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Rheuma-Liga Südtirol

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1990-2010<br />

20 anni dell’associazione Reuma alto adige<br />

20 anni di seRvizio volontaRio a favoRe<br />

dei malati Reumatici altoatesini<br />

opuscolo informativo e notiziario<br />

dell’associazione Reuma alto adige<br />

rivolta ai malati reumatici altoatesini,<br />

adulti, ragazzi e bambini<br />

Pubblicazione PeR l’anniveRsaRio


Piuttosto<br />

che compatire<br />

il prossimo,<br />

meglio aiutarlo.<br />

Maksim Gorkij, 28.03.1868 - 18.06.1936<br />

scrittore russo


1990-2010<br />

20 anni dell’associazione Reuma alto adige<br />

20 anni di seRvizio volontaRio a favoRe<br />

dei malati Reumatici altoatesini<br />

opuscolo informativo e notiziario<br />

dell’associazione Reuma alto adige<br />

rivolta ai malati reumatici altoatesini,<br />

adulti, ragazzi e bambini<br />

Pubblicazione PeR l’anniveRsaRio


ai reumatismi<br />

e al vero amore<br />

si crede solo<br />

una volta che<br />

si è colpiti.<br />

Marie von Ebner-Eschenbach<br />

scrittrice austriaca (1830 - 1916)<br />

editore<br />

Associazione Reuma Alto Adige<br />

Sede: Pillhof 25<br />

39057 Frangarto – Appiano<br />

Conto per le donazioni: Cassa Raiffeisen Oltradige<br />

IBAN: IT 89 J 08255 58160 000300218421<br />

Redazione<br />

Coordinamento del progetto: dott. Andreas N. Varesco<br />

Realizzazione: Mediapool Srl<br />

Stampa: Karo Druck<br />

Immagini: private, Associazione Reuma Alto Adige, medici e istituzioni varie, istock.com, shutterstock.com<br />

Traduzioni: Bonetti & Peroni, private<br />

Tiratura: 2.000 copie, 2010


SOMMARIO PUBBLICAZIONE PER L’ANNIVERSARIO<br />

Prefazione del presidente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 06<br />

Saluti dell’assessore ..............................................08<br />

Saluti della patrocinatrice ..........................................10<br />

Il direttivo dell’Associazione Reuma ...................................11<br />

capitolo 1 - attività dell’associazione Reuma ........................12<br />

capitolo 2 - informazioni mediche sul tema della reumatologia . . . . . . . . . 22<br />

L’ambulatorio di reumatologia di Bolzano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22<br />

Divisione di riabilitazione fisica presso l’Ospedale di Bressanone . . . . . . . . . . . . . . 26<br />

Dott. Armin Maier - Cosa sono i reumatismi? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28<br />

Dott. Armin Maier - Artrosi ..........................................33<br />

Dott. Georg Rohregger - Approcci di medicina complementare<br />

nel trattamento dei casi reumatici ....................................42<br />

Dott. Lucio Lucchin - Consigli nutrizionali nella patologia reumatica . . . . . . . . . . . . 46<br />

Dott. Arrigo Baldo - L’economia articolare nelle malattie reumatiche croniche ....... 52<br />

Walli Kofler - Autoiniezione sottocutanea di farmaci biologici .................56<br />

Dott. Bernd Raffeiner - Artrite reumatoide: malattia e cure odierne ............59<br />

Dott.ssa Ester Vivaldelli - Quando il sistema immunitario dà i numeri<br />

“Lupus eritematoso sistemico” - e altre connettiviti .......................65<br />

Dott. Bernd Zagler - Osteoporosi (atrofia ossea) ...........................72<br />

Dott. Paul Trebo - Le spondiloartriti: il morbo di Bechterew, l’artrite psoriasica . . . . 82<br />

Conci Ulrike Salus - La ricerca dell’equilibrio interiore:<br />

un elemento cardine nell’assistenza dei pazienti reumatici . . . . . . . . . . . . . . . . . . 88<br />

capitolo 3 - strutture per malati reumatici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 92<br />

Il Centro reumatologico di Oberammergau ..............................92<br />

Il Centro di riabilitazione Salus Center . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 97<br />

Deutsches Zentrums für Kinder- und Jugendrheumatologie ..................100<br />

La Galleria curativa di Gastein . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 108<br />

capitolo 4 - informazioni utili. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 112<br />

Arche im KVW ..................................................112<br />

Independent ..................................................115<br />

L’acqua basica .................................................119<br />

Invalidità con reuma .............................................121


6<br />

PRefazione del PResidente<br />

dell’associazione Reuma alto adige<br />

Cari malati reumatici,<br />

cari membri dell’Associazione Reuma,<br />

stimati sostenitori!<br />

Il 1° gennaio 1990, per tutti i reumatici altoatesini,<br />

rappresenta una data particolare, perché proprio<br />

in quel giorno ha preso vita l’Associazione Reuma<br />

Alto Adige” per opera di Margret Herrnhof-Prast e di<br />

altre persone impegnate in ambito sociale. Da quel<br />

momento, la presidentessa Prast, il vicepresidente<br />

Otto Preyer e i membri dell’esecutivo Edith Höller,<br />

Erna Höller, Sibylla Morandell e Guerrino Gaetani<br />

si sono sempre impegnati al massimo per il bene<br />

delle numerose persone colpite.<br />

Sin da principio, l’obiettivo era quello di richiamare<br />

l’attenzione della società e sensibilizzare le persone sul tema ampiamente diffuso,<br />

ma troppo spesso minimizzato, delle malattie reumatiche. A tale scopo, è stato indispensabile<br />

allacciare rapporti con i responsabili del sistema sanitario altoatesino, con i<br />

quali è stato avviato un fitto scambio d’idee e una fruttuosa collaborazione.<br />

Nel 2000, l’Associazione Reuma ha festeggiato il proprio decennale con un importante<br />

congresso medico e la prima pubblicazione di un opuscolo informativo rivolto ai reumatici<br />

altoatesini. Oggi, a distanza di dieci anni, sono molto orgoglioso dei risultati<br />

raggiunti e desidero ringraziare di cuore gli ex membri dell’esecutivo, prima tra tutti<br />

la signora Herrnhof-Prast, per il caloroso e infaticabile impegno a favore della collettività.<br />

Dal 2009, ho l’onore di presiedere quest’associazione a titolo onorifico. Insieme<br />

ai membri dell’esecutivo Arthur Oberhofer, Nikolaus Mair, dott. Klaus Fissneider, Sibylla<br />

Morandell, Christine Peterlini, la vicepresidentessa Margret Herrnhof-Prast e il segretario<br />

dott. Andreas Varesco, ci occupiamo delle principali questioni che stanno a cuore agli<br />

ormai 1.200 membri dell’associazione. Nei quasi due anni trascorsi, siamo riusciti ad<br />

ampliare costantemente le proposte di ginnastica in acqua calda e in palestra. Il nostro<br />

obiettivo è quello di allargare a tutto l’Alto Adige l’offerta dei corsi, tenuti sempre<br />

da fisioterapisti qualificati. Inoltre, abbiamo cercato di entrare in contatto con i nostri<br />

membri attraverso i nuovi media, sia sfruttando il canale dell’e-mail, sia presentando<br />

sul nostro sito internet un’ampia offerta informativa, a disposizione dei soci 24 ore su<br />

24. Nel corso del tempo, a causa dell’iscrizione dell’associazione nel registro provinciale<br />

delle organizzazioni di volontariato e ai fini di una maggiore tutela dei molti assistenti<br />

volontari, si è resa necessaria la rielaborazione dello statuto sociale. Una novità recente<br />

è la proposta di unità di nordic walking, guidate da istruttori qualificati.<br />

I rapporti con gli esponenti del servizio sanitario provinciale, con cui siamo costantemente<br />

in contatto per lavorare insieme a favore delle migliaia di persone colpite,<br />

richiedono uno sforzo non indifferente. Abbiamo messo per iscritto le nostre richieste e<br />

i nostri desideri, volti a un miglioramento della situazione dei reumatici altoatesini, in<br />

günter stolz<br />

Presidente dell’associazione<br />

Reuma alto adige


due memorandum che abbiamo fatto pervenire ai responsabili. A nome dell’Associazine<br />

Reuma colgo l’occasione per ringraziare di cuore lo stimato assessore provinciale alla<br />

sanità, il dott. Richard Theiner, per la fattiva collaborazione.<br />

Infine, sono molto lieto di presentarvi l’edizione aggiornata di questa pubblicazione che,<br />

nonostante abbia richiesto un impegno notevole, siamo riusciti a stampare in tempo per<br />

i festeggiamenti del 20° anniversario, esprimendo la mia gratitudine a tutti coloro che<br />

l’hanno reso possibile.<br />

In conclusione, mi rivolgo a tutti i soci dell’associazione per chiedere di rimanerci fedeli<br />

e di supportarci ancora in base alle loro possibilità, poiché solo insieme siamo in grado<br />

di raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti. A tutti gli altri rivolgo l’invito ad aderire,<br />

affinché possiamo essere d’aiuto anche a loro, attraverso una presenza numericamente<br />

ancora più consistente, nell’interesse di tutte le persone colpite da malattie reumatiche.<br />

Vi lascio con il nostro motto: “Insieme siamo più forti!”<br />

Günter Stolz<br />

Presidente dell’Associazione Reuma Alto Adige<br />

“insieme siamo più forti!”<br />

7


8<br />

PRefazione dell’assessoRe dott. RicHaRd tHeineR<br />

Egregio presidente Stolz,<br />

stimati soci dell’Associazione Reuma Alto Adige,<br />

sono lieto di poter esprimere all’Associazione Reuma<br />

Alto Adige la mia gratitudine per il lavoro svolto<br />

in questi 20 anni.<br />

Molti sono i problemi di natura assistenziale, psicologica<br />

e sociale, che attraversano la vita quotidiana<br />

dei malati reumatici: a fronte di essi l’associazione<br />

ha un ruolo importante, non solo per dar<br />

voce ai malati, affinché possano esprimere i loro<br />

bisogni, le loro legittime esigenze, ma anche per<br />

sviluppare forme di sostegno solidale, per assicurare<br />

informazione, e, soprattutto, per affermare il<br />

diritto dei malati alla rimozione degli ostacoli che si frappongono alla piena integrazione<br />

nella vita della comunità.<br />

Preziosa è altresí la collaborazione con l’ambulatorio reumatologico presso l’ospedale<br />

di Bolzano.<br />

L’assessorato alla sanità nell’ambito delle disposizioni vigenti favorisce le iniziative in<br />

ambito socio-sanitario dell’associazione con dei finanziamenti annuali. Inoltre, qualora<br />

sussistono i presupposti sia medici che giuridici, garantisce ai pazienti affetti da<br />

malattie reumatiche un’adeguata assistenza anche all’estero, in particolare ai bambini il<br />

ricovero a Garmisch Partenkirchen e agli adulti il soggiorno ad Oberammergau.<br />

Riassumendo vorrei sottolineare l’importanza di:<br />

• migliorare la cura e la qualità della vita dei malati reumatici;<br />

• promuovere la conoscenza e la prevenzione delle malattie reumatiche;<br />

• offrire ai malati reumatici e ai loro familiari servizi informativi e assistenziali, spazi di<br />

confronto e solidarietà;<br />

• sostenere politiche socio-assistenziali e interventi medico-sanitari a livello nazionale<br />

e regionale che sappiano rispondere ai bisogni e alle necessità dei malati reumatici e<br />

delle loro famiglie;<br />

• costruire una concreta collaborazione tra associazione di malati, personale medicoinfermieristico,<br />

strutture ospedaliere ed enti locali per migliorare e rendere più efficaci<br />

l’assistenza e la cura dei malati reumatici;<br />

• favorire la comunicazione e il coordinamento tra le associazioni di malati reumatici<br />

presenti sul territorio regionale per realizzare progetti e attività comuni;<br />

dott. Richard theiner<br />

assessore alla famiglia, alla<br />

sanità e alle politiche sociali


• sostenere e difendere il diritto alla salute e i diritti dei malati;<br />

• promuovere l’esercizio di una cittadinanza attiva e consapevole;<br />

Pertanto, è indispensabile che, anche in futuro, s’instauri una stretta collaborazione tra<br />

assessorato alla sanità, Azienda sanitaria ed Associazione Reuma, per discutere insieme<br />

tutte le possibilità di miglioramento dei servizi. Rivolgo, quindi, l’invito all’Associazione<br />

Reuma di continuare a svolgere il proprio lavoro, come fatto fino ad oggi.<br />

Assessore alla famiglia, alla sanità e alle politiche sociali<br />

Dott. Richard Theiner<br />

9


10<br />

saluti della PatRocinatRice Rosa fRanzelin-WeRtH<br />

L’“Associazione Reuma Alto Adige” compie vent’anni:<br />

come passa il tempo! Proprio due decenni fa,<br />

un gruppo di malati reumatici, insieme ad alcuni<br />

genitori di bambini affetti dalla stessa malattia, ha<br />

preso l’iniziativa e fondato quest’associazione, al<br />

fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle crescenti<br />

esigenze in abito sanitario e riabilitativo e<br />

ottenere, così, maggiore sostegno.<br />

Grazie alle numerose iniziative e all’infaticabile impegno<br />

dei membri del direttivo, per la prima volta,<br />

sono stati resi noti al grande pubblico i problemi<br />

che affliggono i malati reumatici in Alto Adige.<br />

Nonostante l’attività di sensibilizzazione e le strutture sanitarie in costante miglioramento,<br />

le persone colpite da questa malattia, nella nostra Provincia, non sono diminuite<br />

e l’elevato numero di adesioni all’associazione ne è la principale testimonianza.<br />

Per questo, è impossibile pensare a un futuro senza l’“Associazione Reuma”, che costituisce<br />

un importante pilastro nella vita quotidiana delle persone coinvolte e ne facilita<br />

il superamento della malattia a lungo termine.<br />

In particolare, in quest’epoca dominata dalla frenesia, i gruppi di aiuto e autoaiuto sono<br />

importantissimi, poiché offrono la possibilità di conoscere altre persone accomunate dagli<br />

stessi problemi, con cui esprimersi, scambiare esperienze e successi, contribuendo<br />

così ad alleggerire il proprio fardello, ma anche a creare nuove speranze.<br />

Mi auguro che, in questo campo, la medicina compia sempre nuovi progressi, tali da<br />

consentire la guarigione di questa malattia già allo stadio iniziale.<br />

Desidero esprimere un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito a fare<br />

dell’“Associazione Reuma” ciò che è diventata oggi: cento di questi giorni!<br />

Patrocinatrice dell’Associazione Reuma Alto Adige<br />

Rosa Franzelin-Werth<br />

Rosa franzelin-Werth<br />

Patrocinatrice dell’associazione<br />

Reuma alto adige


La presidente onoraria<br />

Margret Herrnhof Prast<br />

il direttivo dell’associazione<br />

Reuma alto adige<br />

D.s.a.d.: Klaus Fissneider, Christine Peterlini, Günter Stolz, Sibylla Morandell, Rosa Franzelin-Werth,<br />

Klaus Mair, Andreas Varesco (assente: Arthur Oberhofer)<br />

11


01<br />

12<br />

attività dell‘associazione<br />

Reuma alto adige<br />

associazione Reuma alto adige: volontaRi<br />

imPegnati a favoRe dei malati Reumatici<br />

Nei vent’anni dalla sua fondazione, l’Associazione Reuma Alto Adige ha sviluppato<br />

un’ampia gamma d’attività a favore dei malati reumatici. Merita una citazione particolare<br />

il ricorso al fattivo aiuto e all’instancabile impegno di numerosi assistenti volontari<br />

per l’organizzazione e l’esecuzione dei lavori. In un’epoca dominata dall’egoismo e dal<br />

capitalismo più sfrenato, un simile atteggiamento non è affatto scontato e, pertanto,<br />

ancora più prezioso. Oggi, i membri dell’esecutivo, i responsabili dei gruppi e di zona,<br />

nonché i portavoce dei singoli distretti, insieme alla segretaria Carmen Giovanazzi Göller,<br />

che svolge part-time il lavoro d’ufficio, assistono i 1.226 membri dell’Associazione<br />

Reuma.<br />

L’associazione s’occupa di numerosi compiti a beneficio dei suoi soci. Il principale campo<br />

d’attività consiste nell’organizzazione dei corsi di ginnastica in acqua calda e in<br />

palestra, che si tengono sia in primavera che in autunno, riscuotendo enorme successo.<br />

L’impegno è volto soprattutto a motivare ed entusiasmare il maggior numero possibile<br />

di malati reumatici per la pratica di una delicata attività fisica, poiché solo così possono<br />

conservare una piccola percentuale della loro preziosissima mobilità. Da sempre, l’Associazione<br />

Reuma s’impegna al massimo nell’organizzazione dei corsi, riuscendo a individuare<br />

ottimi fisioterapisti esperti, sia per la ginnastica in acqua che in palestra, così da<br />

assistere in maniera professionale i soci ed evitare che eseguano movimenti errati o con<br />

un carico eccessivo. A prima vista, quest’attività può sembrare semplice, ma in realtà<br />

risulta complessa e onerosa, poiché spesso legata ad alcuni problemi. L’Associazione


ginnastica in acqua<br />

Reuma, essendo impegnata a offrire questi corsi su tutto il territorio provinciale e, in<br />

particolare, nelle vallate più difficili da raggiungere, è sempre alla ricerca di piscine e<br />

palestre adatte. Talvolta, non è possibile avvalersi delle strutture pubbliche e, quindi, è<br />

necessario trattare con i gestori privati, in prevalenza esercenti di hotel, circa l’utilizzo<br />

delle piscine a un prezzo adeguato. Spesso, si tratta di un compito difficile, complicato<br />

dal fatto che la temperatura dell’acqua della piscina dev’essere di 33°C, per garantire<br />

ai malati reumatici la delicatezza dei movimenti eseguiti. Inoltre, è necessario trovare,<br />

in ogni singolo distretto, fisioterapisti affidabili e competenti, che sappiano relazionarsi<br />

con i malati, sia emotivamente che professionalmente.<br />

Nel corso dell’anno, collaborano con l’Associazione Reuma 25 fisioterapisti, ognuno dei<br />

quali dev’essere tempestivamente sostituito, in caso d’improvvisa assenza, e non sempre<br />

è facile riuscirci. Dell’organizzazione dei corsi di ginnastica in acqua e in palestra<br />

s’occupano il presidente Günter Stolz e la segretaria Carmen Giovanazzi Göller, supportati<br />

attivamente dai 28 responsabili dei gruppi, che assistono i soci iscritti al corso, li<br />

tengono aggiornati sulle attività dell’Associazione Reuma e, inoltre, fanno tesoro di sug-<br />

gerimenti, critiche e desideri, inoltrandoli all’esecutivo. I responsabili dei gruppi sono<br />

preziosi collaboratori, cui l’Associazione Reuma non potrebbe mai rinunciare, poiché<br />

senza di loro non sarebbe possibile svolgere le attività senza problemi: basti pensare<br />

che, lo scorso anno, si sono occupati di 684 iscritti.<br />

A questo proposito, in rappresentanza di tutti i responsabili dei gruppi, potremmo citare<br />

Erna Oberhofer, che da oltre vent’anni è una collaboratrice volontaria, molto impegnata<br />

e altruista. L’Associazione Reuma desidera ringraziare di cuore tutti i responsabili.<br />

Quest’anno, l’Associazione Reuma Alto Adige ha proposto una nuova attività, sempre<br />

con l’obiettivo di far uscire i suoi membri dall’isolamento e incitarli al movimento in<br />

compagnia di altri malati reumatici. Nella primavera del 2010, infatti, su iniziativa del<br />

13<br />

caPitolo 1


14<br />

attività dell’associazione Reuma<br />

presidente Günter Stolz, è stato avviato, in via sperimentale, un corso di nordic walking,<br />

regolarmente organizzato presso la famosa Clinica reumatologica di Oberammergau,<br />

dove riscuote grande successo. Per garantire un movimento delicato, l’Associazione<br />

Reuma ha cercato e, infine, trovato istruttori esperti in tutto l’Alto Adige. Circa 70 soci<br />

hanno partecipato al nuovo corso, suddivisi in quattro gruppi e accompagnati da quattro<br />

istruttori, che hanno illustrato la tecnica corretta del nordic walking. Dopo aver acquistato<br />

i bastoncini adatti, le escursioni hanno avuto luogo nel bosco di Monticolo, nella<br />

Bassa Atesina e nei dintorni di Bolzano, effettuando complessivamente dieci unità, tra<br />

aprile e fine giugno. Considerando il successo riscosso dal nordic walking, il corso sarà<br />

organizzato anche in futuro, con l’intento di mantenere i gruppi già esistenti e crearne<br />

di nuovi a Silandro, Bressanone, Varna e a Merano e dintorni.<br />

La stessa attenzione rivolta all’organizzazione dei corsi di ginnastica in acqua e in<br />

palestra, così come di nordic walking, è dedicata anche ai membri dell’associazione<br />

nel settore dei servizi socio-sanitari. Fin dalla sua fondazione, infatti, l’Associazione<br />

Reuma ha curato i contatti con i responsabili di tali servizi, per richiamare l’attenzione<br />

delle persone competenti sulle richieste, le preoccupazioni, le necessità e i desideri dei<br />

gruppo di nordic walking<br />

dell’associazione Reuma<br />

alto adige


il centro reumatologico di<br />

oberammergau<br />

malati reumatici, rappresentandoli al meglio. L’associazione può affermare con orgoglio<br />

d’aver raggiunto, in passato e soprattutto durante la lunga presidenza della signora<br />

Margret Herrnhof Prast, importanti obiettivi a vantaggio dei malati reumatici altoatesini.<br />

Oggi, infatti, dispone dei migliori contatti con specialisti e centri riconosciuti a livello<br />

internazionale nell’ambito della reumatologia: ad esempio, collabora intensamente con<br />

il Centro reumatologico di Oberammergau, con la Clinica reumatologica pediatrica di<br />

Garmisch Partenkirchen, unica in Europa, con le Gallerie curative di Gastein, con il Salus<br />

Center di Prissiano e altre istituzioni. Nel corso degli anni, l’Associazione Reuma ha<br />

concluso un accordo con i centri menzionati, a vantaggio dei suoi soci, aiutandoli anche<br />

nell’organizzazione dei soggiorni presso tali strutture. Tra i vertici dell’Associazione Reuma<br />

e i responsabili delle suddette istituzioni hanno luogo regolari incontri, per intensificare<br />

la collaborazione e, soprattutto, per garantire i servizi ai membri dell’associazione<br />

e, se possibile, migliorarli.<br />

Per realizzare una rete che oltrepassa i confini provinciali, l’Associazione Reuma Alto<br />

Adige rivolge particolare attenzione alla collaborazione con le organizzazioni partner del<br />

Tirolo del nord e del Trentino. Fin dalla sua fondazione, ha sempre avviato nuove iniziative<br />

comuni, nonché organizzato simposi e conferenze specialistiche: una collaborazione<br />

che è sfociata nel Convegno Interregionale Malati Reumatici di Trento, organizzato il<br />

20 marzo 2010 dall’Organizzazione ATMAR (Malati reumatici del Trentino) con il sostegno<br />

dell’Associazione Reuma di Alto Adige e Tirolo del nord. Il convegno è stato presentato<br />

dal direttore dell’ambulatorio di reumatologia dell’Ospedale di Bolzano, il dott. Armin<br />

Maier, e dal suo collega, il primario di reumatologia dell’Ospedale di Trento, il dott.<br />

Giuseppe Paolazzi. Successivamente, sono intervenuti, con interessanti e dettagliate<br />

15<br />

caPitolo 1


16<br />

attività dell’associazione Reuma<br />

conferenze, il dott. Christian Dejaco del reparto di reumatologia dell’Università di Medicina<br />

di Graz, la dott.ssa Valeria Gerloni, specialista di reumatologia giovanile di Milano,<br />

la dott.ssa Annunziata Di Palma, reumatologa infantile presso l’Ospedale di Trento, il<br />

dott. Wolfgang Halder dell’Ospedale provinciale di Hochzirl in Tirolo, il dott. Roberto<br />

Bortolotti del reparto di reumatologia dell’Ospedale di Trento, il professor Andrea Doria<br />

della cattedra di reumatologia dell’Università di Padova, il professor Marcello Govoni<br />

della cattedra di reumatologia dell’Università di Ferrara, il dott. Armin Maier, direttore<br />

di reumatologia presso l’Ospedale di Bolzano, e la psicologa Mara Marchesoni. Insieme<br />

all’ATMAR e alla sua zelante e impegnata presidentessa, la dott.ssa Annamaria<br />

Marchionne, è stata anche realizzata una trasmissione televisiva sul canale RTTR. In<br />

quest’occasione, sono state presentate le attività d’entrambe le organizzazioni ed è<br />

stata offerta agli spettatori la possibilità d’intervenire telefonicamente per trovare una<br />

risposta alle loro domande.<br />

Tra le diverse organizzazioni, hanno luogo regolari incontri per favorire lo scambio d’idee<br />

e realizzare iniziative comuni. In quest’ambito, l’Associazione Reuma segue il motto:<br />

“Oltrepassiamo i confini!”, poiché è giunto il momento che i gruppi d’autoaiuto si colleghino<br />

in rete, a livello sovraregionale, per collaborare tra loro e utilizzare, al meglio e<br />

a favore dei pazienti, le risorse solitamente scarse di cui dispongono. I malati reumatici<br />

sono al centro dell’attenzione e il pensiero campanilistico non deve trovare spazio!<br />

Recentemente, la <strong>Rheuma</strong>-<strong>Liga</strong> Bayern ha fornito all’Associazione Reuma Alto Adige eccellente<br />

materiale informativo d’ogni genere, che è stato messo a disposizione dei soci<br />

presso l’ufficio. Nel contempo, questa collaborazione ha portato alla realizzazione di<br />

convegno interregionale di<br />

reumatologia a trento


unità di ginnastica in palestra<br />

fogli illustrativi relativi alle diverse malattie reumatiche, che riscuotono grande successo<br />

tra i membri. Questa cooperazione, a completo vantaggio dei malati reumatici dell’Alto<br />

Adige, sarà costantemente ampliata.<br />

Per quanto riguarda la collaborazione con i responsabili dei servizi socio-sanitari altoatesini,<br />

è possibile constatare il notevole impegno dell’Associazione Reuma, rivolto al<br />

suo ampliamento e alla sua intensificazione, a favore dei soci e dei numerosi malati.<br />

Ogni anno, hanno luogo incontri tra la direzione dell’Associazione Reuma Alto Adige e<br />

l’assessore provinciale alla famiglia, sanità e politiche sociali, il dott. Richard Theiner,<br />

cui, sia nel 2009, che nel 2010, è stato consegnato un dettagliato memorandum ufficiale,<br />

contenente le richieste più importanti, i desideri e le proposte, che sono stati discussi<br />

insieme e, successivamente, verificati dai funzionari competenti. Nella cornice di questa<br />

corretta collaborazione, desideriamo precisare che l’assessore tenta costantemente di<br />

venire incontro all’Associazione Reuma, sebbene i mezzi finanziari siano sempre più<br />

esigui.<br />

Le principali richieste dell’associazione riguardano la creazione di un centro di competenza<br />

per la reumatologia presso l’Ospedale di Bolzano, la riduzione dei tempi d’attesa<br />

per le fisioterapie e per le visite reumatologiche, il finanziamento dei farmaci necessari,<br />

un elenco di criteri d’accesso ai centri di riabilitazione e molto altro ancora.<br />

Di particolare importanza risulta anche il rapporto tra l’Associazione Reuma Alto Adige<br />

e l’ambulatorio di reumatologia dell’Ospedale di Bolzano, nonché con il suo direttore,<br />

il dott. Armin Maier, con cui vengono discusse le modifiche da effettuare e trattate le<br />

17<br />

caPitolo 1


18<br />

attività dell’associazione Reuma<br />

questioni mediche, a vantaggio dei soci. I medici dell’ambulatorio di reumatologia di<br />

Bolzano sono vicendevolmente a disposizione durante le conferenze dell’Associazione<br />

Reuma nei diversi distretti, per trattare gli argomenti riguardanti il tema dei reumatismi.<br />

Inoltre, hanno luogo regolari incontri tra l’Associazione Reuma e il direttore di ripartizione<br />

Albert Tschager, il direttore dell’Ufficio ospedali Ulrich Seitz, il direttore sanitario dott.<br />

Oswald Mayr e il primario del reparto di riabilitazione dott. Peter Zelger. L’Associazione<br />

Reuma affronta con risolutezza tutti i partner di riferimento della sanità, per tentare di<br />

conseguire traguardi importanti per i malati reumatici, talvolta, con successo. L’anno<br />

scorso, ad esempio, è riuscita a ottenere il mantenimento d’ogni posto all’interno della<br />

reumatologia, nonché la sostituzione di tutti i reumatologi che andranno in pensione,<br />

invece della loro eliminazione.<br />

Un ulteriore pilastro su cui poggia l’attività dell’Associazione Reuma Alto Adige è rappresentato<br />

dalle pubbliche relazioni, molto importanti, poiché consentono d’informare<br />

numerose persone, che sanno poco o niente sui reumatismi e sull’esistenza dell’associazione<br />

stessa. Ne consegue un notevole impegno con i mass-media (stampa, TV e<br />

radio), per richiamare l’attenzione su di sé e sensibilizzare la popolazione riguardo a<br />

questa problematica, senza dimenticare la costante pubblicazione di articoli sulle rivi-<br />

ste e le trasmissioni radio e TV. Recentemente, il presidente Günter Stolz e il direttore<br />

dell’ambulatorio di reumatologia dell’Ospedale di Bolzano, il dott. Armin Maier, hanno<br />

discusso di malattie reumatiche sull’emittente TV Rai Sender Bozen, offrendo a numerosi<br />

telespettatori la possibilità d’intervenire telefonicamente. Naturalmente, l’Associazione<br />

Reuma utilizza anche i mezzi di comunicazione più moderni, come internet, ecc.<br />

Partecipazione alla<br />

manifestazione mini-med a<br />

merano


l’associazione Reuma<br />

organizza conferenze in tutta<br />

la provincia<br />

Nel 2009, è stato realizzato un nuovo sito web, che offre ai membri e a chiunque fosse<br />

interessato tutte le informazioni in merito all’attività dell’Associazione Reuma, facilitando<br />

il contatto reciproco. Presto, dovrebbe essere avviato un servizio di newsletter, per<br />

comunicare, gratuitamente e senza seguire iter burocratici, le novità e le attività più<br />

importanti dell’associazione. Inoltre, sono stati stampati manifesti e brochure, successivamente<br />

spediti a tutti i medici di base, in modo che li espongano nei loro ambulatori,<br />

fornendo informazioni sull’Associazione Reuma e sui suoi servizi. Queste brochure sono<br />

a disposizione anche nei comprensori sanitari, negli ospedali e presso il nostro ufficio.<br />

Uno stretto contatto con i membri residenti in tutta la Provincia è indissolubilmente<br />

legato alle pubbliche relazioni. Per questo motivo, l’Associazione Reuma organizza conferenze<br />

serali con i responsabili di gruppo e di zona, che, l’anno scorso, hanno avuto<br />

luogo in Val Sarentino, a Silandro e Varna, consentendo il reciproco scambio d’esperienze<br />

e conoscenze. L’obiettivo dell’Associazione Reuma è quello d’essere presente in<br />

tutte le vallate e i distretti, fornendo chiarimenti e spiegazioni. In futuro, il 12 ottobre<br />

d’ogni anno, avrà luogo la Giornata mondiale del malato reumatico: un evento che offre<br />

l’occasione per rivalutare questa problematica, da cui anche l’Associazione Reuma Alto<br />

Adige trarrà vantaggio per richiamare l’attenzione collettiva.<br />

Durante i vent’anni trascorsi, l’Associazione Reuma Alto Adige ha portato a termine alcune<br />

innovazioni. Nel 2009, è risultato indispensabile modificare lo statuto, soprattutto<br />

per due motivi importanti: l’emendamento ha consentito, in primo luogo, l’iscrizione<br />

dell’Associazione Reuma nel registro provinciale delle persone giuridiche di diritto privato<br />

e, in secondo luogo, in quello delle organizzazioni di volontariato. Il primo traguardo<br />

era fondamentale per tutelare i membri dell’esecutivo e l’associazione dal punto di vista<br />

19<br />

caPitolo 1


20<br />

attività dell’associazione Reuma<br />

assicurativo e finanziario; importanza dimostrata dagli avvenimenti del “caso Mathà”,<br />

noto a tutti. L’iscrizione nel registro provinciale delle organizzazioni di volontariato consentirà<br />

di migliorare la qualità del lavoro svolto a favore dei malati reumatici. Inoltre,<br />

grazie a questi provvedimenti, i soci potranno far pervenire all’Associazione Reuma Alto<br />

Adige il cinque per mille della loro dichiarazione dei redditi. Queste innovazioni hanno<br />

richiesto pazienza e caparbietà, soprattutto da parte del presidente che ha dovuto superare<br />

numerosi ostacoli burocratici per conseguire l’obiettivo preposto. L’Associazione<br />

Reuma, oggigiorno, poggia su solide basi, anche per merito della riorganizzazione della<br />

struttura, che, probabilmente, darà i primi frutti nel corso dei prossimi anni, grazie alla<br />

maggiore efficienza con cui, ora, è possibile fornire i servizi. In futuro, i responsabili di<br />

zona e di gruppo, nonché i portavoce dei singoli distretti dovrebbero sgravare un po’<br />

l’esecutivo e semplificare la realizzazione delle iniziative.<br />

Un’attività che, da sempre, sta a cuore all’Associazione Reuma è l’organizzazione dei<br />

soggiorni di cura, che si rivelano di duplice importanza, poiché, da una parte, servono a<br />

far uscire il malato dall’isolamento che incombe sulla sua vita e, dall’altra, rappresentano<br />

la possibilità di una terapia a prezzi vantaggiosi in una stazione climatica.<br />

Nel 2009, sono stati organizzati, sia a marzo che a novembre, viaggi di cura ad Abano<br />

Terme, nonché a Ischia: una novità del mese di novembre, cui hanno partecipato 22<br />

persone. A marzo 2010, invece, ha avuto luogo un soggiorno presso l’Hotel Commodore<br />

di Montegrotto con 15 soci.<br />

soggiorno di cura<br />

dell’associazione Reuma<br />

a ischia


serata di fotografie<br />

dell’associazione Reuma<br />

Nel complesso, queste sono le attività più importanti svolte dall’Associazione Reuma<br />

Alto Adige. In questa sede, non sono stati menzionati i compiti di minore rilevanza, che,<br />

tuttavia, spesso richiedono molto tempo, come ad esempio la realizzazione, la stampa<br />

e l’invio delle circolari oppure l’organizzazione degli incontri con gli sponsor e attività<br />

simili. Tutto questo è reso possibile solo grazie ai numerosi collaboratori volontari, che<br />

si mettono disinteressatamente a servizio dei malati reumatici: a loro va il nostro speciale<br />

ringraziamento!<br />

Il segretario dell’Associazione Reuma Alto Adige,<br />

dott. Andreas N. Varesco<br />

21<br />

caPitolo 1


02<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

22<br />

informazioni mediche sul<br />

tema della reumatologia<br />

l’ambulatoRio di Reumatologia di bolzano<br />

La storia dell’ambulatorio di reumatologia di Bolzano risale alla fine degli anni Ottanta:<br />

prima d’allora, non esistevano ambulatori specializzati per la cura dei pazienti con malattie<br />

reumatiche, che potevano rivolgersi solo a quelli internistici, ortopedici o molto<br />

più semplicemente al medico di base. Inizialmente, si può quasi parlare di “Età della<br />

pietra della reumatologia”: numerose malattie reumatiche non si conoscevano o non<br />

si sapeva molto del loro decorso o quali processi patofisiologici celassero. Numerosi<br />

comportamenti del sistema immunitario, oggi noti, erano completamente sconosciuti e<br />

i medici potevano prescrivere solo farmaci antinfiammatori (NSAR), cortisone o preparati<br />

a base d’oro.<br />

Verso la fine degli anni Ottanta, il dott. Michele Rielli avviò un ambulatorio specialistico<br />

di reumatologia nel reparto di medicina 1, al 7° piano, mentre il dott. Anton Zelger<br />

s’occupava dei pazienti di reumatologia nell’ambito dell’ambulatorio internistico di medicina<br />

2, al 6° piano.<br />

All’inizio degli anni Novanta, le diverse competenze (moduli) furono suddivise tra i<br />

reparti e il “modulo” di reumatologia fu assegnato a medicina 1, sotto la guida del<br />

dott. Mario Marchesi. Così, anche dal punto di vista strutturale, finalmente esisteva un<br />

ambulatorio ufficiale di reumatologia, al 7° piano (l’odierno ambulatorio 1 e 2). Il primo<br />

direttore di questa struttura fu il dott. Renato Rigotti, cui fece seguito anche il personale<br />

infermieristico e l’introduzione della densitometria ossea, per mezzo di apparecchi a<br />

ultrasuoni Lunar, in funzione ancora oggi.


Il team di medici s’ampliò nel corso degli anni Novanta. Dopo il dott. Armin Maier, arrivarono<br />

il dott. Paul Trebo e la dott.ssa Claudia Cavini. L’attività principale era concentrata<br />

nel pomeriggio, poiché la maggior parte del tempo, soprattutto la mattina, i medici<br />

dovevano prestare servizio presso il reparto internistico. Nel 2000, furono avviate le<br />

prime terapie a base di farmaci biologici (infusioni di Remicade), che segnarono l’inizio<br />

di una nuova era.<br />

In via Amba Alagi (recentemente ribattezzata piazza Wilhelm Alexander Loew Cadonna),<br />

fu aperto un nuovo ambulatorio di reumatologia, di competenza del territorio e diretto<br />

dal dott. Michele Rielli (che andrà in pensione alla fine del 2010). In breve tempo, anche<br />

il dott. Renato Rigotti trasferì il suo studio nell’ambulatorio di via Amba Alagi e il<br />

dott. Armin Maier rilevò la direzione dell’ambulatorio di reumatologia dell’ospedale di<br />

Bolzano.<br />

Quest’ultimo si dedicava sempre più alle nuove terapie con i farmaci biologici, mentre la<br />

richiesta di visite aumentava costantemente, raggiungendo le parecchie centinaia ogni<br />

anno. Nel 2004, la dott.ssa Ester Vivaldelli si unì al team di reumatologia (in affiancamento<br />

alla sua principale attività internistica), la dott.ssa Cavini, invece, lo lasciò verso<br />

la fine del 2006. Nella cornice della fusione di medicina 1 e medicina 2, alla fine del 2008,<br />

nel nostro ambulatorio arrivò il dott. Bernd Zagler, che rilevò tutti i pazienti del dott.<br />

Zelger, nel frattempo in pensione.<br />

Dopo il pensionamento del dott. Mario Marchesi, alla fine del 2008, il prof. dott. Christian<br />

Wiedermann, all’inizio del 2009, assunse l’intera direzione del reparto d’internistica,<br />

così come la supervisione dell’ambulatorio di reumatologia.<br />

Nel 2010 e soprattutto nel 2011, l’intero ambulatorio di reumatologia di Bolzano ha vissuto<br />

e vivrà una fase di cambiamento: questa primavera è andato in pensione il dott.<br />

Rigotti che, nel frattempo, è stato sostituito dal dott. Bernd Raffeiner (attualmente per<br />

3/5), e verso fine anno lo seguirà anche il dott. Rielli, per cui si dovrà trovare un sostituto.<br />

La nostra attività s’adatta costantemente alle moderne esigenze di questa disciplina<br />

specialistica in rapida crescita. Oltre alle visite reumatologiche ambulatoriali svolgiamo<br />

numerosi altri servizi, come ad esempio:<br />

• illustrazione delle malattie complesse in day hospital;<br />

• visite reumatologiche di consulto per i diversi reparti ospedalieri;<br />

• terapie infusionali con farmaci biologici e sostanze vasoattive;<br />

• corsi di formazione, a cura del personale infermieristico, sulle terapie sottocutanee<br />

contro l’osteoporosi e su quelle con i farmaci biologici;<br />

• densitometria ossea a ultrasuoni del tallone;<br />

23<br />

caPitolo 2


24<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

• capillaroscopia della plica ungueale per chiarire il fenomeno di Raynaud o la sclerodermia;<br />

• analisi microscopica del liquido articolare, in caso di sospetto di gotta o d’infiammazioni<br />

articolari infettive;<br />

• analisi a ultrasuoni delle articolazioni e dei muscoli;<br />

i nostri obiettivi<br />

Fusione dei due ambulatori di reumatologia (quello dell’ospedale e quello di via A. Alagi).<br />

Obiettivo dell’ospedale:<br />

• trattamento delle malattie autoimmunitarie e infiammatorie;<br />

• cura completa con terapie a base di farmaci biologici;<br />

Sul territorio:<br />

• realizzazione di un centro per l’osteoporosi;<br />

• assistenza alle malattie degenerative;<br />

• assegnazione alle strutture riabilitative;<br />

• prime visite;<br />

dal basso, partendo da destra:<br />

1ª fila: dott. bernd Raffeiner, dott.ssa ester vivaldelli e inf. Walli Kofler<br />

2ª fila: inf. daniela, dott. Paul trebo, inf. Hannelore e inf. Patrizia<br />

3ª fila: dott. armin maier (direttore dell’ambulatorio di reumatologia di bolzano),<br />

prof. c. Wiedermann (primario di medicina interna), oss. alessandra e dott. bernd zagler<br />

assenti: inf. Kristine ed elisabeth eisath (coordinatrice)<br />

il team dell’ambulatorio di<br />

reumatologia di bolzano


Un ulteriore obiettivo è la costante integrazione nel collegamento in rete di ospedali periferici,<br />

medici specialisti di discipline affini, come ad esempio ortopedici, dermatologi,<br />

ecc., e dottori di medicina generale.<br />

Per facilitare quest’unione, è necessario uno schedario di reumatologia condiviso: si<br />

tratta di uno degli obiettivi più urgenti e importanti, nonché uno dei più difficili da<br />

raggiungere.<br />

Inoltre, ci sta particolarmente a cuore poter garantire ai pazienti, se possibile, l’assistenza<br />

da parte del medesimo medico: un servizio molto importante.<br />

L’intero team concentra la sua motivazione e il suo impegno sul costante miglioramento<br />

in ogni settore, per soddisfare anche le esigenze dei pazienti. Ecco perché migliorare<br />

costantemente la qualità è un obiettivo prioritario. Nel contempo, però, dobbiamo<br />

affrontare una grande sfida, poiché il numero di pazienti è in costante aumento e medici<br />

e infermieri non sono più sufficienti per far fronte alle loro richieste, con conseguenti<br />

liste d’attesa. Inoltre, nonostante le nostre concrete proposte, le visite reumatologiche<br />

urgenti e prioritarie non sono ancora state introdotte.<br />

come effettuare una prenotazione<br />

Per prenotare la prima visita reumatologica, in accordo con il vostro medico di famiglia,<br />

dovete chiamare il centro unico di prenotazione (C.U.P): 0471/457457.<br />

Ai pazienti, in cura da noi, comunichiamo di volta in volta la data della visita successiva.<br />

Attualmente, accettiamo prenotazioni per casi urgenti solo tramite colloquio diretto con<br />

il medico di famiglia o uno specialista.<br />

25<br />

caPitolo 2


26<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

divisione di Riabilitazione fisica<br />

PResso l’osPedale di bRessanone<br />

Quadri clinici trattati dal nostro servizio<br />

• Malattie reumatologiche<br />

· Artrite reumatoide<br />

· Spondilite anchilosante<br />

· Artrite psoriasica<br />

· Artrite reattiva<br />

· Artriti enteropatiche<br />

· Artriti in presenza di collagenosi-vasculiti<br />

• Malattie articolari e vertebrali degenerative<br />

· Disturbi poliartritici<br />

· Artrosi localizzate<br />

interventi<br />

Le indicazioni terapeutiche vengono fornite dai medici del reparto reumatologico.<br />

Gli interventi eseguiti dal nostro Servizio possono essere riepilogati come segue.<br />

• economia articolare<br />

All’interno del nostro Servizio, l’economia articolare è affidata alla cura degli esperti di<br />

ergoterapia, disciplina che mira al recupero e/o al mantenimento dell’autonomia nella<br />

vita quotidiana.<br />

Con il termine “economia articolare” sono intesi quegli interventi finalizzati a proteggere<br />

le articolazioni da uso eccessivo, carico errato o sproporzionato. È importante non<br />

sollecitare più del dovuto le articolazioni (in particolare, nel caso dell’artrite reumatoide),<br />

i tendini e i legamenti soggetti a frequenti infiammazioni: ciò che internamente è<br />

debole, esternamente dev’essere protetto e sostenuto. Le funzioni dell’ergoterapista,<br />

nell’ambito dell’economia articolare, comprendono l’attività consultiva (accertamento<br />

dello stato dell’abitazione e consulenza circa possibili adeguamenti di spazi e presidi)<br />

e quella terapeutica (addestramento alla protezione articolare per il mantenimento<br />

della mobilità, apprendimento di un impiego “economico” delle forze nelle attività<br />

quotidiane e ricreative, insegnamento dell’auto-aiuto), nonché la predisposizione di<br />

stecche di posizionamento e ortosi con l’obiettivo di contrastare eventuali malformazioni<br />

delle articolazioni.<br />

• terapia funzionale<br />

La terapia fisica è eseguita da fisioterapisti ed ergoterapisti. Con il termine terapia<br />

funzionale sono intesi gli interventi terapeutici mirati a particolari articolazioni, con<br />

l’obiettivo di migliorarne la funzionalità e di rafforzarne i relativi muscoli. Questa<br />

terapia prevede sia misure passive, come le tecniche d’immobilizzazione articolare


(soprattutto nelle malattie artrosiche), sia esercizi attivi, come un controllato allenamento<br />

muscolare.<br />

• interventi fisici<br />

Ad eccezione dei trattamenti eseguiti mediante impacchi freddi, gli interventi fisici<br />

vengono eseguiti solo nella fase sub-acuta della malattia, ovvero quando l’infiammazione<br />

articolare è in evidente fase regressiva dopo un attacco reumatico. Successivamente,<br />

vengono impiegate le applicazioni a caldo (ad es. impacchi di fango, infrarossi,<br />

bagni di paraffina, ecc.), elettroterapia (ad es. TECAR, TENS, flussi interferenziali, ecc.),<br />

terapia laser, radar e infrasuoni. L’obiettivo di questi interventi fisioterapici è l’incremento<br />

dell’irrorazione dei tessuti e l’alleviamento dei dolori. Anche i bagni a mani,<br />

piedi e quelli integrali possono esercitare un effetto positivo.<br />

• esercizi nella piscina terapeutica<br />

Con l’obiettivo di rafforzare a livello generale e di singoli segmenti, nonché d’incrementare<br />

la mobilità articolare, la fisioterapia prevede anche esercizi ginnici nella piscina<br />

terapeutica, sia in gruppo che individualmente. La terapia di gruppo è proposta<br />

e organizzata presso il nostro Servizio dall’Associazione Reuma Alto Adige.<br />

27<br />

caPitolo 2


28<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

cosa sono i Reumatismi?<br />

“Robert soffre d’artrite reumatoide da cinque anni,<br />

una malattia che ha radicalmente cambiato la sua<br />

ancor giovane vita. Durante la notte, gli si sono<br />

gonfiate numerose articolazioni e, al risveglio, non<br />

capiva cosa fosse accaduto: non riusciva quasi a<br />

muoversi dal dolore e dal senso d’irrigidimento.<br />

Eppure, solo qualche giorno fa, si divertiva giocando<br />

a calcio con gli amici. Com’è potuto accadere?<br />

Finora non era mai stato malato e, inoltre, conduceva<br />

una vita molto sana, mentre adesso, quasi<br />

ogni settimana è dal medico, in laboratorio o in radiologia.<br />

In breve tempo, la diagnosi è stata chiara,<br />

sebbene lasciasse ancora irrisolti numerosi quesiti. Come sarà la sua vita d’ora in<br />

poi? Perderà l’impiego da idraulico? E se non riuscisse più a lavorare per ore? E poi…<br />

desiderava sposarsi e avere una famiglia: che ne sarà del suo sogno? Ormai, vive solo<br />

di medicine: deve prenderle tutte o non migliorerà mai. Così pare, al dottore almeno…<br />

Ma avrà davvero ragione? I suoi amici dicono che dovrebbe buttare tutta quella robaccia,<br />

che serve solo a rimpinguare le casse delle multinazionali farmaceutiche, ma<br />

senza medicine non può andare avanti: l’ha capito subito. Sono già due mesi che il<br />

medico gli dice di avere pazienza. Già, pazienza… Ma il suo capo non ne ha più e ha<br />

bisogno di lui! Quindi, si presenta al lavoro e cerca di portare a termine i suoi impegni,<br />

mentre il caposquadra più anziano gli dice di non comportarsi così. Lui stesso soffre,<br />

da anni, di reumatismi al ginocchio e non è mai mancato un giorno dal lavoro. Certo,<br />

non dovrebbe comportarsi così…”<br />

Quasi ognuno di noi ha già avuto i reumatismi o, comunque, ha grandi probabilità di<br />

soffrirne almeno una volta nella vita.<br />

Non è un argomento semplice… Esistono circa oltre 400 malattie reumatiche diverse:<br />

leggere, gravi, dalla guarigione più o meno rapida, forme che ci accompagnano per tutta<br />

la vita e altre che possono perfino portare alla morte.<br />

cosa significa “reumatismo”?<br />

Il dizionario “greco antico-italiano” riporta: rheuma = flusso.<br />

Nell’antica Grecia, si credeva che i dolori muscolari o articolari fossero provocati da flussi<br />

mucosi che scorrevano dalla testa fino alle varie parti del corpo. Il termine “reumatismo”<br />

compare per la prima volta nelle opere di Ippocrate (460-377 a.C.), per descrivere<br />

un dolore lancinante che fluisce all’interno dell’organismo, a testimonianza del fatto<br />

che i reumatismi non sono una malattia tipica dell’epoca del benessere, ma erano già<br />

noti nell’antichità.<br />

il dott. armin maier<br />

ippocrate (460 - 377 a.c.)


Il concetto di reumatismo fu introdotto da Guillaume de Baillou (Ballonius) solo nel 1642<br />

e, da allora, viene impiegato per definire le malattie dell’apparato muscolo-scheletrico.<br />

l’apparato muscolo-scheletrico è composto da:<br />

• ossa<br />

• articolazioni<br />

• legamenti<br />

• muscoli con tendini e guaine tendinee<br />

• borsa sinoviale<br />

• tessuto connettivo<br />

i reumatismi sono un dolore che interessa l’apparato muscolo-scheletrico<br />

Tuttavia, numerose tipologie non colpiscono solo il sistema motorio: a seconda del<br />

quadro clinico, infatti, possono interessare anche la cute, gli organi interni o il sistema<br />

nervoso. Ciò è dovuto al fatto che numerosi disturbi reumatici, soprattutto quelli infiammatori,<br />

sono proprio le cosiddette malattie autoimmunitarie. In questi casi, il sistema<br />

immunitario, che solitamente ci difende da batteri, virus e altri antigeni, attacca il nostro<br />

organismo poiché, a causa di un errore, non riconosce più alcune strutture come<br />

proprie, solitamente quelle più complesse delle albumine, scatenando così un processo<br />

infiammatorio. Queste albumine, ora ritenute estranee, possono essere componenti<br />

tiroidei (ne consegue l’infiammazione della tiroide), parti della membrana sinoviale<br />

(come nel caso dell’artrite) o strutture dei nuclei cellulari (come per il lupus eritematoso).<br />

I reumatismi, quindi, sono prevalentemente dolori dell’apparato motorio ma a seconda<br />

del quadro clinico, possono interessare anche numerosi altri organi e strutture.<br />

i reumatismi sono una malattia popolare?<br />

La Work Foundation ha recentemente (2009) presentato al Parlamento Europeo “FIT FOR<br />

WORK”, uno studio che ha coinvolto 25 Stati europei, prendendo in esame soprattutto la<br />

relazione tra diverse malattie e i loro effetti sulla quotidianità professionale. Lo studio<br />

ha dimostrato che, in questi Stati, 100 milioni di persone soffrono di malattie croniche<br />

dell’apparato motorio, di cui 40 milioni sono ancora in età lavorativa.<br />

Numerosi dati e statistiche documentano che, generalmente, è possibile definire i reumatismi<br />

una malattia popolare.<br />

A livello globale, tumori, cardiopatie, tubercolosi e diabete si riscontrano più raramente<br />

delle malattie reumatiche di cui, prima o poi, soffre almeno un adulto su due (basta<br />

considerare, ad esempio, un “colpo della strega” di breve durata o i dolori articolari a<br />

seguito di un’infezione).<br />

29<br />

caPitolo 2


30<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

dei reumatismi fa parte anche il mal di schiena:<br />

• il 31,5% delle persone d’età superiore a 65 anni soffre di mal di schiena, che sfocia<br />

• nell’8% di tutte le radiografie<br />

• nel 2,5% delle prescrizioni farmacologiche<br />

• nel 30% delle sedute di fisioterapia<br />

• nel 13% delle invalidità<br />

• inoltre, è il motivo più frequente d’assenza dal posto di lavoro tra le persone d’età<br />

inferiore a 45 anni<br />

I reumatismi, dunque, hanno anche un enorme significato medico, sociale ed economico.<br />

Per fare chiarezza, suddividiamo la grande quantità di malattie reumatiche in 4 gruppi<br />

principali.<br />

malattie reumatiche degenerative<br />

• Artrosi alle articolazioni delle estremità<br />

· Forme primarie (mono o poliartrosi)<br />

· Forme secondarie (ad esempio in seguito a traumi, sottopeso o sovraccarico)<br />

• Modificazioni degenerative della colonna vertebrale<br />

· Spondilosi e spondiloartrosi<br />

· Discopatie, con o senza ernie<br />

· Stenosi del canale vertebrale<br />

• Altre forme, come ad esempio artrosi sterno-clavicolare, artrosi di Heberden e di Bouchard,<br />

ecc.<br />

le malattie articolari dovute a logoramento (artrosi) sono le più frequenti.<br />

In percentuale, le persone d’età superiore a 65 anni soffrono di:<br />

• 29% ARTROSI AL GINOCCHIO<br />

• 14% ARTROSI ALLE MANI<br />

• 7,7% ARTROSI ALL’ANCA<br />

In Alto Adige, circa 20.000 persone soffrono d’artrosi sintomatiche, ovvero con presenza<br />

di dolori, che colpiscono principalmente ginocchia, mani e anche. Inoltre, nella maggior<br />

parte delle persone si riscontra il logoramento contemporaneo di numerose articolazioni.<br />

malattie reumatiche metaboliche<br />

• Osteoporosi<br />

• Gotta e altre malattie da microcristalli e modificazioni articolari<br />

• Diabete<br />

• Emocromatosi (sindrome da accumulo di ferro)


malattie reumatiche infiammatorie<br />

Dal punto di vista numerico, si tratta del gruppo più piccolo (10% circa), che comprende<br />

però le malattie più gravi.<br />

• Artrite reumatoide (poliartrite cronica), sieronegativa o sieropositiva<br />

• Artrite giovanile cronica (detta anche morbo di Still)<br />

• Febbre reumatica<br />

• Spondartritide sieronegativa<br />

· Spondilite anchilosante (morbo di Bechterew)<br />

· Artrite psorisiaca<br />

· Artritidi reattive (tra cui la sindrome di Reiter)<br />

· Artrite in caso d’infiammazioni intestinali croniche<br />

• Collagenosi<br />

· Lupus eritematoso sistemico<br />

· Polimiosite e dermatomiosite<br />

· Sclerodermia sistemica progressiva (compresa la sindrome di CREST)<br />

· Sindrome di Sjögren<br />

· Connettivite mista (sindrome di Sharp)<br />

• Vasculiti<br />

· Polimialgia reumatica<br />

· Panarterite nodosa e altre<br />

Inoltre, comprende anche il gruppo più recente, con diversi quadri clinici autoinfiammatori,<br />

come le sindromi febbrili associate alla criopirina<br />

Prevalenza in alto adige (circa)<br />

0,46% Artrite reumatoide 2.300<br />

0,42% Artrite psorisiaca 2.100<br />

0,37% Morbo di Bechterew 1.850<br />

0,37% Polimialgia reumatica 1.850<br />

31<br />

caPitolo 2


32<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

malattie reumatiche dolorose (“reumatismi delle parti molli del corpo”)<br />

• Localizzate<br />

· Tessuto adiposo (ad esempio la panniculosi)<br />

· Tendini e guaine tendinee (ad esempio la tendinite e la tendovaginite stenosante)<br />

· Borsa sinoviale (ad esempio la borsite)<br />

· Muscoli (ad esempio la miogelosi)<br />

· Forme combinate (ad esempio la periartrite omero-scapolare)<br />

• Generalizzate<br />

· Sindrome fibromialgica<br />

i reumatismi possono comportare:<br />

• dolori<br />

• limitazioni di movimento<br />

• deformazione di articolazioni e colonna vertebrale<br />

• handicap fisico<br />

• perdita dell’idoneità al lavoro<br />

• isolamento sociale<br />

• perdita di autonomia<br />

Nei prossimi capitoli, io e i miei colleghi cercheremo di presentarvi i più importanti<br />

quadri clinici reumatici.<br />

Ricordate che l’istruzione è conoscenza e il sapere è la prima fase di ogni cura!


il dott. armin maier<br />

aRtRosi<br />

“Da tempo, il ginocchio e le anche mi causano un<br />

po’ di problemi, ma cerco di non lamentarmi e<br />

di non correre subito dal medico. Quando il dolore<br />

diventa più intenso, effettuo degli impacchi con<br />

la grappa d’arnica, il grasso di marmotta o altri<br />

prodotti che ho in casa. Questi rimedi sono sempre<br />

risultati abbastanza efficaci ma, ultimamente, il ginocchio<br />

si è ingrossato, per due volte si è gonfiato<br />

e, inoltre, lo sentivo un po’ caldo. Poi, non sono più<br />

riuscito a muoverlo e ho cominciato a zoppicare. Di<br />

notte va molto meglio, anche se non riesco ancora<br />

a stenderlo completamente e, così, lo appoggio su<br />

un cuscino. Al mattino, quando mi alzo, avverto immediatamente dolore e, talvolta, lo<br />

sento scricchiolare internamente: un rumore che ricorda le antiche macine dei mulini.<br />

Dopo qualche passo va un po’ meglio, ma comunque non posso più andare avanti così,<br />

la situazione è diventata insostenibile.”<br />

“Non riesco più guardarmi le mani: negli ultimi anni sono cambiate così tanto… Le<br />

dita sembrano piccoli rami nodosi e l’articolazione metacarpo-falangea è molto gonfia<br />

e sempre più incurvata. Se va avanti così, diventeranno come le mani di mia madre.<br />

Fortunatamente, il dolore non è costante e, solitamente, compare solo in seguito all’improvviso<br />

gonfiore dell’articolazione, ma purtroppo ho perso la sensibilità necessaria per<br />

poter lavorare.”<br />

“Già da tempo soffro di dolori alla testa, ma tutti continuano a ripetermi che sono<br />

dovuti alla mia professione di sarto, che mi porta ad avere spesso il collo in tensione.<br />

Ora non riesco quasi più a girarlo e a ogni movimento avverto dolore, talvolta intenso<br />

e protratto fino al braccio destro. Negli ultimi tempi, la situazione è così peggiorata che<br />

sento un formicolio in tutto il braccio, le prime tre dita s‘addormentano e non riesco<br />

più a tenere nemmeno una matita in mano.”<br />

Tre storie. Tre pazienti disperati. Una sola malattia: l’ARTROSI.<br />

Un’artrosi al ginocchio, una forma nodosa che ha colpito le dita e un’artrosi cervicale<br />

con compressione della radice destra del nervo C6.<br />

cos’è l’artrosi?<br />

Il concetto più corretto con cui rendere il termine di “artrosi” è “logoramento articolare”,<br />

che, preso singolarmente, non rimanda necessariamente a una malattia, indicando<br />

solo che un’articolazione risulta logorata. È automatico pensare a un’usura meccanica,<br />

come quella cui sono soggetti i cuscinetti a sfere: un paragone, da un lato, molto com-<br />

33<br />

caPitolo 2


34<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

prensibile, che però, dall’altro, non tiene presente l’essenziale differenza tra macchina<br />

inanimata e corpo vivente. Con il passare del tempo, i macchinari si rompono, non<br />

potendo rigenerarsi da soli. Le articolazioni, invece, prendono parte al processo biologico<br />

e, pertanto, logoramento e rigenerazione possono bilanciarsi. Il corpo dispone di<br />

una capacità spontanea di riparazione, con cui tenta di ridurre e contenere i danni: un<br />

obiettivo che riesce a conseguire più o meno bene.<br />

Se un paziente con un leggero logoramento dell’articolazione del ginocchio non riesce<br />

quasi a camminare, un altro che presenta una degenerazione più grave è ancora in<br />

grado di giocare a calcio. Il primo lamenta forti dolori, nonostante la scarsa sollecitazione<br />

dell’articolazione, mentre il secondo non li nota affatto. Il corpo umano è un<br />

meccanismo complesso e in grado di compensare: quest’adattamento al nuovo livello<br />

di resistenza, simile a un’autoguarigione, costituisce la nostra possibilità di goderci una<br />

vita piena, nonostante l’artrosi.<br />

Quali sono le cause dell’artrosi?<br />

L’età è il fattore di rischio più significativo.<br />

Le radiografie del 17% della popolazione con età inferiore a 35 anni evidenziano la presenza<br />

di almeno un’articolazione colpita dall’artrosi; percentuale che raggiunge il 94%<br />

dopo i 65 anni. L’incidenza aumenta soprattutto a partire dal 50° anno d’età e sono le<br />

donne a essere colpite più frequentemente, intensamente e a numerose articolazioni<br />

insieme. L’incremento dei casi d’artrosi è dovuto alle crescenti aspettative di vita.<br />

Con l’avanzare dell’età, la cartilagine diventa meno elastica e resistente e si può arrivare<br />

al punto in cui non è più in grado di reggere il carico e, così, hanno inizio il suo<br />

logoramento e l’artrosi.<br />

Sebbene l’artrosi non sia una malattia ereditaria in senso stretto, si deve comunque<br />

artrosi al ginocchio


logoramento delle<br />

gambe a X e a o<br />

tener presente un fattore di predisposizione genetica. Soprattutto nel caso dell’artrosi<br />

nodosa alle dita, generazioni successive presentano similitudini nelle mutazioni delle<br />

articolazioni. In questi casi, una cura causale non è possibile, ma si può prevenire la<br />

malattia, trattando il proprio corpo e le articolazioni con attenzione, per evitare ulteriori<br />

danni.<br />

Le malattie avute nell’infanzia, come la displasia dell’articolazione dell’anca, la malattia<br />

di Perthes all’anca e l’osteocondrosi dissecante dell’articolazione del ginocchio, possono<br />

essere il punto di partenza di un’artrosi.<br />

Una posizione scorretta dell’articolazione, come le gambe a X o a O e quasi tutte le<br />

divergenze dalla norma, pregiudicano la funzionalità e la capacità di carico, incrementando<br />

così il rischio di un logoramento prematuro.<br />

Gli incidenti con lesioni articolari e fratture ossee possono causare una cosiddetta artrosi<br />

secondaria.<br />

Anche le malattie accompagnate da infiammazioni articolari, come la gotta o l’artrite<br />

reumatoide, provocano la degenerazione delle articolazioni.<br />

Sovraccarico o sottopeso protratti nel tempo possono accelerare il logoramento articolare.<br />

Pertanto, persone notevolmente in sovrappeso soffrono più spesso d’artrosi al<br />

ginocchio, rispetto a coloro che hanno un peso normale. Resta da stabilire se si tratti<br />

esclusivamente di una questione di peso poiché, solitamente, queste persone praticano<br />

meno movimento, la loro alimentazione non è sana e la loro muscolatura non sostiene<br />

adeguatamente le articolazioni. Il logoramento articolare è più frequente tra coloro che<br />

esercitano professioni pesanti, piuttosto che tra le persone che lavorano in ufficio. Inoltre,<br />

è logico che le articolazioni tibio-tarsali e quelle di ginocchio e anca, che devono<br />

sostenere il peso del busto, si logorino più rapidamente rispetto a quelle di gomito e<br />

spalle.<br />

Esistono, poi, determinate attività sportive che causano, più o meno regolarmente, un<br />

logoramento delle articolazioni sottoposte a sforzi più intensi. Le microlesioni sportive<br />

non vanno trascurate: i calciatori, ad esempio, soffrono spesso d’artrosi al ginocchio,<br />

35<br />

caPitolo 2


36<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

alle articolazioni tibio-tarsali e a quelle metatarso-falangee, la cui causa spesso è da<br />

ricercare in ripetute piccole lesioni cartilaginee.<br />

Troppo riposo non è sano, poiché la sedentarietà non rinforza l’organismo. Sarebbe<br />

errato pensare che la chiave per evitare l’artrosi consista in un assoluto riguardo e<br />

nella rinuncia a caricare le articolazioni, poiché queste vivono grazie al movimento. Dal<br />

momento che la cartilagine non viene irrorata dal sangue, deve fare affidamento sul<br />

trasporto di sostanze nutritive dal liquido articolare, che sono di vitale importanza: un<br />

approvvigionamento favorito dal movimento. La sollecitazione dovuta alla pressione<br />

alternata mantiene la cartilagine elastica e liscia.<br />

Quali sintomi indicano la presenza dell’artrosi?<br />

• Dolore iniziale (difficoltà ad alzarsi e primi passi dolorosi)<br />

• Dolori dovuti al caricamento (dopo un iniziale miglioramento, il dolore aumenta nuovamente,<br />

a causa del peso)<br />

• Limitazioni di movimento (un esame fisico mette subito in risalto questa riduzione<br />

della mobilità, che i pazienti, spesso, notano solo molto tempo dopo)<br />

• Versamento articolare, soprattutto in caso d’artrosi attiva (gonfiori sempre presenti)<br />

• Contrazione di muscoli e tendini (muscoli e tendini tentano di mantenere l’articolazione<br />

in una posizione rilassata, per limitarne i movimenti, ma questo può causare<br />

contratture muscolari e tendinee, fonte di nuovi dolori)<br />

• Rumori articolari (in caso di gravi danni cartilaginei o quando pezzi distaccati di cartilagine<br />

si muovono all’interno dell’articolazione, con il rischio di bloccarla improvvisamente)<br />

Per una diagnosi precisa, il medico necessita<br />

di un colloquio approfondito, di una visita<br />

del paziente e, solitamente, anche di una<br />

radiografia dell’articolazione. Nella maggior<br />

parte dei casi, la radiografia conferma il sospetto<br />

di un’artrosi, presentando soprattutto<br />

un restringimento della cavità articolare (solitamente,<br />

lo strato di cartilagine risulta consumato<br />

e assottigliato) e una contemporanea<br />

“contro-reazione” dell’osso, che forma osteofiti<br />

(dentellature ossee più o meno tozze) lungo il margine articolare, e una “sclerotizzazione<br />

subcondrale” sull’osso sottostante alla cartilagine. Talvolta, una radiografia non<br />

è sufficiente, soprattutto se si deve valutare la possibilità di sottoporre il paziente a un<br />

intervento chirurgico. In questi casi, viene effettuata una risonanza magnetica (tomografia<br />

a risonanza magnetica nucleare), che consente un’analisi più approfondita non<br />

solo dell’osso, ma anche delle parti molli, come muscoli e tendini.


le artrosi non sono tutte uguali!<br />

Anche se da una radiografia un’artrosi inattiva può sembrare molto avanzata, il paziente<br />

non avverte necessariamente forti dolori, né riscontra notevoli limitazioni della sua<br />

mobilità.<br />

Nel caso di un’artrosi attiva, invece, il logoramento articolare causa infiammazioni e forti<br />

dolori. Il quadro clinico viene determinato in base al processo infiammatorio localizzato<br />

(l’artrosi non fa comunque parte delle “malattie articolari infiammatorie“). La causa del<br />

dolore non va attribuita tanto al restringimento della cartilagine articolare, quanto piuttosto<br />

ai prodotti del metabolismo causati dal logoramento e fonte dell’infiammazione.<br />

Un’artrosi inattiva può essere presente per anni o decenni, e poi trasformarsi in una<br />

forma attiva e infiammata a causa di un fattore scatenante, tra cui è possibile annoverare<br />

diverse cause, come eccessiva sollecitazione (ad esempio una lunga escursione<br />

in montagna), influssi climatici, infezioni batteriche o virali, come l’influenza, piccoli<br />

infortuni, assunzione di farmaci, lunghi viaggi in auto, ecc. In poche ore, l’articolazione<br />

colpita può gonfiarsi notevolmente poiché, a causa del fattore esterno scatenante, la<br />

membrana sinoviale viene stimolata a produrre una quantità eccessiva di liquido articolare,<br />

che viene depositato all’interno dell’articolazione.<br />

come si cura l’artrosi?<br />

L’obiettivo consiste nel trasformare un’artrosi dolorosa e attiva in una forma inattiva e<br />

con pochi sintomi, per limitare la perdita di funzionalità e il peggioramento della qualità<br />

della vita.<br />

Il medico, dopo aver illustrato al paziente la causa dei disturbi, può contribuire al loro<br />

lenimento con farmaci, terapia fisica o interventi chirurgici. Tuttavia, il fattore decisivo<br />

è sempre l’atteggiamento del paziente, che deve adattarsi alla nuova situazione, senza<br />

pretendere d’eliminare immediatamente i disturbi causati dall’artrosi, anzi tentando di<br />

convivere con la malattia.<br />

La Lega europea contro le malattie reumatiche (EULAR) ha pubblicato 9 consigli per la<br />

cura dell’artrosi<br />

1. combinazione di terapia farmacologica e non, per un trattamento ottimale<br />

Una terapia integrata e con un obiettivo ben definito è decisiva. Nel migliore dei casi,<br />

dovrebbe eliminare il dolore e migliorare la funzione articolare.<br />

37<br />

caPitolo 2


38<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

2. cura armonizzata in base a: fattori di rischio, intensità del dolore, versamento<br />

articolare e stadio dell’artrosi<br />

La terapia dev’essere concordata tra medico e paziente e le soluzioni per la cura determinate<br />

individualmente, in base allo stadio della malattia. Un’artrosi attiva, ad esempio,<br />

richiede riposo e alleggerimento del carico, mentre una forma inattiva necessita di<br />

movimento.<br />

3. terapia non farmacologica: perdita di peso, supporti ortopedici, trattamenti<br />

fisici e fisioterapici<br />

Gli effetti positivi dell’attività fisica e del movimento, nella cura dell’artrosi, sono indiscussi<br />

poiché, soprattutto grazie all’avvicendarsi di caricamento e alleggerimento, portano<br />

a un miglioramento dell’approvvigionamento di sostanze nutritive della cartilagine<br />

e della mobilità articolare, a un irrobustimento della muscolatura intorno all’articolazione<br />

e a una stabilizzazione della stessa, a un recupero della mobilità dopo un intervento<br />

chirurgico, alla perdita di peso dovuta al consumo di calorie, a una riduzione dello<br />

stress grazie all’allenamento costante e, inoltre, hanno una funzione antidepressiva.<br />

Il programma sportivo dovrebbe essere determinato individualmente, in base a sintomatologia,<br />

resistenza e inclinazioni personali del paziente. Si consigliano sport con un<br />

basso rischio d’infortuni: ESCURSIONI, NUOTO e BICICLETTA, con una frequenza di 2/3<br />

volte a settimana.


Per quanto riguarda le escursioni, sarebbe meglio evitare di sovraccaricare l’articolazione,<br />

indossando calzature adeguate e utilizzando, eventualmente, plantari e talloniere.<br />

Rispetto alla corsa (jogging), la sollecitazione di una camminata non supera l’1,5 del<br />

peso corporeo.<br />

Se effettuato seguendo la tecnica corretta, è particolarmente consigliato il nordic walking,<br />

poiché l’impiego dei bastoncini consente di ridurre il caricamento sulle articolazioni.<br />

È molto indicato anche l’allenamento in acqua, privilegiando stile libero e dorso, rispetto<br />

alla rana.<br />

L’aquajogging prevede un allenamento effettuato contro la resistenza dell’acqua. Questo<br />

sport consente d’affaticare meno le articolazioni, grazie alla spinta ascensionale dell’acqua,<br />

e di conseguire un benefico rilassamento dovuto alla sua temperatura (ottimale se<br />

compresa tra 30 e 32°C).<br />

La bicicletta è particolarmente consigliata nei casi d’artrosi avanzata all’anca e al ginocchio.<br />

È importante impostare il rapporto più corto possibile e mantenere un’elevata<br />

frequenza di pedalata. Chi teme il traffico può scegliere la cyclette.<br />

4. Paracetamolo: il primo rimedio, talvolta anche a lungo termine<br />

Il primo farmaco che viene prescritto è un semplice analgesico (come la Tachipirina o<br />

l’Efferalgan), con somministrazione regolare o a lungo termine.<br />

Solo in seconda istanza s’utilizza, a lungo termine, ovvero per una o due settimane, un<br />

antireumatico non steroideo (ad esempio l’Aspirina o i medicinali più recenti come il<br />

Diclofenac, l’Eterocoxib, ecc.). In caso d’assunzione prolungata, è necessario proteggere<br />

lo stomaco, poiché questi medicinali possono provocare ulcere gastriche o duodenali<br />

e, inoltre, non possono essere somministrati troppo a lungo a pazienti con problemi<br />

d’ipertensione e insufficienza renale. Il vantaggio rispetto ai semplici analgesici consiste<br />

nel fatto che agiscono anche sui componenti infiammatori, soprattutto in presenza di<br />

un’artrosi attiva.<br />

5. efficacia di sostanze ad azione locale (ad esempio, nsaR)<br />

In presenza di un’artrosi attiva, gli impacchi freddi (borsa del ghiaccio per meno di 20<br />

minuti), quelli con la ricotta o con l’argilla medicamentosa offrono buoni risultati.<br />

Nonostante l’assenza di riscontri concreti, è consigliata anche l’applicazione di pomate,<br />

gel o creme a base di antireumatici non steroidei o d’origine vegetale. L’automedicazione<br />

e i messaggi donano un certo sollievo.<br />

In caso d’artrosi inattiva, gli impacchi caldi, quelli a base di grappa d’arnica o una lozione<br />

antireumatica possono lenire le dolorose tensioni muscolari e tendinee intorno<br />

all’articolazione.<br />

39<br />

caPitolo 2


40<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

6. efficacia degli oppioidi in caso d’intolleranza a paracetamol o nsaR<br />

Qualora non fosse possibile assumere paracetamolo o NSAR, a causa dei loro effetti<br />

collaterali o della loro inefficacia, la somministrazione di oppioidi (per lo più preparati<br />

sintetici simili alla morfina) è un’alternativa che riscuote un successo sempre maggiore.<br />

Il potenziale di dipendenza è basso, mentre l’analgesia, solitamente, risulta molto potente:<br />

è solo necessario individuare il preparato ideale e soprattutto il dosaggio ottimale<br />

per ogni singolo paziente.<br />

7. effetto sintomatico di “systematic slow-acting drugs in osteoarthritis<br />

(sysadoa)”<br />

Si tratta di preparati che influiscono sul metabolismo cartilagineo e articolare. Eccetto il<br />

glucosaminosolfato, non esistono sostanze la cui capacità d’arrestare il progredire del<br />

logoramento articolare sia scientificamente provata. Ciò nonostante, è stato possibile<br />

riscontrare in numerosi pazienti buoni risultati in seguito al trattamento con questi farmaci,<br />

che contengono i componenti della cartilagine. Per quanto riguarda la loro modalità<br />

d’azione, si può immaginare che all’organismo venga offerta una quantità eccessiva<br />

di componenti cartilaginei (ad esempio gli amminoacidi), che successivamente vengono<br />

sempre più assimilati dall’articolazione.<br />

Questa terapia, riservata alle artrosi in fase iniziale e intermedia, è inutile in presenza<br />

di un’articolazione quasi completamente logorata.<br />

Rimedi non faRmacologici<br />

semPlici analgesici<br />

(ad esempio, efferalgan ® )<br />

Rimedio supplementare:<br />

terapia esterna<br />

nsaR<br />

in caso di versamento:<br />

cortisone intrarticolare<br />

“terapia anti-artrosi<br />

di base“ di sostegno<br />

ad esempio,<br />

glucosaminosolfato<br />

(dona ® )<br />

interventi<br />

chirurgici<br />

schema degli stadi della<br />

terapia farmacologica


8. iniezione intrarticolare di cortisone, in caso di versamento e forti dolori<br />

In presenza di un notevole gonfiore, soprattutto nel caso di una grande articolazione<br />

come quella del ginocchio, è possibile estrarre, ovvero aspirare il liquido con una siringa.<br />

Così, si raggiungono due obiettivi: da un lato, s’alleggerisce la pressione interna<br />

esercitata sulla capsula articolare, con un’immediata riduzione del dolore, rimuovendo<br />

nel contempo dall’articolazione gli enzimi e le sostanze chimiche che scindono le albumine<br />

e danneggiano la cartilagine. Dall’altro lato, l’iniezione consente di fare chiarezza<br />

sulla diagnosi, accertando la causa dell’artrosi, che può essere dovuta a un infortunio<br />

o un’infiammazione.<br />

In caso di artrosi attiva molto acuta, un’iniezione di cortisone nell’articolazione è fonte<br />

di sollievo: in poche ore riduce dolore e gonfiore e i disturbi possono anche sparire per<br />

mesi o anni. In seguito a un’unica applicazione, gli effetti collaterali sull’organismo sono<br />

molto limitati. Un’iniezione regolare di preparati al cortisone, invece, è da evitare, poiché<br />

indebolirebbe le strutture articolari, aumenterebbe gli effetti collaterali del farmaco<br />

e potrebbe causare un elevato rischio d’infezione.<br />

9. soluzioni chirurgiche<br />

Qualora tutte le misure prospettate finora, anche dopo una lunga applicazione, non<br />

portassero alcun beneficio, permanendo forti dolori e un’elevata limitazione funzionale,<br />

è possibile prendere in considerazione un intervento chirurgico.<br />

Esistono numerosi metodi per eliminare i disturbi o, almeno, lenirli: partendo dall’artroscopia<br />

e passando per un’operazione alle ossa, fino al riposizionamento articolare<br />

(osteotomia) e alla sostituzione endoprotesica dell’articolazione. È importante prenotarsi<br />

per tempo presso una clinica ortopedica e programmare con precisione l’intervento<br />

chirurgico.<br />

Durante i nostri primi anni di vita, abbiamo imparato a camminare,<br />

poi abbiamo corso, ci siamo arrampicati e abbiamo saltato senza sosta.<br />

Da giovani e in età adulta abbiamo imparato a riconoscere<br />

il manifestarsi delle nostre energie.<br />

Ora, nella vecchiaia, dobbiamo ammettere che<br />

il nostro corpo ha dei limiti che siamo tenuti a rispettare poiché,<br />

se continuiamo a oltrepassarli, saranno i dolori e le malattie<br />

a ricordarci qual è la nostra età.<br />

Anche l’artrosi è un cambiamento dovuto al passare degli anni,<br />

cui dobbiamo adattarci: superarla significa vivere in armonia<br />

e in equilibrio con il nostro corpo e con i limiti che ci impone.<br />

41<br />

caPitolo 2


42<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

aPPRocci di medicina comPlementaRe nel<br />

tRattamento dei casi Reumatici<br />

Il concetto greco “reuma”, che suggerisce l’idea di<br />

un dolore “diffuso” ed “intenso”, include svariati<br />

tipi di malattie, nonché un’ampia gamma di dolori<br />

funzionali differenti, che coinvolgono evidentemente,<br />

non solo l’apparato motorio, ma anche, molto<br />

spesso, gli organi interni, la pelle e gli occhi. È ormai<br />

chiaro che le malattie reumatiche debbano essere<br />

analizzate considerando l’interezza del corpo umano<br />

e non indipendentemente da esso. La medicina<br />

complementare cerca di rendere giustizia a questa<br />

idea con un approccio integrato; gli innumerevoli<br />

metodi oggi a disposizione vengono utilizzati in<br />

modo sensato per far fronte a questo problema che, naturalmente, non si pretende di<br />

risolvere ma, perlomeno, di limitarne i sintomi e quindi contenere il decorso della malattia.<br />

Fra gli innumerevoli metodi di medicina complementare a disposizione, citiamo,<br />

qui di seguito, solo i più importanti.<br />

terapia alimentare<br />

Non esiste una “dieta per i reumatismi” in senso stretto. Il detto: “Fa che il cibo sia la<br />

tua medicina e la medicina il tuo cibo” era un valore ricavato dall’esperienza, ben noto<br />

agli antichi, consolidato poi da innumerevoli studi scientifici. Il tipo di alimentazione<br />

seguita dall’uomo può peggiorare lo stato infiammatorio o agire su di esso limitandolo:<br />

ecco perché tale concetto costituisce il fondamento di una strategia terapeutica di medicina<br />

complementare. È noto, ad esempio, che gli acidi grassi insaturi, contenuti negli<br />

alimenti d’origine animale, agiscono aumentando il processo infiammatorio, motivo per<br />

cui la loro assunzione dovrebbe essere limitata; gli acidi grassi insaturi derivati dai vegetali<br />

o dal pesce, invece, agiscono limitando l’infiammazione ed è, quindi, importante<br />

assicurarsi di assumerne a sufficienza. Bisogna anche sempre tenere in considerazione<br />

la capacità individuale di tollerare gli alimenti. L’apparato digerente rappresenta<br />

l’organo più esteso del nostro corpo: i processi infiammatori hanno spesso origine al<br />

suo interno e, di conseguenza, tutti i cibi verso i quali siamo intolleranti provocano,<br />

attraverso le mucose, una reazione infiammatoria cronica, che può coinvolgere persino<br />

l’apparato motorio.<br />

omeopatia<br />

Un’anamnesi dettagliata e un’indagine accurata dei sintomi aiutano nella scelta del corretto<br />

metodo da seguire. L’uomo viene analizzato nella sua totalità e, per identificare i rimedi<br />

individuali utili ad aiutare il paziente, è di fondamentale importanza tenere in considerazione<br />

non solo i suoi sintomi fisici, ma anche il suo stato d’animo e le esperienze vissute.<br />

il dott. georg Rohregger<br />

medicina complementare<br />

merano


lo staff dei servizi di medicina<br />

complementare in occasione<br />

della cerimonia inaugurale,<br />

il 27 gennaio 2010.<br />

omotossicologia<br />

L’omotossicologia deriva dall’omeopatia, ma si differenzia sostanzialmente da essa. In<br />

questo caso vengono utilizzato i cosiddetti “farmaci complessi”, vale a dire un insieme<br />

di rimedi derivati da criteri omeopatici, che sembra sviluppino la propria efficacia grazie<br />

alla sinergia dei loro singoli componenti. Secondo la teoria messa a punto dall’omotossicologia,<br />

le malattie si verificano a causa di un insufficiente processo di disintossicazione<br />

dell’organismo attraverso le vie escretrici.<br />

terapia neurale<br />

La ricerca dei campi di disturbo e il loro trattamento può ridurre notevolmente l’insorgere<br />

del dolore. Tali focolai possono essere rappresentati da cicatrici, tonsille, denti,<br />

ma anche da alcuni sistemi organici modificati da processi infiammatori. Tramite una<br />

terapia mirata, basata su una serie di iniezioni, è possibile limitare gli effetti provocati<br />

da questi campi di disturbo ed assicurare così uno stato di benessere generale. In casi<br />

particolari, è possibile utilizzare anche alcune sostanze vegetali stimolanti, effettuando<br />

dei ponfi cutanei.<br />

terapia ortomolecolare<br />

Le vitamine, i minerali ed altri integratori alimentari possono influenzare in modo determinante<br />

il decorso di una malattia. Eventuali carenze alimentari possono limitare il<br />

processo di autoguarigione del nostro organismo. Gli effetti antinfiammatori e calmanti<br />

della vitamina E, somministrata in elevate dosi, sono ben noti a tutti: essa è in grado di<br />

aggredire i radicali liberi dell’ossigeno che, a causa dell’infiammazione, si sviluppano<br />

43<br />

caPitolo 2


44<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

a livello delle articolazioni reumatiche. Proprio per via della loro potente efficacia, è<br />

utile che gli integratori vengano assunti in maniera mirata, evitandone l’assunzione<br />

indiscriminata.<br />

agopuntura<br />

L’agopuntura costituisce un metodo terapeutico derivato dalla medicina tradizionale<br />

cinese, secondo la quale vengono applicati aghi in prossimità di strutture anatomiche<br />

localizzate sulla superficie del corpo, sulle ossa, sulle articolazioni e sui muscoli, a diversi<br />

livelli di profondità. Tramite la stimolazione di strutture sensibili, vengono risolti<br />

eventuali blocchi a livello dell’organismo e dei meridiani, stimolando o calmando ogni<br />

singolo organo. L’agopuntura non viene utilizzata come terapia unica né in Cina, né in<br />

Europa, ma è affiancata ad altre terapie quali la moxaterapia (terapia del calore), la<br />

fitoterapia, i massaggi, la dieta, esercizi di concentrazione e di movimento. L’efficacia<br />

dell’agopuntura, anche se utilizzata non in affiancamento ad altre terapie, è comunque<br />

scientificamente provata.<br />

osteopatia<br />

L’osteopatia è un metodo terapeutico messo a punto verso la fine del diciannovesimo<br />

secolo negli Stati Uniti che, grazie alla diagnosi manuale e a specifiche tecniche terapeutiche,<br />

aiuta a risolvere i blocchi tissulari. A differenza dagli altri metodi manuali,<br />

l’osteopatia agisce non solo a livello del sistema muscolo-scheletrico, ma è anche in<br />

grado di diagnosticare e curare disturbi presenti negli organi interni e nel cosiddetto<br />

sistema cranio-sacrale che, con le sue innervazioni e le sue membrane, attraverso il midollo<br />

spinale, unisce il cranio all’osso sacro e, di conseguenza, tutto il corpo. L’efficacia<br />

dell’osteopatia sugli stati dolorosi è provata su ampia scala.<br />

shiatsu<br />

Durante il trattamento shiatsu, il terapeuta agisce sui meridiani e su punti specifici del<br />

corpo, attraverso la pressione esercitata da dita, palmi delle mani, gomiti, ginocchia e<br />

piedi, in modo da stimolare e armonizzare il flusso energetico. Diversamente dall’agopuntura,<br />

viene presa in considerazione l’intera mappa dei meridiani. Il trattamento<br />

prevede anche esercizi di allungamento e rotazione, nonché tecniche respiratorie particolari.<br />

Lo shiatsu agisce regolando i meccanismi del nostro corpo e, di conseguenza,<br />

riduce anche il dolore e l’infiammazione.<br />

Riflessologia plantare<br />

La riflessologia plantare appartiene alle terapie alternative e complementari e lavora<br />

sulla capacità di rigenerazione del corpo umano. Il terapeuta tratta i piedi tramite<br />

specifiche tecniche pressorie, che agiscono sulle zone di riflesso del nostro sistema<br />

organico.


coppettazione<br />

Rappresenta un metodo molto diffuso, già per gli antichi, di una terapia utilizzata per la<br />

cura della pelle, con effetti e riflessi a livello locale, e trova applicazione in particolare<br />

nella terapia del dolore ortopedico. Esiste un forte legame fra la superficie del corpo e<br />

il suo interno: tramite il trattamento superficiale, è possibile stimolare l’autoregolazione<br />

corporea.<br />

linfodrenaggio manuale<br />

Si tratta di un massaggio con impulsi pressori circolari che agiscono sul sistema linfatico<br />

e venoso. Tenendo in considerazione controindicazioni specifiche, è anche possibile<br />

influenzare la reazione infiammatoria riflessa e locale, così da alleviare i dolori.<br />

Healing touch (Ht)<br />

È una terapia energetica messa a punto negli Stai Uniti, che supporta l’equilibrio fra il<br />

benessere corporeo, mentale, emotivo e spirituale, cercando di stimolare la capacità<br />

individuale di autoguarigione. HT agisce in particolare sul sistema nervoso vegetativo,<br />

che regola l’insorgere del dolore e il suo controllo.<br />

ecco dove Potete tRovaRci<br />

Ospedale di Merano<br />

Via Rossini, 1<br />

39012 Merano<br />

Segreteria e iscrizioni<br />

Telefono: +39 0473 251 400<br />

Lu-ve: 08.00 - 15.00<br />

E-mail: komed@asbmeran-o.it<br />

45<br />

caPitolo 2


46<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

consigli nutRizionali<br />

nella Patologia Reumatica<br />

Nella maggior parte delle patologie croniche l’alimentazione<br />

gioca un ruolo di rilievo sia a livello di<br />

prevenzione che di terapia. Nell’ambito reumatologico,<br />

invece, la ricerca scientifica non ha evidenziato<br />

specifici nessi causali. Se i fattori alimentari<br />

sembrano poco coinvolti nell’insorgenza di queste<br />

malattie, altrettanto non può dirsi per la prevenzione<br />

delle possibili complicanze (1, 8).<br />

non sottovalutare il sovrappeso<br />

Se un certo distretto osteo-articolare è interessato<br />

da un processo infiammatorio, peggiora qualora lo<br />

si sottoponga ad un carico aggiuntivo anche di pochi<br />

kg. (6, 9) Per ogni kg di peso in più, ad es., avremo<br />

un carico suppletivo di 4 kg su ogni ginocchio.<br />

(11) La presenza di grasso corporeo in eccesso va<br />

temuta anche perché questo tessuto, che fino a<br />

poco tempo fa si riteneva inerte, produce in realtà<br />

molte sostanze, alcune delle quali ad azione<br />

pro-infiammatoria (adipocitokine). Infiammazione<br />

su infiammazione non può che dare un problema<br />

maggiore. (4)<br />

Ma come si fa a sapere se si è in sovrappeso? Indicativamente si deve effettuare la seguente<br />

operazione: si dividono i kg di peso corporeo per l’altezza, espressa in metri,<br />

moltiplicata per se stessa. Si ottiene in tal modo l’Indice di Massa Corporea (IMC). Per<br />

es. un individuo di 70 kg alto 1,7 m, avrà un IMC di 70: (1,7 x 1,7)= 24,2. Si considera<br />

normopeso un individuo con un valore incluso nel range 18,5 - 24,9 kg/m 2 , sovrappeso<br />

tra 25 e 29,9 e obeso da 30 in su. In assoluto i valori di IMC che fanno correre meno<br />

rischi di salute vanno da 18,5 a 23 kg/m 2 . (11)<br />

E se si hanno difficoltà nel salire sulla bilancia? Effettuare una valutazione visiva, paragonando<br />

tra loro i vari tratti del corpo, es.tronco, addome,arti superiori, ecc.,oppure<br />

tenere sotto controllo le taglie dei vestiti o i buchi sulle cinture o, ancora, misurare con<br />

un metro da sarta alcune circonferenze come quella a metà braccio o della vita. (11)<br />

E se si deve calare di peso? Non cadere nell’errore di volere tutto e subito.Il peso<br />

deve scendere lentamente ricorrendo a centri specializzati,in grado di garantire un<br />

piano nutrizionale che faccia realmente perdere prevalentemente tessuto adiposo<br />

e non acqua e muscolo. Molte delle diete pubblicizzate e “fai da te”, determinano<br />

il Prof. lucio lucchin<br />

servizio di dietetica e<br />

nutrizione clinica<br />

comprensorio sanitario<br />

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la dott.ssa marion schrei<br />

servizio di dietetica e<br />

nutrizione clinica<br />

comprensorio sanitario<br />

di bolzano


eccessive riduzioni della massa muscolare,necessaria per il funzionamento articolare.<br />

A maggior ragione in queste circostanze la dieta deve essere equilibrata, cioè contenere<br />

tutti i nutrienti necessari al funzionamento del corpo nelle giuste proporzioni e<br />

dosaggio,frazionata nell’arco della giornata, personalizzata. (6, 9, 11)<br />

Si deve associare del movimento? E’ fondamentale. Muoversi adeguatamente aiuta<br />

non tanto a perdere peso, quanto a bruciare le calorie derivate dagli errori alimentari<br />

che commettiamo quotidianamente non pesando gli alimenti. L’apparato muscoloscheletrico<br />

ha bisogno di essere usato per non deteriorarsi. Esercizi che aiutino a<br />

soddisfare queste due esigenze sono possibili anche per coloro che ritengono di non<br />

potersi muovere. Vanno ovviamente personalizzati, ricorrendo eventualmente all’ausilio<br />

di qualche attrezzo, ma non ci sono scappatoie. I pigri, invece, che aborriscono<br />

l’idea di praticare dell’attività sportiva specifica, come il nuoto, gli esercizi in acqua e<br />

a corpo libero, possono iniziare la rieducazione acquistando un contapassi (in qualsiasi<br />

negozio di articoli sportivi) e cercando di raggiungere i 10.000 passi nell’arco<br />

della giornata. (11)<br />

tenere d’occhio i livelli di acido urico nel sangue<br />

Soprattutto le “buone forchette” dovrebbero controllare il valore di uricemia circa 1<br />

volta all’anno. Eccesso di peso ed alimentazione scorretta lo innalzano e possono<br />

farlo precipitare nelle articolazioni (attacco di gotta). Se siamo già in presenza di una<br />

patologia reumatica è bene non aggiungere altri problemi. In caso d’iperuricemia,<br />

oltre al recupero del peso viene consigliata una dieta povera di purine (i precursori<br />

dell’acido urico), di cui sono particolarmente ricche acciughe, aringhe, cervello, carne<br />

tritata,cuore, estratti di carne, lievito di birra, mitili, oca, rene, sardine, sgombro,<br />

asparagi, crostacei.<br />

attenzione anche al sottopeso<br />

Raramente il sottopeso è costituzionale. Nella maggior parte dei casi ci si trova di<br />

fronte ad una malnutrizione calorico-proteica. Il livello di gravità può essere inizialmente<br />

determinato con l’IMC. Se compreso tra 17 - 18,5 kg/m 2 ci si trova di fronte<br />

ad una forma lieve, tra 16 e 17 moderata, inferiore a 16 grave. La prima conseguenza<br />

della malnutrizione è l’impoverimento della massa muscolare e,di conseguenza, il<br />

peggioramento della sintomatologia reumatica. In queste circostanze ci si deve rivolgere<br />

ad una struttura specialistica. (6, 9, 11)<br />

contrastare lo stress ossidativo<br />

La patologia reumatica è caratterizzata dalla produzione di una grande quantità di<br />

radicali liberi dell’ossigeno (ROS). Queste molecole sono particolarmente aggressive,<br />

danneggiano le strutture circostanti e fanno liberare mediatori infiammatori che, a<br />

47<br />

caPitolo 2


48<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

loro volta, favoriscono la formazione di nuovi ROS. L’organismo dispone di una barriera<br />

antiossidante che però, nel corso di patologia reumatica seria, non è sufficiente per<br />

arginare la produzione di queste molecole. L’alimentazione può incrementare la difesa<br />

dell’organismo per il suo contenuto in sostanze antiossidanti. Da privilegiare frutta<br />

e verdura, da assumere quotidianamente per almeno 5 porzioni; per es. 3 di verdura<br />

(50 g a porzione per la verdura a foglia, 250 g a porzione per gli ortaggi) e 2 di frutta<br />

(150 g a porzione, pari a 1 mela, pera, pesca media). Anche il ricorso a cibi integrali e<br />

all’assunzione alternata di frutta secca e semi (es.3-4 noci o 12 nocciole 4-5 volte alla<br />

settimana) può essere d’aiuto. (9)<br />

Sono utili le preparazioni di antiossidanti che si trovano in farmacia? La supplementazione<br />

con questi prodotti deve essere vagliata attentamente dal medico, perché<br />

l’iperdosaggio può avere effetti collaterali. (8) Alcuni studi hanno dimostrato che nel<br />

corso di una patologia reumatica in fase di grave intensità un apporto di 200 mg/die di<br />

vit E e di 100 microg/die di selenio è risultato utile. (1, 2, 3) Coloro che sono in terapia<br />

con metotrexate possono contrastare gli effetti collaterali gastrointestinali assumendo<br />

5 mg/settimana di acido folico. (10)<br />

contrastare l’infiammazione<br />

I processi infiammatori tipici delle patologie reumatiche aumentano i fabbisogni sia<br />

di calorie, che di macro (proteine, glucidi e lipidi) e micronutrienti (vit. B, C, D, E,<br />

selenio, zinco). (1, 6, 9) La prima operazione da effettuare è allora quella di garantire<br />

al corpo questi fabbisogni, in primis quello di energia. E’ possibile determinare<br />

la richiesta di energia di un organismo sottoponendosi ad un esame strumentale<br />

chiamato:calorimetria indiretta (disponibile presso il Servizio di Dietetica e Nutrizione<br />

Clinica di Bolzano). Il tipo e la frequenza degli alimenti da assumere diventa importante<br />

anche per contrastare direttamente lo stato infiammatorio. Ad es. l’acido arachidonico,<br />

assunto per il 90% con gli alimenti, è un grasso che promuove la formazione<br />

di sostanze infiammatorie. E’ contenuto principalmente nelle carni rosse,burro, uova,<br />

panna e formaggi. Queste tipologie di alimenti non debbono essere eliminate (l’assenza<br />

totale di carne aumenta il rischio di carenza di ferro e vit B12) ma assunte con<br />

minore frequenza durante la settimana; ad es. 2 volte alla settimana per uova, carni e<br />

formaggi,preferibilmente a basso contenuto di grassi. I cibi indicati per la sostituzione<br />

sono legumi e pesce, anche surgelato. (1, 2, 6, 9)<br />

Si è precedentemente sottolineato il ruolo antinfiammatorio degli antiossidanti naturalmente<br />

contenuti nei cibi, specie vegetali. Particolare attenzione deve essere<br />

rivolta ad un particolare tipo di grassi chiamati omega-3 (ac.ecosapentaenoico-<br />

EPA e docosaesaenoico-DHA). (1, 2, 3) Ne sono particolarmente ricchi i pesci come<br />

tonno,salmone,aringhe, sgombri (100 g contengono circa 1,9 g di EPA +DHA), acciughe,<br />

sardine. Esplicano vari effetti positivi sul sistema cardiovascolare, controllando i li-


velli di trigliceridi nel sangue e, non ultimo per importanza, antagonizzando l’effetto<br />

dell’ac.arachidonico. Svolgono pertanto un effetto anti-infiammatorio particolarmente<br />

utile nel corso di patologie reumatiche, specie se autoimmuni. L’apporto giornaliero<br />

consigliato con finalità terapeutica è di circa 900 mg . Coloro che non assumono adeguate<br />

quantità di pesce durante la settimana, dovranno ricorrere alla supplementazione<br />

su consiglio medico. (1, 2, 7)<br />

E se si volesse mangiare carne o formaggi tutti i giorni? E’ possibile purché venga<br />

rispettata la quota settimanale consigliata.Nel caso della carne, ad es, si consigliano<br />

2 porzioni alla settimana (100g a porzione). Questo equivale a circa 30 g al gg o, se<br />

preferite, 15 g a pranzo e cena. Con i numeri è facile far tornare i conti, nella pratica<br />

ognuno deve regolarsi come è più confacente alle proprie caratteristiche.<br />

Con l’assunzione di antinfiammatori ci sono delle precauzioni nutrizionali? Gli effetti<br />

collaterali più temuti nel corso di terapie croniche con antinfiammatori, sono quelli<br />

gastrointestinali. Per la maggior parte di queste sostanze è consigliabile l’assunzione<br />

a stomaco pieno (vedere il foglietto illustrativo) e l’evitare alimenti che stimolino la<br />

secrezione gastrica come il brodo di carne (anche con dadi), caffè e bevande contenenti<br />

caffeina, bevande alcoliche (non assumere superalcolici e superare i 2 bicchieri<br />

di vino al gg per l’uomo e 1 per la donna). Consigliabile anche il ricorso a farmaci<br />

antisecretori.<br />

individuare eventuali reazioni avverse ad alimenti. (1, 2, 6)<br />

Alcuni studi hanno evidenziato una certa associazione tra patologie reumatiche e<br />

manifestazioni cutanee (eruzioni puntiformi, orticaria, gonfiore labbra, bocca, lingua,<br />

prurito, eczema) attribuibili a reazioni avverse ad alimenti. Qualora ci siano questi<br />

sospetti è bene rivolgersi ad uno specialista. La diagnosi di allergia alimentare è possibile<br />

con specifici test, mentre quella d’intolleranza no, con l’eccezione per quella<br />

al lattosio, fruttosio, sorbitolo, glutine. Attenzione a non farsi convincere, anche da<br />

medici, a effettuare test (ce ne sono parecchi) per diagnosticare intolleranze alimentari.<br />

Non hanno fondamento scientifico e, invitando il soggetto ad eliminare molti<br />

alimenti, possono causare carenze importanti e peggioramento della sintomatologia<br />

reumatica.<br />

attenzione all’osteoporosi<br />

Una severa decalcificazione ossea è sovente associata alla patologia reumatica. Le<br />

cause sono ascrivibili in parte agli effetti secondari della terapia cortisonica necessaria<br />

per controllare la infiammazione della patologia di base, in parte alla riduzione del<br />

movimento e dell’esposizione al sole (sintesi di vit D). Ad essere colpiti sono per lo<br />

più le persone anziane alle quali si consiglia una supplementazione di calcio (circa 1g<br />

al giorno) e vit D (prescrizione medica). (1, 5, 9)<br />

49<br />

caPitolo 2


50<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

Quali sono gli alimenti più ricchi in calcio? Latte e derivati, alcune verdure come<br />

cavoli,broccoli, coste, spinaci, noci, legumi, cereali integrali e alcuni tipi di acque<br />

minerali (leggere l’etichetta). (6, 9)<br />

in sintesi:<br />

• Attenzione al sovrappeso<br />

· Alimentazione equilibrata, distribuita correttamente nell’arco della giornata<br />

· Attività fisica personalizzata regolare<br />

• Attenzione al sottopeso, contrastare lo stress ossidativo<br />

· Consumo quotidiano di ortaggi e frutta<br />

· Preferire prodotti integrali, semi e frutta secca<br />

· Eventualmente supplementazione di vitamina E e selenio<br />

· In terapia con metotrexate supplementare con acido folico<br />

· Supplementazione soltanto su consiglio medico!!<br />

• Attenzione all’osteoporosi<br />

· Apportare 1000 mg die di calcio con alimenti che ne sono ricchi: latte e<br />

derivati,prodotti integrali,frutta secca, spinaci,<br />

· Ricorrere ad acque minerali ricche in calcio(vedere etichetta)<br />

· Esporsi regolarmente al sole e muoversi<br />

· Eventuale supplementazione di vitamina D.<br />

• Contrastare l’infiammazione<br />

· 2 porzioni di carne alla settimana<br />

· Sostituire consumo di carne con pesce e legumi<br />

· Uova 2 volte in settimana<br />

· Latte e derivati parzialmente scremati<br />

· Consumo regolare di pesce ricco in omega 3 (tonno, salmone, sgombro, acciughe,<br />

sardine)


Bibliografia<br />

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2009, 68:549 - 559<br />

2. Adam O. Ernährungstherapie bei entzündlich-rheumatischen Erkrankungen. In: Journal<br />

für Ernährungsmedizin 2009; 11 (2), 14<br />

3. Canter PH, Wider B, Ernst E. The antioxidant vitamins A, C, E and selenium in the treatment<br />

of arthritis: a systematic review of randomized clinical trials. In: <strong>Rheuma</strong>tology<br />

(Oxford). 2007 Aug;46(8):1223-33.<br />

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diagnosed with knee osteoarthritis: a systematic review and metaanalysis. Ann<br />

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undifferentiated connective tissue disease. In: Arthritis Res Ther. 2008;10(6):123.<br />

6. Deutsche Gesellschaft für Ernährung. <strong>Rheuma</strong>diät. 30.05.2008; www.dge.de<br />

7. Goldberg RJ, Katz J. A meta-analysis of the analgesic effects of omega-3 polyunsaturated<br />

fatty acid supplementation for inflammatory joint pain. In: Pain. 2007 May;129(1-2):210-23.<br />

8. Hagen KB, Byfuglien MG, Falzon L, Olsen SU, Smedslund G. Dietary interventions for rheumatoid<br />

arthritis. In: Cochrane Database Syst Rev. 2009 Jan 21;(1):CD006400.<br />

9. Schweizerische Gesellschaft für Ernährung. Ernährung und rheumatische Erkrankungen.<br />

2008; www.sge-ssn.ch<br />

10. Whittle SL, Hughes RA. Folate supplementation and methotrexate treatment in rheumatoid<br />

arthritis: a review. <strong>Rheuma</strong>tology (Oxford). 2004 Mar;43(3):267-71.<br />

11. Lucchin L. Alla ricerca del giusto peso. Reverdito, 2008.<br />

51<br />

caPitolo 2


52<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

l’economia aRticolaRe nelle malattie<br />

ReumaticHe cRonicHe<br />

Le malattie reumatiche hanno la caratteristica di<br />

compromettere la funzionalità delle articolazioni<br />

impedendo, specialmente nelle fasi di riacutizzazione,<br />

lo svolgimento delle normali attività della vita<br />

quotidiana.<br />

Il sovraccarico articolare, in occasione di gesti usuali<br />

e ripetitivi, è un fattore di deterioramento, di comparsa<br />

e di aggravamento delle deformazioni articolari.<br />

Fortunatamente ai nostri giorni è molto più raro<br />

riscontrare nei pazienti quelle alterazioni morfologiche<br />

articolari che si evidenziavano fino a due<br />

decenni fa e che rappresentavano la naturale evoluzione di patologie come l’artrite<br />

reumatoide.<br />

Questa situazione è migliorata sia per la migliore terapia farmacologia attualmente in<br />

nostro possesso, sia per “l’insieme dei mezzi che permettono, da una parte di superare<br />

gli ostacoli che si presentano ad ogni istante, e dall’altra di diminuire i movimenti obbligati<br />

per prevenire o rallentare i deterioramenti articolari”.<br />

Questo insieme di mezzi vennero definiti Economia Articolare (E.A.) da uno dei suoi<br />

divulgatori: il Dr L. Simon, reumatologo e direttore della Scuola di Ergoterapia dell’Università<br />

di Montpellier.<br />

Come è noto, le malattie reumatiche possono richiedere un approccio terapeutico medico<br />

multidiscipilinare che prevede la collaborazione del Reumatologo, del Chirurgo<br />

Ortopedico e del Fisiatra.<br />

Il Fisiatra può indicare, dai primi segni clinici d’esordio della malattia, esercizi attivi e<br />

consigli di Economia Articolare (E.A.) al fine di mantenere una buona funzionalità articolare<br />

ed evitare un sovraccarico delle articolazioni a rischio.<br />

In quest’attività di consulenza può prescrivere al paziente ortesi statiche finalizzate a<br />

ridurre il dolore nelle fasi acute della malattia ed ortesi correttive per prevenire la deformità<br />

(esempio: nel caso di Artriti Reumatoidi deformanti).<br />

In questo progetto terapeutico, se presente nel gruppo riabilitativo, ha un ruolo importante<br />

il terapista occupazionale o ergoterapista che attraverso terapie singole, o più<br />

spesso terapie di gruppo, può insegnare l’E.A. e confezionare ortesi individualizzate.<br />

Consideriamo quindi qualche esempio di economia articolare applicata alle più frequenti<br />

attività della vita quotidiana che riguardano il vestirsi, il lavarsi, il cucinare, il lavorare,<br />

il praticare sport amatoriale, il riposarsi, ecc.<br />

il dott. arrigo baldo,<br />

fisiatra


Una valutazione di tutte queste attività, attraverso brevi questionari da somministrare,<br />

può aiutare il paziente proponendo:<br />

• indicazioni di modifica dei gesti abituali;<br />

• modifica o sostituzione degli oggetti di uso quotidiano per renderli più utilizzabili dal<br />

paziente;<br />

• indicazione di adattamenti dell’ambiente circostante, per rendere l’ambiente più fruibile<br />

al paziente.<br />

Sono facilmente acquistabili degli ausili adatti per effettuare i programmi di economia<br />

articolare (E.A.).<br />

Alcuni esempi:<br />

• evitare di schiacciare pulsanti (ad esempio degli elettrodomestici) con il pollice ed<br />

utilizzare per il gesto il palmo della mano;<br />

• evitare di girare le manopole con presa tra pollice ed indice ed eventualmente utilizzare<br />

degli ausili che ingrandiscono la manopola e consentono una presa con il palmo<br />

della mano;<br />

• evitare la presa tra pollice e le altre dita e utilizzare l’intero palmo della mano, avvalendosi<br />

di supporti da aggiungere alla tazza o al bicchiere;<br />

• evitare di sollevare tazze e bicchieri sovraccaricando il pollice ed aiutarsi con il palmo<br />

della mano;<br />

• evitare di sollevare pentole con una sola mano;<br />

• evitare di aprire barattoli con la presa pollice-indice ed aiutarsi con utensili che permettano<br />

di aprire il barattolo senza sovraccaricare le articolazioni delle dita;<br />

• evitare di tagliare il cibo sovraccaricando l’articolazione del pollice e della altre dita,<br />

utilizzare allo scopo coltelli-sega che presentano un’impugnatura verticale che può<br />

essere utilizzata con la presa digito-palmare;<br />

• evitare di tenere le posate con presa tridigitale (I, II e III dito) ed utilizzare posate con<br />

manico grosso e con presa palmare;<br />

• evitare di utilizzare piccoli oggetti che costringono un sovraccarico della presa polliceindice<br />

utilizzando supporti che ingrandiscono ad esempio lo spessore della matita e<br />

la testa della chiave;<br />

• evitare di portare le borse da viaggio in mano ed utilizzare l’appoggio alla spalla o<br />

valigette con rotelle;<br />

• adattare strumenti di lavoro come cacciaviti, seghe, ferri da stiro in modo da poter utilizzare<br />

nei movimenti tutto il palmo della mano e non solo le articolazione dell’indice<br />

e del pollice o delle dita;<br />

• evitare di portare pesi sovraccaricando le dita, ma distribuire il peso tra mano ed<br />

avambraccio;<br />

• evitare di appoggiare i piatti a scolare in alto, meglio appoggiarli su uno scolapiatti<br />

appoggiato al piano di lavoro;<br />

53<br />

caPitolo 2


54<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

• per l’utilizzo dei volanti delle automobili, allargare le dimensioni del volante e facilitare<br />

in questo modo la presa digito-palmare;<br />

• per i lavori a uncinetto ingrossare l’impugnatura del ferro ad uncinetto e lavorare<br />

appoggiati su un piano rigido;<br />

• utilizzare l’infila-calza per evitare dolori in flessione del tronco e dell’anca;<br />

Per mettere in pratica l’E.A. è indispensabile conoscere i gesti che provocano deformità:<br />

ad esempio la mano della persona affetta da Artrite Reumatoide tende a deformarsi a<br />

causa della deviazione radiale del carpo e della conseguente deviazione ulnare delle<br />

dita.<br />

La grande maggioranza delle azioni che si svolgono quotidianamente vanno a sollecitare<br />

tali deformazioni: basti pensare a quando si apre un barattolo, si usano le posate.<br />

Le dita sono soggette a diverse deformità (chiamate a bottoniera, a collo di cigno, a martello)<br />

che rendono difficoltose le prese fini come allacciare i bottoni, usare una forbice e<br />

che se non modificate favoriscono il progredire delle alterazioni delle articolazioni.<br />

Quando, a causa della malattia, non si riesce ad eliminare quella situazione di stress<br />

sulle articolazioni colpite, e contemporaneamente risulta impossibile garantire la conservazione<br />

della funzioni articolare, è necessario ricorrere alla modificazione dell’ambiente<br />

circostante ed alle ortesi<br />

Per posizionare correttamente la mano, bisogna aver cura che la mano sia appoggiata<br />

rilassata su una superficie piana e che sia in asse con il polso: in questo modo si evitano<br />

dolori ed un’eccessiva estensione dei tendini e dei legamenti. Se necessario, per<br />

mantenere in asse l’articolazione è utile l’utilizzo di un’ortesi di posizionamento statica<br />

(Fig. A), che viene indossata nei momenti di riposo (soprattutto di notte) e favorisce la<br />

riduzione dell’edema e del dolore.<br />

L’ortesi di stabilizzazione (Fig. B) viene invece utilizzata nei momenti di lavoro, protegge<br />

le articolazioni dolenti e permette lo svolgimento delle attività quotidiane, poiché le dita<br />

sono libere.<br />

L’applicazione quotidiana dell’E.A. riduce le sollecitazioni articolari sugli elementi<br />

muscolo-tendinei e sui legamenti, facilitando i movimenti articolari; previene o diminuisce<br />

la evoluzione di deformazioni articolari e consente di individuare movimenti compensativi<br />

che possano sostituire movimenti divenuti impossibili da eseguire.<br />

L’E.A. si pratica attraverso un’educazione dei gesti che porti ad un risparmio delle articolazioni<br />

e ad un adattamento dell’ambiente esterno per facilitare i gesti e mantenere<br />

l’autonomia del paziente.<br />

fig. a<br />

fig. b


L’E.A. ha un duplice scopo: la prevenzione e la riduzione del dolore durante lo svolgimento<br />

dei gesti. L’E.A. dovrebbe essere inserita regolarmente nel protocollo terapeutico<br />

da utilizzare nei pazienti affetti da malattie reumatiche.<br />

La collaborazione attiva del paziente è indispensabile. Un paziente conscio dei vantaggi<br />

derivanti da un programma di E.A., partecipa più attivamente alla prevenzione e alle<br />

modifiche dell’ambiente dove vive. I familiari del paziente devono conoscere l’utilità<br />

della E.A., in modo di accettare ed incoraggiare il paziente nel percorso preventivoterapeutico.<br />

Possiamo affermare che l’E.A. si rivolge a un gruppo vasto di malati che comprende<br />

pazienti con artrite reumatoide, osteoartrosi, connettiviti, osteoporosi e altre malattie.<br />

In questo ambito con l’E.A. possiamo proporre di utilizzare correttamente le articolazioni<br />

con il minimo sforzo e il massimo dei risultati. In questo modo si favorisce una riduzione<br />

dell’ansia del paziente non più totalmente autonomo e si previene o si riduce la<br />

depressione secondaria alla disabilità e al dolore cronico.<br />

Per prescrivere l’E.A. è necessaria la collaborazione medico-ergoterapeuta, in quanto<br />

grazie a tale collaborazione è possibile impartire al malato una vera e propria strategia<br />

dei gesti.<br />

Ogni caso clinico è diverso dall’altro e ogni singolo paziente è diverso, con i propri problemi<br />

da affrontare quotidianamente; in questo la conoscenza personale che il medico o<br />

lo specialista riabilitatore ha del suo paziente è di fondamentale aiuto per un approccio<br />

riabilitativo adeguato.<br />

Per questo motivo, come già citato, prima di prescrivere l’E.A. è necessario sottoporre<br />

al paziente un questionario od una attenta anamnesi.<br />

Il questionario è di facile compilazione, al fine di stabilire quali sono le esigenze e le<br />

difficoltà di ciascuna persona; nello stesso appuntamento è opportuno eseguire una<br />

anamnesi complementare per conoscere l’ambiente che lo circonda a casa, al lavoro,<br />

nel tempo libero.<br />

È bene ancora sottolineare che ciò che preoccupa in primis il paziente reumatico, è la<br />

perdita della funzionalità e non della limitazione articolare o l’insufficienza muscolare.<br />

Per questo motivo dai concetti ergonomici è nata l’Economia Articolare, una figlia minore<br />

della Ergonomia, una figlia che farà molta strada nella Medicina Conservativa.<br />

55<br />

caPitolo 2


56<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

autoiniezione sottocutanea<br />

di faRmaci biologici<br />

I farmaci biologici, trattandosi di albumine (proteine),<br />

non possono essere assunti sottoforma di<br />

pillole, poiché gli acidi gastrici distruggerebbero i<br />

loro principi attivi. Pertanto, vengono somministrati<br />

tramite infusione in vena (intravenosa) o iniezione<br />

sotto la pelle (sottocutanea), che può essere effettuata<br />

dal paziente stesso a casa propria, come terapia<br />

domiciliare.<br />

Nella cornice di un dettagliato programma di formazione<br />

presso il nostro ambulatorio, insegniamo ai<br />

pazienti come procedere all’autosomministrazione<br />

dei farmaci biologici sottocutanei. Il personale infermieristico specializzato illustra teoria<br />

e pratica, consentendo ai pazienti d’acquisire le conoscenze e l’abilità necessarie<br />

per effettuare autonomamente, a casa propria, l’iniezione sottocutanea del farmaco<br />

biologico prescritto. Attualmente, l’applicazione sottocutanea riguarda 3 diversi farmaci<br />

biologici (Enbrel, Kineret e Humira), cui nel corso del prossimo anno faranno seguito,<br />

probabilmente, altri 2 medicinali (Simponi e Cimzia).<br />

L’autosomministrazione rafforza l’autonomia e la responsabilità del paziente, offrendogli<br />

il vantaggio di poter assumere il farmaco autonomamente e indipendentemente da<br />

tempo e luogo.<br />

il programma di formazione<br />

Se durante la visita medica, il dottore decide d’avviare una terapia con un farmaco<br />

biologico sottocutaneo, procederà alla programmazione, in accordo con il personale<br />

infermieristico e il paziente, del corso di formazione individuale per l’autoiniezione.<br />

Presso il nostro ambulatorio, il corso di formazione è già un appuntamento fisso, in<br />

programma determinati giorni della settimana. Un’infermiera si riserva il tempo necessario<br />

per presentare al paziente, in tutta tranquillità e senza interruzioni esterne, i fondamenti<br />

di una corretta applicazione sottocutanea, illustrando ogni dettaglio in modo<br />

facilmente comprensibile. Così, è possibile chiarire qualsiasi dubbio e apprendere, in<br />

tutta calma, la giusta tecnica d’iniezione.<br />

Il materiale di prova, messo a disposizione dall’industria farmaceutica, consente al<br />

personale infermieristico di dimostrare concretamente la tecnica di somministrazione<br />

sottocutanea, provandola insieme al paziente, che presso l’ambulatorio effettuerà da sé<br />

la prima iniezione.<br />

Su richiesta, possono partecipare anche membri della famiglia o amici/conoscenti, che<br />

saranno un utile sostegno in occasione delle autoiniezioni.<br />

Le informazioni vengono integrate con materiale cartaceo: il paziente riceve un opuscolo<br />

l’infermiera<br />

Walli Kofler


informativo sull’autosomministrazione dei farmaci biologici sottocutanei, realizzato dal<br />

nostro team infermieristico in collaborazione con il medico. Così, è possibile rileggere e<br />

approfondire, in tutta calma, le informazioni ricevute.<br />

Consigli pratici per l’iniezione sottocutanea dei farmaci biologici<br />

• I farmaci biologici devono essere conservati in frigorifero, a una temperatura compresa<br />

tra +2 e +8°C. È vietato riporli nel congelatore, poiché le temperature inferiori allo<br />

zero distruggono la struttura dell’albumina presente al loro interno.<br />

Per il trasporto dall’ospedale a casa o durante le vacanze, utilizzare una borsa termica<br />

con panetti refrigeranti, così da non interrompere la catena del freddo.<br />

• Mezz’ora prima dell’iniezione, togliere dal frigorifero la siringa pre-riempita/penna,<br />

per lasciar riscaldare la soluzione. Un’iniezione effettuata con il farmaco a temperatura<br />

ambiente risulta meno dolorosa e causa, solo raramente, la comparsa di arrossamenti<br />

e pruriti localizzati.<br />

• L’iniezione dev’essere eseguita nel tessuto adiposo sottocutaneo (tessuto sottocutaneo),<br />

preferibilmente nel ventre (ad almeno 3 cm di distanza dall’ombelico) o sulle<br />

cosce (lato anteriore ed esterno).<br />

• Cambiare sempre il punto d’iniezione, rispettando distanze di 1-2 cm tra i fori. Somministrazioni<br />

troppo frequenti nella stessa parte del corpo possono causare la formazione<br />

di lipodistrofia.<br />

• Eseguire iniezioni solo su tessuto sano!<br />

57<br />

CAPITOLO 2


58<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

Non praticare iniezioni se la cute risulta sensibile, arrossata o dura oppure su un<br />

ematoma. Evitare cicatrici e smagliature!<br />

• Prima di praticare l’iniezione, lavare accuratamente le mani con acqua calda e sapone.<br />

• La giusta tecnica d’iniezione: la formazione di pieghe cutanee<br />

Per avere la certezza d’infilare l’ago della siringa nel<br />

punto giusto, formare una piega cutanea con il dito pollice,<br />

l’indice e il medio, così da prendere solo la pelle<br />

e il tessuto adiposo sottocutaneo, senza toccare i muscoli.<br />

Infilare rapidamente l’ago nella piega, tenendola<br />

saldamente, e rilasciarla solo dopo averlo estratto.<br />

• Iniettare lentamente!<br />

Un’iniezione lenta garantisce l’ottimale distribuzione<br />

del farmaco nel tessuto adiposo. Iniettando troppo velocemente,<br />

si causa la lacerazione del tessuto, con conseguenti piccole emorragie ed<br />

ematomi. Tenere l’ago nel tessuto adiposo sottocutaneo per almeno dieci secondi, per<br />

evitare che una parte del farmaco rifluisca lungo il canale dell’iniezione.<br />

• Subito dopo l’uso, gettare la siringa in un contenitore di plastica dura, ben chiuso e<br />

resistente agli aghi, come ad esempio quello dell’ammorbidente.<br />

Non riposizionare mai il cappuccio di protezione dell’ago, per evitare di ferirsi!<br />

Smaltire l’intera capsula dell’ago con i rifiuti speciali: non gettarla mai nel contenitore<br />

di quelli domestici. Per informazioni circa i punti di raccolta e le date, rivolgersi al<br />

Comune.<br />

• Durante la terapia con i farmaci biologici, sussiste un elevato rischio d’infezione,<br />

dovuto all’indebolimento delle difese immunitarie dell’organismo. In caso di febbre o<br />

altri sintomi, consultare immediatamente il medico e sottoporsi all’adeguato trattamento.<br />

• Nel punto d’iniezione possono insorgere reazioni, come ad esempio pruriti, gonfiori,<br />

dolori e arrossamenti che, nella maggior parte dei casi, sono molto blande; raramente<br />

causano l’interruzione della terapia.


il dott. bernd Raffeiner<br />

aRtRite Reumatoide:<br />

malattie e cuRe odieRne<br />

L’artrite reumatoide è un’infiammazione articolare<br />

cronica di causa sconosciuta, che colpisce l’1% della<br />

popolazione: per la maggior parte, donne d’età<br />

compresa tra i 40 e i 60 anni, anche se nel complesso<br />

riguarda tutte le fasce d’età, inclusi i bambini.<br />

Si ritiene che determinati geni svolgano un ruolo<br />

decisivo, soprattutto quelli preposti al controllo del<br />

funzionamento del nostro sistema immunitario. Ciò<br />

non significa che l’artrite reumatoide sia una malattia<br />

genetica e che abbia una precisa percentuale<br />

d’ereditarietà, bensì che esiste una predisposizione<br />

individuale. Inoltre, numerosi influssi esterni, la<br />

maggior parte dei quali è inevitabile, come ad esempio fumo, infezioni, inquinamento<br />

ambientale, lesioni e ormoni femminili, contribuiscono a scatenare questa costante<br />

reazione infiammatoria. La presenza degli ormoni femminili, tra i fattori esterni, spiega<br />

perché vengano colpite soprattutto le donne e perché la terapia ormonale sostitutiva<br />

possa ridurre tale rischio. Anche la gravidanza e i contraccettivi possono influire positivamente,<br />

così come la cosiddetta dieta mediterranea e gli alimenti ricchi di vitamina D.<br />

È molto raro che si verifichi un’interruzione spontanea, dopo che un’interazione sfavorevole<br />

di geni e fattori ambientali ha scatenato una reazione immunitaria, poiché il sistema<br />

immunitario combatte il nemico con il suo enorme arsenale d’armi. Solitamente,<br />

è molto efficiente nel distinguere tra “estraneo” e “proprio”, per distruggere “invasori”<br />

potenzialmente pericolosi, come batteri e virus, e avere cura del proprio organismo, ma<br />

nel caso dell’artrite reumatoide non riconosce più il suo tessuto articolare.<br />

Quest’errore di controllo viene definito malattia autoimmunitaria: il “nemico” (antigene)<br />

da combattere può essere la pelle nel caso della psoriasi, l’intestino con la malattia di<br />

Crohn, il sistema nervoso per la sclerosi multipla e, non da ultimo, tutti gli organi con il<br />

lupus eritematoso sistemico. L’obiettivo del sistema immunitario diventa la distruzione<br />

del nemico: un traguardo impossibile da raggiungere, trattandosi di tessuto del proprio<br />

organismo. La conseguenza è un attacco continuo e su scala sempre più ampia, che<br />

distrugge il tessuto articolare fino alla sua completa scomparsa. Questa peculiare natura<br />

distruttiva rende l’artrite reumatoide la più temuta tra la molteplicità delle forme più<br />

leggere. Tramite mediatori e cairomoni, il sistema immunitario invia numerose cellule<br />

infiammatorie e fagociti nella membrana sinoviale, la sottile pellicola che riveste internamente<br />

quasi tutte le articolazioni. Lì si moltiplicano, attirano altre cellule immunitarie<br />

e producono enzimi gastrici, trasformandola in un fronte di combattimento sempre più<br />

esteso, quasi simile a un tumore. Questo cosiddetto “panno” avanza nel tessuto cartilagineo<br />

e poi in quello osseo (erosioni), distruggendo le articolazioni con una conseguente<br />

notevole limitazione o addirittura perdita della funzione articolare.<br />

59<br />

caPitolo 2


60<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

La malattia comincia con un dolore simmetrico, in lieve e costante aumento, e con un<br />

gonfiore alle piccole articolazioni delle dita delle mani, accompagnati da una persistente<br />

rigidità mattutina, che migliora nel corso della giornata e facendo movimento.<br />

Con il passare del tempo, possono essere colpite altre articolazioni: polso, gomito, spalle,<br />

ginocchio, piccole articolazioni del piede, cervicale, articolazioni mandibolari e tibiotarsali.<br />

Raramente, l’artrite reumatoide<br />

è caratterizzata da un inizio improvviso,<br />

febbre, perdita di peso, partenza dalle<br />

articolazioni delle spalle o partecipazione<br />

di più articolazioni. La spossatezza è<br />

un sintomo frequente, indice di un incremento<br />

dei parametri d’infiammazione<br />

nel sangue, riscontrabili con un prelievo.<br />

Spesso, nel sangue circolano segni<br />

distintivi dell’artrite reumatoide, come il<br />

“fattore reumatoide”, non solo indican-


do una malattia, bensì preannunciando<br />

anche un decorso sfavorevole. Tuttavia,<br />

non si tratta di elementi specifici al<br />

100%, ovvero possono anche risultare<br />

positivi in presenza di persone sane o<br />

di altre malattie, pertanto, la valutazione<br />

specialistica dev’essere affidata a un<br />

reumatologo. Anche precoci erosioni riscontrabili<br />

dalle radiografie, fatte all’inizio<br />

e ripetute periodicamente, sono segni<br />

negativi. Ultrasuoni, CT e risonanza<br />

magnetica costituiscono ulteriori strumenti, che possono essere consultati per valutare<br />

il processo infiammatorio. La partecipazione di organi interni, come ad esempio cuore,<br />

polmoni, reni, sistema nervoso, cute, mucose e occhi (questi ultimi possono essere colpiti<br />

in maniera particolarmente grave nei bambini), è possibile in forme acute. Pertanto,<br />

sono necessarie analisi supplementari e visite mediche specialistiche per ogni singolo<br />

caso.<br />

L’infiammazione articolare (attività della malattia = disease activity) limita enormemente<br />

la funzione delle articolazioni e, conseguentemente, le più semplici attività che i pazienti<br />

svolgono nella loro quotidianità lavorativa, così come nella vita privata e sociale.<br />

All’inizio della malattia, l’infiammazione si traduce in una riduzione funzionale, che<br />

può essere recuperata attraverso il suo adeguato rallentamento terapeutico. Ma con il<br />

passare del tempo, se questa non viene adeguatamente arginata, aumentano la distruzione<br />

e la rigidità articolare, fino a prendere il sopravvento (progressione radiologica). A<br />

questo stadio, la perdita di funzionalità non può più essere arrestata.<br />

Il paziente perde costantemente autostima, posizione sociale e autonomia, mentre incombe<br />

una prospettiva di disoccupazione, limitazioni e completa dipendenza dagli altri.<br />

Queste gravi conseguenze dell’artrite<br />

reumatoide non colpiscono solo il malato,<br />

bensì anche la collettività con costi<br />

considerevoli: è stato calcolato che, nel<br />

2006, Europa e USA hanno speso 100 miliardi<br />

d’euro.<br />

Il trattamento moderno dell’artrite reumatoide<br />

ha dichiarato guerra a queste<br />

tragiche prospettive e posto un chiaro<br />

freno, al motto “Una cura rapida e in-<br />

61<br />

caPitolo 2


62<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

tensiva”. È stato dimostrato, infatti, che un precoce avvio della terapia e il ricorso ai<br />

farmaci migliorano notevolmente il successivo decorso: la progressione radiologica può<br />

arrestarsi e in rari “fortunati” casi la malattia può perfino guarire.<br />

Ciò significa anche che, oggigiorno, l’artrite reumatoide non è ancora guaribile, proprio<br />

a causa del processo immunologico, che sta alla base e che attacca gli antigeni del suo<br />

stesso organismo, sempre presenti. Tuttavia, grazie ai farmaci, è possibile controllarla<br />

piuttosto bene, tanto che sembra sparire. Ma l’apparenza inganna! La sospensione<br />

prematura dei medicinali, soprattutto su propria iniziativa, causa immancabilmente una<br />

ricaduta: solo i reumatologi curanti possono determinare il tipo e la durata della terapia.<br />

L’artrite reumatoide viene curata in modo rapido, intensivo e combinato, con una terapia<br />

composta da due elementi: da un lato, preparati al cortisone e farmaci antiflogistici,<br />

che bloccano l’infiammazione in maniera molto rapida e non selettiva, dall’altro, la<br />

cosiddetta terapia di base, che ha un effetto un po’ ritardato, ma in grado di controllare<br />

il decorso a lungo termine, consentendo di ridurre il cortisone al dosaggio minimo<br />

ed eliminando quasi tutti gli effetti collaterali. In numerosi pazienti è stato riscontrato<br />

che una piccola dose di cortisone, quasi omeopatica, è indispensabile per garantire un<br />

controllo stabile dell’attività della malattia. Infatti, tra pazienti con malattie autoimmunitarie,<br />

è stato provato che la produzione di cortisone a opera della corteccia surrenale,<br />

di cui abbiamo bisogno per vivere, è disturbata e, probabilmente, è proprio questa la<br />

causa della comparsa dell’artrite. In pratica, nel caso dell’artrite reumatoide, si tratta<br />

più probabilmente di una sostituzione ormonale.<br />

La terapia di base dell’artrite reumatoide arresta la produzione di sostanze infiammatorie<br />

e il lavoro delle cellule immunitarie, bloccando così le infiammazioni. Tra i farmaci<br />

più utilizzati, s’annoverano Methotrexate, Leflunomide, Idrossiclorichina, Sulfasalazina,<br />

Cyclosporine, Azatioprina, Ciclofosfamide e sali d’oro o qualsiasi loro combinazione. Tutte<br />

queste medicine hanno caratteristiche specifiche, diverse tra loro e adeguatamente<br />

controllate dal medico specialista. Il Methotrexate ha pochi effetti collaterali ed è molto<br />

efficace contro l’artrite reumatoide, pertanto è il cosiddetto farmaco “ancora” che rappresenta<br />

la prima scelta, cui vengono paragonate tutte le terapie, vecchie e nuove. In<br />

caso d’insuccesso o incompatibilità, si fa ricorso a un’altra terapia di base, combinazione<br />

o terapia di base biologica, con i cosiddetti farmaci biologici, a seconda del caso.<br />

I farmaci biologici hanno rivoluzionato il trattamento dell’artrite reumatoide, consentendo<br />

per la prima volta d’arrestare in maniera più selettiva ed efficace i mediatori che<br />

svolgono un ruolo fondamentale nel processo infiammatorio (interleuchine), essendo<br />

preposti alla comunicazione tra le cellule. I primi farmaci biologici furono gli inibitori del<br />

TNF-alfa, l’interleuchina centrale nel caso dell’artrite reumatoide. Oggigiorno, ne abbia-


mo cinque: Adalimumab, Certolizumab, Etanercept, Golimumab e Infliximab, che hanno<br />

un notevole effetto sui sintomi dell’artrite e sono in grado di bloccarne la progressione<br />

radiologica, dunque il progredire della malattia. Purtroppo però, in alcuni pazienti è<br />

stato riscontrato che la loro efficacia svanisce con il passare del tempo. Quasi sempre è<br />

possibile porre rimedio a questo problema tramite il passaggio (switch) da un inibitore<br />

del TNF-alfa a un altro. Proprio per questi casi, sono stati recentemente sviluppati nuovi<br />

farmaci biologici, rivolti ad altre interleuchine: Anakinra, Canakinumab e Rilonacept<br />

inibiscono l’interleuchina-1, mentre il Tocilizumab l’interleuchina-6. Un ulteriore gruppo<br />

di nuovi farmaci arresta direttamente le cellule immunitarie: l’Abatacept i linfociti T e<br />

il Mabthera i linfociti B, entrambi organi centrali di controllo del sistema immunitario.<br />

Complessivamente, tutti i farmaci biologici sono efficaci e sicuri, arrestano la distruzione<br />

articolare, vengono prodotti nel rispetto di severe misure di controllo e sono molto<br />

costosi. Il prezzo però è giustificato, poiché risparmiano al paziente l’invalidità, con i<br />

suoi ancor più elevati costi. Esistono differenze nel tipo di somministrazione e nell’intervallo<br />

tra l’una e l’altra, ma attualmente, a causa della mancanza di gran parte degli<br />

adeguati marker, non è ancora possibile rispondere alle domande: “Quale farmaco funziona<br />

meglio? Qual è il più indicato per ogni paziente?”. Il risultato è strettamente legato<br />

all’esperienza del medico specialista.<br />

Da un punto di vista medico, è possibile individuare cinque obiettivi principali per la<br />

cura dell’artrite reumatoide, che richiedono un regolare e stretto controllo dei pazienti,<br />

almeno ogni tre mesi. Questo cosiddetto tight control s’è rivelato un’arma vincente: la<br />

malattia dev’essere curata in modo rapido, intensivo, combinato e controllato.<br />

Il primo obiettivo è la remissione clinica. In base all’esame clinico del gonfiore e della<br />

dolorosità delle articolazioni, allo stato generale di salute del paziente e ai valori di laboratorio,<br />

viene determinata la disease activity. Se il gonfiore resta inferiore a un certo<br />

valore, l’infiammazione è considerata sotto controllo. Qualora, con il passare del tempo,<br />

questa situazione mutasse, sarà necessario cambiare farmaco.<br />

Il secondo obiettivo è la remissione radiologica, che<br />

non sempre coincide con quella clinica. Infatti, i moderni<br />

metodi diagnostici grafici (risonanza magnetica<br />

e ultrasuoni, con o senza mezzo di contrasto) hanno<br />

dimostrato che l’infiammazione subclinica può essere<br />

presente, anche se i pazienti sono in buona salute, e<br />

può accelerare il danno alle articolazioni. La remissione<br />

radiologica, verificata tramite radiografie annuali,<br />

è particolarmente importante, poiché il progredire del<br />

danno radiologico articolare è strettamente correlato<br />

63<br />

caPitolo 2


64<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

al processo invalidante, che è irreversibile. Remissione clinica e radiologica si potrebbero<br />

anche definire remissione farmacologica, poiché non è presente alcuna malattia<br />

finché s’assumono i farmaci!<br />

Il terzo obiettivo sarebbe la remissione vera e propria, la guarigione. Considerando che<br />

si verifica di rado, con questo termine intendo la riduzione dei farmaci alla dose minima<br />

di mantenimento. Questo vale per i medicinali antiflogistici e terapeutici di base, per il<br />

cortisone e, recentemente, anche per i farmaci biologici. In questa fase, devono essere<br />

chiaramente garantiti i primi due obiettivi, sempre in base alla decisione del medico<br />

specialista.<br />

Il quarto obiettivo è rappresentato dalla cura dei fenomeni concomitanti con l’artrite<br />

reumatoide, delle malattie concomitanti dei pazienti e degli effetti collaterali dei farmaci,<br />

tra cui annoveriamo osteoporosi, fratture ossee, depressione, gastriti, emorragie<br />

intestinali, insufficienza renale, infezioni, ecc. Il trattamento dei fattori di rischio per<br />

l’arteriosclerosi, come ipertensione, diabete e colesterolo alto, è particolarmente importante,<br />

poiché l’infiammazione cronica nel sangue danneggia ulteriormente i vasi<br />

sanguigni. Pertanto, sono frequenti vasculiti cerebrali e cardiache che, insieme al rischio<br />

elevato di linfoma e tumore ai polmoni, minacciano l’aspettativa di vita dei pazienti,<br />

qualora l’artrite reumatoide non fosse curata adeguatamente.<br />

Il quinto obiettivo è l’adeguamento all’evolversi della situazione: poiché l’artrite reumatoide<br />

è una malattia cronica, nel corso del tempo, può causare l’insorgere dei cambiamenti<br />

più disparati, che devono essere riconosciuti e affrontati. Queste variazioni,<br />

non strettamente correlate all’artrite reumatoide o ai farmaci, possono anche derivare<br />

da altre malattie, eventi e stile di vita, ed essere sia positive che negative, temporanee<br />

o immutabili. Naturalmente, anche quest’ultimo obiettivo è garantito solo nella cornice<br />

di un tight control: il medico deve possedere le adeguate conoscenze specialistiche e il<br />

paziente la fiducia necessaria.<br />

Il motto della moderna cura dell’artrite reumatoide dev’essere: “Un trattamento rapido,<br />

intensivo, combinato, controllato e flessibile”.


la dott.ssa ester vivaldelli<br />

Quando il sistema immunitaRio<br />

dà i numeRi: “luPus eRitematoso<br />

sistemico” e altRi connettiviti<br />

lupus eritematoso sistemico<br />

(les o semplicemente luPus)<br />

Nel lupus eritematoso sistemico (LES) il sistema<br />

immunitario è, per cause ancora ignote, alterato e<br />

combatte l’organismo a cui appartiene. Ne conseguono<br />

alterazioni della pelle ed infiammazione dei<br />

vasi, delle articolazioni, dei nervi, dei muscoli o<br />

dei più svariati organi.<br />

Quando due pazienti affetti da LES si incontrano,<br />

spesso le prime domande che si scambiano sono:<br />

“Da quanto tempo è malato?” e “Quando è stata<br />

posta la Sua diagnosi?” perché fra questi due momenti intercorrono frequentemente<br />

mesi, se non addirittura anni! I pazienti con LES hanno infatti spesso alle loro spalle<br />

una lunga storia di sofferenze prima che un medico riconosca la “loro” malattia e<br />

venga iniziato un trattamento efficace. Perciò non è insolito che il percorso da un medico<br />

all’altro dei pazienti con LES sia una “odissea”. Da un lato ciò dipende dal fatto<br />

che la malattia è rara ed alcuni medici la vedono solo una volta nell’arco della loro<br />

vita professionale e pertanto non possiedono una sufficiente esperienza diagnostica.<br />

Dall’altro la malattia presenta una variabilità di sintomi talmente ampia da essere<br />

spesso confusa con altre patologie e di conseguenza essere trattata in modo sbagliato.<br />

Molti pazienti vengono inoltre etichettati come malati immaginari (cosiddetti<br />

ipocondriaci) proprio perché non viene posta una diagnosi corretta ed il quadro clinico<br />

viene misconosciuto dal medico curante, a causa della sintomatologia multiforme e<br />

spesso mutevole.<br />

come si manifesta questa malattia?<br />

Le persone colpite dalla malattia si sentono quasi sempre stanche, sono meno efficienti<br />

di prima, sono svogliate e si sentono distrutte. Spesso lamentano febbricola<br />

(temperatura corporea leggermente elevata), un inspiegabile calo di peso, modesta<br />

caduta di capelli ed ingrossamento delle ghiandole linfatiche. Alcuni diventano<br />

all’improvviso sensibili alla luce del sole ed al freddo o vanno soggetti ad allergie.<br />

I dolori reumatici appartengono ai più frequenti sintomi d’esordio della malattia:<br />

circa il 90% dei pazienti si rivolge al medico principalmente per dolori o gonfiori<br />

articolari. I dolori possono derivare dall’infiammazione delle articolazioni o/e dei<br />

tendini e della muscolatura. I pazienti si sentono rigidi soprattutto alla mattina.<br />

L’interessamento articolare non conduce tuttavia ad una distruzione delle articolazioni<br />

come invece accade nell’artrite reumatoide.<br />

Tipico per il Lupus sono gli arrossamenti sulle guance e sul dorso del naso con disposizione<br />

simile ad una farfalla. Possono comparire all’esordio o tardivamente durante<br />

65<br />

caPitolo 2


66<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

le fasi di riacutizzazione della malattia. Le manifestazioni cutanee spesso si presentano<br />

dopo esposizione ai raggi solari.<br />

Sotto l’azione del freddo si può avere uno spasmo delle arterie delle dita in seguito al<br />

quale alcune o più dita divengono improvvisamente bianche.<br />

Nell’ambito di un Lupus possono essere colpiti gli organi più vari. I sintomi che più<br />

frequentemente ne derivano sono i seguenti:<br />

• nel sangue si può osservare una riduzione numerica di varie cellule come anche la<br />

comparsa di specifici anticorpi. Anche le trombosi possono essere un sintomo di questa<br />

malattia;<br />

• si può arrivare ad una infiammazione del rivestimento del cuore (pericardite) e ad<br />

alterazioni del ritmo cardiaco; a livello del polmone si può sviluppare una infiammazione<br />

della pleura o più raramente una polmonite dovuta all’infiammazione dei piccoli<br />

vasi (“polmonite lupica”);<br />

• se sono interessati i reni si parla di una “nefrite lupica”. A differenza di molte altre<br />

infiammazioni renali sostenute da batteri, la “nefrite lupica” deriva dal deposito di<br />

immunocomplessi nel sistema di filtraggio renale e dall’infiammazione e restringimento<br />

dei vasi sanguigni renali. Purtroppo l’infiammazione renale non causa sintomi<br />

per lungo tempo e può essere pertanto riconosciuta precocemente solo grazie ad<br />

esami delle urine e del sangue. Se questa infiammazione viene scoperta troppo tardi,<br />

può condurre a decurtazione della funzione renale fino all’insufficienza renale ed al<br />

trattamento dialitico. Per la diagnosi precoce sono pertanto necessari controlli medici<br />

regolari.<br />

Anche il sistema nervoso può ammalarsi, benché ciò conduca solo in pochi pazienti a<br />

modificazioni del carattere o del comportamento. Sono possibili fra le altre cose sintomi<br />

depressivi, disturbi della concentrazione, convulsioni o disturbi della sensibilità.<br />

Il LES segue un decorso caratterizzato da periodi di riacutizzazioni e ciascuna poussée<br />

può durare da poche settimane a mesi. Nei periodi intermedi alcuni pazienti sono praticamente<br />

senza disturbi, mentre alcuni hanno modesti segni di malattia. Solo in pochi<br />

il LES si mantiene costantemente in fase attiva. Il quadro clinico varia da soggetto<br />

a soggetto e dipende dal coinvolgimento dei relativi organi. Il coinvolgimento articolare<br />

provoca dolore, ma non mette a repentaglio la vita; al contrario l’interessamento<br />

del midollo osseo (che produce gli elementi cellulari del sangue) è asintomatico, ma<br />

può essere pericoloso per la vita.<br />

Con un buon trattamento l’intensità della malattia si attenua nel corso degli anni e le<br />

riacutizzazioni diventano meno frequenti e meno intense.


cosa sostiene questa malattia?<br />

Questa malattia fu designata con la parola Lupus (dal latino<br />

lupo) già da secoli. Se ne conoscevano tuttavia solo<br />

le lesioni cutanee, che peggioravano con l’esposizione<br />

al sole ed assomigliavano al morso di un lupo.<br />

La malattia è una patologia autoimmunitaria; si tratta<br />

di malattie nelle quali il sistema di difesa del corpo<br />

(globuli bianchi ed anticorpi) si rivolge contro il proprio<br />

stesso organismo. Questi anticorpi diretti contro sé stessi<br />

(auto-anticorpi) reagiscono principalmente con il nucleo<br />

delle cellule degli organi. Vengono perciò designati<br />

anche con il termine di anticorpi anti - nucleo (ANA). Gli<br />

autoanticorpi raggiungono con il sangue tutti i distretti<br />

del corpo e possono così causare infiammazione e danno<br />

in tutti gli organi.<br />

Il LES può esordire in tutte le fasce d’età, ma in genere interessa donne in età compresa<br />

fra 16 e 40 anni, cioè in quel periodo della vita nel quale la donna produce la<br />

maggiore quantità di ormoni femminili. Verosimilmente questi ormoni facilitano lo<br />

sviluppo del LES, ma non ne sono la causa!<br />

In ultima analisi non sappiano che cosa causi il LES, ma si tratta probabilmente di una<br />

concomitanza di diversi momenti scatenanti che mettono in moto la malattia. Come<br />

elementi predisponenti fungono le caratteristiche genetiche (ma non è una malattia<br />

ereditaria) e gli ormoni femminili. Come elementi scatenanti agiscono stress fisici e<br />

psichici, malattie infettive, luce solare, gravidanza e farmaci.<br />

come si tratta questa malattia?<br />

La diagnosi di “LES” di per sé non giustifica un trattamento farmacologico! La necessità<br />

di una terapia ed il tipo scaturiscono dalle manifestazioni della malattia.<br />

A seconda del paziente possono essere utilizzati farmaci antinfiammatori (antinfiammatori<br />

non steroidei e cortisone) e farmaci di fondo antimalarici (per es. Plaquenil) o<br />

i cosiddetti immunosoppressori (Methotrexate, Sandimmun Neoral, Azatioprina, Endoxan)<br />

per frenare il lavoro eccessivo e scorretto del sistema immunitario.<br />

Il successo del trattamento dipende in sostanza dal riconoscimento precoce della<br />

riacutizzazione della malattia e dalla compromissione d’organo.<br />

Anche la profilassi, cioè prevenire una ulteriore riacutizzazione, è importante. Con<br />

ciò si intende una vita regolare senza eccessivi stress fisici e psichici, evitare una<br />

eccessiva esposizione solare (protezione solare ) ed una alimentazione varia ed equilibrata.<br />

Tuttavia non esiste una dieta specifica, che guarisca la malattia. Alcuni farmaci<br />

dovrebbero essere evitati e pertanto sarebbe necessario informare il medico curante<br />

della malattia.<br />

67<br />

caPitolo 2


68<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

Fino ad ora il Lupus non è guaribile, ma le prospettive dei pazienti con LES di condurre<br />

una vita quasi normale, sono notevolmente migliorate negli ultimi anni grazie ai<br />

progressi diagnostici e terapeutici.<br />

connettiviti indifferenziate (u.c.t.d.)<br />

All’inizio non sempre è tutto così chiaro. Il paziente avverte disturbi spesso poco chiari<br />

e non facilmente inquadrabili. Il medico, che ha già più volte valutato il paziente per<br />

tali sintomi, prescrive degli esami di laboratorio particolari: i cosiddetti autoanticorpi,<br />

cioè gli ANA, gli anti-ds-DNA e gli ENA. Se il titolo degli ANA è molto elevato (perlomeno<br />

superiore a 1/640) indipendentente se con immunoflorescenza di tipo omogeneo o<br />

punteggiato al microscopio, allora siamo di fronte ad una connettivite. Qualora però<br />

i sintomi siano piuttosto vaghi e non vengano soddisfatti i criteri di diagnosi per una<br />

specifica connettivite, si parla allora di CONNETTIVITE INDIFFERENZIATA. Nel corso degli<br />

anni successivi si dovrà accertare se questa connettivite indifferenziata evolverà in<br />

una forma più specifica (in un Les oppure in un’altra connettivite). In circa un terzo<br />

dei casi questa malattia mantiene caratteri indifferenziati.<br />

sclerosi sistemica o sclerodermia<br />

Si tratta di un’ulteriore importante connettivite. Il termine sclerosi significa indurimento<br />

patologico di tessuti ed organi. Analogamente alle altre connettiviti anche<br />

questa forma colpisce più frequentemente le donne in particolare di media età.<br />

Se questa malattia interessa donne mature, allora può sembrare che la cute, prima<br />

leggermente rugosa, si appiattisca così da conferire un aspetto più giovanile. Le rughe<br />

sembrano spianate. Questo appare inizialmente quasi un vantaggio, ma diviene<br />

poi fonte di grossi problemi. La cute inizia a tirare, si ispessisce e può presentare<br />

delle discromie (alterazioni della pigmentazione). Le alterazioni della cute possono<br />

procurare notevoli problemi anche a carico degli orifizi. Il paziente riesce ad aprire<br />

sempre meno la bocca fino ad avere difficoltà nell’alimentazione ed anche il controllo<br />

dello sfintere anale può essere compromesso con difficoltà nella defecazione. Le<br />

mani si sentono costrette come se stessero in guanti troppo stretti così che le dita<br />

diventano sempre meno mobili, ispessite e retratte. Quando i tendini si muovono<br />

nelle loro guaine infiammate, è talora<br />

possibile avvertire degli “scrosci”.<br />

I pazienti affetti da sclerodermia presentano<br />

in genere il cosiddetto fenomeno<br />

di Raynaud. In seguito all’esposizione<br />

al freddo, ma anche per altri stress<br />

fisici o psichici, si assiste ad una vasocostrizione<br />

delle piccole arteriole delle<br />

dita delle mani e/o dei piedi o di parte


di esse. Le zone, che subiscono una deplezione di sangue, diventano inizialmente<br />

bianche, poi bluastre ed infine, quando i vasi si riaprono ed il sangue riprende a fluire,<br />

si colorano di rosso. Il tutto può essere<br />

accompagnato da sensazioni fastidiose<br />

o da vero e proprio dolore. Il fenomeno<br />

di Raynaud non compare solo nei pazienti<br />

affetti da sclerodermia o da altre<br />

connettiviti, ma anche in persone sane<br />

come espressione di una semplice alterazione<br />

funzionale della circolazione.<br />

Questa forma benigna prende il nome<br />

di fenomeno di Raynaud primitivo,<br />

mentre quella che accompagna altre malattie, come la sclerodermia, prende il nome<br />

di fenomeno di Raynaud secondario.<br />

com’è possibile distinguere il fenomeno di Raynaud primitivo da quello secondario?<br />

Tramite la Capillaroscopia. Mediante un maneggevole microscopio si osserva nelle<br />

singole il letto ungueale, dove è possibile vedere e valutare i numerosi capillari che<br />

costituiscono la microcircolazione. L’immagine viene ingrandita su un video per apprezzarne<br />

meglio i dettagli. Nel soggetto sano con fenomeno di Raynaud primitivo si<br />

riconosce una regolare disposizione e struttura dei capillari, mentre in un paziente<br />

affetto da sclerodermia si trovano dei megacapillari (capillari molto dilatati) o delle<br />

zone avascolari (assenza dei capillari).<br />

Nella sclerodermia possono essere interessati anche organi interni come il polmone<br />

con un quadro di fibrosi polmonare (cicatrizzazione del polmone con progressiva<br />

difficoltà respiratoria). Anche il cuore può essere compromesso. Le fibre muscolari si<br />

possono “indurire” e/o si possono sviluppare delle alterazioni del ritmo. In casi isolati<br />

il coinvolgimento del rene può condurre ad una rapida insufficienza renale.<br />

Come parametri di laboratorio alterati nella sclerodermia si trovano elevati titoli di<br />

ANA con aspetto granulare e la positività del Scl 70 fra gli ENA.<br />

Vi è poi una forma particolare di sclerodermia: la sindrome di CREST che ha uno specifico<br />

pattern di immunofluorescenza<br />

di tipo centromerico. L’acronimo CREST<br />

sintetizza le caratteristiche di questa<br />

malattia: C= calcinosi cutanea, cioè la<br />

presenza di depositi, talora anche grossolani,<br />

di calcio nel sottocute soprattutto<br />

delle dita; R = fenomeno di Raynaud<br />

che può in alcuni pazienti diventare<br />

così intenso da provocare ulcere e ne-<br />

69<br />

caPitolo 2


70<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

crosi dei polpastrelli delle dita; E = esofagopatia: alterazioni della motilità dell’esofago<br />

e/o riduzione del suo lume; S = sclerodattilia: la pelle che riveste le dita e le mani<br />

si indurisce e si retrae; T = telengectasie: sulla cute si possono formare dei grumi di<br />

piccoli vasi. Nella sindrome di CREST è necessario eseguire annualmente un’ecografia<br />

cardiaca per escludere lo svilupparsi di un’ipertensione arteriosa polmonare, poichè<br />

questo aumento del regime pressorio polmonare può incidere negativamente sulla<br />

aspettativa di vita del paziente.<br />

ulteriori connettiviti<br />

• Sindrome di Sjögren<br />

Nella sindrome di Sjögren troviamo la positività degli autoanticorpi ENA SS-A ed<br />

SS-B. Anche il Fattore reumatoide può essere positivo come pure elevate sono in<br />

genere le immunoglobuline. Clinicamente questa malattia si esprime nella secchezza<br />

delle mucose. Gli occhi bruciano e<br />

fanno male come se vi fosse un corpo<br />

estraneo. Anche la bocca è secca e vi<br />

è difficoltà a deglutire cibi secchi. Talora<br />

è interessato l’apparato genitale<br />

esterno con secchezza vaginale.<br />

• Dermato - Polimiosite<br />

In questa malattia si osserva una infiammazione<br />

dei muscoli che causa<br />

dolore e debolezza muscolare. Sul<br />

viso può comparire un esantema violaceo delle palpebre superiori e su alcune<br />

superfici articolari, specie delle mani, possono svilupparsi delle placche rosso-violacee.


chi tratta questa malattia e dove si trova aiuto?<br />

Il LES, come un camaleonte, può imitare diverse malattie. Pertanto è importante che<br />

tutti i medici pensino anche alla possibilità di un LES soprattutto quando si trovino<br />

a trattare con poco successo un quadro clinico poco definito. Poiché i singoli sintomi<br />

della malattia del LES possono essere molto diversi nella stessa persona e riaffiorare<br />

ad intervalli anche di anni, è importane che nel colloquio medico-paziente venga<br />

raccolta un’anamnesi (storia clinica del paziente) molto dettagliata. Solo un medico<br />

specialista è in grado di interpretare correttamente eventuali sintomi e disturbi per<br />

correlarli eventualmente con un LES.<br />

Come già detto il Lupus non è guaribile. Perciò è necessario un controllo medico regolare<br />

del paziente - ideale sarebbe rivolgersi ad un medico con esperienza nel trattamento<br />

di pazienti con LES. Il paziente può così imparare ad interpretare correttamente<br />

le modificazioni e le peculiarità della propria malattia.<br />

Lo specialista reumatologo ed internista è il medico più competente per il riconoscimento,<br />

l’assistenza e la cura di questa grave malattia. Tutti i pazienti con LES dovrebbero<br />

essere regolarmente seguiti (anche nelle fasi di quiescenza della malattia)<br />

dal loro reumatologo di fiducia presso un ambulatorio reumatologico competente.<br />

E’ importante che esista una buona collaborazione paziente - medico fondata su un<br />

reciproco rapporto di fiducia. Il medico deve accompagnare il paziente ed il paziente<br />

deve sapere che non si trova da solo con la sua malattia e che può sempre domandare<br />

consiglio ed aiuto.<br />

Se anche il rapporto medico - paziente è buono, è importante che il paziente con LES<br />

abbia contatto con persone con la stessa malattia. In questo ambito il significato delle<br />

“associazioni di auto-aiuto” non è mai sufficientemente valorizzato. Il contatto fra<br />

persone con la stessa malattia rassicura il paziente di non essere da solo. Può trarre<br />

profitto dal patrimonio delle altrui esperienze per imparare a convivere con la propria<br />

malattia, può essere sostenuto dal gruppo nei periodi in cui sta male, ma anche sostenere<br />

a sua volta altri quando sta di nuovo meglio.<br />

71<br />

caPitolo 2


72<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

osteoPoRosi (osteoatRofia)<br />

origine del termine<br />

Il termine “osteoporosi” deriva dal greco antico ed è<br />

composto da oστέον = ossa e πώρος = tufo.<br />

Talvolta, questa malattia viene chiamata anche osteoatrofia<br />

o atrofia ossea.<br />

caratteristiche della malattia<br />

L’osteoporosi è una malattia del sistema scheletrico,<br />

caratterizzata dalla diminuzione di massa, struttura<br />

e funzionalità ossee. Le ossa diventano deboli e<br />

fragili, con una conseguente elevata predisposizione<br />

alla frattura (= propensione alle fratture ossee).<br />

Qualora si fossero già verificate una o più fratture, come conseguenza dell’osteoporosi,<br />

ci si trova in presenza di una forma manifesta della malattia, che viene suddivisa in<br />

primaria e secondaria.<br />

frequenza della malattia<br />

È stato calcolato che 75 milioni di persone<br />

tra Europa, USA e Giappone sono<br />

affette da osteoporosi.<br />

Negli anni compresi tra il 1990 e il 2000,<br />

s’è verificato un incremento del 25% delle<br />

fratture del collo del femore.<br />

L’osteoporosi è la malattia ossea più<br />

frequente in età avanzata: nel 95% dei<br />

casi si tratta di un quadro clinico indipendente<br />

o di un’osteoporosi primaria,<br />

nel restante 5% la malattia insorge come<br />

conseguenza di un’altra patologia o<br />

come osteoporosi secondaria. L’80% delle<br />

persone affette da osteoporosi sono<br />

donne in menopausa. In questo periodo, il 30% della popolazione femminile sviluppa<br />

un’osteoporosi clinicamente rilevante.<br />

suddivisione dell’osteoporosi<br />

Osteoporosi primaria (95%)<br />

• Osteoporosi idiopatica giovanile (causa sconosciuta, idiopatica)<br />

• Osteoporosi post-menopausale (osteoporosi di tipo I)<br />

• Osteoporosi senile (osteoporosi di tipo II)<br />

il dott. bernd zagler


osteoporosi secondaria (5%)<br />

• Malattia endocrina (ad esempio, la tiroide, la sindrome di Cushing e l’ipogonadismo,<br />

per carenza di ormoni sessuali)<br />

• Farmaci (ad esempio, una lunga terapia a base di cortisone e medicinali che inibiscono<br />

gli acidi gastrici)<br />

• Malattie oncologiche (ad esempio, il plasmocitoma/tumore)<br />

• Immobilizzazione (permanenza a letto, ad esempio in seguito a paraplegia)<br />

• Malattie metaboliche<br />

• Malattie croniche<br />

A questo proposito vanno citate anche le infiammazioni articolari reumatiche e quelle<br />

intestinali croniche. In questi casi, l’osteoporosi viene favorita da due elementi: da un<br />

lato, vengono rilasciate numerose sostanze messaggere, sia in presenza di reumatismi<br />

che d’infiammazioni intestinali croniche (colite ulcerosa e malattia di Crohn), che<br />

disturbano la formazione ossea e ne stimolano la distruzione. Dall’altro, i pazienti,<br />

soprattutto quelli reumatici, sono inclini a praticare meno movimento e, così, vengono<br />

a mancare gli stimoli sufficienti per la formazione di nuova sostanza ossea.<br />

• Malnutrizione (alimentazione scorretta) e anoressia<br />

• Conseguenze dovute a chemioterapia e radioterapia<br />

• Sottopeso<br />

• Fumo ed eccessivo consumo di alcol<br />

conseguenze economiche della malattia<br />

L’osteoporosi ha anche un notevole peso politico-economico: in Germania, ad esempio,<br />

l’ammontare dei costi diretti e indiretti è compreso tra 2,5 e 3 miliardi d’euro annui circa.<br />

Pertanto, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) l’ha inserita nella lista delle<br />

dieci malattie più importanti.<br />

In Italia, si calcola che 3,5 milioni di donne e 1 milione di uomini soffrono d’osteoporosi:<br />

l’incremento della malattia è conseguente alle accresciute aspettative di vita.<br />

fratture ossee: dove si rompe l’osso?<br />

A differenza di altre parti del corpo, una minima forza esercitata sull’osso può già causare<br />

fratture, tra cui si distinguono:<br />

• crolli vertebrali (sinterizzazioni)<br />

• fratture del femore in prossimità dell’articolazione dell’anca (compresa la frattura del<br />

collo del femore)<br />

• fratture del radio in prossimità dell’articolazione della mano (frattura distale del radio)<br />

• fratture della testa dell’omero (frattura subcapitale dell’omero)<br />

• fratture del bacino<br />

73<br />

caPitolo 2


74<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

fisiologia dell’osso: funzione e metabolismo del tessuto osseo<br />

L’osso è un tessuto vivo e in costante rinnovamento, composto da una struttura ossea<br />

di base, così come da numerose cellule con diversi compiti: gli osteoclasti distruggono<br />

la sostanza ossea, mentre gli osteoblasti ne formano di nuova.<br />

Normalmente, questo sistema è in perfetto equilibrio, ma con l’avanzare dell’età, viene<br />

distrutto più osso di quanto non ne venga riformato. Intorno al 30° anno di vita, la<br />

massa ossea dello scheletro umano raggiunge il livello più elevato; successivamente, ha<br />

inizio la sua costante degenerazione.<br />

Un’osteoatrofia patologica, ovvero un’osteoporosi, è presente quando l’equilibrio tra<br />

formazione e distruzione ossea è disturbato e quest’ultima è così avanzata da rendere<br />

le ossa porose e fragili, con un conseguente notevole incremento del rischio di fratture.<br />

Dopo la menopausa, le donne sono particolarmente esposte al rischio di sviluppare<br />

un’osteoporosi.<br />

metabolismo osseo dopo la menopausa<br />

Dopo la menopausa, quindi a partire dal 50° anno d’età circa, il corpo femminile non<br />

produce più estrogeni (ormoni sessuali femminili): questa loro naturale mancanza causa<br />

l’osteoporosi post-climaterica. Numerosi meccanismi innescati dalla carenza d’estrogeni<br />

provocano l’incremento del metabolismo osseo, il costante processo di diminuzione<br />

della massa ossea: le ossa liberano il calcio, causando un lieve aumento dei suoi valori<br />

nel sangue e, nel contempo, diminuiscono gli ormoni responsabili del suo equilibrio.<br />

All’aumento del calcio nel sangue, coincide la diminuzione della sua assimilazione da<br />

parte del tratto gastrointestinale, mentre i reni sono preposti alla sua eliminazione.<br />

metabolismo osseo oltre i 70 anni<br />

Carenza di vitamina D: si riscontra nelle donne osteoporotiche d’età superiore a 70 anni,<br />

a causa di un inferiore apporto calorico. Nel contempo, le persone di quest’età s’espongono<br />

più raramente al sole e, in maniera endogena, viene formata meno vitamina D.<br />

Bilancio di calcio: una diminuzione di vitamina D causa un ridotto assorbimento di calcio<br />

da parte dell’intestino, rendendo negativo il suo bilancio.<br />

struttura ossea sana<br />

(a sinistra) e osteoporotica<br />

(a destra).


acidi gastrici<br />

Un ulteriore fattore che influenza l’assimilazione del calcio è la carenza di acidi gastrici.<br />

Tuttavia, non sempre il calcio assunto, maggiormente sotto forma di carbonato di calcio,<br />

viene assimilato dalle ossa; una probabile causa potrebbe essere attribuita all’insufficienza<br />

degli acidi gastrici. In circa un paziente su quattro oltre i 60 anni, si riscontra una<br />

riduzione della formazione di acidi gastrici dovuta all’età, cui si sommano quelli che<br />

assumono i cosiddetti inibitori della pompa protonica (farmaci per lo stomaco), che limitano<br />

notevolmente la produzione di acidi gastrici e vengono somministrati, ad esempio,<br />

contro il bruciore di stomaco o in caso di ulcere gastriche. Un contenuto di acidi nello<br />

stomaco non sufficiente ad assimilare, dai preparati di carbonato di calcio, la quantità di<br />

calcio necessaria alla formazione delle ossa, può favorire l’insorgere dell’osteoporosi.<br />

aspetti clinici: le caratteristiche dei disturbi<br />

Finché la massa ossea risulta solo lievemente diminuita, l’osteoporosi non presenta<br />

quasi alcun sintomo, mentre, nel decorso successivo, si manifesta attraverso fratture<br />

ossee, che si verificano apparentemente senza cause riconoscibili (le cosiddette fratture<br />

spontanee).<br />

Solitamente, le fratture distali del radio (l’osso dell’avambraccio) e del collo del femore<br />

vengono riconosciute dal paziente e subito curate, a differenza delle numerose fratture<br />

vertebrali che, inizialmente, passano inosservate.<br />

Una perdita di oltre 4 cm d’altezza indica la presenza di fratture vertebrali, pertanto si<br />

consiglia di misurarla regolarmente.<br />

Le fratture associate all’osteoporosi causano un significativo peggioramento della qualità<br />

della vita, soprattutto il primo anno dopo l’evento, con conseguenze come dolori<br />

acuti e cronici, limitazione funzionale e aumento dei disturbi di reflusso.<br />

diagnostica: quali esami consentono d’accertare la presenza dell’osteoporosi?<br />

Densitometria ossea: per la diagnosi dell’osteoporosi viene effettuata una densitometria<br />

ossea, ad esempio con il cosiddetto metodo DXA (dall’inglese: Dual X-ray Absorptiometry),<br />

che consiste nel proiettare un raggio X indebolito attraverso l’osso, solitamente<br />

nella coscia o nella colonna lombare. La percentuale di raggio assorbito corrisponde allo<br />

spessore dell’osso, individuando il cosiddetto valore T, un numero statistico che dimostra<br />

il distacco tra il risultato ottenuto e quello di una persona sana di 30 anni.<br />

• Esito normale: T-score fino a -1,0<br />

• Osteopenia: T-score compreso tra -1,0 e -2,5<br />

• Osteoporosi: T-score inferiore a -2,5<br />

In alternativa alla densitometria ossea DXA, può anche essere effettuata la cosiddetta<br />

tomografia computerizzata quantitativa (QCT), il cui valore T non è, tuttavia, paragonabile<br />

al precedente metodo.<br />

75<br />

caPitolo 2


76<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

ultrasonometria Quantitativa (Qus)<br />

Questo metodo ha una buona concordanza con il DXA e offre una previsione affidabile<br />

e individuale per le fratture: si tratta di un esame rapido e senza l’impiego di raggi X,<br />

ma di difficile standardizzazione.<br />

metodi grafici<br />

Qualora si sospettasse la presenza di<br />

crolli vertebrali, può essere necessaria<br />

anche una radiografia della colonna.<br />

Radiografie (a 2 livelli): vertebra a cornice,<br />

a cuneo, a pesce o piatta.<br />

Segni di frattura: diminuzione dell’altezza<br />

di circa il 20% oppure di 4 mm rispetto<br />

alla precedente misurazione.<br />

Esami di laboratorio, come ad esempio<br />

il calcolo di calcio e fosfati nel siero del sangue. Questi valori consentono d’accertare<br />

fenomeni di carenza o malattie, che determinano un’osteoporosi.<br />

Quando sottoporsi a un controllo per l’osteoporosi?<br />

L’esame per la prevenzione (screening) viene consigliato a tutte le donne in menopausa,<br />

a partire dai 65 anni d’età.<br />

Solitamente, alle donne premenopausali, a quelle di oltre 65 anni in menopausa e agli<br />

uomini non viene consigliata un’analisi che, tuttavia, dovrebbe essere presa in considerazione<br />

in presenza di un elevato rischio d’osteoporosi.<br />

Con un DXA patologico si consiglia un controllo dopo almeno 24 mesi, come esame<br />

post-convalescenza.<br />

In presenza di un DXA normale, qualora dovessero presentarsi nuovi fattori di rischio,<br />

l’esame dovrebbe essere ripetuto ogni 2 anni. Le donne in menopausa e con un profilo<br />

di rischio immutato, qualora presentino una densitometria normale, possono ripeterla<br />

ogni 5 anni.<br />

Purtroppo, i valori di controllo del DXA non indicano necessariamente il successo della<br />

terapia, che dovrebbe essere riesaminata solo in caso di una chiara diminuzione dello<br />

spessore osseo o di nuove fratture.<br />

Tutti i pazienti con un’ultrasonometria patologica dovrebbero effettuare una densitometria<br />

DXA (costituisce sempre lo standard di riferimento per l’osteoporosi).<br />

decorso della malattia e prognosi<br />

L’osteoporosi è una malattia che, inizialmente, evolve in maniera impercettibile, ma<br />

che nel caso delle fratture ossee, particolarmente tra le persone anziane, implica conseguenze<br />

molto gravi (dolori, permanenza a letto, talvolta immobilizzazione duratura,


perdita di autonomia), nonché un’elevata cagionevolezza e mortalità, soprattutto a<br />

causa delle loro complicazioni (ad esempio embolia polmonare e infezioni).<br />

L’aumento della mortalità è più elevato durante il primo anno (15-30% in caso di frattura<br />

prossimale osteoporotica del femore).<br />

Possibilità di cura e prevenzione dell’osteoporosi<br />

Stile di vita: si consiglia di praticare regolarmente un’attività fisica che non esponga<br />

le ossa al rischio di fratture, come ad esempio ginnastica, nuoto (soprattutto dorso),<br />

camminate, walking, ecc. È possibile cominciare a praticare sport a qualsiasi età, anche<br />

se si soffre già d’osteoporosi, poiché il movimento stimola il metabolismo osseo, oltre<br />

a migliorare la mobilità e il benessere.<br />

Inoltre, una sufficiente esposizione al sole incrementa la produzione di vitamina D da<br />

parte della pelle.<br />

consigli generali<br />

• Incrementare la forza muscolare<br />

• Migliorare la coordinazione<br />

• Evitare cadute<br />

• Utilizzare adeguati presidi<br />

• Verificare l’impiego di farmaci contro l’osteoporosi e di quelli che ne favoriscono la<br />

riduzione<br />

• Ottimizzare la vitamina D (oltre 30 minuti di sole al giorno e rimedi supplementari, per<br />

conseguire un valore di 25: vitamina D3 > 20-30 ng/ml)<br />

• Evitare il sottopeso (BMI >20 kg/m)<br />

• Garantire un adeguato bilancio di calcio (latte, latticini, frutta, verdura e acqua minerale,<br />

per assumere circa 1.000 mg/d di calcio)<br />

• Non fumare<br />

• Assumere correttamente i farmaci prescritti<br />

alimentazione<br />

Il primo passo per avere uno scheletro solido viene<br />

compiuto durante l’infanzia e l’adolescenza, poiché è<br />

in questo periodo che si formano le ossa e la massa<br />

muscolare: la quantità consigliata è compresa tra i 1200<br />

e i 1500 milligrammi al giorno.<br />

Ciò equivale a circa un vasetto grande di yogurt, due<br />

fette di pane di segale e frumento o integrale, due pezzetti<br />

di formaggio, una porzione di spinaci e un bicchiere<br />

d’acqua minerale.<br />

Esistono alcuni alimenti e generi di consumo che influ-<br />

77<br />

caPitolo 2


78<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

iscono negativamente sull’assunzione di calcio: attenzione ai prodotti contenenti fosfati<br />

(i cosiddetti ladri di calcio), come carne, salsicce, piatti pronti, coca cola e lenticchie.<br />

Per fare in modo che il calcio assunto tramite l’alimentazione venga assimilato anche<br />

dalle ossa, il corpo ha bisogno di vitamina D, solitamente formata dalla pelle grazie<br />

all’azione dei raggi solari. Qualora l’esposizione al sole non bastasse a garantire una sufficiente<br />

produzione di vitamina D, si suggerisce d’integrarla con l’assunzione di pillole,<br />

consigliata anche dalle linee direttive nazionali, come componente della terapia di base.<br />

evitare un eccessivo consumo di alcol e tabacco!<br />

Misure complementari: per la prevenzione e la cura dell’osteoporosi esistono numerosi<br />

metodi di medicina alternativa, la cui efficacia, però, non è scientificamente dimostrata.<br />

Alimentazione basica o assunzione di miscele di<br />

sali basici: una superacidità del corpo dovrebbe<br />

portare, secondo i sostenitori di questa terapia,<br />

al potenziamento dell’osteoatrofia, poiché i sali di<br />

calcio vengono impiegati come sostanze tampone.<br />

Si consiglia d’eliminare dalla propria alimentazione<br />

caffè, tè nero, alcol, bevande a base di coca cola<br />

e limonata, proteine animali (carne, salsicce e pesce),<br />

fast food, piatti pronti, la maggior parte dei<br />

latticini, zucchero industriale, dolcificanti, dolci,<br />

farina bianca e prodotti che la contengono, arachidi,<br />

noci, ecc. Inoltre, si prescrive un’alimentazione<br />

che inibisca gli acidi o favorisca le sostanze basiche,<br />

composta da centrifugati di verdura, succhi di<br />

frutta, tè alle erbe, verdura, insalata e frutta.<br />

terapia: quali sono i farmaci consentiti per la cura?<br />

Il trattamento dell’osteoporosi mira alla prevenzione delle fratture e alla diminuzione<br />

dei dolori associati e delle limitazioni funzionali.<br />

Il livello di rischio a 10 anni viene attualmente valutato in base a una combinazione di<br />

età, sesso, densità ossea e altri fattori.<br />

Si consiglia d’avviare la terapia non appena tale livello fa aumentare il pericolo di fratture<br />

oltre il 30% (calcolato in base a fattori di rischio, età e T-score).<br />

i farmaci<br />

Oggigiorno, esiste una gamma di farmaci che consente di migliorare efficacemente la<br />

solidità ossea, evitando così le fratture. Tutti questi medicinali si basano sul fatto che<br />

l’osso è in costante trasformazione e un’inibizione delle cellule responsabili della sua<br />

erosione o l’incremento delle loro antagoniste conferiscono una migliore stabilità.


come agiscono i bifosfonati?<br />

I bifosfonati, come Alendronato, Ibandronato e Risedronato, nonché Zolendronato arrestano<br />

la distruzione e, così, il progredire della malattia, formando un legame con la<br />

superficie ossea e creando una specie d’involucro meccanico protettivo intorno all’osso.<br />

Inoltre, svolgono un’azione inibitoria sull’attività delle cellule che distruggono l’osso. A<br />

causa dei complessi indissolubili con il calcio, creati dai bifosfonati nell’intestino, sono<br />

difficili da assimilare, pertanto le prescrizioni riportate sul foglietto illustrativo, in merito<br />

alle modalità d’assunzione, devono essere rigorosamente rispettate. Tuttavia, i bifosfonati<br />

causano spesso i cosiddetti effetti secondari gastrointestinali, come mal di pancia,<br />

nausea, vomito e diarrea. Per questo motivo, oggigiorno, abbiamo a disposizione una<br />

modalità di somministrazione alternativa, grazie ai bifosfonati intravenosi.<br />

attenzione alle necrosi dell’osso mascellare, ma niente panico!<br />

La necrosi dell’osso mascellare è un raro effetto collaterale, molto temuto, che può<br />

insorgere nell’ambito della terapia con i bifosfonati, soprattutto nei pazienti oncologici<br />

in occasione di somministrazioni intravenose con un dosaggio elevato. Consigliamo la<br />

programmazione d’interventi dentistici, prima dell’inizio della terapia (per farvi eventualmente<br />

ricorso in seguito).<br />

come agiscono i derivati del paratormone?<br />

Innanzitutto, bisogna ricordare che è sorprendente il fatto che il paratormone stimoli la<br />

formazione ossea. Abbiamo richiamato spesso l’attenzione sul cosiddetto iperparatiroidismo<br />

secondario come causa principale dell’osteoporosi senile. In seguito alla carenza<br />

di calcio e soprattutto di vitamina D, le ghiandole paratiroidee distribuiscono un’elevata<br />

quantità di paratormone, con un conseguente elevato tasso d’erosione ossea, dovuta<br />

all’attivazione degli osteoclasti.<br />

Fin dall’antichità, è risaputo che il segreto di ogni terapia sta nella dose, come diceva<br />

Paracelso. In presenza dell’iperparatiroidismo, la formazione e la distribuzione del paratormone<br />

è costantemente elevata. La conseguenza è una sua concentrazione duratura<br />

ed eccessiva nel sangue, che causa la stimolazione permanente degli osteoclasti, con<br />

una conseguente e costante perdita di massa ossea. Una somministrazione del paratormone<br />

con concentrazioni elevate provoca, a breve termine, un elevatissimo incremento<br />

del suo livello nel sangue, che, tuttavia, si ri-normalizza rapidamente, attivando nel<br />

frattempo soprattutto gli osteoblasti (le cellule che formano l’osso).<br />

come agisce il ranelato di stronzio?<br />

Il ranelato di stronzio è composto da una parte organica (acido ranelico) e da due atomi<br />

di stronzio stabile. Da un lato, questa sostanza stimola la formazione ossea e, dall’altro,<br />

ne inibisce la distruzione. Gli studi dimostrano la sua efficacia clinica relativamente alla<br />

prevenzione delle fratture vertebrali e non vertebrali in pazienti in menopausa.<br />

79<br />

caPitolo 2


80<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

farmaci per la terapia dell’osteoporosi post-menopausale<br />

• Alendronato: 10 mg al giorno o 70 mg a settimana per os<br />

• Alendronato: 70 mg + 5600 UI di vitamina D per os<br />

• Ibandronato: 150 mg al mese per os oppure 3 mg ogni 3 mesi intrav.<br />

• Risedronato: 5 mg al giorno per os oppure 35 mg a settimana per os<br />

• Zoledronato: 5 mg intrav. ogni 24 mesi<br />

• Ranelato di stronzio: 2 gr al giorno per os<br />

• Raloxifene: 60 mg al giorno per os<br />

• Teriparatide PTH 1-34: 20 µgr al giorno subcut.<br />

• Paratormone 1-84: 100 µgr al giorno subcut.<br />

• Etidronato<br />

• Clodronato: 800 mg/die/per os<br />

farmaci consentiti per la terapia dell’osteoporosi nell’uomo<br />

• Alendronato (10 mg al giorno)<br />

• Risedronato<br />

• Teriparatide PTH 1-34<br />

• Zoledronato<br />

una novità all’orizzonte, non ancora consentita in italia<br />

Il Denosumab rappresenta un nuovo metodo di cura dell’osteoporosi. Si tratta di un<br />

anticorpo monoclonale, da somministrare 1 volta ogni sei mesi tramite iniezione sottocutanea.<br />

Il 28 maggio 2010, il Denosumab (nome commerciale: Prolia) è stato accettato<br />

da tutti i 27 Stati membri dell’Unione Europea (UE), così come da Norvegia, Islanda e<br />

Liechtenstein, per la cura dell’osteoporosi nelle donne in menopausa con un elevato<br />

rischio di fratture e per il trattamento della perdita di densità ossea, tramite una terapia<br />

ormonale ablativa (deprivazione androgenica), negli uomini con un tumore alla prostata<br />

e un elevato rischio di fratture.<br />

farmaci in uso, ma generalmente non consigliati dalle direttive<br />

• Calcitonina: ancora poco utilizzata e con vantaggi non ben documentati; solitamente,<br />

causa gravi allergie.<br />

• STH (ormone della crescita): nessun vantaggio dimostrato; eventuali effetti collaterali<br />

problematici.<br />

• Fluoruri: ormai in disuso; rendono le ossa dure, ma fragili e senza migliorarne la stabilità.<br />

• Estrogeni: in seguito alla critica mossa alla terapia ormonale sostitutiva, il loro impiego<br />

è limitato.


come evitare le fratture?<br />

L’impiego di tutori per l’anca è un metodo efficace per prevenire le fratture osteoporotiche<br />

del collo del femore.<br />

interventi chirurgici<br />

Per il trattamento delle fratture vertebrali osteoporoticamente limitate, si sono affermati<br />

due metodi chirurgici.<br />

In occasione della cosiddetta chifoplastica, la vertebra fratturata viene risollevata con<br />

l’aiuto di un palloncino gonfiabile, che forma una cavità in cui viene iniettato uno speciale<br />

cemento osseo per stabilizzare l’osso. Anche nella cosiddetta vertebroplastica,<br />

la vertebra fratturata viene risollevata e stabilizzata, iniettando cemento osseo, senza<br />

essere stata precedentemente ampliata con un palloncino. Gli interventi, effettuati in<br />

anestesia totale o locale, normalmente, non durano più di 60-90 minuti. Già il giorno<br />

dell’operazione, i pazienti possono alzarsi e, solitamente, lasciano l’ospedale dopo pochi<br />

giorni, presentando, il più delle volte, un notevole sollievo dal dolore.<br />

Tuttavia, alcuni studi sul successo terapeutico provocano l’insorgere di discussioni, pertanto,<br />

i metodi chirurgici vengono solitamente limitati alle seguenti situazioni.<br />

Indicazioni per le operazioni<br />

• Fratture osteoporotiche da compressione della colonna toracica o lombare, accompagnate<br />

da dolore e soggette a peggioramento<br />

• Sinterizzazioni vertebrali patologiche e dolorose o che minacciano la stabilità oppure<br />

metastasi vertebrali dolorose, senza frattura<br />

• Mieloma multiplo con dolori alla vertebra interessata o pericolo per la stabilità a causa<br />

dell’osteolisi<br />

81<br />

caPitolo 2


82<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

le sPondiloaRtRiti: il moRbo di becHteReW,<br />

l’aRtRite PsoRiasica...<br />

La spondiloartrite (infiammazione delle articolazioni<br />

intervertebrali) include un gruppo di malattie reumatiche<br />

infiammatorie che presentano sintomi e caratteri<br />

genici comuni. Si tratta delle seguenti patologie:<br />

• morbo di Bechterew (spondilite anchilosante) (irrigidimento<br />

infiammatorio della colonna vertebrale)<br />

• artrite psoriasica (infiammazione delle articolazioni,<br />

associata alla psoriasi)<br />

• artrite reattiva (infiammazione delle articolazioni,<br />

quale reazione a una serie di determinate infezioni<br />

batteriche, che coinvolgono in particolare l’apparato<br />

gastrointestinale e urogenitale)<br />

• spondilite anchilosante in presenza di patologie intestinali di carattere cronico-infiammatorio<br />

(morbo di Crohn e colite ulcerosa)<br />

• spondiloartriti indifferenziate (prive di caratteristiche particolari)<br />

caratteristiche comuni<br />

La caratteristica di questo gruppo di malattie è il dolore infiammatorio alla schiena, causato<br />

da un’infiammazione delle articolazioni sacroiliache e/o della colonna vertebrale.<br />

Tale dolore si presenta solitamente durante la notte o al mattino presto, provocando il<br />

risveglio; è caratterizzato dalla rigidità mattutina e migliora poi con il movimento, senza<br />

però passare mai del tutto. Se i dolori sono particolarmente acuti, il paziente si alza<br />

e cammina un po’, finché il dolore migliora. Di solito tali dolori compaiono già prima<br />

dei quarant’anni, assumendo poi un decorso cronico. È anche possibile che si verifichi<br />

un’infiammazione agli arti inferiori (artrite periferica), che coinvolge solitamente<br />

le articolazioni tibio-tarsali e le ginocchia, provocando dolore e gonfiore. Solitamente<br />

l’infiammazione interessa una singola articolazione, ma a volte ne colpisce più d’una. È<br />

possibile che si gonfino anche tutte le dita delle mani o dei piedi contemporaneamente<br />

(dita a forma di salsiccia). Si può giungere a un’infiammazione delle inserzioni tendinee<br />

(entesite), la quale coinvolge in particolare<br />

il tendine di Achille e la pianta del<br />

piede; si manifestano dolori nella parte<br />

posteriore e inferiore del tallone, che<br />

possono anche irradiarsi, con il passare<br />

del tempo, alle ossa (alla parte superiore<br />

e inferiore della spina calcaneare). Le<br />

spondiloartriti possono colpire, oltre che<br />

l’apparato motorio, anche altri organi<br />

quali gli occhi, l’apparato urogenitale,<br />

digerente e la pelle.<br />

il dott. P. trebo


stadi del morbo di bechterew<br />

Nel 30-50% dei pazienti che soffrono di spondilite anchilosante, in particolare in chi è<br />

affetto dal morbo di Bechterew, si verifica un evento a livello dell’occhio, quale ad esempio<br />

un’infiammazione dell’iride o del corpo ciliare (irite/iridociclite). L’occhio colpito si<br />

arrossa, provocando dolore e sensibilità alla luce. Nella maggior parte dei casi, i sintomi<br />

scompaiono abbastanza rapidamente, in seguito all’applicazione di gocce oculari a base<br />

di cortisone, ma è possibile che ricompaiano e rimangano a lungo latenti.<br />

Sembra che le spondiloartriti abbiano un carattere genico comune. Si tratta dell’antigene<br />

HLA-B27, una sostanza proteica, che si trova sulla superficie della maggior parte delle<br />

cellule e svolge un ruolo importante sul sistema immunitario. La positività all’antigene<br />

HLA-B27 si verifica molto spesso in presenza di spondiloartriti e, nella maggior parte<br />

dei casi (>90%), in pazienti affetti da morbo di Bechterew. In persone sane, la positività<br />

all’antigene HLA-B27 corrisponde all’8%. Coloro che risultano positivi all’antigene HLA-<br />

B27 corrono un elevato rischio di ammalarsi di spondiloartrite, ma non tutti i portatori<br />

di tale antigene si ammalano; esistono addirittura pazienti affetti da spondiloartrite, che<br />

non risultano essere HLA-B27 positivi.<br />

il morbo di bechterew<br />

(spondilite anchilosante)<br />

La spondilite anchilosante viene anche<br />

chiamata, nelle regioni di lingua tedesca,<br />

morbo di Bechterew, dal nome del<br />

neurologo russo Wladimir Bechterew, che<br />

non la scoprì per primo, ma ne fece una<br />

descrizione particolareggiata negli anni<br />

Novanta del diciannovesimo secolo.<br />

Il morbo Bechterew è una grave malattia<br />

appartenente al gruppo delle spondiloartriti.<br />

Circa l’1% della popolazione soffre di questo morbo, che colpisce gli uomini circa<br />

due volte più frequentemente delle donne e si presenta solitamente fra il quindicesimo<br />

ed il quarantesimo anno di età.<br />

La precisa eziologia del morbo di Bechterew è sconosciuta: sembra si tratti di una cosiddetta<br />

patologia autoimmunitaria, vale a dire una malattia nel corso della quale l’organismo<br />

crea antigeni (anticorpi) contro i tessuti del proprio corpo, sviluppando così una<br />

reazione infettiva. Si pensa siano vari i fattori che scatenano il morbo di Bechterew: da<br />

una parte la positività all’antigene HLA-B27, il quale aumenterebbe il rischio di ammalarsi,<br />

dall’altra il fatto di aver contratto infezioni batteriche.<br />

La sintomatologia di tale malattia include il dolore di tipo infiammatorio alla schiena,<br />

che si presenta solitamente durante la notte o al mattino presto, caratterizzato da rigidità<br />

mattutina, che migliora con l’attività fisica. Tale dolore è provocato, all’insorgere<br />

83<br />

caPitolo 2


84<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

della patologia, da un’infiammazione dell’articolazione sacroiliaca e, con il passare del<br />

tempo, della colonna vertebrale nell’ambito del corpo vertebrale, delle piccole articolazioni<br />

e dei dischi intervertebrali. Di norma, la colonna vertebrale viene colpita dal basso<br />

verso l’alto, dalla zona lombare verso il collo. Con il passare del tempo, il dolore diminuisce<br />

poiché si giunge ad una calcificazione delle articolazioni sacroiliache e dei dischi<br />

intervertebrali, ma la colonna vertebrale diventa sempre meno flessibile e può anche<br />

iniziare a deformarsi. È possibile che i pazienti non riescano più a muoversi agevolmente,<br />

né a piegarsi in avanti o indietro, assumendo una postura sempre più incurvata in<br />

avanti. Il decorso della malattia può svilupparsi alternando fasi acute a fasi di riposo o<br />

trasformarsi in una patologia cronica.<br />

Il morbo di Bechterew può anche provocare infiammazioni agli arti inferiori (articolazioni<br />

periferiche), come ad esempio le articolazioni dell’anca, del ginocchio e tibio-tarsali che,<br />

nella maggior parte dei casi, provocano dolore e gonfiore. In seguito all’infiammazione<br />

delle intersezioni tendinee, si possono verificare tipici dolori al tallone.<br />

In presenza di questa patologia, si registra frequentemente l’infiammazione di un occhio,<br />

in particolare dell’iride, in prossimità del corpo ciliare: i pazienti lamentano un<br />

improvviso arrossamento, forte dolore e ipersensibilità alla luce.<br />

La diagnosi del morbo di Bechterew deve essere effettuata solo ed esclusivamente seguendo<br />

i criteri oggi a disposizione, vale a dire quando il paziente lamenta i dolori tipici<br />

della malattia e la radiografia identifica un’infiammazione alle articolazioni sacroiliache,<br />

cosa che però spesso viene evidenziata solo dopo parecchi anni di malattia. Nel corso<br />

dei primi stadi della patologia, la lastra non mostra quasi mai nulla d’insolito, nonostante<br />

l’infiammazione sia già presente; la diagnosi esatta può essere effettuata, quindi,<br />

solo 5-10 anni dopo l’insorgere dei sintomi.<br />

Eseguire una risonanza magnetica può comunque essere utile a identificare l’infiammazione<br />

a livello delle articolazioni sacroiliache, già nel primo stadio della malattia.<br />

Nel caso in cui la patologia venga diagnosticata nella sua fase iniziale, è necessario sia<br />

identificata quale spondiloartrite indifferenziata e non quale morbo di Bechterew.<br />

Per la corretta diagnosi della malattia, può essere d’aiuto avere a disposizione anche<br />

altri parametri (ad esempio la presenza di un’infiammazione agli arti inferiori, alle inserzioni<br />

tendinee o all’ occhio). Altro è la determinazione della positività all’antigene HLA-<br />

B27, importante criterio diagnostico, presente nella maggior parte dei pazienti (>90%).<br />

Ulteriori parametri che identificano la presenza dell’infiammazione, quali ad esempio la<br />

VES (velocità di sedimentazione dei componenti corpuscolari del sangue) o la proteina<br />

C reattiva, possono essere normali o solo lievemente al di sopra della norma, anche nel<br />

caso in cui la malattia sia già attiva.<br />

La terapia del morbo di Bechterew prevede interventi di tipo farmacologico e non, che<br />

devono comunque essere personalizzati in base alle differenti manifestazioni patologiche,<br />

alla gravità della malattia ed alle condizioni generali del paziente.


Piuttosto importante è, comunque, lo svolgimento di una regolare attività fisica, che<br />

dovrebbe riuscire a mantenere e migliorare la mobilità della colonna vertebrale ed<br />

impedirne la deformazione. Di particolare importanza nell’ambito della terapia non<br />

farmacologica è l’educazione del paziente, vale a dire la sua conoscenza della malattia,<br />

il suo atteggiamento nei suoi confronti e nei confronti della salute in generale.<br />

Ancora più importante della terapia non farmacologica risulta quella farmacologica.<br />

I farmaci da utilizzare per il trattamento del morbo di Bechterew sono gli antireumatici<br />

non steroidei (FANS), i quali agiscono riducendo l’infiammazione ed alleviando il dolore<br />

e la sensazione di rigidità mattutina. È stato dimostrato che l’assunzione continua di<br />

antireumatici non steroidei, nel trattamento del morbo di Bechterew, non solo riduce<br />

l’infiammazione, ma blocca anche la calcificazione della colonna vertebrale. L’aspetto<br />

negativo è costituito dal fatto che la loro assunzione, su base continua, può provocare<br />

effetti collaterali a livello gastrointestinale (ad esempio ulcera gastrica).<br />

Il cortisone è efficace solo sulle articolazioni periferiche, ma non sulla colonna vertebrale<br />

e dovrebbe essere assunto solo per brevi periodi.<br />

I cosiddetti farmaci biologici, quali la sulfasalazina o il metotrexato, costituiscono una<br />

terapia sicura contro l’artrite reumatoide, ma non agiscono allo stesso modo nel caso<br />

d’infiammazioni della colonna vertebrale. La sulfasalazina, utilizzata quale farmaco biologico<br />

unico, agisce però contro le infiammazioni delle articolazioni periferiche.<br />

Negli ultimi anni, l’uso di un gruppo di farmaci noti come antagonisti TNF-α ha rivoluzionato<br />

la terapia del morbo di Bechterew. Come suggerisce il nome, essi inibiscono<br />

la TNF-alfa, sostanza prodotta dall’organismo, che pare sia responsabile dell’insorgere<br />

dell’infiammazione. In presenza del morbo di Bechterew, gli antagonisti TNF-α bloccano<br />

rapidamente e in modo efficace l’infiammazione a livello dell’apparato motorio (colonna<br />

vertebrale, articolazioni periferiche, inserzioni tendinee) e anche dell’occhio. Essi<br />

vengono somministrati a quei pazienti che soffrono di artrite periferica e, nonostante<br />

l’assunzione di antireumatici non steroidei ed eventualmente sulfasalazina, mostrano<br />

uno sviluppo particolarmente attivo della malattia, nonché in presenza di forti infiammazioni<br />

all’occhio. La terapia con gli antagonisti TNF-α ha fatto registrare, nel 50% dei<br />

pazienti che soffrono del morbo di Bechterew, una notevole diminuzione del dolore.<br />

artrite psoriasica<br />

La psoriasi colpisce circa il 3% della popolazione e il 10-20% dei pazienti che soffrono di<br />

questa malattia sviluppa anche l’artrite. L’artrite psoriasica interessa in egual maniera<br />

sia gli uomini che le donne.<br />

Nel 75% dei pazienti, la manifestazione cutanea si sviluppa prima dell’artrite; nel 15%<br />

dei casi, i sintomi compaiono contemporaneamente, mentre nel 10% l’artrite si sviluppa<br />

prima dell’eruzione cutanea.<br />

Il 6% circa dei pazienti presenta i sintomi caratteristici dell’artrite psoriasica, senza<br />

85<br />

caPitolo 2


86<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

che nella loro vita si sia mai verificata<br />

una manifestazione cutanea di carattere<br />

psoriasico. Questa forma particolare<br />

di artrite-psoriasi viene chiamata artrite<br />

psoriasica “sine psoriase” (dal latino<br />

sine = senza).<br />

L’artrite psoriasica si può manifestare in<br />

svariate forme. Solitamente si sviluppa<br />

sotto forma di oligoartrite, vale a dire<br />

un processo infiammatorio articolare che coinvolge meno di quattro articolazioni (ad<br />

esempio il ginocchio, l’anca e l’articolazione tibio-tarsale). Frequentemente si giunge ad<br />

un’infiammazione contemporanea delle articolazioni periferiche (poliartrite periferica),<br />

proprio come nel caso dell’artrite reumatoide. Raramente si verifica un coinvolgimento<br />

delle articolazioni di mani e piedi e, ancor più raramente, la loro deformazione (arthritis<br />

mutilans). È anche raro che si sviluppi l’infiammazione delle articolazioni ilio sacrali e/o<br />

della colonna vertebrale.<br />

Una caratteristica dell’artrite psoriasica è il gonfiore contemporaneo delle dita di mani<br />

e piedi (dita a forma di salsiccia) o l’infiammazione delle inserzioni tendinee quali,<br />

ad esempio, del tendine d’Achille. È anche possibile che si manifesti l’infiammazione<br />

dell’iride e del corpo ciliare.<br />

Solitamente, non esiste relazione fra le manifestazioni a livello delle articolazioni e<br />

quelle a livello cutaneo; può darsi che, in presenza di un’artrite particolarmente seria,<br />

vi siano eruzioni cutanee scarse, o viceversa. Il decorso della malattia può procedere a<br />

singhiozzo o diventare cronico.<br />

È possibile che le lastre identifichino devastazioni ossee o nuove formazioni. Il fattore<br />

reumatoide è solitamente negativo, l’antigene HLA-B27 è raramente positivo, in particolare<br />

in presenza d’infiammazione delle articolazioni sacroiliache e della colonna vertebrale.<br />

La valutazione di parametri che identificano l’infiammazione, quali ad esempio<br />

la VES (velocità di sedimentazione delle cellule del sangue) e la proteina C reattiva,<br />

possono essere normali o solo poco elevati, anche nel caso in cui la malattia sia già<br />

attiva. La terapia deve essere valutata in base al livello di gravità della malattia. Nei casi<br />

meno gravi è possibile utilizzare gli antireumatici non steroidei (FANS). Se tali farmaci<br />

non sono efficaci, possono essere somministrati i cosiddetti farmaci biologici quali il<br />

metotrexato, la sulfasalazina, la ciclosporina o il leflunomide i quali, oltre ad agire contro<br />

l’artrite, riducono le manifestazioni cutanee. Se la terapia con i farmaci biologici<br />

non funziona, si possono prescrivere gli antagonisti TNF-α quali l’infliximab, l’etanercept<br />

e l’adalimumab, che agiscono sia sulle articolazioni che sulla pelle. Oltre alla terapia<br />

farmacologica, è anche importante mettere in atto una serie di accortezze, quali ad<br />

esempio un’adeguata attività fisica, l’applicazione di cerotti che scaldano e raffreddano<br />

la parte colpita, terapie con ultrasuoni, elettroterapia o ergoterapia.


artrite reattiva<br />

Si tratta di un’infiammazione alle articolazioni, che si scatena in seguito ad un’infezione<br />

di tipo batterico a livello gastrointestinale e urogenitale. I responsabili dell’infiammazione<br />

non si insediano solitamente nelle articolazioni colpite, ma lontano da esse.<br />

L’artrite reattiva si manifesta nello 0,05% della popolazione, colpisce in egual maniera<br />

sia gli uomini che le donne e compare solitamente dopo il compimento del 40° anno<br />

di età.<br />

Può presentarsi da pochi giorni fino a 6 settimane dopo il verificarsi di un’infezione<br />

batterica da salmonella, a livello dell’apparato gastrointestinale, e da clamydia trachomatis,<br />

a livello dell’apparato urogenitale. Il rischio di contrarre l’artrite reattiva in<br />

seguito a tali infezioni, corrisponde all’1-4% e sale fino al 20-25% in coloro che risultano<br />

positivi all’antigene HLA-B27. I sintomi più tipici di tali infezioni sono: bruciore durante<br />

la minzione, secrezioni dall’uretra o dalla vagina e diarrea, ma è anche possibile che<br />

non si manifesti alcun sintomo.<br />

Le articolazioni più colpite sono solitamente gli arti inferiori (in particolare, il ginocchio<br />

o l’articolazione talocalcaneare). È possibile che si verifichi gonfiore a livello delle dita<br />

di mani o piedi (dita a forma di salsiccia) e infiammazione delle inserzioni tendinee,<br />

quali il tendine d’Achille.<br />

Nel caso in cui, oltre a colpire le articolazioni, l’infiammazione coinvolga anche l’uretra,<br />

la congiuntiva e la retina, si parla di sindrome di Reiter.<br />

Per la diagnosi dell’artrite reattiva, è importante indagare sul verificarsi di eventuali infezioni<br />

nel passato. Poiché l’infezione rappresenta il segnale d’allarme per la comparsa<br />

dell’artrite reattiva, l’identificazione degli agenti patogeni, laddove possibile, avviene<br />

solo con metodologie particolari. È possibile identificare, a livello ematico, la presenza<br />

di eventuali antigeni (anticorpi), che potrebbero costituire il fattore scatenante della<br />

malattia.<br />

L’artrite reattiva viene trattata prevalentemente con antireumatici non steroidei. Nei<br />

casi più gravi è possibile somministrare cortisone, da assumere per brevi periodi. Se<br />

si riesce a rintracciare il fattore scatenante, si può somministrare l’antibiotico mirato:<br />

questo non cura l’artrite, ma serve a combattere il fattore scatenante e ad impedire<br />

eventuali recidive.<br />

Nella maggior parte dei casi, l’artrite reattiva si risolve dopo poche settimane, fino a 6<br />

mesi dopo. Nel 20% dei casi la malattia assume comunque un decorso cronico e dev’essere<br />

trattata con farmaci biologici quali la sulfasalazina o il metotrexato.<br />

87<br />

caPitolo 2


88<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

la RiceRca dell’eQuilibRio inteRioRe:<br />

un elemento caRdine nell’assistenza<br />

dei Pazienti Reumatici<br />

Il nostro corpo è un miracolo della natura. Quando<br />

siamo in salute, tutti i processi corporei sono in<br />

equilibrio, così come si bilanciano tra loro gli elementi<br />

positivi e quelli negativi: ci troviamo, quindi,<br />

nell’omeostasi, perfetta condizione di stabilità<br />

interiore. Se questo equilibrio viene rotto e non è<br />

più possibile ripristinarlo, ha origine uno sbilanciamento<br />

che porterà alla malattia.<br />

In particolare, quando si manifesta una patologia<br />

reumatica, significa che questa condizione di equilibrio<br />

è stata pregiudicata in misura determinante: la<br />

persona colpita perde stabilità, non è più “in forma”.<br />

Il compito principale della riabilitazione dei pazienti reumatici non può, pertanto, prescindere<br />

da un ripristino mirato del loro equilibrio interiore.<br />

ulrike conci<br />

fisioterapista


A tale scopo, le persone colpite hanno diverse possibilità a disposizione: in primo luogo,<br />

desidero ricordare l’assistenza fisioterapica individuale, grazie a cui la persona impara a<br />

convivere con le sue limitazioni funzionali e, al tempo stesso, ad addestrare e impiegare<br />

al meglio, in tutte le attività quotidiane, le funzioni ancora efficienti. Questo percorso<br />

pone in primo piano le esperienze motorie e l’apprendimento di strategie motorie. Per il<br />

paziente reumatico, infatti, il terapista non rappresenta un “docente” o un “superiore”,<br />

ma solo colui che gl’indica il percorso: non illustrandogli solo i compiti da eseguire, ma<br />

cercando di stabilire insieme a lui gli obiettivi del trattamento, aiutandolo a portarli a<br />

compimento. L’aspetto principale rimane l’esperienza motoria, che indica alla persona<br />

colpita i mezzi e gli strumenti per ritrovare il suo equilibrio interiore.<br />

L’allenamento aerobico attivo e l’addestramento della sensibilità propriocettiva si sono<br />

consolidati da tempo come misure più efficaci per il miglioramento della percezione corporea,<br />

rispetto alle applicazioni passive della fisioterapia. Se è vero che un massaggio o<br />

un’applicazione di calore possono donare temporaneamente rilassamento e benessere<br />

al corpo, per il miglioramento della percezione del proprio corpo, non raggiungono neanche<br />

lontanamente gli effetti ottenuti con il movimento attivo!<br />

89<br />

caPitolo 2


90<br />

informazioni mediche sul tema della reumatologia<br />

Inoltre, la terapia motoria di gruppo ha un significato particolare: in primo piano, per i<br />

partecipanti, devono esserci il gioco e il piacere, ma naturalmente anche il movimento,<br />

il potenziamento di forza e resistenza, nonché il miglioramento della capacità di coordinazione.<br />

All’interno del gruppo, il singolo impara che “non è solo” e che “fa parte di un insieme”,<br />

un aspetto che si riflette positivamente sul suo stato psichico. Inoltre, ciascuna attività<br />

di gruppo consente un raffronto e uno scambio di esperienze, con persone colpite allo<br />

stesso modo o in maniera analoga, sulle difficoltà da affrontare quotidianamente.<br />

La ginnastica in palestra dovrebbe essere varia e comprendere esercizi respiratori, allungamenti<br />

muscolari, esercizi di rilassamento delle articolazioni e di destrezza. La terapia<br />

è completata da giochi che incentivano l’impiego del corpo e la reattività dei singoli<br />

partecipanti.


In presenza di gravi limitazioni della resistenza e della mobilità corporea, la terapia<br />

motoria in acqua è da preferire a quella in palestra. L’acqua è un elemento vitale, in<br />

cui proviamo sensazioni di protezione e sostegno: grazie alla sua spinta, il nostro corpo<br />

viene avvolto e sollevato, facendoci sentire più leggeri rispetto a quando siamo “coi<br />

piedi per terra”. Al tempo stesso, la resistenza dell’acqua può essere sfruttata in modo<br />

straordinario per gli scopi terapeutici, soprattutto per il rafforzamento e la mobilizzazione<br />

delle diverse parti del corpo. In acqua, fattori come peso corporeo, forza muscolare<br />

e limitazioni funzionali si relativizzano, facilitando sensibilmente il raggiungimento<br />

dell’equilibrio interiore.<br />

Muoversi in acqua e farsi muovere dall’acqua: è questo il motto!<br />

Last but not least, desidero citare la psicoterapia come elemento portante per il raggiungimento<br />

della stabilità interna. Solo se il nostro spirito (l’anima) è sano, può esserlo e<br />

rimanerlo in futuro anche il corpo. La nostra vita spirituale è plasmata da innumerevoli<br />

esperienze e avventure, che raccogliamo nel corso della nostra esistenza e che fanno<br />

di noi ciò che, in ultima analisi, siamo: spesso non siamo nemmeno consapevoli della<br />

misura in cui sono responsabili delle nostre malattie corporee. L’elaborazione di questo<br />

vissuto, con l’assistenza professionale di psicologi o psicoterapeuti, può aiutarci a<br />

vedere la vita e, quindi, anche la malattia con nuovi occhi in una nuova luce. Solo se<br />

corpo e spirito sono in armonia tra loro, il cerchio si chiude e ciascuno può essere un<br />

tutt’uno con se stesso.<br />

In conclusione, desidero rivolgere ancora un pensiero a tutti i malati reumatici.<br />

Nulla rimane esattamente così com’è o come sembra esserlo. Il nostro corpo è sottoposto<br />

a un flusso continuo: ogni giorno sembra uguale all’altro, ma ogni mattina ha inizio<br />

qualcosa di nuovo, meraviglioso e sconosciuto, che cela la possibilità di cambiamento<br />

e rinnovamento. Ciascuno ha la possibilità di determinare in maniera completamente<br />

nuova la propria vita, compresa la malattia, trasformando in positivo gli elementi negativi.<br />

Auguro a tutti i lettori di avere il coraggio di modificare qualcosa nella propria vita e di<br />

trovare la pazienza e la resistenza per raggiungere il proprio equilibrio interiore.<br />

91<br />

caPitolo 2


03<br />

strutture per malati reumatici<br />

92<br />

strutture per<br />

malati reumatici<br />

PRofilo del centRo Reumatologico<br />

di obeRammeRgau<br />

tRattamento efficace di Pazienti Reumatici<br />

Quattro cliniche specializzate in un’unica struttura<br />

Di norma, i pazienti reumatici soffrono di numerosi disturbi, che il Centro reumatologico<br />

di Oberammergau (<strong>Rheuma</strong>zentrum Oberammergau) si è posto il compito di diagnosticare<br />

e curare in maniera efficace. Un’equipe di medici con diverse specializzazioni,<br />

esperti di riabilitazione e di medicina d’emergenza, insieme a terapisti e assistenti,<br />

contribuiscono al miglioramento, al lenimento o alla guarigione di questi disturbi sofferti<br />

dai loro pazienti, che possono così trarre beneficio dalle competenze specialistiche,<br />

riconosciute in tutta la Germania, di questa struttura composta da quattro cliniche ai<br />

piedi delle Alpi bavaresi.<br />

Fondato nel 1971, il Centro reumatologico di Oberammergau si è sviluppato, sin dall’inizio,<br />

quale importante istituto sovraregionale per la diagnostica e il trattamento di malattie<br />

reumatiche e ortopediche. “Il nostro obiettivo è quello di raggruppare e coordinare,<br />

all’interno di un’unica struttura, le diverse discipline specialistiche del nostro centro<br />

a beneficio dei pazienti”, ci spiega Ilse Göhmann, direttrice dell’ospedale. Le quattro<br />

cliniche interagiscono strettamente con il reparto fisioterapico, terapeutico-sportivo, ergoterapico<br />

e psicologico, nonché con i servizi socio-assistenziali. “In breve, disponiamo<br />

di un elevato livello di competenze congiunte per la diagnosi e la terapia delle malattie<br />

reumatiche”, aggiunge la Göhmann.


il centro reumatologico<br />

di oberammergau<br />

Il Centro reumatologico di Oberammergau, che lo scorso anno si è sottoposto anche al<br />

severo giudizio di periti esterni, dal 2006 può vantare il sigillo di qualità “KTQ”, un riconoscimento<br />

particolarmente ambito in Germania, in fatto di qualità e trasparenza dei<br />

servizi sanitari. “A noi si rivolgono malati cronici che, spesso, hanno una lunga storia di<br />

sofferenza alle spalle”, ci rivela Ilse Göhmann. “Per questo, ci sentiamo obbligati a offrire<br />

loro il miglior supporto medico possibile: il sigillo di qualità ci conferma che stiamo<br />

percorrendo la strada giusta.” Sfogliando il report annuale sulla qualità, pazienti e medici<br />

possono farsi un’idea precisa della filosofia applicata dal Centro e dei suoi servizi.<br />

diagnosi e terapia coordinate da specialisti<br />

A Oberammergau, quattro cliniche sono impegnate nell’offrire ai pazienti i migliori servizi<br />

diagnostici e terapeutici possibili. La Clinica di reumatologia internistica (Klinik für<br />

internistische <strong>Rheuma</strong>tologie), specializzata nella diagnosi e nel trattamento di malattie<br />

reumatiche infiammatorie, è diretta dal dott. Diethard Kaufmann: il primario considera<br />

suo compito personale la cura dell’artrite reumatoide (chiamata anche poliartrite<br />

cronica) e della spondilite anchilosante, meglio conosciuta come morbo di Bechterew.<br />

Grazie alla lunga esperienza maturata (la clinica è specializzata in malattie reumatiche<br />

da trent’anni), possono essere trattate con successo anche collagenosi, come ad es.<br />

lupus eritematoso sistemico, sclerodermia, vasculite, gotta, osteoporosi e fibromialgia.<br />

Per il dott. Kaufmann e i suoi colleghi, è essenziale un’assistenza integrata del paziente<br />

che consideri tutti i suoi disturbi: ad esempio, per i numerosi sintomi dermatologici<br />

accompagnatori, come la psoriasi, o alcuni disturbi neurologici, vengono consultati altri<br />

specialisti. “Dopo un’approfondita diagnosi del quadro clinico, possiamo offrire ai nostri<br />

93<br />

caPitolo 3


94<br />

strutture per malati reumatici<br />

pazienti anche moderne terapie farmacologiche efficaci a livello immunitario”, afferma<br />

il dott. Kaufmann. “Inoltre, possono trarre beneficio anche da una ginnastica medica<br />

mirata”.<br />

L’ortopedia reumatologica è una speciale branchia, sviluppatasi quale particolare forma<br />

di trattamento delle malattie reumatiche. Il dott. Martin Arbogast e i suoi colleghi della<br />

Clinica di ortopedia reumatologica e chirurgia della mano (Klinik für <strong>Rheuma</strong>orthopädie<br />

und Handchirurgie) operano tutte le articolazioni e le parti molli colpite da reuma. A<br />

Oberammergau, le operazioni per salvare le articolazioni vengono eseguite sia con tecnica<br />

mini-invasiva aperta che chiusa (artroscopia). Se la degenerazione degli elementi<br />

articolari è progredita irrimediabilmente a causa di una malattia reumatica, Arbogast e<br />

il suo team sostituiscono le articolazioni colpite. Per le particolari mutazioni anatomiche<br />

dei pazienti reumatici, così come per quelle dovute alla malattia, hanno sviluppato particolari<br />

procedure terapeutiche che si distinguono dalle tecniche e dai post-trattamenti<br />

comuni.<br />

Anche bambini e ragazzi possono essere assistiti a Oberammergau, poiché il Centro reumatologico<br />

collabora da tempo con il Deutsches Zentrum für Kinder- und Jugendrheumatologie<br />

di Garmisch-Partenkirchen.<br />

La modernissima sala operatoria è stata inaugurata, dopo intensi lavori di ammodernamento,<br />

nell’autunno 2008 e consente l’attività contemporanea di due team.<br />

lo staff direttivo della clinica<br />

d.s.a.d.:<br />

il dott. Peter Keysser,<br />

ilse göhmann, dott. martin<br />

arbogast, dott.ssa gisela meier,<br />

dott. diethard Kaufmann


nordic walking<br />

Le procedure di narcosi e la terapia post-operatoria del dolore costituiscono un elemento<br />

essenziale dell’assistenza fornita ai pazienti. La Clinica per anestesia e terapia postoperatoria<br />

del dolore (Klinik für Anästhesie und interventionelle Schmerztherapie) è<br />

specializzata in procedure d’anestesia regionale periferica. Il 90% delle anestesie portate<br />

a termine nella nostra clinica sono eseguite a livello loco-regionale con catetere. “Desideriamo<br />

mantenere il rischio legato ai narcotici il più contenuto possibile e, al tempo<br />

stesso, conseguire un’ottimale terapia del dolore nella fase post-operatoria”, ci spiega il<br />

primario dott.ssa Gisela Meier, illustrandoci gli obietti della sua attività. In questa clinica<br />

vengono trattati, a livello ospedaliero e non, anche i dolori cronici. “I moderni concetti<br />

di terapia del dolore multimodale, combinati con procedure post-operatorie altamente<br />

specializzate, costituiscono la ricetta di successo per il trattamento di fibromialgie croniche”,<br />

aggiunge ancora la dott.ssa Meier.<br />

Il primario e la sua equipe sono costantemente alla ricerca di uno scambio professionale<br />

con i loro colleghi. Insieme alla Berufsgenossenschaftliche Klinik di Murnau e al<br />

Deutsches Zentrum für Kinder- und Jugendrheumatologie di Garmisch-Partenkirchen, nel<br />

2008, è stata costituita la Conferenza interdisciplinare del dolore di Werdenfelser dove,<br />

in occasione delle sedute mensili, vengono discussi casi di pazienti cronici affetti da<br />

patologie dolorose, ma anche i nuovi ritrovati nel campo della terapia del dolore. “In<br />

questo modo, i nostri pazienti possono trarre vantaggio dal proficuo scambio d’idee con<br />

specialisti di altre cliniche”, aggiunge ancora il dott. Meier.<br />

Un ulteriore pilastro dell’ampia assistenza offerta ai pazienti reumatici a Oberammergau<br />

è costituito dalla Clinica riabilitativa di ortopedia e reumatologia (Rehabilitationsklinik<br />

95<br />

caPitolo 3


96<br />

strutture per malati reumatici<br />

für Orthopädie und <strong>Rheuma</strong>tologie), diretta dal dott. Peter Keysser. Il primario sottolinea<br />

il significato della riabilitazione medica continua per i malati cronici. “Durante il soggiorno<br />

dei pazienti, in molti casi possiamo ottenere una stabilizzazione, un miglioramento<br />

del quadro clinico complessivo e un aumento della funzionalità”, sostiene il dott. Keysser.<br />

“La vasta offerta diagnostica e terapeutica, combinata con la lunga esperienza dei<br />

nostri collaboratori, viene impiegata a beneficio dei pazienti”.<br />

Al centro dell’attenzione dell’equipe guidata dal dott. Keysser c’è anche la terapia per<br />

i malati di osteoporosi. Medici e terapeuti con una formazione in ambito osteologico<br />

(DVO) concordano il piano riabilitativo con il paziente, tra cui rientra anche il cosiddetto<br />

orientamento professionale, in vista del futuro impiego del paziente, al fine di ridurne<br />

al minimo i tempi morti. “A questo proposito, collaboriamo strettamente con aziende<br />

del calibro di Carl Zeiss AG, per preparare chi è attivo nel mondo del lavoro a una vita<br />

il più possibile priva di disturbi dopo il periodo riabilitativo”, aggiunge ancora il dott.<br />

Keysser. Questo concetto di successo viene applicato anche nella cura di malattie ortopediche,<br />

come patologie della colonna vertebrale e, se necessario, nella sostituzione di<br />

articolazioni mediante endoprotesi.<br />

oberammergau<br />

Il Centro reumatologico sorge nel cuore di una pittoresca regione montana, ai piedi del<br />

Monte Kofel. Stazione di cura e climatica a circa 100 km da Monaco di Baviera, nella<br />

regione del Werdenfelser Land, Oberammergau è conosciuta in tutto il mondo per le<br />

rappresentazioni della Passione di Cristo (“Passionsspiele”), la cui prossima edizione<br />

si terrà nel 2010. Meritano una visita anche i dintorni con i loro monumenti culturali e<br />

naturali unici: dal monastero di Ettal al Castel Linderhof, sino ad alcune delle più significative<br />

chiese e conventi di tutta la Baviera.<br />

contatto<br />

<strong>Rheuma</strong>zentrum Oberammergau<br />

Waldburg-Zeil Kliniken<br />

Hubertusstr. 40, 82487 Oberammergau<br />

Info-line: 01803257640, 9 eurocent al minuto da rete fissa T-Com<br />

Telefono 08822914-0, Fax 08822 914-222<br />

www.wz-kliniken.de, info@rheumazentrum-oberammergau.de<br />

I pazienti possono scaricare il report sulla qualità, aggiornato al 2008, al seguente indirizzo:<br />

http://www.wz-kliniken.de/174.html


il salus center di Prissiano<br />

il centRo di Riabilitazione salus centeR<br />

Il concetto di “riabilitazione” è andato incontro, nel corso degli ultimi anni, ad una trasformazione.<br />

Dalla concezione medico-curativa centrata sulle deficienze funzionali, si è<br />

arrivati ad un approccio che guarda alla persona in modo globale al fine di conseguire<br />

un miglioramento della qualità della vita. In generale s’intende per “riabilitazione”<br />

l’insieme di interventi terapeutici ed assistenziali che hanno come finalità il recupero<br />

parziale o totale di abilità compromesse e la valorizzazione delle potenzialità presenti<br />

per conseguire l’inserimento e l’integrazione nell’ambito della vita familiare, sociale e<br />

lavorativa.<br />

In questa prospettiva, Salus Center s’impegna ad offrire una riabilitazione precoce e mirata<br />

per ridurre la menomazione ed evitarne, quanto più possibile, la cronicizzazione.<br />

la struttura<br />

Il Centro di Riabilitazione Salus Center è situato a Prissiano nel Comune di Tesimo (Bolzano).<br />

L’altopiano di Prissiano si trova a 600 m di altitudine e dista 14 km da Bolzano e<br />

14 km da Merano. L’aria salubre, il clima particolarmente mite e piacevoli passeggiate<br />

rendono l’altipiano ideale per la convalescenza e la riabilitazione durante tutto l’anno.<br />

Salus Center dispone di 164 posti letto autorizzati rivolti alla riabilitazione delle patologie<br />

osteomuscolari, tra cui patologie reumatologiche, oncologiche, pneumologiche,<br />

neurologiche, cardiologiche, del sistema linfatico ed alimentari.<br />

Salus Center comprende tre strutture:<br />

Hubertus, Park ed Hippolytus. La riabilitazione<br />

reumatologica viene eseguita<br />

nella struttura Hippoytus. Questa, inaugurata<br />

nel novembre 2006, è capace di<br />

90 posti letto e dotata di caratteristiche<br />

tecnicoarchitettoniche d’avanguardia.<br />

L’architettura della struttura è concepita<br />

per creare un’atmosfera che favorisca il processo di rigenerazione e recupero dell’Utente.<br />

La trasparenza, la luminosità e l’inserimento nel contesto naturale sono i concetti<br />

alla base del progetto architettonico.<br />

Le stanze singole e doppie sono tutte con servizi igienico sanitari autonomi e terrazza<br />

e sono dotate di telefono, TV e presa Internet. Ampie sale da pranzo e di intrattenimento,<br />

bar, sale riunioni e spazi attrezzati all’aperto contribuiscono a rendere piacevole il<br />

soggiorno.<br />

L’attività riabilitativa si svolge su una superficie di oltre 2500 metri quadrati dotata di<br />

ampie sale d’attesa, ambulatori per medici e psicologi, infermerie, palestre, box per<br />

97<br />

caPitolo 3


98<br />

strutture per malati reumatici<br />

fisio-ergo e logoterapia, box per terapie fisiche, sale per rilassamento e multiuso, piscine<br />

con percorsi caldi e freddi.<br />

la riabilitazione delle patologie reumatologiche<br />

E’ rivolta sia all’Utente affetto da patologie reumatiche in fase postacuta e di mantenimento<br />

sia all’Utente sottoposto ad intervento chirurgico ortopedico. L’utente deve avere<br />

un potenziale riabilitativo ed aver conservato una certa autonomia. Controindicazioni<br />

al ricovero presso Salus Center sono la non autosufficienza del malato e l´incapacità<br />

generica di partecipare ad un programma riabilitativo.<br />

Il percorso riabilitativo si articola in una valutazione iniziale con inquadramento<br />

dell’Utente, stesura di un programma riabilitativo personalizzato, monitoraggio, valutazione<br />

finale dei risultati conseguiti e relazione conclusiva.<br />

Il programma riabilitativo prevede tre ore di terapia al giorno articolate in fisiokinesiterapia<br />

individuale e di gruppo, massoterapia, idrokinesiterapia, training aerobico, linfo-<br />

ginnastica in acqua


drenaggio, agopuntura, terapia fisica, sedute di rilassamento, sostegno psicologico ed<br />

altro. I cicli riabilitativi sono di norma di due-tre settimane.<br />

il ricovero riabilitativo<br />

I pazienti vengono inviati al centro di riabilitazione Salus Center dai primari ospedalieri<br />

o loro delegati che trattano la patologia per la quale viene richiesto il ricovero.<br />

L’Utente deve presentarsi in segreteria con l’impegnativa, la tessera sanitaria e documento<br />

di riconoscimento valido.<br />

contatto<br />

La segreteria del centro è aperta tutti i giorni dalle ore 8.00 alle 20.00.<br />

Per avere informazioni relative alle strutture, ai servizi ed alle prestazioni erogate<br />

telefonare al numero 0473 920943.<br />

La prenotazione è possibile dal lunedì al venerdì, dalle ore 8.30 alle 12.30.<br />

I ricoveri avvengono di norma tutti i giorni all’Hippolytus dalle ore 13.30 alle ore<br />

15.00.<br />

99<br />

caPitolo 3


100<br />

strutture per malati reumatici<br />

deutscHes zentRum fÜR KindeR- und Jugend-<br />

RHeumatologie gaRmiscH-PaRtenKiRcHen<br />

cari genitori,<br />

con questa brochure desideriamo fornire alcune<br />

informazioni alle famiglie con bambini colpiti da<br />

malattia reumatica: forse voi stessi avete un figlio<br />

che soffre di reumatismi o forse conoscete un ragazzo<br />

affetto da una di queste patologie. La diagnosi<br />

di malattia reumatica infantile (la definizione<br />

medica è: Artrite Idiopatica Giovanile, AIG) suscita,<br />

comprensibilmente, preoccupazione e timore nei<br />

genitori.<br />

sicuramente vi sarete posti alcune domande:<br />

• perché proprio mio figlio?<br />

• quale sarà il decorso della malattia?<br />

• cos’abbiamo sbagliato?<br />

• i farmaci sono forse troppo forti?<br />

A ciò si aggiunge che la maggior parte delle persone ritiene i reumatismi un “problema<br />

degli anziani” e, per questo, chi ne è colpito non si sente preso sul serio e compreso<br />

quando, nella cerchia di amici o familiari, parla della malattia del proprio figlio.<br />

In realtà, le patologie reumatiche croniche possono avere inizio a qualunque età, anche<br />

in quella infantile. Nei bambini e nei ragazzi si manifestano alcune malattie reumatiche<br />

sconosciute tra gli adulti; viceversa, i tipici reumatismi degli adulti sono relativamente<br />

rari tra i giovani. Il trattamento dei giovani affetti da artrite reumatoide ha compiuto<br />

passi da gigante negli ultimi 25 anni, tanto che alcuni di essi sono guariti completamente<br />

e la maggior parte potrà vivere senza problemi per lunghi periodi della propria vita.<br />

Tuttavia, affinché ciò sia possibile, è assolutamente necessario che i bambini colpiti<br />

siano affidati a cure professionali.<br />

Come ogni altra patologia cronica, anche i reumatismi di un ragazzo sono un evento<br />

che si riflette su tutta la famiglia, dando origine a pressioni e pesanti fardelli su genitori<br />

e fratelli. Di solito, è necessario che trascorra un certo lasso di tempo prima che tutti<br />

prendano atto della diagnosi e accettino che un loro familiare si è ammalato in maniera<br />

cronica e che, pertanto, richiede attenzioni e assistenza particolare. È importante prendersi<br />

il tempo necessario per affrontare questo processo, anche attraverso stati d’animo<br />

negativi, come tristezza e delusione, sia nel paziente che nei familiari.<br />

il dott. J.-P. Haas<br />

direttore medico del deutsches<br />

zentrums für Kinder- und<br />

Jugendrheumatologie (centro<br />

di reumatologia pediatrica)<br />

garmisch-Partenkirchen


Proprio perché l’impegno della famiglia, in particolare il vostro, è così gravoso, desideriamo<br />

che siate il più informati possibile sulla malattia che ha colpito vostro figlio: solo<br />

così potremo dare il massimo contributo alla sua guarigione, in quanto parte del team<br />

di terapisti. Attraverso le seguenti informazioni desideriamo aumentare le vostre conoscenze<br />

in materia e sulle conseguenze che si rifletteranno sulla vostra quotidianità.<br />

Spesso, le malattie reumatiche si protraggono per anni e hanno un decorso incostante:<br />

per questo è bene non rassegnarsi mai, bensì affrontare sempre la malattia “di petto”.<br />

Nonostante tutti gli alti e bassi, ci sono ottime possibilità che la patologia di vostro<br />

figlio regredisca e venga superata: le prospettive di guarigione tra i bambini e i ragazzi<br />

sono, mediamente, più favorevoli di quelle riscontrate tra gli adulti. Tuttavia, proprio<br />

perché vostro figlio è ancora nella fase di crescita e sviluppo, è ancora più importante<br />

che nello stadio attivo della malattia vengano evitati o ridotti al minimo possibili danni<br />

permanenti.<br />

Ci auguriamo che le seguenti informazioni possano essere d’aiuto e infondere coraggio<br />

a tutte le famiglie coinvolte.<br />

contatto<br />

PD Dott. med. J.-P. Haas<br />

Direttore medico del Deutsches Zentrum für Kinder- und Jugendrheumatologie<br />

Garmisch-Partenkirchen<br />

(Centro di reumatologia pediatrica) Garmisch-Partenkirchen<br />

Eva-Maria Bunner<br />

Diaconessa, Dipl. Sozpäd (FH), Master social managment<br />

Responsabile servizi sociali e pubbliche relazioni<br />

Deutsches Zentrum für Kinder- und Jugendrheumatologie<br />

Centro socio-pediatrico<br />

Gehfeldstr. 24, 82467 Garmisch-Partenkirchen<br />

Tel.: 08821 701226, Fax: 08821 70173916<br />

bunner.eva-maria@rummelsberger.net<br />

www.rheuma-kinderklinik.de<br />

Kinderklinik Garmisch-Partenkirchen gGmbH<br />

Rummelsberg 2, 90592 Schwarzenbruck<br />

Direttore: Holger Prassel<br />

101<br />

caPitolo 3


102<br />

strutture per malati reumatici<br />

tRattamento comPlesso<br />

di malattie ReumatologicHe infantili<br />

il “modello garmisch” quale esempio di<br />

concetto terapeutico multimodale<br />

Negli ultimi dieci anni, la qualità delle strutture<br />

che curano bambini e ragazzi affetti da malattie<br />

reumatologiche è notevolmente migliorata. Secondo<br />

alcune stime, elaborate sulla base di studi di<br />

prevalenza e dati ricavati dalla documentazione<br />

del Deutsches <strong>Rheuma</strong> Forschungszentrum Berlin<br />

(Istituto di ricerca reumatologica di Berlino), in<br />

Germania circa 15-20.000 ragazzi soffrono di una<br />

malattia reumatologica cronica, la maggior parte<br />

dei quali è affetta da una forma di Artrite Idiopatica<br />

Giovanile (AIG). Diversamente, le vasculiti infantili, le collagenosi e le malattie<br />

autoinfiammatorie sono molto più rare e, spesso, più complesse. Al fine di una migliore<br />

comprensione, il presente saggio focalizza l’attenzione sull’AIG quale patologia modello.<br />

In quanto malattia cronica, l’AIG pone i bambini colpiti, i loro familiari e i terapisti<br />

del reparto interessato di fronte al compito di gestire insieme, in maniera costruttiva<br />

e su basi fiduciarie, il periodo relativamente lungo della terapia. Il modello terapeutico<br />

multimodale di Garmisch prevede un trattamento interdisciplinare, tarato sulle esigenze<br />

individuali dei pazienti, il cui obiettivo, oltre alla cura dello stato infiammatorio, è il<br />

ripristino della funzionalità fisiologica dell’articolazione.<br />

L’esperienza di soffrire di una malattia<br />

cronica e lo sviluppo motorio ostacolato,<br />

quale risultato dei disturbi locomotori,<br />

possono comportare deficit emozionali e<br />

psico-sociali, poiché l’AIG non è una malattia<br />

che si limita a colpire il sistema immunitario<br />

e/o quello muscolo-scheletrico.<br />

Infine, anche nella formazione scolastica<br />

e professionale delle persone coinvolte<br />

devono essere individuati concetti individuali.<br />

La combinazione delle diverse necessità terapeutiche, di regola, può avere un esito<br />

positivo in un sistema d’assistenza non ospedaliera, ma richiede un impegno non indifferente<br />

dei terapisti in termini organizzativi e di tempo delle famiglie coinvolte. Nei casi<br />

più gravi, tutti questi aspetti non possono essere risolti semplicemente nella quotidianità<br />

e, pertanto, alcune cliniche specializzate hanno sviluppato concetti che combinano<br />

tra loro le diverse necessità terapeutiche.<br />

Pd dott. med. Johannes-Peter<br />

Haas<br />

Primario del deutsches<br />

zentrum für Kinder- und<br />

Jugendrheumatologie<br />

modello multistrato dell’aig:<br />

dall’infiammazione articolare<br />

al disturbo complesso dello<br />

sviluppo


il “modello garmisch”:<br />

i cinque elementi di un<br />

trattamento complesso di<br />

malattie reumatiche<br />

infantili<br />

Il “Modello Garmisch” ha rappresentato<br />

uno dei primi approcci<br />

terapeutici integrati nel campo<br />

della reumatologia pediatrica.<br />

Sin dal 1952, è oggetto di continui<br />

sviluppi e adeguamenti ai<br />

più moderni standard presso il<br />

Deutsches Zentrum für Kinder-<br />

und Jugendrheumatologie (Centro<br />

tedesco di reumatologia infantile,<br />

DZKJR).<br />

il primo pilastro: terapia medico-farmacologica<br />

Nonostante gli importanti progressi compiuti negli ultimi anni, le cause delle diverse<br />

malattie reumatiche croniche sono ancora largamente sconosciute e, per questo, non<br />

esiste una ricetta “brevettata” per la loro cura. Per la terapia medica sono a disposizione<br />

farmaci antidolorifici e antinfiammatori (antireumatici non steroidei), farmaci di base<br />

(Methotrexate e altri) con effetto prolungato e, da alcuni anni, anche sostanze biologiche<br />

(farmaci ad elevata efficacia ed effetto rapido). I preparati cortisonici, nei bambini,<br />

vengono impiegati prevalentemente a livello locale, ad esempio, per il trattamento di<br />

oftalmie reumatiche (iridocicliti) o per l’iniezione nelle articolazioni fortemente infiammate.<br />

In ogni caso, i bambini reumatici devono essere affidati alle cure di reumatologi<br />

pediatrici esperti.<br />

Presso il Deutsches Zentrum für Kinder- und Jugendrheumatologie, vengono coinvolti<br />

anche altri specialisti, come oculisti, ortopedici, dermatologici e ortodontisti, nonché<br />

medici curanti.<br />

iniezione intra-articolare: un elemento importante in fase di diagnosi e terapia<br />

L’iniezione intra-articolare può risultare particolarmente utile e importante, sia in fase<br />

di diagnosi che di terapia. Se alcune articolazioni pregiudicano fortemente la vita quotidiana<br />

del ragazzo, grazie a un’iniezione di speciali preparati cortisonici, è possibile<br />

ottenere un rapido miglioramento senza gravare sul resto del corpo. È importante che il<br />

breve intervento sia eseguito in un ambiente tranquillo e sterile con adeguata sedazione<br />

(narcotici): solo così il paziente può essere preparato al necessario post-trattamento a<br />

base di cure e ginnastica quotidiana.<br />

103<br />

caPitolo 3


104<br />

strutture per malati reumatici<br />

terapia farmacologica: una fase essenziale del trattamento integrato<br />

Le riserve dei genitori nei confronti della terapia farmacologica sono comprensibili.<br />

Tuttavia, anche soppesando danni e benefici, la maggior parte dei bambini affetti da<br />

reumatismi, inizialmente, necessita di farmaci come base della fisioterapia e dell’ergoterapia<br />

indolore. I farmaci sono necessari anche per evitare vizi posturali delle articolazioni,<br />

dovuti al dolore, e il rischio di degenerazione delle stesse articolazioni o il<br />

danneggiamento degli organi a causa delle infiammazioni in atto.<br />

il secondo pilastro: la terapia assistenziale<br />

ciascun bambino affetto da reumatismi ha una sua storia<br />

Nella fase assistenziale è estremamente importante conoscere, sin da subito e nei dettagli,<br />

queste esperienze, così da comprendere meglio la personalità del bambino: ciò<br />

è possibile solo in un ambiente fidato e familiare, in cui i ragazzi siano presi sul serio,<br />

riconoscendone i fastidi e i sintomi dolorosi. Questo rapporto di fiducia tra pazienti,<br />

famiglie, specialisti dell’assistenza infantile e terapisti costituisce la base della terapia<br />

assistenziale.<br />

Una tale forma di assistenza sensibile, volta a consentire la più ampia indipendenza<br />

dei ragazzi attraverso la normalizzazione delle loro attività quotidiane, ha inizio con il<br />

cauto supporto prestato nelle cure mattutine del corpo, come l’apertura di un rubinetto<br />

in presenza di articolazioni doloranti o l’asciugatura dei piedi se sussistono difficoltà di<br />

piegamento. In particolare, nei confronti dei ragazzi che non vogliono accettare la situazione<br />

di handicap, è richiesta un’elevata dose di empatia. Gli specialisti dell’assistenza<br />

infantile li accompagnano durante tutto l’arco della giornata, coordinando le loro attività<br />

e i programmi terapeutici; sono inoltre responsabili della somministrazione di farmaci,<br />

dell’esecuzione di attività collaterali, come la termoterapia (applicazioni calde e fredde)<br />

e l’uso corretto dei presidi per scaricare le articolazioni. Infine, gli assistenti si fanno<br />

carico di alcuni compiti pedagogici, motivando i pazienti e facendo in modo che siano<br />

in grado di stringere facilmente amicizia con i loro coetanei.<br />

Anche i genitori vengono incoraggiati attivamente dal personale specializzato, affinché<br />

promuovano coerentemente lo sviluppo dei ragazzi verso la loro piena autonomia. Solo<br />

grazie al controllo dei genitori, è infatti possibile assicurare il proseguimento a domicilio<br />

delle terapie avviate in clinica.<br />

il terzo pilastro: la terapia fisica<br />

mantenere e ripristinare la mobilità<br />

Attenzione e fiducia, combinati con elevate competenze specialistiche, sono la base<br />

per un trattamento efficace di tensioni muscolari, limitazioni motorie e vizi posturali.<br />

All’inizio della terapia fisica, il terzo pilastro del concetto terapeutico di Garmisch, i<br />

pazienti vengono invitati a eseguire delicati movimenti guidati e, solo quando le loro


la terapia fisica a carattere<br />

ludico: a contatto con il freddo<br />

cucinando una torta-gelato<br />

articolazioni sono di nuovo sufficientemente mobili, hanno inizio gli esercizi attivi. Si<br />

tratta, quindi, di un processo d’apprendimento graduale, per consentire loro di sollecitare<br />

nuovamente e in maniera mirata i muscoli trascurati. Nella fase successiva, i ragazzi<br />

apprendono e si esercitano a trasporre nelle attività quotidiane e nello sport i modelli<br />

motori acquisiti.<br />

molto movimento, senza carichi eccessivi<br />

Con proposte adatte all’età del paziente, come il roller terapeutico, il bagno in movimento<br />

in acqua calda, la parete attrezzata, l’ippoterapia con la nostra cavalla Sarah,<br />

la sala fitness, il giardino del movimento e molto altro ancora, cerchiamo di coniugare<br />

con modalità ludiche la gioia al movimento con la terapia reumatica, senza affaticare<br />

eccessivamente le articolazioni. Il nostro<br />

motto è: “molto movimento, senza sforzi<br />

eccessivi”. In tal modo, i ragazzi non<br />

solo fortificano in maniera permanente<br />

muscoli, forza e resistenza, ma anche la<br />

loro autoconsapevolezza.<br />

scoprire e sperimentare il proprio corpo<br />

L’offerta di classiche misure fisioterapiche<br />

ed ergoterapiche, massaggi ed elettroterapia<br />

è integrata, nell’ambito del<br />

concetto terapeutico di Garmisch, da<br />

numerosi altri metodi complementari:<br />

danzaterapia, metodo Feldenkrais, yoga,<br />

Pilates, riflessologia plantare, terapia cranio-sacrale,<br />

ecc.<br />

il quarto pilastro: la terapia psico-sociale e pedagogica<br />

Il nostro obiettivo è fornire ai giovani pazienti un luogo in cui farsi coraggio e sperimentare<br />

le proprie forze, ma anche trovare una risposta alle loro numerose domande e una<br />

soluzione alle sfide che la malattia porta inevitabilmente con sé. Nella nostra clinica<br />

specializzata, pertanto, l’importantissima terapia psico-sociale e pedagogica costituisce<br />

il quarto pilastro del concetto terapeutico. Il nostro team del servizio sociale è a disposizione,<br />

sin da subito, con le parole e con i fatti, per assistere i ragazzi e le loro famiglie<br />

con esaustivi programmi pedagogici, che vanno anche oltre il soggiorno ospedaliero.<br />

Qualcuno che sappia ascoltare e comprendere<br />

Da noi operano persone qualificate, che prendono sul serio ogni preoccupazione, grande<br />

o piccola che sia: pedagoghi, psicologi e assistenti spirituali motivati, che hanno tempo<br />

105<br />

caPitolo 3


106<br />

strutture per malati reumatici<br />

di ascoltare e illustrare prospettive, accompagnare, assistere e consigliare. Questi specialisti<br />

informano, inoltre, esaurientemente pazienti e familiari su ogni questione, dalla<br />

cura dei reumatismi alle conseguenze sulla vita di tutti i giorni, in famiglia, a scuola, in<br />

ambito formativo e professionale, fino alla gestione dei propri sentimenti e a questioni<br />

di tipo socio-giuridico nei rapporti con autorità e aziende sanitarie.<br />

variegato e vitale: un luogo di comunione<br />

La varietà dell’assistenza pedagogica prestata dal nostro team del servizio sociale rende<br />

la nostra struttura un variopinto luogo d’incontro e di comunione dei giovani pazienti,<br />

dove stringere amicizie, mettere alla prova le loro capacità e sviluppare i propri interessi.<br />

Cerchiamo di gestire il soggiorno in clinica in modo più “naturale” possibile, mettendo<br />

a disposizione spazi e tempo per ciò che rappresenta l’aspetto principale per un<br />

bambino, ovvero: comportarsi come tale. Per farlo, ci avvaliamo di programmi ricreativi<br />

adatti all’età del singolo, laboratori artistici, assistenza per i più piccoli, iniziative nella<br />

nostra Villa e molto altro ancora.<br />

imparare a convivere con i reumatismi<br />

Un’esistenza non dettata dalla malattia:<br />

per raggiungere quest’obiettivo,<br />

curiamo particolarmente i nostri esaurienti<br />

programmi formativi, fatti di<br />

conoscenze preziose che aiutano ad<br />

accettare la sfida della malattia reumatica<br />

e ad assumersi la corresponsabilità<br />

della terapia. La fiducia in se stessi è<br />

un dono che incrementa la sensibilità,<br />

ma è l’auto-percezione l’elemento formativo.<br />

Infatti, più i ragazzi e i loro geni-<br />

tori sono preparati, meglio saranno in<br />

grado di condurre una vita normale,<br />

nonostante la malattia.<br />

il quinto pilastro: la nostra scuola<br />

i reumatismi non si attengono ai programmi scolastici<br />

Spesso, i genitori si preoccupano che i soggiorni in clinica, al di fuori del periodo delle<br />

vacanze, possano pregiudicare il buon esito della formazione scolastica dei loro figli.<br />

Tuttavia, nel nostro centro, queste preoccupazioni sono infondate, poiché qui a Garmisch<br />

diamo molta importanza al sostegno durante il percorso formativo. La scuola<br />

all’interno della nostra clinica, infatti, può essere frequentata durante tutto l’anno scolastico:<br />

le aule si trovano nello stesso edificio, nei pressi di ciascuna stazione. La scuola<br />

Roller terapeutici


è gestita da uno staff di pedagoghi selezionati, che non solo provvedono affinché il<br />

“passaggio” dalla scuola tradizionale si svolga senza intoppi, ma che sanno bene cosa<br />

significa vivere ogni giorno con i reumatismi. Per questo, a loro sta molto a cuore che i<br />

nostri scolari curino regolarmente i contatti con gli amici a casa.<br />

imparare individualmente in piccoli gruppi<br />

All’interno di piccoli gruppi d’apprendimento, i nostri pedagoghi cercano di riconoscere<br />

e favorire in maniera mirata i punti di forza individuali degli scolari, cercando di compensarne<br />

le debolezze e colmare eventuali lacune d’apprendimento. Nella nostra scuola<br />

si tengono lezioni per qualunque classe, dalla dalla 1 a alla 13 a ,, nelle principali materie<br />

d’insegnamento ovvero tedesco, matematica, inglese, francese, fisica e latino, senza<br />

distinzione di livello o istituto scolastico.<br />

il passaggio dalla scuola d’origine<br />

I nostri docenti si orientano al programma della scuola “di casa”. In seguito a un approfondito<br />

colloquio con i genitori, il docente contatta la direzione dell’istituto e gli insegnanti<br />

del luogo di residenza, sensibilizzandoli sulla particolare situazione del ragazzo<br />

e concordando i contenuti d’insegnamento. Grazie a un dialogo stretto, i nostri scolari<br />

sono in grado di eseguire, contemporaneamente con i loro compagni di classe, verifiche<br />

in aula, test e compiti, evitando così il fastidio degli esami di riparazione.<br />

Riepilogando<br />

A causa del loro decorso cronico, le malattie reumatiche infantili, oltre a interessare i<br />

tessuti colpiti direttamente (articolazioni, muscolatura, organi interni), hanno riflessi<br />

sull’intero sviluppo dei ragazzi e sulla loro struttura familiare. Il trattamento richiede,<br />

pertanto, un complesso approccio multimodale: esattamente quello che si prefigge il<br />

“Modello Garmisch”. Bambini e ragazzi affetti da una malattia reumatica dovrebbero<br />

essere curati da un reumatologo infantile, prediligendo in primo luogo un’assistenza vicina<br />

a dove vivono. I pazienti con decorsi complessi o lunghi, in particolare in presenza<br />

di contratture, artralgie poli-articolari o sistematiche ovvero nel caso di problemi nel superamento<br />

della malattia, necessitano invece della particolare competenza e assistenza<br />

che può offrire solo una clinica specializzata in malattie reumatiche infantili. In ultima<br />

analisi, anche gli enormi progressi registrati negli ultimi anni nel campo della terapia<br />

farmacologica, proprio per i casi più complessi, possono essere sfruttati appieno solo<br />

nell’ambito di una terapia complessa: il “Modello Garmisch” è sinonimo di un approccio<br />

integrato nell’ambito della reumatologia infantile.<br />

107<br />

caPitolo 3


108<br />

strutture per malati reumatici<br />

la galleRia cuRativa di gastein<br />

la via natuRale PeR leniRe il doloRe<br />

nel temPo, unica al mondo<br />

Cercando oro, i minatori della Valle di Gastein hanno scoperto<br />

una via naturale per lenire il dolore: la Galleria curativa<br />

di Gastein.<br />

Da ormai più di 50 anni viene utilizzata per trattare con<br />

successo le malattie reumatiche e in seguito a decenni di<br />

esperienza è considerata dai balneologi il mezzo curativo<br />

naturale più efficace.<br />

Per quanto riguarda il trattamento delle persone afflitte dalla spondiliti anchilosante,<br />

una grave malattia reumatica, la Galleria curativa di Gastein può essere considerata addirittura<br />

il Centro terapeutico più grande del mondo per numero di pazienti.<br />

Ma anche le malattie croniche delle vie respiratorie e le allergie possono essere trattate<br />

efficacemente con la terapia nella galleria.<br />

La galleria, che si snoda per due chilometri nelle viscere del monte Radhausberg, vanta<br />

un microclima terapeutico unico al mondo. La perfetta sinergia dei tre fattori terapeutici<br />

- calore (da 37 a 41,5°C), umidità dell’aria (dal 70 al 100%) e contenuto di radon naturale<br />

leggermente elevato - costituisce la base dell’enorme successo terapeutico.<br />

Ogni anno ben 12.000 ospiti sfruttano il clima della Galleria curativa di Gastein per lenire<br />

i propri disturbi. La quota di successo raggiunge infatti l’80 - 90 percento.<br />

La terapia nella galleria, se effettuata per tre settimane, permette di lenire i disturbi per<br />

un periodo prolungato di diversi mesi.<br />

Uno studio effettuato di recente dall’Istituto Ludwig Boltzmann di Vienna ha per la prima<br />

volta individuato l’indicatore dell’efficacia. Il clima terapeutico presente in galleria aumenta<br />

il TGF-ß, un intermediatore cellulare che interviene nei diversi processi riparatori<br />

dell’organismo con funzione regolatrice.


Si tratta di una citochina che da un lato favorisce la<br />

guarigione di lesioni e la rigenerazione del tessuto<br />

muscolare e neurologico e dall’altro inibisce i processi<br />

immunologici eccessivi e infiammatori.<br />

Più di 2,5 milioni di persone trattate negli ultimi<br />

50 anni comprovano gli effetti positivi della terapia<br />

effettuata nella galleria curativa e i numerosi studi<br />

scientifici degli ultimi anni ne hanno confermato<br />

l’efficacia straordinaria. In seguito alla terapia, i<br />

pazienti possono ridurre notevolmente l’uso di farmaci e anche i giorni di assenza dal<br />

lavoro per malattia. La terapia nella Galleria curativa di Gastein contribuisce dunque a<br />

migliorare la qualità della vita nel tempo.<br />

Prevenzione<br />

La terapia nella Galleria curativa di Gastein migliora la funzione regolatrice propria<br />

dell’organismo, stabilizza il sistema immunitario e allena il sistema riparatore delle cellule.<br />

Il trattamento può pertanto contribuire in maniera decisiva alla prevenzione. Molti<br />

ospiti sfruttano infatti il clima terapeutico a scopo profilattico.<br />

Effetti positivi sono stati riscontrati anche in caso di osteoporosi, disturbi neurologici,<br />

circolatori, ormonali e vegetativi.<br />

Per conoscere la Galleria curativa di Gastein si può partecipare all’ingresso di prova che<br />

il Centro terapeutico propone due volte la settimana. La visita alla galleria comprende<br />

una breve visita medica, una lezione informativa su causa ed effetto del microclima<br />

terapeutico unico al mondo e l’ingresso nella galleria.<br />

le principali indicazioni<br />

1. Malattie dell’apparato locomotore:<br />

spondilite anchilosante (morbo di Bechterew), poliartrite cronica (artrite reumatoide),<br />

artrosi, artrite psoriatica, patologie alla colonna vertebrale, sindrome fibromialgica,<br />

dolori da osteoporosi, nevralgie, polineuropatie, postumi di lesioni contratte durante<br />

l’attività sportiva, sarcoidosi<br />

2. Malattie delle vie respiratorie:<br />

bronchite cronica, sinusite cronica, raffreddore da fieno.<br />

3. Malattie della pelle:<br />

psoriasi volgare, neurodermite, guarigione rallentata di lesioni, sclerodermie.<br />

La terapia è valida anche per i disturbi dovuti alla menopausa, per la prevenzione generale<br />

e il rinforzamento del sistema immunitario.<br />

109<br />

caPitolo 3


110<br />

strutture per malati reumatici<br />

la stoRia della galleRia cuRativa di gastein<br />

Il territorio che si estende tra le vette del Sonnblick e dell’Ankogel, situato nel cuore<br />

dell’Austria a soli 100 km dal confine con l’Italia e la Germania, era famoso fin dai tempi<br />

dei Romani per possedere i giacimenti di minerali più ricchi delle Alpi. L’estrazione<br />

dell’oro e dell’argento fiorì durante tutto il XVI e XVII secolo. Nel solo anno 1557 nella<br />

vallata furono estratti più di 800 chilogrammi di oro puro.<br />

All’inizio della Seconda Guerra Mondiale si tentò di riattivare l’estrazione dell’oro nella<br />

zona, soprattutto sul monte Rathausberg, i cui accumuli di detriti, rovine, resti degli<br />

insediamenti dei minatori e più di 50 ingressi alle gallerie in disuso testimoniavano<br />

l’intensa attività mineraria dei tempi passati.<br />

Nel 1940 si cercò di aprire nuove gallerie passando sotto quelle vecchie, nella speranza<br />

di trovare nuovi giacimenti. Ma da questo punto di vista la galleria Paselstollen non aprì<br />

prospettive; altre interessanti scoperte condussero invece, dopo la fine della guerra,<br />

all’esplorazione scientifica della galleria.<br />

Si scoprì che in una determinata zona della montagna la temperatura della roccia raggiungeva<br />

i 44°C e che anche il tasso dell’umidità era elevato, e molti dei minatori<br />

impiegati nelle gallerie per l’estrazione dei minerali videro scomparire i disturbi dovuti<br />

a problemi reumatici, all’infiammazione o all’usura delle articolazioni, ma anche a malattie<br />

polmonari come l’asma bronchiale e perfino a malattie della pelle. La notizia della<br />

scoperta di questo nuovo “oro dei Tauri” si diffuse velocemente.<br />

A partire dal 1946 l’Università di Innsbruck svolse ampie ricerche scientifiche, rilevando,


oltre all’elevata temperatura (fino a 41°C) e umidità dell’aria (fino al 100%), anche la<br />

presenza del radon nell’aria della galleria come fattore benefico. In una perizia del 1951,<br />

effettuata dall’Università di Innsbruck (prof. Scheminzky e prof. Hittmair), si giunse<br />

concordemente alla conclusione di attribuire al trattamento nella Galleria curativa di Gastein<br />

un effetto terapeutico pari a quello dei bagni termali, e in un numero notevole di<br />

malati perfino un effetto terapeutico superiore ai metodi di cura - anche i più moderni -<br />

fino ad allora applicati.<br />

Nel 2001, l’Università di Maastricht (Paesi Bassi) tramite uno studio controllato randomizzato<br />

ha scientificamente provato la notevole efficacia e il rapporto costo/efficacia<br />

particolarmente positivo della terapia nella galleria curativa.<br />

Dal 1952 ogni anno migliaia di persone in cerca di guarigione effettuano la terapia nella<br />

Galleria curativa di Gastein e trovano lenimento ai loro dolori.<br />

contatto<br />

Mag. Johann H. Karner<br />

Tel. (+43) 06434 3753-0, fax: (+43) 06434 3753229<br />

E-mail: johann.karner@gasteiner-heilstollen.com<br />

www.gasteiner-heilstollen.com<br />

111<br />

caPitolo 3


04<br />

informazioni utili<br />

112<br />

informazioni<br />

utili<br />

tRascoRReRe la veccHiaia:<br />

Possibilmente a domicilio, ma come?<br />

Vivere per sempre a casa propria, in un ambiente<br />

familiare, è ciò che ciascuno di noi auspica. Per<br />

raggiungere quest’obiettivo, nonostante l’avanzare<br />

dell’età o una condizione di malattia o disabilità,<br />

spesso è necessario adeguare la propria abitazione<br />

alle mutate esigenze.<br />

Circa il 95% delle persone vive a casa propria: il mantenimento di questo stile di vita,<br />

in piena autonomia e autogestione, per molte persone è un obiettivo primario. Tuttavia,<br />

spesso le peggiorate condizioni fisiche e di salute portano a chiedersi se lo stile abitativo<br />

sia ancora adeguato.<br />

L’appartamento è in linea con le effettive esigenze? Cosa può essere cambiato, affinché<br />

l’anziano possa restarvi più a lungo possibile? Come può essere incrementato il livello<br />

di sicurezza? Quali sono gli interventi da adottare per consentire o facilitare l’assistenza<br />

domiciliare?<br />

Ogni abitazione può essere realizzata a misura d’anziano e adeguata alle esigenze del<br />

singolo. Spesso, sono sufficienti piccoli accorgimenti, come l’installazione di maniglie e<br />

corrimano, soglie per la vasca e rialzi per il letto, in modo da garantire maggiore sicurezza<br />

e confort, ma anche una protezione efficace da cadute e altri infortuni.


le immagini illustrano alcuni<br />

corrimano per ambienti interni<br />

ed esterni, realizzati su misura<br />

da falegnami.<br />

Un servizio di consulenza abitativa qualificata è la via migliore per verificare la situazione<br />

attuale e individuare la soluzione adeguata.<br />

L’associazione “Arche im KVW”, operante già da molti anni, offre un servizio gratuito di<br />

prima consulenza agli anziani, così come a familiari, assistenti e giovani disabili.<br />

Dal 2006, insieme alla Federazione provinciale delle associazioni sociali e alla cooperativa<br />

sociale Independent L., la nostra associazione coordina il “Centro di consulenza e<br />

documentazione sull’eliminazione delle barriere architettoniche e consulenza abitativa<br />

per anziani” (Si-Mo; www.si-mo.it), su incarico del quale il nostro personale qualificato<br />

mette a disposizione un servizio gratuito di prima consulenza.<br />

In occasione del primo colloquio, che di solito avviene telefonicamente, la nostra ergoterapista<br />

rileva la situazione del richiedente e fissa un appuntamento per una visita a<br />

domicilio. A seconda delle condizioni, può essere gradita la partecipazione di familiari,<br />

personale assistenziale o altre persone di riferimento. Durante tale visita vengono chiariti<br />

i primi dubbi e individuate insieme possibili soluzioni.<br />

Il servizio di consulenza abitativa:<br />

• aiuta i richiedenti nella ricerca di soluzioni adeguate per l’arredamento e il posizionamento<br />

dei mobili nell’appartamento;<br />

• aiuta nella scelta e/o nell’adeguamento dei presidi sanitari (ad es. sollevatore per<br />

vasca da bagno, maniglie di supporto, rialzo per WC, piccoli ausili domestici come<br />

infilacalze, pinza con manico allungato, ecc.);<br />

113<br />

caPitolo 4


114<br />

informazioni utili<br />

• fornisce sostegno nelle fasi di pianificazione e realizzazione d’interventi edili (ad es.<br />

rimozione della vasca da bagno e installazione di una doccia a livello del pavimento,<br />

predisposizione di una rampa o di un montascale, ampliamento di una porta o rimozione<br />

della soglia d’ingresso, ecc.);<br />

• informa sulle possibilità di accedere a finanziamenti e sovvenzioni, prestando aiuto<br />

nella presentazione delle domande.<br />

Al centro del servizio di consulenza c’è la singola persona con i suoi bisogni e le sue<br />

risorse: voi decidete cosa fare, noi vi forniamo l’assistenza adeguata per individuare la<br />

giusta soluzione.<br />

Saremo lieti d’incontrarvi personalmente.<br />

contatto<br />

“Consulenza agli anziani“<br />

Arche im KVW<br />

Via Beda Weber, 1 - 39100 Bolzano<br />

Tel. 0471 061311 oppure 0471 061300, fax 0471 061301<br />

Vi risponderà la sig.ra Lisa Mauroner (ergoterapista)<br />

l.mauroner@arche-kvw.org<br />

nell’immagine, lo stesso bagno<br />

prima e dopo la ristrutturazione.<br />

i sanitari sono stati<br />

disposti in modo da consentire<br />

il passaggio con la sedia a<br />

rotella, mentre doccia e vasca<br />

da bagno sono state eliminate:<br />

laddove era collocata la<br />

vasca, è stata realizzata una<br />

doccia piastrellata a livello di<br />

pavimento. tutta l’area è stata<br />

dotata di maniglie di supporto<br />

e il lavabo è stato rialzato,<br />

in modo da consentire un<br />

passaggio più agevole. anche il<br />

Wc è stato portato in posizione<br />

più alta e la vecchia porta<br />

è stata sostituita con una più<br />

ampia e scorrevole.


seRvizi integRati PeR PeRsone<br />

con disabilità motoRie<br />

La cooperativa Sociale Independent L. è<br />

stata costituita nel novembre del 1997 da<br />

nove disabili fisici, tutti in sedia a rotelle,<br />

con l’obiettivo di adoperarsi per l’abolizione<br />

di tutte le norme e di tutte le barriere<br />

discriminatorie, di tutelare il diritto per le<br />

persone con disabilità alle pari opportunità<br />

independent L.<br />

vita indipendente e mobilità<br />

selbstbestimmtes leben und mobilität<br />

e soprattutto ad una vita indipendente, caratterizzata da una reale autonomia nelle<br />

grandi e piccole decisioni riguardanti la quotidianità. Con le sue attività cerca di incentivare<br />

il re/inserimento sociale delle persone con disabilità motorie, per una piena<br />

integrazione sul lavoro, all’interno della famiglia e della scuola.<br />

Ispirandosi ai principi di solidarietà e mutualità questa cooperativa sociale di disabili<br />

per disabili si propone come centro di aggregazione e punto di riferimento per tutte le<br />

persone con disabilità motorie anche gravi della nostra Provincia.<br />

destinatari<br />

Persone, che si trovano in situazione di disabilità temporanea o permanente, familiari,<br />

amici di persone disabili e interessati, figure professionali operanti nell’ambito sociale,<br />

sanitario e scolastico.<br />

servizio integrato<br />

La consulenza offerta dalla cooperativa sociale independent L. si basa sul concetto di<br />

servizio integrato: partendo dalle esigenze concrete dell’utente si coinvolgono le competenze<br />

di più professionalità altamente specializzate (assistenti e consulenti sociali,<br />

fisioterapisti, ergoterapisti, psicologi, esperti legali, tecnici per l’abbattimento delle barriere<br />

architettoniche) la cui attività è volta al raggiungimento di una vita il più possibile<br />

autonoma e indipendente per la persona disabile.<br />

Il servizio integrato offerto da independent L. pone l’attenzione sul coordinamento e<br />

la combinazione delle soluzioni che possono dare alla persona disabile maggiore autonomia<br />

nella propria abitazione (abbattimento delle barriere architettoniche, domotica,<br />

impiego di ausili), a scuola (utilizzo di software didattici), al lavoro (strumenti per<br />

l’accesso al PC e adattamento della postazione di lavoro) e nel tempo libero (attività<br />

ricreative e viaggi).<br />

Tutte queste esigenze possono trovare risposta in un unico centro che offre un servizio<br />

a 360° basato su un approccio sistemico alle esigenze e condiviso con l’utente.<br />

Grazie a una convenzione multicomprensoriale stipulata con l’ente pubblico, il servizio<br />

di consulenza integrata è gratuito per tutta la Provincia.<br />

115<br />

caPitolo 4


116<br />

informazioni utili<br />

consulenza sociale<br />

• Sostegno ai disabili e ai familiari sin dal primo ricovero in ospedale e/o nei centri di<br />

riabilitazione.<br />

• Assistenza post-ospedaliera garantita mediante frequenti visite domiciliari.<br />

• Consulenza e informazioni sui diritti sociali e assistenziali.<br />

• Consulenza sulle normative relative agli interventi per la non autosufficienza e l’accertamento<br />

dell’invalidità.<br />

• Informazioni su contributi, sconti e riduzioni.<br />

• Informazioni sui servizi offerti da distretti, comuni, comprensori, ASL.<br />

• Elaborazione insieme alla persona disabile di progetti individuali per il suo reinserimento<br />

sociale e lavorativo.<br />

• Informazioni su corsi, progetti di riqualificazione e formazione a sostegno dell’inserimento<br />

professionale.<br />

• Organizzazione di attività sportive e ricreative<br />

• Consulenza per l’organizzazione di ferie o brevi soggiorni in Italia e all’estero.<br />

• Biblioteca specializzata.


consulenza su ausili e tecnologie assistive<br />

Presso la sede della cooperativa è allestita un’esposizione permanente (su oltre 120<br />

m 2 di superficie) di ausili tecnici, in prevalenza a comando elettronico, unica nel suo<br />

genere, non solo in Alto Adige, ma nel raggio di 250 km. L’impiego di questi strumenti<br />

è finalizzato ad incrementare l’autonomia della persona disabile per il raggiungimento<br />

di una migliore qualità della vita. Gli ausili a disposizione riguardano l’accesso al PC,<br />

l’automazione ambientale, la comunicazione e il software didattico.<br />

Il team multidisciplinare composto da assistente sociale, tecnico informatico, pedagogista,<br />

fisioterapista e ergoterapista fornisce:<br />

• analisi del fabbisogno<br />

• valutazione delle capacità residue<br />

• simulazione d’uso degli ausili<br />

• assistenza all’acquisto per quanto riguarda informazioni su possibili contributi o agevolazioni<br />

fiscali<br />

• installazione e personalizzazione dell’ausilio<br />

• addestramento all’utilizzo<br />

• formazione per operatori sociali, sanitari e didattici<br />

consulenza per l’adattamento dell’ambiente domestico<br />

• Prima consulenza gratuita tramite SI-MO Centro di consulenza e documentazione<br />

sull’eliminazione delle barriere architettoniche (www.si-mo.it) del quale independent<br />

L. fa parte, comprendente sopralluogo, analisi dei bisogni e proposte di realizzazione<br />

di ambienti accessibili in tutto l’Alto Adige.<br />

• Disegni tecnici nel rispetto delle disposizioni in materia di barriere architettoniche<br />

emanate dalla Provincia Autonoma di Bolzano, prevedendo l’inserimento degli ausili<br />

più adatti<br />

• Progetti di ristrutturazione<br />

• Supervisione dello stato di avanzamento dei lavori e verifica della corrispondenza alle<br />

norme e al progetto<br />

• Consulenza su contributi provinciali per l’abbattimento delle barriere architettoniche<br />

e assistenza per la presentazione delle relative domande<br />

• Consulenza su sistemi di controllo ambientale (domotica)<br />

• Distribuzione della c.d. “Chiave europea”, una chiave universale con la quale è possibile<br />

accedere in modo esclusivo a servizi igienici, ascensori e elevatori riservati a<br />

persone disabili<br />

117<br />

caPitolo 4


118<br />

informazioni utili<br />

sportello informativo a bolzano<br />

Presso il Distretto sociale “Europa - Novacella” dell’Azienda Servizi Sociali Bolzano<br />

Via Palermo 54, 3° piano, stanza 307 - 39100 Bolzano<br />

Orari di apertura: mercoledì dalle 14.00 alle 17.00<br />

Tel. 0471 502750 (telefonicamente dalle 14.30 alle 16.30) - Fax 0471 502734<br />

E-mail: infobz@independent.it<br />

alto adige per tutti: turismo senza barriere in alto adige.<br />

Un portale internet (www.altoadigepertutti.it) in cui le strutture turistiche rilevate (alberghi,<br />

ristoranti, musei, impianti sportivi, percorsi all’aperto) vengono presentate in<br />

modo oggettivo: è il visitatore a stabilire, in base alle proprie esigenze, cosa considerare<br />

accessibile. Uno sportello informativo (+39 0473 209176) offre assistenza e consulenza<br />

turistica gratuita a tutti coloro che incontrano difficoltà nella pianificazione della propria<br />

vacanza senza barriere in Alto Adige.<br />

formazione e inserimento lavorativo<br />

Una delle finalità principali di independent L. è il (re)inserimento lavorativo di persone<br />

con disabilità motorie. Dal 1999 la cooperativa organizza corsi annuali di informatica e<br />

multimedialità finalizzati ad offrire a disabili motori anche gravi una (ri)qualificazione<br />

professionale nel settore informatico e amministrativo in vista di un adeguato inserimento<br />

lavorativo.<br />

Inoltre l’area formazione offre corsi brevi di alfabetizzazione informatica.<br />

Webcenter independent l.<br />

Il Webcenter della cooperativa sociale independent L. crea pagine web altamente<br />

professionali per piccole-medie imprese, cooperative ed enti pubblici. Particolare<br />

attenzione è rivolta al tema dell’accessibilità delle pagine web, come previsto dalla<br />

L. n. 4/2004 (Legge Stanca). Webcenter si avvale di personale, fra l’altro anche con disabilità<br />

motorie, il cui elevato livello di competenza è costantemente mantenuto grazie<br />

a continui interventi di formazione specialistica .<br />

contatto<br />

Cooperativa Sociale independent L.<br />

Via Laurin 2D e 6A<br />

39012 Merano<br />

tel. 0473 200 397<br />

fax. 0473 200 453<br />

info@independent.it - www.independent.it


florian Waldthaler<br />

acqua basica<br />

l’iPeRacidità, causa di malattie<br />

cRonicHe: come contRastaRla<br />

Nel nostro corpo c’è sempre qualcosa in movimento:<br />

non sono solo gli organi interni ad essere<br />

continuamente al lavoro, ma hanno costantemente<br />

luogo anche processi chimici. Metabolismo, attività<br />

muscolare, trasmissione neurologica: tutto questo<br />

non sarebbe possibile senza i processi chimici,<br />

che sono tuttavia vincolati a un determinato “ambiente”.<br />

Le sostanze acide e quelle basiche, infatti,<br />

devono essere in equilibrio tra loro poiché, in caso<br />

contrario, il processo metabolico risulta sfavorevole<br />

per il nostro corpo.<br />

In quest’ambito, il valore pH riveste un significato determinante, affinché in ciascun<br />

organo le reazioni chimiche possano avere luogo in condizioni ideali. In particolare,<br />

il pH è importante per il sangue, il cui valore dev’essere compreso tra 7,36 e 7,44.<br />

Per mantenerlo in questo range, il corpo ha a disposizione i cosiddetti “sistemi tampone”,<br />

che si attivano non appena la sostanza acida raggiunge il sistema ematico,<br />

neutralizzando l’acidità e convogliandola verso gli organi escretori, in prima linea reni<br />

e polmoni e, quindi, cute e intestino.<br />

Questi meccanismi di regolazione sono costantemente attivi. Tuttavia, se per un<br />

periodo prolungato si formano residui acidi dei processi metabolici che non possono<br />

essere neutralizzati, ha origine un sovraccarico cronico di acidità, chiamato iperacidità<br />

o acidosi, in cui i processi dell’organismo non funzionano più in condizioni ottimali.<br />

Pertanto, il corpo umano deve cercare aiuto diversamente: gli acidi in eccesso vengono<br />

depositati nei tessuti connettivi e vengono neutralizzati solo nel momento in<br />

cui si presenta un eccesso di sostanze basiche. Purtroppo, però, in caso d’acidosi<br />

persistente, questo “immagazzinamento” transitorio diventa definitivo, con la conseguenza<br />

che i tessuti si saturano di scorie, il pH dell’ liquido linfatico scende, si riduce<br />

l’azione di ormoni ed enzimi e diminuisce l’apporto di ossigeno e sostanze nutritive<br />

alle cellule, danneggiando e rallentando il metabolismo. Il corpo reagisce a questa<br />

situazione in maniera naturale, aumentando la pressione sanguigna per mantenere<br />

l’apporto alle cellule e creando, così, le condizioni ideali per dare origine a malattie<br />

croniche. Secondo la medicina naturale, infatti, quasi tutti i comuni fastidi quotidiani<br />

sarebbero da ricondurre all’iperacidità della linfa o dei tessuti connettivi, tra cui<br />

emicrania, spossatezza, burnout, bruciori di stomaco, mal di schiena, ernia discale,<br />

eczemi, asma, reumatismi e gotta, artrosi, arteriosclerosi, sovrappeso, cellulite, depressione,<br />

diabete mellito, ipertensione arteriosa, eccesso di grassi nel sangue e, in<br />

generale, invecchiamento precoce.<br />

119<br />

caPitolo 4


120<br />

informazioni utili<br />

L’unica possibilità per contrastare questo fenomeno è quella di modificare il proprio<br />

stile di vita, in generale, e alcune abitudini in particolare: ad esempio, riducendo drasticamente<br />

il consumo di carne, latticini, dolci, farinacei, alcolici e altre sostanze che<br />

inducono assuefazione, preferendo invece una dieta a base di verdura, frutta e cereali<br />

integrali, e praticando regolarmente attività fisica.<br />

aiutate il vostro suo corpo in caso di disturbi reumatici, bevendo regolarmente<br />

acqua alcalina!<br />

Inoltre, è bene bere ogni giorno da 2 a 2,5 l d’acqua pura, che funge al tempo stesso<br />

da solvente e da mezzo di trasporto per tutti gli acidi e le scorie depositate nel nostro<br />

corpo. Idealmente l’acqua dovrebbe essere basica, ovvero avere un pH compreso tra<br />

7,5 e 9,5, per riuscire a legare le scorie acide e convogliarle verso l’escrezione. In tal<br />

modo può avere inizio la disintossicazione, ovvero il ritorno a un normale metabolismo,<br />

contrastando in maniera efficace l’insorgenza di malattie croniche.<br />

L’acqua basica può essere ottenuta, molto semplicemente, mediante elettrolisi della<br />

normalissima acqua da rubinetto con l’ausilio di un comune ionizzatore.<br />

Per saperne di più sull’acqua basica e sugli<br />

ionizzatori, potete rivolgervi gratuitamente<br />

e senza alcun impegno all’autore del presente<br />

articolo, Florian Waldthaler, telefonando<br />

allo (0471 979998 o 334 9674231) o<br />

scrivendo a acquabasica@sanuslife.net


invalidità con Reuma<br />

diritto con il 34% d’invalidità civile<br />

concessione d’ausili.<br />

Diritto ad ottenere ausili sanitari (scarpe ortopediche, plantari, tutori per mani, ecc.)<br />

in riferimento alle infermità riconosciute dalla commissione invalidi. La domanda può<br />

essere inoltrata presso uno degli uffici della dirigenza amministrativa del territorio<br />

dell’Azienda Sanitaria (distretti sociali) oppure direttamente all’ufficio assistenza protesica<br />

degli invalidi.<br />

Edilizia agevolata: gli invalidi civili al 34% ottengono 2 punti nell’ambito dell’edilizia<br />

agevolata. Tale punteggio non dà, tuttavia, diritto a un maggior contributo provinciale o<br />

al contributo per il canone di locazione. Questo vale anche per quanto riguarda l’acquisto/la<br />

costruzione/la ristrutturazione di un’abitazione di proprietà. Rivolgersi agli uffici<br />

dell’IPES oppure agli uffici per l’edilizia agevolata.<br />

diritto con il 46% d’invalidità civile<br />

Si acquisisce il diritto di essere iscritti nelle liste di collocamento mirato in base alla legge<br />

n. 68/1999, se si è disoccupati e se oltre l’invalidità del 46% la commissione medica<br />

ha dichiarato l’idoneità al lavoro. (Iscriversi nelle liste delle categorie protette nell’ufficio<br />

del lavoro in Provincia.<br />

Importante: iscriversi anche nelle graduatorie per l’assunzione presso l’amministrazione<br />

provinciale, ufficio assunzione personale (necessario l’attestato di bilinguismo).<br />

67% d’invalidità civile diritto all’esenzione ticket 03.<br />

diritto con un’invalidità civile dal 74 al 99%<br />

• Diritto alla pensione per invalidi civili parziali di Euro 400,00 mensili non superiore ai<br />

65 anni. Limite di reddito annuale per chi non lavora = Euro 4.382,43. Per chi lavora<br />

il reddito annuale non può superare Euro 8.764,86.<br />

• Rimborso spese di trasporto.<br />

• Diritto di beneficiare di due mesi di anzianità contributiva di pensione per ogni anno<br />

di servizio.<br />

diritto con un’invalidità civile del 100%<br />

• Per ottenere la pensione mensile di Euro 400,00 per invalidi civili assoluti il limite di<br />

reddito annuale è pari a Euro 14.886,28.<br />

• Libera circolazione sui mezzi pubblici di linea, come autobus, treno e funivia dal Brennero<br />

a Trento.<br />

• • Diritto all’assistenza protesica completa.<br />

121<br />

caPitolo 4


122<br />

informazioni utili<br />

diritto in presenza di un’invalidità civile del 100% e indennità di<br />

accompagnamento<br />

• indipendentemente dall’età e dal reddito annuale viene assegnato l’importo mensile<br />

di Euro 472,04 ammesso che il paziente non percepisce già l’assegno di cura.<br />

• la ferrovia dello stato TRENITALIA rilascia la Carta Blu, che permette di viaggiare con un<br />

solo biglietto per l’invalido e l’accompagnatore.<br />

incremento al “milione”<br />

I titolare di pensione per invalidi civili assoluti con un’età tra i 60 e 65 anni hanno il diritto<br />

all’incremento massimo Euro 514,64 qualora abbiano un reddito personale inferiore<br />

a Euro 7.730,32 o a Euro 13.047,97 se coniugati.<br />

Permessi e congedi lavorativi retribuiti ai sensi della l.q. 05.02.92, n. 104<br />

ai genitori di figli riconosciuti in situazione di handicap grave fino al terzo anno di vita:<br />

• permesso di due ore al giorno retribuite<br />

• scelta della sede di lavoro più vicina al domicilio<br />

• congedo straordinario retribuito fino a due anni.<br />

Permessi e congedi lavorativi previsti dalla legge 05.02.1992, n. 104<br />

Permessi per l’assistenza a figli, genitori, fratelli e parenti (anche non conviventi):<br />

• permesso retribuito di tre giorni continuativi o frazionati o in sei mezze giornate al<br />

mese, usufruibili da coloro che prestano assistenza con continuità ed esclusività al<br />

portatore di handicap.<br />

• assegnazione della sede di lavoro più vicina al proprio domicilio<br />

• congedo fino a 2 anni per l’assistenza ai propri figli, genitori e coniugi , solo se conviventi.<br />

lavoratori disabili (per se stessi):<br />

• permesso retribuito di due ore al giorno oppure di tre giorni o frazionati in sei mezze<br />

giornate al mese;<br />

• assegnazione sede di lavoro più vicina al proprio domicilio;<br />

• congedo fino a due anni non retribuiti;<br />

scuola: gli studenti portatori di handicap, con un’invalidità riconosciuta al 66%, alle<br />

università statali sono esonerati totalmente dalla tassa d’iscrizione e dai contributi universitari.<br />

Decreto ministeriale 30.04.1997.<br />

domanda per la concessione di provvidenze particolari a favore di studenti con un’invalidità<br />

dal 74% in su.<br />

La domanda deve essere presentata tra agosto e settembre in Provincia Autonoma di<br />

Bolzano, Ripartizione diritto allo studio, Via Andreas Hofer, 18/a - Bolzano. Tel. 0471 412927


Ringraziamo per il sostegno<br />

AUTONOME PROVINZ<br />

BOZEN - SÜDTIROL<br />

Abteilung 23<br />

Gesundheitswesen<br />

www.biasion-gardencenter.it<br />

www.biasion-gardencenter.it<br />

PROVINCIA AUTONOMA<br />

DI BOLZANO - ALTO ADIGE<br />

Ripartizione 23<br />

Sanitá<br />

G A R D E N C E N T E R<br />

Siemensstrasse 14 I BOZEN<br />

Tel. 0471 931296 I Fax 0471 931427<br />

G A R D E N C E N T E R<br />

Via Siemens 14 I BOLZANO<br />

Tel. 0471 931296 I Fax 0471 931427


Pubblicazione PeR l’anniveRsaRio<br />

www.rheumaliga.it<br />

Associazione Reuma Alto Adige<br />

Ufficio<br />

Pillhof 25 | 39057 Frangarto – Appiano<br />

Tel. +39 0471 979959<br />

Fax +39 0471 537847<br />

info@rheumaliga.it

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