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L'equazione energetica - Roberto Meregalli

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L’equazione<br />

<strong>energetica</strong><br />

Versione in Bozza<br />

1


Indice<br />

1 Una opportunità desiderabile<br />

2 L’energia in Italia<br />

3 Le Fonti Rinnovabili<br />

4 Questione di efficienza e di stile…<br />

5 La tentazione del nucleare<br />

7 domande/7 risposte<br />

Questo testo è liberamente divulgabile ed utilizzabile citando la fonte. E’ disponibile<br />

sul sito www.martinbuber.eu. Per qualsiasi richiesta relativa alle fonti o per segnalare<br />

eventuali inesattezze riscontrate scrivere a roberto@beati.org<br />

Scritto da <strong>Roberto</strong> <strong>Meregalli</strong> e pubblicato il 13 marzo 2010.<br />

Beati i costruttori di pace<br />

Unaltralombardia<br />

Questo testo è dedicato a Elvis, morto il 17<br />

ottobre 2009 a Napoli a 6 anni intossicato<br />

dal fumo: senza elettricità si scaldava con<br />

un braciere. Per ricordare a tutti che<br />

l’energia è un bene comune e qualsiasi<br />

discorso deve partire da questo punto.<br />

2


Una opportunità desiderabile<br />

Accendere la luce è spesso il primo gesto che segue il nostro risveglio quotidiano e<br />

premere l’interruttore per spegnerla è l’ultimo. In mezzo ci sono mille gesti per scaldarci,<br />

muoverci, divertirci, lavorare e riposare, che possiamo fare solo grazie all’abbondanza di<br />

energia di cui godiamo.<br />

Ci siamo abituati ad averne sempre a nostra disposizione, senza mai pensare da dove<br />

viene e come viene prodotta. Solo nei momenti di crisi ci accorgiamo che senza, tutto<br />

cambia.<br />

E oggi viviamo uno di questi momenti.<br />

Il costo del petrolio sale e scende velocemente senza rispettare alcuna regola; tutti<br />

sembrano concordare sul fatto che entro fine secolo ce ne sarà meno e quello che ci sarà<br />

costerà come oro. Ma limitarne l’uso sembra una via obbligata anche per evitare di<br />

emettere troppa CO2 nell’atmosfera da rischiare di sconvolgere il clima, sempre più<br />

turbolento e imprevedibile.<br />

La decisone del governo italiano di costruire una manciata di centrali nucleari per<br />

risolvere il problema, ha generato, come prevedibile, reazioni vivaci.<br />

Ci siamo posti per prima cosa la domanda se è di nuove centrali che abbiamo bisogno, se<br />

davvero viviamo sulle spalle della produzione di altri paesi confinanti. Ma di centrali ne<br />

abbiamo fin troppe abbiamo scoperto, casomai ne abbiamo ancora poche che utilizzano<br />

fonti rinnovabili, un deficit che dovremo recuperare per coprire entro il 2020 la quota del<br />

17% dei nostri consumi energetici. O almeno questo è l’impegno sottoscritto dal nostro<br />

paese a Bruxelles, unitamente a quello di ridurre del 20% i nostri consumi.<br />

Come si risolve quella che l’amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, chiama<br />

l’equazione <strong>energetica</strong>?<br />

In verità le agenzie internazionali una ricetta ce l’hanno proposta da tempo: efficienza e<br />

risparmio energetico. In sostanza ci dicono di non sprecare e di usare la testa nel<br />

progettare e costruire case, scuole, palazzi, mezzi di trasporto, motori, lampadine,<br />

elettrodomestici, eccetera.<br />

Perché il sistema energetico attuale è pieno di sprechi e potremmo vivere con gli stessi<br />

confort, risparmiando abbastanza da non dover costruire nessuna nuova centrale.<br />

Basterebbe ad esempio utilizzare l’energia nella forma più utile all’uso che ne dobbiamo<br />

fare, ad esempio non utilizzare mai elettricità per scaldare, ristrutturare le case in modo da<br />

ridurre di un terzo i consumi (ma si può migliorare molto di più), mangiare prodotti locali<br />

e di stagione (lo sapete che per coltivare i pomodori in serra si consuma energia fino a 50<br />

volte maggiore del loro contenuto energetico?), sviluppare un sistema di trasporti collettivi<br />

decente.<br />

Potremmo così ridurre i nostri consumi annuali dagli attuali 3,1 milioni di tonnellate<br />

equivalenti di petrolio (Mtep), ad 1, che è poi il valore che l’ONU raccomanda per<br />

permettere a tutti gli esseri umani di avere energia e di non emettere troppa CO2.<br />

Ce la possiamo fare e come effetti collaterali avremo un sacco di nuovi posti di lavoro,<br />

meno rifiuti, più sicurezza e un pò più di speranza.<br />

3


1L’energia in Italia<br />

Ovvero quanta energia<br />

consumiamo e come la<br />

produciamo<br />

Centrale Eolica Edison di Ripabottoni<br />

4


Il Bilancio<br />

dell’energia<br />

del nostro<br />

paese<br />

Le fonti<br />

rinnovabili<br />

nel 2008<br />

sono<br />

cresciute del<br />

18%<br />

Da quattro<br />

anni<br />

consumiamo<br />

meno<br />

energia<br />

Il totale dei<br />

consumi<br />

elettrici del<br />

2008 è stato<br />

di 319<br />

miliardi di<br />

kWh<br />

Il nostro paese, lo sappiamo tutti, non è ricco di giacimenti minerari e questo ha<br />

condizionato la nostra politica <strong>energetica</strong>: da sempre dipendiamo dalle forniture<br />

estere, in particolare di petrolio e metano. Di quanta enegia ha bisogno ogni<br />

anno il nostro paese?<br />

Nel 2008 abbiamo consumato l’equivalente di 191 milioni di tonnellate di<br />

petrolio (Mtep), l’1,2% in meno rispetto al 2007 1.<br />

L’energia che serve a far funzionare industrie, negozi, case e a far muovere auto,<br />

camion e treni viene dal petrolio per il 41%, dal gas per il 36% e dal carbone per<br />

poco più dell’8%.<br />

Domanda energia primaria per fonte, Italia 2008 (percentuali)<br />

Fonte: Ministero Sviluppo Economico<br />

Una nota positiva è che i consumi di energia da fonti rinnovabili sono cresciuti<br />

del 18% rispetto al 2007 e hanno raggiunto quasi il 9% del totale (di queste fonti<br />

ne parleremo più avanti). I consumi di gas invece sono stazionari, e tutte le altre<br />

fonti sono in calo.<br />

È importante che la quota di energia da fonti rinnovabili cresca, perché ciò<br />

diminuisce la nostra dipendenza dall’estero e riduce la bolletta <strong>energetica</strong>. Per<br />

rispettare i limiti stabiliti in sede europea, entro il 2020 la quota di energia<br />

primaria coperta con esse dovrà salire al 17%.<br />

I primi dati del 20092 indicano un ulteriore calo del consumo totale di energia a<br />

182,5 Mtep, il che significa che da quattro anni l’Italia consuma sempre meno.<br />

Certo il calo del 2009 è un effetto della crisi economica, ma ridurre i consumi<br />

non è un fatto negativo poiché è ormai assodato che in un mondo in cui le<br />

risorse non sono infinite, i consumi non possono continuare a crescere per<br />

sempre. Dobbiamo imparare a vivere confortevolmente sprecando di meno.<br />

Anche i consumi di energia elettrica, sono in calo. Nel 2008 abbiamo consumato<br />

319 miliardi di chilowattora (TWh), ma poiché per distribuire la corrente<br />

ovunque, abbiamo perso in rete 20,5 TWh, abbiamo dovuto produrne 339,5<br />

TWh. Di questi, una quarantina (pari all’11,8%), li abbiamo importati, non per<br />

mancanza di centrali ma per pura convenienza economica.<br />

Per produrre corrente abbiamo utilizzato soprattutto metano, con una quota del<br />

54%, seguito da carbone (13,5%) e ben poco petrolio (6%). Questo chiarisce che<br />

per ridurre i consumi di petrolio non è alla generazione elettrica che bisogna<br />

guardare, quanto piuttosto ai trasporti.<br />

Anche nella produzione di energia elettrica usiamo sempre più risorse<br />

rinnovabili, ovvero acqua, sole, vento, biomasse e calore presente nel sottosuolo.<br />

Con l’eolico lo scorso anno abbiamo prodotto più dell’elettricità consumata dai<br />

mezzi di trazione delle ferrovie, come dire che i treni hanno viaggiato trainati dal<br />

vento. L’apporto del sole è ancora marginale, ma il tasso di crescita è il maggiore<br />

fra tutte le fonti: in un solo anno la capacità installata è aumentata del 397%.<br />

1 Fonte: Bilancio Energetico Nazionale redatto dal Ministero dello sviluppo economico.<br />

2 Fonte: Terna S.p.a.<br />

5


Il prezzo<br />

dell’energia<br />

elettrica è<br />

determinato<br />

dal mercato,<br />

non dalla<br />

fonte<br />

utilizzata.<br />

Nel 2009 il<br />

costo<br />

all’ingrosso è<br />

sceso del<br />

26,8%<br />

La rete<br />

elettrica è<br />

una delle<br />

Eolico<br />

1,5%<br />

Biomasse e rifiuti<br />

2,4%<br />

Altri<br />

5,9%<br />

Produzione energia elettrica nazionale lorda, suddivisa per<br />

fonte (anno 2008)<br />

Geotermico<br />

1,7%<br />

Fotovoltaico<br />

0,1%<br />

Idroelettrico da<br />

apporti naturali<br />

13,0%<br />

idro da pompaggi<br />

1,8%<br />

Carbone<br />

13%<br />

Prodotti petroliferi<br />

6,0% Gas natuarle<br />

54,1%<br />

Una delle affermazioni più spesso riportate<br />

dalla stampa e dai nostri rappresentanti<br />

politici, è che nel nostro paese l’energia<br />

elettrica costa molto di più che all’estero<br />

per colpa del tipo di centrali che<br />

utilizziamo.<br />

In realtà, bisognerebbe essere più precisi:<br />

se è vero che le imprese pagano un prezzo<br />

superiore (non tutte però, perché quelle con<br />

alti consumi godono di sconti), ciò non vale<br />

per i comuni cittadini. Per chi di noi rientra<br />

nei 2.500 kWh annui di consumo, la<br />

bolletta è da sempre inferiore a quella dei<br />

nostri amici europei.<br />

Ma come si definisce il prezzo del kWh?<br />

Il sistema di produzione e distribuzione<br />

dell’energia elettrica è in effetti molto più<br />

"Nel mercato al dettaglio<br />

[...], si può stimare che il<br />

60% delle famiglie<br />

italiane, con consumi<br />

annui inferiori ai 2.500<br />

kWh, paghi per<br />

l'elettricità prezzi più<br />

bassi della media<br />

europea".<br />

Relazione annuale del Garante per l’Energia<br />

Elettrica e il Gas, 14 luglio 2009<br />

complesso di quanto comunemente si pensi. Con la fine del monopolio statale e<br />

la trasformazione di Enel in una società per azioni, i produttori di energia sono<br />

sorti come funghi e competono fra loro.<br />

Il prezzo è deciso attraverso una apposita Borsa dove ogni giorno si svolge<br />

un’asta per decidere chi produrrà, quanto ed in quali orari in modo da<br />

soddisfare il fabbisogno del giorno seguente. È facilmente intuibile che più del<br />

metodo di produzione della corrente a influire sul prezzo è la classica legge della<br />

domanda e dell’offerta. Lo dimostra il fatto che nel corso del 2009, a parità di<br />

mix produttivo rispetto al 2008, il prezzo medio di acquisto sul Mercato è calato<br />

del 26,8% rispetto all’anno precedente. Si tratta più o meno della riduzione che il<br />

governo ambisce di ottenere costruendo centrali nucleari.<br />

Vanno aggiunte due considerazioni relativamente ai prezzi. La prima è che la<br />

produzione di elettricità non è uniforme su tutto il territorio italiano e in alcune<br />

zone la rete elettrica non è adeguatamente sviluppata.<br />

Proprio l’inadeguatezza della rete, soprattutto al centro-sud, causata da anni di<br />

mancati investimenti, è una della cause per cui il prezzo italiano del kWh è<br />

maggiore rispetto ad altri paesi europei; ad esempio la strozzatura fra Sicilia e<br />

Calabria ci costa 320 milioni di euro all’anno e per di più non permette alle<br />

turbine eoliche installate in quelle zone di produrre a pieno regime.<br />

La seconda considerazione è che sulla bolletta elettrica insistono numerose voci<br />

6


cause che fa<br />

salire il costo<br />

della<br />

corrente<br />

oltre a quella del costo reale di produzione, che pesa per il 60%. Poco meno del<br />

40% della bolletta è fatto da oneri di varia natura che vanno ad unirsi al costo<br />

vero e proprio della corrente che, come già indicato, viene determinato da un<br />

sistema di contrattazione fra imprese, votate per definizione alla creazione di<br />

profitto, non alla riduzione del prezzo di vendita finale che costituisce il loro<br />

ricavo.<br />

Il mistero della bolletta elettrica: cosa<br />

paghiamo?<br />

Chi di noi sa come viene calcolato il totale della bolletta<br />

elettrica? Il sistema tariffario è quanto mai complicato. Il<br />

grafico a fianco mostra la composizione della bolletta di<br />

una famiglia con normale contratto da 3kW di potenza ed<br />

un consumo annuo di 2.700 kWh, si scopre che il prezzo<br />

dell’ energia più quello del dispacciamento (gestione dei<br />

flussi sulla rete operata da Terna) costituisce il 57% di ciò<br />

che paghiamo. Il resto è costituito da oneri vari ed imposte.<br />

Fonte AEEG, Nota: UC1 : onere a copertura degli squilibri del sistema di perequazione dei costi di acquisto dell'energia elettrica destinata al mercato vincolato<br />

Quali sono i principali oneri di sistema e quanto ci sono costati nel 2008 ?<br />

A2 : per coprire i costi di smantellamento delle centrali nucleari: circa 500 milioni di euro<br />

A3 : per coprire incentivi alle fonti assimilate (CIP6) e rinnovabili. circa 3.160 milioni di euro<br />

A4 : regimi tariffari speciali per aziende energivore. circa 500 milioni di euro<br />

A5 : per costi dell'attività di ricerca e sviluppo del sistema elettrico. circa 60 milioni di euro<br />

A6 : Consente alle imprese elettriche, che nella precedente fase di monopolio hanno sostenuto costi di investimento o contrattuali per<br />

assicurare la copertura del fabbisogno elettrico nazionale, di coprire tali costi nella fase di avvio del libero mercato. circa 200 milioni di euro<br />

UC4: compensazioni per le imprese elettriche minori circa 80 milioni di euro<br />

Abbiamo<br />

abbastanza<br />

centrali?<br />

Ne abbiamo<br />

troppe!<br />

Dopo il black-out del 28 settembre 2003, in molti pensarono che fossimo a<br />

corto di impianti e ci fu in effetti una corsa per costruire centrali a metano a<br />

ciclo combinato. In realtà quel black-out non fu causato da un deficit<br />

produttivo (avvenne notte, in un orario di bassissimi consumi), ma da problemi<br />

di linea elettrica e di gestione del carico.<br />

Oggi nel nostro paese sono allacciate alla rete elettrica 682 centrali termiche e<br />

ben 34.600 impianti da fonte rinnovabile, tutti insieme fanno una potenza di<br />

100 GW, esorbitante rispetto alla potenza massima richiesta dalla rete, che nel<br />

2008 è stata pari a 55 GW. Questo significa che attualmente molti impianti<br />

sono fermi o producono a regime ridotto.<br />

Nei prossimi anni ne entreranno in servizio altri, già ultimati o in costruzione,<br />

pertanto entro il 2020, considerando anche le fonti rinnovabili dovremmo salire<br />

a più di 130 GW di potenza!<br />

Che cosa ne faremo di tanta potenza quando le previsioni dei gestori della rete<br />

elettrica dicono che nel 2020 la domanda non sarà cresciuta di molto rispetto<br />

ad oggi? Ironia della sorte tutta questa potenza termoelettrica ci farà superare i<br />

limiti delle emissioni di CO2.<br />

Già ora, considerando i nuovi impianti a metano e a carbone, si calcola che per<br />

il quinquennio 2008-2012 l’Italia emetterà 56 milioni di tonnellate di CO2 oltre<br />

la quota consentita, e dovrà rimediare pagando una multa stimata in oltre<br />

mezzo miliardo di euro.<br />

Il governo invece di varare un ambizioso piano di generazione con le fonti<br />

rinnovabili, si è rassegnato ad importare energia pulita dall’estero. Nel mese di<br />

febbraio 2010 ha infatti comunicato a Bruxelles che il nostro paese, per<br />

centrare l’obiettivo di consumare nel 2020 il 17% dell’energia da fonti<br />

rinnovabili, ne importerà dall’estero, nella misura di 4,4 Mtep annui.<br />

Produrla in casa non sarebbe meglio?<br />

7


2Le fonti<br />

rinnovabili<br />

Quali sono e quanto<br />

producono<br />

8


Dal 2004 al<br />

2009 l’eolico<br />

è aumentato<br />

del 230%<br />

L’Italia è il<br />

terzo paese<br />

europeo per<br />

capacità<br />

eolica<br />

installata<br />

Le fonti rinnovabili sono al centro delle attenzioni in tutto il mondo perché sono<br />

la speranza per il nostro futuro energetico; potenzialmente possono fornirci tutta<br />

l’energia necessaria, con bassissime emissioni, liberandoci dai legami con i paesi<br />

produttori di petrolio.<br />

L’immagine che segue mostra le sei principali tipologie che sono attualmente<br />

impiegate nel nostro paese nella generazione elettrica:<br />

Fonte GSE<br />

L’Idroelettrico è la fonte più conosciuta perché in Italia è stata sfruttata<br />

massicciamente nel dopoguerra ed ancora oggi fornisce la quota principale di<br />

corrente elettrica nell’ambito delle rinnovabili. Ma negli ultimi due anni si è<br />

verificato uno sviluppo consistente dell’eolico e del fotovoltaico.<br />

A livello mondiale, dal 2004 al 2009, la potenza eolica installata è aumentata di<br />

oltre il 230%. In Europa, lo scorso anno sono stati installati 10 GW di potenza,<br />

praticamente (a livello di potenza, non di produzione perché producono meno<br />

delle fonti fossili) è come se fossero state costruite in un solo anno dieci grosse<br />

centrali termoelettriche.<br />

Le prime della classe sono sempre Germania e Spagna, rispettivamente con 1,9 e<br />

2,5 GW, ma anche il nostro paese fa la sua bella figura, classificandosi al terzo<br />

posto con 1,1 GW.<br />

Oggi in Europa il 61% delle nuove centrali elettriche utilizza fonti rinnovabili e i<br />

dati confermano il vento come la prima fonte di generazione europea perché su<br />

un totale di quasi 26 nuovi GW installati, il 39% è fatto da turbine eoliche<br />

sempre più potenti ed efficienti, seguito dal metano (26%) e dal fotovoltaico<br />

(16%). Per avere un confronto i nuovi impianti a olio combustibile hanno una<br />

potenza di solo mezzo GW, mentre il nucleare è cresciuto solo dell’ 1,7%.<br />

Risultati positivi anche oltreoceano: negli Stati Uniti, grazie ad un trimestre<br />

finale record, sono stati installati 10 GW di eolico, ma a battere tutti, anche in<br />

questo campo, è stata la Cina, che ha messo in piedi ben 13 GW, raddoppiando<br />

in un anno la sua potenza installata e balzando in cima alla classifica mondiale.<br />

9


Il sole è una<br />

fonte di<br />

energia<br />

straordinaria,<br />

se<br />

riuscissimo a<br />

sfruttarne<br />

anche una<br />

minima parte<br />

potremmo<br />

risolvere tutti<br />

i problemi<br />

energetici<br />

del pianeta<br />

In Italia sono<br />

installati 2<br />

milioni di<br />

metri quadri<br />

di collettori<br />

solari<br />

termici.<br />

Fonte: EWEC 2010<br />

Nuove installazioni elettriche in Europa dal 2000 al 2009<br />

Negli ultimi due anni il vero boom è però quello del sole, con tassi di crescita<br />

ancor maggiori dell’eolico. Il sole è una fonte di energia straordinaria,<br />

potenzialmente infinita; se riuscissimo a sfruttarne anche una minima parte<br />

potremmo risolvere tutti i problemi energetici del pianeta.<br />

Soprattutto garantisce indipendenza <strong>energetica</strong>, bassissime emissioni ed una<br />

produzione distribuita, più democratica perché non più accentrata in pochi<br />

punti di generazione.<br />

Oltre che utile per la<br />

produzione di energia<br />

elettrica, il sole è una<br />

preziosa fonte di calore,<br />

utilissima per il<br />

riscaldamento, anzi è più<br />

conveniente produrre calore<br />

piuttosto che energia<br />

elettrica, per questo sarebbe<br />

intelligente costruire le case<br />

già predisposte con i<br />

pannelli per scaldare<br />

l’acqua, in particolare in<br />

tutto il centro-sud.<br />

Infatti in Europa ben il 49%<br />

dei consumi finali riguarda<br />

l'energia termica e ben il<br />

61% dei fabbisogni totali di calore alle basse temperature riguardano il settore<br />

residenziale.<br />

Il mercato europeo del Solare termico ha registrato negli ultimi 2 anni una<br />

crescita del 100% ed oggi sono installati più di 27 milioni di metri quadrati di<br />

collettori solari termici, di cui quasi il 50% nella sola Germania. Anche in Italia il<br />

mercato sta crescendo e presumibilmente a fine 2009 siamo arrivati alla soglia<br />

dei 2 Milioni di m²<br />

10


Il fotovoltaico<br />

ha raggiunto<br />

i 1.000MW<br />

Se il solare termico cresce, il fotovoltaico corre! Grazie agli incentivi, erogati in<br />

soli 4 anni in Italia si è passati da 7 a 1.000 MW installati.<br />

MW<br />

1200<br />

1000<br />

800<br />

600<br />

400<br />

200<br />

0<br />

Crescita delle installazioni fotovoltaiche in Italia<br />

(fonte GSE)<br />

2006 1 2007 2 2008 3 2009 4<br />

Anno<br />

Ancor più significativo è il dato relativo<br />

alla corrente generata: secondo il<br />

ministero dello sviluppo economico la<br />

produzione di energia elettrica da<br />

impianti fotovoltaici è passata dai 193<br />

GWh del 2008 ai circa 1.000 del 2009,<br />

con un incremento superiore al 400%.<br />

Certo, questo settore si è sviluppato<br />

tardivamente nel nostro paese, basti<br />

pensare che siamo arrivati ad installare<br />

ora la potenza che la Germania e il<br />

Giappone avevano raggiunto sei anni fa,<br />

nel 2004. Il danno è stato rilevante<br />

soprattutto per le nostre imprese,<br />

rimaste indietro rispetto a quelle<br />

tedesche, giapponesi, americane e cinesi<br />

che hanno occupato il nuovo mercato.<br />

Ma stiamo recuperando: il fotovoltaico<br />

ha generato un’economia e<br />

un’occupazione senza precedenti anche<br />

nel nostro paese e nel 2009 il fatturato<br />

ha raggiunto i 2 miliardi di euro, mentre<br />

“C’è sempre più sole nell’energia<br />

elettrica italiana. Il settore<br />

fotovoltaico nel nostro Paese, infatti,<br />

ha raggiunto un nuovo record<br />

superando la soglia di un GigaWatt<br />

di potenza installata. I circa 70 mila<br />

impianti certificati in esercizio, con<br />

una produzione di energia pari a<br />

1.300 GWh su base annua, possono<br />

infatti fornire energia elettrica a quasi<br />

500 mila famiglie (vale a dire un<br />

milione 200 mila persone,<br />

corrispondenti circa alla popolazione<br />

dell’intero Friuli-Venezia Giulia),<br />

con un consumo annuo di 2.700<br />

kWh.”<br />

Ministero per lo Sviluppo Economico 1/3/2010<br />

i posti di lavoro sono saliti a 20.000, in controtendenza rispetto alla crisi<br />

economica.<br />

Ma quanto potremo produrre col sole?<br />

Il rapporto della Commissione Nazionale per l’Energia Solare (Cnes), redatto nel<br />

2006, fissava un obiettivo di 15 GW per una corrispondente produzione di<br />

corrente elettrica pari a 15 TWh, cioè in grado di coprire i consumi di 15 milioni<br />

di persone. Uno studio del 2009 del Politecnico di Milano, analizzando la<br />

possibilità di sfruttare le superfici coperte dei supermercati e dei centri<br />

commerciali, le superfici agricole non produttive e i tetti delle nuove case, arriva<br />

a stimare al 2020 un potenziale in grado di coprire tutti i consumi domestici<br />

italiani.<br />

11


3 Questione di<br />

stile ed efficienza!<br />

Ovvero non occorrono<br />

nuove centrali ma<br />

meno sprechi ed un<br />

uso intelligente delle<br />

risorse<br />

12


Sinora abbiamo parlato di generazione di energia elettrica ma prima di pensare a<br />

nuove centrali dovremmo pensare a come utilizzare bene questo bene prezioso.<br />

Quando di parla di efficienza e di risparmio energetico chissà perché viene<br />

sempre da pensar male! Culturalmente associamo il benessere al poter comprare<br />

e consumare, tant’è che i centri commerciali sono considerati come degli<br />

antidepressivi. Ma evitare lo spreco ed usare l’intelligenza devono tornare ad<br />

essere considerati come valori positivi, altrimenti per che cosa ci siamo evoluti<br />

come specie umana?<br />

Si tratta della ricetta indicata da tutti gli istituti mondiali, il grafico seguente<br />

(dell’agenzia internazionale per l’energia), mostra che per ridurre le emissioni di<br />

gas serra la prima soluzione, che risolverebbe il 54% del problema è l’efficienza!<br />

L’ENEA fa fatto qualche conto specifico per il nostro paese confermando che la<br />

ristrutturazione del parco edilizio avrebbe effetti dirompenti nel ridurre i nostri<br />

consumi di energia e nel produrre posti di lavoro. Il suggerimento è che piuttosto<br />

che investire 20 miliardi di euro per nuove centrali si potrebbero investire nel<br />

recupero del patrimonio edilizio italiano che in diverse regioni giace in condizioni<br />

pietose.<br />

In Italia si contano circa 13 milioni di edifici, l’85% a scopo residenziale, che<br />

consumano circa 84 Mtep all’anno di energia (45% del fabbisogno nazionale).<br />

Isolare le pareti esterne, sostituire caldaie e impianti di illuminazione, sfruttare<br />

l’energia solare per scaldare l’acqua e produrre corrente sono interventi che<br />

ridurrebbero drasticamente i consumi citati. Le case del futuro (nel 2020),<br />

dovranno essere <strong>energetica</strong>mente autonome, consumare poco e prodrre da sé<br />

l’energia necessaria attraverso pannelli solari, micropale eoliche e pompe di<br />

calore.<br />

Uno studio ENEA sugli edifici pubblici, in particolare sulle scuole, ha mostrato<br />

che migliorando l’isolamento, l’illuminazione e gli impianti di riscaldamento si<br />

ridurrebbero del 20% i consumi e negli anni seguenti risparmieremmo sulla<br />

bolletta <strong>energetica</strong> 429 milioni di euro (su un campione pari al 35% del totale di<br />

uffici pubblici e scuole italiane).<br />

Sempre l’ENEA, in uno studio del 2008, ha stimato che il nostro paese può<br />

13


isparmiare 23,4 Mtep nel 2020 sui consumi finali di energia, di cui 6,3<br />

(equivalenti a 73 TWh) nel settore elettrico: questa cifra corrisponde a più di tutti<br />

i consumi domestici!<br />

Attivare questo processo di transizione verso modelli di produzione e consumo a<br />

bassa intensità di materie prime e di energia, darebbe senso allo sviluppo delle<br />

fonti rinnovabili che il nostro sole alimenta ogni giorno e che la società<br />

industriale ha oscurato per troppi anni.<br />

Installare pannelli solari e turbine eoliche ha senso se parallelamente si<br />

costruiscono case, auto ed oggetti in maniera più intelligente, in modo che<br />

consumino meno. Non si tratta di tornare ai tempi delle candele, quanto di<br />

attivare politiche finalizzate a sostituire le apparecchiature, le macchine, i mezzi<br />

a basso rendimento con altri, già oggi disponibili, ad elevato rendimento;<br />

significa ancora realizzare sistemi di trasporto collettivo sulle lunghe percorrenze<br />

e per le grandi città che riducano il ricorso al mezzo privato sia per il movimento<br />

delle merci che delle persone. Ben sapendo che le migliori centrali sono quelle<br />

che non devono essere costruite.<br />

La stessa Enel lo scorso anno ha inaugurato una casa ad emissioni zero 3 che<br />

non ha bisogno di energia perché se la produce da sé e sa accumulare l’energia<br />

del sole per poterla utilizzare anche quando il sole non c’è.<br />

Il presidente dell’Autorità per l’energia e il gas, nel febbraio 2010, ha messo nero<br />

su bianco che costringere tv e lettori dvd a spegnersi davvero, senza rimanere<br />

eternamente con la lucetta rossa accesa, permetterebbe di ridurre del 10% la<br />

media dei consumi delle famiglie italiane, facendo loro risparmiare 45 euro<br />

l’anno. Altro esempio oltreoceano, se gli americani utilizzassero le auto europee<br />

potrebbero chiudere istantaneamente tutti i loro 104 reattori nucleari!<br />

3<br />

Inaugurata il 10 giugno 2008 in località Angeli di Rosola (Ancona). La casa è dotata di un sistema di accumulo basato su<br />

idrogeno e celle a combustibile.<br />

14


Fonte: Salvatore Pino, politecnico Torino 27 gennaio 2010<br />

Passare dallo spreco all’uso intelligente delle risorse sarà una grande sfida certo,<br />

che implica un cambiamento di stile nella nostra vita quotidiana, un aumento di<br />

sensibilità e di rispetto verso noi stessi, i nostri simili e tutte le forme viventi. Ma<br />

sono le grandi sfide a stimolare il meglio di noi e a richiedere coraggio, speranza<br />

e cuore, tutte caratteristiche che rendono belle le persone.<br />

Fonte: Federco M.Butera, politecnico Milano<br />

15


Il cantiere di Olkiluoto 3 in Finlandia, fonte TVO<br />

4 La tentazione<br />

del nucleare<br />

16


Cinquantasei<br />

anni fa si<br />

pensava che<br />

il nucleare<br />

sarebbe<br />

stata la fonte<br />

più<br />

economica<br />

per produrre<br />

energia<br />

elettrica.<br />

I reattori<br />

attuali sono<br />

identici a<br />

quelli del<br />

passato, la<br />

fisica del<br />

reattore non<br />

è cambiata<br />

“Il nucleare non è la soluzione alla scarsità di energia o al declino di<br />

petrolio e gas. Né può essere considerato come la soluzione per ridurre le<br />

emissioni di gas serra, anche se molti vorrebbero che fosse in grado di<br />

risolvere in un sol colpo sia il problema energetico che quello climatico.<br />

Questo comunque non ci deve rallegrare<br />

perché significa che abbiamo un problema.”<br />

David Fleming<br />

Cinquantasei anni fa, nel Settembre 1954, l’Atomic Energy Commission<br />

Statunitense affermò che l’energia nucleare sarebbe diventata “troppo economica<br />

da misurare”: ovvero il costo della produzione di energia elettrica tramite centrali<br />

nucleari sarebbe risultato così basso da non giustificare i costi di installazione<br />

dei contatori 4 .<br />

Nel 2001 l’Economist scriveva invece che: “L'energia nucleare, che una volta si<br />

diceva fosse troppo a buon mercato, ora è troppo costosa” 5 .<br />

Ma negli ultimi anni, sulla spinta del riscaldamento climatico e delle crisi<br />

energetiche, in molti importanti paesi ha preso vigore il dibattito sulla<br />

convenienza dell’energia nucleare. Dopo trent’anni di stasi, l’atomo appare come<br />

una possibile e facile soluzione per produrre energia senza emettere anidride<br />

carbonica. Si è quindi parlato di “rinascimento nucleare” ed anche il nostro<br />

paese ha approvato una legge per costruire nuovi reattori.<br />

Va subito detto che il nucleare oggi disponibile è quello di trent’anni fa, basato<br />

sulla fissione con l’utilizzo dell’uranio come combustibile.<br />

Attualmente sono in funzione 436 reattori che nel 2007 hanno generato 2.719<br />

TWh (miliardi di kWh), ovvero il 13,8% del totale dell’energia elettrica mondiale,<br />

una quota che negli ultimi anni è in calo costante (nel 2006 era il 15%, l’anno<br />

precedente il 16%). Se invece parliamo di energia primaria, il contributo del<br />

nucleare al bilancio mondiale è limitato al 5.9%.<br />

Percentuale<br />

di energia<br />

elettrica<br />

prodotta<br />

Numero di reattori e percentuale di energia elettrica prodotta dal 200 al 2008<br />

N° di<br />

Reattori<br />

Gli impianti attivi sono relativamente datati e la media di servizio è di 26 anni:<br />

solo 27 hanno meno di dieci anni, la maggior parte ne ha più di 20, 14 sono in<br />

attività da quaranta anni o più.<br />

17


Sono 55 i<br />

reattori in<br />

costruzione<br />

nel mondo,<br />

ma molti lo<br />

sono da<br />

anni.<br />

I reattori attualmente in costruzione nel<br />

mondo sono 55 (al 1 gennaio 2009), quasi<br />

metà in Cina. In Europa figurano i due<br />

European Preassurized Reactor (EPR) in<br />

Francia e Finlandia, i due reattori slovacchi<br />

di progettazione sovietica che Enel sta<br />

completando, e un reattore in Bulgaria. Nei<br />

paesi industrializzati ci solo altri due<br />

impianti, uno in Giappone e uno negli Stati<br />

Uniti (Watts-bar 2), ma non è certo un nuovo<br />

progetto visto che la costruzione di questo<br />

reattore si sta trascinando dal 1972! Fra i 55<br />

impianti in costruzione vi sono progetti in<br />

corso da diversi anni, dieci da più di venti.<br />

Negli ultimi trenta anni il numero dei<br />

reattori attivi è variato di poco: dal 1989 è<br />

salito solo di 13 unità. Considerando che la<br />

produzione elettrica a livello mondiale<br />

continuerà a crescere, la quota generata col<br />

nucleare continuerà pertanto a ridursi.<br />

“Vogliamo davvero<br />

investire 18 miliardi di<br />

euro per costruire<br />

ulteriori impianti<br />

[nucleari]? Fra l’altro<br />

dopo averne già<br />

sprecati 50 per uscire<br />

dal nucleare solo<br />

vent’anni fa: vent’anni è<br />

un periodo breve<br />

quando si parla del<br />

settore energetico”<br />

Davide Tabarelli (Nomisma 1/2/2010)<br />

Perché questo tipo di tecnologia ha sofferto un rallentamento così marcato?<br />

Perché alla sua elevata potenza corrisponde un elevato fattore di rischio e perché<br />

dal punto di vista economico non ha mai dimostrato di essere conveniente,<br />

nonostante le promesse dei suoi sostenitori.<br />

Gli impianti nucleari hanno la caratteristica di costare il doppio di un impianto a<br />

carbone ed il quadruplo di una centrale a gas, a parità di capacità produttiva.<br />

Questi costi iniziali appaiono poco attrattivi per un investitore privato che opera<br />

in un mercato più o meno libero.<br />

Come si è già avventato, negli Stati Uniti, la patria del nucleare, lo stato federale<br />

ha cercato di stimolare la costruzione di nuovi impianti con una legge del 2005<br />

che contiene nuove disposizioni comprendenti garanzie di prestito, crediti di<br />

imposta ed altre detrazioni fiscali. Nonostante queste facilitazioni sinora non è<br />

stato aperto nessun nuovo cantiere.<br />

In Europa il reattore finlandese di Olkiluoto, prototipo dei quattro che<br />

dovrebbero essere costruiti in Italia, è stato approvato grazie a condizioni di<br />

finanziamento non di mercato, basti pensare che, caso unico, il consorzio<br />

costruttore franco-tedesco (Areva-Siemens) pur di ottenere il contratto ha offerto<br />

un prezzo fisso al di sotto del valore reale. Il finanziamento è stato reso possibile<br />

da un accordo che ha compensato gli azionisti garantendo loro la vendita<br />

dell’elettricità prodotta in futuro a prezzi fissi. Il finanziamento di 1,65 miliardi<br />

di euro è stato concesso dalla Bayerische Lanesbank (di cui lo stato Bavarese<br />

possiede il 50%), ad un interesse molto basso (il tasso dichiarato è del 2,6%)<br />

mentre il governo francese ha sostenuto la ditta costruttrice AREVA con una<br />

garanzia al credito di 610 milioni di euro attraverso la sua agenzia di crediti<br />

all’esportazione Coface, (società che usualmente offre garanzie ad investimenti in<br />

paesi politicamente a rischio).<br />

In altre parole senza il sostegno dei governi coinvolti nell’affare, il cantiere di<br />

Olkiluoto 3 non sarebbe neanche partito.<br />

Il reattore gemello in costruzione a Flamanville è stato giustificato dall’ex<br />

direttore di Electricité De France (EDF) Francois Roussely non per esigenze<br />

produttive quanto per la necessità di “preservare le conoscenze dell’industria<br />

europea nel settore” poiché l’industria francese non riceveva contratti in patria<br />

dal 1993. Come vendere all’estero senza avere prototipi da mostrare?<br />

La tecnologia nucleare, mezzo secolo dopo il suo ingresso nei mercati<br />

commerciali, e nonostante sussidi di vari miliardi, per ogni nuovo progetto<br />

continua a richiedere ed ottenere il sostegno dello Stato, proprio come se stesse<br />

sollecitando aiuto per entrare sul mercato. Cosa sorprendente, questa<br />

straordinaria procedura viene sostenuta e sollecitata proprio da quei politici che<br />

18


in altre occasioni non cessano di chiedere rumorosamente “migliori condizioni di<br />

mercato” nel settore energetico e che, come nel caso italiano, si schierano contro<br />

gli incentivi al solare fotovoltaico e termodinamico. Con una differenza<br />

essenziale: il futuro dell’energia nucleare è incerto mentre quello delle energie<br />

rinnovabili è appena cominciato.<br />

Il “vecchio” nucleare italiano<br />

L’Italia ha già giocato un proprio ruolo nella vicenda nucleare, quando all’inizio degli anni ’60, aveva costruito<br />

tre centrali a Trino, Latina e Garigliano (realizzate da imprese elettriche private, prima della nazionalizzazione<br />

dell’energia elettrica). Alla fine degli anni ‘70 l’Enel mise in esercizio la centrale ad acqua bollente di Caorso<br />

(PC) da 830 MW.<br />

Località Potenza<br />

Netta (MW)<br />

Borgo Sabotino<br />

(Latina)<br />

Garigliano<br />

(Caserta)<br />

Gli impianti nucleari italiani:<br />

Data connessione<br />

alla rete nazionale<br />

Energia elettrica<br />

prodotta<br />

153 12/05/1963 25.489 GWh<br />

150 01/01/1964 12.246 GWh<br />

Trino Vercellese 260 22/10/1964 24.307 GWh<br />

Caorso (Piacenza) 860 23/05/1978 27.726 GWh<br />

Quando si svolse il Referendum nel 1987 la centrale di Garigliano era già chiusa, quella di Borgo Sabotino era<br />

ferma dall'anno prima, quella di Trino era già stata fermata due volte (nel '67 e nel '79) per problemi tecnici e<br />

non sarebbe stata riavviata. Il nucleare italiano era fermo alla centrale di Caorso che pure era fuori servizio<br />

per la ricarica del combustibile ed in attesa di interventi migliorativi suggeriti dall’incidente di Three Miles<br />

Island.<br />

L’incidente di Chernobyl bloccò tutti i progetti di nuovi reattori in tutti i paesi dell’OCSE, escluso il Giappone.<br />

Svezia, Spagna e anche la Germania decisero di ibernare i loro progetti mentre l’Austria era già uscita. Anche<br />

la Francia chiuse la sua filiera originale dei reattori veloci e bloccò i nuovi ordini.<br />

Lucida fu la scelta delle segreterie dei grandi partiti, a quel tempo molto ascoltati, che prendendo atto del<br />

ristagno del nucleare – il gioco<br />

nucleare non valeva davvero la<br />

candela del consenso popolare – si<br />

schierarono al referendum dell’87 sul<br />

SI proposto dal movimento<br />

antinucleare. Sulla barricata proatomo<br />

restarono solo Repubblicani e<br />

Liberali. Il nucleare venne chiuso di<br />

fatto dal governo De Mita nel 1988 (<br />

la delibera CIPE è del 1990): che<br />

senso avrebbe avuto, per un solo<br />

reattore, dotarsi dei costosi,<br />

impopolari e rischiosi servizi del ciclo<br />

del combustibile? La verità è che il<br />

referendum sancì una scelta che più<br />

o meno stavano facendo gli altri<br />

paesi occidentali.<br />

Interno della centrale di Caorso<br />

19


7<br />

Domande<br />

Risposte<br />

1 Le fonti rinnovabili<br />

possono bastare o<br />

l’atomo è inevitabile?<br />

20


Ok, il nucleare comporta dei rischi e i reattori non sono propriamente impianti che ciascuno desidera avere nei<br />

paraggi della propria abitazione, ma il vento non soffia sempre ed il sole di notte non brilla.<br />

Per questo motivo, secondo diversi analisti, le fonti rinnovabili potrebbero fare da contorno ma la sostanza del<br />

sistema elettrico del futuro non potrebbe che essere il nucleare.<br />

Va fatta una prima considerazione: la scelta di utilizzare sole, vento, acqua, terra e biomasse è la scelta di chi<br />

pensa che sia giunto il momento di cambiare in meglio la nostra vita, di chi pensa che su un pianeta su cui le<br />

risorse non sono infinite, sia stupido bendarsi gli occhi e continuare a credere che il far crescere il PIL (Prodotto<br />

Interno Lordo) sia il miglior obiettivo della vita.<br />

Per affrontare la disoccupazione crescente e ridurre l’inquinamento in ogni sua forma, è inutile tentare di far ripartire<br />

il sistema incentivando la domanda di auto e aumentando la cementificazioni con condoni e grandi opere, meglio<br />

sviluppare i settori che presentano ampi spazi di mercato e a parità di produzione riducono l’inquinamento e il<br />

consumo di risorse. L’obiettivo è dunque quello di bloccare i consumi di energia. Questo è fondamentale altrimenti è<br />

chiaro che pensando di crescere all’infinito, l’energia non basterà mai e il nucleare potrebbe essere inevitabile. Non<br />

è un’utopia, la Danimarca da più di dieci anni ha bloccato i suoi consumi energetici eppure i danesi non hanno nulla<br />

da invidiare a noi (tranne il sole!).<br />

Producibilità di 50 TWh in più al 2020 ripartita per fonte<br />

Fonte: Fondazione per lo sviluppo Sostenibile<br />

Ridurre la dipendenza dalle fonti fossili, aumentare la sicurezza degli approvvigionamenti, ridurre inquinamento ed<br />

emissioni, creare posti di lavoro: questa è la strategia su cui si innesta il discorso delle rinnovabili ed assume il<br />

giusto significato l’obiettivo di coprire entro il 2020 un terzo dei consumi con le fonti rinnovabili, con cui nel 2009<br />

siamo arrivati al 20%.<br />

Con una politica accorta di risparmio ed efficienza potremo prolungare la disponibilità di fonti fossili e fra vent’anni<br />

arrivare a coprire metà dei consumi con quelle rinnovabili.<br />

Come mostra il grafico sottostante, efficienza e fonti rinnovabili, possono risolvere l’equazione <strong>energetica</strong>.<br />

(Fonte WWF. Nota nel 2009 i consumi sono scesi a 182,5 Mtep)<br />

21


7<br />

Fonte EWEC<br />

Domande<br />

Risposte<br />

2 Dove si creano più<br />

posti di lavoro?<br />

22


Il numero delle persone in cerca di occupazione in Italia, nel mese di gennaio 2009, risulta pari a 2 milioni e 138<br />

mila unità, in crescita del 22,4 per cento rispetto a<br />

dicembre 2008. Creare nuovi posti di lavoro è più<br />

che mai urgente.<br />

La strategia <strong>energetica</strong> può contribuire a risolverlo,<br />

valutare le fonti di energia anche in base ai posti di<br />

lavoro che possono creare diviene pertanto un<br />

aspetto non secondario.<br />

Relativamente al nucleare Enel ha dichiarato che<br />

ognuno dei quattro cantieri previsti per costruire i<br />

reattori impiegherà 2.500 persone per cinque anni<br />

ed in seguito in ogni centrale lavoreranno 500<br />

persone, ovvero 2 mila nuovi posti di lavoro dopo il<br />

2020.<br />

Le rinnovabili sono da meno? No, sicuramente<br />

generano più posti di lavoro.<br />

Ad esempio l’università Bocconi di Milano stima che<br />

le politiche energetiche del pacchetto europeo Clima<br />

– Energia, entro il 2020 potranno garantire<br />

Settore Lavoratori necessari<br />

per produrre 1 TWh<br />

Petrolio 260<br />

Petrolio off-shore 265<br />

Gas naturale 250<br />

Carbone 370<br />

Nucleare 75<br />

Legna per usi energetici 1.000<br />

Idroelettrico 250<br />

Mini-idro 120<br />

Eolico 918<br />

fotovoltaico 76.000<br />

Etanolo (da barbabietola da<br />

zucchero)<br />

4.000<br />

Fonte Ises Italia<br />

investimenti per 100 miliardi di euro nei prossimi dodici anni e creare 250 mila posti di lavoro nel 2020.<br />

Relativamente al solo settore del fotovoltaico Arturo Guerzoni (università di Padova) ha prodotto una analisi che<br />

stima 90 mila posti di lavoro nel 2020, mentre l’Istituto per la competitività (I-com) il 17 novembre 2009 ha<br />

presentato uno studio dettagliato da cui emerge che il settore potrebbe generare 25 mila posti di lavoro (se si<br />

installeranno 9GW), o addirittura 210 mila se le nostre imprese sapranno entrare nel mercato delle cellule<br />

fotovoltaiche.<br />

250.000 nuovi occupati al 2020 in Italia sviluppando la produzione di elettricità da fonti rinnovabili<br />

Scenario di sviluppo GSE-IEFE Bocconi 2009<br />

23


7<br />

Domande<br />

Risposte<br />

3 Quanto costa una<br />

centrale nucleare?<br />

Il Cantiere finlandese di Olkiluoto 3 – gennaio 2010 (Fonte TVO)<br />

24


Flamanville<br />

1 e 2<br />

“Il costo dell’energia nucleare è un’incognita; la scopriranno i posteri”<br />

Luigi Sertorio, Erika Renda 6<br />

“Se si mettono in fila tutti gli elementi, il prezzo del kWh nucleare costerà<br />

come quello prodotto col gas”<br />

Giuseppe Zampini, Amministratore delegato di Ansaldo Energia 7 .<br />

Le centrali nucleari non sono<br />

prodotte in serie, pertanto non ha<br />

senso parlare di un prezzo<br />

standard. Quello che possiamo<br />

dire con certezza è che il nucleare<br />

è un settore ad alto rischio<br />

economico: a fronte di<br />

investimenti enormi non offre dati<br />

certi sui costi reali, presenti e<br />

futuri.<br />

Negli ultimi anni sono state<br />

pubblicate diverse stime, fra loro<br />

molto discordanti poiché molte<br />

sarebbero le variabili da<br />

considerare e perché risulta<br />

difficile fare previsioni sull’andamento dei prezzi delle materie prime negli anni a venire.<br />

L’indicazione della scarsa convenienza economica emerge non tanto dalle analisi quanto dal<br />

mancato sviluppo e dal limitato numero di impianti che sono stati costruiti in 60 anni.<br />

Rispetto a tutte le altre fonti, costruire un reattore costa molto ma molto di più e questa cifra<br />

costituisce il 70% del costo di un chilowattora di corrente prodotta.<br />

Se vogliamo citare qualche cifra reale possiamo dire che l’obiettivo dei francesi, che stanno<br />

costruendo un reattore identico a quelli previsti in Italia, è di produrre un MWh di corrente a 54 euro,<br />

in modo che sia concorrenziale rispetto ad un impianto a carbone (57,8 euro) e a gas (83,5). Ma più<br />

salgono i costi di costruzione, più aumenta il prezzo medio dell’energia prodotta e siccome il<br />

cantiere di Flamanville risulta già fuori budget per circa un miliardo di euro, l’obiettivo sembra<br />

allontanarsi e per un secondo EPR i francesi ora parlano di 55/60 euro al MWh.<br />

Molto peggiore la sorte del fratello finlandese, preventivato a 3,2 miliardi di euro, la spesa risulta ora<br />

lievitata a 5,3 miliardi 8 , ma è certo che il costo finale sforerà questo tetto di almeno un altro miliardo<br />

di euro, confermano una regola dimostrata dall’esperienza: i costi effettivi sono sempre stati<br />

maggiori rispetto a quelli preventivati.<br />

Anche in India, paese fra i più attivi nel periodo recente, con cinque reattori in costruzione, si è visto<br />

che i costi a consuntivo superano quelli a preventivo del 200-300%.<br />

Ma un dato (quasi) certo lo<br />

abbiamo, quello relativo alla<br />

dismissione dell’esperienza atomica<br />

italiana: 5,2 miliardi di euro per<br />

smantellare 1.200 MW (dati Sogin<br />

2009). Ad essi vanno aggiunti i costi<br />

per la costruzione dei depositi<br />

definitivi per i rifiuti prodotti, stima<br />

che attualmente arriva a 1,5 miliardi<br />

di euro.<br />

Il costo del nucleare negli Stati Uniti<br />

d’America: +207%<br />

Nel maggio 2008 il Congressional Budget Office<br />

Statunitense ha presentato uno studio sui costi preventivati<br />

e sui costi effettivi dei 65 reattori costruiti negli USA, dal<br />

1966 al 1977. Il risultato emerso è un aumento medio dei<br />

costi del 207%.<br />

Per i quaranta impianti costruiti dopo il 1979 l’aumento del<br />

consuntivo rispetto al preventivo è stato addirittura del<br />

250%.<br />

25


Stime recenti per la costruzione di un reattore nucleare<br />

Darlington (Canada) EPR<br />

South Texas Project (USA) 1.350MW<br />

Olkiluoto-3 (Finlandia)<br />

Flamanville-3 (Francia)<br />

Stima Enel (EPR) 1.600MW<br />

Georgia Power (USA) 1.100MW<br />

0 1 2 3 4 5 6 7 8<br />

Georgia<br />

Power<br />

Stima Enel<br />

(EPR)<br />

Flamanville- Olkiluoto-3<br />

3 (Francia) (Finlandia)<br />

Serie1 4,7 4,5 5 5,3 7,4 7,5<br />

Miliardi di euro<br />

South<br />

Texas<br />

Darlington<br />

(Canada)<br />

“C’è un secondo problema: un errore che spesso la gente<br />

compie. Si pensa che il nucleare possa ridurre il costo<br />

dell’energia. Questo non è vero: un recente studio ha<br />

dimostrato, per esempio, che i costi per il nucleare in Svizzera<br />

continueranno ad aumentare.<br />

I costi per il nucleare variano notevolmente da paese a paese:<br />

in Germania ha un prezzo di circa due volte e mezzo in più<br />

rispetto a quello francese. Ciò è dovuto al fatto che il<br />

nucleare in Francia è stato finanziato per anni dallo Stato,<br />

quindi dai cittadini. Ancora oggi, le 30.000 persone che<br />

lavorano per il nucleare francese sono pagate grazie agli<br />

investimenti massivi dello Stato. L’aumento del numero di<br />

centrali atomiche nel mondo in questi ultimi anni ha causato,<br />

inoltre, un considerevole aumento del costo dell’Uranio, che<br />

difficilmente tornerà a scendere. Il nucleare è dunque molto<br />

costoso, anche nel lungo periodo”.<br />

Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica (14 febbraio 2008)<br />

26


Il modello finlandese<br />

L’immagine costituisce una elaborazione grafica dell’impianto in costruzione.<br />

In origine, Olkiluoto 3 (in sigla OL3), doveva essere pronta nel 2009. E doveva essere il simbolo<br />

del rinascimento nucleare. OL3 è un reattore ad acqua in pressione di nuovo tipo, con una<br />

potenza prevista di 1.600MW sarà il reattore nucleare più potente al mondo (insieme al gemello in<br />

costruzione a Flamanville in Francia). Ed è il modello che Enel ed EDF intendono costruire in<br />

quattro esemplari in Italia. Al di là del primato tecnologico, il progetto Olkiluoto 3 ha attirato molte<br />

attenzioni per il metodo di finanziamento. Il modello societario in effetti bypassa il mercato<br />

attraverso una partnership tra produttori e grandi consumatori che si sono impegnati a ritirare la<br />

futura produzione di corrente a prezzi ancorati ai costi dichiarati. Questo perché il costo di<br />

costruzione di una centrale nucleare è enorme e poiché molte sono le incertezze risulta molto<br />

costoso trovare i finanziamenti necessari. L'opera ha sinora maturato tre anni di ritardo ed ora si<br />

spera di concluderla entro la fine del 2012. Ma non sarà facile perchè nel frattempo la società<br />

costruttrice Areva (consorziata con Siemens) è ai ferri corti col committente finlandese (TVO). Il<br />

contratto iniziale prevedeva infatti un costo fisso per l'opera, gli sforamenti sarebbero stati a carico<br />

del costruttore. Areva ovviamente oggi non gradisce la cosa e sostiene che i ritardi e i conseguenti<br />

aumenti di spesa sono stati causati da ritardi nei processi autorizzativi da parte di TVO.<br />

Il 1 settembre 2009, Anne Lauvergeon, CEO di Areva, nel presentare i conti della società ha<br />

annunciato che i profitti sono scesi del 79% anche a causa dell'impianto finlandese che si è<br />

trasformato ormai in un incubo finanziario. La Lauvergeon ha confermato che il costo dell'impianto<br />

ha raggiunto la cifra di 5,3 miliardi di euro (in origine se ne stimavano 3 di miliardi) ammettendo di<br />

non essere in grado di valutare quale sarà il costo finale dell'impianto finlandese (Financial Times<br />

1 settembre 2009).<br />

27


7<br />

Miniera di Uranio in Australia<br />

Domande<br />

Risposte<br />

4 Esiste abbastanza<br />

uranio per il futuro?<br />

"Stando agli studi dell'agenzia internazionale per l'energia atomica<br />

l'uranio comincerà a scarseggiare dal 2025-2035. Come il petrolio sta per<br />

raggiungere il suo picco. I prezzi, quindi, andranno presto su.”<br />

Jeremy Rifkin 9<br />

28


C’è chi dice che uno dei maggiori vantaggi dell’uranio, rispetto alle altre fonti energetiche, è il fatto di<br />

essere molto diffuso in natura.<br />

In effetti è così, ma a un’ampia distribuzione planetaria non corrisponde una adeguata<br />

concentrazione che ne permetta l’estrazione. Pertanto attualmente il 44% viene estratto in due soli<br />

paesi: Canada e Australia.<br />

L’Uranio nel mondo<br />

Paese Risorse di uranio<br />

(come % del totale)<br />

Australia 22,5<br />

Kazakistan 13,7<br />

Canada 8,4<br />

Russia 8,4<br />

Sud Africa 8,2<br />

Niger 5,8<br />

Namibia 5,1<br />

Ucraina 3,8<br />

Uzbekistan 2,1<br />

Fonte ESA 2009<br />

La concentrazione del minerale è fondamentale, perché al di sotto di alcuni valori, aumentano costi<br />

ed energia necessarie alle attività minerarie ed il costo energetico dell’estrazione diventa superiore<br />

all’energia che quell’uranio potrebbe produrre, per questo non ha senso scrivere che l’uranio è<br />

diffuso anche negli oceani: le percentuali sono così basse che non sarà mai utilizzabile.<br />

Esiste dunque il rischio che costruendo nuove centrali nucleari ci si ritrovi fra qualche anno davanti<br />

allo stesso problema di scarsità del petrolio?<br />

Il cosiddetto “Red Book” 10 , una sorta di bibbia in materia, pubblicato nella sua più recente versione il<br />

3 giugno 2008, basandosi sulle informazioni ufficiali stilate dall’ Agenzia Internazionale per l’Energia<br />

Atomica, stima che sia possibile estrarre ad un costo accettabile (ovvero 130 dollari per estrarre 1<br />

Kg di uranio), 3,3 milioni di tonnellate anche se si ipotizzano riserve per circa 5,5 milioni di<br />

tonnellate.<br />

Considerando i livelli di consumo del 2006 (66.500 t), si ottengono garanzie per 50 anni, 80 facendo<br />

riferimento alle riserve ipotizzate. Tutto questo se il consumo rimarrà costante, ovvero se<br />

entreranno in funzione nuove centrali solo per sostituire impianti chiusi. Se come qualcuno<br />

assurdamente propone, raddoppiassimo le centrali nucleari nel mondo per risolvere il problema<br />

della CO2, fra trent’anni dovremmo chiuderle per esaurimento dell’uranio.<br />

Ma non è tutto, poiché negli ultimi 20 anni, dati i ridottissimi investimenti in nuove centrali nucleari,<br />

gli investimenti minerari e nell’arricchimento di Uranio sono stati miseri. Cina, India e Russia date le<br />

loro necessità di sviluppo energetico punteranno anche sul nucleare e tenderanno sempre più a<br />

bloccare le esportazioni di Uranio destinandolo ad usi interni, oppure esercitando il loro enorme<br />

potere si assicureranno approvvigionamenti dai paesi esportatori.<br />

Kazakistan, Canada e Australia poi non saranno probabilmente in grado di soddisfare la domanda<br />

contemporanea di Stati Uniti ed Europa almeno per i prossimi 20 anni. Pertanto il nucleare non si<br />

profila affatto come soluzione efficace ai problemi di approvvigionamento e indipendenza<br />

<strong>energetica</strong>.<br />

29


7<br />

Domande<br />

Risposte<br />

5 Il nucleare è pulito?<br />

30


Non è vero<br />

che il<br />

nucleare non<br />

produce<br />

CO2<br />

C’è chi sostiene che “vi è una significativa analogia tra energia nucleare e fonti rinnovabili entrambe<br />

le opzioni comportano emissioni di gas con effetto serra nulle o trascurabili” (Claudio Scajola), e<br />

vista la sua enorme potenza il nucleare non avrebbe rivali per contenere le emissioni che causano<br />

l’effetto serra.<br />

A costoro va ricordato che un assai irrealistico raddoppio entro il 2030 della potenza attualmente<br />

installata, comporterebbe una riduzione solo del 5% delle emissioni di CO2.<br />

Ma si tratta di una stima per eccesso, a favore delle centrali nucleari, perché non è corretto dire<br />

che il nucleare non produce CO2, occorre tener conto del bilancio complessivo, cioè di quanta<br />

CO2 viene emessa e di quanta energia viene consumata in tutto il ciclo, dall’estrazione di uranio,<br />

alla fabbricazione del combustibile nucleare, del reattore e delle altre componenti della centrale, fino<br />

allo smantellamento e allo smaltimento delle scorie.<br />

L’attività mineraria per estrarre l’uranio è una delle attività industriali che consuma più energia ed<br />

emette più CO2. Le miniere di solito sono a cielo aperto e sprofondano come gironi danteschi sino a<br />

250 metri nel sottosuolo, ma esistono anche miniere coperte; i giacimenti più profondi vengono<br />

trattati con una tecnica che recupera l’uranio utilizzando un processo chimico. Inizialmente vengono<br />

fatte diverse perforazioni nel deposito di minerale; vengono poi iniettate centinaia di tonnellate di<br />

acido solforico, ammoniaca ed acido nitrico per entrare in contatto col minerale e scioglierlo. Infine<br />

la soluzione recante il contenuto minerale disciolto viene pompata in superficie e trasformata. E’<br />

facilmente intuibile che sia questo processo che l’estrazione tradizionale creano quantità enormi di<br />

metalli tossici e radioattivi dispersi nell'ambiente locale.<br />

Il calcolo della CO2 nucleare deve tener conto di queste attività e due sono i parametri che risultano<br />

rilevanti: il numero di anni di funzionamento del reattore e la purezza del minerale estratto dalle<br />

miniere. Più diminuisce la purezza del minerale, maggiore è la quantità di CO2 emessa; quando le<br />

miniere conterranno minerali con una percentuale di uranio dello 0,01%, le emissioni saranno<br />

identiche a quelle di un impianto termico a gas, che certamente risulta più pulito del carbone ma di<br />

tecnologia carbon free proprio non ne parliamo più. Secondo alcune previsioni arriveremo a questo<br />

punto fra 40 anni, sempre che non ci sia alcuna “rinascita nucleare” che ne aumenti il consumo. Col<br />

minerale usualmente utilizzato si stima che un reattore nucleare per ogni kWh emetta circa 90-140<br />

grammi di CO2.<br />

Tabella emissioni del nucleare (Fonte: Storn van Leeuwen and Smith)<br />

Fase Emissioni<br />

CO2<br />

(grammi per<br />

kWh)<br />

Costruzione 12-35<br />

Attività mineraria, arricchimento e 36<br />

preparazione combustibile<br />

Attività dopo la chiusura del reattore 17<br />

Dismissione della centrale 23-46<br />

Totale 88-134<br />

Un altro aspetto critico, di cui si parla<br />

poco, è la grande quantità di acqua<br />

richiesta per il raffreddamento.<br />

L'elettricità prodotta da una centrale<br />

nucleare non viene generata<br />

direttamente dalla reazione atomica<br />

ma da una normale turbina a vapore.<br />

La fissione del materiale radioattivo<br />

produce un aumento della<br />

temperatura nel cuore della centrale,<br />

calore che genera il vapore che<br />

aziona le turbine per produrre l’energia elettrica. Uno studio statunitense (http://www.ucsusa.org)<br />

calcola che un reattore da 1.600 MW ha bisogno di più di 4 milioni di metri cubi d’acqua al giorno.<br />

La Francia, paese con molte più risorse idriche di noi, in estate è costretta a rallentare la produzione<br />

di energia elettrica delle proprie centrali per mancanza d'acqua e ad importare corrente (a caro<br />

prezzo) dalla Germania.<br />

31


7<br />

Domande<br />

Risposte<br />

6Dove mettiamo le scorie?<br />

“È triste constatare come il procedere della tecnologia, in tutti i campi,<br />

tenda a educare l’uomo a tollerare le contaminazioni,<br />

invece di educare l’uomo a non contaminare”<br />

Luigi Sertorio, Erika Renda 11<br />

“Le scorie sono “il” problema, uno dei punti su cui siamo caduti:<br />

sappiamo gestire le centrali ma in Italia non sappiamo dove mettere le<br />

scorie”<br />

Giuseppe Zampini, Amministratore delegato di Ansaldo Energia 12 .<br />

32


Le centrali nucleari producono scorie pericolose che richiedono migliaia di anni per diventare<br />

innocue. Questo è uno dei maggiori problemi del nucleare poiché impone una onerosa eredità alle<br />

generazioni future.<br />

Il nostro paese, nonostante abbia chiuso da più di vent’anni le sue vecchie centrali, si ritrova con<br />

l’onere di dover smantellare e sistemare in un luogo sicuro, alcune migliaia di tonnellate di rifiuti<br />

radioattivi e di lasciarli riposare indisturbati per qualche migliaio di anni.<br />

I materiali prodotti dagli impianti nucleari sono classificati in due tipologie a seconda del tempo di<br />

decadimento richiesto. Per i materiali a bassa e media radioattività nel mondo sono stati creati<br />

impianti di superficie in diversi paesi industriali (Germania, Francia, Svezia, Spagna e USA). Per i<br />

materiali ad alta attività, ovvero il combustibile utilizzato, è necessario provvedere al loro stoccaggio<br />

in formazioni geologiche appropriate, caratterizzate da bassissima permeabilità e situate in zone<br />

geologicamente stabili.<br />

In passato si pensava che le migliori formazioni geologiche fossero quelle di tipo salino poiché si<br />

riteneva che in tali strutture non potesse esserci circolazione di acqua, condizione indispensabile<br />

per mantenere integri i contenitori che dovrebbero durate tempi enormemente lunghi. Ma nel New<br />

Mexico, a Carlsbad, nel corso dello scavo, ci si trovò invece in presenza di grandi quantità di acqua<br />

cosicché sono in fase di studio altri tipi di formazioni geologiche. È appena il caso di ricordare che di<br />

rocce saline si trattava anche nel caso del sito di Scanzano.<br />

Ancora oggi nessun paese ha risolto questo problema: solo la Svezia sta procedendo alla<br />

costruzione del suo impianto, mentre gli USA hanno abbandonato il loro progetto a Yucca Mountain,<br />

a 150 Km da Las Vegas, perché si è rivelato troppo costoso.<br />

Per inciso, non ha alcun senso sminuire il problema dichiarando che i volumi relativi al combustibile<br />

irraggiato sono irrisori. Questa storia è stata ripetuta spesso ed ovunque; ad esempio, nel 1969 il<br />

filosofo tedesco Carl Fiedrich von Weizsacker scriveva: “non creeranno alcun minimo intoppo. Ci è<br />

stato assicurato che tutti i rifiuti atomici che si accumuleranno in Germania sino al 2000 entreranno<br />

facilmente in un contenitore cubico di 20 metri”.<br />

Peccato che anche se i rifiuti atomici prodotti non formeranno (per fortuna) quelle montagne di rifiuti<br />

che alcune vicende recenti ci hanno mostrato per le strade di più di una città, hanno una tossicità<br />

letale: l’inalazione un solo grammo di plutonio è mortale.<br />

Un EPR produce pochissime scorie?<br />

Un reattore da 1.600 MW produce in un anno scorie per un totale di:<br />

- 500 tonnellate a bassa radioattività<br />

- 200 tonnellate a media radioattività<br />

- 25 tonnellate ad alta radioattività<br />

Nota: generalmente ogni tonnellata di rifiuti viene sistemata in contenitori dal volume di 2 metri<br />

cubi. Fonte: Stefano Monti ENEA.<br />

In Italia sinora la ricerca di un sito idoneo per depositare le scorie del vecchio nucleare non ha avuto<br />

successo e la strategia è stata quella di mandarli all’estero, alcuni in via provvisoria, altri in via<br />

definitiva.<br />

Ragionare sulla possibilità di isolare dalla biosfera i rifiuti radioattivi, con la sicurezza assoluta e per<br />

centinaia di migliaia di anni, è in ultima analisi un esercizio puramente filosofico che sfida<br />

l’immaginazione umana.<br />

E non è una bella eredità da lasciare alle generazioni future.<br />

33


7<br />

Domande<br />

Risposte<br />

7 Il nucleare è pacifico?<br />

34


Sin da quando è nata l’idea di imbrigliare la potenza nucleare per generare energia, è balenata la<br />

possibilità di un suo uso militare. Anzi il nucleare civile nasce da quello militare ed il programma<br />

“Atoms for peace” annunciato nel 1953 dal presidente americano Eisenhower per promuovere un<br />

uso pacifico dell’energia atomica traeva origine dalla preoccupazione che altri paesi portassero<br />

avanti programmi di armamento nucleare.<br />

Il trattato di non proliferazione nucleare (TNP), entrato in vigore nel 1970, così come l’Agenzia<br />

Internazionale per l’Energia Atomica fondata nel 1957, avrebbero dovuto promuovere in tutto il<br />

mondo la tecnologia nucleare civile alfine di evitarne l’uso militare.<br />

In realtà sia il trattato NTP che l’Agenzia Internazionale non sono riusciti ad impedirlo perché ogni<br />

paese che disponga di tecnologia nucleare per usi civili sarà prima o poi in grado di costruire la sua<br />

bomba. Infatti anche con la miglior buona volontà del mondo non è possibile separare nettamente<br />

gli sviluppi civili da quelli militari<br />

Per comprenderlo può essere utile considerare la vicenda dell’Iran che aveva messo in cantiere un<br />

reattore nucleare per produrre energia elettrica a Bushehr. Ovviamente necessitava anche di<br />

combustibile nucleare, ovvero di uranio “arricchito”. La tecnologia di arricchimento della quale l'Iran<br />

si è dotato è quella dell'ultracentrifugazione, quella attualmente maggiormente utilizzata nel mondo.<br />

Ma l’arricchimento dell’uranio produce combustibile per centrali nucleari come pure materia prima<br />

per costruire bombe atomiche. Inoltre il riprocessamento del combustibile utilizzato da una centrale,<br />

produce plutonio, ottimo sia per bombe fissili che per le bombe H.<br />

Morale della favola: qualsiasi paese che ha reattori nucleari è potenzialmente in grado di produrre<br />

armi nucleari perché la tecnologia è la stessa.<br />

La storia conferma che il nucleare civile costituisce la porta d’ingresso a quello militare, visto che a<br />

partire dall’entrata in vigore del trattato di non proliferazione nucleare, paesi come il Pakistan,<br />

Israele, India e Corea del Nord hanno prodotto ordigni nucleari partendo da programmi di nucleare<br />

civile. Iran, Iraq e Libia confermano ulteriormente questa connessione.<br />

Gli accordi internazionali creano l’illusione che sia possibile un nucleare civile senza<br />

proliferazione di armi ma l’unica soluzione sicura è quella di chiudere il capitolo nucleare<br />

generando energia elettrica con altri mezzi.<br />

« Testate nucleari » - Fonte: http://edition.cnn.com/exchange/blogs/warpCNN/archive/2006_11_12_archive.html<br />

35


La conoscete questa storia? Parla di un paese nel Borneo, colpito dalla<br />

malaria negli anni cinquanta.<br />

L'Organizzazione mondiale della Sanità trovò la soluzione al problema: il<br />

DDT un potente pesticida). I primi risultati furono positivi, le zanzare<br />

morirono, la malaria passò.<br />

Ma presto apparvero i primi effetti collaterali: i tetti in paglia delle case<br />

iniziarono a rovinarsi e a crollare poichè il DDT aveva sterminato anche un<br />

tipo di vespa che si nutriva delle larve di un bruco che distruggeva i tetti di<br />

paglia. La soluzione allora fu quella di utilizzare la lamiera per coprire i tetti<br />

ma si rivelò pessima sotto il caldo e rumorosa sotto le piogge tropicali. La<br />

morte degli insetti causata dal DDT portò alla scomparsa delle lucertole che<br />

se ne cibavano e dei gatti che si cibavano delle lucertole. Senza gatti i topi<br />

aumentarono vertiginosamente e ... alla fine l'Organizzazione Mondiale della<br />

sanità dovette far arrivare nell'isola dei gatti per porre un rimedio alla<br />

situazione.<br />

Questa storia, narrata da Amory Lovins (fondatore di un famoso istituto di<br />

ricerca americano), ci dice che se non si capiscono le connessioni fra le cose,<br />

le soluzioni possono rivelarsi peggiori del problema.<br />

Purtroppo spesso facciamo proprio così, semplifichiamo la realtà e agiamo<br />

impulsivamente, trascurando la fase dell'osservare e del pensare.<br />

Anche riguardo all'energia corriamo questo rischio: attenzione a rispolverare<br />

soluzioni del passato che hanno mostrato di non funzionare.<br />

Immaginiamo qualcosa di più ambizioso, proviamo a sognare uno scenario<br />

più allettante del presente. Un mondo senza scarichi di petrolio che<br />

uccidono la vita dei fiumi; una società in cui si costruiscono case con<br />

passione e non per speculazione, case <strong>energetica</strong>mente autonome, sane da<br />

vivere e belle a vedersi.<br />

Immaginiamo treni regionali frequenti, puliti e decenti, treni da prendere<br />

con piacere e non da sopportare con rabbia o rassegnazione per la loro<br />

inefficienza.<br />

Immaginiamo un mondo dal quale carbone e petrolio siano stati cancellati e<br />

il nucleare sia scomparso per sempre.<br />

Un mondo in cui sia bello salutarsi e sorridersi, in cui sentirsi ben-accolti.<br />

Un mondo libero dagli attacchi alla privatizzazione dei beni comuni, dove la<br />

prevenzione dei conflitti sia normale come la prevenzione antincendio.<br />

Lo sappiamo è un mondo ideale, un mondo da sogno, ma voi riuscite a vivere<br />

felici senza sognare almeno ogni tanto qualcosa del genere?<br />

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