Pedagogia della felicità - Figlie di Maria Ausiliatrice
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primopiano è vita<br />
22<br />
dma damihianimas<br />
RIVISTA DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE<br />
Un testamento <strong>di</strong> fine vita<br />
Anna Rita Cristaino<br />
In molte nazioni è già in vigore, in altre si sta<br />
<strong>di</strong>scutendo se la pratica del Testamento<br />
Biologico sia a tutela del malato e dei suoi<br />
<strong>di</strong>ritti, o sia una forma <strong>di</strong> eutanasia mascherata.<br />
Il comitato italiano <strong>di</strong> bioetica lo ha<br />
così definito: «Docu mento con il quale una<br />
persona, dotata <strong>di</strong> piena capacità, esprime la<br />
sua volontà circa i trattamenti ai quali desidererebbe<br />
o non desidererebbe essere sottoposta<br />
nel caso in cui, nel decorso <strong>di</strong> una<br />
malattia o a causa <strong>di</strong> traumi improvvisi, non<br />
fosse più in grado <strong>di</strong> esprimere il proprio<br />
consenso o <strong>di</strong>ssenso informato». Tutto sembra<br />
molto normale. Quando si hanno capacità<br />
fisiche e mentali si scrive ciò che si vorrebbe<br />
ricevere, in termini <strong>di</strong> cure me<strong>di</strong>che,<br />
nel caso in cui dovesse succedere qualcosa<br />
in futuro che impe<strong>di</strong>sca alle persone <strong>di</strong><br />
esprimersi. In questo modo, <strong>di</strong>cono i sostenitori,<br />
si tutelano i <strong>di</strong>ritti del malato comportandosi<br />
secondo le sue volontà. E questo<br />
eviterebbe inutili accanimenti terapeutici.<br />
A noi però sorgono dei dubbi. Nel pieno<br />
vigore <strong>della</strong> vita, quando ci si sente invulnerabili,<br />
si <strong>di</strong>chiara che se dovesse succedere<br />
un incidente grave che comprometterebbe<br />
la propria qualità <strong>della</strong> vita non si vogliono<br />
cure eccessive ma si vuole solo essere<br />
accompagnati ad una morte <strong>di</strong>gnitosa, con<br />
una terapia che allevia il dolore.<br />
Ma se dal tempo in cui si è scritto fino a<br />
quello del presunto incidente dovessero<br />
passare molti anni e se durante questo<br />
periodo il rapporto con la propria esistenza<br />
fosse cambiato, quella <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong><br />
volontà potrebbe considerarsi ancora valida?<br />
Ci chie<strong>di</strong>amo: si può fare un testamento<br />
sulla vita? La vita quin<strong>di</strong> è un bene <strong>di</strong> cui<br />
ogni in<strong>di</strong>viduo può <strong>di</strong>sporre a suo piacimento,<br />
o non è piuttosto un dono, il cui<br />
unico Signore è Dio? La vita ha valore solo<br />
quando vi è integra salute? E chi nasce già<br />
con gravi han<strong>di</strong>cap allora dovrebbe essere<br />
aiutato a morire da subito? Sono domande<br />
inquietanti che sembrano riportarci a scelte<br />
eugenetiche. La qualità <strong>della</strong> vita, gli standard<br />
<strong>di</strong> esistenza senza sofferenze, senza<br />
alcun sacrificio, senza alcun <strong>di</strong>fetto, stanno<br />
<strong>di</strong>ventando degli utopici idoli. La sfida più<br />
grande sarà quella <strong>di</strong> aiutare a comprendere<br />
il valore <strong>della</strong> vita.<br />
Ciò che ci preoccupa è il pensiero sottile che<br />
sta insinuando le coscienze <strong>di</strong> larghe fasce <strong>di</strong><br />
opinione pubblica in tutto il mondo secondo<br />
il quale tra le libertà dell’uomo che devono<br />
essere garantite per legge, ci sia anche<br />
quella <strong>di</strong> decidere da soli quando smettere<br />
<strong>di</strong> vivere. Si parla talvolta <strong>di</strong> “cultura <strong>di</strong><br />
morte” che pervade il nostro tempo. La<br />
separazione del principio <strong>di</strong> libertà dal bene,<br />
porta in sé anche una logica che si potrebbe<br />
definire suicidaria. In concreto, si sta insinuando<br />
l’idea che tutti gli ambiti dell’esperienza<br />
umana siano anzitutto ed essenzialmente<br />
esercizi <strong>di</strong> libera scelta e perciò siano<br />
interamente “a <strong>di</strong>sposizione”. Quin<strong>di</strong> non è<br />
solo una questione tecnica o giuri<strong>di</strong>ca, ma<br />
qualcosa che interpella la nostra concezione<br />
<strong>di</strong> umanità, <strong>di</strong> libertà, <strong>di</strong> creaturalità.<br />
arcristaino@cgfma.org