Rheuma-Liga Südtirol
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1990-2010<br />
20 anni dell’associazione Reuma alto adige<br />
20 anni di seRvizio volontaRio a favoRe<br />
dei malati Reumatici altoatesini<br />
opuscolo informativo e notiziario<br />
dell’associazione Reuma alto adige<br />
rivolta ai malati reumatici altoatesini,<br />
adulti, ragazzi e bambini<br />
Pubblicazione PeR l’anniveRsaRio
Piuttosto<br />
che compatire<br />
il prossimo,<br />
meglio aiutarlo.<br />
Maksim Gorkij, 28.03.1868 - 18.06.1936<br />
scrittore russo
1990-2010<br />
20 anni dell’associazione Reuma alto adige<br />
20 anni di seRvizio volontaRio a favoRe<br />
dei malati Reumatici altoatesini<br />
opuscolo informativo e notiziario<br />
dell’associazione Reuma alto adige<br />
rivolta ai malati reumatici altoatesini,<br />
adulti, ragazzi e bambini<br />
Pubblicazione PeR l’anniveRsaRio
ai reumatismi<br />
e al vero amore<br />
si crede solo<br />
una volta che<br />
si è colpiti.<br />
Marie von Ebner-Eschenbach<br />
scrittrice austriaca (1830 - 1916)<br />
editore<br />
Associazione Reuma Alto Adige<br />
Sede: Pillhof 25<br />
39057 Frangarto – Appiano<br />
Conto per le donazioni: Cassa Raiffeisen Oltradige<br />
IBAN: IT 89 J 08255 58160 000300218421<br />
Redazione<br />
Coordinamento del progetto: dott. Andreas N. Varesco<br />
Realizzazione: Mediapool Srl<br />
Stampa: Karo Druck<br />
Immagini: private, Associazione Reuma Alto Adige, medici e istituzioni varie, istock.com, shutterstock.com<br />
Traduzioni: Bonetti & Peroni, private<br />
Tiratura: 2.000 copie, 2010
SOMMARIO PUBBLICAZIONE PER L’ANNIVERSARIO<br />
Prefazione del presidente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 06<br />
Saluti dell’assessore ..............................................08<br />
Saluti della patrocinatrice ..........................................10<br />
Il direttivo dell’Associazione Reuma ...................................11<br />
capitolo 1 - attività dell’associazione Reuma ........................12<br />
capitolo 2 - informazioni mediche sul tema della reumatologia . . . . . . . . . 22<br />
L’ambulatorio di reumatologia di Bolzano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22<br />
Divisione di riabilitazione fisica presso l’Ospedale di Bressanone . . . . . . . . . . . . . . 26<br />
Dott. Armin Maier - Cosa sono i reumatismi? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28<br />
Dott. Armin Maier - Artrosi ..........................................33<br />
Dott. Georg Rohregger - Approcci di medicina complementare<br />
nel trattamento dei casi reumatici ....................................42<br />
Dott. Lucio Lucchin - Consigli nutrizionali nella patologia reumatica . . . . . . . . . . . . 46<br />
Dott. Arrigo Baldo - L’economia articolare nelle malattie reumatiche croniche ....... 52<br />
Walli Kofler - Autoiniezione sottocutanea di farmaci biologici .................56<br />
Dott. Bernd Raffeiner - Artrite reumatoide: malattia e cure odierne ............59<br />
Dott.ssa Ester Vivaldelli - Quando il sistema immunitario dà i numeri<br />
“Lupus eritematoso sistemico” - e altre connettiviti .......................65<br />
Dott. Bernd Zagler - Osteoporosi (atrofia ossea) ...........................72<br />
Dott. Paul Trebo - Le spondiloartriti: il morbo di Bechterew, l’artrite psoriasica . . . . 82<br />
Conci Ulrike Salus - La ricerca dell’equilibrio interiore:<br />
un elemento cardine nell’assistenza dei pazienti reumatici . . . . . . . . . . . . . . . . . . 88<br />
capitolo 3 - strutture per malati reumatici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 92<br />
Il Centro reumatologico di Oberammergau ..............................92<br />
Il Centro di riabilitazione Salus Center . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 97<br />
Deutsches Zentrums für Kinder- und Jugendrheumatologie ..................100<br />
La Galleria curativa di Gastein . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 108<br />
capitolo 4 - informazioni utili. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 112<br />
Arche im KVW ..................................................112<br />
Independent ..................................................115<br />
L’acqua basica .................................................119<br />
Invalidità con reuma .............................................121
6<br />
PRefazione del PResidente<br />
dell’associazione Reuma alto adige<br />
Cari malati reumatici,<br />
cari membri dell’Associazione Reuma,<br />
stimati sostenitori!<br />
Il 1° gennaio 1990, per tutti i reumatici altoatesini,<br />
rappresenta una data particolare, perché proprio<br />
in quel giorno ha preso vita l’Associazione Reuma<br />
Alto Adige” per opera di Margret Herrnhof-Prast e di<br />
altre persone impegnate in ambito sociale. Da quel<br />
momento, la presidentessa Prast, il vicepresidente<br />
Otto Preyer e i membri dell’esecutivo Edith Höller,<br />
Erna Höller, Sibylla Morandell e Guerrino Gaetani<br />
si sono sempre impegnati al massimo per il bene<br />
delle numerose persone colpite.<br />
Sin da principio, l’obiettivo era quello di richiamare<br />
l’attenzione della società e sensibilizzare le persone sul tema ampiamente diffuso,<br />
ma troppo spesso minimizzato, delle malattie reumatiche. A tale scopo, è stato indispensabile<br />
allacciare rapporti con i responsabili del sistema sanitario altoatesino, con i<br />
quali è stato avviato un fitto scambio d’idee e una fruttuosa collaborazione.<br />
Nel 2000, l’Associazione Reuma ha festeggiato il proprio decennale con un importante<br />
congresso medico e la prima pubblicazione di un opuscolo informativo rivolto ai reumatici<br />
altoatesini. Oggi, a distanza di dieci anni, sono molto orgoglioso dei risultati<br />
raggiunti e desidero ringraziare di cuore gli ex membri dell’esecutivo, prima tra tutti<br />
la signora Herrnhof-Prast, per il caloroso e infaticabile impegno a favore della collettività.<br />
Dal 2009, ho l’onore di presiedere quest’associazione a titolo onorifico. Insieme<br />
ai membri dell’esecutivo Arthur Oberhofer, Nikolaus Mair, dott. Klaus Fissneider, Sibylla<br />
Morandell, Christine Peterlini, la vicepresidentessa Margret Herrnhof-Prast e il segretario<br />
dott. Andreas Varesco, ci occupiamo delle principali questioni che stanno a cuore agli<br />
ormai 1.200 membri dell’associazione. Nei quasi due anni trascorsi, siamo riusciti ad<br />
ampliare costantemente le proposte di ginnastica in acqua calda e in palestra. Il nostro<br />
obiettivo è quello di allargare a tutto l’Alto Adige l’offerta dei corsi, tenuti sempre<br />
da fisioterapisti qualificati. Inoltre, abbiamo cercato di entrare in contatto con i nostri<br />
membri attraverso i nuovi media, sia sfruttando il canale dell’e-mail, sia presentando<br />
sul nostro sito internet un’ampia offerta informativa, a disposizione dei soci 24 ore su<br />
24. Nel corso del tempo, a causa dell’iscrizione dell’associazione nel registro provinciale<br />
delle organizzazioni di volontariato e ai fini di una maggiore tutela dei molti assistenti<br />
volontari, si è resa necessaria la rielaborazione dello statuto sociale. Una novità recente<br />
è la proposta di unità di nordic walking, guidate da istruttori qualificati.<br />
I rapporti con gli esponenti del servizio sanitario provinciale, con cui siamo costantemente<br />
in contatto per lavorare insieme a favore delle migliaia di persone colpite,<br />
richiedono uno sforzo non indifferente. Abbiamo messo per iscritto le nostre richieste e<br />
i nostri desideri, volti a un miglioramento della situazione dei reumatici altoatesini, in<br />
günter stolz<br />
Presidente dell’associazione<br />
Reuma alto adige
due memorandum che abbiamo fatto pervenire ai responsabili. A nome dell’Associazine<br />
Reuma colgo l’occasione per ringraziare di cuore lo stimato assessore provinciale alla<br />
sanità, il dott. Richard Theiner, per la fattiva collaborazione.<br />
Infine, sono molto lieto di presentarvi l’edizione aggiornata di questa pubblicazione che,<br />
nonostante abbia richiesto un impegno notevole, siamo riusciti a stampare in tempo per<br />
i festeggiamenti del 20° anniversario, esprimendo la mia gratitudine a tutti coloro che<br />
l’hanno reso possibile.<br />
In conclusione, mi rivolgo a tutti i soci dell’associazione per chiedere di rimanerci fedeli<br />
e di supportarci ancora in base alle loro possibilità, poiché solo insieme siamo in grado<br />
di raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti. A tutti gli altri rivolgo l’invito ad aderire,<br />
affinché possiamo essere d’aiuto anche a loro, attraverso una presenza numericamente<br />
ancora più consistente, nell’interesse di tutte le persone colpite da malattie reumatiche.<br />
Vi lascio con il nostro motto: “Insieme siamo più forti!”<br />
Günter Stolz<br />
Presidente dell’Associazione Reuma Alto Adige<br />
“insieme siamo più forti!”<br />
7
8<br />
PRefazione dell’assessoRe dott. RicHaRd tHeineR<br />
Egregio presidente Stolz,<br />
stimati soci dell’Associazione Reuma Alto Adige,<br />
sono lieto di poter esprimere all’Associazione Reuma<br />
Alto Adige la mia gratitudine per il lavoro svolto<br />
in questi 20 anni.<br />
Molti sono i problemi di natura assistenziale, psicologica<br />
e sociale, che attraversano la vita quotidiana<br />
dei malati reumatici: a fronte di essi l’associazione<br />
ha un ruolo importante, non solo per dar<br />
voce ai malati, affinché possano esprimere i loro<br />
bisogni, le loro legittime esigenze, ma anche per<br />
sviluppare forme di sostegno solidale, per assicurare<br />
informazione, e, soprattutto, per affermare il<br />
diritto dei malati alla rimozione degli ostacoli che si frappongono alla piena integrazione<br />
nella vita della comunità.<br />
Preziosa è altresí la collaborazione con l’ambulatorio reumatologico presso l’ospedale<br />
di Bolzano.<br />
L’assessorato alla sanità nell’ambito delle disposizioni vigenti favorisce le iniziative in<br />
ambito socio-sanitario dell’associazione con dei finanziamenti annuali. Inoltre, qualora<br />
sussistono i presupposti sia medici che giuridici, garantisce ai pazienti affetti da<br />
malattie reumatiche un’adeguata assistenza anche all’estero, in particolare ai bambini il<br />
ricovero a Garmisch Partenkirchen e agli adulti il soggiorno ad Oberammergau.<br />
Riassumendo vorrei sottolineare l’importanza di:<br />
• migliorare la cura e la qualità della vita dei malati reumatici;<br />
• promuovere la conoscenza e la prevenzione delle malattie reumatiche;<br />
• offrire ai malati reumatici e ai loro familiari servizi informativi e assistenziali, spazi di<br />
confronto e solidarietà;<br />
• sostenere politiche socio-assistenziali e interventi medico-sanitari a livello nazionale<br />
e regionale che sappiano rispondere ai bisogni e alle necessità dei malati reumatici e<br />
delle loro famiglie;<br />
• costruire una concreta collaborazione tra associazione di malati, personale medicoinfermieristico,<br />
strutture ospedaliere ed enti locali per migliorare e rendere più efficaci<br />
l’assistenza e la cura dei malati reumatici;<br />
• favorire la comunicazione e il coordinamento tra le associazioni di malati reumatici<br />
presenti sul territorio regionale per realizzare progetti e attività comuni;<br />
dott. Richard theiner<br />
assessore alla famiglia, alla<br />
sanità e alle politiche sociali
• sostenere e difendere il diritto alla salute e i diritti dei malati;<br />
• promuovere l’esercizio di una cittadinanza attiva e consapevole;<br />
Pertanto, è indispensabile che, anche in futuro, s’instauri una stretta collaborazione tra<br />
assessorato alla sanità, Azienda sanitaria ed Associazione Reuma, per discutere insieme<br />
tutte le possibilità di miglioramento dei servizi. Rivolgo, quindi, l’invito all’Associazione<br />
Reuma di continuare a svolgere il proprio lavoro, come fatto fino ad oggi.<br />
Assessore alla famiglia, alla sanità e alle politiche sociali<br />
Dott. Richard Theiner<br />
9
10<br />
saluti della PatRocinatRice Rosa fRanzelin-WeRtH<br />
L’“Associazione Reuma Alto Adige” compie vent’anni:<br />
come passa il tempo! Proprio due decenni fa,<br />
un gruppo di malati reumatici, insieme ad alcuni<br />
genitori di bambini affetti dalla stessa malattia, ha<br />
preso l’iniziativa e fondato quest’associazione, al<br />
fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle crescenti<br />
esigenze in abito sanitario e riabilitativo e<br />
ottenere, così, maggiore sostegno.<br />
Grazie alle numerose iniziative e all’infaticabile impegno<br />
dei membri del direttivo, per la prima volta,<br />
sono stati resi noti al grande pubblico i problemi<br />
che affliggono i malati reumatici in Alto Adige.<br />
Nonostante l’attività di sensibilizzazione e le strutture sanitarie in costante miglioramento,<br />
le persone colpite da questa malattia, nella nostra Provincia, non sono diminuite<br />
e l’elevato numero di adesioni all’associazione ne è la principale testimonianza.<br />
Per questo, è impossibile pensare a un futuro senza l’“Associazione Reuma”, che costituisce<br />
un importante pilastro nella vita quotidiana delle persone coinvolte e ne facilita<br />
il superamento della malattia a lungo termine.<br />
In particolare, in quest’epoca dominata dalla frenesia, i gruppi di aiuto e autoaiuto sono<br />
importantissimi, poiché offrono la possibilità di conoscere altre persone accomunate dagli<br />
stessi problemi, con cui esprimersi, scambiare esperienze e successi, contribuendo<br />
così ad alleggerire il proprio fardello, ma anche a creare nuove speranze.<br />
Mi auguro che, in questo campo, la medicina compia sempre nuovi progressi, tali da<br />
consentire la guarigione di questa malattia già allo stadio iniziale.<br />
Desidero esprimere un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito a fare<br />
dell’“Associazione Reuma” ciò che è diventata oggi: cento di questi giorni!<br />
Patrocinatrice dell’Associazione Reuma Alto Adige<br />
Rosa Franzelin-Werth<br />
Rosa franzelin-Werth<br />
Patrocinatrice dell’associazione<br />
Reuma alto adige
La presidente onoraria<br />
Margret Herrnhof Prast<br />
il direttivo dell’associazione<br />
Reuma alto adige<br />
D.s.a.d.: Klaus Fissneider, Christine Peterlini, Günter Stolz, Sibylla Morandell, Rosa Franzelin-Werth,<br />
Klaus Mair, Andreas Varesco (assente: Arthur Oberhofer)<br />
11
01<br />
12<br />
attività dell‘associazione<br />
Reuma alto adige<br />
associazione Reuma alto adige: volontaRi<br />
imPegnati a favoRe dei malati Reumatici<br />
Nei vent’anni dalla sua fondazione, l’Associazione Reuma Alto Adige ha sviluppato<br />
un’ampia gamma d’attività a favore dei malati reumatici. Merita una citazione particolare<br />
il ricorso al fattivo aiuto e all’instancabile impegno di numerosi assistenti volontari<br />
per l’organizzazione e l’esecuzione dei lavori. In un’epoca dominata dall’egoismo e dal<br />
capitalismo più sfrenato, un simile atteggiamento non è affatto scontato e, pertanto,<br />
ancora più prezioso. Oggi, i membri dell’esecutivo, i responsabili dei gruppi e di zona,<br />
nonché i portavoce dei singoli distretti, insieme alla segretaria Carmen Giovanazzi Göller,<br />
che svolge part-time il lavoro d’ufficio, assistono i 1.226 membri dell’Associazione<br />
Reuma.<br />
L’associazione s’occupa di numerosi compiti a beneficio dei suoi soci. Il principale campo<br />
d’attività consiste nell’organizzazione dei corsi di ginnastica in acqua calda e in<br />
palestra, che si tengono sia in primavera che in autunno, riscuotendo enorme successo.<br />
L’impegno è volto soprattutto a motivare ed entusiasmare il maggior numero possibile<br />
di malati reumatici per la pratica di una delicata attività fisica, poiché solo così possono<br />
conservare una piccola percentuale della loro preziosissima mobilità. Da sempre, l’Associazione<br />
Reuma s’impegna al massimo nell’organizzazione dei corsi, riuscendo a individuare<br />
ottimi fisioterapisti esperti, sia per la ginnastica in acqua che in palestra, così da<br />
assistere in maniera professionale i soci ed evitare che eseguano movimenti errati o con<br />
un carico eccessivo. A prima vista, quest’attività può sembrare semplice, ma in realtà<br />
risulta complessa e onerosa, poiché spesso legata ad alcuni problemi. L’Associazione
ginnastica in acqua<br />
Reuma, essendo impegnata a offrire questi corsi su tutto il territorio provinciale e, in<br />
particolare, nelle vallate più difficili da raggiungere, è sempre alla ricerca di piscine e<br />
palestre adatte. Talvolta, non è possibile avvalersi delle strutture pubbliche e, quindi, è<br />
necessario trattare con i gestori privati, in prevalenza esercenti di hotel, circa l’utilizzo<br />
delle piscine a un prezzo adeguato. Spesso, si tratta di un compito difficile, complicato<br />
dal fatto che la temperatura dell’acqua della piscina dev’essere di 33°C, per garantire<br />
ai malati reumatici la delicatezza dei movimenti eseguiti. Inoltre, è necessario trovare,<br />
in ogni singolo distretto, fisioterapisti affidabili e competenti, che sappiano relazionarsi<br />
con i malati, sia emotivamente che professionalmente.<br />
Nel corso dell’anno, collaborano con l’Associazione Reuma 25 fisioterapisti, ognuno dei<br />
quali dev’essere tempestivamente sostituito, in caso d’improvvisa assenza, e non sempre<br />
è facile riuscirci. Dell’organizzazione dei corsi di ginnastica in acqua e in palestra<br />
s’occupano il presidente Günter Stolz e la segretaria Carmen Giovanazzi Göller, supportati<br />
attivamente dai 28 responsabili dei gruppi, che assistono i soci iscritti al corso, li<br />
tengono aggiornati sulle attività dell’Associazione Reuma e, inoltre, fanno tesoro di sug-<br />
gerimenti, critiche e desideri, inoltrandoli all’esecutivo. I responsabili dei gruppi sono<br />
preziosi collaboratori, cui l’Associazione Reuma non potrebbe mai rinunciare, poiché<br />
senza di loro non sarebbe possibile svolgere le attività senza problemi: basti pensare<br />
che, lo scorso anno, si sono occupati di 684 iscritti.<br />
A questo proposito, in rappresentanza di tutti i responsabili dei gruppi, potremmo citare<br />
Erna Oberhofer, che da oltre vent’anni è una collaboratrice volontaria, molto impegnata<br />
e altruista. L’Associazione Reuma desidera ringraziare di cuore tutti i responsabili.<br />
Quest’anno, l’Associazione Reuma Alto Adige ha proposto una nuova attività, sempre<br />
con l’obiettivo di far uscire i suoi membri dall’isolamento e incitarli al movimento in<br />
compagnia di altri malati reumatici. Nella primavera del 2010, infatti, su iniziativa del<br />
13<br />
caPitolo 1
14<br />
attività dell’associazione Reuma<br />
presidente Günter Stolz, è stato avviato, in via sperimentale, un corso di nordic walking,<br />
regolarmente organizzato presso la famosa Clinica reumatologica di Oberammergau,<br />
dove riscuote grande successo. Per garantire un movimento delicato, l’Associazione<br />
Reuma ha cercato e, infine, trovato istruttori esperti in tutto l’Alto Adige. Circa 70 soci<br />
hanno partecipato al nuovo corso, suddivisi in quattro gruppi e accompagnati da quattro<br />
istruttori, che hanno illustrato la tecnica corretta del nordic walking. Dopo aver acquistato<br />
i bastoncini adatti, le escursioni hanno avuto luogo nel bosco di Monticolo, nella<br />
Bassa Atesina e nei dintorni di Bolzano, effettuando complessivamente dieci unità, tra<br />
aprile e fine giugno. Considerando il successo riscosso dal nordic walking, il corso sarà<br />
organizzato anche in futuro, con l’intento di mantenere i gruppi già esistenti e crearne<br />
di nuovi a Silandro, Bressanone, Varna e a Merano e dintorni.<br />
La stessa attenzione rivolta all’organizzazione dei corsi di ginnastica in acqua e in<br />
palestra, così come di nordic walking, è dedicata anche ai membri dell’associazione<br />
nel settore dei servizi socio-sanitari. Fin dalla sua fondazione, infatti, l’Associazione<br />
Reuma ha curato i contatti con i responsabili di tali servizi, per richiamare l’attenzione<br />
delle persone competenti sulle richieste, le preoccupazioni, le necessità e i desideri dei<br />
gruppo di nordic walking<br />
dell’associazione Reuma<br />
alto adige
il centro reumatologico di<br />
oberammergau<br />
malati reumatici, rappresentandoli al meglio. L’associazione può affermare con orgoglio<br />
d’aver raggiunto, in passato e soprattutto durante la lunga presidenza della signora<br />
Margret Herrnhof Prast, importanti obiettivi a vantaggio dei malati reumatici altoatesini.<br />
Oggi, infatti, dispone dei migliori contatti con specialisti e centri riconosciuti a livello<br />
internazionale nell’ambito della reumatologia: ad esempio, collabora intensamente con<br />
il Centro reumatologico di Oberammergau, con la Clinica reumatologica pediatrica di<br />
Garmisch Partenkirchen, unica in Europa, con le Gallerie curative di Gastein, con il Salus<br />
Center di Prissiano e altre istituzioni. Nel corso degli anni, l’Associazione Reuma ha<br />
concluso un accordo con i centri menzionati, a vantaggio dei suoi soci, aiutandoli anche<br />
nell’organizzazione dei soggiorni presso tali strutture. Tra i vertici dell’Associazione Reuma<br />
e i responsabili delle suddette istituzioni hanno luogo regolari incontri, per intensificare<br />
la collaborazione e, soprattutto, per garantire i servizi ai membri dell’associazione<br />
e, se possibile, migliorarli.<br />
Per realizzare una rete che oltrepassa i confini provinciali, l’Associazione Reuma Alto<br />
Adige rivolge particolare attenzione alla collaborazione con le organizzazioni partner del<br />
Tirolo del nord e del Trentino. Fin dalla sua fondazione, ha sempre avviato nuove iniziative<br />
comuni, nonché organizzato simposi e conferenze specialistiche: una collaborazione<br />
che è sfociata nel Convegno Interregionale Malati Reumatici di Trento, organizzato il<br />
20 marzo 2010 dall’Organizzazione ATMAR (Malati reumatici del Trentino) con il sostegno<br />
dell’Associazione Reuma di Alto Adige e Tirolo del nord. Il convegno è stato presentato<br />
dal direttore dell’ambulatorio di reumatologia dell’Ospedale di Bolzano, il dott. Armin<br />
Maier, e dal suo collega, il primario di reumatologia dell’Ospedale di Trento, il dott.<br />
Giuseppe Paolazzi. Successivamente, sono intervenuti, con interessanti e dettagliate<br />
15<br />
caPitolo 1
16<br />
attività dell’associazione Reuma<br />
conferenze, il dott. Christian Dejaco del reparto di reumatologia dell’Università di Medicina<br />
di Graz, la dott.ssa Valeria Gerloni, specialista di reumatologia giovanile di Milano,<br />
la dott.ssa Annunziata Di Palma, reumatologa infantile presso l’Ospedale di Trento, il<br />
dott. Wolfgang Halder dell’Ospedale provinciale di Hochzirl in Tirolo, il dott. Roberto<br />
Bortolotti del reparto di reumatologia dell’Ospedale di Trento, il professor Andrea Doria<br />
della cattedra di reumatologia dell’Università di Padova, il professor Marcello Govoni<br />
della cattedra di reumatologia dell’Università di Ferrara, il dott. Armin Maier, direttore<br />
di reumatologia presso l’Ospedale di Bolzano, e la psicologa Mara Marchesoni. Insieme<br />
all’ATMAR e alla sua zelante e impegnata presidentessa, la dott.ssa Annamaria<br />
Marchionne, è stata anche realizzata una trasmissione televisiva sul canale RTTR. In<br />
quest’occasione, sono state presentate le attività d’entrambe le organizzazioni ed è<br />
stata offerta agli spettatori la possibilità d’intervenire telefonicamente per trovare una<br />
risposta alle loro domande.<br />
Tra le diverse organizzazioni, hanno luogo regolari incontri per favorire lo scambio d’idee<br />
e realizzare iniziative comuni. In quest’ambito, l’Associazione Reuma segue il motto:<br />
“Oltrepassiamo i confini!”, poiché è giunto il momento che i gruppi d’autoaiuto si colleghino<br />
in rete, a livello sovraregionale, per collaborare tra loro e utilizzare, al meglio e<br />
a favore dei pazienti, le risorse solitamente scarse di cui dispongono. I malati reumatici<br />
sono al centro dell’attenzione e il pensiero campanilistico non deve trovare spazio!<br />
Recentemente, la <strong>Rheuma</strong>-<strong>Liga</strong> Bayern ha fornito all’Associazione Reuma Alto Adige eccellente<br />
materiale informativo d’ogni genere, che è stato messo a disposizione dei soci<br />
presso l’ufficio. Nel contempo, questa collaborazione ha portato alla realizzazione di<br />
convegno interregionale di<br />
reumatologia a trento
unità di ginnastica in palestra<br />
fogli illustrativi relativi alle diverse malattie reumatiche, che riscuotono grande successo<br />
tra i membri. Questa cooperazione, a completo vantaggio dei malati reumatici dell’Alto<br />
Adige, sarà costantemente ampliata.<br />
Per quanto riguarda la collaborazione con i responsabili dei servizi socio-sanitari altoatesini,<br />
è possibile constatare il notevole impegno dell’Associazione Reuma, rivolto al<br />
suo ampliamento e alla sua intensificazione, a favore dei soci e dei numerosi malati.<br />
Ogni anno, hanno luogo incontri tra la direzione dell’Associazione Reuma Alto Adige e<br />
l’assessore provinciale alla famiglia, sanità e politiche sociali, il dott. Richard Theiner,<br />
cui, sia nel 2009, che nel 2010, è stato consegnato un dettagliato memorandum ufficiale,<br />
contenente le richieste più importanti, i desideri e le proposte, che sono stati discussi<br />
insieme e, successivamente, verificati dai funzionari competenti. Nella cornice di questa<br />
corretta collaborazione, desideriamo precisare che l’assessore tenta costantemente di<br />
venire incontro all’Associazione Reuma, sebbene i mezzi finanziari siano sempre più<br />
esigui.<br />
Le principali richieste dell’associazione riguardano la creazione di un centro di competenza<br />
per la reumatologia presso l’Ospedale di Bolzano, la riduzione dei tempi d’attesa<br />
per le fisioterapie e per le visite reumatologiche, il finanziamento dei farmaci necessari,<br />
un elenco di criteri d’accesso ai centri di riabilitazione e molto altro ancora.<br />
Di particolare importanza risulta anche il rapporto tra l’Associazione Reuma Alto Adige<br />
e l’ambulatorio di reumatologia dell’Ospedale di Bolzano, nonché con il suo direttore,<br />
il dott. Armin Maier, con cui vengono discusse le modifiche da effettuare e trattate le<br />
17<br />
caPitolo 1
18<br />
attività dell’associazione Reuma<br />
questioni mediche, a vantaggio dei soci. I medici dell’ambulatorio di reumatologia di<br />
Bolzano sono vicendevolmente a disposizione durante le conferenze dell’Associazione<br />
Reuma nei diversi distretti, per trattare gli argomenti riguardanti il tema dei reumatismi.<br />
Inoltre, hanno luogo regolari incontri tra l’Associazione Reuma e il direttore di ripartizione<br />
Albert Tschager, il direttore dell’Ufficio ospedali Ulrich Seitz, il direttore sanitario dott.<br />
Oswald Mayr e il primario del reparto di riabilitazione dott. Peter Zelger. L’Associazione<br />
Reuma affronta con risolutezza tutti i partner di riferimento della sanità, per tentare di<br />
conseguire traguardi importanti per i malati reumatici, talvolta, con successo. L’anno<br />
scorso, ad esempio, è riuscita a ottenere il mantenimento d’ogni posto all’interno della<br />
reumatologia, nonché la sostituzione di tutti i reumatologi che andranno in pensione,<br />
invece della loro eliminazione.<br />
Un ulteriore pilastro su cui poggia l’attività dell’Associazione Reuma Alto Adige è rappresentato<br />
dalle pubbliche relazioni, molto importanti, poiché consentono d’informare<br />
numerose persone, che sanno poco o niente sui reumatismi e sull’esistenza dell’associazione<br />
stessa. Ne consegue un notevole impegno con i mass-media (stampa, TV e<br />
radio), per richiamare l’attenzione su di sé e sensibilizzare la popolazione riguardo a<br />
questa problematica, senza dimenticare la costante pubblicazione di articoli sulle rivi-<br />
ste e le trasmissioni radio e TV. Recentemente, il presidente Günter Stolz e il direttore<br />
dell’ambulatorio di reumatologia dell’Ospedale di Bolzano, il dott. Armin Maier, hanno<br />
discusso di malattie reumatiche sull’emittente TV Rai Sender Bozen, offrendo a numerosi<br />
telespettatori la possibilità d’intervenire telefonicamente. Naturalmente, l’Associazione<br />
Reuma utilizza anche i mezzi di comunicazione più moderni, come internet, ecc.<br />
Partecipazione alla<br />
manifestazione mini-med a<br />
merano
l’associazione Reuma<br />
organizza conferenze in tutta<br />
la provincia<br />
Nel 2009, è stato realizzato un nuovo sito web, che offre ai membri e a chiunque fosse<br />
interessato tutte le informazioni in merito all’attività dell’Associazione Reuma, facilitando<br />
il contatto reciproco. Presto, dovrebbe essere avviato un servizio di newsletter, per<br />
comunicare, gratuitamente e senza seguire iter burocratici, le novità e le attività più<br />
importanti dell’associazione. Inoltre, sono stati stampati manifesti e brochure, successivamente<br />
spediti a tutti i medici di base, in modo che li espongano nei loro ambulatori,<br />
fornendo informazioni sull’Associazione Reuma e sui suoi servizi. Queste brochure sono<br />
a disposizione anche nei comprensori sanitari, negli ospedali e presso il nostro ufficio.<br />
Uno stretto contatto con i membri residenti in tutta la Provincia è indissolubilmente<br />
legato alle pubbliche relazioni. Per questo motivo, l’Associazione Reuma organizza conferenze<br />
serali con i responsabili di gruppo e di zona, che, l’anno scorso, hanno avuto<br />
luogo in Val Sarentino, a Silandro e Varna, consentendo il reciproco scambio d’esperienze<br />
e conoscenze. L’obiettivo dell’Associazione Reuma è quello d’essere presente in<br />
tutte le vallate e i distretti, fornendo chiarimenti e spiegazioni. In futuro, il 12 ottobre<br />
d’ogni anno, avrà luogo la Giornata mondiale del malato reumatico: un evento che offre<br />
l’occasione per rivalutare questa problematica, da cui anche l’Associazione Reuma Alto<br />
Adige trarrà vantaggio per richiamare l’attenzione collettiva.<br />
Durante i vent’anni trascorsi, l’Associazione Reuma Alto Adige ha portato a termine alcune<br />
innovazioni. Nel 2009, è risultato indispensabile modificare lo statuto, soprattutto<br />
per due motivi importanti: l’emendamento ha consentito, in primo luogo, l’iscrizione<br />
dell’Associazione Reuma nel registro provinciale delle persone giuridiche di diritto privato<br />
e, in secondo luogo, in quello delle organizzazioni di volontariato. Il primo traguardo<br />
era fondamentale per tutelare i membri dell’esecutivo e l’associazione dal punto di vista<br />
19<br />
caPitolo 1
20<br />
attività dell’associazione Reuma<br />
assicurativo e finanziario; importanza dimostrata dagli avvenimenti del “caso Mathà”,<br />
noto a tutti. L’iscrizione nel registro provinciale delle organizzazioni di volontariato consentirà<br />
di migliorare la qualità del lavoro svolto a favore dei malati reumatici. Inoltre,<br />
grazie a questi provvedimenti, i soci potranno far pervenire all’Associazione Reuma Alto<br />
Adige il cinque per mille della loro dichiarazione dei redditi. Queste innovazioni hanno<br />
richiesto pazienza e caparbietà, soprattutto da parte del presidente che ha dovuto superare<br />
numerosi ostacoli burocratici per conseguire l’obiettivo preposto. L’Associazione<br />
Reuma, oggigiorno, poggia su solide basi, anche per merito della riorganizzazione della<br />
struttura, che, probabilmente, darà i primi frutti nel corso dei prossimi anni, grazie alla<br />
maggiore efficienza con cui, ora, è possibile fornire i servizi. In futuro, i responsabili di<br />
zona e di gruppo, nonché i portavoce dei singoli distretti dovrebbero sgravare un po’<br />
l’esecutivo e semplificare la realizzazione delle iniziative.<br />
Un’attività che, da sempre, sta a cuore all’Associazione Reuma è l’organizzazione dei<br />
soggiorni di cura, che si rivelano di duplice importanza, poiché, da una parte, servono a<br />
far uscire il malato dall’isolamento che incombe sulla sua vita e, dall’altra, rappresentano<br />
la possibilità di una terapia a prezzi vantaggiosi in una stazione climatica.<br />
Nel 2009, sono stati organizzati, sia a marzo che a novembre, viaggi di cura ad Abano<br />
Terme, nonché a Ischia: una novità del mese di novembre, cui hanno partecipato 22<br />
persone. A marzo 2010, invece, ha avuto luogo un soggiorno presso l’Hotel Commodore<br />
di Montegrotto con 15 soci.<br />
soggiorno di cura<br />
dell’associazione Reuma<br />
a ischia
serata di fotografie<br />
dell’associazione Reuma<br />
Nel complesso, queste sono le attività più importanti svolte dall’Associazione Reuma<br />
Alto Adige. In questa sede, non sono stati menzionati i compiti di minore rilevanza, che,<br />
tuttavia, spesso richiedono molto tempo, come ad esempio la realizzazione, la stampa<br />
e l’invio delle circolari oppure l’organizzazione degli incontri con gli sponsor e attività<br />
simili. Tutto questo è reso possibile solo grazie ai numerosi collaboratori volontari, che<br />
si mettono disinteressatamente a servizio dei malati reumatici: a loro va il nostro speciale<br />
ringraziamento!<br />
Il segretario dell’Associazione Reuma Alto Adige,<br />
dott. Andreas N. Varesco<br />
21<br />
caPitolo 1
02<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
22<br />
informazioni mediche sul<br />
tema della reumatologia<br />
l’ambulatoRio di Reumatologia di bolzano<br />
La storia dell’ambulatorio di reumatologia di Bolzano risale alla fine degli anni Ottanta:<br />
prima d’allora, non esistevano ambulatori specializzati per la cura dei pazienti con malattie<br />
reumatiche, che potevano rivolgersi solo a quelli internistici, ortopedici o molto<br />
più semplicemente al medico di base. Inizialmente, si può quasi parlare di “Età della<br />
pietra della reumatologia”: numerose malattie reumatiche non si conoscevano o non<br />
si sapeva molto del loro decorso o quali processi patofisiologici celassero. Numerosi<br />
comportamenti del sistema immunitario, oggi noti, erano completamente sconosciuti e<br />
i medici potevano prescrivere solo farmaci antinfiammatori (NSAR), cortisone o preparati<br />
a base d’oro.<br />
Verso la fine degli anni Ottanta, il dott. Michele Rielli avviò un ambulatorio specialistico<br />
di reumatologia nel reparto di medicina 1, al 7° piano, mentre il dott. Anton Zelger<br />
s’occupava dei pazienti di reumatologia nell’ambito dell’ambulatorio internistico di medicina<br />
2, al 6° piano.<br />
All’inizio degli anni Novanta, le diverse competenze (moduli) furono suddivise tra i<br />
reparti e il “modulo” di reumatologia fu assegnato a medicina 1, sotto la guida del<br />
dott. Mario Marchesi. Così, anche dal punto di vista strutturale, finalmente esisteva un<br />
ambulatorio ufficiale di reumatologia, al 7° piano (l’odierno ambulatorio 1 e 2). Il primo<br />
direttore di questa struttura fu il dott. Renato Rigotti, cui fece seguito anche il personale<br />
infermieristico e l’introduzione della densitometria ossea, per mezzo di apparecchi a<br />
ultrasuoni Lunar, in funzione ancora oggi.
Il team di medici s’ampliò nel corso degli anni Novanta. Dopo il dott. Armin Maier, arrivarono<br />
il dott. Paul Trebo e la dott.ssa Claudia Cavini. L’attività principale era concentrata<br />
nel pomeriggio, poiché la maggior parte del tempo, soprattutto la mattina, i medici<br />
dovevano prestare servizio presso il reparto internistico. Nel 2000, furono avviate le<br />
prime terapie a base di farmaci biologici (infusioni di Remicade), che segnarono l’inizio<br />
di una nuova era.<br />
In via Amba Alagi (recentemente ribattezzata piazza Wilhelm Alexander Loew Cadonna),<br />
fu aperto un nuovo ambulatorio di reumatologia, di competenza del territorio e diretto<br />
dal dott. Michele Rielli (che andrà in pensione alla fine del 2010). In breve tempo, anche<br />
il dott. Renato Rigotti trasferì il suo studio nell’ambulatorio di via Amba Alagi e il<br />
dott. Armin Maier rilevò la direzione dell’ambulatorio di reumatologia dell’ospedale di<br />
Bolzano.<br />
Quest’ultimo si dedicava sempre più alle nuove terapie con i farmaci biologici, mentre la<br />
richiesta di visite aumentava costantemente, raggiungendo le parecchie centinaia ogni<br />
anno. Nel 2004, la dott.ssa Ester Vivaldelli si unì al team di reumatologia (in affiancamento<br />
alla sua principale attività internistica), la dott.ssa Cavini, invece, lo lasciò verso<br />
la fine del 2006. Nella cornice della fusione di medicina 1 e medicina 2, alla fine del 2008,<br />
nel nostro ambulatorio arrivò il dott. Bernd Zagler, che rilevò tutti i pazienti del dott.<br />
Zelger, nel frattempo in pensione.<br />
Dopo il pensionamento del dott. Mario Marchesi, alla fine del 2008, il prof. dott. Christian<br />
Wiedermann, all’inizio del 2009, assunse l’intera direzione del reparto d’internistica,<br />
così come la supervisione dell’ambulatorio di reumatologia.<br />
Nel 2010 e soprattutto nel 2011, l’intero ambulatorio di reumatologia di Bolzano ha vissuto<br />
e vivrà una fase di cambiamento: questa primavera è andato in pensione il dott.<br />
Rigotti che, nel frattempo, è stato sostituito dal dott. Bernd Raffeiner (attualmente per<br />
3/5), e verso fine anno lo seguirà anche il dott. Rielli, per cui si dovrà trovare un sostituto.<br />
La nostra attività s’adatta costantemente alle moderne esigenze di questa disciplina<br />
specialistica in rapida crescita. Oltre alle visite reumatologiche ambulatoriali svolgiamo<br />
numerosi altri servizi, come ad esempio:<br />
• illustrazione delle malattie complesse in day hospital;<br />
• visite reumatologiche di consulto per i diversi reparti ospedalieri;<br />
• terapie infusionali con farmaci biologici e sostanze vasoattive;<br />
• corsi di formazione, a cura del personale infermieristico, sulle terapie sottocutanee<br />
contro l’osteoporosi e su quelle con i farmaci biologici;<br />
• densitometria ossea a ultrasuoni del tallone;<br />
23<br />
caPitolo 2
24<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
• capillaroscopia della plica ungueale per chiarire il fenomeno di Raynaud o la sclerodermia;<br />
• analisi microscopica del liquido articolare, in caso di sospetto di gotta o d’infiammazioni<br />
articolari infettive;<br />
• analisi a ultrasuoni delle articolazioni e dei muscoli;<br />
i nostri obiettivi<br />
Fusione dei due ambulatori di reumatologia (quello dell’ospedale e quello di via A. Alagi).<br />
Obiettivo dell’ospedale:<br />
• trattamento delle malattie autoimmunitarie e infiammatorie;<br />
• cura completa con terapie a base di farmaci biologici;<br />
Sul territorio:<br />
• realizzazione di un centro per l’osteoporosi;<br />
• assistenza alle malattie degenerative;<br />
• assegnazione alle strutture riabilitative;<br />
• prime visite;<br />
dal basso, partendo da destra:<br />
1ª fila: dott. bernd Raffeiner, dott.ssa ester vivaldelli e inf. Walli Kofler<br />
2ª fila: inf. daniela, dott. Paul trebo, inf. Hannelore e inf. Patrizia<br />
3ª fila: dott. armin maier (direttore dell’ambulatorio di reumatologia di bolzano),<br />
prof. c. Wiedermann (primario di medicina interna), oss. alessandra e dott. bernd zagler<br />
assenti: inf. Kristine ed elisabeth eisath (coordinatrice)<br />
il team dell’ambulatorio di<br />
reumatologia di bolzano
Un ulteriore obiettivo è la costante integrazione nel collegamento in rete di ospedali periferici,<br />
medici specialisti di discipline affini, come ad esempio ortopedici, dermatologi,<br />
ecc., e dottori di medicina generale.<br />
Per facilitare quest’unione, è necessario uno schedario di reumatologia condiviso: si<br />
tratta di uno degli obiettivi più urgenti e importanti, nonché uno dei più difficili da<br />
raggiungere.<br />
Inoltre, ci sta particolarmente a cuore poter garantire ai pazienti, se possibile, l’assistenza<br />
da parte del medesimo medico: un servizio molto importante.<br />
L’intero team concentra la sua motivazione e il suo impegno sul costante miglioramento<br />
in ogni settore, per soddisfare anche le esigenze dei pazienti. Ecco perché migliorare<br />
costantemente la qualità è un obiettivo prioritario. Nel contempo, però, dobbiamo<br />
affrontare una grande sfida, poiché il numero di pazienti è in costante aumento e medici<br />
e infermieri non sono più sufficienti per far fronte alle loro richieste, con conseguenti<br />
liste d’attesa. Inoltre, nonostante le nostre concrete proposte, le visite reumatologiche<br />
urgenti e prioritarie non sono ancora state introdotte.<br />
come effettuare una prenotazione<br />
Per prenotare la prima visita reumatologica, in accordo con il vostro medico di famiglia,<br />
dovete chiamare il centro unico di prenotazione (C.U.P): 0471/457457.<br />
Ai pazienti, in cura da noi, comunichiamo di volta in volta la data della visita successiva.<br />
Attualmente, accettiamo prenotazioni per casi urgenti solo tramite colloquio diretto con<br />
il medico di famiglia o uno specialista.<br />
25<br />
caPitolo 2
26<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
divisione di Riabilitazione fisica<br />
PResso l’osPedale di bRessanone<br />
Quadri clinici trattati dal nostro servizio<br />
• Malattie reumatologiche<br />
· Artrite reumatoide<br />
· Spondilite anchilosante<br />
· Artrite psoriasica<br />
· Artrite reattiva<br />
· Artriti enteropatiche<br />
· Artriti in presenza di collagenosi-vasculiti<br />
• Malattie articolari e vertebrali degenerative<br />
· Disturbi poliartritici<br />
· Artrosi localizzate<br />
interventi<br />
Le indicazioni terapeutiche vengono fornite dai medici del reparto reumatologico.<br />
Gli interventi eseguiti dal nostro Servizio possono essere riepilogati come segue.<br />
• economia articolare<br />
All’interno del nostro Servizio, l’economia articolare è affidata alla cura degli esperti di<br />
ergoterapia, disciplina che mira al recupero e/o al mantenimento dell’autonomia nella<br />
vita quotidiana.<br />
Con il termine “economia articolare” sono intesi quegli interventi finalizzati a proteggere<br />
le articolazioni da uso eccessivo, carico errato o sproporzionato. È importante non<br />
sollecitare più del dovuto le articolazioni (in particolare, nel caso dell’artrite reumatoide),<br />
i tendini e i legamenti soggetti a frequenti infiammazioni: ciò che internamente è<br />
debole, esternamente dev’essere protetto e sostenuto. Le funzioni dell’ergoterapista,<br />
nell’ambito dell’economia articolare, comprendono l’attività consultiva (accertamento<br />
dello stato dell’abitazione e consulenza circa possibili adeguamenti di spazi e presidi)<br />
e quella terapeutica (addestramento alla protezione articolare per il mantenimento<br />
della mobilità, apprendimento di un impiego “economico” delle forze nelle attività<br />
quotidiane e ricreative, insegnamento dell’auto-aiuto), nonché la predisposizione di<br />
stecche di posizionamento e ortosi con l’obiettivo di contrastare eventuali malformazioni<br />
delle articolazioni.<br />
• terapia funzionale<br />
La terapia fisica è eseguita da fisioterapisti ed ergoterapisti. Con il termine terapia<br />
funzionale sono intesi gli interventi terapeutici mirati a particolari articolazioni, con<br />
l’obiettivo di migliorarne la funzionalità e di rafforzarne i relativi muscoli. Questa<br />
terapia prevede sia misure passive, come le tecniche d’immobilizzazione articolare
(soprattutto nelle malattie artrosiche), sia esercizi attivi, come un controllato allenamento<br />
muscolare.<br />
• interventi fisici<br />
Ad eccezione dei trattamenti eseguiti mediante impacchi freddi, gli interventi fisici<br />
vengono eseguiti solo nella fase sub-acuta della malattia, ovvero quando l’infiammazione<br />
articolare è in evidente fase regressiva dopo un attacco reumatico. Successivamente,<br />
vengono impiegate le applicazioni a caldo (ad es. impacchi di fango, infrarossi,<br />
bagni di paraffina, ecc.), elettroterapia (ad es. TECAR, TENS, flussi interferenziali, ecc.),<br />
terapia laser, radar e infrasuoni. L’obiettivo di questi interventi fisioterapici è l’incremento<br />
dell’irrorazione dei tessuti e l’alleviamento dei dolori. Anche i bagni a mani,<br />
piedi e quelli integrali possono esercitare un effetto positivo.<br />
• esercizi nella piscina terapeutica<br />
Con l’obiettivo di rafforzare a livello generale e di singoli segmenti, nonché d’incrementare<br />
la mobilità articolare, la fisioterapia prevede anche esercizi ginnici nella piscina<br />
terapeutica, sia in gruppo che individualmente. La terapia di gruppo è proposta<br />
e organizzata presso il nostro Servizio dall’Associazione Reuma Alto Adige.<br />
27<br />
caPitolo 2
28<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
cosa sono i Reumatismi?<br />
“Robert soffre d’artrite reumatoide da cinque anni,<br />
una malattia che ha radicalmente cambiato la sua<br />
ancor giovane vita. Durante la notte, gli si sono<br />
gonfiate numerose articolazioni e, al risveglio, non<br />
capiva cosa fosse accaduto: non riusciva quasi a<br />
muoversi dal dolore e dal senso d’irrigidimento.<br />
Eppure, solo qualche giorno fa, si divertiva giocando<br />
a calcio con gli amici. Com’è potuto accadere?<br />
Finora non era mai stato malato e, inoltre, conduceva<br />
una vita molto sana, mentre adesso, quasi<br />
ogni settimana è dal medico, in laboratorio o in radiologia.<br />
In breve tempo, la diagnosi è stata chiara,<br />
sebbene lasciasse ancora irrisolti numerosi quesiti. Come sarà la sua vita d’ora in<br />
poi? Perderà l’impiego da idraulico? E se non riuscisse più a lavorare per ore? E poi…<br />
desiderava sposarsi e avere una famiglia: che ne sarà del suo sogno? Ormai, vive solo<br />
di medicine: deve prenderle tutte o non migliorerà mai. Così pare, al dottore almeno…<br />
Ma avrà davvero ragione? I suoi amici dicono che dovrebbe buttare tutta quella robaccia,<br />
che serve solo a rimpinguare le casse delle multinazionali farmaceutiche, ma<br />
senza medicine non può andare avanti: l’ha capito subito. Sono già due mesi che il<br />
medico gli dice di avere pazienza. Già, pazienza… Ma il suo capo non ne ha più e ha<br />
bisogno di lui! Quindi, si presenta al lavoro e cerca di portare a termine i suoi impegni,<br />
mentre il caposquadra più anziano gli dice di non comportarsi così. Lui stesso soffre,<br />
da anni, di reumatismi al ginocchio e non è mai mancato un giorno dal lavoro. Certo,<br />
non dovrebbe comportarsi così…”<br />
Quasi ognuno di noi ha già avuto i reumatismi o, comunque, ha grandi probabilità di<br />
soffrirne almeno una volta nella vita.<br />
Non è un argomento semplice… Esistono circa oltre 400 malattie reumatiche diverse:<br />
leggere, gravi, dalla guarigione più o meno rapida, forme che ci accompagnano per tutta<br />
la vita e altre che possono perfino portare alla morte.<br />
cosa significa “reumatismo”?<br />
Il dizionario “greco antico-italiano” riporta: rheuma = flusso.<br />
Nell’antica Grecia, si credeva che i dolori muscolari o articolari fossero provocati da flussi<br />
mucosi che scorrevano dalla testa fino alle varie parti del corpo. Il termine “reumatismo”<br />
compare per la prima volta nelle opere di Ippocrate (460-377 a.C.), per descrivere<br />
un dolore lancinante che fluisce all’interno dell’organismo, a testimonianza del fatto<br />
che i reumatismi non sono una malattia tipica dell’epoca del benessere, ma erano già<br />
noti nell’antichità.<br />
il dott. armin maier<br />
ippocrate (460 - 377 a.c.)
Il concetto di reumatismo fu introdotto da Guillaume de Baillou (Ballonius) solo nel 1642<br />
e, da allora, viene impiegato per definire le malattie dell’apparato muscolo-scheletrico.<br />
l’apparato muscolo-scheletrico è composto da:<br />
• ossa<br />
• articolazioni<br />
• legamenti<br />
• muscoli con tendini e guaine tendinee<br />
• borsa sinoviale<br />
• tessuto connettivo<br />
i reumatismi sono un dolore che interessa l’apparato muscolo-scheletrico<br />
Tuttavia, numerose tipologie non colpiscono solo il sistema motorio: a seconda del<br />
quadro clinico, infatti, possono interessare anche la cute, gli organi interni o il sistema<br />
nervoso. Ciò è dovuto al fatto che numerosi disturbi reumatici, soprattutto quelli infiammatori,<br />
sono proprio le cosiddette malattie autoimmunitarie. In questi casi, il sistema<br />
immunitario, che solitamente ci difende da batteri, virus e altri antigeni, attacca il nostro<br />
organismo poiché, a causa di un errore, non riconosce più alcune strutture come<br />
proprie, solitamente quelle più complesse delle albumine, scatenando così un processo<br />
infiammatorio. Queste albumine, ora ritenute estranee, possono essere componenti<br />
tiroidei (ne consegue l’infiammazione della tiroide), parti della membrana sinoviale<br />
(come nel caso dell’artrite) o strutture dei nuclei cellulari (come per il lupus eritematoso).<br />
I reumatismi, quindi, sono prevalentemente dolori dell’apparato motorio ma a seconda<br />
del quadro clinico, possono interessare anche numerosi altri organi e strutture.<br />
i reumatismi sono una malattia popolare?<br />
La Work Foundation ha recentemente (2009) presentato al Parlamento Europeo “FIT FOR<br />
WORK”, uno studio che ha coinvolto 25 Stati europei, prendendo in esame soprattutto la<br />
relazione tra diverse malattie e i loro effetti sulla quotidianità professionale. Lo studio<br />
ha dimostrato che, in questi Stati, 100 milioni di persone soffrono di malattie croniche<br />
dell’apparato motorio, di cui 40 milioni sono ancora in età lavorativa.<br />
Numerosi dati e statistiche documentano che, generalmente, è possibile definire i reumatismi<br />
una malattia popolare.<br />
A livello globale, tumori, cardiopatie, tubercolosi e diabete si riscontrano più raramente<br />
delle malattie reumatiche di cui, prima o poi, soffre almeno un adulto su due (basta<br />
considerare, ad esempio, un “colpo della strega” di breve durata o i dolori articolari a<br />
seguito di un’infezione).<br />
29<br />
caPitolo 2
30<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
dei reumatismi fa parte anche il mal di schiena:<br />
• il 31,5% delle persone d’età superiore a 65 anni soffre di mal di schiena, che sfocia<br />
• nell’8% di tutte le radiografie<br />
• nel 2,5% delle prescrizioni farmacologiche<br />
• nel 30% delle sedute di fisioterapia<br />
• nel 13% delle invalidità<br />
• inoltre, è il motivo più frequente d’assenza dal posto di lavoro tra le persone d’età<br />
inferiore a 45 anni<br />
I reumatismi, dunque, hanno anche un enorme significato medico, sociale ed economico.<br />
Per fare chiarezza, suddividiamo la grande quantità di malattie reumatiche in 4 gruppi<br />
principali.<br />
malattie reumatiche degenerative<br />
• Artrosi alle articolazioni delle estremità<br />
· Forme primarie (mono o poliartrosi)<br />
· Forme secondarie (ad esempio in seguito a traumi, sottopeso o sovraccarico)<br />
• Modificazioni degenerative della colonna vertebrale<br />
· Spondilosi e spondiloartrosi<br />
· Discopatie, con o senza ernie<br />
· Stenosi del canale vertebrale<br />
• Altre forme, come ad esempio artrosi sterno-clavicolare, artrosi di Heberden e di Bouchard,<br />
ecc.<br />
le malattie articolari dovute a logoramento (artrosi) sono le più frequenti.<br />
In percentuale, le persone d’età superiore a 65 anni soffrono di:<br />
• 29% ARTROSI AL GINOCCHIO<br />
• 14% ARTROSI ALLE MANI<br />
• 7,7% ARTROSI ALL’ANCA<br />
In Alto Adige, circa 20.000 persone soffrono d’artrosi sintomatiche, ovvero con presenza<br />
di dolori, che colpiscono principalmente ginocchia, mani e anche. Inoltre, nella maggior<br />
parte delle persone si riscontra il logoramento contemporaneo di numerose articolazioni.<br />
malattie reumatiche metaboliche<br />
• Osteoporosi<br />
• Gotta e altre malattie da microcristalli e modificazioni articolari<br />
• Diabete<br />
• Emocromatosi (sindrome da accumulo di ferro)
malattie reumatiche infiammatorie<br />
Dal punto di vista numerico, si tratta del gruppo più piccolo (10% circa), che comprende<br />
però le malattie più gravi.<br />
• Artrite reumatoide (poliartrite cronica), sieronegativa o sieropositiva<br />
• Artrite giovanile cronica (detta anche morbo di Still)<br />
• Febbre reumatica<br />
• Spondartritide sieronegativa<br />
· Spondilite anchilosante (morbo di Bechterew)<br />
· Artrite psorisiaca<br />
· Artritidi reattive (tra cui la sindrome di Reiter)<br />
· Artrite in caso d’infiammazioni intestinali croniche<br />
• Collagenosi<br />
· Lupus eritematoso sistemico<br />
· Polimiosite e dermatomiosite<br />
· Sclerodermia sistemica progressiva (compresa la sindrome di CREST)<br />
· Sindrome di Sjögren<br />
· Connettivite mista (sindrome di Sharp)<br />
• Vasculiti<br />
· Polimialgia reumatica<br />
· Panarterite nodosa e altre<br />
Inoltre, comprende anche il gruppo più recente, con diversi quadri clinici autoinfiammatori,<br />
come le sindromi febbrili associate alla criopirina<br />
Prevalenza in alto adige (circa)<br />
0,46% Artrite reumatoide 2.300<br />
0,42% Artrite psorisiaca 2.100<br />
0,37% Morbo di Bechterew 1.850<br />
0,37% Polimialgia reumatica 1.850<br />
31<br />
caPitolo 2
32<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
malattie reumatiche dolorose (“reumatismi delle parti molli del corpo”)<br />
• Localizzate<br />
· Tessuto adiposo (ad esempio la panniculosi)<br />
· Tendini e guaine tendinee (ad esempio la tendinite e la tendovaginite stenosante)<br />
· Borsa sinoviale (ad esempio la borsite)<br />
· Muscoli (ad esempio la miogelosi)<br />
· Forme combinate (ad esempio la periartrite omero-scapolare)<br />
• Generalizzate<br />
· Sindrome fibromialgica<br />
i reumatismi possono comportare:<br />
• dolori<br />
• limitazioni di movimento<br />
• deformazione di articolazioni e colonna vertebrale<br />
• handicap fisico<br />
• perdita dell’idoneità al lavoro<br />
• isolamento sociale<br />
• perdita di autonomia<br />
Nei prossimi capitoli, io e i miei colleghi cercheremo di presentarvi i più importanti<br />
quadri clinici reumatici.<br />
Ricordate che l’istruzione è conoscenza e il sapere è la prima fase di ogni cura!
il dott. armin maier<br />
aRtRosi<br />
“Da tempo, il ginocchio e le anche mi causano un<br />
po’ di problemi, ma cerco di non lamentarmi e<br />
di non correre subito dal medico. Quando il dolore<br />
diventa più intenso, effettuo degli impacchi con<br />
la grappa d’arnica, il grasso di marmotta o altri<br />
prodotti che ho in casa. Questi rimedi sono sempre<br />
risultati abbastanza efficaci ma, ultimamente, il ginocchio<br />
si è ingrossato, per due volte si è gonfiato<br />
e, inoltre, lo sentivo un po’ caldo. Poi, non sono più<br />
riuscito a muoverlo e ho cominciato a zoppicare. Di<br />
notte va molto meglio, anche se non riesco ancora<br />
a stenderlo completamente e, così, lo appoggio su<br />
un cuscino. Al mattino, quando mi alzo, avverto immediatamente dolore e, talvolta, lo<br />
sento scricchiolare internamente: un rumore che ricorda le antiche macine dei mulini.<br />
Dopo qualche passo va un po’ meglio, ma comunque non posso più andare avanti così,<br />
la situazione è diventata insostenibile.”<br />
“Non riesco più guardarmi le mani: negli ultimi anni sono cambiate così tanto… Le<br />
dita sembrano piccoli rami nodosi e l’articolazione metacarpo-falangea è molto gonfia<br />
e sempre più incurvata. Se va avanti così, diventeranno come le mani di mia madre.<br />
Fortunatamente, il dolore non è costante e, solitamente, compare solo in seguito all’improvviso<br />
gonfiore dell’articolazione, ma purtroppo ho perso la sensibilità necessaria per<br />
poter lavorare.”<br />
“Già da tempo soffro di dolori alla testa, ma tutti continuano a ripetermi che sono<br />
dovuti alla mia professione di sarto, che mi porta ad avere spesso il collo in tensione.<br />
Ora non riesco quasi più a girarlo e a ogni movimento avverto dolore, talvolta intenso<br />
e protratto fino al braccio destro. Negli ultimi tempi, la situazione è così peggiorata che<br />
sento un formicolio in tutto il braccio, le prime tre dita s‘addormentano e non riesco<br />
più a tenere nemmeno una matita in mano.”<br />
Tre storie. Tre pazienti disperati. Una sola malattia: l’ARTROSI.<br />
Un’artrosi al ginocchio, una forma nodosa che ha colpito le dita e un’artrosi cervicale<br />
con compressione della radice destra del nervo C6.<br />
cos’è l’artrosi?<br />
Il concetto più corretto con cui rendere il termine di “artrosi” è “logoramento articolare”,<br />
che, preso singolarmente, non rimanda necessariamente a una malattia, indicando<br />
solo che un’articolazione risulta logorata. È automatico pensare a un’usura meccanica,<br />
come quella cui sono soggetti i cuscinetti a sfere: un paragone, da un lato, molto com-<br />
33<br />
caPitolo 2
34<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
prensibile, che però, dall’altro, non tiene presente l’essenziale differenza tra macchina<br />
inanimata e corpo vivente. Con il passare del tempo, i macchinari si rompono, non<br />
potendo rigenerarsi da soli. Le articolazioni, invece, prendono parte al processo biologico<br />
e, pertanto, logoramento e rigenerazione possono bilanciarsi. Il corpo dispone di<br />
una capacità spontanea di riparazione, con cui tenta di ridurre e contenere i danni: un<br />
obiettivo che riesce a conseguire più o meno bene.<br />
Se un paziente con un leggero logoramento dell’articolazione del ginocchio non riesce<br />
quasi a camminare, un altro che presenta una degenerazione più grave è ancora in<br />
grado di giocare a calcio. Il primo lamenta forti dolori, nonostante la scarsa sollecitazione<br />
dell’articolazione, mentre il secondo non li nota affatto. Il corpo umano è un<br />
meccanismo complesso e in grado di compensare: quest’adattamento al nuovo livello<br />
di resistenza, simile a un’autoguarigione, costituisce la nostra possibilità di goderci una<br />
vita piena, nonostante l’artrosi.<br />
Quali sono le cause dell’artrosi?<br />
L’età è il fattore di rischio più significativo.<br />
Le radiografie del 17% della popolazione con età inferiore a 35 anni evidenziano la presenza<br />
di almeno un’articolazione colpita dall’artrosi; percentuale che raggiunge il 94%<br />
dopo i 65 anni. L’incidenza aumenta soprattutto a partire dal 50° anno d’età e sono le<br />
donne a essere colpite più frequentemente, intensamente e a numerose articolazioni<br />
insieme. L’incremento dei casi d’artrosi è dovuto alle crescenti aspettative di vita.<br />
Con l’avanzare dell’età, la cartilagine diventa meno elastica e resistente e si può arrivare<br />
al punto in cui non è più in grado di reggere il carico e, così, hanno inizio il suo<br />
logoramento e l’artrosi.<br />
Sebbene l’artrosi non sia una malattia ereditaria in senso stretto, si deve comunque<br />
artrosi al ginocchio
logoramento delle<br />
gambe a X e a o<br />
tener presente un fattore di predisposizione genetica. Soprattutto nel caso dell’artrosi<br />
nodosa alle dita, generazioni successive presentano similitudini nelle mutazioni delle<br />
articolazioni. In questi casi, una cura causale non è possibile, ma si può prevenire la<br />
malattia, trattando il proprio corpo e le articolazioni con attenzione, per evitare ulteriori<br />
danni.<br />
Le malattie avute nell’infanzia, come la displasia dell’articolazione dell’anca, la malattia<br />
di Perthes all’anca e l’osteocondrosi dissecante dell’articolazione del ginocchio, possono<br />
essere il punto di partenza di un’artrosi.<br />
Una posizione scorretta dell’articolazione, come le gambe a X o a O e quasi tutte le<br />
divergenze dalla norma, pregiudicano la funzionalità e la capacità di carico, incrementando<br />
così il rischio di un logoramento prematuro.<br />
Gli incidenti con lesioni articolari e fratture ossee possono causare una cosiddetta artrosi<br />
secondaria.<br />
Anche le malattie accompagnate da infiammazioni articolari, come la gotta o l’artrite<br />
reumatoide, provocano la degenerazione delle articolazioni.<br />
Sovraccarico o sottopeso protratti nel tempo possono accelerare il logoramento articolare.<br />
Pertanto, persone notevolmente in sovrappeso soffrono più spesso d’artrosi al<br />
ginocchio, rispetto a coloro che hanno un peso normale. Resta da stabilire se si tratti<br />
esclusivamente di una questione di peso poiché, solitamente, queste persone praticano<br />
meno movimento, la loro alimentazione non è sana e la loro muscolatura non sostiene<br />
adeguatamente le articolazioni. Il logoramento articolare è più frequente tra coloro che<br />
esercitano professioni pesanti, piuttosto che tra le persone che lavorano in ufficio. Inoltre,<br />
è logico che le articolazioni tibio-tarsali e quelle di ginocchio e anca, che devono<br />
sostenere il peso del busto, si logorino più rapidamente rispetto a quelle di gomito e<br />
spalle.<br />
Esistono, poi, determinate attività sportive che causano, più o meno regolarmente, un<br />
logoramento delle articolazioni sottoposte a sforzi più intensi. Le microlesioni sportive<br />
non vanno trascurate: i calciatori, ad esempio, soffrono spesso d’artrosi al ginocchio,<br />
35<br />
caPitolo 2
36<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
alle articolazioni tibio-tarsali e a quelle metatarso-falangee, la cui causa spesso è da<br />
ricercare in ripetute piccole lesioni cartilaginee.<br />
Troppo riposo non è sano, poiché la sedentarietà non rinforza l’organismo. Sarebbe<br />
errato pensare che la chiave per evitare l’artrosi consista in un assoluto riguardo e<br />
nella rinuncia a caricare le articolazioni, poiché queste vivono grazie al movimento. Dal<br />
momento che la cartilagine non viene irrorata dal sangue, deve fare affidamento sul<br />
trasporto di sostanze nutritive dal liquido articolare, che sono di vitale importanza: un<br />
approvvigionamento favorito dal movimento. La sollecitazione dovuta alla pressione<br />
alternata mantiene la cartilagine elastica e liscia.<br />
Quali sintomi indicano la presenza dell’artrosi?<br />
• Dolore iniziale (difficoltà ad alzarsi e primi passi dolorosi)<br />
• Dolori dovuti al caricamento (dopo un iniziale miglioramento, il dolore aumenta nuovamente,<br />
a causa del peso)<br />
• Limitazioni di movimento (un esame fisico mette subito in risalto questa riduzione<br />
della mobilità, che i pazienti, spesso, notano solo molto tempo dopo)<br />
• Versamento articolare, soprattutto in caso d’artrosi attiva (gonfiori sempre presenti)<br />
• Contrazione di muscoli e tendini (muscoli e tendini tentano di mantenere l’articolazione<br />
in una posizione rilassata, per limitarne i movimenti, ma questo può causare<br />
contratture muscolari e tendinee, fonte di nuovi dolori)<br />
• Rumori articolari (in caso di gravi danni cartilaginei o quando pezzi distaccati di cartilagine<br />
si muovono all’interno dell’articolazione, con il rischio di bloccarla improvvisamente)<br />
Per una diagnosi precisa, il medico necessita<br />
di un colloquio approfondito, di una visita<br />
del paziente e, solitamente, anche di una<br />
radiografia dell’articolazione. Nella maggior<br />
parte dei casi, la radiografia conferma il sospetto<br />
di un’artrosi, presentando soprattutto<br />
un restringimento della cavità articolare (solitamente,<br />
lo strato di cartilagine risulta consumato<br />
e assottigliato) e una contemporanea<br />
“contro-reazione” dell’osso, che forma osteofiti<br />
(dentellature ossee più o meno tozze) lungo il margine articolare, e una “sclerotizzazione<br />
subcondrale” sull’osso sottostante alla cartilagine. Talvolta, una radiografia non<br />
è sufficiente, soprattutto se si deve valutare la possibilità di sottoporre il paziente a un<br />
intervento chirurgico. In questi casi, viene effettuata una risonanza magnetica (tomografia<br />
a risonanza magnetica nucleare), che consente un’analisi più approfondita non<br />
solo dell’osso, ma anche delle parti molli, come muscoli e tendini.
le artrosi non sono tutte uguali!<br />
Anche se da una radiografia un’artrosi inattiva può sembrare molto avanzata, il paziente<br />
non avverte necessariamente forti dolori, né riscontra notevoli limitazioni della sua<br />
mobilità.<br />
Nel caso di un’artrosi attiva, invece, il logoramento articolare causa infiammazioni e forti<br />
dolori. Il quadro clinico viene determinato in base al processo infiammatorio localizzato<br />
(l’artrosi non fa comunque parte delle “malattie articolari infiammatorie“). La causa del<br />
dolore non va attribuita tanto al restringimento della cartilagine articolare, quanto piuttosto<br />
ai prodotti del metabolismo causati dal logoramento e fonte dell’infiammazione.<br />
Un’artrosi inattiva può essere presente per anni o decenni, e poi trasformarsi in una<br />
forma attiva e infiammata a causa di un fattore scatenante, tra cui è possibile annoverare<br />
diverse cause, come eccessiva sollecitazione (ad esempio una lunga escursione<br />
in montagna), influssi climatici, infezioni batteriche o virali, come l’influenza, piccoli<br />
infortuni, assunzione di farmaci, lunghi viaggi in auto, ecc. In poche ore, l’articolazione<br />
colpita può gonfiarsi notevolmente poiché, a causa del fattore esterno scatenante, la<br />
membrana sinoviale viene stimolata a produrre una quantità eccessiva di liquido articolare,<br />
che viene depositato all’interno dell’articolazione.<br />
come si cura l’artrosi?<br />
L’obiettivo consiste nel trasformare un’artrosi dolorosa e attiva in una forma inattiva e<br />
con pochi sintomi, per limitare la perdita di funzionalità e il peggioramento della qualità<br />
della vita.<br />
Il medico, dopo aver illustrato al paziente la causa dei disturbi, può contribuire al loro<br />
lenimento con farmaci, terapia fisica o interventi chirurgici. Tuttavia, il fattore decisivo<br />
è sempre l’atteggiamento del paziente, che deve adattarsi alla nuova situazione, senza<br />
pretendere d’eliminare immediatamente i disturbi causati dall’artrosi, anzi tentando di<br />
convivere con la malattia.<br />
La Lega europea contro le malattie reumatiche (EULAR) ha pubblicato 9 consigli per la<br />
cura dell’artrosi<br />
1. combinazione di terapia farmacologica e non, per un trattamento ottimale<br />
Una terapia integrata e con un obiettivo ben definito è decisiva. Nel migliore dei casi,<br />
dovrebbe eliminare il dolore e migliorare la funzione articolare.<br />
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caPitolo 2
38<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
2. cura armonizzata in base a: fattori di rischio, intensità del dolore, versamento<br />
articolare e stadio dell’artrosi<br />
La terapia dev’essere concordata tra medico e paziente e le soluzioni per la cura determinate<br />
individualmente, in base allo stadio della malattia. Un’artrosi attiva, ad esempio,<br />
richiede riposo e alleggerimento del carico, mentre una forma inattiva necessita di<br />
movimento.<br />
3. terapia non farmacologica: perdita di peso, supporti ortopedici, trattamenti<br />
fisici e fisioterapici<br />
Gli effetti positivi dell’attività fisica e del movimento, nella cura dell’artrosi, sono indiscussi<br />
poiché, soprattutto grazie all’avvicendarsi di caricamento e alleggerimento, portano<br />
a un miglioramento dell’approvvigionamento di sostanze nutritive della cartilagine<br />
e della mobilità articolare, a un irrobustimento della muscolatura intorno all’articolazione<br />
e a una stabilizzazione della stessa, a un recupero della mobilità dopo un intervento<br />
chirurgico, alla perdita di peso dovuta al consumo di calorie, a una riduzione dello<br />
stress grazie all’allenamento costante e, inoltre, hanno una funzione antidepressiva.<br />
Il programma sportivo dovrebbe essere determinato individualmente, in base a sintomatologia,<br />
resistenza e inclinazioni personali del paziente. Si consigliano sport con un<br />
basso rischio d’infortuni: ESCURSIONI, NUOTO e BICICLETTA, con una frequenza di 2/3<br />
volte a settimana.
Per quanto riguarda le escursioni, sarebbe meglio evitare di sovraccaricare l’articolazione,<br />
indossando calzature adeguate e utilizzando, eventualmente, plantari e talloniere.<br />
Rispetto alla corsa (jogging), la sollecitazione di una camminata non supera l’1,5 del<br />
peso corporeo.<br />
Se effettuato seguendo la tecnica corretta, è particolarmente consigliato il nordic walking,<br />
poiché l’impiego dei bastoncini consente di ridurre il caricamento sulle articolazioni.<br />
È molto indicato anche l’allenamento in acqua, privilegiando stile libero e dorso, rispetto<br />
alla rana.<br />
L’aquajogging prevede un allenamento effettuato contro la resistenza dell’acqua. Questo<br />
sport consente d’affaticare meno le articolazioni, grazie alla spinta ascensionale dell’acqua,<br />
e di conseguire un benefico rilassamento dovuto alla sua temperatura (ottimale se<br />
compresa tra 30 e 32°C).<br />
La bicicletta è particolarmente consigliata nei casi d’artrosi avanzata all’anca e al ginocchio.<br />
È importante impostare il rapporto più corto possibile e mantenere un’elevata<br />
frequenza di pedalata. Chi teme il traffico può scegliere la cyclette.<br />
4. Paracetamolo: il primo rimedio, talvolta anche a lungo termine<br />
Il primo farmaco che viene prescritto è un semplice analgesico (come la Tachipirina o<br />
l’Efferalgan), con somministrazione regolare o a lungo termine.<br />
Solo in seconda istanza s’utilizza, a lungo termine, ovvero per una o due settimane, un<br />
antireumatico non steroideo (ad esempio l’Aspirina o i medicinali più recenti come il<br />
Diclofenac, l’Eterocoxib, ecc.). In caso d’assunzione prolungata, è necessario proteggere<br />
lo stomaco, poiché questi medicinali possono provocare ulcere gastriche o duodenali<br />
e, inoltre, non possono essere somministrati troppo a lungo a pazienti con problemi<br />
d’ipertensione e insufficienza renale. Il vantaggio rispetto ai semplici analgesici consiste<br />
nel fatto che agiscono anche sui componenti infiammatori, soprattutto in presenza di<br />
un’artrosi attiva.<br />
5. efficacia di sostanze ad azione locale (ad esempio, nsaR)<br />
In presenza di un’artrosi attiva, gli impacchi freddi (borsa del ghiaccio per meno di 20<br />
minuti), quelli con la ricotta o con l’argilla medicamentosa offrono buoni risultati.<br />
Nonostante l’assenza di riscontri concreti, è consigliata anche l’applicazione di pomate,<br />
gel o creme a base di antireumatici non steroidei o d’origine vegetale. L’automedicazione<br />
e i messaggi donano un certo sollievo.<br />
In caso d’artrosi inattiva, gli impacchi caldi, quelli a base di grappa d’arnica o una lozione<br />
antireumatica possono lenire le dolorose tensioni muscolari e tendinee intorno<br />
all’articolazione.<br />
39<br />
caPitolo 2
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informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
6. efficacia degli oppioidi in caso d’intolleranza a paracetamol o nsaR<br />
Qualora non fosse possibile assumere paracetamolo o NSAR, a causa dei loro effetti<br />
collaterali o della loro inefficacia, la somministrazione di oppioidi (per lo più preparati<br />
sintetici simili alla morfina) è un’alternativa che riscuote un successo sempre maggiore.<br />
Il potenziale di dipendenza è basso, mentre l’analgesia, solitamente, risulta molto potente:<br />
è solo necessario individuare il preparato ideale e soprattutto il dosaggio ottimale<br />
per ogni singolo paziente.<br />
7. effetto sintomatico di “systematic slow-acting drugs in osteoarthritis<br />
(sysadoa)”<br />
Si tratta di preparati che influiscono sul metabolismo cartilagineo e articolare. Eccetto il<br />
glucosaminosolfato, non esistono sostanze la cui capacità d’arrestare il progredire del<br />
logoramento articolare sia scientificamente provata. Ciò nonostante, è stato possibile<br />
riscontrare in numerosi pazienti buoni risultati in seguito al trattamento con questi farmaci,<br />
che contengono i componenti della cartilagine. Per quanto riguarda la loro modalità<br />
d’azione, si può immaginare che all’organismo venga offerta una quantità eccessiva<br />
di componenti cartilaginei (ad esempio gli amminoacidi), che successivamente vengono<br />
sempre più assimilati dall’articolazione.<br />
Questa terapia, riservata alle artrosi in fase iniziale e intermedia, è inutile in presenza<br />
di un’articolazione quasi completamente logorata.<br />
Rimedi non faRmacologici<br />
semPlici analgesici<br />
(ad esempio, efferalgan ® )<br />
Rimedio supplementare:<br />
terapia esterna<br />
nsaR<br />
in caso di versamento:<br />
cortisone intrarticolare<br />
“terapia anti-artrosi<br />
di base“ di sostegno<br />
ad esempio,<br />
glucosaminosolfato<br />
(dona ® )<br />
interventi<br />
chirurgici<br />
schema degli stadi della<br />
terapia farmacologica
8. iniezione intrarticolare di cortisone, in caso di versamento e forti dolori<br />
In presenza di un notevole gonfiore, soprattutto nel caso di una grande articolazione<br />
come quella del ginocchio, è possibile estrarre, ovvero aspirare il liquido con una siringa.<br />
Così, si raggiungono due obiettivi: da un lato, s’alleggerisce la pressione interna<br />
esercitata sulla capsula articolare, con un’immediata riduzione del dolore, rimuovendo<br />
nel contempo dall’articolazione gli enzimi e le sostanze chimiche che scindono le albumine<br />
e danneggiano la cartilagine. Dall’altro lato, l’iniezione consente di fare chiarezza<br />
sulla diagnosi, accertando la causa dell’artrosi, che può essere dovuta a un infortunio<br />
o un’infiammazione.<br />
In caso di artrosi attiva molto acuta, un’iniezione di cortisone nell’articolazione è fonte<br />
di sollievo: in poche ore riduce dolore e gonfiore e i disturbi possono anche sparire per<br />
mesi o anni. In seguito a un’unica applicazione, gli effetti collaterali sull’organismo sono<br />
molto limitati. Un’iniezione regolare di preparati al cortisone, invece, è da evitare, poiché<br />
indebolirebbe le strutture articolari, aumenterebbe gli effetti collaterali del farmaco<br />
e potrebbe causare un elevato rischio d’infezione.<br />
9. soluzioni chirurgiche<br />
Qualora tutte le misure prospettate finora, anche dopo una lunga applicazione, non<br />
portassero alcun beneficio, permanendo forti dolori e un’elevata limitazione funzionale,<br />
è possibile prendere in considerazione un intervento chirurgico.<br />
Esistono numerosi metodi per eliminare i disturbi o, almeno, lenirli: partendo dall’artroscopia<br />
e passando per un’operazione alle ossa, fino al riposizionamento articolare<br />
(osteotomia) e alla sostituzione endoprotesica dell’articolazione. È importante prenotarsi<br />
per tempo presso una clinica ortopedica e programmare con precisione l’intervento<br />
chirurgico.<br />
Durante i nostri primi anni di vita, abbiamo imparato a camminare,<br />
poi abbiamo corso, ci siamo arrampicati e abbiamo saltato senza sosta.<br />
Da giovani e in età adulta abbiamo imparato a riconoscere<br />
il manifestarsi delle nostre energie.<br />
Ora, nella vecchiaia, dobbiamo ammettere che<br />
il nostro corpo ha dei limiti che siamo tenuti a rispettare poiché,<br />
se continuiamo a oltrepassarli, saranno i dolori e le malattie<br />
a ricordarci qual è la nostra età.<br />
Anche l’artrosi è un cambiamento dovuto al passare degli anni,<br />
cui dobbiamo adattarci: superarla significa vivere in armonia<br />
e in equilibrio con il nostro corpo e con i limiti che ci impone.<br />
41<br />
caPitolo 2
42<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
aPPRocci di medicina comPlementaRe nel<br />
tRattamento dei casi Reumatici<br />
Il concetto greco “reuma”, che suggerisce l’idea di<br />
un dolore “diffuso” ed “intenso”, include svariati<br />
tipi di malattie, nonché un’ampia gamma di dolori<br />
funzionali differenti, che coinvolgono evidentemente,<br />
non solo l’apparato motorio, ma anche, molto<br />
spesso, gli organi interni, la pelle e gli occhi. È ormai<br />
chiaro che le malattie reumatiche debbano essere<br />
analizzate considerando l’interezza del corpo umano<br />
e non indipendentemente da esso. La medicina<br />
complementare cerca di rendere giustizia a questa<br />
idea con un approccio integrato; gli innumerevoli<br />
metodi oggi a disposizione vengono utilizzati in<br />
modo sensato per far fronte a questo problema che, naturalmente, non si pretende di<br />
risolvere ma, perlomeno, di limitarne i sintomi e quindi contenere il decorso della malattia.<br />
Fra gli innumerevoli metodi di medicina complementare a disposizione, citiamo,<br />
qui di seguito, solo i più importanti.<br />
terapia alimentare<br />
Non esiste una “dieta per i reumatismi” in senso stretto. Il detto: “Fa che il cibo sia la<br />
tua medicina e la medicina il tuo cibo” era un valore ricavato dall’esperienza, ben noto<br />
agli antichi, consolidato poi da innumerevoli studi scientifici. Il tipo di alimentazione<br />
seguita dall’uomo può peggiorare lo stato infiammatorio o agire su di esso limitandolo:<br />
ecco perché tale concetto costituisce il fondamento di una strategia terapeutica di medicina<br />
complementare. È noto, ad esempio, che gli acidi grassi insaturi, contenuti negli<br />
alimenti d’origine animale, agiscono aumentando il processo infiammatorio, motivo per<br />
cui la loro assunzione dovrebbe essere limitata; gli acidi grassi insaturi derivati dai vegetali<br />
o dal pesce, invece, agiscono limitando l’infiammazione ed è, quindi, importante<br />
assicurarsi di assumerne a sufficienza. Bisogna anche sempre tenere in considerazione<br />
la capacità individuale di tollerare gli alimenti. L’apparato digerente rappresenta<br />
l’organo più esteso del nostro corpo: i processi infiammatori hanno spesso origine al<br />
suo interno e, di conseguenza, tutti i cibi verso i quali siamo intolleranti provocano,<br />
attraverso le mucose, una reazione infiammatoria cronica, che può coinvolgere persino<br />
l’apparato motorio.<br />
omeopatia<br />
Un’anamnesi dettagliata e un’indagine accurata dei sintomi aiutano nella scelta del corretto<br />
metodo da seguire. L’uomo viene analizzato nella sua totalità e, per identificare i rimedi<br />
individuali utili ad aiutare il paziente, è di fondamentale importanza tenere in considerazione<br />
non solo i suoi sintomi fisici, ma anche il suo stato d’animo e le esperienze vissute.<br />
il dott. georg Rohregger<br />
medicina complementare<br />
merano
lo staff dei servizi di medicina<br />
complementare in occasione<br />
della cerimonia inaugurale,<br />
il 27 gennaio 2010.<br />
omotossicologia<br />
L’omotossicologia deriva dall’omeopatia, ma si differenzia sostanzialmente da essa. In<br />
questo caso vengono utilizzato i cosiddetti “farmaci complessi”, vale a dire un insieme<br />
di rimedi derivati da criteri omeopatici, che sembra sviluppino la propria efficacia grazie<br />
alla sinergia dei loro singoli componenti. Secondo la teoria messa a punto dall’omotossicologia,<br />
le malattie si verificano a causa di un insufficiente processo di disintossicazione<br />
dell’organismo attraverso le vie escretrici.<br />
terapia neurale<br />
La ricerca dei campi di disturbo e il loro trattamento può ridurre notevolmente l’insorgere<br />
del dolore. Tali focolai possono essere rappresentati da cicatrici, tonsille, denti,<br />
ma anche da alcuni sistemi organici modificati da processi infiammatori. Tramite una<br />
terapia mirata, basata su una serie di iniezioni, è possibile limitare gli effetti provocati<br />
da questi campi di disturbo ed assicurare così uno stato di benessere generale. In casi<br />
particolari, è possibile utilizzare anche alcune sostanze vegetali stimolanti, effettuando<br />
dei ponfi cutanei.<br />
terapia ortomolecolare<br />
Le vitamine, i minerali ed altri integratori alimentari possono influenzare in modo determinante<br />
il decorso di una malattia. Eventuali carenze alimentari possono limitare il<br />
processo di autoguarigione del nostro organismo. Gli effetti antinfiammatori e calmanti<br />
della vitamina E, somministrata in elevate dosi, sono ben noti a tutti: essa è in grado di<br />
aggredire i radicali liberi dell’ossigeno che, a causa dell’infiammazione, si sviluppano<br />
43<br />
caPitolo 2
44<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
a livello delle articolazioni reumatiche. Proprio per via della loro potente efficacia, è<br />
utile che gli integratori vengano assunti in maniera mirata, evitandone l’assunzione<br />
indiscriminata.<br />
agopuntura<br />
L’agopuntura costituisce un metodo terapeutico derivato dalla medicina tradizionale<br />
cinese, secondo la quale vengono applicati aghi in prossimità di strutture anatomiche<br />
localizzate sulla superficie del corpo, sulle ossa, sulle articolazioni e sui muscoli, a diversi<br />
livelli di profondità. Tramite la stimolazione di strutture sensibili, vengono risolti<br />
eventuali blocchi a livello dell’organismo e dei meridiani, stimolando o calmando ogni<br />
singolo organo. L’agopuntura non viene utilizzata come terapia unica né in Cina, né in<br />
Europa, ma è affiancata ad altre terapie quali la moxaterapia (terapia del calore), la<br />
fitoterapia, i massaggi, la dieta, esercizi di concentrazione e di movimento. L’efficacia<br />
dell’agopuntura, anche se utilizzata non in affiancamento ad altre terapie, è comunque<br />
scientificamente provata.<br />
osteopatia<br />
L’osteopatia è un metodo terapeutico messo a punto verso la fine del diciannovesimo<br />
secolo negli Stati Uniti che, grazie alla diagnosi manuale e a specifiche tecniche terapeutiche,<br />
aiuta a risolvere i blocchi tissulari. A differenza dagli altri metodi manuali,<br />
l’osteopatia agisce non solo a livello del sistema muscolo-scheletrico, ma è anche in<br />
grado di diagnosticare e curare disturbi presenti negli organi interni e nel cosiddetto<br />
sistema cranio-sacrale che, con le sue innervazioni e le sue membrane, attraverso il midollo<br />
spinale, unisce il cranio all’osso sacro e, di conseguenza, tutto il corpo. L’efficacia<br />
dell’osteopatia sugli stati dolorosi è provata su ampia scala.<br />
shiatsu<br />
Durante il trattamento shiatsu, il terapeuta agisce sui meridiani e su punti specifici del<br />
corpo, attraverso la pressione esercitata da dita, palmi delle mani, gomiti, ginocchia e<br />
piedi, in modo da stimolare e armonizzare il flusso energetico. Diversamente dall’agopuntura,<br />
viene presa in considerazione l’intera mappa dei meridiani. Il trattamento<br />
prevede anche esercizi di allungamento e rotazione, nonché tecniche respiratorie particolari.<br />
Lo shiatsu agisce regolando i meccanismi del nostro corpo e, di conseguenza,<br />
riduce anche il dolore e l’infiammazione.<br />
Riflessologia plantare<br />
La riflessologia plantare appartiene alle terapie alternative e complementari e lavora<br />
sulla capacità di rigenerazione del corpo umano. Il terapeuta tratta i piedi tramite<br />
specifiche tecniche pressorie, che agiscono sulle zone di riflesso del nostro sistema<br />
organico.
coppettazione<br />
Rappresenta un metodo molto diffuso, già per gli antichi, di una terapia utilizzata per la<br />
cura della pelle, con effetti e riflessi a livello locale, e trova applicazione in particolare<br />
nella terapia del dolore ortopedico. Esiste un forte legame fra la superficie del corpo e<br />
il suo interno: tramite il trattamento superficiale, è possibile stimolare l’autoregolazione<br />
corporea.<br />
linfodrenaggio manuale<br />
Si tratta di un massaggio con impulsi pressori circolari che agiscono sul sistema linfatico<br />
e venoso. Tenendo in considerazione controindicazioni specifiche, è anche possibile<br />
influenzare la reazione infiammatoria riflessa e locale, così da alleviare i dolori.<br />
Healing touch (Ht)<br />
È una terapia energetica messa a punto negli Stai Uniti, che supporta l’equilibrio fra il<br />
benessere corporeo, mentale, emotivo e spirituale, cercando di stimolare la capacità<br />
individuale di autoguarigione. HT agisce in particolare sul sistema nervoso vegetativo,<br />
che regola l’insorgere del dolore e il suo controllo.<br />
ecco dove Potete tRovaRci<br />
Ospedale di Merano<br />
Via Rossini, 1<br />
39012 Merano<br />
Segreteria e iscrizioni<br />
Telefono: +39 0473 251 400<br />
Lu-ve: 08.00 - 15.00<br />
E-mail: komed@asbmeran-o.it<br />
45<br />
caPitolo 2
46<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
consigli nutRizionali<br />
nella Patologia Reumatica<br />
Nella maggior parte delle patologie croniche l’alimentazione<br />
gioca un ruolo di rilievo sia a livello di<br />
prevenzione che di terapia. Nell’ambito reumatologico,<br />
invece, la ricerca scientifica non ha evidenziato<br />
specifici nessi causali. Se i fattori alimentari<br />
sembrano poco coinvolti nell’insorgenza di queste<br />
malattie, altrettanto non può dirsi per la prevenzione<br />
delle possibili complicanze (1, 8).<br />
non sottovalutare il sovrappeso<br />
Se un certo distretto osteo-articolare è interessato<br />
da un processo infiammatorio, peggiora qualora lo<br />
si sottoponga ad un carico aggiuntivo anche di pochi<br />
kg. (6, 9) Per ogni kg di peso in più, ad es., avremo<br />
un carico suppletivo di 4 kg su ogni ginocchio.<br />
(11) La presenza di grasso corporeo in eccesso va<br />
temuta anche perché questo tessuto, che fino a<br />
poco tempo fa si riteneva inerte, produce in realtà<br />
molte sostanze, alcune delle quali ad azione<br />
pro-infiammatoria (adipocitokine). Infiammazione<br />
su infiammazione non può che dare un problema<br />
maggiore. (4)<br />
Ma come si fa a sapere se si è in sovrappeso? Indicativamente si deve effettuare la seguente<br />
operazione: si dividono i kg di peso corporeo per l’altezza, espressa in metri,<br />
moltiplicata per se stessa. Si ottiene in tal modo l’Indice di Massa Corporea (IMC). Per<br />
es. un individuo di 70 kg alto 1,7 m, avrà un IMC di 70: (1,7 x 1,7)= 24,2. Si considera<br />
normopeso un individuo con un valore incluso nel range 18,5 - 24,9 kg/m 2 , sovrappeso<br />
tra 25 e 29,9 e obeso da 30 in su. In assoluto i valori di IMC che fanno correre meno<br />
rischi di salute vanno da 18,5 a 23 kg/m 2 . (11)<br />
E se si hanno difficoltà nel salire sulla bilancia? Effettuare una valutazione visiva, paragonando<br />
tra loro i vari tratti del corpo, es.tronco, addome,arti superiori, ecc.,oppure<br />
tenere sotto controllo le taglie dei vestiti o i buchi sulle cinture o, ancora, misurare con<br />
un metro da sarta alcune circonferenze come quella a metà braccio o della vita. (11)<br />
E se si deve calare di peso? Non cadere nell’errore di volere tutto e subito.Il peso<br />
deve scendere lentamente ricorrendo a centri specializzati,in grado di garantire un<br />
piano nutrizionale che faccia realmente perdere prevalentemente tessuto adiposo<br />
e non acqua e muscolo. Molte delle diete pubblicizzate e “fai da te”, determinano<br />
il Prof. lucio lucchin<br />
servizio di dietetica e<br />
nutrizione clinica<br />
comprensorio sanitario<br />
di bolzano<br />
la dott.ssa marion schrei<br />
servizio di dietetica e<br />
nutrizione clinica<br />
comprensorio sanitario<br />
di bolzano
eccessive riduzioni della massa muscolare,necessaria per il funzionamento articolare.<br />
A maggior ragione in queste circostanze la dieta deve essere equilibrata, cioè contenere<br />
tutti i nutrienti necessari al funzionamento del corpo nelle giuste proporzioni e<br />
dosaggio,frazionata nell’arco della giornata, personalizzata. (6, 9, 11)<br />
Si deve associare del movimento? E’ fondamentale. Muoversi adeguatamente aiuta<br />
non tanto a perdere peso, quanto a bruciare le calorie derivate dagli errori alimentari<br />
che commettiamo quotidianamente non pesando gli alimenti. L’apparato muscoloscheletrico<br />
ha bisogno di essere usato per non deteriorarsi. Esercizi che aiutino a<br />
soddisfare queste due esigenze sono possibili anche per coloro che ritengono di non<br />
potersi muovere. Vanno ovviamente personalizzati, ricorrendo eventualmente all’ausilio<br />
di qualche attrezzo, ma non ci sono scappatoie. I pigri, invece, che aborriscono<br />
l’idea di praticare dell’attività sportiva specifica, come il nuoto, gli esercizi in acqua e<br />
a corpo libero, possono iniziare la rieducazione acquistando un contapassi (in qualsiasi<br />
negozio di articoli sportivi) e cercando di raggiungere i 10.000 passi nell’arco<br />
della giornata. (11)<br />
tenere d’occhio i livelli di acido urico nel sangue<br />
Soprattutto le “buone forchette” dovrebbero controllare il valore di uricemia circa 1<br />
volta all’anno. Eccesso di peso ed alimentazione scorretta lo innalzano e possono<br />
farlo precipitare nelle articolazioni (attacco di gotta). Se siamo già in presenza di una<br />
patologia reumatica è bene non aggiungere altri problemi. In caso d’iperuricemia,<br />
oltre al recupero del peso viene consigliata una dieta povera di purine (i precursori<br />
dell’acido urico), di cui sono particolarmente ricche acciughe, aringhe, cervello, carne<br />
tritata,cuore, estratti di carne, lievito di birra, mitili, oca, rene, sardine, sgombro,<br />
asparagi, crostacei.<br />
attenzione anche al sottopeso<br />
Raramente il sottopeso è costituzionale. Nella maggior parte dei casi ci si trova di<br />
fronte ad una malnutrizione calorico-proteica. Il livello di gravità può essere inizialmente<br />
determinato con l’IMC. Se compreso tra 17 - 18,5 kg/m 2 ci si trova di fronte<br />
ad una forma lieve, tra 16 e 17 moderata, inferiore a 16 grave. La prima conseguenza<br />
della malnutrizione è l’impoverimento della massa muscolare e,di conseguenza, il<br />
peggioramento della sintomatologia reumatica. In queste circostanze ci si deve rivolgere<br />
ad una struttura specialistica. (6, 9, 11)<br />
contrastare lo stress ossidativo<br />
La patologia reumatica è caratterizzata dalla produzione di una grande quantità di<br />
radicali liberi dell’ossigeno (ROS). Queste molecole sono particolarmente aggressive,<br />
danneggiano le strutture circostanti e fanno liberare mediatori infiammatori che, a<br />
47<br />
caPitolo 2
48<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
loro volta, favoriscono la formazione di nuovi ROS. L’organismo dispone di una barriera<br />
antiossidante che però, nel corso di patologia reumatica seria, non è sufficiente per<br />
arginare la produzione di queste molecole. L’alimentazione può incrementare la difesa<br />
dell’organismo per il suo contenuto in sostanze antiossidanti. Da privilegiare frutta<br />
e verdura, da assumere quotidianamente per almeno 5 porzioni; per es. 3 di verdura<br />
(50 g a porzione per la verdura a foglia, 250 g a porzione per gli ortaggi) e 2 di frutta<br />
(150 g a porzione, pari a 1 mela, pera, pesca media). Anche il ricorso a cibi integrali e<br />
all’assunzione alternata di frutta secca e semi (es.3-4 noci o 12 nocciole 4-5 volte alla<br />
settimana) può essere d’aiuto. (9)<br />
Sono utili le preparazioni di antiossidanti che si trovano in farmacia? La supplementazione<br />
con questi prodotti deve essere vagliata attentamente dal medico, perché<br />
l’iperdosaggio può avere effetti collaterali. (8) Alcuni studi hanno dimostrato che nel<br />
corso di una patologia reumatica in fase di grave intensità un apporto di 200 mg/die di<br />
vit E e di 100 microg/die di selenio è risultato utile. (1, 2, 3) Coloro che sono in terapia<br />
con metotrexate possono contrastare gli effetti collaterali gastrointestinali assumendo<br />
5 mg/settimana di acido folico. (10)<br />
contrastare l’infiammazione<br />
I processi infiammatori tipici delle patologie reumatiche aumentano i fabbisogni sia<br />
di calorie, che di macro (proteine, glucidi e lipidi) e micronutrienti (vit. B, C, D, E,<br />
selenio, zinco). (1, 6, 9) La prima operazione da effettuare è allora quella di garantire<br />
al corpo questi fabbisogni, in primis quello di energia. E’ possibile determinare<br />
la richiesta di energia di un organismo sottoponendosi ad un esame strumentale<br />
chiamato:calorimetria indiretta (disponibile presso il Servizio di Dietetica e Nutrizione<br />
Clinica di Bolzano). Il tipo e la frequenza degli alimenti da assumere diventa importante<br />
anche per contrastare direttamente lo stato infiammatorio. Ad es. l’acido arachidonico,<br />
assunto per il 90% con gli alimenti, è un grasso che promuove la formazione<br />
di sostanze infiammatorie. E’ contenuto principalmente nelle carni rosse,burro, uova,<br />
panna e formaggi. Queste tipologie di alimenti non debbono essere eliminate (l’assenza<br />
totale di carne aumenta il rischio di carenza di ferro e vit B12) ma assunte con<br />
minore frequenza durante la settimana; ad es. 2 volte alla settimana per uova, carni e<br />
formaggi,preferibilmente a basso contenuto di grassi. I cibi indicati per la sostituzione<br />
sono legumi e pesce, anche surgelato. (1, 2, 6, 9)<br />
Si è precedentemente sottolineato il ruolo antinfiammatorio degli antiossidanti naturalmente<br />
contenuti nei cibi, specie vegetali. Particolare attenzione deve essere<br />
rivolta ad un particolare tipo di grassi chiamati omega-3 (ac.ecosapentaenoico-<br />
EPA e docosaesaenoico-DHA). (1, 2, 3) Ne sono particolarmente ricchi i pesci come<br />
tonno,salmone,aringhe, sgombri (100 g contengono circa 1,9 g di EPA +DHA), acciughe,<br />
sardine. Esplicano vari effetti positivi sul sistema cardiovascolare, controllando i li-
velli di trigliceridi nel sangue e, non ultimo per importanza, antagonizzando l’effetto<br />
dell’ac.arachidonico. Svolgono pertanto un effetto anti-infiammatorio particolarmente<br />
utile nel corso di patologie reumatiche, specie se autoimmuni. L’apporto giornaliero<br />
consigliato con finalità terapeutica è di circa 900 mg . Coloro che non assumono adeguate<br />
quantità di pesce durante la settimana, dovranno ricorrere alla supplementazione<br />
su consiglio medico. (1, 2, 7)<br />
E se si volesse mangiare carne o formaggi tutti i giorni? E’ possibile purché venga<br />
rispettata la quota settimanale consigliata.Nel caso della carne, ad es, si consigliano<br />
2 porzioni alla settimana (100g a porzione). Questo equivale a circa 30 g al gg o, se<br />
preferite, 15 g a pranzo e cena. Con i numeri è facile far tornare i conti, nella pratica<br />
ognuno deve regolarsi come è più confacente alle proprie caratteristiche.<br />
Con l’assunzione di antinfiammatori ci sono delle precauzioni nutrizionali? Gli effetti<br />
collaterali più temuti nel corso di terapie croniche con antinfiammatori, sono quelli<br />
gastrointestinali. Per la maggior parte di queste sostanze è consigliabile l’assunzione<br />
a stomaco pieno (vedere il foglietto illustrativo) e l’evitare alimenti che stimolino la<br />
secrezione gastrica come il brodo di carne (anche con dadi), caffè e bevande contenenti<br />
caffeina, bevande alcoliche (non assumere superalcolici e superare i 2 bicchieri<br />
di vino al gg per l’uomo e 1 per la donna). Consigliabile anche il ricorso a farmaci<br />
antisecretori.<br />
individuare eventuali reazioni avverse ad alimenti. (1, 2, 6)<br />
Alcuni studi hanno evidenziato una certa associazione tra patologie reumatiche e<br />
manifestazioni cutanee (eruzioni puntiformi, orticaria, gonfiore labbra, bocca, lingua,<br />
prurito, eczema) attribuibili a reazioni avverse ad alimenti. Qualora ci siano questi<br />
sospetti è bene rivolgersi ad uno specialista. La diagnosi di allergia alimentare è possibile<br />
con specifici test, mentre quella d’intolleranza no, con l’eccezione per quella<br />
al lattosio, fruttosio, sorbitolo, glutine. Attenzione a non farsi convincere, anche da<br />
medici, a effettuare test (ce ne sono parecchi) per diagnosticare intolleranze alimentari.<br />
Non hanno fondamento scientifico e, invitando il soggetto ad eliminare molti<br />
alimenti, possono causare carenze importanti e peggioramento della sintomatologia<br />
reumatica.<br />
attenzione all’osteoporosi<br />
Una severa decalcificazione ossea è sovente associata alla patologia reumatica. Le<br />
cause sono ascrivibili in parte agli effetti secondari della terapia cortisonica necessaria<br />
per controllare la infiammazione della patologia di base, in parte alla riduzione del<br />
movimento e dell’esposizione al sole (sintesi di vit D). Ad essere colpiti sono per lo<br />
più le persone anziane alle quali si consiglia una supplementazione di calcio (circa 1g<br />
al giorno) e vit D (prescrizione medica). (1, 5, 9)<br />
49<br />
caPitolo 2
50<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
Quali sono gli alimenti più ricchi in calcio? Latte e derivati, alcune verdure come<br />
cavoli,broccoli, coste, spinaci, noci, legumi, cereali integrali e alcuni tipi di acque<br />
minerali (leggere l’etichetta). (6, 9)<br />
in sintesi:<br />
• Attenzione al sovrappeso<br />
· Alimentazione equilibrata, distribuita correttamente nell’arco della giornata<br />
· Attività fisica personalizzata regolare<br />
• Attenzione al sottopeso, contrastare lo stress ossidativo<br />
· Consumo quotidiano di ortaggi e frutta<br />
· Preferire prodotti integrali, semi e frutta secca<br />
· Eventualmente supplementazione di vitamina E e selenio<br />
· In terapia con metotrexate supplementare con acido folico<br />
· Supplementazione soltanto su consiglio medico!!<br />
• Attenzione all’osteoporosi<br />
· Apportare 1000 mg die di calcio con alimenti che ne sono ricchi: latte e<br />
derivati,prodotti integrali,frutta secca, spinaci,<br />
· Ricorrere ad acque minerali ricche in calcio(vedere etichetta)<br />
· Esporsi regolarmente al sole e muoversi<br />
· Eventuale supplementazione di vitamina D.<br />
• Contrastare l’infiammazione<br />
· 2 porzioni di carne alla settimana<br />
· Sostituire consumo di carne con pesce e legumi<br />
· Uova 2 volte in settimana<br />
· Latte e derivati parzialmente scremati<br />
· Consumo regolare di pesce ricco in omega 3 (tonno, salmone, sgombro, acciughe,<br />
sardine)
Bibliografia<br />
1. Adam O, Fasse S, Ditrich O. Ernährung bei rheumatischen Erkrankungen. In: Z <strong>Rheuma</strong>tol<br />
2009, 68:549 - 559<br />
2. Adam O. Ernährungstherapie bei entzündlich-rheumatischen Erkrankungen. In: Journal<br />
für Ernährungsmedizin 2009; 11 (2), 14<br />
3. Canter PH, Wider B, Ernst E. The antioxidant vitamins A, C, E and selenium in the treatment<br />
of arthritis: a systematic review of randomized clinical trials. In: <strong>Rheuma</strong>tology<br />
(Oxford). 2007 Aug;46(8):1223-33.<br />
4. Christensen R, Bartels EM, Astrup A, Bliddal H. Effect of weight reduction in obese patients<br />
diagnosed with knee osteoarthritis: a systematic review and metaanalysis. Ann<br />
Rheum Dis. 2007 Apr; 66(4):433-9<br />
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undifferentiated connective tissue disease. In: Arthritis Res Ther. 2008;10(6):123.<br />
6. Deutsche Gesellschaft für Ernährung. <strong>Rheuma</strong>diät. 30.05.2008; www.dge.de<br />
7. Goldberg RJ, Katz J. A meta-analysis of the analgesic effects of omega-3 polyunsaturated<br />
fatty acid supplementation for inflammatory joint pain. In: Pain. 2007 May;129(1-2):210-23.<br />
8. Hagen KB, Byfuglien MG, Falzon L, Olsen SU, Smedslund G. Dietary interventions for rheumatoid<br />
arthritis. In: Cochrane Database Syst Rev. 2009 Jan 21;(1):CD006400.<br />
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2008; www.sge-ssn.ch<br />
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arthritis: a review. <strong>Rheuma</strong>tology (Oxford). 2004 Mar;43(3):267-71.<br />
11. Lucchin L. Alla ricerca del giusto peso. Reverdito, 2008.<br />
51<br />
caPitolo 2
52<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
l’economia aRticolaRe nelle malattie<br />
ReumaticHe cRonicHe<br />
Le malattie reumatiche hanno la caratteristica di<br />
compromettere la funzionalità delle articolazioni<br />
impedendo, specialmente nelle fasi di riacutizzazione,<br />
lo svolgimento delle normali attività della vita<br />
quotidiana.<br />
Il sovraccarico articolare, in occasione di gesti usuali<br />
e ripetitivi, è un fattore di deterioramento, di comparsa<br />
e di aggravamento delle deformazioni articolari.<br />
Fortunatamente ai nostri giorni è molto più raro<br />
riscontrare nei pazienti quelle alterazioni morfologiche<br />
articolari che si evidenziavano fino a due<br />
decenni fa e che rappresentavano la naturale evoluzione di patologie come l’artrite<br />
reumatoide.<br />
Questa situazione è migliorata sia per la migliore terapia farmacologia attualmente in<br />
nostro possesso, sia per “l’insieme dei mezzi che permettono, da una parte di superare<br />
gli ostacoli che si presentano ad ogni istante, e dall’altra di diminuire i movimenti obbligati<br />
per prevenire o rallentare i deterioramenti articolari”.<br />
Questo insieme di mezzi vennero definiti Economia Articolare (E.A.) da uno dei suoi<br />
divulgatori: il Dr L. Simon, reumatologo e direttore della Scuola di Ergoterapia dell’Università<br />
di Montpellier.<br />
Come è noto, le malattie reumatiche possono richiedere un approccio terapeutico medico<br />
multidiscipilinare che prevede la collaborazione del Reumatologo, del Chirurgo<br />
Ortopedico e del Fisiatra.<br />
Il Fisiatra può indicare, dai primi segni clinici d’esordio della malattia, esercizi attivi e<br />
consigli di Economia Articolare (E.A.) al fine di mantenere una buona funzionalità articolare<br />
ed evitare un sovraccarico delle articolazioni a rischio.<br />
In quest’attività di consulenza può prescrivere al paziente ortesi statiche finalizzate a<br />
ridurre il dolore nelle fasi acute della malattia ed ortesi correttive per prevenire la deformità<br />
(esempio: nel caso di Artriti Reumatoidi deformanti).<br />
In questo progetto terapeutico, se presente nel gruppo riabilitativo, ha un ruolo importante<br />
il terapista occupazionale o ergoterapista che attraverso terapie singole, o più<br />
spesso terapie di gruppo, può insegnare l’E.A. e confezionare ortesi individualizzate.<br />
Consideriamo quindi qualche esempio di economia articolare applicata alle più frequenti<br />
attività della vita quotidiana che riguardano il vestirsi, il lavarsi, il cucinare, il lavorare,<br />
il praticare sport amatoriale, il riposarsi, ecc.<br />
il dott. arrigo baldo,<br />
fisiatra
Una valutazione di tutte queste attività, attraverso brevi questionari da somministrare,<br />
può aiutare il paziente proponendo:<br />
• indicazioni di modifica dei gesti abituali;<br />
• modifica o sostituzione degli oggetti di uso quotidiano per renderli più utilizzabili dal<br />
paziente;<br />
• indicazione di adattamenti dell’ambiente circostante, per rendere l’ambiente più fruibile<br />
al paziente.<br />
Sono facilmente acquistabili degli ausili adatti per effettuare i programmi di economia<br />
articolare (E.A.).<br />
Alcuni esempi:<br />
• evitare di schiacciare pulsanti (ad esempio degli elettrodomestici) con il pollice ed<br />
utilizzare per il gesto il palmo della mano;<br />
• evitare di girare le manopole con presa tra pollice ed indice ed eventualmente utilizzare<br />
degli ausili che ingrandiscono la manopola e consentono una presa con il palmo<br />
della mano;<br />
• evitare la presa tra pollice e le altre dita e utilizzare l’intero palmo della mano, avvalendosi<br />
di supporti da aggiungere alla tazza o al bicchiere;<br />
• evitare di sollevare tazze e bicchieri sovraccaricando il pollice ed aiutarsi con il palmo<br />
della mano;<br />
• evitare di sollevare pentole con una sola mano;<br />
• evitare di aprire barattoli con la presa pollice-indice ed aiutarsi con utensili che permettano<br />
di aprire il barattolo senza sovraccaricare le articolazioni delle dita;<br />
• evitare di tagliare il cibo sovraccaricando l’articolazione del pollice e della altre dita,<br />
utilizzare allo scopo coltelli-sega che presentano un’impugnatura verticale che può<br />
essere utilizzata con la presa digito-palmare;<br />
• evitare di tenere le posate con presa tridigitale (I, II e III dito) ed utilizzare posate con<br />
manico grosso e con presa palmare;<br />
• evitare di utilizzare piccoli oggetti che costringono un sovraccarico della presa polliceindice<br />
utilizzando supporti che ingrandiscono ad esempio lo spessore della matita e<br />
la testa della chiave;<br />
• evitare di portare le borse da viaggio in mano ed utilizzare l’appoggio alla spalla o<br />
valigette con rotelle;<br />
• adattare strumenti di lavoro come cacciaviti, seghe, ferri da stiro in modo da poter utilizzare<br />
nei movimenti tutto il palmo della mano e non solo le articolazione dell’indice<br />
e del pollice o delle dita;<br />
• evitare di portare pesi sovraccaricando le dita, ma distribuire il peso tra mano ed<br />
avambraccio;<br />
• evitare di appoggiare i piatti a scolare in alto, meglio appoggiarli su uno scolapiatti<br />
appoggiato al piano di lavoro;<br />
53<br />
caPitolo 2
54<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
• per l’utilizzo dei volanti delle automobili, allargare le dimensioni del volante e facilitare<br />
in questo modo la presa digito-palmare;<br />
• per i lavori a uncinetto ingrossare l’impugnatura del ferro ad uncinetto e lavorare<br />
appoggiati su un piano rigido;<br />
• utilizzare l’infila-calza per evitare dolori in flessione del tronco e dell’anca;<br />
Per mettere in pratica l’E.A. è indispensabile conoscere i gesti che provocano deformità:<br />
ad esempio la mano della persona affetta da Artrite Reumatoide tende a deformarsi a<br />
causa della deviazione radiale del carpo e della conseguente deviazione ulnare delle<br />
dita.<br />
La grande maggioranza delle azioni che si svolgono quotidianamente vanno a sollecitare<br />
tali deformazioni: basti pensare a quando si apre un barattolo, si usano le posate.<br />
Le dita sono soggette a diverse deformità (chiamate a bottoniera, a collo di cigno, a martello)<br />
che rendono difficoltose le prese fini come allacciare i bottoni, usare una forbice e<br />
che se non modificate favoriscono il progredire delle alterazioni delle articolazioni.<br />
Quando, a causa della malattia, non si riesce ad eliminare quella situazione di stress<br />
sulle articolazioni colpite, e contemporaneamente risulta impossibile garantire la conservazione<br />
della funzioni articolare, è necessario ricorrere alla modificazione dell’ambiente<br />
circostante ed alle ortesi<br />
Per posizionare correttamente la mano, bisogna aver cura che la mano sia appoggiata<br />
rilassata su una superficie piana e che sia in asse con il polso: in questo modo si evitano<br />
dolori ed un’eccessiva estensione dei tendini e dei legamenti. Se necessario, per<br />
mantenere in asse l’articolazione è utile l’utilizzo di un’ortesi di posizionamento statica<br />
(Fig. A), che viene indossata nei momenti di riposo (soprattutto di notte) e favorisce la<br />
riduzione dell’edema e del dolore.<br />
L’ortesi di stabilizzazione (Fig. B) viene invece utilizzata nei momenti di lavoro, protegge<br />
le articolazioni dolenti e permette lo svolgimento delle attività quotidiane, poiché le dita<br />
sono libere.<br />
L’applicazione quotidiana dell’E.A. riduce le sollecitazioni articolari sugli elementi<br />
muscolo-tendinei e sui legamenti, facilitando i movimenti articolari; previene o diminuisce<br />
la evoluzione di deformazioni articolari e consente di individuare movimenti compensativi<br />
che possano sostituire movimenti divenuti impossibili da eseguire.<br />
L’E.A. si pratica attraverso un’educazione dei gesti che porti ad un risparmio delle articolazioni<br />
e ad un adattamento dell’ambiente esterno per facilitare i gesti e mantenere<br />
l’autonomia del paziente.<br />
fig. a<br />
fig. b
L’E.A. ha un duplice scopo: la prevenzione e la riduzione del dolore durante lo svolgimento<br />
dei gesti. L’E.A. dovrebbe essere inserita regolarmente nel protocollo terapeutico<br />
da utilizzare nei pazienti affetti da malattie reumatiche.<br />
La collaborazione attiva del paziente è indispensabile. Un paziente conscio dei vantaggi<br />
derivanti da un programma di E.A., partecipa più attivamente alla prevenzione e alle<br />
modifiche dell’ambiente dove vive. I familiari del paziente devono conoscere l’utilità<br />
della E.A., in modo di accettare ed incoraggiare il paziente nel percorso preventivoterapeutico.<br />
Possiamo affermare che l’E.A. si rivolge a un gruppo vasto di malati che comprende<br />
pazienti con artrite reumatoide, osteoartrosi, connettiviti, osteoporosi e altre malattie.<br />
In questo ambito con l’E.A. possiamo proporre di utilizzare correttamente le articolazioni<br />
con il minimo sforzo e il massimo dei risultati. In questo modo si favorisce una riduzione<br />
dell’ansia del paziente non più totalmente autonomo e si previene o si riduce la<br />
depressione secondaria alla disabilità e al dolore cronico.<br />
Per prescrivere l’E.A. è necessaria la collaborazione medico-ergoterapeuta, in quanto<br />
grazie a tale collaborazione è possibile impartire al malato una vera e propria strategia<br />
dei gesti.<br />
Ogni caso clinico è diverso dall’altro e ogni singolo paziente è diverso, con i propri problemi<br />
da affrontare quotidianamente; in questo la conoscenza personale che il medico o<br />
lo specialista riabilitatore ha del suo paziente è di fondamentale aiuto per un approccio<br />
riabilitativo adeguato.<br />
Per questo motivo, come già citato, prima di prescrivere l’E.A. è necessario sottoporre<br />
al paziente un questionario od una attenta anamnesi.<br />
Il questionario è di facile compilazione, al fine di stabilire quali sono le esigenze e le<br />
difficoltà di ciascuna persona; nello stesso appuntamento è opportuno eseguire una<br />
anamnesi complementare per conoscere l’ambiente che lo circonda a casa, al lavoro,<br />
nel tempo libero.<br />
È bene ancora sottolineare che ciò che preoccupa in primis il paziente reumatico, è la<br />
perdita della funzionalità e non della limitazione articolare o l’insufficienza muscolare.<br />
Per questo motivo dai concetti ergonomici è nata l’Economia Articolare, una figlia minore<br />
della Ergonomia, una figlia che farà molta strada nella Medicina Conservativa.<br />
55<br />
caPitolo 2
56<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
autoiniezione sottocutanea<br />
di faRmaci biologici<br />
I farmaci biologici, trattandosi di albumine (proteine),<br />
non possono essere assunti sottoforma di<br />
pillole, poiché gli acidi gastrici distruggerebbero i<br />
loro principi attivi. Pertanto, vengono somministrati<br />
tramite infusione in vena (intravenosa) o iniezione<br />
sotto la pelle (sottocutanea), che può essere effettuata<br />
dal paziente stesso a casa propria, come terapia<br />
domiciliare.<br />
Nella cornice di un dettagliato programma di formazione<br />
presso il nostro ambulatorio, insegniamo ai<br />
pazienti come procedere all’autosomministrazione<br />
dei farmaci biologici sottocutanei. Il personale infermieristico specializzato illustra teoria<br />
e pratica, consentendo ai pazienti d’acquisire le conoscenze e l’abilità necessarie<br />
per effettuare autonomamente, a casa propria, l’iniezione sottocutanea del farmaco<br />
biologico prescritto. Attualmente, l’applicazione sottocutanea riguarda 3 diversi farmaci<br />
biologici (Enbrel, Kineret e Humira), cui nel corso del prossimo anno faranno seguito,<br />
probabilmente, altri 2 medicinali (Simponi e Cimzia).<br />
L’autosomministrazione rafforza l’autonomia e la responsabilità del paziente, offrendogli<br />
il vantaggio di poter assumere il farmaco autonomamente e indipendentemente da<br />
tempo e luogo.<br />
il programma di formazione<br />
Se durante la visita medica, il dottore decide d’avviare una terapia con un farmaco<br />
biologico sottocutaneo, procederà alla programmazione, in accordo con il personale<br />
infermieristico e il paziente, del corso di formazione individuale per l’autoiniezione.<br />
Presso il nostro ambulatorio, il corso di formazione è già un appuntamento fisso, in<br />
programma determinati giorni della settimana. Un’infermiera si riserva il tempo necessario<br />
per presentare al paziente, in tutta tranquillità e senza interruzioni esterne, i fondamenti<br />
di una corretta applicazione sottocutanea, illustrando ogni dettaglio in modo<br />
facilmente comprensibile. Così, è possibile chiarire qualsiasi dubbio e apprendere, in<br />
tutta calma, la giusta tecnica d’iniezione.<br />
Il materiale di prova, messo a disposizione dall’industria farmaceutica, consente al<br />
personale infermieristico di dimostrare concretamente la tecnica di somministrazione<br />
sottocutanea, provandola insieme al paziente, che presso l’ambulatorio effettuerà da sé<br />
la prima iniezione.<br />
Su richiesta, possono partecipare anche membri della famiglia o amici/conoscenti, che<br />
saranno un utile sostegno in occasione delle autoiniezioni.<br />
Le informazioni vengono integrate con materiale cartaceo: il paziente riceve un opuscolo<br />
l’infermiera<br />
Walli Kofler
informativo sull’autosomministrazione dei farmaci biologici sottocutanei, realizzato dal<br />
nostro team infermieristico in collaborazione con il medico. Così, è possibile rileggere e<br />
approfondire, in tutta calma, le informazioni ricevute.<br />
Consigli pratici per l’iniezione sottocutanea dei farmaci biologici<br />
• I farmaci biologici devono essere conservati in frigorifero, a una temperatura compresa<br />
tra +2 e +8°C. È vietato riporli nel congelatore, poiché le temperature inferiori allo<br />
zero distruggono la struttura dell’albumina presente al loro interno.<br />
Per il trasporto dall’ospedale a casa o durante le vacanze, utilizzare una borsa termica<br />
con panetti refrigeranti, così da non interrompere la catena del freddo.<br />
• Mezz’ora prima dell’iniezione, togliere dal frigorifero la siringa pre-riempita/penna,<br />
per lasciar riscaldare la soluzione. Un’iniezione effettuata con il farmaco a temperatura<br />
ambiente risulta meno dolorosa e causa, solo raramente, la comparsa di arrossamenti<br />
e pruriti localizzati.<br />
• L’iniezione dev’essere eseguita nel tessuto adiposo sottocutaneo (tessuto sottocutaneo),<br />
preferibilmente nel ventre (ad almeno 3 cm di distanza dall’ombelico) o sulle<br />
cosce (lato anteriore ed esterno).<br />
• Cambiare sempre il punto d’iniezione, rispettando distanze di 1-2 cm tra i fori. Somministrazioni<br />
troppo frequenti nella stessa parte del corpo possono causare la formazione<br />
di lipodistrofia.<br />
• Eseguire iniezioni solo su tessuto sano!<br />
57<br />
CAPITOLO 2
58<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
Non praticare iniezioni se la cute risulta sensibile, arrossata o dura oppure su un<br />
ematoma. Evitare cicatrici e smagliature!<br />
• Prima di praticare l’iniezione, lavare accuratamente le mani con acqua calda e sapone.<br />
• La giusta tecnica d’iniezione: la formazione di pieghe cutanee<br />
Per avere la certezza d’infilare l’ago della siringa nel<br />
punto giusto, formare una piega cutanea con il dito pollice,<br />
l’indice e il medio, così da prendere solo la pelle<br />
e il tessuto adiposo sottocutaneo, senza toccare i muscoli.<br />
Infilare rapidamente l’ago nella piega, tenendola<br />
saldamente, e rilasciarla solo dopo averlo estratto.<br />
• Iniettare lentamente!<br />
Un’iniezione lenta garantisce l’ottimale distribuzione<br />
del farmaco nel tessuto adiposo. Iniettando troppo velocemente,<br />
si causa la lacerazione del tessuto, con conseguenti piccole emorragie ed<br />
ematomi. Tenere l’ago nel tessuto adiposo sottocutaneo per almeno dieci secondi, per<br />
evitare che una parte del farmaco rifluisca lungo il canale dell’iniezione.<br />
• Subito dopo l’uso, gettare la siringa in un contenitore di plastica dura, ben chiuso e<br />
resistente agli aghi, come ad esempio quello dell’ammorbidente.<br />
Non riposizionare mai il cappuccio di protezione dell’ago, per evitare di ferirsi!<br />
Smaltire l’intera capsula dell’ago con i rifiuti speciali: non gettarla mai nel contenitore<br />
di quelli domestici. Per informazioni circa i punti di raccolta e le date, rivolgersi al<br />
Comune.<br />
• Durante la terapia con i farmaci biologici, sussiste un elevato rischio d’infezione,<br />
dovuto all’indebolimento delle difese immunitarie dell’organismo. In caso di febbre o<br />
altri sintomi, consultare immediatamente il medico e sottoporsi all’adeguato trattamento.<br />
• Nel punto d’iniezione possono insorgere reazioni, come ad esempio pruriti, gonfiori,<br />
dolori e arrossamenti che, nella maggior parte dei casi, sono molto blande; raramente<br />
causano l’interruzione della terapia.
il dott. bernd Raffeiner<br />
aRtRite Reumatoide:<br />
malattie e cuRe odieRne<br />
L’artrite reumatoide è un’infiammazione articolare<br />
cronica di causa sconosciuta, che colpisce l’1% della<br />
popolazione: per la maggior parte, donne d’età<br />
compresa tra i 40 e i 60 anni, anche se nel complesso<br />
riguarda tutte le fasce d’età, inclusi i bambini.<br />
Si ritiene che determinati geni svolgano un ruolo<br />
decisivo, soprattutto quelli preposti al controllo del<br />
funzionamento del nostro sistema immunitario. Ciò<br />
non significa che l’artrite reumatoide sia una malattia<br />
genetica e che abbia una precisa percentuale<br />
d’ereditarietà, bensì che esiste una predisposizione<br />
individuale. Inoltre, numerosi influssi esterni, la<br />
maggior parte dei quali è inevitabile, come ad esempio fumo, infezioni, inquinamento<br />
ambientale, lesioni e ormoni femminili, contribuiscono a scatenare questa costante<br />
reazione infiammatoria. La presenza degli ormoni femminili, tra i fattori esterni, spiega<br />
perché vengano colpite soprattutto le donne e perché la terapia ormonale sostitutiva<br />
possa ridurre tale rischio. Anche la gravidanza e i contraccettivi possono influire positivamente,<br />
così come la cosiddetta dieta mediterranea e gli alimenti ricchi di vitamina D.<br />
È molto raro che si verifichi un’interruzione spontanea, dopo che un’interazione sfavorevole<br />
di geni e fattori ambientali ha scatenato una reazione immunitaria, poiché il sistema<br />
immunitario combatte il nemico con il suo enorme arsenale d’armi. Solitamente,<br />
è molto efficiente nel distinguere tra “estraneo” e “proprio”, per distruggere “invasori”<br />
potenzialmente pericolosi, come batteri e virus, e avere cura del proprio organismo, ma<br />
nel caso dell’artrite reumatoide non riconosce più il suo tessuto articolare.<br />
Quest’errore di controllo viene definito malattia autoimmunitaria: il “nemico” (antigene)<br />
da combattere può essere la pelle nel caso della psoriasi, l’intestino con la malattia di<br />
Crohn, il sistema nervoso per la sclerosi multipla e, non da ultimo, tutti gli organi con il<br />
lupus eritematoso sistemico. L’obiettivo del sistema immunitario diventa la distruzione<br />
del nemico: un traguardo impossibile da raggiungere, trattandosi di tessuto del proprio<br />
organismo. La conseguenza è un attacco continuo e su scala sempre più ampia, che<br />
distrugge il tessuto articolare fino alla sua completa scomparsa. Questa peculiare natura<br />
distruttiva rende l’artrite reumatoide la più temuta tra la molteplicità delle forme più<br />
leggere. Tramite mediatori e cairomoni, il sistema immunitario invia numerose cellule<br />
infiammatorie e fagociti nella membrana sinoviale, la sottile pellicola che riveste internamente<br />
quasi tutte le articolazioni. Lì si moltiplicano, attirano altre cellule immunitarie<br />
e producono enzimi gastrici, trasformandola in un fronte di combattimento sempre più<br />
esteso, quasi simile a un tumore. Questo cosiddetto “panno” avanza nel tessuto cartilagineo<br />
e poi in quello osseo (erosioni), distruggendo le articolazioni con una conseguente<br />
notevole limitazione o addirittura perdita della funzione articolare.<br />
59<br />
caPitolo 2
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informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
La malattia comincia con un dolore simmetrico, in lieve e costante aumento, e con un<br />
gonfiore alle piccole articolazioni delle dita delle mani, accompagnati da una persistente<br />
rigidità mattutina, che migliora nel corso della giornata e facendo movimento.<br />
Con il passare del tempo, possono essere colpite altre articolazioni: polso, gomito, spalle,<br />
ginocchio, piccole articolazioni del piede, cervicale, articolazioni mandibolari e tibiotarsali.<br />
Raramente, l’artrite reumatoide<br />
è caratterizzata da un inizio improvviso,<br />
febbre, perdita di peso, partenza dalle<br />
articolazioni delle spalle o partecipazione<br />
di più articolazioni. La spossatezza è<br />
un sintomo frequente, indice di un incremento<br />
dei parametri d’infiammazione<br />
nel sangue, riscontrabili con un prelievo.<br />
Spesso, nel sangue circolano segni<br />
distintivi dell’artrite reumatoide, come il<br />
“fattore reumatoide”, non solo indican-
do una malattia, bensì preannunciando<br />
anche un decorso sfavorevole. Tuttavia,<br />
non si tratta di elementi specifici al<br />
100%, ovvero possono anche risultare<br />
positivi in presenza di persone sane o<br />
di altre malattie, pertanto, la valutazione<br />
specialistica dev’essere affidata a un<br />
reumatologo. Anche precoci erosioni riscontrabili<br />
dalle radiografie, fatte all’inizio<br />
e ripetute periodicamente, sono segni<br />
negativi. Ultrasuoni, CT e risonanza<br />
magnetica costituiscono ulteriori strumenti, che possono essere consultati per valutare<br />
il processo infiammatorio. La partecipazione di organi interni, come ad esempio cuore,<br />
polmoni, reni, sistema nervoso, cute, mucose e occhi (questi ultimi possono essere colpiti<br />
in maniera particolarmente grave nei bambini), è possibile in forme acute. Pertanto,<br />
sono necessarie analisi supplementari e visite mediche specialistiche per ogni singolo<br />
caso.<br />
L’infiammazione articolare (attività della malattia = disease activity) limita enormemente<br />
la funzione delle articolazioni e, conseguentemente, le più semplici attività che i pazienti<br />
svolgono nella loro quotidianità lavorativa, così come nella vita privata e sociale.<br />
All’inizio della malattia, l’infiammazione si traduce in una riduzione funzionale, che<br />
può essere recuperata attraverso il suo adeguato rallentamento terapeutico. Ma con il<br />
passare del tempo, se questa non viene adeguatamente arginata, aumentano la distruzione<br />
e la rigidità articolare, fino a prendere il sopravvento (progressione radiologica). A<br />
questo stadio, la perdita di funzionalità non può più essere arrestata.<br />
Il paziente perde costantemente autostima, posizione sociale e autonomia, mentre incombe<br />
una prospettiva di disoccupazione, limitazioni e completa dipendenza dagli altri.<br />
Queste gravi conseguenze dell’artrite<br />
reumatoide non colpiscono solo il malato,<br />
bensì anche la collettività con costi<br />
considerevoli: è stato calcolato che, nel<br />
2006, Europa e USA hanno speso 100 miliardi<br />
d’euro.<br />
Il trattamento moderno dell’artrite reumatoide<br />
ha dichiarato guerra a queste<br />
tragiche prospettive e posto un chiaro<br />
freno, al motto “Una cura rapida e in-<br />
61<br />
caPitolo 2
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informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
tensiva”. È stato dimostrato, infatti, che un precoce avvio della terapia e il ricorso ai<br />
farmaci migliorano notevolmente il successivo decorso: la progressione radiologica può<br />
arrestarsi e in rari “fortunati” casi la malattia può perfino guarire.<br />
Ciò significa anche che, oggigiorno, l’artrite reumatoide non è ancora guaribile, proprio<br />
a causa del processo immunologico, che sta alla base e che attacca gli antigeni del suo<br />
stesso organismo, sempre presenti. Tuttavia, grazie ai farmaci, è possibile controllarla<br />
piuttosto bene, tanto che sembra sparire. Ma l’apparenza inganna! La sospensione<br />
prematura dei medicinali, soprattutto su propria iniziativa, causa immancabilmente una<br />
ricaduta: solo i reumatologi curanti possono determinare il tipo e la durata della terapia.<br />
L’artrite reumatoide viene curata in modo rapido, intensivo e combinato, con una terapia<br />
composta da due elementi: da un lato, preparati al cortisone e farmaci antiflogistici,<br />
che bloccano l’infiammazione in maniera molto rapida e non selettiva, dall’altro, la<br />
cosiddetta terapia di base, che ha un effetto un po’ ritardato, ma in grado di controllare<br />
il decorso a lungo termine, consentendo di ridurre il cortisone al dosaggio minimo<br />
ed eliminando quasi tutti gli effetti collaterali. In numerosi pazienti è stato riscontrato<br />
che una piccola dose di cortisone, quasi omeopatica, è indispensabile per garantire un<br />
controllo stabile dell’attività della malattia. Infatti, tra pazienti con malattie autoimmunitarie,<br />
è stato provato che la produzione di cortisone a opera della corteccia surrenale,<br />
di cui abbiamo bisogno per vivere, è disturbata e, probabilmente, è proprio questa la<br />
causa della comparsa dell’artrite. In pratica, nel caso dell’artrite reumatoide, si tratta<br />
più probabilmente di una sostituzione ormonale.<br />
La terapia di base dell’artrite reumatoide arresta la produzione di sostanze infiammatorie<br />
e il lavoro delle cellule immunitarie, bloccando così le infiammazioni. Tra i farmaci<br />
più utilizzati, s’annoverano Methotrexate, Leflunomide, Idrossiclorichina, Sulfasalazina,<br />
Cyclosporine, Azatioprina, Ciclofosfamide e sali d’oro o qualsiasi loro combinazione. Tutte<br />
queste medicine hanno caratteristiche specifiche, diverse tra loro e adeguatamente<br />
controllate dal medico specialista. Il Methotrexate ha pochi effetti collaterali ed è molto<br />
efficace contro l’artrite reumatoide, pertanto è il cosiddetto farmaco “ancora” che rappresenta<br />
la prima scelta, cui vengono paragonate tutte le terapie, vecchie e nuove. In<br />
caso d’insuccesso o incompatibilità, si fa ricorso a un’altra terapia di base, combinazione<br />
o terapia di base biologica, con i cosiddetti farmaci biologici, a seconda del caso.<br />
I farmaci biologici hanno rivoluzionato il trattamento dell’artrite reumatoide, consentendo<br />
per la prima volta d’arrestare in maniera più selettiva ed efficace i mediatori che<br />
svolgono un ruolo fondamentale nel processo infiammatorio (interleuchine), essendo<br />
preposti alla comunicazione tra le cellule. I primi farmaci biologici furono gli inibitori del<br />
TNF-alfa, l’interleuchina centrale nel caso dell’artrite reumatoide. Oggigiorno, ne abbia-
mo cinque: Adalimumab, Certolizumab, Etanercept, Golimumab e Infliximab, che hanno<br />
un notevole effetto sui sintomi dell’artrite e sono in grado di bloccarne la progressione<br />
radiologica, dunque il progredire della malattia. Purtroppo però, in alcuni pazienti è<br />
stato riscontrato che la loro efficacia svanisce con il passare del tempo. Quasi sempre è<br />
possibile porre rimedio a questo problema tramite il passaggio (switch) da un inibitore<br />
del TNF-alfa a un altro. Proprio per questi casi, sono stati recentemente sviluppati nuovi<br />
farmaci biologici, rivolti ad altre interleuchine: Anakinra, Canakinumab e Rilonacept<br />
inibiscono l’interleuchina-1, mentre il Tocilizumab l’interleuchina-6. Un ulteriore gruppo<br />
di nuovi farmaci arresta direttamente le cellule immunitarie: l’Abatacept i linfociti T e<br />
il Mabthera i linfociti B, entrambi organi centrali di controllo del sistema immunitario.<br />
Complessivamente, tutti i farmaci biologici sono efficaci e sicuri, arrestano la distruzione<br />
articolare, vengono prodotti nel rispetto di severe misure di controllo e sono molto<br />
costosi. Il prezzo però è giustificato, poiché risparmiano al paziente l’invalidità, con i<br />
suoi ancor più elevati costi. Esistono differenze nel tipo di somministrazione e nell’intervallo<br />
tra l’una e l’altra, ma attualmente, a causa della mancanza di gran parte degli<br />
adeguati marker, non è ancora possibile rispondere alle domande: “Quale farmaco funziona<br />
meglio? Qual è il più indicato per ogni paziente?”. Il risultato è strettamente legato<br />
all’esperienza del medico specialista.<br />
Da un punto di vista medico, è possibile individuare cinque obiettivi principali per la<br />
cura dell’artrite reumatoide, che richiedono un regolare e stretto controllo dei pazienti,<br />
almeno ogni tre mesi. Questo cosiddetto tight control s’è rivelato un’arma vincente: la<br />
malattia dev’essere curata in modo rapido, intensivo, combinato e controllato.<br />
Il primo obiettivo è la remissione clinica. In base all’esame clinico del gonfiore e della<br />
dolorosità delle articolazioni, allo stato generale di salute del paziente e ai valori di laboratorio,<br />
viene determinata la disease activity. Se il gonfiore resta inferiore a un certo<br />
valore, l’infiammazione è considerata sotto controllo. Qualora, con il passare del tempo,<br />
questa situazione mutasse, sarà necessario cambiare farmaco.<br />
Il secondo obiettivo è la remissione radiologica, che<br />
non sempre coincide con quella clinica. Infatti, i moderni<br />
metodi diagnostici grafici (risonanza magnetica<br />
e ultrasuoni, con o senza mezzo di contrasto) hanno<br />
dimostrato che l’infiammazione subclinica può essere<br />
presente, anche se i pazienti sono in buona salute, e<br />
può accelerare il danno alle articolazioni. La remissione<br />
radiologica, verificata tramite radiografie annuali,<br />
è particolarmente importante, poiché il progredire del<br />
danno radiologico articolare è strettamente correlato<br />
63<br />
caPitolo 2
64<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
al processo invalidante, che è irreversibile. Remissione clinica e radiologica si potrebbero<br />
anche definire remissione farmacologica, poiché non è presente alcuna malattia<br />
finché s’assumono i farmaci!<br />
Il terzo obiettivo sarebbe la remissione vera e propria, la guarigione. Considerando che<br />
si verifica di rado, con questo termine intendo la riduzione dei farmaci alla dose minima<br />
di mantenimento. Questo vale per i medicinali antiflogistici e terapeutici di base, per il<br />
cortisone e, recentemente, anche per i farmaci biologici. In questa fase, devono essere<br />
chiaramente garantiti i primi due obiettivi, sempre in base alla decisione del medico<br />
specialista.<br />
Il quarto obiettivo è rappresentato dalla cura dei fenomeni concomitanti con l’artrite<br />
reumatoide, delle malattie concomitanti dei pazienti e degli effetti collaterali dei farmaci,<br />
tra cui annoveriamo osteoporosi, fratture ossee, depressione, gastriti, emorragie<br />
intestinali, insufficienza renale, infezioni, ecc. Il trattamento dei fattori di rischio per<br />
l’arteriosclerosi, come ipertensione, diabete e colesterolo alto, è particolarmente importante,<br />
poiché l’infiammazione cronica nel sangue danneggia ulteriormente i vasi<br />
sanguigni. Pertanto, sono frequenti vasculiti cerebrali e cardiache che, insieme al rischio<br />
elevato di linfoma e tumore ai polmoni, minacciano l’aspettativa di vita dei pazienti,<br />
qualora l’artrite reumatoide non fosse curata adeguatamente.<br />
Il quinto obiettivo è l’adeguamento all’evolversi della situazione: poiché l’artrite reumatoide<br />
è una malattia cronica, nel corso del tempo, può causare l’insorgere dei cambiamenti<br />
più disparati, che devono essere riconosciuti e affrontati. Queste variazioni,<br />
non strettamente correlate all’artrite reumatoide o ai farmaci, possono anche derivare<br />
da altre malattie, eventi e stile di vita, ed essere sia positive che negative, temporanee<br />
o immutabili. Naturalmente, anche quest’ultimo obiettivo è garantito solo nella cornice<br />
di un tight control: il medico deve possedere le adeguate conoscenze specialistiche e il<br />
paziente la fiducia necessaria.<br />
Il motto della moderna cura dell’artrite reumatoide dev’essere: “Un trattamento rapido,<br />
intensivo, combinato, controllato e flessibile”.
la dott.ssa ester vivaldelli<br />
Quando il sistema immunitaRio<br />
dà i numeRi: “luPus eRitematoso<br />
sistemico” e altRi connettiviti<br />
lupus eritematoso sistemico<br />
(les o semplicemente luPus)<br />
Nel lupus eritematoso sistemico (LES) il sistema<br />
immunitario è, per cause ancora ignote, alterato e<br />
combatte l’organismo a cui appartiene. Ne conseguono<br />
alterazioni della pelle ed infiammazione dei<br />
vasi, delle articolazioni, dei nervi, dei muscoli o<br />
dei più svariati organi.<br />
Quando due pazienti affetti da LES si incontrano,<br />
spesso le prime domande che si scambiano sono:<br />
“Da quanto tempo è malato?” e “Quando è stata<br />
posta la Sua diagnosi?” perché fra questi due momenti intercorrono frequentemente<br />
mesi, se non addirittura anni! I pazienti con LES hanno infatti spesso alle loro spalle<br />
una lunga storia di sofferenze prima che un medico riconosca la “loro” malattia e<br />
venga iniziato un trattamento efficace. Perciò non è insolito che il percorso da un medico<br />
all’altro dei pazienti con LES sia una “odissea”. Da un lato ciò dipende dal fatto<br />
che la malattia è rara ed alcuni medici la vedono solo una volta nell’arco della loro<br />
vita professionale e pertanto non possiedono una sufficiente esperienza diagnostica.<br />
Dall’altro la malattia presenta una variabilità di sintomi talmente ampia da essere<br />
spesso confusa con altre patologie e di conseguenza essere trattata in modo sbagliato.<br />
Molti pazienti vengono inoltre etichettati come malati immaginari (cosiddetti<br />
ipocondriaci) proprio perché non viene posta una diagnosi corretta ed il quadro clinico<br />
viene misconosciuto dal medico curante, a causa della sintomatologia multiforme e<br />
spesso mutevole.<br />
come si manifesta questa malattia?<br />
Le persone colpite dalla malattia si sentono quasi sempre stanche, sono meno efficienti<br />
di prima, sono svogliate e si sentono distrutte. Spesso lamentano febbricola<br />
(temperatura corporea leggermente elevata), un inspiegabile calo di peso, modesta<br />
caduta di capelli ed ingrossamento delle ghiandole linfatiche. Alcuni diventano<br />
all’improvviso sensibili alla luce del sole ed al freddo o vanno soggetti ad allergie.<br />
I dolori reumatici appartengono ai più frequenti sintomi d’esordio della malattia:<br />
circa il 90% dei pazienti si rivolge al medico principalmente per dolori o gonfiori<br />
articolari. I dolori possono derivare dall’infiammazione delle articolazioni o/e dei<br />
tendini e della muscolatura. I pazienti si sentono rigidi soprattutto alla mattina.<br />
L’interessamento articolare non conduce tuttavia ad una distruzione delle articolazioni<br />
come invece accade nell’artrite reumatoide.<br />
Tipico per il Lupus sono gli arrossamenti sulle guance e sul dorso del naso con disposizione<br />
simile ad una farfalla. Possono comparire all’esordio o tardivamente durante<br />
65<br />
caPitolo 2
66<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
le fasi di riacutizzazione della malattia. Le manifestazioni cutanee spesso si presentano<br />
dopo esposizione ai raggi solari.<br />
Sotto l’azione del freddo si può avere uno spasmo delle arterie delle dita in seguito al<br />
quale alcune o più dita divengono improvvisamente bianche.<br />
Nell’ambito di un Lupus possono essere colpiti gli organi più vari. I sintomi che più<br />
frequentemente ne derivano sono i seguenti:<br />
• nel sangue si può osservare una riduzione numerica di varie cellule come anche la<br />
comparsa di specifici anticorpi. Anche le trombosi possono essere un sintomo di questa<br />
malattia;<br />
• si può arrivare ad una infiammazione del rivestimento del cuore (pericardite) e ad<br />
alterazioni del ritmo cardiaco; a livello del polmone si può sviluppare una infiammazione<br />
della pleura o più raramente una polmonite dovuta all’infiammazione dei piccoli<br />
vasi (“polmonite lupica”);<br />
• se sono interessati i reni si parla di una “nefrite lupica”. A differenza di molte altre<br />
infiammazioni renali sostenute da batteri, la “nefrite lupica” deriva dal deposito di<br />
immunocomplessi nel sistema di filtraggio renale e dall’infiammazione e restringimento<br />
dei vasi sanguigni renali. Purtroppo l’infiammazione renale non causa sintomi<br />
per lungo tempo e può essere pertanto riconosciuta precocemente solo grazie ad<br />
esami delle urine e del sangue. Se questa infiammazione viene scoperta troppo tardi,<br />
può condurre a decurtazione della funzione renale fino all’insufficienza renale ed al<br />
trattamento dialitico. Per la diagnosi precoce sono pertanto necessari controlli medici<br />
regolari.<br />
Anche il sistema nervoso può ammalarsi, benché ciò conduca solo in pochi pazienti a<br />
modificazioni del carattere o del comportamento. Sono possibili fra le altre cose sintomi<br />
depressivi, disturbi della concentrazione, convulsioni o disturbi della sensibilità.<br />
Il LES segue un decorso caratterizzato da periodi di riacutizzazioni e ciascuna poussée<br />
può durare da poche settimane a mesi. Nei periodi intermedi alcuni pazienti sono praticamente<br />
senza disturbi, mentre alcuni hanno modesti segni di malattia. Solo in pochi<br />
il LES si mantiene costantemente in fase attiva. Il quadro clinico varia da soggetto<br />
a soggetto e dipende dal coinvolgimento dei relativi organi. Il coinvolgimento articolare<br />
provoca dolore, ma non mette a repentaglio la vita; al contrario l’interessamento<br />
del midollo osseo (che produce gli elementi cellulari del sangue) è asintomatico, ma<br />
può essere pericoloso per la vita.<br />
Con un buon trattamento l’intensità della malattia si attenua nel corso degli anni e le<br />
riacutizzazioni diventano meno frequenti e meno intense.
cosa sostiene questa malattia?<br />
Questa malattia fu designata con la parola Lupus (dal latino<br />
lupo) già da secoli. Se ne conoscevano tuttavia solo<br />
le lesioni cutanee, che peggioravano con l’esposizione<br />
al sole ed assomigliavano al morso di un lupo.<br />
La malattia è una patologia autoimmunitaria; si tratta<br />
di malattie nelle quali il sistema di difesa del corpo<br />
(globuli bianchi ed anticorpi) si rivolge contro il proprio<br />
stesso organismo. Questi anticorpi diretti contro sé stessi<br />
(auto-anticorpi) reagiscono principalmente con il nucleo<br />
delle cellule degli organi. Vengono perciò designati<br />
anche con il termine di anticorpi anti - nucleo (ANA). Gli<br />
autoanticorpi raggiungono con il sangue tutti i distretti<br />
del corpo e possono così causare infiammazione e danno<br />
in tutti gli organi.<br />
Il LES può esordire in tutte le fasce d’età, ma in genere interessa donne in età compresa<br />
fra 16 e 40 anni, cioè in quel periodo della vita nel quale la donna produce la<br />
maggiore quantità di ormoni femminili. Verosimilmente questi ormoni facilitano lo<br />
sviluppo del LES, ma non ne sono la causa!<br />
In ultima analisi non sappiano che cosa causi il LES, ma si tratta probabilmente di una<br />
concomitanza di diversi momenti scatenanti che mettono in moto la malattia. Come<br />
elementi predisponenti fungono le caratteristiche genetiche (ma non è una malattia<br />
ereditaria) e gli ormoni femminili. Come elementi scatenanti agiscono stress fisici e<br />
psichici, malattie infettive, luce solare, gravidanza e farmaci.<br />
come si tratta questa malattia?<br />
La diagnosi di “LES” di per sé non giustifica un trattamento farmacologico! La necessità<br />
di una terapia ed il tipo scaturiscono dalle manifestazioni della malattia.<br />
A seconda del paziente possono essere utilizzati farmaci antinfiammatori (antinfiammatori<br />
non steroidei e cortisone) e farmaci di fondo antimalarici (per es. Plaquenil) o<br />
i cosiddetti immunosoppressori (Methotrexate, Sandimmun Neoral, Azatioprina, Endoxan)<br />
per frenare il lavoro eccessivo e scorretto del sistema immunitario.<br />
Il successo del trattamento dipende in sostanza dal riconoscimento precoce della<br />
riacutizzazione della malattia e dalla compromissione d’organo.<br />
Anche la profilassi, cioè prevenire una ulteriore riacutizzazione, è importante. Con<br />
ciò si intende una vita regolare senza eccessivi stress fisici e psichici, evitare una<br />
eccessiva esposizione solare (protezione solare ) ed una alimentazione varia ed equilibrata.<br />
Tuttavia non esiste una dieta specifica, che guarisca la malattia. Alcuni farmaci<br />
dovrebbero essere evitati e pertanto sarebbe necessario informare il medico curante<br />
della malattia.<br />
67<br />
caPitolo 2
68<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
Fino ad ora il Lupus non è guaribile, ma le prospettive dei pazienti con LES di condurre<br />
una vita quasi normale, sono notevolmente migliorate negli ultimi anni grazie ai<br />
progressi diagnostici e terapeutici.<br />
connettiviti indifferenziate (u.c.t.d.)<br />
All’inizio non sempre è tutto così chiaro. Il paziente avverte disturbi spesso poco chiari<br />
e non facilmente inquadrabili. Il medico, che ha già più volte valutato il paziente per<br />
tali sintomi, prescrive degli esami di laboratorio particolari: i cosiddetti autoanticorpi,<br />
cioè gli ANA, gli anti-ds-DNA e gli ENA. Se il titolo degli ANA è molto elevato (perlomeno<br />
superiore a 1/640) indipendentente se con immunoflorescenza di tipo omogeneo o<br />
punteggiato al microscopio, allora siamo di fronte ad una connettivite. Qualora però<br />
i sintomi siano piuttosto vaghi e non vengano soddisfatti i criteri di diagnosi per una<br />
specifica connettivite, si parla allora di CONNETTIVITE INDIFFERENZIATA. Nel corso degli<br />
anni successivi si dovrà accertare se questa connettivite indifferenziata evolverà in<br />
una forma più specifica (in un Les oppure in un’altra connettivite). In circa un terzo<br />
dei casi questa malattia mantiene caratteri indifferenziati.<br />
sclerosi sistemica o sclerodermia<br />
Si tratta di un’ulteriore importante connettivite. Il termine sclerosi significa indurimento<br />
patologico di tessuti ed organi. Analogamente alle altre connettiviti anche<br />
questa forma colpisce più frequentemente le donne in particolare di media età.<br />
Se questa malattia interessa donne mature, allora può sembrare che la cute, prima<br />
leggermente rugosa, si appiattisca così da conferire un aspetto più giovanile. Le rughe<br />
sembrano spianate. Questo appare inizialmente quasi un vantaggio, ma diviene<br />
poi fonte di grossi problemi. La cute inizia a tirare, si ispessisce e può presentare<br />
delle discromie (alterazioni della pigmentazione). Le alterazioni della cute possono<br />
procurare notevoli problemi anche a carico degli orifizi. Il paziente riesce ad aprire<br />
sempre meno la bocca fino ad avere difficoltà nell’alimentazione ed anche il controllo<br />
dello sfintere anale può essere compromesso con difficoltà nella defecazione. Le<br />
mani si sentono costrette come se stessero in guanti troppo stretti così che le dita<br />
diventano sempre meno mobili, ispessite e retratte. Quando i tendini si muovono<br />
nelle loro guaine infiammate, è talora<br />
possibile avvertire degli “scrosci”.<br />
I pazienti affetti da sclerodermia presentano<br />
in genere il cosiddetto fenomeno<br />
di Raynaud. In seguito all’esposizione<br />
al freddo, ma anche per altri stress<br />
fisici o psichici, si assiste ad una vasocostrizione<br />
delle piccole arteriole delle<br />
dita delle mani e/o dei piedi o di parte
di esse. Le zone, che subiscono una deplezione di sangue, diventano inizialmente<br />
bianche, poi bluastre ed infine, quando i vasi si riaprono ed il sangue riprende a fluire,<br />
si colorano di rosso. Il tutto può essere<br />
accompagnato da sensazioni fastidiose<br />
o da vero e proprio dolore. Il fenomeno<br />
di Raynaud non compare solo nei pazienti<br />
affetti da sclerodermia o da altre<br />
connettiviti, ma anche in persone sane<br />
come espressione di una semplice alterazione<br />
funzionale della circolazione.<br />
Questa forma benigna prende il nome<br />
di fenomeno di Raynaud primitivo,<br />
mentre quella che accompagna altre malattie, come la sclerodermia, prende il nome<br />
di fenomeno di Raynaud secondario.<br />
com’è possibile distinguere il fenomeno di Raynaud primitivo da quello secondario?<br />
Tramite la Capillaroscopia. Mediante un maneggevole microscopio si osserva nelle<br />
singole il letto ungueale, dove è possibile vedere e valutare i numerosi capillari che<br />
costituiscono la microcircolazione. L’immagine viene ingrandita su un video per apprezzarne<br />
meglio i dettagli. Nel soggetto sano con fenomeno di Raynaud primitivo si<br />
riconosce una regolare disposizione e struttura dei capillari, mentre in un paziente<br />
affetto da sclerodermia si trovano dei megacapillari (capillari molto dilatati) o delle<br />
zone avascolari (assenza dei capillari).<br />
Nella sclerodermia possono essere interessati anche organi interni come il polmone<br />
con un quadro di fibrosi polmonare (cicatrizzazione del polmone con progressiva<br />
difficoltà respiratoria). Anche il cuore può essere compromesso. Le fibre muscolari si<br />
possono “indurire” e/o si possono sviluppare delle alterazioni del ritmo. In casi isolati<br />
il coinvolgimento del rene può condurre ad una rapida insufficienza renale.<br />
Come parametri di laboratorio alterati nella sclerodermia si trovano elevati titoli di<br />
ANA con aspetto granulare e la positività del Scl 70 fra gli ENA.<br />
Vi è poi una forma particolare di sclerodermia: la sindrome di CREST che ha uno specifico<br />
pattern di immunofluorescenza<br />
di tipo centromerico. L’acronimo CREST<br />
sintetizza le caratteristiche di questa<br />
malattia: C= calcinosi cutanea, cioè la<br />
presenza di depositi, talora anche grossolani,<br />
di calcio nel sottocute soprattutto<br />
delle dita; R = fenomeno di Raynaud<br />
che può in alcuni pazienti diventare<br />
così intenso da provocare ulcere e ne-<br />
69<br />
caPitolo 2
70<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
crosi dei polpastrelli delle dita; E = esofagopatia: alterazioni della motilità dell’esofago<br />
e/o riduzione del suo lume; S = sclerodattilia: la pelle che riveste le dita e le mani<br />
si indurisce e si retrae; T = telengectasie: sulla cute si possono formare dei grumi di<br />
piccoli vasi. Nella sindrome di CREST è necessario eseguire annualmente un’ecografia<br />
cardiaca per escludere lo svilupparsi di un’ipertensione arteriosa polmonare, poichè<br />
questo aumento del regime pressorio polmonare può incidere negativamente sulla<br />
aspettativa di vita del paziente.<br />
ulteriori connettiviti<br />
• Sindrome di Sjögren<br />
Nella sindrome di Sjögren troviamo la positività degli autoanticorpi ENA SS-A ed<br />
SS-B. Anche il Fattore reumatoide può essere positivo come pure elevate sono in<br />
genere le immunoglobuline. Clinicamente questa malattia si esprime nella secchezza<br />
delle mucose. Gli occhi bruciano e<br />
fanno male come se vi fosse un corpo<br />
estraneo. Anche la bocca è secca e vi<br />
è difficoltà a deglutire cibi secchi. Talora<br />
è interessato l’apparato genitale<br />
esterno con secchezza vaginale.<br />
• Dermato - Polimiosite<br />
In questa malattia si osserva una infiammazione<br />
dei muscoli che causa<br />
dolore e debolezza muscolare. Sul<br />
viso può comparire un esantema violaceo delle palpebre superiori e su alcune<br />
superfici articolari, specie delle mani, possono svilupparsi delle placche rosso-violacee.
chi tratta questa malattia e dove si trova aiuto?<br />
Il LES, come un camaleonte, può imitare diverse malattie. Pertanto è importante che<br />
tutti i medici pensino anche alla possibilità di un LES soprattutto quando si trovino<br />
a trattare con poco successo un quadro clinico poco definito. Poiché i singoli sintomi<br />
della malattia del LES possono essere molto diversi nella stessa persona e riaffiorare<br />
ad intervalli anche di anni, è importane che nel colloquio medico-paziente venga<br />
raccolta un’anamnesi (storia clinica del paziente) molto dettagliata. Solo un medico<br />
specialista è in grado di interpretare correttamente eventuali sintomi e disturbi per<br />
correlarli eventualmente con un LES.<br />
Come già detto il Lupus non è guaribile. Perciò è necessario un controllo medico regolare<br />
del paziente - ideale sarebbe rivolgersi ad un medico con esperienza nel trattamento<br />
di pazienti con LES. Il paziente può così imparare ad interpretare correttamente<br />
le modificazioni e le peculiarità della propria malattia.<br />
Lo specialista reumatologo ed internista è il medico più competente per il riconoscimento,<br />
l’assistenza e la cura di questa grave malattia. Tutti i pazienti con LES dovrebbero<br />
essere regolarmente seguiti (anche nelle fasi di quiescenza della malattia)<br />
dal loro reumatologo di fiducia presso un ambulatorio reumatologico competente.<br />
E’ importante che esista una buona collaborazione paziente - medico fondata su un<br />
reciproco rapporto di fiducia. Il medico deve accompagnare il paziente ed il paziente<br />
deve sapere che non si trova da solo con la sua malattia e che può sempre domandare<br />
consiglio ed aiuto.<br />
Se anche il rapporto medico - paziente è buono, è importante che il paziente con LES<br />
abbia contatto con persone con la stessa malattia. In questo ambito il significato delle<br />
“associazioni di auto-aiuto” non è mai sufficientemente valorizzato. Il contatto fra<br />
persone con la stessa malattia rassicura il paziente di non essere da solo. Può trarre<br />
profitto dal patrimonio delle altrui esperienze per imparare a convivere con la propria<br />
malattia, può essere sostenuto dal gruppo nei periodi in cui sta male, ma anche sostenere<br />
a sua volta altri quando sta di nuovo meglio.<br />
71<br />
caPitolo 2
72<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
osteoPoRosi (osteoatRofia)<br />
origine del termine<br />
Il termine “osteoporosi” deriva dal greco antico ed è<br />
composto da oστέον = ossa e πώρος = tufo.<br />
Talvolta, questa malattia viene chiamata anche osteoatrofia<br />
o atrofia ossea.<br />
caratteristiche della malattia<br />
L’osteoporosi è una malattia del sistema scheletrico,<br />
caratterizzata dalla diminuzione di massa, struttura<br />
e funzionalità ossee. Le ossa diventano deboli e<br />
fragili, con una conseguente elevata predisposizione<br />
alla frattura (= propensione alle fratture ossee).<br />
Qualora si fossero già verificate una o più fratture, come conseguenza dell’osteoporosi,<br />
ci si trova in presenza di una forma manifesta della malattia, che viene suddivisa in<br />
primaria e secondaria.<br />
frequenza della malattia<br />
È stato calcolato che 75 milioni di persone<br />
tra Europa, USA e Giappone sono<br />
affette da osteoporosi.<br />
Negli anni compresi tra il 1990 e il 2000,<br />
s’è verificato un incremento del 25% delle<br />
fratture del collo del femore.<br />
L’osteoporosi è la malattia ossea più<br />
frequente in età avanzata: nel 95% dei<br />
casi si tratta di un quadro clinico indipendente<br />
o di un’osteoporosi primaria,<br />
nel restante 5% la malattia insorge come<br />
conseguenza di un’altra patologia o<br />
come osteoporosi secondaria. L’80% delle<br />
persone affette da osteoporosi sono<br />
donne in menopausa. In questo periodo, il 30% della popolazione femminile sviluppa<br />
un’osteoporosi clinicamente rilevante.<br />
suddivisione dell’osteoporosi<br />
Osteoporosi primaria (95%)<br />
• Osteoporosi idiopatica giovanile (causa sconosciuta, idiopatica)<br />
• Osteoporosi post-menopausale (osteoporosi di tipo I)<br />
• Osteoporosi senile (osteoporosi di tipo II)<br />
il dott. bernd zagler
osteoporosi secondaria (5%)<br />
• Malattia endocrina (ad esempio, la tiroide, la sindrome di Cushing e l’ipogonadismo,<br />
per carenza di ormoni sessuali)<br />
• Farmaci (ad esempio, una lunga terapia a base di cortisone e medicinali che inibiscono<br />
gli acidi gastrici)<br />
• Malattie oncologiche (ad esempio, il plasmocitoma/tumore)<br />
• Immobilizzazione (permanenza a letto, ad esempio in seguito a paraplegia)<br />
• Malattie metaboliche<br />
• Malattie croniche<br />
A questo proposito vanno citate anche le infiammazioni articolari reumatiche e quelle<br />
intestinali croniche. In questi casi, l’osteoporosi viene favorita da due elementi: da un<br />
lato, vengono rilasciate numerose sostanze messaggere, sia in presenza di reumatismi<br />
che d’infiammazioni intestinali croniche (colite ulcerosa e malattia di Crohn), che<br />
disturbano la formazione ossea e ne stimolano la distruzione. Dall’altro, i pazienti,<br />
soprattutto quelli reumatici, sono inclini a praticare meno movimento e, così, vengono<br />
a mancare gli stimoli sufficienti per la formazione di nuova sostanza ossea.<br />
• Malnutrizione (alimentazione scorretta) e anoressia<br />
• Conseguenze dovute a chemioterapia e radioterapia<br />
• Sottopeso<br />
• Fumo ed eccessivo consumo di alcol<br />
conseguenze economiche della malattia<br />
L’osteoporosi ha anche un notevole peso politico-economico: in Germania, ad esempio,<br />
l’ammontare dei costi diretti e indiretti è compreso tra 2,5 e 3 miliardi d’euro annui circa.<br />
Pertanto, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) l’ha inserita nella lista delle<br />
dieci malattie più importanti.<br />
In Italia, si calcola che 3,5 milioni di donne e 1 milione di uomini soffrono d’osteoporosi:<br />
l’incremento della malattia è conseguente alle accresciute aspettative di vita.<br />
fratture ossee: dove si rompe l’osso?<br />
A differenza di altre parti del corpo, una minima forza esercitata sull’osso può già causare<br />
fratture, tra cui si distinguono:<br />
• crolli vertebrali (sinterizzazioni)<br />
• fratture del femore in prossimità dell’articolazione dell’anca (compresa la frattura del<br />
collo del femore)<br />
• fratture del radio in prossimità dell’articolazione della mano (frattura distale del radio)<br />
• fratture della testa dell’omero (frattura subcapitale dell’omero)<br />
• fratture del bacino<br />
73<br />
caPitolo 2
74<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
fisiologia dell’osso: funzione e metabolismo del tessuto osseo<br />
L’osso è un tessuto vivo e in costante rinnovamento, composto da una struttura ossea<br />
di base, così come da numerose cellule con diversi compiti: gli osteoclasti distruggono<br />
la sostanza ossea, mentre gli osteoblasti ne formano di nuova.<br />
Normalmente, questo sistema è in perfetto equilibrio, ma con l’avanzare dell’età, viene<br />
distrutto più osso di quanto non ne venga riformato. Intorno al 30° anno di vita, la<br />
massa ossea dello scheletro umano raggiunge il livello più elevato; successivamente, ha<br />
inizio la sua costante degenerazione.<br />
Un’osteoatrofia patologica, ovvero un’osteoporosi, è presente quando l’equilibrio tra<br />
formazione e distruzione ossea è disturbato e quest’ultima è così avanzata da rendere<br />
le ossa porose e fragili, con un conseguente notevole incremento del rischio di fratture.<br />
Dopo la menopausa, le donne sono particolarmente esposte al rischio di sviluppare<br />
un’osteoporosi.<br />
metabolismo osseo dopo la menopausa<br />
Dopo la menopausa, quindi a partire dal 50° anno d’età circa, il corpo femminile non<br />
produce più estrogeni (ormoni sessuali femminili): questa loro naturale mancanza causa<br />
l’osteoporosi post-climaterica. Numerosi meccanismi innescati dalla carenza d’estrogeni<br />
provocano l’incremento del metabolismo osseo, il costante processo di diminuzione<br />
della massa ossea: le ossa liberano il calcio, causando un lieve aumento dei suoi valori<br />
nel sangue e, nel contempo, diminuiscono gli ormoni responsabili del suo equilibrio.<br />
All’aumento del calcio nel sangue, coincide la diminuzione della sua assimilazione da<br />
parte del tratto gastrointestinale, mentre i reni sono preposti alla sua eliminazione.<br />
metabolismo osseo oltre i 70 anni<br />
Carenza di vitamina D: si riscontra nelle donne osteoporotiche d’età superiore a 70 anni,<br />
a causa di un inferiore apporto calorico. Nel contempo, le persone di quest’età s’espongono<br />
più raramente al sole e, in maniera endogena, viene formata meno vitamina D.<br />
Bilancio di calcio: una diminuzione di vitamina D causa un ridotto assorbimento di calcio<br />
da parte dell’intestino, rendendo negativo il suo bilancio.<br />
struttura ossea sana<br />
(a sinistra) e osteoporotica<br />
(a destra).
acidi gastrici<br />
Un ulteriore fattore che influenza l’assimilazione del calcio è la carenza di acidi gastrici.<br />
Tuttavia, non sempre il calcio assunto, maggiormente sotto forma di carbonato di calcio,<br />
viene assimilato dalle ossa; una probabile causa potrebbe essere attribuita all’insufficienza<br />
degli acidi gastrici. In circa un paziente su quattro oltre i 60 anni, si riscontra una<br />
riduzione della formazione di acidi gastrici dovuta all’età, cui si sommano quelli che<br />
assumono i cosiddetti inibitori della pompa protonica (farmaci per lo stomaco), che limitano<br />
notevolmente la produzione di acidi gastrici e vengono somministrati, ad esempio,<br />
contro il bruciore di stomaco o in caso di ulcere gastriche. Un contenuto di acidi nello<br />
stomaco non sufficiente ad assimilare, dai preparati di carbonato di calcio, la quantità di<br />
calcio necessaria alla formazione delle ossa, può favorire l’insorgere dell’osteoporosi.<br />
aspetti clinici: le caratteristiche dei disturbi<br />
Finché la massa ossea risulta solo lievemente diminuita, l’osteoporosi non presenta<br />
quasi alcun sintomo, mentre, nel decorso successivo, si manifesta attraverso fratture<br />
ossee, che si verificano apparentemente senza cause riconoscibili (le cosiddette fratture<br />
spontanee).<br />
Solitamente, le fratture distali del radio (l’osso dell’avambraccio) e del collo del femore<br />
vengono riconosciute dal paziente e subito curate, a differenza delle numerose fratture<br />
vertebrali che, inizialmente, passano inosservate.<br />
Una perdita di oltre 4 cm d’altezza indica la presenza di fratture vertebrali, pertanto si<br />
consiglia di misurarla regolarmente.<br />
Le fratture associate all’osteoporosi causano un significativo peggioramento della qualità<br />
della vita, soprattutto il primo anno dopo l’evento, con conseguenze come dolori<br />
acuti e cronici, limitazione funzionale e aumento dei disturbi di reflusso.<br />
diagnostica: quali esami consentono d’accertare la presenza dell’osteoporosi?<br />
Densitometria ossea: per la diagnosi dell’osteoporosi viene effettuata una densitometria<br />
ossea, ad esempio con il cosiddetto metodo DXA (dall’inglese: Dual X-ray Absorptiometry),<br />
che consiste nel proiettare un raggio X indebolito attraverso l’osso, solitamente<br />
nella coscia o nella colonna lombare. La percentuale di raggio assorbito corrisponde allo<br />
spessore dell’osso, individuando il cosiddetto valore T, un numero statistico che dimostra<br />
il distacco tra il risultato ottenuto e quello di una persona sana di 30 anni.<br />
• Esito normale: T-score fino a -1,0<br />
• Osteopenia: T-score compreso tra -1,0 e -2,5<br />
• Osteoporosi: T-score inferiore a -2,5<br />
In alternativa alla densitometria ossea DXA, può anche essere effettuata la cosiddetta<br />
tomografia computerizzata quantitativa (QCT), il cui valore T non è, tuttavia, paragonabile<br />
al precedente metodo.<br />
75<br />
caPitolo 2
76<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
ultrasonometria Quantitativa (Qus)<br />
Questo metodo ha una buona concordanza con il DXA e offre una previsione affidabile<br />
e individuale per le fratture: si tratta di un esame rapido e senza l’impiego di raggi X,<br />
ma di difficile standardizzazione.<br />
metodi grafici<br />
Qualora si sospettasse la presenza di<br />
crolli vertebrali, può essere necessaria<br />
anche una radiografia della colonna.<br />
Radiografie (a 2 livelli): vertebra a cornice,<br />
a cuneo, a pesce o piatta.<br />
Segni di frattura: diminuzione dell’altezza<br />
di circa il 20% oppure di 4 mm rispetto<br />
alla precedente misurazione.<br />
Esami di laboratorio, come ad esempio<br />
il calcolo di calcio e fosfati nel siero del sangue. Questi valori consentono d’accertare<br />
fenomeni di carenza o malattie, che determinano un’osteoporosi.<br />
Quando sottoporsi a un controllo per l’osteoporosi?<br />
L’esame per la prevenzione (screening) viene consigliato a tutte le donne in menopausa,<br />
a partire dai 65 anni d’età.<br />
Solitamente, alle donne premenopausali, a quelle di oltre 65 anni in menopausa e agli<br />
uomini non viene consigliata un’analisi che, tuttavia, dovrebbe essere presa in considerazione<br />
in presenza di un elevato rischio d’osteoporosi.<br />
Con un DXA patologico si consiglia un controllo dopo almeno 24 mesi, come esame<br />
post-convalescenza.<br />
In presenza di un DXA normale, qualora dovessero presentarsi nuovi fattori di rischio,<br />
l’esame dovrebbe essere ripetuto ogni 2 anni. Le donne in menopausa e con un profilo<br />
di rischio immutato, qualora presentino una densitometria normale, possono ripeterla<br />
ogni 5 anni.<br />
Purtroppo, i valori di controllo del DXA non indicano necessariamente il successo della<br />
terapia, che dovrebbe essere riesaminata solo in caso di una chiara diminuzione dello<br />
spessore osseo o di nuove fratture.<br />
Tutti i pazienti con un’ultrasonometria patologica dovrebbero effettuare una densitometria<br />
DXA (costituisce sempre lo standard di riferimento per l’osteoporosi).<br />
decorso della malattia e prognosi<br />
L’osteoporosi è una malattia che, inizialmente, evolve in maniera impercettibile, ma<br />
che nel caso delle fratture ossee, particolarmente tra le persone anziane, implica conseguenze<br />
molto gravi (dolori, permanenza a letto, talvolta immobilizzazione duratura,
perdita di autonomia), nonché un’elevata cagionevolezza e mortalità, soprattutto a<br />
causa delle loro complicazioni (ad esempio embolia polmonare e infezioni).<br />
L’aumento della mortalità è più elevato durante il primo anno (15-30% in caso di frattura<br />
prossimale osteoporotica del femore).<br />
Possibilità di cura e prevenzione dell’osteoporosi<br />
Stile di vita: si consiglia di praticare regolarmente un’attività fisica che non esponga<br />
le ossa al rischio di fratture, come ad esempio ginnastica, nuoto (soprattutto dorso),<br />
camminate, walking, ecc. È possibile cominciare a praticare sport a qualsiasi età, anche<br />
se si soffre già d’osteoporosi, poiché il movimento stimola il metabolismo osseo, oltre<br />
a migliorare la mobilità e il benessere.<br />
Inoltre, una sufficiente esposizione al sole incrementa la produzione di vitamina D da<br />
parte della pelle.<br />
consigli generali<br />
• Incrementare la forza muscolare<br />
• Migliorare la coordinazione<br />
• Evitare cadute<br />
• Utilizzare adeguati presidi<br />
• Verificare l’impiego di farmaci contro l’osteoporosi e di quelli che ne favoriscono la<br />
riduzione<br />
• Ottimizzare la vitamina D (oltre 30 minuti di sole al giorno e rimedi supplementari, per<br />
conseguire un valore di 25: vitamina D3 > 20-30 ng/ml)<br />
• Evitare il sottopeso (BMI >20 kg/m)<br />
• Garantire un adeguato bilancio di calcio (latte, latticini, frutta, verdura e acqua minerale,<br />
per assumere circa 1.000 mg/d di calcio)<br />
• Non fumare<br />
• Assumere correttamente i farmaci prescritti<br />
alimentazione<br />
Il primo passo per avere uno scheletro solido viene<br />
compiuto durante l’infanzia e l’adolescenza, poiché è<br />
in questo periodo che si formano le ossa e la massa<br />
muscolare: la quantità consigliata è compresa tra i 1200<br />
e i 1500 milligrammi al giorno.<br />
Ciò equivale a circa un vasetto grande di yogurt, due<br />
fette di pane di segale e frumento o integrale, due pezzetti<br />
di formaggio, una porzione di spinaci e un bicchiere<br />
d’acqua minerale.<br />
Esistono alcuni alimenti e generi di consumo che influ-<br />
77<br />
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informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
iscono negativamente sull’assunzione di calcio: attenzione ai prodotti contenenti fosfati<br />
(i cosiddetti ladri di calcio), come carne, salsicce, piatti pronti, coca cola e lenticchie.<br />
Per fare in modo che il calcio assunto tramite l’alimentazione venga assimilato anche<br />
dalle ossa, il corpo ha bisogno di vitamina D, solitamente formata dalla pelle grazie<br />
all’azione dei raggi solari. Qualora l’esposizione al sole non bastasse a garantire una sufficiente<br />
produzione di vitamina D, si suggerisce d’integrarla con l’assunzione di pillole,<br />
consigliata anche dalle linee direttive nazionali, come componente della terapia di base.<br />
evitare un eccessivo consumo di alcol e tabacco!<br />
Misure complementari: per la prevenzione e la cura dell’osteoporosi esistono numerosi<br />
metodi di medicina alternativa, la cui efficacia, però, non è scientificamente dimostrata.<br />
Alimentazione basica o assunzione di miscele di<br />
sali basici: una superacidità del corpo dovrebbe<br />
portare, secondo i sostenitori di questa terapia,<br />
al potenziamento dell’osteoatrofia, poiché i sali di<br />
calcio vengono impiegati come sostanze tampone.<br />
Si consiglia d’eliminare dalla propria alimentazione<br />
caffè, tè nero, alcol, bevande a base di coca cola<br />
e limonata, proteine animali (carne, salsicce e pesce),<br />
fast food, piatti pronti, la maggior parte dei<br />
latticini, zucchero industriale, dolcificanti, dolci,<br />
farina bianca e prodotti che la contengono, arachidi,<br />
noci, ecc. Inoltre, si prescrive un’alimentazione<br />
che inibisca gli acidi o favorisca le sostanze basiche,<br />
composta da centrifugati di verdura, succhi di<br />
frutta, tè alle erbe, verdura, insalata e frutta.<br />
terapia: quali sono i farmaci consentiti per la cura?<br />
Il trattamento dell’osteoporosi mira alla prevenzione delle fratture e alla diminuzione<br />
dei dolori associati e delle limitazioni funzionali.<br />
Il livello di rischio a 10 anni viene attualmente valutato in base a una combinazione di<br />
età, sesso, densità ossea e altri fattori.<br />
Si consiglia d’avviare la terapia non appena tale livello fa aumentare il pericolo di fratture<br />
oltre il 30% (calcolato in base a fattori di rischio, età e T-score).<br />
i farmaci<br />
Oggigiorno, esiste una gamma di farmaci che consente di migliorare efficacemente la<br />
solidità ossea, evitando così le fratture. Tutti questi medicinali si basano sul fatto che<br />
l’osso è in costante trasformazione e un’inibizione delle cellule responsabili della sua<br />
erosione o l’incremento delle loro antagoniste conferiscono una migliore stabilità.
come agiscono i bifosfonati?<br />
I bifosfonati, come Alendronato, Ibandronato e Risedronato, nonché Zolendronato arrestano<br />
la distruzione e, così, il progredire della malattia, formando un legame con la<br />
superficie ossea e creando una specie d’involucro meccanico protettivo intorno all’osso.<br />
Inoltre, svolgono un’azione inibitoria sull’attività delle cellule che distruggono l’osso. A<br />
causa dei complessi indissolubili con il calcio, creati dai bifosfonati nell’intestino, sono<br />
difficili da assimilare, pertanto le prescrizioni riportate sul foglietto illustrativo, in merito<br />
alle modalità d’assunzione, devono essere rigorosamente rispettate. Tuttavia, i bifosfonati<br />
causano spesso i cosiddetti effetti secondari gastrointestinali, come mal di pancia,<br />
nausea, vomito e diarrea. Per questo motivo, oggigiorno, abbiamo a disposizione una<br />
modalità di somministrazione alternativa, grazie ai bifosfonati intravenosi.<br />
attenzione alle necrosi dell’osso mascellare, ma niente panico!<br />
La necrosi dell’osso mascellare è un raro effetto collaterale, molto temuto, che può<br />
insorgere nell’ambito della terapia con i bifosfonati, soprattutto nei pazienti oncologici<br />
in occasione di somministrazioni intravenose con un dosaggio elevato. Consigliamo la<br />
programmazione d’interventi dentistici, prima dell’inizio della terapia (per farvi eventualmente<br />
ricorso in seguito).<br />
come agiscono i derivati del paratormone?<br />
Innanzitutto, bisogna ricordare che è sorprendente il fatto che il paratormone stimoli la<br />
formazione ossea. Abbiamo richiamato spesso l’attenzione sul cosiddetto iperparatiroidismo<br />
secondario come causa principale dell’osteoporosi senile. In seguito alla carenza<br />
di calcio e soprattutto di vitamina D, le ghiandole paratiroidee distribuiscono un’elevata<br />
quantità di paratormone, con un conseguente elevato tasso d’erosione ossea, dovuta<br />
all’attivazione degli osteoclasti.<br />
Fin dall’antichità, è risaputo che il segreto di ogni terapia sta nella dose, come diceva<br />
Paracelso. In presenza dell’iperparatiroidismo, la formazione e la distribuzione del paratormone<br />
è costantemente elevata. La conseguenza è una sua concentrazione duratura<br />
ed eccessiva nel sangue, che causa la stimolazione permanente degli osteoclasti, con<br />
una conseguente e costante perdita di massa ossea. Una somministrazione del paratormone<br />
con concentrazioni elevate provoca, a breve termine, un elevatissimo incremento<br />
del suo livello nel sangue, che, tuttavia, si ri-normalizza rapidamente, attivando nel<br />
frattempo soprattutto gli osteoblasti (le cellule che formano l’osso).<br />
come agisce il ranelato di stronzio?<br />
Il ranelato di stronzio è composto da una parte organica (acido ranelico) e da due atomi<br />
di stronzio stabile. Da un lato, questa sostanza stimola la formazione ossea e, dall’altro,<br />
ne inibisce la distruzione. Gli studi dimostrano la sua efficacia clinica relativamente alla<br />
prevenzione delle fratture vertebrali e non vertebrali in pazienti in menopausa.<br />
79<br />
caPitolo 2
80<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
farmaci per la terapia dell’osteoporosi post-menopausale<br />
• Alendronato: 10 mg al giorno o 70 mg a settimana per os<br />
• Alendronato: 70 mg + 5600 UI di vitamina D per os<br />
• Ibandronato: 150 mg al mese per os oppure 3 mg ogni 3 mesi intrav.<br />
• Risedronato: 5 mg al giorno per os oppure 35 mg a settimana per os<br />
• Zoledronato: 5 mg intrav. ogni 24 mesi<br />
• Ranelato di stronzio: 2 gr al giorno per os<br />
• Raloxifene: 60 mg al giorno per os<br />
• Teriparatide PTH 1-34: 20 µgr al giorno subcut.<br />
• Paratormone 1-84: 100 µgr al giorno subcut.<br />
• Etidronato<br />
• Clodronato: 800 mg/die/per os<br />
farmaci consentiti per la terapia dell’osteoporosi nell’uomo<br />
• Alendronato (10 mg al giorno)<br />
• Risedronato<br />
• Teriparatide PTH 1-34<br />
• Zoledronato<br />
una novità all’orizzonte, non ancora consentita in italia<br />
Il Denosumab rappresenta un nuovo metodo di cura dell’osteoporosi. Si tratta di un<br />
anticorpo monoclonale, da somministrare 1 volta ogni sei mesi tramite iniezione sottocutanea.<br />
Il 28 maggio 2010, il Denosumab (nome commerciale: Prolia) è stato accettato<br />
da tutti i 27 Stati membri dell’Unione Europea (UE), così come da Norvegia, Islanda e<br />
Liechtenstein, per la cura dell’osteoporosi nelle donne in menopausa con un elevato<br />
rischio di fratture e per il trattamento della perdita di densità ossea, tramite una terapia<br />
ormonale ablativa (deprivazione androgenica), negli uomini con un tumore alla prostata<br />
e un elevato rischio di fratture.<br />
farmaci in uso, ma generalmente non consigliati dalle direttive<br />
• Calcitonina: ancora poco utilizzata e con vantaggi non ben documentati; solitamente,<br />
causa gravi allergie.<br />
• STH (ormone della crescita): nessun vantaggio dimostrato; eventuali effetti collaterali<br />
problematici.<br />
• Fluoruri: ormai in disuso; rendono le ossa dure, ma fragili e senza migliorarne la stabilità.<br />
• Estrogeni: in seguito alla critica mossa alla terapia ormonale sostitutiva, il loro impiego<br />
è limitato.
come evitare le fratture?<br />
L’impiego di tutori per l’anca è un metodo efficace per prevenire le fratture osteoporotiche<br />
del collo del femore.<br />
interventi chirurgici<br />
Per il trattamento delle fratture vertebrali osteoporoticamente limitate, si sono affermati<br />
due metodi chirurgici.<br />
In occasione della cosiddetta chifoplastica, la vertebra fratturata viene risollevata con<br />
l’aiuto di un palloncino gonfiabile, che forma una cavità in cui viene iniettato uno speciale<br />
cemento osseo per stabilizzare l’osso. Anche nella cosiddetta vertebroplastica,<br />
la vertebra fratturata viene risollevata e stabilizzata, iniettando cemento osseo, senza<br />
essere stata precedentemente ampliata con un palloncino. Gli interventi, effettuati in<br />
anestesia totale o locale, normalmente, non durano più di 60-90 minuti. Già il giorno<br />
dell’operazione, i pazienti possono alzarsi e, solitamente, lasciano l’ospedale dopo pochi<br />
giorni, presentando, il più delle volte, un notevole sollievo dal dolore.<br />
Tuttavia, alcuni studi sul successo terapeutico provocano l’insorgere di discussioni, pertanto,<br />
i metodi chirurgici vengono solitamente limitati alle seguenti situazioni.<br />
Indicazioni per le operazioni<br />
• Fratture osteoporotiche da compressione della colonna toracica o lombare, accompagnate<br />
da dolore e soggette a peggioramento<br />
• Sinterizzazioni vertebrali patologiche e dolorose o che minacciano la stabilità oppure<br />
metastasi vertebrali dolorose, senza frattura<br />
• Mieloma multiplo con dolori alla vertebra interessata o pericolo per la stabilità a causa<br />
dell’osteolisi<br />
81<br />
caPitolo 2
82<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
le sPondiloaRtRiti: il moRbo di becHteReW,<br />
l’aRtRite PsoRiasica...<br />
La spondiloartrite (infiammazione delle articolazioni<br />
intervertebrali) include un gruppo di malattie reumatiche<br />
infiammatorie che presentano sintomi e caratteri<br />
genici comuni. Si tratta delle seguenti patologie:<br />
• morbo di Bechterew (spondilite anchilosante) (irrigidimento<br />
infiammatorio della colonna vertebrale)<br />
• artrite psoriasica (infiammazione delle articolazioni,<br />
associata alla psoriasi)<br />
• artrite reattiva (infiammazione delle articolazioni,<br />
quale reazione a una serie di determinate infezioni<br />
batteriche, che coinvolgono in particolare l’apparato<br />
gastrointestinale e urogenitale)<br />
• spondilite anchilosante in presenza di patologie intestinali di carattere cronico-infiammatorio<br />
(morbo di Crohn e colite ulcerosa)<br />
• spondiloartriti indifferenziate (prive di caratteristiche particolari)<br />
caratteristiche comuni<br />
La caratteristica di questo gruppo di malattie è il dolore infiammatorio alla schiena, causato<br />
da un’infiammazione delle articolazioni sacroiliache e/o della colonna vertebrale.<br />
Tale dolore si presenta solitamente durante la notte o al mattino presto, provocando il<br />
risveglio; è caratterizzato dalla rigidità mattutina e migliora poi con il movimento, senza<br />
però passare mai del tutto. Se i dolori sono particolarmente acuti, il paziente si alza<br />
e cammina un po’, finché il dolore migliora. Di solito tali dolori compaiono già prima<br />
dei quarant’anni, assumendo poi un decorso cronico. È anche possibile che si verifichi<br />
un’infiammazione agli arti inferiori (artrite periferica), che coinvolge solitamente<br />
le articolazioni tibio-tarsali e le ginocchia, provocando dolore e gonfiore. Solitamente<br />
l’infiammazione interessa una singola articolazione, ma a volte ne colpisce più d’una. È<br />
possibile che si gonfino anche tutte le dita delle mani o dei piedi contemporaneamente<br />
(dita a forma di salsiccia). Si può giungere a un’infiammazione delle inserzioni tendinee<br />
(entesite), la quale coinvolge in particolare<br />
il tendine di Achille e la pianta del<br />
piede; si manifestano dolori nella parte<br />
posteriore e inferiore del tallone, che<br />
possono anche irradiarsi, con il passare<br />
del tempo, alle ossa (alla parte superiore<br />
e inferiore della spina calcaneare). Le<br />
spondiloartriti possono colpire, oltre che<br />
l’apparato motorio, anche altri organi<br />
quali gli occhi, l’apparato urogenitale,<br />
digerente e la pelle.<br />
il dott. P. trebo
stadi del morbo di bechterew<br />
Nel 30-50% dei pazienti che soffrono di spondilite anchilosante, in particolare in chi è<br />
affetto dal morbo di Bechterew, si verifica un evento a livello dell’occhio, quale ad esempio<br />
un’infiammazione dell’iride o del corpo ciliare (irite/iridociclite). L’occhio colpito si<br />
arrossa, provocando dolore e sensibilità alla luce. Nella maggior parte dei casi, i sintomi<br />
scompaiono abbastanza rapidamente, in seguito all’applicazione di gocce oculari a base<br />
di cortisone, ma è possibile che ricompaiano e rimangano a lungo latenti.<br />
Sembra che le spondiloartriti abbiano un carattere genico comune. Si tratta dell’antigene<br />
HLA-B27, una sostanza proteica, che si trova sulla superficie della maggior parte delle<br />
cellule e svolge un ruolo importante sul sistema immunitario. La positività all’antigene<br />
HLA-B27 si verifica molto spesso in presenza di spondiloartriti e, nella maggior parte<br />
dei casi (>90%), in pazienti affetti da morbo di Bechterew. In persone sane, la positività<br />
all’antigene HLA-B27 corrisponde all’8%. Coloro che risultano positivi all’antigene HLA-<br />
B27 corrono un elevato rischio di ammalarsi di spondiloartrite, ma non tutti i portatori<br />
di tale antigene si ammalano; esistono addirittura pazienti affetti da spondiloartrite, che<br />
non risultano essere HLA-B27 positivi.<br />
il morbo di bechterew<br />
(spondilite anchilosante)<br />
La spondilite anchilosante viene anche<br />
chiamata, nelle regioni di lingua tedesca,<br />
morbo di Bechterew, dal nome del<br />
neurologo russo Wladimir Bechterew, che<br />
non la scoprì per primo, ma ne fece una<br />
descrizione particolareggiata negli anni<br />
Novanta del diciannovesimo secolo.<br />
Il morbo Bechterew è una grave malattia<br />
appartenente al gruppo delle spondiloartriti.<br />
Circa l’1% della popolazione soffre di questo morbo, che colpisce gli uomini circa<br />
due volte più frequentemente delle donne e si presenta solitamente fra il quindicesimo<br />
ed il quarantesimo anno di età.<br />
La precisa eziologia del morbo di Bechterew è sconosciuta: sembra si tratti di una cosiddetta<br />
patologia autoimmunitaria, vale a dire una malattia nel corso della quale l’organismo<br />
crea antigeni (anticorpi) contro i tessuti del proprio corpo, sviluppando così una<br />
reazione infettiva. Si pensa siano vari i fattori che scatenano il morbo di Bechterew: da<br />
una parte la positività all’antigene HLA-B27, il quale aumenterebbe il rischio di ammalarsi,<br />
dall’altra il fatto di aver contratto infezioni batteriche.<br />
La sintomatologia di tale malattia include il dolore di tipo infiammatorio alla schiena,<br />
che si presenta solitamente durante la notte o al mattino presto, caratterizzato da rigidità<br />
mattutina, che migliora con l’attività fisica. Tale dolore è provocato, all’insorgere<br />
83<br />
caPitolo 2
84<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
della patologia, da un’infiammazione dell’articolazione sacroiliaca e, con il passare del<br />
tempo, della colonna vertebrale nell’ambito del corpo vertebrale, delle piccole articolazioni<br />
e dei dischi intervertebrali. Di norma, la colonna vertebrale viene colpita dal basso<br />
verso l’alto, dalla zona lombare verso il collo. Con il passare del tempo, il dolore diminuisce<br />
poiché si giunge ad una calcificazione delle articolazioni sacroiliache e dei dischi<br />
intervertebrali, ma la colonna vertebrale diventa sempre meno flessibile e può anche<br />
iniziare a deformarsi. È possibile che i pazienti non riescano più a muoversi agevolmente,<br />
né a piegarsi in avanti o indietro, assumendo una postura sempre più incurvata in<br />
avanti. Il decorso della malattia può svilupparsi alternando fasi acute a fasi di riposo o<br />
trasformarsi in una patologia cronica.<br />
Il morbo di Bechterew può anche provocare infiammazioni agli arti inferiori (articolazioni<br />
periferiche), come ad esempio le articolazioni dell’anca, del ginocchio e tibio-tarsali che,<br />
nella maggior parte dei casi, provocano dolore e gonfiore. In seguito all’infiammazione<br />
delle intersezioni tendinee, si possono verificare tipici dolori al tallone.<br />
In presenza di questa patologia, si registra frequentemente l’infiammazione di un occhio,<br />
in particolare dell’iride, in prossimità del corpo ciliare: i pazienti lamentano un<br />
improvviso arrossamento, forte dolore e ipersensibilità alla luce.<br />
La diagnosi del morbo di Bechterew deve essere effettuata solo ed esclusivamente seguendo<br />
i criteri oggi a disposizione, vale a dire quando il paziente lamenta i dolori tipici<br />
della malattia e la radiografia identifica un’infiammazione alle articolazioni sacroiliache,<br />
cosa che però spesso viene evidenziata solo dopo parecchi anni di malattia. Nel corso<br />
dei primi stadi della patologia, la lastra non mostra quasi mai nulla d’insolito, nonostante<br />
l’infiammazione sia già presente; la diagnosi esatta può essere effettuata, quindi,<br />
solo 5-10 anni dopo l’insorgere dei sintomi.<br />
Eseguire una risonanza magnetica può comunque essere utile a identificare l’infiammazione<br />
a livello delle articolazioni sacroiliache, già nel primo stadio della malattia.<br />
Nel caso in cui la patologia venga diagnosticata nella sua fase iniziale, è necessario sia<br />
identificata quale spondiloartrite indifferenziata e non quale morbo di Bechterew.<br />
Per la corretta diagnosi della malattia, può essere d’aiuto avere a disposizione anche<br />
altri parametri (ad esempio la presenza di un’infiammazione agli arti inferiori, alle inserzioni<br />
tendinee o all’ occhio). Altro è la determinazione della positività all’antigene HLA-<br />
B27, importante criterio diagnostico, presente nella maggior parte dei pazienti (>90%).<br />
Ulteriori parametri che identificano la presenza dell’infiammazione, quali ad esempio la<br />
VES (velocità di sedimentazione dei componenti corpuscolari del sangue) o la proteina<br />
C reattiva, possono essere normali o solo lievemente al di sopra della norma, anche nel<br />
caso in cui la malattia sia già attiva.<br />
La terapia del morbo di Bechterew prevede interventi di tipo farmacologico e non, che<br />
devono comunque essere personalizzati in base alle differenti manifestazioni patologiche,<br />
alla gravità della malattia ed alle condizioni generali del paziente.
Piuttosto importante è, comunque, lo svolgimento di una regolare attività fisica, che<br />
dovrebbe riuscire a mantenere e migliorare la mobilità della colonna vertebrale ed<br />
impedirne la deformazione. Di particolare importanza nell’ambito della terapia non<br />
farmacologica è l’educazione del paziente, vale a dire la sua conoscenza della malattia,<br />
il suo atteggiamento nei suoi confronti e nei confronti della salute in generale.<br />
Ancora più importante della terapia non farmacologica risulta quella farmacologica.<br />
I farmaci da utilizzare per il trattamento del morbo di Bechterew sono gli antireumatici<br />
non steroidei (FANS), i quali agiscono riducendo l’infiammazione ed alleviando il dolore<br />
e la sensazione di rigidità mattutina. È stato dimostrato che l’assunzione continua di<br />
antireumatici non steroidei, nel trattamento del morbo di Bechterew, non solo riduce<br />
l’infiammazione, ma blocca anche la calcificazione della colonna vertebrale. L’aspetto<br />
negativo è costituito dal fatto che la loro assunzione, su base continua, può provocare<br />
effetti collaterali a livello gastrointestinale (ad esempio ulcera gastrica).<br />
Il cortisone è efficace solo sulle articolazioni periferiche, ma non sulla colonna vertebrale<br />
e dovrebbe essere assunto solo per brevi periodi.<br />
I cosiddetti farmaci biologici, quali la sulfasalazina o il metotrexato, costituiscono una<br />
terapia sicura contro l’artrite reumatoide, ma non agiscono allo stesso modo nel caso<br />
d’infiammazioni della colonna vertebrale. La sulfasalazina, utilizzata quale farmaco biologico<br />
unico, agisce però contro le infiammazioni delle articolazioni periferiche.<br />
Negli ultimi anni, l’uso di un gruppo di farmaci noti come antagonisti TNF-α ha rivoluzionato<br />
la terapia del morbo di Bechterew. Come suggerisce il nome, essi inibiscono<br />
la TNF-alfa, sostanza prodotta dall’organismo, che pare sia responsabile dell’insorgere<br />
dell’infiammazione. In presenza del morbo di Bechterew, gli antagonisti TNF-α bloccano<br />
rapidamente e in modo efficace l’infiammazione a livello dell’apparato motorio (colonna<br />
vertebrale, articolazioni periferiche, inserzioni tendinee) e anche dell’occhio. Essi<br />
vengono somministrati a quei pazienti che soffrono di artrite periferica e, nonostante<br />
l’assunzione di antireumatici non steroidei ed eventualmente sulfasalazina, mostrano<br />
uno sviluppo particolarmente attivo della malattia, nonché in presenza di forti infiammazioni<br />
all’occhio. La terapia con gli antagonisti TNF-α ha fatto registrare, nel 50% dei<br />
pazienti che soffrono del morbo di Bechterew, una notevole diminuzione del dolore.<br />
artrite psoriasica<br />
La psoriasi colpisce circa il 3% della popolazione e il 10-20% dei pazienti che soffrono di<br />
questa malattia sviluppa anche l’artrite. L’artrite psoriasica interessa in egual maniera<br />
sia gli uomini che le donne.<br />
Nel 75% dei pazienti, la manifestazione cutanea si sviluppa prima dell’artrite; nel 15%<br />
dei casi, i sintomi compaiono contemporaneamente, mentre nel 10% l’artrite si sviluppa<br />
prima dell’eruzione cutanea.<br />
Il 6% circa dei pazienti presenta i sintomi caratteristici dell’artrite psoriasica, senza<br />
85<br />
caPitolo 2
86<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
che nella loro vita si sia mai verificata<br />
una manifestazione cutanea di carattere<br />
psoriasico. Questa forma particolare<br />
di artrite-psoriasi viene chiamata artrite<br />
psoriasica “sine psoriase” (dal latino<br />
sine = senza).<br />
L’artrite psoriasica si può manifestare in<br />
svariate forme. Solitamente si sviluppa<br />
sotto forma di oligoartrite, vale a dire<br />
un processo infiammatorio articolare che coinvolge meno di quattro articolazioni (ad<br />
esempio il ginocchio, l’anca e l’articolazione tibio-tarsale). Frequentemente si giunge ad<br />
un’infiammazione contemporanea delle articolazioni periferiche (poliartrite periferica),<br />
proprio come nel caso dell’artrite reumatoide. Raramente si verifica un coinvolgimento<br />
delle articolazioni di mani e piedi e, ancor più raramente, la loro deformazione (arthritis<br />
mutilans). È anche raro che si sviluppi l’infiammazione delle articolazioni ilio sacrali e/o<br />
della colonna vertebrale.<br />
Una caratteristica dell’artrite psoriasica è il gonfiore contemporaneo delle dita di mani<br />
e piedi (dita a forma di salsiccia) o l’infiammazione delle inserzioni tendinee quali,<br />
ad esempio, del tendine d’Achille. È anche possibile che si manifesti l’infiammazione<br />
dell’iride e del corpo ciliare.<br />
Solitamente, non esiste relazione fra le manifestazioni a livello delle articolazioni e<br />
quelle a livello cutaneo; può darsi che, in presenza di un’artrite particolarmente seria,<br />
vi siano eruzioni cutanee scarse, o viceversa. Il decorso della malattia può procedere a<br />
singhiozzo o diventare cronico.<br />
È possibile che le lastre identifichino devastazioni ossee o nuove formazioni. Il fattore<br />
reumatoide è solitamente negativo, l’antigene HLA-B27 è raramente positivo, in particolare<br />
in presenza d’infiammazione delle articolazioni sacroiliache e della colonna vertebrale.<br />
La valutazione di parametri che identificano l’infiammazione, quali ad esempio<br />
la VES (velocità di sedimentazione delle cellule del sangue) e la proteina C reattiva,<br />
possono essere normali o solo poco elevati, anche nel caso in cui la malattia sia già<br />
attiva. La terapia deve essere valutata in base al livello di gravità della malattia. Nei casi<br />
meno gravi è possibile utilizzare gli antireumatici non steroidei (FANS). Se tali farmaci<br />
non sono efficaci, possono essere somministrati i cosiddetti farmaci biologici quali il<br />
metotrexato, la sulfasalazina, la ciclosporina o il leflunomide i quali, oltre ad agire contro<br />
l’artrite, riducono le manifestazioni cutanee. Se la terapia con i farmaci biologici<br />
non funziona, si possono prescrivere gli antagonisti TNF-α quali l’infliximab, l’etanercept<br />
e l’adalimumab, che agiscono sia sulle articolazioni che sulla pelle. Oltre alla terapia<br />
farmacologica, è anche importante mettere in atto una serie di accortezze, quali ad<br />
esempio un’adeguata attività fisica, l’applicazione di cerotti che scaldano e raffreddano<br />
la parte colpita, terapie con ultrasuoni, elettroterapia o ergoterapia.
artrite reattiva<br />
Si tratta di un’infiammazione alle articolazioni, che si scatena in seguito ad un’infezione<br />
di tipo batterico a livello gastrointestinale e urogenitale. I responsabili dell’infiammazione<br />
non si insediano solitamente nelle articolazioni colpite, ma lontano da esse.<br />
L’artrite reattiva si manifesta nello 0,05% della popolazione, colpisce in egual maniera<br />
sia gli uomini che le donne e compare solitamente dopo il compimento del 40° anno<br />
di età.<br />
Può presentarsi da pochi giorni fino a 6 settimane dopo il verificarsi di un’infezione<br />
batterica da salmonella, a livello dell’apparato gastrointestinale, e da clamydia trachomatis,<br />
a livello dell’apparato urogenitale. Il rischio di contrarre l’artrite reattiva in<br />
seguito a tali infezioni, corrisponde all’1-4% e sale fino al 20-25% in coloro che risultano<br />
positivi all’antigene HLA-B27. I sintomi più tipici di tali infezioni sono: bruciore durante<br />
la minzione, secrezioni dall’uretra o dalla vagina e diarrea, ma è anche possibile che<br />
non si manifesti alcun sintomo.<br />
Le articolazioni più colpite sono solitamente gli arti inferiori (in particolare, il ginocchio<br />
o l’articolazione talocalcaneare). È possibile che si verifichi gonfiore a livello delle dita<br />
di mani o piedi (dita a forma di salsiccia) e infiammazione delle inserzioni tendinee,<br />
quali il tendine d’Achille.<br />
Nel caso in cui, oltre a colpire le articolazioni, l’infiammazione coinvolga anche l’uretra,<br />
la congiuntiva e la retina, si parla di sindrome di Reiter.<br />
Per la diagnosi dell’artrite reattiva, è importante indagare sul verificarsi di eventuali infezioni<br />
nel passato. Poiché l’infezione rappresenta il segnale d’allarme per la comparsa<br />
dell’artrite reattiva, l’identificazione degli agenti patogeni, laddove possibile, avviene<br />
solo con metodologie particolari. È possibile identificare, a livello ematico, la presenza<br />
di eventuali antigeni (anticorpi), che potrebbero costituire il fattore scatenante della<br />
malattia.<br />
L’artrite reattiva viene trattata prevalentemente con antireumatici non steroidei. Nei<br />
casi più gravi è possibile somministrare cortisone, da assumere per brevi periodi. Se<br />
si riesce a rintracciare il fattore scatenante, si può somministrare l’antibiotico mirato:<br />
questo non cura l’artrite, ma serve a combattere il fattore scatenante e ad impedire<br />
eventuali recidive.<br />
Nella maggior parte dei casi, l’artrite reattiva si risolve dopo poche settimane, fino a 6<br />
mesi dopo. Nel 20% dei casi la malattia assume comunque un decorso cronico e dev’essere<br />
trattata con farmaci biologici quali la sulfasalazina o il metotrexato.<br />
87<br />
caPitolo 2
88<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
la RiceRca dell’eQuilibRio inteRioRe:<br />
un elemento caRdine nell’assistenza<br />
dei Pazienti Reumatici<br />
Il nostro corpo è un miracolo della natura. Quando<br />
siamo in salute, tutti i processi corporei sono in<br />
equilibrio, così come si bilanciano tra loro gli elementi<br />
positivi e quelli negativi: ci troviamo, quindi,<br />
nell’omeostasi, perfetta condizione di stabilità<br />
interiore. Se questo equilibrio viene rotto e non è<br />
più possibile ripristinarlo, ha origine uno sbilanciamento<br />
che porterà alla malattia.<br />
In particolare, quando si manifesta una patologia<br />
reumatica, significa che questa condizione di equilibrio<br />
è stata pregiudicata in misura determinante: la<br />
persona colpita perde stabilità, non è più “in forma”.<br />
Il compito principale della riabilitazione dei pazienti reumatici non può, pertanto, prescindere<br />
da un ripristino mirato del loro equilibrio interiore.<br />
ulrike conci<br />
fisioterapista
A tale scopo, le persone colpite hanno diverse possibilità a disposizione: in primo luogo,<br />
desidero ricordare l’assistenza fisioterapica individuale, grazie a cui la persona impara a<br />
convivere con le sue limitazioni funzionali e, al tempo stesso, ad addestrare e impiegare<br />
al meglio, in tutte le attività quotidiane, le funzioni ancora efficienti. Questo percorso<br />
pone in primo piano le esperienze motorie e l’apprendimento di strategie motorie. Per il<br />
paziente reumatico, infatti, il terapista non rappresenta un “docente” o un “superiore”,<br />
ma solo colui che gl’indica il percorso: non illustrandogli solo i compiti da eseguire, ma<br />
cercando di stabilire insieme a lui gli obiettivi del trattamento, aiutandolo a portarli a<br />
compimento. L’aspetto principale rimane l’esperienza motoria, che indica alla persona<br />
colpita i mezzi e gli strumenti per ritrovare il suo equilibrio interiore.<br />
L’allenamento aerobico attivo e l’addestramento della sensibilità propriocettiva si sono<br />
consolidati da tempo come misure più efficaci per il miglioramento della percezione corporea,<br />
rispetto alle applicazioni passive della fisioterapia. Se è vero che un massaggio o<br />
un’applicazione di calore possono donare temporaneamente rilassamento e benessere<br />
al corpo, per il miglioramento della percezione del proprio corpo, non raggiungono neanche<br />
lontanamente gli effetti ottenuti con il movimento attivo!<br />
89<br />
caPitolo 2
90<br />
informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />
Inoltre, la terapia motoria di gruppo ha un significato particolare: in primo piano, per i<br />
partecipanti, devono esserci il gioco e il piacere, ma naturalmente anche il movimento,<br />
il potenziamento di forza e resistenza, nonché il miglioramento della capacità di coordinazione.<br />
All’interno del gruppo, il singolo impara che “non è solo” e che “fa parte di un insieme”,<br />
un aspetto che si riflette positivamente sul suo stato psichico. Inoltre, ciascuna attività<br />
di gruppo consente un raffronto e uno scambio di esperienze, con persone colpite allo<br />
stesso modo o in maniera analoga, sulle difficoltà da affrontare quotidianamente.<br />
La ginnastica in palestra dovrebbe essere varia e comprendere esercizi respiratori, allungamenti<br />
muscolari, esercizi di rilassamento delle articolazioni e di destrezza. La terapia<br />
è completata da giochi che incentivano l’impiego del corpo e la reattività dei singoli<br />
partecipanti.
In presenza di gravi limitazioni della resistenza e della mobilità corporea, la terapia<br />
motoria in acqua è da preferire a quella in palestra. L’acqua è un elemento vitale, in<br />
cui proviamo sensazioni di protezione e sostegno: grazie alla sua spinta, il nostro corpo<br />
viene avvolto e sollevato, facendoci sentire più leggeri rispetto a quando siamo “coi<br />
piedi per terra”. Al tempo stesso, la resistenza dell’acqua può essere sfruttata in modo<br />
straordinario per gli scopi terapeutici, soprattutto per il rafforzamento e la mobilizzazione<br />
delle diverse parti del corpo. In acqua, fattori come peso corporeo, forza muscolare<br />
e limitazioni funzionali si relativizzano, facilitando sensibilmente il raggiungimento<br />
dell’equilibrio interiore.<br />
Muoversi in acqua e farsi muovere dall’acqua: è questo il motto!<br />
Last but not least, desidero citare la psicoterapia come elemento portante per il raggiungimento<br />
della stabilità interna. Solo se il nostro spirito (l’anima) è sano, può esserlo e<br />
rimanerlo in futuro anche il corpo. La nostra vita spirituale è plasmata da innumerevoli<br />
esperienze e avventure, che raccogliamo nel corso della nostra esistenza e che fanno<br />
di noi ciò che, in ultima analisi, siamo: spesso non siamo nemmeno consapevoli della<br />
misura in cui sono responsabili delle nostre malattie corporee. L’elaborazione di questo<br />
vissuto, con l’assistenza professionale di psicologi o psicoterapeuti, può aiutarci a<br />
vedere la vita e, quindi, anche la malattia con nuovi occhi in una nuova luce. Solo se<br />
corpo e spirito sono in armonia tra loro, il cerchio si chiude e ciascuno può essere un<br />
tutt’uno con se stesso.<br />
In conclusione, desidero rivolgere ancora un pensiero a tutti i malati reumatici.<br />
Nulla rimane esattamente così com’è o come sembra esserlo. Il nostro corpo è sottoposto<br />
a un flusso continuo: ogni giorno sembra uguale all’altro, ma ogni mattina ha inizio<br />
qualcosa di nuovo, meraviglioso e sconosciuto, che cela la possibilità di cambiamento<br />
e rinnovamento. Ciascuno ha la possibilità di determinare in maniera completamente<br />
nuova la propria vita, compresa la malattia, trasformando in positivo gli elementi negativi.<br />
Auguro a tutti i lettori di avere il coraggio di modificare qualcosa nella propria vita e di<br />
trovare la pazienza e la resistenza per raggiungere il proprio equilibrio interiore.<br />
91<br />
caPitolo 2
03<br />
strutture per malati reumatici<br />
92<br />
strutture per<br />
malati reumatici<br />
PRofilo del centRo Reumatologico<br />
di obeRammeRgau<br />
tRattamento efficace di Pazienti Reumatici<br />
Quattro cliniche specializzate in un’unica struttura<br />
Di norma, i pazienti reumatici soffrono di numerosi disturbi, che il Centro reumatologico<br />
di Oberammergau (<strong>Rheuma</strong>zentrum Oberammergau) si è posto il compito di diagnosticare<br />
e curare in maniera efficace. Un’equipe di medici con diverse specializzazioni,<br />
esperti di riabilitazione e di medicina d’emergenza, insieme a terapisti e assistenti,<br />
contribuiscono al miglioramento, al lenimento o alla guarigione di questi disturbi sofferti<br />
dai loro pazienti, che possono così trarre beneficio dalle competenze specialistiche,<br />
riconosciute in tutta la Germania, di questa struttura composta da quattro cliniche ai<br />
piedi delle Alpi bavaresi.<br />
Fondato nel 1971, il Centro reumatologico di Oberammergau si è sviluppato, sin dall’inizio,<br />
quale importante istituto sovraregionale per la diagnostica e il trattamento di malattie<br />
reumatiche e ortopediche. “Il nostro obiettivo è quello di raggruppare e coordinare,<br />
all’interno di un’unica struttura, le diverse discipline specialistiche del nostro centro<br />
a beneficio dei pazienti”, ci spiega Ilse Göhmann, direttrice dell’ospedale. Le quattro<br />
cliniche interagiscono strettamente con il reparto fisioterapico, terapeutico-sportivo, ergoterapico<br />
e psicologico, nonché con i servizi socio-assistenziali. “In breve, disponiamo<br />
di un elevato livello di competenze congiunte per la diagnosi e la terapia delle malattie<br />
reumatiche”, aggiunge la Göhmann.
il centro reumatologico<br />
di oberammergau<br />
Il Centro reumatologico di Oberammergau, che lo scorso anno si è sottoposto anche al<br />
severo giudizio di periti esterni, dal 2006 può vantare il sigillo di qualità “KTQ”, un riconoscimento<br />
particolarmente ambito in Germania, in fatto di qualità e trasparenza dei<br />
servizi sanitari. “A noi si rivolgono malati cronici che, spesso, hanno una lunga storia di<br />
sofferenza alle spalle”, ci rivela Ilse Göhmann. “Per questo, ci sentiamo obbligati a offrire<br />
loro il miglior supporto medico possibile: il sigillo di qualità ci conferma che stiamo<br />
percorrendo la strada giusta.” Sfogliando il report annuale sulla qualità, pazienti e medici<br />
possono farsi un’idea precisa della filosofia applicata dal Centro e dei suoi servizi.<br />
diagnosi e terapia coordinate da specialisti<br />
A Oberammergau, quattro cliniche sono impegnate nell’offrire ai pazienti i migliori servizi<br />
diagnostici e terapeutici possibili. La Clinica di reumatologia internistica (Klinik für<br />
internistische <strong>Rheuma</strong>tologie), specializzata nella diagnosi e nel trattamento di malattie<br />
reumatiche infiammatorie, è diretta dal dott. Diethard Kaufmann: il primario considera<br />
suo compito personale la cura dell’artrite reumatoide (chiamata anche poliartrite<br />
cronica) e della spondilite anchilosante, meglio conosciuta come morbo di Bechterew.<br />
Grazie alla lunga esperienza maturata (la clinica è specializzata in malattie reumatiche<br />
da trent’anni), possono essere trattate con successo anche collagenosi, come ad es.<br />
lupus eritematoso sistemico, sclerodermia, vasculite, gotta, osteoporosi e fibromialgia.<br />
Per il dott. Kaufmann e i suoi colleghi, è essenziale un’assistenza integrata del paziente<br />
che consideri tutti i suoi disturbi: ad esempio, per i numerosi sintomi dermatologici<br />
accompagnatori, come la psoriasi, o alcuni disturbi neurologici, vengono consultati altri<br />
specialisti. “Dopo un’approfondita diagnosi del quadro clinico, possiamo offrire ai nostri<br />
93<br />
caPitolo 3
94<br />
strutture per malati reumatici<br />
pazienti anche moderne terapie farmacologiche efficaci a livello immunitario”, afferma<br />
il dott. Kaufmann. “Inoltre, possono trarre beneficio anche da una ginnastica medica<br />
mirata”.<br />
L’ortopedia reumatologica è una speciale branchia, sviluppatasi quale particolare forma<br />
di trattamento delle malattie reumatiche. Il dott. Martin Arbogast e i suoi colleghi della<br />
Clinica di ortopedia reumatologica e chirurgia della mano (Klinik für <strong>Rheuma</strong>orthopädie<br />
und Handchirurgie) operano tutte le articolazioni e le parti molli colpite da reuma. A<br />
Oberammergau, le operazioni per salvare le articolazioni vengono eseguite sia con tecnica<br />
mini-invasiva aperta che chiusa (artroscopia). Se la degenerazione degli elementi<br />
articolari è progredita irrimediabilmente a causa di una malattia reumatica, Arbogast e<br />
il suo team sostituiscono le articolazioni colpite. Per le particolari mutazioni anatomiche<br />
dei pazienti reumatici, così come per quelle dovute alla malattia, hanno sviluppato particolari<br />
procedure terapeutiche che si distinguono dalle tecniche e dai post-trattamenti<br />
comuni.<br />
Anche bambini e ragazzi possono essere assistiti a Oberammergau, poiché il Centro reumatologico<br />
collabora da tempo con il Deutsches Zentrum für Kinder- und Jugendrheumatologie<br />
di Garmisch-Partenkirchen.<br />
La modernissima sala operatoria è stata inaugurata, dopo intensi lavori di ammodernamento,<br />
nell’autunno 2008 e consente l’attività contemporanea di due team.<br />
lo staff direttivo della clinica<br />
d.s.a.d.:<br />
il dott. Peter Keysser,<br />
ilse göhmann, dott. martin<br />
arbogast, dott.ssa gisela meier,<br />
dott. diethard Kaufmann
nordic walking<br />
Le procedure di narcosi e la terapia post-operatoria del dolore costituiscono un elemento<br />
essenziale dell’assistenza fornita ai pazienti. La Clinica per anestesia e terapia postoperatoria<br />
del dolore (Klinik für Anästhesie und interventionelle Schmerztherapie) è<br />
specializzata in procedure d’anestesia regionale periferica. Il 90% delle anestesie portate<br />
a termine nella nostra clinica sono eseguite a livello loco-regionale con catetere. “Desideriamo<br />
mantenere il rischio legato ai narcotici il più contenuto possibile e, al tempo<br />
stesso, conseguire un’ottimale terapia del dolore nella fase post-operatoria”, ci spiega il<br />
primario dott.ssa Gisela Meier, illustrandoci gli obietti della sua attività. In questa clinica<br />
vengono trattati, a livello ospedaliero e non, anche i dolori cronici. “I moderni concetti<br />
di terapia del dolore multimodale, combinati con procedure post-operatorie altamente<br />
specializzate, costituiscono la ricetta di successo per il trattamento di fibromialgie croniche”,<br />
aggiunge ancora la dott.ssa Meier.<br />
Il primario e la sua equipe sono costantemente alla ricerca di uno scambio professionale<br />
con i loro colleghi. Insieme alla Berufsgenossenschaftliche Klinik di Murnau e al<br />
Deutsches Zentrum für Kinder- und Jugendrheumatologie di Garmisch-Partenkirchen, nel<br />
2008, è stata costituita la Conferenza interdisciplinare del dolore di Werdenfelser dove,<br />
in occasione delle sedute mensili, vengono discussi casi di pazienti cronici affetti da<br />
patologie dolorose, ma anche i nuovi ritrovati nel campo della terapia del dolore. “In<br />
questo modo, i nostri pazienti possono trarre vantaggio dal proficuo scambio d’idee con<br />
specialisti di altre cliniche”, aggiunge ancora il dott. Meier.<br />
Un ulteriore pilastro dell’ampia assistenza offerta ai pazienti reumatici a Oberammergau<br />
è costituito dalla Clinica riabilitativa di ortopedia e reumatologia (Rehabilitationsklinik<br />
95<br />
caPitolo 3
96<br />
strutture per malati reumatici<br />
für Orthopädie und <strong>Rheuma</strong>tologie), diretta dal dott. Peter Keysser. Il primario sottolinea<br />
il significato della riabilitazione medica continua per i malati cronici. “Durante il soggiorno<br />
dei pazienti, in molti casi possiamo ottenere una stabilizzazione, un miglioramento<br />
del quadro clinico complessivo e un aumento della funzionalità”, sostiene il dott. Keysser.<br />
“La vasta offerta diagnostica e terapeutica, combinata con la lunga esperienza dei<br />
nostri collaboratori, viene impiegata a beneficio dei pazienti”.<br />
Al centro dell’attenzione dell’equipe guidata dal dott. Keysser c’è anche la terapia per<br />
i malati di osteoporosi. Medici e terapeuti con una formazione in ambito osteologico<br />
(DVO) concordano il piano riabilitativo con il paziente, tra cui rientra anche il cosiddetto<br />
orientamento professionale, in vista del futuro impiego del paziente, al fine di ridurne<br />
al minimo i tempi morti. “A questo proposito, collaboriamo strettamente con aziende<br />
del calibro di Carl Zeiss AG, per preparare chi è attivo nel mondo del lavoro a una vita<br />
il più possibile priva di disturbi dopo il periodo riabilitativo”, aggiunge ancora il dott.<br />
Keysser. Questo concetto di successo viene applicato anche nella cura di malattie ortopediche,<br />
come patologie della colonna vertebrale e, se necessario, nella sostituzione di<br />
articolazioni mediante endoprotesi.<br />
oberammergau<br />
Il Centro reumatologico sorge nel cuore di una pittoresca regione montana, ai piedi del<br />
Monte Kofel. Stazione di cura e climatica a circa 100 km da Monaco di Baviera, nella<br />
regione del Werdenfelser Land, Oberammergau è conosciuta in tutto il mondo per le<br />
rappresentazioni della Passione di Cristo (“Passionsspiele”), la cui prossima edizione<br />
si terrà nel 2010. Meritano una visita anche i dintorni con i loro monumenti culturali e<br />
naturali unici: dal monastero di Ettal al Castel Linderhof, sino ad alcune delle più significative<br />
chiese e conventi di tutta la Baviera.<br />
contatto<br />
<strong>Rheuma</strong>zentrum Oberammergau<br />
Waldburg-Zeil Kliniken<br />
Hubertusstr. 40, 82487 Oberammergau<br />
Info-line: 01803257640, 9 eurocent al minuto da rete fissa T-Com<br />
Telefono 08822914-0, Fax 08822 914-222<br />
www.wz-kliniken.de, info@rheumazentrum-oberammergau.de<br />
I pazienti possono scaricare il report sulla qualità, aggiornato al 2008, al seguente indirizzo:<br />
http://www.wz-kliniken.de/174.html
il salus center di Prissiano<br />
il centRo di Riabilitazione salus centeR<br />
Il concetto di “riabilitazione” è andato incontro, nel corso degli ultimi anni, ad una trasformazione.<br />
Dalla concezione medico-curativa centrata sulle deficienze funzionali, si è<br />
arrivati ad un approccio che guarda alla persona in modo globale al fine di conseguire<br />
un miglioramento della qualità della vita. In generale s’intende per “riabilitazione”<br />
l’insieme di interventi terapeutici ed assistenziali che hanno come finalità il recupero<br />
parziale o totale di abilità compromesse e la valorizzazione delle potenzialità presenti<br />
per conseguire l’inserimento e l’integrazione nell’ambito della vita familiare, sociale e<br />
lavorativa.<br />
In questa prospettiva, Salus Center s’impegna ad offrire una riabilitazione precoce e mirata<br />
per ridurre la menomazione ed evitarne, quanto più possibile, la cronicizzazione.<br />
la struttura<br />
Il Centro di Riabilitazione Salus Center è situato a Prissiano nel Comune di Tesimo (Bolzano).<br />
L’altopiano di Prissiano si trova a 600 m di altitudine e dista 14 km da Bolzano e<br />
14 km da Merano. L’aria salubre, il clima particolarmente mite e piacevoli passeggiate<br />
rendono l’altipiano ideale per la convalescenza e la riabilitazione durante tutto l’anno.<br />
Salus Center dispone di 164 posti letto autorizzati rivolti alla riabilitazione delle patologie<br />
osteomuscolari, tra cui patologie reumatologiche, oncologiche, pneumologiche,<br />
neurologiche, cardiologiche, del sistema linfatico ed alimentari.<br />
Salus Center comprende tre strutture:<br />
Hubertus, Park ed Hippolytus. La riabilitazione<br />
reumatologica viene eseguita<br />
nella struttura Hippoytus. Questa, inaugurata<br />
nel novembre 2006, è capace di<br />
90 posti letto e dotata di caratteristiche<br />
tecnicoarchitettoniche d’avanguardia.<br />
L’architettura della struttura è concepita<br />
per creare un’atmosfera che favorisca il processo di rigenerazione e recupero dell’Utente.<br />
La trasparenza, la luminosità e l’inserimento nel contesto naturale sono i concetti<br />
alla base del progetto architettonico.<br />
Le stanze singole e doppie sono tutte con servizi igienico sanitari autonomi e terrazza<br />
e sono dotate di telefono, TV e presa Internet. Ampie sale da pranzo e di intrattenimento,<br />
bar, sale riunioni e spazi attrezzati all’aperto contribuiscono a rendere piacevole il<br />
soggiorno.<br />
L’attività riabilitativa si svolge su una superficie di oltre 2500 metri quadrati dotata di<br />
ampie sale d’attesa, ambulatori per medici e psicologi, infermerie, palestre, box per<br />
97<br />
caPitolo 3
98<br />
strutture per malati reumatici<br />
fisio-ergo e logoterapia, box per terapie fisiche, sale per rilassamento e multiuso, piscine<br />
con percorsi caldi e freddi.<br />
la riabilitazione delle patologie reumatologiche<br />
E’ rivolta sia all’Utente affetto da patologie reumatiche in fase postacuta e di mantenimento<br />
sia all’Utente sottoposto ad intervento chirurgico ortopedico. L’utente deve avere<br />
un potenziale riabilitativo ed aver conservato una certa autonomia. Controindicazioni<br />
al ricovero presso Salus Center sono la non autosufficienza del malato e l´incapacità<br />
generica di partecipare ad un programma riabilitativo.<br />
Il percorso riabilitativo si articola in una valutazione iniziale con inquadramento<br />
dell’Utente, stesura di un programma riabilitativo personalizzato, monitoraggio, valutazione<br />
finale dei risultati conseguiti e relazione conclusiva.<br />
Il programma riabilitativo prevede tre ore di terapia al giorno articolate in fisiokinesiterapia<br />
individuale e di gruppo, massoterapia, idrokinesiterapia, training aerobico, linfo-<br />
ginnastica in acqua
drenaggio, agopuntura, terapia fisica, sedute di rilassamento, sostegno psicologico ed<br />
altro. I cicli riabilitativi sono di norma di due-tre settimane.<br />
il ricovero riabilitativo<br />
I pazienti vengono inviati al centro di riabilitazione Salus Center dai primari ospedalieri<br />
o loro delegati che trattano la patologia per la quale viene richiesto il ricovero.<br />
L’Utente deve presentarsi in segreteria con l’impegnativa, la tessera sanitaria e documento<br />
di riconoscimento valido.<br />
contatto<br />
La segreteria del centro è aperta tutti i giorni dalle ore 8.00 alle 20.00.<br />
Per avere informazioni relative alle strutture, ai servizi ed alle prestazioni erogate<br />
telefonare al numero 0473 920943.<br />
La prenotazione è possibile dal lunedì al venerdì, dalle ore 8.30 alle 12.30.<br />
I ricoveri avvengono di norma tutti i giorni all’Hippolytus dalle ore 13.30 alle ore<br />
15.00.<br />
99<br />
caPitolo 3
100<br />
strutture per malati reumatici<br />
deutscHes zentRum fÜR KindeR- und Jugend-<br />
RHeumatologie gaRmiscH-PaRtenKiRcHen<br />
cari genitori,<br />
con questa brochure desideriamo fornire alcune<br />
informazioni alle famiglie con bambini colpiti da<br />
malattia reumatica: forse voi stessi avete un figlio<br />
che soffre di reumatismi o forse conoscete un ragazzo<br />
affetto da una di queste patologie. La diagnosi<br />
di malattia reumatica infantile (la definizione<br />
medica è: Artrite Idiopatica Giovanile, AIG) suscita,<br />
comprensibilmente, preoccupazione e timore nei<br />
genitori.<br />
sicuramente vi sarete posti alcune domande:<br />
• perché proprio mio figlio?<br />
• quale sarà il decorso della malattia?<br />
• cos’abbiamo sbagliato?<br />
• i farmaci sono forse troppo forti?<br />
A ciò si aggiunge che la maggior parte delle persone ritiene i reumatismi un “problema<br />
degli anziani” e, per questo, chi ne è colpito non si sente preso sul serio e compreso<br />
quando, nella cerchia di amici o familiari, parla della malattia del proprio figlio.<br />
In realtà, le patologie reumatiche croniche possono avere inizio a qualunque età, anche<br />
in quella infantile. Nei bambini e nei ragazzi si manifestano alcune malattie reumatiche<br />
sconosciute tra gli adulti; viceversa, i tipici reumatismi degli adulti sono relativamente<br />
rari tra i giovani. Il trattamento dei giovani affetti da artrite reumatoide ha compiuto<br />
passi da gigante negli ultimi 25 anni, tanto che alcuni di essi sono guariti completamente<br />
e la maggior parte potrà vivere senza problemi per lunghi periodi della propria vita.<br />
Tuttavia, affinché ciò sia possibile, è assolutamente necessario che i bambini colpiti<br />
siano affidati a cure professionali.<br />
Come ogni altra patologia cronica, anche i reumatismi di un ragazzo sono un evento<br />
che si riflette su tutta la famiglia, dando origine a pressioni e pesanti fardelli su genitori<br />
e fratelli. Di solito, è necessario che trascorra un certo lasso di tempo prima che tutti<br />
prendano atto della diagnosi e accettino che un loro familiare si è ammalato in maniera<br />
cronica e che, pertanto, richiede attenzioni e assistenza particolare. È importante prendersi<br />
il tempo necessario per affrontare questo processo, anche attraverso stati d’animo<br />
negativi, come tristezza e delusione, sia nel paziente che nei familiari.<br />
il dott. J.-P. Haas<br />
direttore medico del deutsches<br />
zentrums für Kinder- und<br />
Jugendrheumatologie (centro<br />
di reumatologia pediatrica)<br />
garmisch-Partenkirchen
Proprio perché l’impegno della famiglia, in particolare il vostro, è così gravoso, desideriamo<br />
che siate il più informati possibile sulla malattia che ha colpito vostro figlio: solo<br />
così potremo dare il massimo contributo alla sua guarigione, in quanto parte del team<br />
di terapisti. Attraverso le seguenti informazioni desideriamo aumentare le vostre conoscenze<br />
in materia e sulle conseguenze che si rifletteranno sulla vostra quotidianità.<br />
Spesso, le malattie reumatiche si protraggono per anni e hanno un decorso incostante:<br />
per questo è bene non rassegnarsi mai, bensì affrontare sempre la malattia “di petto”.<br />
Nonostante tutti gli alti e bassi, ci sono ottime possibilità che la patologia di vostro<br />
figlio regredisca e venga superata: le prospettive di guarigione tra i bambini e i ragazzi<br />
sono, mediamente, più favorevoli di quelle riscontrate tra gli adulti. Tuttavia, proprio<br />
perché vostro figlio è ancora nella fase di crescita e sviluppo, è ancora più importante<br />
che nello stadio attivo della malattia vengano evitati o ridotti al minimo possibili danni<br />
permanenti.<br />
Ci auguriamo che le seguenti informazioni possano essere d’aiuto e infondere coraggio<br />
a tutte le famiglie coinvolte.<br />
contatto<br />
PD Dott. med. J.-P. Haas<br />
Direttore medico del Deutsches Zentrum für Kinder- und Jugendrheumatologie<br />
Garmisch-Partenkirchen<br />
(Centro di reumatologia pediatrica) Garmisch-Partenkirchen<br />
Eva-Maria Bunner<br />
Diaconessa, Dipl. Sozpäd (FH), Master social managment<br />
Responsabile servizi sociali e pubbliche relazioni<br />
Deutsches Zentrum für Kinder- und Jugendrheumatologie<br />
Centro socio-pediatrico<br />
Gehfeldstr. 24, 82467 Garmisch-Partenkirchen<br />
Tel.: 08821 701226, Fax: 08821 70173916<br />
bunner.eva-maria@rummelsberger.net<br />
www.rheuma-kinderklinik.de<br />
Kinderklinik Garmisch-Partenkirchen gGmbH<br />
Rummelsberg 2, 90592 Schwarzenbruck<br />
Direttore: Holger Prassel<br />
101<br />
caPitolo 3
102<br />
strutture per malati reumatici<br />
tRattamento comPlesso<br />
di malattie ReumatologicHe infantili<br />
il “modello garmisch” quale esempio di<br />
concetto terapeutico multimodale<br />
Negli ultimi dieci anni, la qualità delle strutture<br />
che curano bambini e ragazzi affetti da malattie<br />
reumatologiche è notevolmente migliorata. Secondo<br />
alcune stime, elaborate sulla base di studi di<br />
prevalenza e dati ricavati dalla documentazione<br />
del Deutsches <strong>Rheuma</strong> Forschungszentrum Berlin<br />
(Istituto di ricerca reumatologica di Berlino), in<br />
Germania circa 15-20.000 ragazzi soffrono di una<br />
malattia reumatologica cronica, la maggior parte<br />
dei quali è affetta da una forma di Artrite Idiopatica<br />
Giovanile (AIG). Diversamente, le vasculiti infantili, le collagenosi e le malattie<br />
autoinfiammatorie sono molto più rare e, spesso, più complesse. Al fine di una migliore<br />
comprensione, il presente saggio focalizza l’attenzione sull’AIG quale patologia modello.<br />
In quanto malattia cronica, l’AIG pone i bambini colpiti, i loro familiari e i terapisti<br />
del reparto interessato di fronte al compito di gestire insieme, in maniera costruttiva<br />
e su basi fiduciarie, il periodo relativamente lungo della terapia. Il modello terapeutico<br />
multimodale di Garmisch prevede un trattamento interdisciplinare, tarato sulle esigenze<br />
individuali dei pazienti, il cui obiettivo, oltre alla cura dello stato infiammatorio, è il<br />
ripristino della funzionalità fisiologica dell’articolazione.<br />
L’esperienza di soffrire di una malattia<br />
cronica e lo sviluppo motorio ostacolato,<br />
quale risultato dei disturbi locomotori,<br />
possono comportare deficit emozionali e<br />
psico-sociali, poiché l’AIG non è una malattia<br />
che si limita a colpire il sistema immunitario<br />
e/o quello muscolo-scheletrico.<br />
Infine, anche nella formazione scolastica<br />
e professionale delle persone coinvolte<br />
devono essere individuati concetti individuali.<br />
La combinazione delle diverse necessità terapeutiche, di regola, può avere un esito<br />
positivo in un sistema d’assistenza non ospedaliera, ma richiede un impegno non indifferente<br />
dei terapisti in termini organizzativi e di tempo delle famiglie coinvolte. Nei casi<br />
più gravi, tutti questi aspetti non possono essere risolti semplicemente nella quotidianità<br />
e, pertanto, alcune cliniche specializzate hanno sviluppato concetti che combinano<br />
tra loro le diverse necessità terapeutiche.<br />
Pd dott. med. Johannes-Peter<br />
Haas<br />
Primario del deutsches<br />
zentrum für Kinder- und<br />
Jugendrheumatologie<br />
modello multistrato dell’aig:<br />
dall’infiammazione articolare<br />
al disturbo complesso dello<br />
sviluppo
il “modello garmisch”:<br />
i cinque elementi di un<br />
trattamento complesso di<br />
malattie reumatiche<br />
infantili<br />
Il “Modello Garmisch” ha rappresentato<br />
uno dei primi approcci<br />
terapeutici integrati nel campo<br />
della reumatologia pediatrica.<br />
Sin dal 1952, è oggetto di continui<br />
sviluppi e adeguamenti ai<br />
più moderni standard presso il<br />
Deutsches Zentrum für Kinder-<br />
und Jugendrheumatologie (Centro<br />
tedesco di reumatologia infantile,<br />
DZKJR).<br />
il primo pilastro: terapia medico-farmacologica<br />
Nonostante gli importanti progressi compiuti negli ultimi anni, le cause delle diverse<br />
malattie reumatiche croniche sono ancora largamente sconosciute e, per questo, non<br />
esiste una ricetta “brevettata” per la loro cura. Per la terapia medica sono a disposizione<br />
farmaci antidolorifici e antinfiammatori (antireumatici non steroidei), farmaci di base<br />
(Methotrexate e altri) con effetto prolungato e, da alcuni anni, anche sostanze biologiche<br />
(farmaci ad elevata efficacia ed effetto rapido). I preparati cortisonici, nei bambini,<br />
vengono impiegati prevalentemente a livello locale, ad esempio, per il trattamento di<br />
oftalmie reumatiche (iridocicliti) o per l’iniezione nelle articolazioni fortemente infiammate.<br />
In ogni caso, i bambini reumatici devono essere affidati alle cure di reumatologi<br />
pediatrici esperti.<br />
Presso il Deutsches Zentrum für Kinder- und Jugendrheumatologie, vengono coinvolti<br />
anche altri specialisti, come oculisti, ortopedici, dermatologici e ortodontisti, nonché<br />
medici curanti.<br />
iniezione intra-articolare: un elemento importante in fase di diagnosi e terapia<br />
L’iniezione intra-articolare può risultare particolarmente utile e importante, sia in fase<br />
di diagnosi che di terapia. Se alcune articolazioni pregiudicano fortemente la vita quotidiana<br />
del ragazzo, grazie a un’iniezione di speciali preparati cortisonici, è possibile<br />
ottenere un rapido miglioramento senza gravare sul resto del corpo. È importante che il<br />
breve intervento sia eseguito in un ambiente tranquillo e sterile con adeguata sedazione<br />
(narcotici): solo così il paziente può essere preparato al necessario post-trattamento a<br />
base di cure e ginnastica quotidiana.<br />
103<br />
caPitolo 3
104<br />
strutture per malati reumatici<br />
terapia farmacologica: una fase essenziale del trattamento integrato<br />
Le riserve dei genitori nei confronti della terapia farmacologica sono comprensibili.<br />
Tuttavia, anche soppesando danni e benefici, la maggior parte dei bambini affetti da<br />
reumatismi, inizialmente, necessita di farmaci come base della fisioterapia e dell’ergoterapia<br />
indolore. I farmaci sono necessari anche per evitare vizi posturali delle articolazioni,<br />
dovuti al dolore, e il rischio di degenerazione delle stesse articolazioni o il<br />
danneggiamento degli organi a causa delle infiammazioni in atto.<br />
il secondo pilastro: la terapia assistenziale<br />
ciascun bambino affetto da reumatismi ha una sua storia<br />
Nella fase assistenziale è estremamente importante conoscere, sin da subito e nei dettagli,<br />
queste esperienze, così da comprendere meglio la personalità del bambino: ciò<br />
è possibile solo in un ambiente fidato e familiare, in cui i ragazzi siano presi sul serio,<br />
riconoscendone i fastidi e i sintomi dolorosi. Questo rapporto di fiducia tra pazienti,<br />
famiglie, specialisti dell’assistenza infantile e terapisti costituisce la base della terapia<br />
assistenziale.<br />
Una tale forma di assistenza sensibile, volta a consentire la più ampia indipendenza<br />
dei ragazzi attraverso la normalizzazione delle loro attività quotidiane, ha inizio con il<br />
cauto supporto prestato nelle cure mattutine del corpo, come l’apertura di un rubinetto<br />
in presenza di articolazioni doloranti o l’asciugatura dei piedi se sussistono difficoltà di<br />
piegamento. In particolare, nei confronti dei ragazzi che non vogliono accettare la situazione<br />
di handicap, è richiesta un’elevata dose di empatia. Gli specialisti dell’assistenza<br />
infantile li accompagnano durante tutto l’arco della giornata, coordinando le loro attività<br />
e i programmi terapeutici; sono inoltre responsabili della somministrazione di farmaci,<br />
dell’esecuzione di attività collaterali, come la termoterapia (applicazioni calde e fredde)<br />
e l’uso corretto dei presidi per scaricare le articolazioni. Infine, gli assistenti si fanno<br />
carico di alcuni compiti pedagogici, motivando i pazienti e facendo in modo che siano<br />
in grado di stringere facilmente amicizia con i loro coetanei.<br />
Anche i genitori vengono incoraggiati attivamente dal personale specializzato, affinché<br />
promuovano coerentemente lo sviluppo dei ragazzi verso la loro piena autonomia. Solo<br />
grazie al controllo dei genitori, è infatti possibile assicurare il proseguimento a domicilio<br />
delle terapie avviate in clinica.<br />
il terzo pilastro: la terapia fisica<br />
mantenere e ripristinare la mobilità<br />
Attenzione e fiducia, combinati con elevate competenze specialistiche, sono la base<br />
per un trattamento efficace di tensioni muscolari, limitazioni motorie e vizi posturali.<br />
All’inizio della terapia fisica, il terzo pilastro del concetto terapeutico di Garmisch, i<br />
pazienti vengono invitati a eseguire delicati movimenti guidati e, solo quando le loro
la terapia fisica a carattere<br />
ludico: a contatto con il freddo<br />
cucinando una torta-gelato<br />
articolazioni sono di nuovo sufficientemente mobili, hanno inizio gli esercizi attivi. Si<br />
tratta, quindi, di un processo d’apprendimento graduale, per consentire loro di sollecitare<br />
nuovamente e in maniera mirata i muscoli trascurati. Nella fase successiva, i ragazzi<br />
apprendono e si esercitano a trasporre nelle attività quotidiane e nello sport i modelli<br />
motori acquisiti.<br />
molto movimento, senza carichi eccessivi<br />
Con proposte adatte all’età del paziente, come il roller terapeutico, il bagno in movimento<br />
in acqua calda, la parete attrezzata, l’ippoterapia con la nostra cavalla Sarah,<br />
la sala fitness, il giardino del movimento e molto altro ancora, cerchiamo di coniugare<br />
con modalità ludiche la gioia al movimento con la terapia reumatica, senza affaticare<br />
eccessivamente le articolazioni. Il nostro<br />
motto è: “molto movimento, senza sforzi<br />
eccessivi”. In tal modo, i ragazzi non<br />
solo fortificano in maniera permanente<br />
muscoli, forza e resistenza, ma anche la<br />
loro autoconsapevolezza.<br />
scoprire e sperimentare il proprio corpo<br />
L’offerta di classiche misure fisioterapiche<br />
ed ergoterapiche, massaggi ed elettroterapia<br />
è integrata, nell’ambito del<br />
concetto terapeutico di Garmisch, da<br />
numerosi altri metodi complementari:<br />
danzaterapia, metodo Feldenkrais, yoga,<br />
Pilates, riflessologia plantare, terapia cranio-sacrale,<br />
ecc.<br />
il quarto pilastro: la terapia psico-sociale e pedagogica<br />
Il nostro obiettivo è fornire ai giovani pazienti un luogo in cui farsi coraggio e sperimentare<br />
le proprie forze, ma anche trovare una risposta alle loro numerose domande e una<br />
soluzione alle sfide che la malattia porta inevitabilmente con sé. Nella nostra clinica<br />
specializzata, pertanto, l’importantissima terapia psico-sociale e pedagogica costituisce<br />
il quarto pilastro del concetto terapeutico. Il nostro team del servizio sociale è a disposizione,<br />
sin da subito, con le parole e con i fatti, per assistere i ragazzi e le loro famiglie<br />
con esaustivi programmi pedagogici, che vanno anche oltre il soggiorno ospedaliero.<br />
Qualcuno che sappia ascoltare e comprendere<br />
Da noi operano persone qualificate, che prendono sul serio ogni preoccupazione, grande<br />
o piccola che sia: pedagoghi, psicologi e assistenti spirituali motivati, che hanno tempo<br />
105<br />
caPitolo 3
106<br />
strutture per malati reumatici<br />
di ascoltare e illustrare prospettive, accompagnare, assistere e consigliare. Questi specialisti<br />
informano, inoltre, esaurientemente pazienti e familiari su ogni questione, dalla<br />
cura dei reumatismi alle conseguenze sulla vita di tutti i giorni, in famiglia, a scuola, in<br />
ambito formativo e professionale, fino alla gestione dei propri sentimenti e a questioni<br />
di tipo socio-giuridico nei rapporti con autorità e aziende sanitarie.<br />
variegato e vitale: un luogo di comunione<br />
La varietà dell’assistenza pedagogica prestata dal nostro team del servizio sociale rende<br />
la nostra struttura un variopinto luogo d’incontro e di comunione dei giovani pazienti,<br />
dove stringere amicizie, mettere alla prova le loro capacità e sviluppare i propri interessi.<br />
Cerchiamo di gestire il soggiorno in clinica in modo più “naturale” possibile, mettendo<br />
a disposizione spazi e tempo per ciò che rappresenta l’aspetto principale per un<br />
bambino, ovvero: comportarsi come tale. Per farlo, ci avvaliamo di programmi ricreativi<br />
adatti all’età del singolo, laboratori artistici, assistenza per i più piccoli, iniziative nella<br />
nostra Villa e molto altro ancora.<br />
imparare a convivere con i reumatismi<br />
Un’esistenza non dettata dalla malattia:<br />
per raggiungere quest’obiettivo,<br />
curiamo particolarmente i nostri esaurienti<br />
programmi formativi, fatti di<br />
conoscenze preziose che aiutano ad<br />
accettare la sfida della malattia reumatica<br />
e ad assumersi la corresponsabilità<br />
della terapia. La fiducia in se stessi è<br />
un dono che incrementa la sensibilità,<br />
ma è l’auto-percezione l’elemento formativo.<br />
Infatti, più i ragazzi e i loro geni-<br />
tori sono preparati, meglio saranno in<br />
grado di condurre una vita normale,<br />
nonostante la malattia.<br />
il quinto pilastro: la nostra scuola<br />
i reumatismi non si attengono ai programmi scolastici<br />
Spesso, i genitori si preoccupano che i soggiorni in clinica, al di fuori del periodo delle<br />
vacanze, possano pregiudicare il buon esito della formazione scolastica dei loro figli.<br />
Tuttavia, nel nostro centro, queste preoccupazioni sono infondate, poiché qui a Garmisch<br />
diamo molta importanza al sostegno durante il percorso formativo. La scuola<br />
all’interno della nostra clinica, infatti, può essere frequentata durante tutto l’anno scolastico:<br />
le aule si trovano nello stesso edificio, nei pressi di ciascuna stazione. La scuola<br />
Roller terapeutici
è gestita da uno staff di pedagoghi selezionati, che non solo provvedono affinché il<br />
“passaggio” dalla scuola tradizionale si svolga senza intoppi, ma che sanno bene cosa<br />
significa vivere ogni giorno con i reumatismi. Per questo, a loro sta molto a cuore che i<br />
nostri scolari curino regolarmente i contatti con gli amici a casa.<br />
imparare individualmente in piccoli gruppi<br />
All’interno di piccoli gruppi d’apprendimento, i nostri pedagoghi cercano di riconoscere<br />
e favorire in maniera mirata i punti di forza individuali degli scolari, cercando di compensarne<br />
le debolezze e colmare eventuali lacune d’apprendimento. Nella nostra scuola<br />
si tengono lezioni per qualunque classe, dalla dalla 1 a alla 13 a ,, nelle principali materie<br />
d’insegnamento ovvero tedesco, matematica, inglese, francese, fisica e latino, senza<br />
distinzione di livello o istituto scolastico.<br />
il passaggio dalla scuola d’origine<br />
I nostri docenti si orientano al programma della scuola “di casa”. In seguito a un approfondito<br />
colloquio con i genitori, il docente contatta la direzione dell’istituto e gli insegnanti<br />
del luogo di residenza, sensibilizzandoli sulla particolare situazione del ragazzo<br />
e concordando i contenuti d’insegnamento. Grazie a un dialogo stretto, i nostri scolari<br />
sono in grado di eseguire, contemporaneamente con i loro compagni di classe, verifiche<br />
in aula, test e compiti, evitando così il fastidio degli esami di riparazione.<br />
Riepilogando<br />
A causa del loro decorso cronico, le malattie reumatiche infantili, oltre a interessare i<br />
tessuti colpiti direttamente (articolazioni, muscolatura, organi interni), hanno riflessi<br />
sull’intero sviluppo dei ragazzi e sulla loro struttura familiare. Il trattamento richiede,<br />
pertanto, un complesso approccio multimodale: esattamente quello che si prefigge il<br />
“Modello Garmisch”. Bambini e ragazzi affetti da una malattia reumatica dovrebbero<br />
essere curati da un reumatologo infantile, prediligendo in primo luogo un’assistenza vicina<br />
a dove vivono. I pazienti con decorsi complessi o lunghi, in particolare in presenza<br />
di contratture, artralgie poli-articolari o sistematiche ovvero nel caso di problemi nel superamento<br />
della malattia, necessitano invece della particolare competenza e assistenza<br />
che può offrire solo una clinica specializzata in malattie reumatiche infantili. In ultima<br />
analisi, anche gli enormi progressi registrati negli ultimi anni nel campo della terapia<br />
farmacologica, proprio per i casi più complessi, possono essere sfruttati appieno solo<br />
nell’ambito di una terapia complessa: il “Modello Garmisch” è sinonimo di un approccio<br />
integrato nell’ambito della reumatologia infantile.<br />
107<br />
caPitolo 3
108<br />
strutture per malati reumatici<br />
la galleRia cuRativa di gastein<br />
la via natuRale PeR leniRe il doloRe<br />
nel temPo, unica al mondo<br />
Cercando oro, i minatori della Valle di Gastein hanno scoperto<br />
una via naturale per lenire il dolore: la Galleria curativa<br />
di Gastein.<br />
Da ormai più di 50 anni viene utilizzata per trattare con<br />
successo le malattie reumatiche e in seguito a decenni di<br />
esperienza è considerata dai balneologi il mezzo curativo<br />
naturale più efficace.<br />
Per quanto riguarda il trattamento delle persone afflitte dalla spondiliti anchilosante,<br />
una grave malattia reumatica, la Galleria curativa di Gastein può essere considerata addirittura<br />
il Centro terapeutico più grande del mondo per numero di pazienti.<br />
Ma anche le malattie croniche delle vie respiratorie e le allergie possono essere trattate<br />
efficacemente con la terapia nella galleria.<br />
La galleria, che si snoda per due chilometri nelle viscere del monte Radhausberg, vanta<br />
un microclima terapeutico unico al mondo. La perfetta sinergia dei tre fattori terapeutici<br />
- calore (da 37 a 41,5°C), umidità dell’aria (dal 70 al 100%) e contenuto di radon naturale<br />
leggermente elevato - costituisce la base dell’enorme successo terapeutico.<br />
Ogni anno ben 12.000 ospiti sfruttano il clima della Galleria curativa di Gastein per lenire<br />
i propri disturbi. La quota di successo raggiunge infatti l’80 - 90 percento.<br />
La terapia nella galleria, se effettuata per tre settimane, permette di lenire i disturbi per<br />
un periodo prolungato di diversi mesi.<br />
Uno studio effettuato di recente dall’Istituto Ludwig Boltzmann di Vienna ha per la prima<br />
volta individuato l’indicatore dell’efficacia. Il clima terapeutico presente in galleria aumenta<br />
il TGF-ß, un intermediatore cellulare che interviene nei diversi processi riparatori<br />
dell’organismo con funzione regolatrice.
Si tratta di una citochina che da un lato favorisce la<br />
guarigione di lesioni e la rigenerazione del tessuto<br />
muscolare e neurologico e dall’altro inibisce i processi<br />
immunologici eccessivi e infiammatori.<br />
Più di 2,5 milioni di persone trattate negli ultimi<br />
50 anni comprovano gli effetti positivi della terapia<br />
effettuata nella galleria curativa e i numerosi studi<br />
scientifici degli ultimi anni ne hanno confermato<br />
l’efficacia straordinaria. In seguito alla terapia, i<br />
pazienti possono ridurre notevolmente l’uso di farmaci e anche i giorni di assenza dal<br />
lavoro per malattia. La terapia nella Galleria curativa di Gastein contribuisce dunque a<br />
migliorare la qualità della vita nel tempo.<br />
Prevenzione<br />
La terapia nella Galleria curativa di Gastein migliora la funzione regolatrice propria<br />
dell’organismo, stabilizza il sistema immunitario e allena il sistema riparatore delle cellule.<br />
Il trattamento può pertanto contribuire in maniera decisiva alla prevenzione. Molti<br />
ospiti sfruttano infatti il clima terapeutico a scopo profilattico.<br />
Effetti positivi sono stati riscontrati anche in caso di osteoporosi, disturbi neurologici,<br />
circolatori, ormonali e vegetativi.<br />
Per conoscere la Galleria curativa di Gastein si può partecipare all’ingresso di prova che<br />
il Centro terapeutico propone due volte la settimana. La visita alla galleria comprende<br />
una breve visita medica, una lezione informativa su causa ed effetto del microclima<br />
terapeutico unico al mondo e l’ingresso nella galleria.<br />
le principali indicazioni<br />
1. Malattie dell’apparato locomotore:<br />
spondilite anchilosante (morbo di Bechterew), poliartrite cronica (artrite reumatoide),<br />
artrosi, artrite psoriatica, patologie alla colonna vertebrale, sindrome fibromialgica,<br />
dolori da osteoporosi, nevralgie, polineuropatie, postumi di lesioni contratte durante<br />
l’attività sportiva, sarcoidosi<br />
2. Malattie delle vie respiratorie:<br />
bronchite cronica, sinusite cronica, raffreddore da fieno.<br />
3. Malattie della pelle:<br />
psoriasi volgare, neurodermite, guarigione rallentata di lesioni, sclerodermie.<br />
La terapia è valida anche per i disturbi dovuti alla menopausa, per la prevenzione generale<br />
e il rinforzamento del sistema immunitario.<br />
109<br />
caPitolo 3
110<br />
strutture per malati reumatici<br />
la stoRia della galleRia cuRativa di gastein<br />
Il territorio che si estende tra le vette del Sonnblick e dell’Ankogel, situato nel cuore<br />
dell’Austria a soli 100 km dal confine con l’Italia e la Germania, era famoso fin dai tempi<br />
dei Romani per possedere i giacimenti di minerali più ricchi delle Alpi. L’estrazione<br />
dell’oro e dell’argento fiorì durante tutto il XVI e XVII secolo. Nel solo anno 1557 nella<br />
vallata furono estratti più di 800 chilogrammi di oro puro.<br />
All’inizio della Seconda Guerra Mondiale si tentò di riattivare l’estrazione dell’oro nella<br />
zona, soprattutto sul monte Rathausberg, i cui accumuli di detriti, rovine, resti degli<br />
insediamenti dei minatori e più di 50 ingressi alle gallerie in disuso testimoniavano<br />
l’intensa attività mineraria dei tempi passati.<br />
Nel 1940 si cercò di aprire nuove gallerie passando sotto quelle vecchie, nella speranza<br />
di trovare nuovi giacimenti. Ma da questo punto di vista la galleria Paselstollen non aprì<br />
prospettive; altre interessanti scoperte condussero invece, dopo la fine della guerra,<br />
all’esplorazione scientifica della galleria.<br />
Si scoprì che in una determinata zona della montagna la temperatura della roccia raggiungeva<br />
i 44°C e che anche il tasso dell’umidità era elevato, e molti dei minatori<br />
impiegati nelle gallerie per l’estrazione dei minerali videro scomparire i disturbi dovuti<br />
a problemi reumatici, all’infiammazione o all’usura delle articolazioni, ma anche a malattie<br />
polmonari come l’asma bronchiale e perfino a malattie della pelle. La notizia della<br />
scoperta di questo nuovo “oro dei Tauri” si diffuse velocemente.<br />
A partire dal 1946 l’Università di Innsbruck svolse ampie ricerche scientifiche, rilevando,
oltre all’elevata temperatura (fino a 41°C) e umidità dell’aria (fino al 100%), anche la<br />
presenza del radon nell’aria della galleria come fattore benefico. In una perizia del 1951,<br />
effettuata dall’Università di Innsbruck (prof. Scheminzky e prof. Hittmair), si giunse<br />
concordemente alla conclusione di attribuire al trattamento nella Galleria curativa di Gastein<br />
un effetto terapeutico pari a quello dei bagni termali, e in un numero notevole di<br />
malati perfino un effetto terapeutico superiore ai metodi di cura - anche i più moderni -<br />
fino ad allora applicati.<br />
Nel 2001, l’Università di Maastricht (Paesi Bassi) tramite uno studio controllato randomizzato<br />
ha scientificamente provato la notevole efficacia e il rapporto costo/efficacia<br />
particolarmente positivo della terapia nella galleria curativa.<br />
Dal 1952 ogni anno migliaia di persone in cerca di guarigione effettuano la terapia nella<br />
Galleria curativa di Gastein e trovano lenimento ai loro dolori.<br />
contatto<br />
Mag. Johann H. Karner<br />
Tel. (+43) 06434 3753-0, fax: (+43) 06434 3753229<br />
E-mail: johann.karner@gasteiner-heilstollen.com<br />
www.gasteiner-heilstollen.com<br />
111<br />
caPitolo 3
04<br />
informazioni utili<br />
112<br />
informazioni<br />
utili<br />
tRascoRReRe la veccHiaia:<br />
Possibilmente a domicilio, ma come?<br />
Vivere per sempre a casa propria, in un ambiente<br />
familiare, è ciò che ciascuno di noi auspica. Per<br />
raggiungere quest’obiettivo, nonostante l’avanzare<br />
dell’età o una condizione di malattia o disabilità,<br />
spesso è necessario adeguare la propria abitazione<br />
alle mutate esigenze.<br />
Circa il 95% delle persone vive a casa propria: il mantenimento di questo stile di vita,<br />
in piena autonomia e autogestione, per molte persone è un obiettivo primario. Tuttavia,<br />
spesso le peggiorate condizioni fisiche e di salute portano a chiedersi se lo stile abitativo<br />
sia ancora adeguato.<br />
L’appartamento è in linea con le effettive esigenze? Cosa può essere cambiato, affinché<br />
l’anziano possa restarvi più a lungo possibile? Come può essere incrementato il livello<br />
di sicurezza? Quali sono gli interventi da adottare per consentire o facilitare l’assistenza<br />
domiciliare?<br />
Ogni abitazione può essere realizzata a misura d’anziano e adeguata alle esigenze del<br />
singolo. Spesso, sono sufficienti piccoli accorgimenti, come l’installazione di maniglie e<br />
corrimano, soglie per la vasca e rialzi per il letto, in modo da garantire maggiore sicurezza<br />
e confort, ma anche una protezione efficace da cadute e altri infortuni.
le immagini illustrano alcuni<br />
corrimano per ambienti interni<br />
ed esterni, realizzati su misura<br />
da falegnami.<br />
Un servizio di consulenza abitativa qualificata è la via migliore per verificare la situazione<br />
attuale e individuare la soluzione adeguata.<br />
L’associazione “Arche im KVW”, operante già da molti anni, offre un servizio gratuito di<br />
prima consulenza agli anziani, così come a familiari, assistenti e giovani disabili.<br />
Dal 2006, insieme alla Federazione provinciale delle associazioni sociali e alla cooperativa<br />
sociale Independent L., la nostra associazione coordina il “Centro di consulenza e<br />
documentazione sull’eliminazione delle barriere architettoniche e consulenza abitativa<br />
per anziani” (Si-Mo; www.si-mo.it), su incarico del quale il nostro personale qualificato<br />
mette a disposizione un servizio gratuito di prima consulenza.<br />
In occasione del primo colloquio, che di solito avviene telefonicamente, la nostra ergoterapista<br />
rileva la situazione del richiedente e fissa un appuntamento per una visita a<br />
domicilio. A seconda delle condizioni, può essere gradita la partecipazione di familiari,<br />
personale assistenziale o altre persone di riferimento. Durante tale visita vengono chiariti<br />
i primi dubbi e individuate insieme possibili soluzioni.<br />
Il servizio di consulenza abitativa:<br />
• aiuta i richiedenti nella ricerca di soluzioni adeguate per l’arredamento e il posizionamento<br />
dei mobili nell’appartamento;<br />
• aiuta nella scelta e/o nell’adeguamento dei presidi sanitari (ad es. sollevatore per<br />
vasca da bagno, maniglie di supporto, rialzo per WC, piccoli ausili domestici come<br />
infilacalze, pinza con manico allungato, ecc.);<br />
113<br />
caPitolo 4
114<br />
informazioni utili<br />
• fornisce sostegno nelle fasi di pianificazione e realizzazione d’interventi edili (ad es.<br />
rimozione della vasca da bagno e installazione di una doccia a livello del pavimento,<br />
predisposizione di una rampa o di un montascale, ampliamento di una porta o rimozione<br />
della soglia d’ingresso, ecc.);<br />
• informa sulle possibilità di accedere a finanziamenti e sovvenzioni, prestando aiuto<br />
nella presentazione delle domande.<br />
Al centro del servizio di consulenza c’è la singola persona con i suoi bisogni e le sue<br />
risorse: voi decidete cosa fare, noi vi forniamo l’assistenza adeguata per individuare la<br />
giusta soluzione.<br />
Saremo lieti d’incontrarvi personalmente.<br />
contatto<br />
“Consulenza agli anziani“<br />
Arche im KVW<br />
Via Beda Weber, 1 - 39100 Bolzano<br />
Tel. 0471 061311 oppure 0471 061300, fax 0471 061301<br />
Vi risponderà la sig.ra Lisa Mauroner (ergoterapista)<br />
l.mauroner@arche-kvw.org<br />
nell’immagine, lo stesso bagno<br />
prima e dopo la ristrutturazione.<br />
i sanitari sono stati<br />
disposti in modo da consentire<br />
il passaggio con la sedia a<br />
rotella, mentre doccia e vasca<br />
da bagno sono state eliminate:<br />
laddove era collocata la<br />
vasca, è stata realizzata una<br />
doccia piastrellata a livello di<br />
pavimento. tutta l’area è stata<br />
dotata di maniglie di supporto<br />
e il lavabo è stato rialzato,<br />
in modo da consentire un<br />
passaggio più agevole. anche il<br />
Wc è stato portato in posizione<br />
più alta e la vecchia porta<br />
è stata sostituita con una più<br />
ampia e scorrevole.
seRvizi integRati PeR PeRsone<br />
con disabilità motoRie<br />
La cooperativa Sociale Independent L. è<br />
stata costituita nel novembre del 1997 da<br />
nove disabili fisici, tutti in sedia a rotelle,<br />
con l’obiettivo di adoperarsi per l’abolizione<br />
di tutte le norme e di tutte le barriere<br />
discriminatorie, di tutelare il diritto per le<br />
persone con disabilità alle pari opportunità<br />
independent L.<br />
vita indipendente e mobilità<br />
selbstbestimmtes leben und mobilität<br />
e soprattutto ad una vita indipendente, caratterizzata da una reale autonomia nelle<br />
grandi e piccole decisioni riguardanti la quotidianità. Con le sue attività cerca di incentivare<br />
il re/inserimento sociale delle persone con disabilità motorie, per una piena<br />
integrazione sul lavoro, all’interno della famiglia e della scuola.<br />
Ispirandosi ai principi di solidarietà e mutualità questa cooperativa sociale di disabili<br />
per disabili si propone come centro di aggregazione e punto di riferimento per tutte le<br />
persone con disabilità motorie anche gravi della nostra Provincia.<br />
destinatari<br />
Persone, che si trovano in situazione di disabilità temporanea o permanente, familiari,<br />
amici di persone disabili e interessati, figure professionali operanti nell’ambito sociale,<br />
sanitario e scolastico.<br />
servizio integrato<br />
La consulenza offerta dalla cooperativa sociale independent L. si basa sul concetto di<br />
servizio integrato: partendo dalle esigenze concrete dell’utente si coinvolgono le competenze<br />
di più professionalità altamente specializzate (assistenti e consulenti sociali,<br />
fisioterapisti, ergoterapisti, psicologi, esperti legali, tecnici per l’abbattimento delle barriere<br />
architettoniche) la cui attività è volta al raggiungimento di una vita il più possibile<br />
autonoma e indipendente per la persona disabile.<br />
Il servizio integrato offerto da independent L. pone l’attenzione sul coordinamento e<br />
la combinazione delle soluzioni che possono dare alla persona disabile maggiore autonomia<br />
nella propria abitazione (abbattimento delle barriere architettoniche, domotica,<br />
impiego di ausili), a scuola (utilizzo di software didattici), al lavoro (strumenti per<br />
l’accesso al PC e adattamento della postazione di lavoro) e nel tempo libero (attività<br />
ricreative e viaggi).<br />
Tutte queste esigenze possono trovare risposta in un unico centro che offre un servizio<br />
a 360° basato su un approccio sistemico alle esigenze e condiviso con l’utente.<br />
Grazie a una convenzione multicomprensoriale stipulata con l’ente pubblico, il servizio<br />
di consulenza integrata è gratuito per tutta la Provincia.<br />
115<br />
caPitolo 4
116<br />
informazioni utili<br />
consulenza sociale<br />
• Sostegno ai disabili e ai familiari sin dal primo ricovero in ospedale e/o nei centri di<br />
riabilitazione.<br />
• Assistenza post-ospedaliera garantita mediante frequenti visite domiciliari.<br />
• Consulenza e informazioni sui diritti sociali e assistenziali.<br />
• Consulenza sulle normative relative agli interventi per la non autosufficienza e l’accertamento<br />
dell’invalidità.<br />
• Informazioni su contributi, sconti e riduzioni.<br />
• Informazioni sui servizi offerti da distretti, comuni, comprensori, ASL.<br />
• Elaborazione insieme alla persona disabile di progetti individuali per il suo reinserimento<br />
sociale e lavorativo.<br />
• Informazioni su corsi, progetti di riqualificazione e formazione a sostegno dell’inserimento<br />
professionale.<br />
• Organizzazione di attività sportive e ricreative<br />
• Consulenza per l’organizzazione di ferie o brevi soggiorni in Italia e all’estero.<br />
• Biblioteca specializzata.
consulenza su ausili e tecnologie assistive<br />
Presso la sede della cooperativa è allestita un’esposizione permanente (su oltre 120<br />
m 2 di superficie) di ausili tecnici, in prevalenza a comando elettronico, unica nel suo<br />
genere, non solo in Alto Adige, ma nel raggio di 250 km. L’impiego di questi strumenti<br />
è finalizzato ad incrementare l’autonomia della persona disabile per il raggiungimento<br />
di una migliore qualità della vita. Gli ausili a disposizione riguardano l’accesso al PC,<br />
l’automazione ambientale, la comunicazione e il software didattico.<br />
Il team multidisciplinare composto da assistente sociale, tecnico informatico, pedagogista,<br />
fisioterapista e ergoterapista fornisce:<br />
• analisi del fabbisogno<br />
• valutazione delle capacità residue<br />
• simulazione d’uso degli ausili<br />
• assistenza all’acquisto per quanto riguarda informazioni su possibili contributi o agevolazioni<br />
fiscali<br />
• installazione e personalizzazione dell’ausilio<br />
• addestramento all’utilizzo<br />
• formazione per operatori sociali, sanitari e didattici<br />
consulenza per l’adattamento dell’ambiente domestico<br />
• Prima consulenza gratuita tramite SI-MO Centro di consulenza e documentazione<br />
sull’eliminazione delle barriere architettoniche (www.si-mo.it) del quale independent<br />
L. fa parte, comprendente sopralluogo, analisi dei bisogni e proposte di realizzazione<br />
di ambienti accessibili in tutto l’Alto Adige.<br />
• Disegni tecnici nel rispetto delle disposizioni in materia di barriere architettoniche<br />
emanate dalla Provincia Autonoma di Bolzano, prevedendo l’inserimento degli ausili<br />
più adatti<br />
• Progetti di ristrutturazione<br />
• Supervisione dello stato di avanzamento dei lavori e verifica della corrispondenza alle<br />
norme e al progetto<br />
• Consulenza su contributi provinciali per l’abbattimento delle barriere architettoniche<br />
e assistenza per la presentazione delle relative domande<br />
• Consulenza su sistemi di controllo ambientale (domotica)<br />
• Distribuzione della c.d. “Chiave europea”, una chiave universale con la quale è possibile<br />
accedere in modo esclusivo a servizi igienici, ascensori e elevatori riservati a<br />
persone disabili<br />
117<br />
caPitolo 4
118<br />
informazioni utili<br />
sportello informativo a bolzano<br />
Presso il Distretto sociale “Europa - Novacella” dell’Azienda Servizi Sociali Bolzano<br />
Via Palermo 54, 3° piano, stanza 307 - 39100 Bolzano<br />
Orari di apertura: mercoledì dalle 14.00 alle 17.00<br />
Tel. 0471 502750 (telefonicamente dalle 14.30 alle 16.30) - Fax 0471 502734<br />
E-mail: infobz@independent.it<br />
alto adige per tutti: turismo senza barriere in alto adige.<br />
Un portale internet (www.altoadigepertutti.it) in cui le strutture turistiche rilevate (alberghi,<br />
ristoranti, musei, impianti sportivi, percorsi all’aperto) vengono presentate in<br />
modo oggettivo: è il visitatore a stabilire, in base alle proprie esigenze, cosa considerare<br />
accessibile. Uno sportello informativo (+39 0473 209176) offre assistenza e consulenza<br />
turistica gratuita a tutti coloro che incontrano difficoltà nella pianificazione della propria<br />
vacanza senza barriere in Alto Adige.<br />
formazione e inserimento lavorativo<br />
Una delle finalità principali di independent L. è il (re)inserimento lavorativo di persone<br />
con disabilità motorie. Dal 1999 la cooperativa organizza corsi annuali di informatica e<br />
multimedialità finalizzati ad offrire a disabili motori anche gravi una (ri)qualificazione<br />
professionale nel settore informatico e amministrativo in vista di un adeguato inserimento<br />
lavorativo.<br />
Inoltre l’area formazione offre corsi brevi di alfabetizzazione informatica.<br />
Webcenter independent l.<br />
Il Webcenter della cooperativa sociale independent L. crea pagine web altamente<br />
professionali per piccole-medie imprese, cooperative ed enti pubblici. Particolare<br />
attenzione è rivolta al tema dell’accessibilità delle pagine web, come previsto dalla<br />
L. n. 4/2004 (Legge Stanca). Webcenter si avvale di personale, fra l’altro anche con disabilità<br />
motorie, il cui elevato livello di competenza è costantemente mantenuto grazie<br />
a continui interventi di formazione specialistica .<br />
contatto<br />
Cooperativa Sociale independent L.<br />
Via Laurin 2D e 6A<br />
39012 Merano<br />
tel. 0473 200 397<br />
fax. 0473 200 453<br />
info@independent.it - www.independent.it
florian Waldthaler<br />
acqua basica<br />
l’iPeRacidità, causa di malattie<br />
cRonicHe: come contRastaRla<br />
Nel nostro corpo c’è sempre qualcosa in movimento:<br />
non sono solo gli organi interni ad essere<br />
continuamente al lavoro, ma hanno costantemente<br />
luogo anche processi chimici. Metabolismo, attività<br />
muscolare, trasmissione neurologica: tutto questo<br />
non sarebbe possibile senza i processi chimici,<br />
che sono tuttavia vincolati a un determinato “ambiente”.<br />
Le sostanze acide e quelle basiche, infatti,<br />
devono essere in equilibrio tra loro poiché, in caso<br />
contrario, il processo metabolico risulta sfavorevole<br />
per il nostro corpo.<br />
In quest’ambito, il valore pH riveste un significato determinante, affinché in ciascun<br />
organo le reazioni chimiche possano avere luogo in condizioni ideali. In particolare,<br />
il pH è importante per il sangue, il cui valore dev’essere compreso tra 7,36 e 7,44.<br />
Per mantenerlo in questo range, il corpo ha a disposizione i cosiddetti “sistemi tampone”,<br />
che si attivano non appena la sostanza acida raggiunge il sistema ematico,<br />
neutralizzando l’acidità e convogliandola verso gli organi escretori, in prima linea reni<br />
e polmoni e, quindi, cute e intestino.<br />
Questi meccanismi di regolazione sono costantemente attivi. Tuttavia, se per un<br />
periodo prolungato si formano residui acidi dei processi metabolici che non possono<br />
essere neutralizzati, ha origine un sovraccarico cronico di acidità, chiamato iperacidità<br />
o acidosi, in cui i processi dell’organismo non funzionano più in condizioni ottimali.<br />
Pertanto, il corpo umano deve cercare aiuto diversamente: gli acidi in eccesso vengono<br />
depositati nei tessuti connettivi e vengono neutralizzati solo nel momento in<br />
cui si presenta un eccesso di sostanze basiche. Purtroppo, però, in caso d’acidosi<br />
persistente, questo “immagazzinamento” transitorio diventa definitivo, con la conseguenza<br />
che i tessuti si saturano di scorie, il pH dell’ liquido linfatico scende, si riduce<br />
l’azione di ormoni ed enzimi e diminuisce l’apporto di ossigeno e sostanze nutritive<br />
alle cellule, danneggiando e rallentando il metabolismo. Il corpo reagisce a questa<br />
situazione in maniera naturale, aumentando la pressione sanguigna per mantenere<br />
l’apporto alle cellule e creando, così, le condizioni ideali per dare origine a malattie<br />
croniche. Secondo la medicina naturale, infatti, quasi tutti i comuni fastidi quotidiani<br />
sarebbero da ricondurre all’iperacidità della linfa o dei tessuti connettivi, tra cui<br />
emicrania, spossatezza, burnout, bruciori di stomaco, mal di schiena, ernia discale,<br />
eczemi, asma, reumatismi e gotta, artrosi, arteriosclerosi, sovrappeso, cellulite, depressione,<br />
diabete mellito, ipertensione arteriosa, eccesso di grassi nel sangue e, in<br />
generale, invecchiamento precoce.<br />
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120<br />
informazioni utili<br />
L’unica possibilità per contrastare questo fenomeno è quella di modificare il proprio<br />
stile di vita, in generale, e alcune abitudini in particolare: ad esempio, riducendo drasticamente<br />
il consumo di carne, latticini, dolci, farinacei, alcolici e altre sostanze che<br />
inducono assuefazione, preferendo invece una dieta a base di verdura, frutta e cereali<br />
integrali, e praticando regolarmente attività fisica.<br />
aiutate il vostro suo corpo in caso di disturbi reumatici, bevendo regolarmente<br />
acqua alcalina!<br />
Inoltre, è bene bere ogni giorno da 2 a 2,5 l d’acqua pura, che funge al tempo stesso<br />
da solvente e da mezzo di trasporto per tutti gli acidi e le scorie depositate nel nostro<br />
corpo. Idealmente l’acqua dovrebbe essere basica, ovvero avere un pH compreso tra<br />
7,5 e 9,5, per riuscire a legare le scorie acide e convogliarle verso l’escrezione. In tal<br />
modo può avere inizio la disintossicazione, ovvero il ritorno a un normale metabolismo,<br />
contrastando in maniera efficace l’insorgenza di malattie croniche.<br />
L’acqua basica può essere ottenuta, molto semplicemente, mediante elettrolisi della<br />
normalissima acqua da rubinetto con l’ausilio di un comune ionizzatore.<br />
Per saperne di più sull’acqua basica e sugli<br />
ionizzatori, potete rivolgervi gratuitamente<br />
e senza alcun impegno all’autore del presente<br />
articolo, Florian Waldthaler, telefonando<br />
allo (0471 979998 o 334 9674231) o<br />
scrivendo a acquabasica@sanuslife.net
invalidità con Reuma<br />
diritto con il 34% d’invalidità civile<br />
concessione d’ausili.<br />
Diritto ad ottenere ausili sanitari (scarpe ortopediche, plantari, tutori per mani, ecc.)<br />
in riferimento alle infermità riconosciute dalla commissione invalidi. La domanda può<br />
essere inoltrata presso uno degli uffici della dirigenza amministrativa del territorio<br />
dell’Azienda Sanitaria (distretti sociali) oppure direttamente all’ufficio assistenza protesica<br />
degli invalidi.<br />
Edilizia agevolata: gli invalidi civili al 34% ottengono 2 punti nell’ambito dell’edilizia<br />
agevolata. Tale punteggio non dà, tuttavia, diritto a un maggior contributo provinciale o<br />
al contributo per il canone di locazione. Questo vale anche per quanto riguarda l’acquisto/la<br />
costruzione/la ristrutturazione di un’abitazione di proprietà. Rivolgersi agli uffici<br />
dell’IPES oppure agli uffici per l’edilizia agevolata.<br />
diritto con il 46% d’invalidità civile<br />
Si acquisisce il diritto di essere iscritti nelle liste di collocamento mirato in base alla legge<br />
n. 68/1999, se si è disoccupati e se oltre l’invalidità del 46% la commissione medica<br />
ha dichiarato l’idoneità al lavoro. (Iscriversi nelle liste delle categorie protette nell’ufficio<br />
del lavoro in Provincia.<br />
Importante: iscriversi anche nelle graduatorie per l’assunzione presso l’amministrazione<br />
provinciale, ufficio assunzione personale (necessario l’attestato di bilinguismo).<br />
67% d’invalidità civile diritto all’esenzione ticket 03.<br />
diritto con un’invalidità civile dal 74 al 99%<br />
• Diritto alla pensione per invalidi civili parziali di Euro 400,00 mensili non superiore ai<br />
65 anni. Limite di reddito annuale per chi non lavora = Euro 4.382,43. Per chi lavora<br />
il reddito annuale non può superare Euro 8.764,86.<br />
• Rimborso spese di trasporto.<br />
• Diritto di beneficiare di due mesi di anzianità contributiva di pensione per ogni anno<br />
di servizio.<br />
diritto con un’invalidità civile del 100%<br />
• Per ottenere la pensione mensile di Euro 400,00 per invalidi civili assoluti il limite di<br />
reddito annuale è pari a Euro 14.886,28.<br />
• Libera circolazione sui mezzi pubblici di linea, come autobus, treno e funivia dal Brennero<br />
a Trento.<br />
• • Diritto all’assistenza protesica completa.<br />
121<br />
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informazioni utili<br />
diritto in presenza di un’invalidità civile del 100% e indennità di<br />
accompagnamento<br />
• indipendentemente dall’età e dal reddito annuale viene assegnato l’importo mensile<br />
di Euro 472,04 ammesso che il paziente non percepisce già l’assegno di cura.<br />
• la ferrovia dello stato TRENITALIA rilascia la Carta Blu, che permette di viaggiare con un<br />
solo biglietto per l’invalido e l’accompagnatore.<br />
incremento al “milione”<br />
I titolare di pensione per invalidi civili assoluti con un’età tra i 60 e 65 anni hanno il diritto<br />
all’incremento massimo Euro 514,64 qualora abbiano un reddito personale inferiore<br />
a Euro 7.730,32 o a Euro 13.047,97 se coniugati.<br />
Permessi e congedi lavorativi retribuiti ai sensi della l.q. 05.02.92, n. 104<br />
ai genitori di figli riconosciuti in situazione di handicap grave fino al terzo anno di vita:<br />
• permesso di due ore al giorno retribuite<br />
• scelta della sede di lavoro più vicina al domicilio<br />
• congedo straordinario retribuito fino a due anni.<br />
Permessi e congedi lavorativi previsti dalla legge 05.02.1992, n. 104<br />
Permessi per l’assistenza a figli, genitori, fratelli e parenti (anche non conviventi):<br />
• permesso retribuito di tre giorni continuativi o frazionati o in sei mezze giornate al<br />
mese, usufruibili da coloro che prestano assistenza con continuità ed esclusività al<br />
portatore di handicap.<br />
• assegnazione della sede di lavoro più vicina al proprio domicilio<br />
• congedo fino a 2 anni per l’assistenza ai propri figli, genitori e coniugi , solo se conviventi.<br />
lavoratori disabili (per se stessi):<br />
• permesso retribuito di due ore al giorno oppure di tre giorni o frazionati in sei mezze<br />
giornate al mese;<br />
• assegnazione sede di lavoro più vicina al proprio domicilio;<br />
• congedo fino a due anni non retribuiti;<br />
scuola: gli studenti portatori di handicap, con un’invalidità riconosciuta al 66%, alle<br />
università statali sono esonerati totalmente dalla tassa d’iscrizione e dai contributi universitari.<br />
Decreto ministeriale 30.04.1997.<br />
domanda per la concessione di provvidenze particolari a favore di studenti con un’invalidità<br />
dal 74% in su.<br />
La domanda deve essere presentata tra agosto e settembre in Provincia Autonoma di<br />
Bolzano, Ripartizione diritto allo studio, Via Andreas Hofer, 18/a - Bolzano. Tel. 0471 412927
Ringraziamo per il sostegno<br />
AUTONOME PROVINZ<br />
BOZEN - SÜDTIROL<br />
Abteilung 23<br />
Gesundheitswesen<br />
www.biasion-gardencenter.it<br />
www.biasion-gardencenter.it<br />
PROVINCIA AUTONOMA<br />
DI BOLZANO - ALTO ADIGE<br />
Ripartizione 23<br />
Sanitá<br />
G A R D E N C E N T E R<br />
Siemensstrasse 14 I BOZEN<br />
Tel. 0471 931296 I Fax 0471 931427<br />
G A R D E N C E N T E R<br />
Via Siemens 14 I BOLZANO<br />
Tel. 0471 931296 I Fax 0471 931427
Pubblicazione PeR l’anniveRsaRio<br />
www.rheumaliga.it<br />
Associazione Reuma Alto Adige<br />
Ufficio<br />
Pillhof 25 | 39057 Frangarto – Appiano<br />
Tel. +39 0471 979959<br />
Fax +39 0471 537847<br />
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