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DISLESSIA E DISTURBI DELL'APPRENDIMENTO ... - VivoScuola

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<strong>DISLESSIA</strong> E <strong>DISTURBI</strong> DELL’APPRENDIMENTO<br />

corso di aggiornamento per insegnanti<br />

prima parte<br />

Dott.ssa Elena Pandini<br />

Logopedista<br />

© LABORATORI DI RICERCA ERICKSON - Formazione Progetto Screening DSA


I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) costituiscono un<br />

gruppo eterogeneo di disordini che si manifestano con significative<br />

difficoltà nell’acquisizione dell’uso di abilità di comprensione del<br />

linguaggio orale, espressione linguistica, lettura, scrittura,<br />

ragionamento e matematica.<br />

(National Joint Committee on Learning Disabilities, 1988)<br />

In letteratura, le definizioni di “<strong>DISLESSIA</strong>” sono molteplici e<br />

talvolta discordanti.<br />

Ciò è dovuto alla coesistenza di modelli teorici diversi.<br />

Gli studi di neuropsicologia cognitiva e di psicolinguistica partono dal concetto di<br />

“modularità” e si riferiscono a modelli propri dell’adulto (dislessia acquisita<br />

dell’adulto)<br />

Per molto tempo le difficoltà di apprendimento in età evolutiva sono state<br />

elaborate su quadri di riferimento basati sui pre requisiti necessari alla lettura<br />

quali lateralizzazione chiara e stabile, schema corporeo adeguato, orientamento<br />

spazio temporale idoneo e valori affettivi stabili.<br />

LE PRINCIPALI TEORIE PROPOSTE DA AUTORI ITALIANI<br />

Cesare Cornoldi e il Gruppo MT. “…imparare a leggere significa innanzitutto<br />

acquisire un certo numero di abilità (o sotto-abilità) che devono diventare<br />

automatiche…” (anni ’80)<br />

Giuseppe Cossu. Fa riferimento all’ipotesi modulare nell’analisi della struttura<br />

interna delle funzioni neuropsicologiche. Ha evidenziato quanto, in alcuni<br />

soggetti vi fosse indipendenza tra diverse abilità e ha capovolto l’idea<br />

tradizionale di prerequisiti specifici che contribuiscono all’apprendimento della<br />

lettura. (anni ’90).<br />

Giacomo Stella.Le sue ricerche, compiute sui bambini in età prescolare, partono<br />

dalla psicologia genetica: qualunque tipo di acquisizione costituisce un processo<br />

attivo in cui il soggetto compie una serie di tappe.<br />

© LABORATORI DI RICERCA ERICKSON - Formazione Progetto Screening DSA


I diversi approcci teorici hanno condizionato nel tempo gli<br />

orientamenti riabilitativi, modificando recentemente i protocolli di<br />

intervento<br />

Permettendo nel tempo di uniformare le definizioni cliniche.<br />

Riconoscendo modelli neuropsicologici sottostanti<br />

Rendendo necessario un netto aggiornamento dei protocolli di valutazione in<br />

ambito NPI e logopedico<br />

Rendendo chiare le competenze specifiche del servizio sanitario e del Ministero<br />

dell’Istruzione.<br />

Modificando l’approccio e la programmazione riabilitativa che diventano<br />

improntati “ a cicli specifici” con verifica finale ed obiettivi stabiliti.<br />

<strong>DISTURBI</strong> ASPECIFICI<br />

“learning difficulties”<br />

Difficoltà di apprendimento<br />

Sottesi da condizioni morbose non<br />

particolari,quali disagio socio-relazionale,<br />

depressione…<br />

I <strong>DISTURBI</strong> DI APPRENDIMENTO<br />

<strong>DISTURBI</strong> SPECIFICI<br />

“learning disabilities”<br />

Disturbi dell’apprendimento<br />

Dislessia<br />

Disgrafia<br />

Disortografia<br />

Discalculia<br />

10-16% della popolazione scolastica 2-4% della popolazione scolastica<br />

“disagio scolastico” “disturbi evolutivi specifici delle abilità<br />

scolastiche” – ICD-10<br />

© LABORATORI DI RICERCA ERICKSON - Formazione Progetto Screening DSA


Caratteristiche essenziali della dislessia e dei disturbi specifici<br />

dell’apprendimento<br />

Si manifestano in soggetti normodotati<br />

Hanno una base neurobiologica<br />

Non sono generalmente prevedibili in età prescolare<br />

Accompagnano il soggetto nel corso dello sviluppo (“si migliora ma non si<br />

guarisce”)<br />

Sono spesso accompagnati da manifestazioni psicologiche e relazioni disturbate.<br />

DEFINIZIONE<br />

La dislessia evolutiva è un disturbo della lettura che<br />

si manifesta in un soggetto in età di sviluppo (evolutiva)<br />

In assenza di deficit neurologici, cognitivi, sensoriali, relazionali<br />

E nonostante normali opportunità educative e scolastiche ( Giacomo Stella –<br />

Giornale di Neuropsichiatria dell’età evolutiva, 1999)<br />

Possiamo allora parlere di “dislessia” in molti casi di bambini extra-comunitari,<br />

iseriti da poco nella scolarità italiana?<br />

Dal punto di vista clinico<br />

La diagnosi di dislessia evolutiva (DE)viene formulata dal medico neuropsichiatra<br />

infantile o dallo psicologo.<br />

Si pone idealmente all’ingresso della classe terza elementare (non prima, in<br />

quanto in fase “evolutiva”)<br />

Si pone confrontando il livello cognitivo, che deve essere nella norma per i<br />

parametri del non verbale, con le abilità di lettura<br />

Il livello di velocità e accuratezza della lettura deve essere inferiore alle due<br />

deviazioni standard dalla media prevista per la classe frequentata.<br />

© LABORATORI DI RICERCA ERICKSON - Formazione Progetto Screening DSA


Ci sono degli antecedenti cognitivi<br />

☺ LA COMPETENZA METAFONOLOGICA (sintesi ed analisi dei fonemi, correlata<br />

all’apprendimento della lettura e della scrittura)<br />

☺ LA COMPRENSIONE DEL RACCONTO E LA COMPETENZA NARRATIVA (correlate<br />

alla capacità di usare il linguaggio a fini cognitivi)<br />

☺ LA COMPETENZA LESSICALE E SEMANTICA<br />

Questi disturbi sono spesso preceduti da un ritardo nell’acquisizione del linguaggio<br />

verbale, ma possono anche presentarsi in soggetti che fino all’ingresso a scuola non<br />

hanno presentato alcun genere di problema<br />

Inoltre<br />

La difficoltà di apprendimento evidenziata in un bambino al termine della prima<br />

elementare, frequentata con continuità, può evolvere in un semplice ritardo di<br />

acquisizione, in un disturbo specifico dell’apprendimento (dislessia, disortografia,<br />

discalculia) o in quadri multifattoriali che vedono colpite diverse abilità.<br />

Parliamo quindi di<br />

CASI NON PREVEDIBILI e<br />

CASI PREVEDIBILI, in quanto evidenziabili da “indici di rischio”<br />

Tra gli indici di rischio riscontriamo frequentemente:<br />

Familiarità per disturbo dell’apprendimento<br />

Problematiche uditive di grado medio- lieve<br />

Ritardo nell’acquisizione del linguaggio (DSL)<br />

Pre-requisiti alla letto-scrittura non chiari o assenti<br />

Prematurità<br />

Difficoltà attentive (ADHD…)<br />

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“I bambini con pregresso disturbo specifico del linguaggio trattato e risolto che<br />

affrontano l’ingresso alla scuola elementare, hanno il 70% di possibilità di presentare<br />

una qualche difficoltà nell’apprendimento.<br />

I bambini che entrano a scuola con un disturbo specifico del linguaggio in atto,<br />

avranno il 100% delle possibilità di avere una qualche difficoltà dell’apprendimento”.<br />

Ogni indice di rischio si manifesta prevalentemente in difficoltà<br />

specifiche prevedibili<br />

vedi pregresso DSL e abilità narrative, scrittura, abilità lessicali e velocità di<br />

lettura<br />

Vedi prematurità, memoria e attenzione e abilità di calcolo, che tratteremo nel<br />

corso del prossimo incontro, affrontando le strategie didattiche.<br />

LA <strong>DISLESSIA</strong> E’ UN POBLEMA NEUROPSICOLOGICO<br />

quindi<br />

La dislessia non guarisce.<br />

La dislessia non può essere prevenuta, ma può essere individuato precocemente<br />

il bambino in difficoltà<br />

La dislessia si esprime in forme diverse nel corso della scolarità del soggetto e<br />

per questo necessita di interventi riabilitativi e didattici specifici e diversificati,<br />

anno dopo anno<br />

Da qui il motivo dell’aggiornamento rivolto agli insegnanti, completato dallo<br />

screening precoce nelle classi prime.<br />

© LABORATORI DI RICERCA ERICKSON - Formazione Progetto Screening DSA


Quale relazione esiste tra dislessia e metodo didattico utilizzato?<br />

La lingua italiana ha un rapporto univoco e molto trasparente tra suoni e segni,<br />

rispetto ad alcune lingue straniere (vs. lingua inglese)<br />

Quindi la via fonologica di accesso alla lettura è così semplice e naturale da non<br />

rendere necessario fin dalle prime fasi dell’apprendimento, una via di accesso al<br />

lessico (METODO GLOBALE)<br />

Il metodo globale, nato nei paesi anglosassoni, ha un suo preciso significato per<br />

i bambini inglesi o americani per i quali la via lessicale (cioè il riconoscimento<br />

visivo globale e non fonologico della parola) è indispensabile fin dall’inizio per<br />

imparare a pronunciare le parole.<br />

Metodo globale o fono-sillabico?<br />

Al contrario di ciò che accade con i bambini inglesi, per i bambini italiani<br />

l’utilizzo è secondario, come risultato dell’automatizzazione dei processi di<br />

codifica più ricorrenti.<br />

Per questo per noi è così difficile separare la via fonologica da quella lessicale,<br />

che nella fonologia ha le sue basi.<br />

Pur non ponendo alcuna preferenza o indicazione, le ricerche e l’esperienza<br />

professionale ci dicono che il metodo globale è di più difficile accesso per alcuni<br />

bambini, in particolare in presenza di definite difficoltà.<br />

Caratteristiche specifiche della lingua italiana<br />

L’italiano è una lingua “trasparente”:presenta cioè poche variazioni tra il codice<br />

verbale ed il codice scritto.<br />

L’italiano è una lingua “consistente”: ha cioè un buon grado di accostamento tra<br />

fonemi e grafemi.<br />

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Presentazione isolata dei fonemi<br />

5 vocali a consistenza perfetta 1:1 (A,E,I,O,U)<br />

13 consonanti a consistenza perfetta 1:1 (B,D,F,L,M,N,P,Q,R,S,T,V,Z)<br />

2 consonanti a consistenza buona 1:2 (C/ci e G/gi)<br />

1 consonante priva di consistenza (H)<br />

Nella lettura isolata di grafemi, ben 18 su 21 hanno un rapporto di consistenza 1:1.<br />

LETTURA DI PAROLE GRAFEMA PER GRAFEMA<br />

2 vocali a consistenza perfetta 1:1 (A,U)<br />

3 vocali a consistenza buona 1:2 (E aperta/E chiusa, O aperta/O chiusa, I<br />

pronunciata/I non pronunciata)<br />

9 consonanti a consistenza perfetta 1:1 (B,D,F,M,P,Q,R,T,V)<br />

4 consonanti a consistenza buona 1:2 (K/C, L/gl, N/gn, Zsorda/Zsonora)<br />

3 consonanti inconsistenti (S sorda/S sonora, G/Gi/gl/gn, H)<br />

Nella lettura di parole grafema per grafema, solo 11 grafemi su 21 mantengono la<br />

consistenza 1:1.<br />

LETTURA SILLABICA<br />

In italiano la lettura sillabica ha un rapporto di consistenza 1:1 nel 99,8% dei<br />

casi.<br />

La lettura sillabica, a differenza della lettura grafema per grafema, tiene conto<br />

dell’ortografia, quindi del modo corretto di scrivere una lingua.<br />

La lettura e la scrittura sono così facili da acquisire che, per un soggetto normodotato,<br />

è più difficile non imparare o resistere deliberatamente all’apprendimento, piuttosto<br />

che appropriarsi di questa abilità.<br />

© LABORATORI DI RICERCA ERICKSON - Formazione Progetto Screening DSA


Molti bambini imparano a scrivere da soli e il 90% degli scolari di prima elementare<br />

impara il codice alfabetico in due mesi, a prescindere dal metodo didattico al quale<br />

sono esposti.<br />

Inoltre, il fatto che molti soggetti con deficit cognitivo di grado medio riescano ad<br />

imparare la letto-scrittura, conferma che l’acquisizione del codice scritto non richiede<br />

particolari requisiti cognitivi<br />

(Giacomo Stella, 2001)<br />

APPROCCIO EVOLUTIVO<br />

proposto da Uta Frith (1985)<br />

L’apprendimento della lettura avviene per stadi, caratterizzati dall’acquisizione di<br />

nuove procedure e dall’automatizzazione delle procedure già acquisite.<br />

Se pure con qualche differenza, quasi tutti gli autori ad oggi concordano sulla<br />

sequenza delle fasi:<br />

FASE LOGOGRAFICA<br />

FASE ALFABETICA<br />

FASE ORTOGRAFICA<br />

FASE LOGOGRAFICA<br />

Precede la conoscenza e l’applicazione del sistema alfabetico.<br />

Vi è un riconoscimento globale, fotografico, basato su indici solamente visivi, di<br />

un certo numero di parole, che il bambino riconosce in maniera associativa<br />

Non c’è la possibilità di analizzare la parola e perciò di leggere parole nuove<br />

basandosi su conoscenze già acquisite.<br />

Il bambino non riconosce la parola in quanto sequenza di segni. La parola è<br />

associata al significato che veicola come se si trattasse di un disegno.<br />

© LABORATORI DI RICERCA ERICKSON - Formazione Progetto Screening DSA


FASE ALFABETICA<br />

Il bambino apprende la corrispondenza suono-segno e questo gli permette di<br />

leggere un numero enorme di parole applicando un numero limitato di regole,<br />

con una procedura analitico-sequenziale.<br />

Le procedure di questa fase sono di tipo non lessicale e solo esclusivamente di<br />

tipo fonologico.<br />

Se la parola non è detta ad alta voce, non è riconosciuta.<br />

Allo stesso modo non sono riconosciute le regole ortografiche proprie della<br />

lingua, gli accenti, i raddoppiamenti, i digrammi.<br />

FASE ORTOGRAFICA<br />

In questa fase avviene l’acquisizione della modalità di lettura per via lessicale<br />

diretta, superando la conversione grafema-fonema.<br />

Il riconoscimento della parola è rapido e si basa sul riconoscimento delle unità<br />

ortografiche astratte legate ai morfemi. (*)<br />

Le unità decodificate non sono più lettere singole, ma gruppi legati ai fonemi,<br />

che sono propri per quella lingua e sono ricorrenti, che non devono ogni volta<br />

essere decodificati in modo analitico e che permettono l’accesso al lessico<br />

ortografico.<br />

Non sono analizzate le caratteristiche visive delle lettere così come avveniva<br />

nella fase logografica, ma rappresentazioni astratte delle stesse.<br />

E’ una fase delicata e complessa, nella quale convive il sistema di conversione tipico<br />

della fase alfabetica, sia pure modificato per permettere un processamento più rapido<br />

ed efficiente, ed un’afferenza visiva più affidabile alla quale sono affidate le<br />

conversioni ortografiche, l’H, i digrammi, le doppie, le irregolarità<br />

Potremmo dire che se in una prima fase, il parametro dominante è la lentezza per<br />

permettere la conversione grafema-fonema e l’apprendimento della strategia, in una<br />

seconda fase entra in gioco il parametro velocità, supportato dall’automatizzazione<br />

degli apprendimenti.<br />

© LABORATORI DI RICERCA ERICKSON - Formazione Progetto Screening DSA


Secondo il Modello di Uta Frith<br />

la dislessia evolutiva ha origine dalle difficoltà di accedere alla fase alfabetica, di<br />

convertire il suono in segno, per un deficit del sistema fonologico.<br />

Se le difficoltà insorgono invece nel passaggio dalla fase alfabetica (di conversione) a<br />

quella ortografica, il didturbo risultante non sarà più una dislessia evolutiva, ma una<br />

disortografia, mentre la lettura potrebbe continuare il suo processo di automatizzazione<br />

della competenza, sviluppando strategie di compenso.<br />

In questo caso si nota una conservazione delle abilità di lettura ed una marcata<br />

compromissione delle caratteristiche ortografiche della scrittura.<br />

Come per l’apprendimento nei bambini non dislessici, anche nella<br />

dislessia evolutiva si evidenziano tre fasi:<br />

Fase dll’apprendimento della codifica<br />

Automatizzazione delle procedure<br />

Stabilizzazione delle procedure e loro inserimento nel processo cognitivo più<br />

generale.<br />

APPRENDIMENTO DELLA CODIFICA<br />

Nella maggior parte dei casi, i soggetti con futura diagnosi di DE, evidenziano<br />

precocemente il problema, fin dall’inizio del processo di alfabetizzazione, con la<br />

difficoltà a compiere operazioni di analisi e sintesi fonemica che la letto-scrittura<br />

richiede (vedi: CMF delle Edizioni Erickson tra gli strumenti predittivi)<br />

Nella scrittura può essere compromessa la capacità di riconoscere i singoli suoni;<br />

possono essere confusi i suoni affini e può essere difficile l’associazione tra<br />

suono e simbolo grafico.<br />

Nella lettura, può essere difficoltoso l’accesso alla corrispondenza tra simbolo e<br />

suono, la ricodifica della parola dopo l’identificazione dei suoni che la<br />

compongono, oppure il processo è così lento da non essere più valido.<br />

© LABORATORI DI RICERCA ERICKSON - Formazione Progetto Screening DSA


Nella fase di apprendimento della codifica<br />

È facile che le difficoltà di codificazione riguardino tutte le aree (lettura, scrittura,<br />

calcolo)<br />

I problemi sono spesso misconosciuti o sottovalutati, sia dalla famiglia che dalla<br />

scuola<br />

È difficile capire il limite tra “lentezza evolutiva” (tutto si risolverà con un po’ di<br />

pazienza…) e primi segnali di allarme di un deficit.<br />

È una fase delicata per il rapporto di fiducia scuola-famiglia (dire o non dire ai<br />

genitori delle difficoltà? Aspettare?)<br />

Trova una sua precisa collocazione ed indicazione lo screening.<br />

AUTOMATIZZAZIONE DELLE PROCEDURE<br />

Il processo di velocizzazione ed automatizzazione delle procedure è la fase<br />

cruciale per i bambini con DE e si rende evidente proprio quando i compagni,<br />

appresa la regola, passano ad una fluenza sempre maggiore.<br />

Due sono le strategie che vengono messe in atto dal bambino in difficoltà: una<br />

strategia linguistica, che porta ad una lettura veloce con un uso massiccio del<br />

meccanismo dell’anticipazione, perciò il bambino inventa ciò che legge, oppure,<br />

una lettura lenta, lettera per lettera,con ricodifica stentata.<br />

Questi due diversi profili di lettura danno luogo ad una storia naturale diversa dal<br />

punto di vista prognostico successivo: c’è un indubbio miglior risultato a favore di<br />

coloro che usano la strategia lessicale, meno accurata ma più veloce.<br />

Il sovraccarico della memoria nei soggetti che leggono in modo più<br />

accurato ma più lento, non permette una automatizzazione sufficiente ed<br />

impedisce il passaggio alle procedure di lettura di tipo lessicale.<br />

Dal punto di vista scolastico, la differenza sostanziale sta nel fatto che i<br />

soggetti meno fluidi nella lettura, non sono in grado di studiare in modo<br />

autonomo su di un testo scritto e pertanto si sganciano dal ritmo della classe e<br />

frequentemente accumulano un ritardo scolastico serio.<br />

© LABORATORI DI RICERCA ERICKSON - Formazione Progetto Screening DSA


STABILIZZAZIONE DELLE PROCEDURE E LORO INSERIMENTO NEL<br />

PROCESSO COGNITIVO PIÙ GENERALE.<br />

Il disturbo di lettura rimane presente per tutto il percorso scolastico obbligatorio,<br />

mentre il soggetto costruisce delle strategie alternative di comprensione del testo<br />

basate su un controllo metacognitivo dall’alto rispetto alle informazioni sempre<br />

scorrette del processo di decodifica.<br />

Il bambino impara a controllare e “modificare” ciò che legge, ciò che decifra, in<br />

base alla congruenza di significato che il testo gli trasmette.<br />

Questo comporta che non tutti i testi letti sono compresi allo stesso modo, in<br />

base alle caratteristiche proprie di astrattezza, lunghezza e complessità<br />

Vi è un’altalena di prestazioni in ambito scolastico che spesso disorienta genitori<br />

ed insegnanti.<br />

Dedicheremo il prossimo incontro ad affrontare nello specifico l’individuazione precoce<br />

dei disturbi dell’apprendimento e della dislessia, lo strumento dello screening ma<br />

soprattutto le indicazioni didattiche e terapeutiche in ogni fase della scolarità, in ogni<br />

profilo del disturbo.<br />

© LABORATORI DI RICERCA ERICKSON - Formazione Progetto Screening DSA

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