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Franco Tassi - Mostra Antologica

Catalogo della Mostra Antologica "Franco Tassi, una vita nell'arte" 2011

Catalogo della Mostra Antologica "Franco Tassi, una vita nell'arte" 2011

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Franco Tassi, 2008

Senza titolo, olio su tavola, cm 30 x 20.

In copertina: particolare


Mostra antologica

FRANCO TASSI

Una vita nell’Arte

Palombara Sabina, Castello Savelli

Domenica 19 giugno 2011

Ideazione:

Comune di Palombara Sabina

Assessorato alle Politiche Culturali

Sponsor ufficiale:

Villa Manetti (inserire logo)

Comune di Palombara Sabina

Assessorato alle Politiche Culturali

Sindaco:

Paolo Della Rocca

Assessore alla Cultura:

Alessandro Palombi

Progetto e cura:

Arch. M. Ida Tassi; Franca Tassi; Amedeo Tassi

Cortometraggio Axis Mundi:

Scritto e diretto da Alessandro Pasquarelli

Consulenza informatica:

Guido Rollo

Catalogo

FRANCO TASSI

Una vita nell’Arte

Curatore:

Chiara Piermattei Masetti

Progeto Grafico:

Barbara Ferratini



M o s t r a A n t o l o g i c a

FRANCO TASSI

U n a v i t a n e l l ’ A r t e


Ringraziamenti:

Si ringraziano l’Amministrazione Comunale, lo

Sponsor, gli artisti e i collaboratori per la viva partecipazione

che ha reso possibile la realizzazione

della mostra e del catalogo.

Un particolare ringraziamento a coloro che hanno sostenuto

l’iniziativa con prestiti, informazioni e consigli:

Diego Agostini

Mercede Maria Angius

Filiberto Cicioni

Caterina Cuciniello Bergesi

Agostino Ippoliti

Alessia Latini

Giuseppe Latini

Faustino Mezzanotte

Famiglia Pasquarelli

Giovan Battista Passacantilli

Chiara Piermattei Masetti

Egidio Ranieri

Patrizio Santucci

Renato Spedicato

Famiglia Tassi

Per ulteriori informazioni sull’opera di F. Tassi,

consultare il sito internet: www.francotassi.it


Questa iniziativa, promossa dal Comune di Palombara Sabina, intende celebrare i quarant’anni

di attività artistica di Franco Tassi, poliedrico artista e nostro concittadino.

Un doveroso tributo, a quasi un anno dalla scomparsa, ad un eccellente pittore che ha interpretato

il territorio con straordinaria sensibilità.

L’amore di Tassi per la Sagra delle Cerase, e la sua annuale partecipazione alla festa, ci hanno consentito

di godere del suo lavoro per decenni; la mostra per questa edizione del 2011, permette a noi

tutti di continuare ad ammirare le sue opere, a cui siamo sinceramente affezionati.

L’esposizione, ospitata nella Sala delle Capriate del Castello Savelli, è un’antologica che propone

una vasta raccolta di quadri ad olio, disegni e sculture, dalla metà degli anni ’60 fino al 2010.

Assisteremo per la prima volta alla proiezione del cortometraggio Axis Mundi, interpretato da Tassi e

prodotto dal F.A.I. Fondo Ambientale Italiano, per il progetto “I siti del Cuore”. È la traduzione per

immagini dell’amore profondo dell’artista per il suo paese, il borgo e i tipici vicoli del centro storico.

La manifestazione è un’occasione che esprime la volontà dell’Amministrazione Comunale di promuovere

l’arte contemporanea, sostenendone i validi rappresentanti di cui il nostro Comune

vanta l’appartenenza.

Paolo Della Rocca

Sindaco

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Franco Tassi nasce e trascorre l’intera sua vita nel centro storico del nostro paese. È fra questi

vicoli, ai piedi del monte Gennaro e dei suoi ulivi, che trae l’ispirazione per le sue opere.

Disegna fin da bambino, rappresentando e traducendo le sue emozioni: ne risulta una vasta produzione,

articolata secondo i periodi delle differenti sperimentazioni artistiche. La mostra intende

dunque offrire una panoramica sull’attività creativa di Tassi, nell’arco della sua vita, cercando di coglierne

a pieno lo spirito e la natura. Per questo motivo, all’esposizione è affiancata la colonna sonora

composta da brani del jazzista Charlie Parker, musica che ha accompagnato l’autore durante

l’esecuzione della maggior parte delle sue opere.

L’iniziativa tuttavia non ha un intento unicamente celebrativo, ma si propone di incoraggiare e stimolare

una riflessione sulla centralità dell’arte come mezzo espressivo e di apertura al dialogo su

diversi piani. Che sia proprio l’opera di Franco Tassi ad indicarne il percorso da seguire, non può

che aggiungere valore e significato all’intento.

Questa mostra non avrebbe potuto aver luogo senza i prestiti e la viva collaborazione della famiglia

Tassi, alla quale indirizziamo i nosti più sentiti ringraziamenti.

Alessandro Palombi

Assessore alla Cultura

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L’Arte Condivisa

Ricordo degli amici artisti di Palombara Sabina

Nell’ormai lontano 1974 non conoscevo ancora Franco Tassi, quando, nella vetrina di una corniceria, rimasi

folgorato alla vista di una sua opera in bianco e nero con un grande e intensissimo volto d’anziana. Feci del

tutto per conoscerlo e nel 1976 ci incontrammo; subito diventammo amici. Le sue opere erano già approdate

a quella potente espressività materica che è rimasta negli anni la sua cifra stilistica. Gli anni vissuti insieme

nell’associazione “Il Cenacolo” (e quelli successivi) sono uno scrigno di ricordi bellissimi: le lunghe

conversazioni sull’arte, le mostre insieme, gli scherzi reciproci e scherzi agli altri artisti, le allegre serate al bar

Luzi dove negli ann ’80 entrambi esponevamo a turno le nostre opere in una grande bacheca creata espressamente

per noi dal proprietario.

Non era difficile voler bene a Franco ed è fin troppo facile, per me, considerare la sua sincera amicizia e la

sua Arte, un prezioso dono.

(Franco Ranaldi)

Franco Tassi è stato pittore di straordinaria sensibilità e capacità espressiva.

Libero da vincoli accademici, il suo unico scopo era comunicare il suo stato d’animo, sia che fosse riferito a

eventi, che a persone care, ma anche “semplicemente” alla sua amata musica jazz.

Umile e al tempo stesso consapevole delle proprie capacità artistiche, Franco era una persona di poche parole,

riflessivo e introspettivo come un vero artista deve essere.

Per lui parlano le sue opere.

(Luca Candidi)

Mi mancherà il grande artista e il carissimo amico, l’interruzione del nostro confronto artistico,

la contemplazione dei tuoi quadri, e l’emozione che mi davano. Il ricordo di te, colorato come

una tavolozza, mi accompagnerà nella mia passione per (Renato Spedicato)

l’arte.”

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Quando sei andato via, ho sentito il mare ritrarsi e tu con esso...

lasciando un’arsa secca, immane vertigine di piombo... /ma nel grigio ove l’occhio trova pace,

ove fiero affondavi la tua tempesta perfetta, /torni di luce, scia infinita di colori, beltà di forme, universi svelati

dai graffi profondi... /solchi di dolore da cui nacsce vita.

Ossimoro prezioso d’arte, ago del nord, /ascesa verticale del caos primitivo,

dono di nuove realtà policrome, pulsanti della tua essenza, /emersione dal tempo reale,

dal grido che mascherato da sorriso si finge esistenza.

Non ti piango come foglia resa all’autunno,

ma ti amo come un albero eterno dai frutti dolcissimi.

Spandevi il colore seguendo nell'inconscio le note di un'armonia jazz; si, la musica diventa colore nelle

tue tele. Guardando le tue opere sento la forza della tua musica. Grazie di aver arrichito una parte della

mia vita, mi manchi Franco.

(Paola

“ Non hai mai dato per scontato la forma ed il colore così come ci appaiono, ma hai sempre riplasmato e infuso

nuovo movimento ad ogni tua opera affinchè trasmettesse sentimenti di curiosità profonda.

Grazie!”

(Caterina Cuciniello)

il suo sorriso infantile aperto ridente malinconico

Cesarini)

(Paolo Mastrofabi)

il suo sguardo socchiuso irrequieto penetrante interrogativo

i suoi colori le sue forme

i suoi commenti complici alle mie opere

mi mancheranno

(Loretta Ippoliti))

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Disegnando Jazz

Chiara Piermattei Masetti

È un lungo racconto, questo offerto dalla mostra

antologica dedicata a Franco Tassi. Una retrospettiva

narrante, scandita da opere simbolo

che esprimono le emozioni dell’artista durante

l’arco della sua vita.

Nonostante il ristretto numero di opere esposte,

scelta obbligata dal luogo, l’esposizione

racchiude esempi significativi della vasta produzione

di Tassi, includendo disegni, oli e rari

esemplari di scultura. L’inserimento di citazioni

tratte dai suoi appunti, così come la colonna

sonora che accompagna l’esposizione, ne

traducono il senso profondo del “fare arte”,

esperienza necessaria e fondante dello spirito

artistico dell’autore.

Franco Tassi è artista autodidatta e come tale

procede per verifiche; scavalca le tracce della

comunicazione verbale e sperimenta; traspone

pensieri in colori, emozioni in energia materica

nel tentativo di rappresentare la sua personale

condizione del “figurabile”.

L’artista inventa un nuovo linguaggio, costruito

sulla dinamica tensione dell’attesa. Si crea così

un legame che prescinde dall’indifferenza, che

impone allo sguardo del mondo di distrarsi e

uscire dalla condizione inerte.

Il Tassi artista non prescinde dalla realtà, ma

opera un varco a differenti interpretazioni:

l’arte crea dunque un movimento, una rappresentazione,

e l’opera, la figura, è il risultato della

dialettica creativa e visionaria che permette all’artista

di diventarne il tramite.

L’artista-strumento effettua un’operazione di

unicità, dove il non ripetibile della figura è tale,

come il movimento che porta alla sua definizione.

L’atto iniziale e quello finale, nel dipingere

un quadro, sono per Franco separati

da un unico slancio creativo e pulsionale:

non interrompe mai il lavoro, e mai ritorna

su una tela finita.

Tassi esprime il suo universo tramite un processo

di associazioni più facilmente leggibili ed

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“ingenue” nelle prime opere degli anni sessanta,

e una più consapevole sperimentazione

dell’uso del colore poi, come un linguaggio arricchito

dal suo utilizzo nel tempo.

Il colore è per Franco Tassi centralità, essenza,

vibrazione. È fonte narrante a cui l’artista si

concede, espressione ed esperienza insieme.

Il colore e la sua corposità, acquistano consapevole

protagonismo; l’artista ne predilige inizialmente

una stesura a pennello, poi l’utilizzo

della spatola lo conduce alla sperimentazione

della materia, alla gestualità istintiva. Quest’ultima

tecnica, penso all’olio Bottiglie, uno dei più

belli a mio parere, o al Bacio, ma anche alla tela

senza titolo scelta per la copertina di questo catalogo,

riduce la distanza dal supporto, sottrae

riflessione e induce all’immediatezza.

La bidimensionalità dell’opera si arricchisce di

concrezioni materiche policrome, in cui segno

e colore si confondono. Con la maturità artistica

Franco Tassi abbandona la forma e ne

rappresenta l’idea.

Artista tormentato e di fragile sensibilità, raramente

appagato dalla sua opera, consuma la

sua passione nel tentato raggiungimento di una

serenità illusoria.

Con la spatola sparge il colore puro, apposto

direttamente sulla tela, e lavora, spande, graffia:

sono gesti simbolo della sua inquietudine, del

suo patimento: cerca nella figurazione del pensiero

risposte che rimangono celate, e scava, nei

colori investiti di valenza magica, nel disperato

tenativo di trovarne alcune.

La distanza che separa l’artista dalla sua opera

è dunque incolmabile, arcana. Egli crede di

possederla, ma non conosce le motivazioni

che lo hanno portato ad essa: è il prodotto di

fattori oggettivi, accertabili e di altri astratti, imponderabili.

Ma è proprio il non sapere, che

mette in condizione la sua tecnica di non opporre

resistenza e di accogliere naturalmente il

processo che porta al suo esito finale. L’opera

non è l’artista: é lo spostamento su di un altro

livello, in cui la memoria del percorso si perde.

Nel dipinto a smalto su tavola senza titolo del

1977, di grandi dimensioni, l’inquietudine della

“non-appartenenza”, induce l’artista ad investire

il soggetto, la figura, di volontà propria,

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e gli sembra, come lui stesso ha commentato,

che voglia uscire dal supporto, ribellarsi alla

condizione di mera rappresentazione.

La serie dei ritratti offre un percorso a sè: i

quasi monocromi, “Malinconia” o il ritratto

senza titolo del 2004, accennano volti statici,

inermi, imprigionati dal tenue tratto che li disegna.

Volti dagli occhi chiusi, privati dalla

possibilità di guardare il mondo e di lasciarsi

indagare, sono icone silenti, ieratiche.

I volti dalle fattezze primitive, deformate,

espressionistiche in un contesto di superfici

pittoriche semplificate, tormentate presenze,

sono i soggetti che popolano i ritratti ad olio,

graffiati dall’uso della spatola. In essi è concentrata

la forza di quel moto interiore che altrimenti

resterebbe precluso allo sguardo

dell’altro; il malessere dell’anima, il consapevole

mistero dell’essere umano.

La figura femminile è indagata e rappresentata

nei diversi periodi artistici di Tassi; è forse il

soggetto in cui si concentra maggior parte della

sperimentazione: nel quadro ad olio Pose, lavorato

con una tecnica di spugnatura, campeggiano

corpi femminili ridotti a sagome amovibili

tracciate più dal “vuoto”, dalla mancanza

di sfondo, che propriamente dall’essere disegnate

per “comparire”. Il bipolarismo che si

legge in quest’opera è racchiuso nella tradizionale

cesura tra figurazione e astrazione, tra linguaggio

iconico e l’evocazione di masse

volumetriche assolutamente libere. Negli oli

Pensiero, del 2007, o in Ritratto del 2008, gioca

sulla scomposizione della figura, sulla compenetrazione

dei piani e dei livelli, espressi per

campiture cromatiche irregolari, seppur definite.

La rigidità delle sagome geometriche si

contrappone alla morbidezza dei colori caldi,

declinati per toni.

La prima opera che apre la mostra è del 1965;

è un disegno che raffigura uno scorcio del

borgo di Palombara Sabina, luogo in cui l’artista

trascorre l’intera vita. Di esecuzione infantile

ed incerta, merita tuttavia di essere esposta

e menzionata perchè esemplificatrice della natura

artistica di Tassi, del suo bisogno primario

di comunicare per immagini.

La didascalia del quadro cita “tecnica mista su

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tela” ma non dice che l’autore poco più che

bambino, quando la esegue ha sedici anni,

colto dalla necessità di rappresentare ciò che

sta osservando, privo di tela e colori, utilizza

del lucido da scarpe e del dentifricio su di un

vecchio lenzuolo.

La precoce scomparsa dell’amico artista interrompe

un percorso creativo che molto ancora

ci avrebbe regalato; penso al suo approccio alla

scultura, da cui derivano i pochi esemplari presenti

in mostra: costituiti da scarti di elementi

in ferro recuperati, saldati a caldo, completano

il lavoro di anni sul tema della città. Interessante

la scelta di non intervenire sul piano cromatico.

Appagato dalle tre dimensioni, Tassi si

confronta con la materia inerte conferendole

energia e dinamismo; recupera la memoria del

percorso creativo rinnovando la capacità di

sperimantare.

L’artista investe l’opera di valenze simboliche

che traducono ed esprimono il suo linguaggio

poetico interiore. Improvvisa partendo dall’idea,

e ne segue il divenire. Allo stesso modo,

l’improvvisazione, nella musica moderna, ed in

particolare nel jazz, è la procedura con la quale

il musicista, il solista, sviluppa la sua parte dal

materiale melodico, armonico e ritmico, contenuto

nella partitura.

La “non conoscenza” rappresenta per l’artista,

il luogo dell’appuntamento in cui convergono i

frammenti dell’immaginario, così come il “non

scritto” del linguaggio jazzistico è per il musicista,

lo spartito in cui si compongono le vibrazioni

malinconiche date dall’uso delle blue note.

La centralità della musica nell’esperienza artistica

di Franco, motiva l’introduzione della colonna

sonora nella mostra. Le note di Charlie

Parker in particolare, suonano per lui mentre

dipinge, condividendone il percorso. Non è un

caso che l’ultima tela, dipinta nel 2010, raffiguri

proprio uno strumento musicale.

A noi che restiamo, il piacere di ammirare le

sue opere, in un dialogo in cui le immagini e le

note si sostituiscono alle parole.

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Franco Tassi e l’epifania della vita

Alessia Latini

Franco Tassi era un profondo conoscitore dell’animo

umano e di esso sapeva descrivere a

colpi di colore le più intime rivelazioni. Franco

Tassi era un profondo conoscitore della natura

e di essa sapeva catturare il midollo. Il suo viaggio

artistico rappresenta una scoperta, una epifania

costante, di nuovi elementi e nuove

acquisizioni su quella meravigliosa realtà di

confine in cui l’individuo e l’arte si amalgamano

a tal punto da divenire un unicum.

Tra le mura nascoste nella storia di una città

come Palombara Sabina sono nate le opere che

arricchiscono quella stessa storia. La città natale

dell’artista è divenuta nel corso degli anni

il palcoscenico reale ed ideale dal quale trarre

quelle rappresentazioni fisiche e naturali che

avrebbe poi reso sulla tela: “Rubo quello che

mi dà la natura per poi restituirlo attraverso i

quadri”, affermava.

Non amava il clamore, Tassi. Eppure i suoi

quadri avrebbero potuto riceverlo. Non amava

falsi compiacimenti: la forza delle sue opere

ben può rappresentare, oggi, l’efficace schiettezza

delle sue parole che miravano a raggiungere

un obiettivo e vi riuscivano, con la stessa

potenza con cui i colori raggiungevano le sue

tele. Confermando, ove fosse necessario, il suo

distacco da forzati accademismi ed elitarismi e

palesando la sua preoccupazione per quella che

definiva la confusione venutasi a creare nel

mondo dell’arte contemporanea, probabile

causa scatenante di una distorta concezione

dell’arte stessa.

Ma per lui, il palcoscenico mistificante dell’arte

non assumeva alcuna importanza. Dopo la

creazione, dopo la compiuta assimilazione dell’opera,

il momento della rivelazione avveniva

con il silenzio della contemplazione sua e dell’osservatore:

principio ed evoluzione di un

dialogo aperto, il ponte ininterrotto di una potenza

espressiva che certo non trova mai fine.

La personale realizzata ogni anno al Castello

15


Savelli di Palombara Sabina ne rappresenta un

esempio. Amava definirsi il “primo critico” di

se stesso: l’opera appena realizzata interrompeva

il suo legame con l’artefice per non essere

guardata che due giorni dopo. Aver conosciuto

la sua arte e continuare ad incontrarla oggi, significa

assimilare quel bagaglio di emozioni

ed acquisizioni nate nella completa e non comune

immersione nella luce, nel colore, nella

natura, nella passione. In breve, nell’arte che

rende aulica la vita.

La sua casa che è poi la sua galleria, il suo atelier,

il suo studio, ne dà testimonianza. Ogni

periodo della sua carriera rappresenta l’ingresso

di una nuova fase pittorica, artistica, di

vita, che l’artista ospita, elabora, scombina e ricombina

per poi creare. Quello della “scoperta

della luce”, concretizza l’ingresso della stessa

nell’esistenza dell’individuo. Il periodo dei volti

di donna è emblematico: la rielaborazione di

una figura, molto meno metafisica di quanto si

possa immaginare, palesa il suo ruolo primario

in tutta la sua grazia, come linfa vitale e presenza

inscindibile, se non nella materia, nello

spirito e nella immortalità dell’animo artistico.

È un percorso continuo quello dell’arte di

Tassi, che non si arresta se non per contemplare.

A fare da cornice è quella che lui definiva

“la colonna sonora” della sua vita, il jazz,

in particolare quello di Charlie Parker. A comporre

il resto è la sostanza e la tangibilità del

colore: “nelle sue tonalità mi immergo completamente”,

diceva. Un percorso continuo segnato

anche dai disegni, che testimoniano,

accanto alle altre opere, la sua inarrestabile produzione.

Chi abbia avuto modo di conoscere

l’artista ricorderà, infatti, la nutrita quantità di

fogli che contornavano la sua vita, sui quali imprimeva

linee e forme che apparivano dalla

quotidianità, da uno sguardo, da un’espressione.

In sintesi, da ciò che la natura con lui

condivideva e svelava.

16



Città, 1997

olio su tela,

cm 100 x 50,

collezione Tassi

18


19


Città, 2006

olio su tela,

cm 50 x 100,

collezione Tassi.

Nella pagina a fianco:

Bottiglie, 2007

olio su tela,

cm 24 x 30,

collezione Tassi.

20


21


Malinconia, 2004

olio su tela, cm 35 x 50,

collezione Tassi.

Ritratto, 2004

olio su tela, cm 30 x 50,

collezione Tassi.

22

Nella pagina a fianco:

Il bacio, 1982

olio su tela, cm 70 x 80,

collezione Tassi.



Ritratto, 2009

olio su tavola,

cm 25 x 35,

collezione Tassi.

A lato:

Ritratto, 1983

olio su tela,

cm 30 x 60,

collezione Tassi.

24



Senza titolo, 1984

olio su tela,

cm 70 x 120,

collezione Tassi.

A lato:

Ritratti, 1982

olio su tela,

cm 40 x 70,

collezione Tassi.

Nella pagina a fianco:

Cardi, 2006

olio su tela,

cm 30 x 40,

collezione Tassi.

26


27


28

Musica, 1996

olio su tela,

cm 50 x 100,

collezione Tassi.


Musica 2, 2007

olio su tela,

cm 70 x 100,

collezione Tassi.

29


Pose, 1976

tecnica mista su tela,

cm 200 x 100,

collezione D. Agostini

A lato, da sinistra:

Pensiero, 2007

olio su tela,

cm 60 x 100,

collezione Tassi.

Volto, 2008

olio su tela,

cm 60 x 100,

collezione Tassi.

Nella pagina a fianco:

Serenella, 1984

olio su tela,

cm 50 x 70,

collezione Tassi.

30


31


Senza titolo, 2002

olio su tavola,

cm 30 x 60,

collezione Tassi.

Nella pagina a fianco:

Senza titolo, 2009

olio su tavola,

cm 30 x 40,

collezione Tassi.

32


33


L’operaio il borghese

l’artista, 1997

olio su tela,

cm 50 x 70,

collezione Tassi.

Nella pagina a fianco:

La forza della natura,

1998

olio su tela,

cm 60 x 120,

collezione Tassi.

Tetti, 2003

olio su tela,

cm 14 x 38,

collezione Tassi.

34


35


36


A lato:

Case vecchie, 1994

olio su tela,

cm 30 x 40,

collezione Tassi.

Nella pagina a fianco:

Città, 2004

olio su cartoncino,

cm 20 x 32,

collezione Tassi.

37


Primavera, 2005

olio su tavola,

cm 20 x 30

Autunno, 2003

olio su cartoncino,

cm 20 x 35

Nella pagina a fianco:

Inverno, 2010

olio su tela,

cm 20 x 30,

tutti collezione Tassi.

38


39


40


Volto, 1981

olio su tela,

cm 18 x 23,

collezione Tassi.

Nella pagina a fianco:

Bottiglie, 2003

olio su cartoncino,

cm 23 x 35,

collezione Tassi.

41


Dal davanzale, 1991

olio su tela,

cm 50 x 70,

collezione A. Ippoliti.

Nella pagina a fianco:

Bottiglie, 1979

olio su tela,

cm 40 x 25,

collezione G. Passacantilli.

42


43


Volto, 2006

olio su tela,

cm 25 x 35,

collezione Tassi.

Nella pagina a fianco:

Volto, 2007

olio su tela,

cm 25 x 35,

collezione Tassi.

44


45


Senza titolo, 1977

smalto su tavola,

cm 120 x 180,

collezione Tassi.

La vigilia della

distruzione, 1977

smalto su tavola,

cm 120 x 180,

collezione Tassi.

Nella pagina a fianco:

Paesaggio, 2000

olio su tela,

cm 100 x 100,

collezione F. Mezzanotte.

46



Tavolo con frutta

e mandolino, 2009

olio su tela,

cm 100 x 50,

collezione Tassi.

48


49


Volto, 1983

olio su tela,

cm 50 x 70,

collezione Tassi.

Nella pagina a fianco:

Alberi, 2006

olio su cartone,

cm 15 x 25,

collezione Tassi.

50


51


Musica, 2002

olio su tela,

cm 40 x 60,

collezione Tassi.

52


Mandolini, 2003

olio su tela,

cm 60 x 90,

collezione Tassi

53


Senza titolo, 1981

olio su tela,

cm 24 x 38,

collezione L. Imperiali.

Nella pagina a fianco:

Senza titolo, 1981

olio su tela,

cm 22 x 32,

collezione L. Imperiali.

54


55


56


La cavallera, 1972

grafite su carta,

cm 40 x 70,

collezione Cicioni.

Nella pagina a fianco:

Case vecchie, 1965

tecnica mista su tela,

cm 50 x 70,

collezione F. Mezzanotte

57


Il serpente, 2000

ferro saldato,

collezione Tassi.

Nella pagina a fianco:

Manhattan, 2000

ferro saldato,

collezione Tassi.

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59


60


61


Senza titolo, 2010

olio su tela,

cm 70 x 100,

collezione Tassi.

Nelle pagine precedenti

da sinistra:

Senza titolo, 1982

olio su tela,

cm 70 x 80,

collezione E. Ranieri.

Senza titolo, 1984

olio su tela,

cm 40 x 40,

collezione E. Ranieri.

62


Franco Tassi nasce a Roma nel 1949, ma trascorre l’intera vita

a Palombara Sabina. Questa, sin dagli esordi della sua ricerca

artistica, ne diventa la musa ispiratrice per i colori e la suggestione

del borgo medievale e per la pace della campagna.

Da artista autodidatta, Tassi indaga la pittura e la scultura

sperimentando differenti tecniche in una costante evoluzione,

viva testimonianza del suo spirito artistico mai domo.

Si affaccia inizialmente al mondo dell’arte partecipando, con

discreto successo, a mostre personali e collettive, per poi assecondare

la sua natura schiva e riflessiva e cementare il suo

stretto legame con Palombara. Da quel momento, infatti,

Tassi si concede un unico appuntamento, la sagra delle Cerase,

per esibire le sue opere.

La mostra antologica a lui dedicata in seguito alla sua

scomparsa, (2010) traduce la volontà dell’artista di seguitare

a partecipare all’evento tradizionale del suo amato paese, e

consente a noi di continuare a partecipare alla sua opera per

mantenerne vivo il ricordo.

Immagine tratta dal video “Axis Mundi”, prodotto dal F.A.I. Fondo

Ambientale Italiano e interpretato da Franco Tassi.

(Video scritto e diretto da Alessandro Pasquarelli).


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