciare l’apparecchio costruito dallo stesso inventore.
Alle mie prime ricerche presso il Museo della Storia delle Scienze – sorto in
Firenze in seguito alla Mostra della Storia delle Scienze che ebbe luogo pochi
anni fa – fu risposto che proprio per la mostra erano stati riesumati, e con
somma cura, tutti i vecchi strumenti e che – dato che fra questi non figurava
il “tonografo” – era da escludere che possibilità di poterlo rintracciare. Anzi
mi si fece notare che il verbale della 1 adunanza della Sezione di Fisica e
Matematica (del 16 settembre 1841) riportava che “il Cavalier Cagnazzi si scusa
di non poter presentare il tonografo da esso immaginato”; dal che si doveva
arguire che l’apparecchio fosse stato solo ideato, studiato, ma mai costruito.
Mi fu facile ribattere questa argomentazione mostrando che nel verbale della
3 seduta (18/9/1841) era invece chiaramente detto: “Il Cav. Cagnazzi presenta
il tonografo … espone i principi … dimostra l’uso … e fa dono generoso all[a]
Sezione di questo strumento.”
Al che fu risposto come – dato ciò – si dovesse convenire che l’apparecchio
fosse andato disperso.
Tentai allora di nuovo più vie e così – con mia grande gioia – alcuni
giorni or sono il Prof. Corsini mi potè annunziare che in una cantina era
stato rintracciato un groviglio di roba che, esaminato con cura, risultava
corrispondere al “tonografo” descritto nel verbale del 18 settembre 1841.
L’apparecchio, dopo essere stato messo in ordine, è ora in bella mostra al Museo
delle Storia delle Scienze in piazza dei Giudici ed io l’ho fatto fotografare (intero
ed in dettaglio), oltre che per inviarne copia al Liceo Cagnazzi e al Comune di
Altamura (scrivo negli stessi termini al Podestà Tedeschi), per permetterne la
pubblicazione in una importante opera sopratutto agli studiosi stranieri.
Infatti – come ebbi a dirle – il mio carissimo amico Prof. Cutolo ha scritto una
storia dell’Università di Napoli con lo scopo di illustrare quanto la cultura
universale deve a quell’ateneo. Tale lavoro comprenderà quindi, insieme a brevi
notizie buografiche e alla riproduzione del ritratto – che Lei ebbe la cortesia
di fornirmi – dell’Arcidiacono Cagnazzi un breve accenno al “tonografo”,
convalidato dalla fotografia dell’apparecchio. Penso che riceverà con piacere
queste notizie e La prego di gradire insieme i migliori e i più vivi saluti.
224
Il Tonografo, presentato nel 1841
a Firenze da Luca S. Cagnazzi
(1764/1852) durante la terza
riunione degli Scienziati italiani,
rappresenta un tentativo di
risoluzione al problema della
conservazione delle informazioni
per le generazioni future.
Associando un numero alle diverse
intonazioni e inflessioni della voce,
infatti, l’intenzione di Cagnazzi
era quella di descrivere le voci e
le varie modulazioni attraverso
sequenze numeriche in modo da
facilitarne successive riproduzioni;
non potendo conservare il suono,
dunque, si cercava di fornirne
quantomeno descrizioni fedeli.
Una copia del tonografo, fatta
realizzare dal Conte Celio Sabini, è
conservata nell’Archivio Biblioteca
Museo Civico di Altamura.
Lettera originale (trascritta
nella pagina accanto) e foto del
tonografo originale di Cagnazzi.
(Archivio storico Liceo Cagnazzi).
225
Telescopio con rivelatori MRPC
(Multigap Resistive Plate Chamber)
Il Progetto “la Scienza nelle scuole” EEE (Extreme Energy Events) ha l’obiettivo
principale di capire dove, quando e come nascono i “raggi cosmici” primari che
costituiscono la cenere del Big Bang e di portare la scienza nel cuore dei giovani
attraverso lo studio di eventi cosmici di altissima energia.
La responsabilità del progetto EEE compete al Comitato Tecnico Scientifico
presieduto dal Prof. A. Zichichi - Università di Bologna. Il Liceo Cagnazzi,
su segnalazione del Prof. Romano, direttore del Dipartimento Interateneo
di Fisica e INFN di Bari, ha aderito al progetto nel 2006. Quattro nostri
alunni (B.Cornacchia, C.Colonna, G.Lorusso, C.Petrafesa) insieme alla
prof. ssa R. Pascale hanno partecipato presso il CERN-Ginevra alla costruzione
dei rivelatori MRPC che costituiscono i telescopio. La fase di installazione e di
messa in funzione del telescopio è stata condotta dal prof. M. Abbrescia del
Dipartimento Interateneo di Fisica ed INFN di Bari.
Successivamente la lettura e l’analisi dei dati è stata affidata agli alunni delle
seconde e terze liceo coordinati dalla dott.ssa A. Regano.
Il progetto è stato articolato nelle seguenti 3 fasi:
- Costruzione dei rivelatori MRPC
- Realizzazione del telescopio con MRPC e messa a punto della strumentazione
- Presa dati e analisi
Il sistema di rivelazione modulare del Progetto EEE è un telescopio costituito
da 3 piani di rivelatori MRPC (Multigap Resistive Plate Chamber), inventato
allo scopo di misurare con grande precisione il punto di volo delle particelle
subnucleari incidenti e il suo tempo di attraversamento. Il rivelatore è
estremamente sofisticato, anche se la sua struttura di base è quella di un
semplice condensatore piano formato da una pila di lastre di vetro intervallate da
una miscela di gas (freon ed esafloruro di zolfo). L’area sensibile di ogni piano
è di 1,6 x 0,82 m². La parte sensibile alla incidenza delle particelle ad altissima
energia è costituita da armature metalliche, segmentate in striscioline di rame.
Per la lettura e l’acquisizione dei dati, ad ogni telescopio è associata una catena
elettronica, connessa con un calcolatore tramite una opportuna interfaccia e il
calcolatore è posto in rete con le altre scuole dotate di telescopio.
In prospettiva i dati acquisiti saranno trasmessi via rete ad un opportuno “centro
di raccolta” e archiviati presso il CNAF dell’INFN di Bologna.
Ulteriori e dettagliate informazioni sul Progetto sono disponibili sul sito del
Cento Fermi-Progetto EEE (www.centrofermi.it/eee/).
226
227
228
appendice
il seminario in san domenico ad altamura
229
230
Il Seminario in San Domenico
ad Altamura *
Cristiano Chieppa
Al periodo pugliese, che va dal 1835 circa all’anno della morte, appartengono le
opere che Luigi Castellucci realizzò ad Altamura intorno alla metà dell’800. In
particolare è possibile documentare la presenza dell’architetto bitontino nella
veste di progettista e di direttore dei lavori per la realizzazione del Seminario
di Altamura. Contemporaneamente egli è impegnato, nella progettazione
e costruzione di un’altra importante opera pubblica: il Palazzo Prelatizio di
Acquaviva delle fonti. Ma, mentre quest’ultimo viene progettato e realizzato ex
novo, l’edificio di Altamura richiede all’architetto un paziente lavoro di riduzione
e recupero, come allora si usava dire, indicando con tale locuzione il complesso
di trasformazioni necessarie per adattare un edificio ad una nuova funzione. In
questo caso si trattava di «ridurre» a Seminario un antico convento, quello di
San Domenico, non più popolato dai Frati Predicatori che lo avevano fondato
e amministrato per tre secoli; questa riduzione comportò, come vedremo,
l’ampliamento della antica fabbrica e la conseguente progettazione di porzioni
consistenti della stessa.
Entrambe le opere gli furono commissionate dal Prelato Giandomenico
Falconi, nominato con Bolla Pontificia da Pio IX, prelato Nullius di Altamura ed
Acquaviva e Vescovo titolare di Eumenia.
Costruzioni coeve dunque, nel corso delle quali l’architetto bitontino divide
la sua presenza su entrambi i cantieri a dirigere le maestranze, e non di rado
viene interessato a metter mano agli interni delle cattedrali di entrambe le città,
nonché ad adempiere a lavori di parziale ristrutturazione del Palazzo Vescovile
di Altamura.
La storia della chiesa di San Domenico dell’annesso convento è stata tracciata
in maniera pressoché completa dallo studioso Tommaso Berloco che ha
dedicato numerosissime, pazienti ricerche alle chiese di Altamura. 1
Compendiosamente, attingendo al suo studio su tale complesso pubblicato sul
n. 16 di «Altamura/Bollettino dell’Archivio-Biblioteca-Museo Civico» nel 1974,
possiamo così riassumere le vicende di questa fabbrica:
Nel 1513, in concomitanza con l’arrivo nella città dei Padri Predicatori
Domenicani viene istituita, ad opera del molto Reverendo Padre Baccelliere Fra’
Vito Medio da Montemurro, nel largo antistante la Porta di Matera, una Chiesa
dedicata a San Rocco, santo molto venerato perché ritenuto protettore delle
popolazioni dai pericoli delle epidemie - in quei tempi non infrequenti - ed in
particolare della peste. In quello stesso anno inizia la costruzione dell’edificio
sacro che si protrarrà per oltre un lustro, mentre l’annesso Convento risulta
* Tratto da: Cristiano Chieppa, L’architetto pugliese Luigi Castellucci e il Seminario di Altamura, in
“Altamura Bollettino della ABMC”, n. 44, 2003, pagine 144-160. Si ringraziano l’autore e l’ABMC per
averne consentito la pubblicazione.
1 T. Berloco, Le Chiese di Altamura, XVI, S. Domenico L’ex convento di S. Rocco dei Padri
Domenicani e l’Arciconfraternita del Santissimo Rosario in «Altamura/Bollettino dell’ABMC», n. 16, 1974.
il seminario in san domenico ad altamura
231
ancora in costruzione nel 1571, quando l’Università provvede a rimpinguare le
casse con contributi «per la fabbrica che attualmente si fa». 2
La comunità monastica, ricca di numerose personalità quale ad esempio
il madrigalista del ’500, padre Angelo Ignannino, prospera per due
secoli sovvenzionata - come del resto le altre istituzioni religiose - dalla
Amministrazione Cittadina, ed accresce enormemente il proprio patrimonio per
effetto di lasciti e donazioni di cui all’epoca gli enti religiosi beneficiavano, quasi
sempre in cambio di sepolture cioè di posti dove si potesse - in terra consacrata
- riposare dopo la morte.
Si giunge così all’inizio del ‘700 epoca in cui assistiamo ad una radicale
trasformazione della fabbrica di cui ci occupiamo. In un clima di grande
benessere, conseguente ad alcune ottime annate agricole e di notevole crescita
culturale, 3 tanto da rendere possibile l’istituzione, per volontà della sua gente,
dell’Università degli Studi, la città, emancipata dalla signoria - bonaria, ma pur
sempre onerosa - dei Farnese ha raggiunto una posizione di primo piano nel
Regno di Napoli.
Sotto il profilo edilizio sembra voler gareggiare con sé stessa nel costruire
palazzi e chiese con cupole e campanili che vanno a modificare e a
caratterizzare il panorama cittadino, come è efficacemente rappresentato nella
veduta settecentesca riportata nell’opera dell’Orlandi, 4 (figura 1).
Nella prima metà del settecento la chiesa di San Rocco, «per essere caduta» 5
viene sostituita da una molto più grande, secondo i canoni di un barocco
leggiadro, ariosa, luminosissima, sormontata da una cupola di notevole
dimensione e altezza. Non è dato conoscere il nome dell’architetto che
progettò quest’opera grandiosa e nello stesso tempo raffinata, probabilmente
furono utilizzati modelli già noti ed in uso presso l’ordine dei predicatori.
Contemporaneamente dovette essere ampliato, in proporzione, il convento
per quello che possiamo dedurre dalla vastità del chiostro (m.19 x 19) e del
porticato che lo circonda, la cui altezza misura sei metri all’intradosso delle
volte.
La data 1716 incisa ad altezza d’uomo nei pressi della facciata (che il Berloco.
ritiene apposta in occasione della ultimazione di questa, peraltro mai avvenuta)
potrebbe, secondo noi, indicare l’inizio della riedificazione.
Comunque, la veduta di Altamura dipinta su di una volta nell’Episcopio di
Matera e risalente al 1709 contiene la raffigurazione del complesso monastico
quale era anteriormente alla trasformazione settecentesca (figura 2).
Osservando il particolare che ci interessa - il cui autore, per altri indizi, appare
abbastanza scrupoloso e credibile - possiamo ricavarne:
ɴ che la chiesa di San Rocco fosse piuttosto modesta, asimmetrica nella
2 V. Frizzale, Storia di Altamura, 1755, manoscritto in ABMC.
3 T. Fiore, Il sacco di Altamura, in «Altamura/Bollettino dell’ABMC», n. 9, gennaio 1967, p. 63.
4 Cesare Orlandi Delle Città d’Italia e sue isole adjacenti, Perugia 1770. Voce Altamura.
5 La notizia è tramandata indirettamente in Archivio Generale dell’Ordine dei (Predicatori)
Domenicani(A.G.O.P.), a proposito della vita del frate Giovanni Paladino ed è riportata dal Berloco
alla pag. 83 del lavoro già citato.
232
Dall’alto: (figura 1) veduta di Altamura del 1770; (fgura 2) veduta di Altamura nel 1709;
(figura 3) veduta di Altamura del 1584, particolare.
il seminario in san domenico ad altamura
233
ɴ
ɴ
facciata, con campanile a vela, e orientata come quella attuale;
che, affiancato, ed un poco arretrato, vi fosse il convento, ad essa
proporzionato (a giudicare dal numero delle finestre i vani prospicienti
la facciata non sono più di quattro) e quindi con un chiostro di due o, al
massimo, tre campate, non visibile nel disegno stesso perché nascosto
dalla facciata principale connotata dall’ingresso ben evidente e da due
livelli di costruzione.
che l’ala che si protende verso chi guarda il dipinto, con insieme la
costruzione con tetto spiovente (baracca) fosse una superfetazione dovuta
a necessità di spazi - anche per usi agricoli - scomparsa nel successivo
ampliamento settecentesco. Si potrebbe anche azzardare l’ipotesi che
questa costruzione non sia afferente al convento, ma un edificio ritenuto
minore (la locanda seicentesca, o la chiesa di S. Maria di Loreto o altro
ancora) spostato dal pittore sul lato destro della veduta per non coprire la
parte più importante di questa e cioè la Porta di Matera.
Contrasta con questa posizione l’altra veduta, contenuta nella raccolta Rocca
della Biblioteca Angelica di Roma e datata 1584, nella quale un ignoto frate
agostiniano rappresenta il convento come un organismo unitario, completo di
un vastissimo chiostro con, addirittura, cinque arcate per lato (figura 3).
A spiegare questa apparente incongruenza si può osservare, nello stesso
disegno, che anche il convento degli agostiniani viene rappresentato con un
chiostro a cinque arcate, laddove rilievi dell’inizio del novecento 6 lasciano
intravedere un organismo unitario disposto intorno ad un piccolo chiostro
di sole tre arcate. Cinque arcate, sono anche riportate per il monastero del
Soccorso dove invece se ne contano quattro ancor oggi. È da ritenere, quindi,
che il disegnatore abbia usato lo stesso simbolo - cinque archetti - per tutti i
porticati di tutti i conventi, a prescindere dalla effettiva consistenza degli stessi.
Così chiarita la situazione per la fase più antica, passiamo a chiederci quale sia
stata la effettiva consistenza delle opere realizzate nel corso dell’ampliamento
settecentesco del complesso:
ɴ per analogia con l’imponenza della chiesa, si deve pensare che in questa
fase il chiostro sia stato ampliato sino alla attuale consistenza (quattro
arcate per lato).
ɴ Tutt’intorno, al piano terreno, secondo l’usato schema della maggior
parte dei conventi, il porticato coperto da volte a crociera e, ancora più
esternamente, altri locali di ricevimento: astanteria, cucina, refettorio ecc.
ɴ al primo piano in corrispondenza del porticato le piccole celle dei monaci
affacciate sul cortile interno e, esternamente a queste, corridoi ed altre
stanze.
Questa la situazione nella seconda metà del settecento che vede prosperare la
comunità monastica, attivamente partecipe della vita della città contribuendo
alla sua crescita anche culturale col dare docenti al Regio Studio di cui si è
6 Si tratta di una pianta su carta oleata, relativa all’impianto del macello comunale nel convento
degli agostiniani. In Archivio ABMC Fondo ing. Michele De Nora, non schedata
234
fatto cenno. Sino all’epico 1799 quando anche i frati domenicani nei giorni che
precedettero l’assedio e la conquista della città da parte dell’armata detta della
Santa Fede comandata dal famigerato Cardinale Fabrizio Ruffo furono coinvolti
nei terribili avvenimenti con arresti e fucilazioni perché accusati di essere
simpatizzanti per la Monarchia borbonica e quindi nemici della Repubblica
Napoletana nella quale invece si identificava la maggioranza della popolazione.
Con l’arrivo delle soldataglie provenienti dalla Calabria lo stesso convento fu
occupato divenendo il quartier generale degli assalitori. 7
Superati i momenti tragici la comunità monacale riprese a vivere coltivando,
per quasi un decennio, oltre che la preghiera e la missione, i suoi molteplici
interessi fino al 1808 quando, occupando Gioacchino Murat il reame di Napoli,
questi soppresse tutti gli Ordini religiosi, con la finalità - purtroppo puramente
teorica - di distribuire, a pagamento, i beni confiscati alle povere popolazioni 8 i
numerosi pascoli ed i terreni seminativi venduti a dei signori napoletani.
Con la confisca, il grande manufatto, dapprima occupato da soldataglie francesi
e poi da miserevoli, andò presto in rovina. Come andò in declino l’intera città
con l’economia, la stessa cultura, la ricerca, gli studi e la Università dissestata
finanziariamente e con i suoi uomini liberali di ‘belle lettere’ e di talento
inquisiti, fuggiaschi, epurati.
Nel 1811 un “Progetto per l’organizzazione della Pubblica Istruzione” che
individua strategicamente nel Regno quattro Atenei: a Napoli, Altamura, Chieti
e Catanzaro, ciascuno dei quali dotato di cinque facoltà non troverà alcun
seguito né attuazione.
Intanto intorno alle cospicue rendite di beni confluiti e gestiti sotto la
denominazione di “Monte a Moltiplico” di appannaggio Vescovile 9 ed in sua
mancanza destinate all’istruzione, si accende una annosa accanita disputa
senza esclusione di colpi tra il Clero e la Municipalità, che si concluderà dopo
che fu prodotto Appello alla Corte di Trani con Atto del 1 gennaio 1889, «con
istrumento per Notar Surdi di Altamura del 5 novembre 1890, approvato e reso
esecutivo con R. Decreto del 25 Dicembre 1890» col quale i beni del Monte
passavano al Comune che s’impegnava devolvere una rendita annua di L. 2.782
per istituire quattro borse di studio a favore di alunni altamurani in carriera
ecclesiastica. 10
Documenti rinvenuti nella Collezione delle Leggi del 1813, evidenziano il
Decreto n. 1750: «...così questo Municipio per non essersi dalla Prelatura né
offerte né restituite le rendite del Monte a Moltiplico, giusta gli ordini Superiori,
e per essere questo Edificio di S. Domenico proprietà Comunale, come dal
Decreto del 25 aprile 1813, è nel pieno dritto di riprendersi l’anzidetto locale
7 M. Rotunno, Notizie raccolte sui fatti del 99, Altamura, Portoghese, 1899.
8 T. Berloco, Le chiese di Altamura in «Altamura, Rivista storica/Bollettino dell’ABMC»., n. 16,
1974, p. 70.
9 Sul principio del XVII sec. gli altamurani misero insieme un cospicuo capitale costituito da beni
immobili, armenti e danaro, che avrebbe dovuto fruttare la ‘rendita’ o ‘congrua’ per un vagheggiato
Vescovo. Svanita questa aspettativa tale ricchezza fu destinata col nome di Monte a Moltiplico,
Monte degli Studi o Monte delle Scuole a sostenere il Regio Studio o Università di Studj.
10 Cfr. il manoscritto a firma “Il Segretario V. Mirizzi in Altamura 10 ottobre 1893” in appendice al
volumetto Dritti del Comune di Altamura sul Monte a Moltiplico, Deliberazione Cons. Com. nel 5 dic.
1862, Bari, Tip. Cannone.
il seminario in san domenico ad altamura
235
con tutt’i suoi mobili, adjacenze e pertinenze, e nello stato come attualmente
rattrovasi».
Ribadendo così il principio «...che tutte le Amministrazioni di simili Monti sono
di loro natura laiche, e che non possono mescolarvisi le persone Ecclesiastiche
se non nella qualità di Delegati dal Governo...». 11
Sembra che uno spiraglio si apra in fatto d’istruzione quando viene diramata
una nota ministeriale nel marzo 1815 che parla di istituire un Liceo con o senza
Convitto. Di contro e lestamente l’Autorità Ecclesiastica si adopera in tentativi
di convertire la Università altamurana in un Seminario clericale conforme
agli ordinamenti del Concilio Tridentino e poi più tardi di devolvere le rendite
del Monte ai Reverendi Padri della Compagnia di Gesù perché provvedano
all’insegnamento pubblico. Aspirazioni d’ambo le parti naufragate sul nascere
per ferme opposizioni, che a loro volta tentarono di risollevare le sorti
dell’antico Ateneo.
Alle lunghe schermaglie politiche rinfocolate in ogni sede giunge alfine
inaspettato l’intervento del ‘riformista’ Papa Pio IX regnando Ferdinando II
con sua Bolla Si aliquando del 16 agosto 1848 con la quale sancisce aeque ac
principaliter le due Chiese di Altamura e di Acquaviva, esente dalla giurisdizione
di ogni Ordinario Vescovile, riconoscendo al Re il diritto di nomina e collazione
ed asserendo esservi in Altamura beni ecclesiastici con la rendita di ducati 2000
– scrive Ottavio Serena nelle sue memorie storiche 12 – autorizzava la fondazione
di un Seminario ecclesiastico da servire alla istruzione dei preti delle due Chiese.
«Nel Regio exequatur dato a quella Bolla – continua la nota – è vero, fatti
salvi i diritti di Regio Padronato e dei luoghi Pii laicali per la Chiesa e Città di
Altamura; ma ciò non dimeno Ferdinando II, sordo ai reclami della cittadinanza
altamurana, lasciò aprire il Seminario ecclesiastico…».
La stessa Bolla nominava Giandomenico Falconi Vicario di Molfetta, Arciprete–
Prelato delle due Prelature, che qualcuno asserisce ‘per interposti uffici’ di
suo fratello Stanislao Falconi avvocato generale presso la Suprema Corte di
Giustizia, ottenendo che alla Chiesa di Acquaviva fosse unita l’altra nullius di
Altamura e pertanto nominato Arciprete mitrato di quelle due Chiese aeque ac
principaliter. 13
Considerato un autentico grande Vescovo il cui nome è rimasto inciso nella
Prelatura, il Falconi appena arrivato ad Altamura avviò con il restauro della
Cattedrale i lavori per il recupero dell’antico Convento dei Domenicani per
istituirlo a sede del Seminario Vescovile, incaricando al progetto l’architetto
Luigi Castellucci 14 chiamato altresì a redigere contemporaneamente quello del
Palazzo Prelatizio ad Acquaviva da erigersi ex novo in uno spiazzo lateralmente
al Duomo (d’impianto XII sec. in stile romanico–pugliese) e quindi
addossandolo allo stesso. Monumento che a sua volta viene interessato da una
11 Dritti del Comune di Altamura sul Monte a Moltiplico, Deliberazione Cons. Com. nel 5 dic. 1862,
Bari, Tip. Cannone, cit., p. 15. In una nota a pié pagina 37 si legge : «Non si saprebbe spiegare come
nel 4 dicembre 1837 s’intestasse alla Provincia, n. 4706, discaricandone il Comune».
12 O. Serena, Di un’antica Università di Studi nelle Puglie, Altamura, Leggieri, 1887, p. 54 e segg.
13 G. Firrao, Cenni Storici sulla città di Altamura, Andria, 1880, p. 100.
14 N. Ciccimarra., Cattedrale di Altamura: Storia degli Illustri Prelati e delle Dinastie dall’origine sino
ad oggi, Vol. III, Bari, Tip. Resta, 1966, p. 91.
236
serie di lavori di ‘arricchimento’ interno in parte affidati all’architetto bitontino.
Questi, inoltre non manca di essere coinvolto nella stessa fabbrica del Duomo
dell’Assunta ad Altamura (la cui vicenda storica ha un suo capitolo a parte),
subentrando nella direzione ai lavori di restauro per circa due anni (dall’aprile
del 1859 all’ottobre del 1860) all’indomani dell’esonero di Federico Travaglini
prima e dell’architetto di dettaglio Corradino De Judicibus poi. In quell’ambito
il progettista andrà a disegnare la balaustra in marmo nel Presbiterio, i
confessionali nelle navate laterali e la pavimentazione, attendendo alla loro
realizzazione con maestranze pugliesi quali gli stuccatori fratelli Conti, il
marmoraro bitontino Giuseppe Scala e il napoletano Gaetano Gravone,
affidando invece la fusione del ricco cancelletto bronzeo alla ditta Keppy di
Napoli. 15
Dopo aver preso a censo dalla Provincia di Bari la fabbrica dell’ex Convento
dei Domenicani con l’Istrumento di concessione stipulato dall’Intendente della
Provincia con il Monsignor Prelato Palatino Ordinario di Altamura ed Acquaviva
D. Giandomenico Falconi e solennizzato da Notar Certificatore di Bari D. Gaetano
Calvani dalla data 5 gennaio 1851, n. 93, reg. a Bari lì 8 t. L., Vol. 158, fogl. 37 col
quale:
«Sua Maestà il Re Nostro Signore si è degnata ordinare che l’Edificio dell’ex
Convento de’ Domenicani in Altamura, di proprietà di cotesta Provincia,
venga dato in censo a Monsignor Vescovo di Altamura per addirlo ad uso di
Seminario per l’annuo canone di Ducati dieci, e colla l’espressa condizione
che debba ritornare alla Provincia nel caso che finisca l’oggetto al quale
l’Edificio suddetto viene ora destinato». 16
Si apprestano i lavori, «Ed era un vero spettacolo, veramente nuovo, ed
edificante per il popolo» – racconta Mons. Ciccimarra in una sua cronaca –
«vedere Mons. Falconi, il proprio Pastore, col grembiule dei muratori davanti,
a trasportare tufi e pietre, insieme ad alcuni seminaristi e sacerdoti, […] tanto
che ben presto tutte le macerie del vecchio fabbricato furono sgombrate, e
gettate le fondamenta del nuovo edificio...» E la fabbrica sorse imponente e
maestosa sotto la direzione dell’Architetto Ingegnere Castellucci da Bitonto,
«sino a sorpassare» – come si esprime Francesco Terranova, un dotto scrittore
altamurano,– «i principali edifici della Provincia di Bari. Ed alla costruzione d’un
tale edificio tutti concorsero: Capitolo, Clero, Confraternite, Monte a Moltiplico,
persone e famiglie private». 17
Ci chiediamo, a questo punto quale sia l’effettiva consistenza delle opere
progettate da Luigi Castellucci per il Seminario, cosa non facile da discernere
15 N. Ciccimarra, Storia degli Illustri Prelati e delle Dinastie dall’origine sino ad oggi, Vol. III, Bari, Tip.
Resta, 1966, p. 25.
16 E dagli Agostiniani della Zecca di Napoli l’adjacente giardino per notar Ottavio Giannuzzi di
Altamura in data 11 marzo 1852. Cfr. A.P.B., Sez. Manoscritti, Fondo De Gemmis, b. 12, fasc. 52; 5
gennaio 1851. Cfr. pure A.P.B., Bari, 111, 651; N. Ciccimarra, Cattedrale di Altamura: Storia degli Illustri
Prelati e delle Dinastie dall’origine sino ad oggi, Vol. III, Bari, Tip. Resta, 1966, p. 96, riporta la data 15
marzo 1851.
17 N. Ciccimarra, Cattedrale di Altamura: Storia degli Illustri Prelati e delle Dinastie dall’origine sino
ad oggi, Vol. III, Bari, Tip. Resta, 1966, p. 96.
il seminario in san domenico ad altamura
237
(Figura 4) Pianta del piano rialzato;
nella pagina accanto: (figura 5) pianta del primo piano. (Ing. Michele De Nora)
dato che attualmente l’edificio risulta di molto ingrandito con numerose
aggiunte del secolo XX. Ci soccorrono in questa indagine alcuni rilievi di
questa fabbrica esistenti nell’archivio dell’ABMC, datati 1901 e provenienti
dallo studio di ingegneria di Michele De Nora. Solo cinquant’anni li separano
dagli interventi operati dal Castellucci ed è difficile pensare che in tale breve
spazio di tempo siano intervenute modificaxzioni sostanziali nella consistenza
dell’edificio. Cosicché possiamo ritenere che essi riproducano la situazione
esistente alla data del 1850. In quello che rappresenta il piano rialzato, (figura 4)
si possono distinguere i seguenti elementi:
ɴ il chiostro, corrispondente a quanto ancor oggi esistente:
ɴ i locali ricavati murando il porticato ed altri ancora intorno a questi;
ɴ la scala monumentale che porta al primo piano;
ɴ a sud, due enormi camerate con accesso attraverso due stanze di molto
minore ampiezza.
ɴ Guardando la pianta del primo piano, (figura 5) notiamo la presenza di
- altre due camerate sovrastanti quelle del piano rialzato
238
- la cappella progettata dal Nostro e poi adibita ad Aula di Disegno.
Per concludere:
sono sicuramente da attribuire al Castellucci:
ɴ Il rifacimento della facciata (almeno fino ad un certo punto).
ɴ Lo scalone monumentale che porta dal piano rialzato al primo piano;
ɴ I quattro dormitori per i seminaristi con relative, antistanti camere per la
persona addetta alla sorveglianza
ɴ la capella.
ɴ la chiusura del porticato con murature munite di finestre.
ɴ forse la sistemazione delle cisterne sottostanti il chiostro
il seminario in san domenico ad altamura
239
La facciata
L’edificio, che in quel tempo era in una posizione limitrofa nell’ambito urbano,
oggi prende funzione di quinta scenica del giardino pubblico antistante di
piazza Zanardelli, (figura 6) ed è adibito a prestigiosa sede del Liceo Classico
Statale “Luca de Samuele Cagnazzi” e della stessa antica benemerita istituzione
culturale ABMC (Archivio Biblioteca Museo Civico), autentico scrigno e
geloso custode della storia della città. È ritmato nel fronte da nove finestre
a piattabanda, essenziali e prive di decorazioni di sorta, che si aprono al
primo piano. Al pianterreno otto finestre rettangole incorniciate ne seguono
la cadenza verticale sulla stessa linea e sul declivio verso destra, due piccole
aperture quadrate danno aria e luce ai locali scantinati.
Centralmente invece, il portale sormontato da una balconata predomina la
Dall’alto: (figura 6) veduta del Seminario, cartolina dell’inizio del ’900;
(figura 7) il portale d’ingresso con l’orologio.
240
scena che, seppur complessivamente appare carente di incisive attrazioni
plastiche, presenta un atipico attico decorato a rombi che insistendo sull’ultimo
piano, staglia letteralmente la fabbrica contro il cielo innalzandone il fronte
e, raggruppando il tutto, funge da contenimento, quasi a voler abbracciare
l’edificio intero. Assieme all’orologio che linearmente lo sormonta, il portale
diviene quindi l’episodio fulcro della simmetria in questa compagine
architettonica(figura 7).
Posto sulla sommità di cinque gradini è rinvigorito per tutto il suo profilo da
bugne lisce che pur nella loro semplicità, denotano un sapiente intervento
preparatorio da parte degli scalpellini. Aggetta leggermente prima di
condurre all’androne a botte e successivamente al cortile. Possiamo dire che
stilisticamente e per l’estrema semplicità la fabbrica ci ricorda – ovviamente in
scala differente – il Palazzo Capitaneo di Palese.
Il controllo spaziale della dimensione di facciata è gestito dal solito elemento
triplo degli assi delle finestre che contraddistingue il Nostro in diverse sue
opere. Mentre in Palazzo Capitaneo la ‘tripletta’ delle finestre dettava la
centralità, qui la ritroviamo nell’impaginazione delle ali murarie adiacenti
all’asse di simmetrica portale-orologio.Tre finestre identiche ripetute e poi, verso
il cantone bloccate da un’altra, provvista di una piccola variante: il balconcino,
dal significato estetico più che funzionale, poiché appare solo come elemento
di rinforzo della terminazione dell’edificio, a contenimento dell’impaginazione
spaziale delle ali murarie di facciata. Il palazzo in origine era privo sul lato
destro dell’attuale addizione che oggi altera visibilmente gli oggettivi rapporti
tra i tangibili elementi di facciata la compagine urbana.
Verticalmente, la facciata è scandita da un doppio ordine di finestre su un liscio
intonaco, inciso unicamente da un cornicione marcapiano dal semplice fascione
a sostegno della linea delle finestre. In origine lo zoccolo di attacco a terra era di
conci di pietra sbozzati sino all’altezza delle basi di piedritto del portale.
L’atrio e le sue adiacenze
Varcato il portone di ingresso, e attraversato un breve androne con volta a
botte, sulla destra si accede all’ABMC (Archivio Biblioteca Museo Civico di
Altamura), che occupa, tra l’altro un intero lato dell’ex portico scandito da
volte a crociera sormontanti le scaffalature lignee. Questo genere di ambiente
gira tutt’attorno all’atrio principale quadrangolare dove al di fuori, sulle pareti,
le tompagnature degli archi dell’ex-chiostro e i piedritti superstiti, lasciano
intravedere la posizione esatta degli stessi rimossi visivamente dalla riduzione
eseguita dal Castellucci. Qui un doppio ordine di finestre - arcuate al piano terra
e semplicemente rettangolari e collegate da una cornice al primo - movimenta
lo spazio e la prima sensazione che scaturisce nell’osservatore è di trovarsi
in uno degli innumerevoli cortili delle masserie sparse per la Puglia. Questo a
causa del candore del bianco calcino sulle pareti e per le chianche pavimentali
lisciate in chiara pietra locale. 18
18 La voce dialettale chianca deriva dal latino planca=tavola piana, il termine di uso locale sta ad
indicare la pietra piatta. Cfr. quanto riporta M. A. Micalella in P. Malagrinò, Dolmen e Menhir di
Puglia, Fasano, Schena, 1982, p. 34.
il seminario in san domenico ad altamura
241
La scala monumentale
attraverso un arco di accesso impreziosito dal rivestimento in pietra della
ghiera, si accede al vano dello scalone che collega il piano terra a quello
superiore (figura 8).
Questo elemento ripetuto in molti degli edifici progettati da Castellucci, rispetta
in generale il medesimo schema: un ampio e alto vano con doppia rampa (che
diviene tripla in Palazzo Gentile e Bitonto) che smonta in una porta ad arco
al primo piano che può o meno presentare un pianerottolo balaustrato con
affaccio 19 . L’ampio vano è in genere illuminato da finestre sulla parete di fondo
o lateralmente, a seconda dello spazio libero sull’esterno della scatola muraria
che contiene il tutto.
In molte occasioni si è potuto constatare che lo scalone è impreziosito da
balaustre in marmo o ringhiere in ghisa (come in questo caso) di alta fattura
dalle quali deriva una l’efficace valore estetico. In altre occasioni lo scalone
è per così dire declassato alla sua semplice funzione poiché libero di questi
felici episodi decorativi, ma mai privo – come in questo caso – del particolare
distintivo delle scale del Castellucci è cioè la comodità dell’alzata dei gradini
che permette di compiere l’arrampicata senza alcun minimo sforzo.
Qui il pregevole decoro della ringhiera è purtroppo vagamente offuscato dallo
scivolo di sollevamento per i disabili.
La cappella
Al piano superiore una serie di ambienti sono adibiti ad aule e laboratori
scolastici disposti tutt’intorno al corridoio che li racchiude snodandosi con
l’affaccio sul cortile.
Un’interessante variante nella regolarità dell’impianto è rappresentata dalla
cappella attualmente adibita a sala conferenze. Vi si accede tramite una
sobria porta con timpano che appare letteralmente appiattito dalla recente
tinteggiatura che - ci duole constatare - non ha risparmiato nemmeno i gattoni
e le mensole che risultano anch’esse private del cromatismo materico della
pietra lavorata oramai spogliata della propria naturale essenza (figura 9).
All’interno, pur nella sua esigua essenza, l’ambiente è piacevolmente corredato
da cornici che corrono sui pilastri, sulle linee di imposta degli archi e lungo i
pennacchi delle volte a vela.
La bicromia dei colori provvede ad ampliare la sintetica spazialità
movimentandola; mentre la pavimentazione presenta ampie parti con
maioliche originali magnificamente conservatesi e risarcite in alcuni tratti
con altre di moderna fattura eseguite in occasione dell’ultimo restauro, che
riproducono fedelmente il modello autentico. Nella parete di fondo, opposta
all’unica finestra che dà luce all’ambiente, si apre una nicchia muraria con una
decorazione in stucco a forma di conchiglia.
Nell’insieme architettonico l’edificio nella sua serena severità si riporta
all’estetica propriamente funzionale di una sede ecclesiastica, quale luogo di
19 Si confrontino in merito Palazzo Gentile a Bitonto, Antonacci-Telesio a Trani, Palazzo Prelatizio
di Acquaviva, Palazzo Jatta a Ruvo e Palazzo Comunale di Gioia del Colle dove appare il singolare
doppio abbinamento d’archi accesso-affaccio balaustrato.
242
studio e di formazione culturale e spirituale per gli aspiranti al sacerdozio,
allontanati da ogni distrazione. Perciò si spoglia all’essenziale, in una
semplicità lineare – propriamente claustrale – oltre che richiesta dalla
destinazione, evidentemente imposta dalla committenza per economia di
spesa. Condizioni pesantemente vincolanti per il progettista a poter esprimere
quelle varietà inventive che in tutte le sue fabbriche si aprivano invece alla
sobrietà delle rifiniture ornamentali che attingevano dall’immenso repertorio
classico, cui l’architetto era avvezzo dedicarsi nella rappresentazione di un
disegno armonico dai tenui preziosi effetti d’ombra che qui viceversa vengono
sacrificati ad una austerità sostanziale, seppur recuperati in alcune ma limitate
ambientazioni.
(Figura 8) Scalone monumentale; (figura 9) Ingresso della cappella;
il seminario in san domenico ad altamura
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acustica
elettrologia
elettromagnetismo
meccanica
ottica
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termologia