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La borsadellaspesa - ACSI

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<strong>La</strong> borsa della spesa<br />

17<br />

ambiente<br />

Gli insegnamenti<br />

e le domande aperte<br />

del pozzo Polenta<br />

Il mese di luglio ha portato una brutta<br />

sorpresa agli abitanti di Morbio<br />

Inferiore ma il danno lo subiamo tutti,<br />

come sempre quando i beni persi sono<br />

patrimonio comune. Aria e acqua. In questo<br />

caso il bene perso è l’acqua, inquinata<br />

dalla benzina con tutta probabilità proveniente<br />

dagli insediamenti commerciali situati<br />

nelle immediate vicinanze del pozzo di<br />

captazione denominato Polenta.<br />

<strong>La</strong> BdS non può non tornare su questo<br />

argomento ampiamente trattato dalla<br />

stampa in primo luogo perché il tema dell’acqua<br />

ci sta molto a cuore e al suo consumo<br />

responsabile abbiamo sempre dedicato<br />

ampio spazio; ultimo nell’ordine, è stato un<br />

dossier nel numero di marzo-aprile (BdS<br />

2.08) nel quale invitavamo i consumatori a<br />

bere l’acqua del rubinetto e a evitare imballaggi<br />

inutili come le bottiglie di pet in cui<br />

l’acqua viene commercializzata. Spiace che<br />

i consumatori sensibili siano stati più danneggiati<br />

degli altri e che debbano subire oltre<br />

il danno anche la beffa di fare la spola al<br />

supermercato per portare a casa l’acqua in<br />

bottiglia. Ma è proprio in situazioni come<br />

queste che ci si rende conto sia di quanta<br />

acqua consumiamo ogni giorno sia della<br />

fortuna che abbiamo di poterne godere<br />

semplicemente girando la manopola del rubinetto!<br />

Ci vorrà tempo per chiarire le cause e le<br />

responsabilità di quanto è successo. Ma ci<br />

sono anche altre questioni fondamentali<br />

che la vicenda apre e ripropone.<br />

1) Le zone di protezione<br />

Se il pozzo del Polenta non fosse stato<br />

assediato dai centri commerciali, probabilmente<br />

tutto questo non sarebbe successo.<br />

Per le zone di protezione delle acque ci<br />

sono disposizioni di legge precise. A secon-<br />

da delle distanze, le attività e gli insediamenti<br />

sono limitati o preclusi intorno ai pozzi<br />

o alle sorgenti. Nel caso specifico, le vecchie<br />

zone di protezione, disegnate prima<br />

che arrivassero i centri commerciali, quando<br />

incrociano il perimetro del previsto distributore,<br />

lo aggirano escludendolo dalla<br />

protezione e perciò dalle limitazioni, ponendo<br />

in questo modo le premesse per il rilascio<br />

della licenza che puntualmente il<br />

Cantone concesse.<br />

2) Le responsabilità locali<br />

Il pozzo Polenta è stato costruito negli<br />

anni Sessanta. Successivamente il Consiglio<br />

comunale di Morbio votò un credito di 800<br />

mila franchi per mettere dei filtri ma i filtri<br />

non furono mai messi (L’Informatore<br />

31.7.08) come rimase lettera morta una<br />

mozione per convenzionarsi con l’acquedotto<br />

di Chiasso (che al momento fornisce<br />

volontariamente 1’800 metri cubi di acqua<br />

al giorno a Morbio per il fabbisogno medio<br />

dei suoi 4’000 abitanti).<br />

3) L’assenza di un’organizzazione<br />

cantonale<br />

Un comune medio piccolo ticinese non<br />

è attrezzato per gestire in modo autonomo<br />

un’emergenza idrica: non esiste ancora<br />

nessuna direttiva per la gestione di una situazione<br />

tanto critica. Le razioni d’acqua da<br />

distribuire alla popolazione sono state fornite<br />

dalle aziende industriali di Lugano e per<br />

almeno 10 giorni gli abitanti di Morbio hanno<br />

bevuto acqua contaminata. Il fatto è che<br />

il Ticino non ha mai applicato (vedi riquadro)<br />

l’Ordinanza federale sull’approvvigionamento<br />

idrico in caso di emergenza che, in<br />

un caso come quello di Morbio sarebbe servita.<br />

Cosa succederebbe se Chiasso chiudesse<br />

i rubinetti?<br />

(foto Tipress)<br />

È difficile immaginare che dietro questo<br />

insediamento commerciale, in fondo a<br />

sinistra dell’immagine, ci siano le porte di<br />

ingresso al Parco della Breggia (foto in<br />

basso), un museo geologico all’aperto di rara<br />

bellezza e di grande interesse scientifico. È lì<br />

che si trova il pozzo Polenta inquinato.<br />

Il Cantone ha<br />

dormito per anni<br />

(foto Tipress)<br />

<strong>La</strong> gestione dell’emergenza del pozzo<br />

Polenta sarebbe stata ben più tempestiva e<br />

efficiente se il Cantone avesse rispettato e<br />

applicato quanto prescrive l’Ordinanza federale<br />

sulla garanzia dell’approvvigionamento<br />

con acqua potabile in situazioni<br />

d’emergenza (RS 531.32). Dal lontano<br />

1992, coinvolgendo i comuni e acquedotti,<br />

in cinque anni avrebbe infatti dovuto mettere<br />

in piedi un’organizzazione destinata<br />

ad affrontare questo genere di eventi. Ma<br />

non ha fatto assolutamente nulla. A quanto<br />

ci risulta è solo recentemente che il DFE ha<br />

rispolverato l’ordinanza e dato avvio ai lavori<br />

preparatori. Ma il grosso resta comunque<br />

da fare e ci vorranno anni. E’ da augurarsi<br />

che il “caso” Morbio abbia aperto gli<br />

occhi delle autorità su questo inspiegabile<br />

ritardo e metta loro un po’ di pepe sulla coda.<br />

(M.J.)

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