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<strong>FEDER</strong> <strong>NEWS</strong><br />
cantanti all’ingresso del coro? E se poi diventiamo pochi<br />
e basta?<br />
Ma per i cori <strong>Gospel</strong> la questione è ancora più complessa,<br />
perché visto il discordo sulla qualità precedentemente<br />
affrontato, io direttore posso rischiare di escludere dal<br />
mio coro una persona magari poco dotata tecnicamente,<br />
ma che viene a cantare fondamentalmente perché ha<br />
bisogno di incontrare gesù nei suoi compagni /e di<br />
sezione?<br />
che grande responsabilità!<br />
Nel corso degli anni noi del BRUCO, non senza difficoltà,<br />
abbiamo cercato di mettere a punto un sistema semplice.<br />
Di fronte a esperienze poco piacevoli di gestione di nuovi<br />
arrivati tecnicamente “poco gestibili”, dopo molti tentativi,<br />
alcuni falliti, altri no, abbiamo deciso di procedere ad<br />
una semplice audizione, nella quale gli aspiranti coristi<br />
devono dimostrare un minimo di capacità di intonazione<br />
(necessaria) e di senso del ritmo; se queste due<br />
caratteristiche dovessero essere completamente assenti,<br />
il nostro suggerimento è di rivolgersi a percorsi alternativi<br />
di formazione personale (…ma per fortuna è successo una<br />
sola volta di doverlo dire).<br />
Per tutti gli altri, una volta entrati a far parte del coro,<br />
la selezione è un processo naturale, durante il quale<br />
ogni corista deve mettere sul piatto della bilancia la sua<br />
disponibilità a migliorare i propri lati deboli, la sua costanza<br />
nella partecipazione, la sua capacità di avvicinarsi agli altri<br />
coristi, la sua disponibilità a diventare “fratello” e non solo<br />
amico o conoscente – e vi assicuro che è la parte + difficile.<br />
Dopo un po’ di prove (la valutazione è alquanto elastica e<br />
dipende da molte situazioni contingenti) il direttore, sentiti i<br />
coristi interessati, deciderà se sono pronti ad affrontare oltre<br />
che le prove anche il palcoscenico per i concerti…finora ha<br />
funzionato abbastanza… ma attendo suggerimenti. *2<br />
www.federgospelchoirs.com<br />
LA PARoLA A…<br />
pag16<br />
promuovere ed incontrare<br />
Per brevità preferisco riunire le ultime parole chiave di<br />
questa riflessione.<br />
Spesso per comunicare, promuovere e far conoscere<br />
le attività dei nostri cori tutti noi utilizziamo tecniche di<br />
comunicazione abbastanza comuni e simili a quelle utilizzate<br />
per pubblicizzare la vendita di prodotti commerciali e/o<br />
attività e servizi similari.<br />
Voglio subito precisare che credo molto nella competenza<br />
e nella capacità organizzativa, e anzi ho verificato spesso<br />
che associazioni come le nostre propongono attività<br />
di ottimo livello ma comunicano con scarse capacità e<br />
qualità, e questo è davvero un peccato. (per esempio:<br />
linguaggio grafico incomprensibile, messaggi “criptici”,<br />
scarsa pubblicità degli eventi, etc). *3<br />
Ma ciò su cui vorrei porre l’attenzione è la compatibilità del<br />
messaggio del <strong>Gospel</strong> con il sistema del business dello<br />
spettacolo.<br />
Sta per arrivare il Natale, e tutti stiamo cercando di<br />
organizzare i nostri concerti: in questo momento dell’anno<br />
il <strong>Gospel</strong> “tira” e non possiamo mancare… si ma a quale<br />
prezzo???<br />
A parte il fatto che dovremmo confrontarci anche sul<br />
rapporto tra cantare il <strong>Gospel</strong> e la gratuità (magari un’altra<br />
volta), questa volta vorrei soffermarmi sull’utilizzo di ambiti<br />
non propriamente <strong>Gospel</strong> per promuovere l’attività e<br />
l’immagine dei nostri cori.<br />
Recentemente ho visto un’apparizione di alcuni amici del<br />
<strong>Gospel</strong> in TV, e mi sono ricordato di altri che ci sono passati,<br />
tra i quali posso citare senza paura di suscitare polemiche<br />
i miei Fratelli del FreeVoices, la mia amica Cheryl Porter, e<br />
tra i minori noi del BRUCO.<br />
Francamente non mi sembra che tutti quanti (noi per primi)<br />
si sia riusciti a portare a casa qualcosa di positivo (nel senso<br />
della diffusione del <strong>Gospel</strong>) dalle nostre apparizioni… anzi.<br />
Per non parlare poi dell’utilizzo che la TV fa del <strong>Gospel</strong><br />
(Chiambretti docet) e non mancano purtroppo episodi di<br />
“macchiette <strong>Gospel</strong>” utili solo a “sdoganare” falsi (o meglio<br />
mercantili) atteggiamenti natalizi sparsi un po’ ovunque.<br />
inoltre, TV a parte, si tratta di riflettere sulla professionalità<br />
nell’organizzazione e nell’esecuzione degli “eventi <strong>Gospel</strong>”:<br />
è possibile avere un atteggiamento professionale<br />
con budget assolutamente assenti? E’ possibile fare<br />
pubblicità, avere buoni impianti di amplificazione, luoghi<br />
per i concerti accoglienti e disponibili, senza spendere<br />
praticamente nulla (e soprattutto senza guadagnarci – anzi<br />
“smenandoci” dei soldi)?<br />
insomma esiste un mercato del <strong>Gospel</strong> in italia? E se<br />
dovesse esistere come funziona? E se dovessimo capire<br />
come funziona riusciamo a capire anche chi ci guadagna