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PERIODICO ONLINE - ANNO 84 - N° 2 APRILE GIUGNO 2012<br />
Società Italiana degli Autori ed Editori<br />
PERSONAGGI<br />
Enrico Rava,<br />
premiato<br />
a Spoleto<br />
CINEMA<br />
Un sodalizio di ferro<br />
Silvio Soldini-<br />
Leondeff-Battiston<br />
ARTE<br />
Ruggero<br />
Savinio,<br />
pittore e scrittore<br />
vivaverdi<br />
Il giornale degli Autori e degli Editori<br />
ARTE CINEMA LETTERATURA MUSICA TEATRO RADIO TELEVISIONE<br />
LETTERATURA<br />
Premio Goliarda<br />
Sapienza, racconti<br />
dal carcere<br />
<strong>Subsonica</strong>,<br />
l’eden elettronico<br />
MUSICA<br />
Un Dente<br />
acuminato<br />
e ribelle<br />
TEATRO<br />
Mario Martone,<br />
esploratore<br />
dell’Ottocento<br />
BOLLETTINO<br />
SOCIALE<br />
Tutte le news<br />
della <strong>Siae</strong>
2<br />
18<br />
1 Solidarietà<br />
Una carezza per l’Emilia martoriata<br />
2 Musica<br />
<strong>Subsonica</strong>, anomalie sonore<br />
6 99 NOVITA’<br />
8 Teatro<br />
Martone e l’Ottocento<br />
12 Letteratura<br />
Passione barbara, lo sport<br />
13 Musica<br />
Sanità Studio<br />
14 Cinema<br />
Soldini-Leondeff, la strana coppia<br />
18 Arte<br />
Ruggero Savinio allo Gnam<br />
20 Musica<br />
Il Dente del giudizio<br />
23 VIVA IN BREVE<br />
24 Personaggi<br />
Rava, musicista mondiale<br />
In riferimento alle immagini pubblicate, l’editore e la direzione di Vivaverdi<br />
dichiarano la propria disponibilità all’assolvimento dei diritti di riproduzione per gli<br />
eventuali aventi diritto che non è stato possibile individuare.<br />
VIVAVERDI 2/2012<br />
24<br />
27 COMPLIMENTI A….<br />
28 Roma<br />
Cinema & Storia, parola agli studenti<br />
30 Letteratura<br />
Premio Goliarda Sapienza<br />
32 Editoria<br />
Manconi, un’autobiografia musicale<br />
34 VIVA DALL’INTERNO<br />
Storia della <strong>Siae</strong>-Il ruolo delle donne<br />
37 Palermo, Rock 10 e lode<br />
38 Primavera digitale al Salone di Torino<br />
39 Una carestia intellettuale<br />
40 6 aprile 2032, un racconto<br />
42 Ideona per la tv<br />
43 Concorsi<br />
44 Pirateria e fotocopie<br />
45 L’Ultimo Applauso<br />
48 BOLLETTINO SOCIALE<br />
8<br />
20<br />
Anno 84 – Nuova serie<br />
Numero 2<br />
Aprile - Giugno 2012<br />
Trimestrale<br />
Direzione, redazione<br />
e amministrazione<br />
Viale della Letteratura, 30<br />
00144 Roma<br />
Redazione: 06.5990.2795/2629<br />
Fax: 06.5990.2882<br />
ufficio.editoriale@siae.it<br />
www.siae.it<br />
Direttore responsabile<br />
Flaviano De Luca<br />
Redazione<br />
Antonietta Gargiulo (segr. redaz.<br />
e ricerca fotografica), Massimo<br />
Nardi, Daniela Nicolai, Letizia<br />
Pozzo<br />
Grafica e impaginazione<br />
Progetto grafico Sabrina<br />
Fioretti e Marco Taggiasco<br />
Digitalialab S.r.l. - Roma<br />
Registrazione alla Cancelleria<br />
del Tribunale di Roma n. 234<br />
del 24.7.1948<br />
Chiusura in redazione:<br />
6 luglio 2012<br />
Hanno collaborato<br />
a questo numero:<br />
Vito Alfano, Linda Brunetta,<br />
Federico Capitoni, Gianfranco<br />
Capitta, Luigi Cecere, Paolo<br />
Ferrari, Alberto Ferrigolo,<br />
Maria Cristina Locori, Corrado<br />
Loiacono, Luigi Lopez, Valerio<br />
Magrelli, Franco Montini,<br />
Adriana Pollice, Oscar<br />
Prudente, Monica Scalamogna,<br />
Stefano Velotti<br />
ISSN 1972-6694<br />
In copertina<br />
La band torinese <strong>Subsonica</strong> in una<br />
foto di Pasquale Modica
Con un piccolo aiuto degli amici,<br />
l’universo delle sette note si<br />
è mobilitato per quelle popolazioni<br />
colpite dal terremoto. Un gesto<br />
concreto di solidarietà per le migliaia di<br />
persone costrette sotto le tende. Più di<br />
40 mila spettatori - tutto esaurito lo stadio<br />
Dall’Ara di Bologna, lo scorso 25<br />
giugno - hanno assistito al “Concerto per<br />
l’Emilia”, una maratona di tre ore, con<br />
incasso interamente devoluto alla ricostruzione<br />
delle cittadine travolte dal sisma<br />
di maggio. Gran parte dei musicisti<br />
e cantanti provenivano proprio da quella<br />
porzione di territorio regionale, ferito<br />
dai crolli e dalle devastazioni, che è<br />
stata la culla della musica giovane, del beat<br />
e della dance italiana, negli anni sessanta<br />
e dopo (Ma hai visto che roba? ha<br />
commentato poi Francesco Guccini. Il<br />
sessanta per cento del cantautorato italiano<br />
stava lì, l’altra sera, ed era emiliano…).<br />
Uno dei protagonisti di allora e di oggi,<br />
Beppe Carletti dei Nomadi ha chiamato<br />
a raccolta gli artisti ed ha organizzato<br />
la serata (con la collaborazione delle istituzioni<br />
locali, della Rai che ha curato la<br />
diretta tv, del Bologna Calcio, di Assomusica<br />
e della <strong>Siae</strong>). Il concerto è stato<br />
aperto da Zucchero (Per colpa di chi), seguito<br />
da Francesco Guccini (Il vecchio e<br />
il bambino) ed ha avuto un’impennata con<br />
Insieme a te non ci sto più, intonata da Caterina<br />
Caselli tornata su un palcoscenico,<br />
dopo oltre quaranta anni. (ho voluto<br />
tornare a cantare per la mia gente, fra la mia<br />
VIVAVERDI 2/2012<br />
TERREMOTO EMILIA<br />
Una magnifica serata<br />
per ripartire insieme<br />
di Flaviano De Luca<br />
gente, con gli amici che con me hanno condiviso<br />
quasi cinquant’anni di carriera –ha scritto<br />
l’indimenticabile interprete di tanti<br />
successi- Ho voluto fare qualcosa di speciale,<br />
rimettere al lavoro le mie corde vocali irrigidite<br />
dal poco uso, provare ancora a emozionarmi<br />
e a emozionare insieme a Francesco<br />
Guccini, con un suo pezzo (Per fare un uomo)<br />
che è stato un cavallo di battaglia mio e<br />
dei Nomadi nei lontani anni Sessanta quando<br />
c’era la voce unica di Augusto Daolio, volato<br />
via troppo presto).<br />
Un altro personaggio che ha voluto esserci<br />
a tutti i costi è stata Raffaella Carrà<br />
che si è rivolta direttamente “ai potenti,<br />
perché facciano qualcosa subito per<br />
l’Emilia, subito! E noi, stasera, dobbiamo<br />
fare rumore” ha concluso introducendo<br />
Tutto esaurito allo stadio di<br />
Bologna e tutti i big emiliani della<br />
musica sul palco del Concerto per<br />
l’Emilia, l’iniziativa di solidarietà<br />
per le popolazioni colpite dal sisma,<br />
tenutasi il 25 giugno. E un altro<br />
concertone, Italia loves Emilia, è in<br />
programma il 22 settembre a<br />
Campovolo.<br />
uno dei suoi pezzi più famosi, Rumore. E<br />
poi si sono esibiti Samuele Bersani, Gianni<br />
Morandi, gli Stadio, Andrea Griminelli,<br />
Nek, Paolo Belli, Luca Carboni,<br />
Andrea Mingardi (With a little help from<br />
my friends), Cisco e i Modena City Ramblers<br />
(Viva la vida), i Nomadi (Io vagabondo).<br />
Non è mancato l’ omaggio al bolognese<br />
Lucio Dalla, che ha dedicato alla<br />
sua città la poetica e struggente Piazza<br />
Grande, cantata da Gianni Morandi<br />
con Gaetano Curreri mentre Laura Pausini<br />
e Cesare Cremonini hanno intonato<br />
L’anno che verrà. La serata è stata presentata<br />
da Fabrizio Frizzi. Il presidente<br />
della Regione, Vasco Errani, ha assicurato<br />
che il tessuto sociale dell’Emilia sarà<br />
rispettato e non saranno edificate new<br />
town, ma saranno ricostituite le comunità<br />
sul territorio.<br />
Un giorno di dolore e Il meglio deve ancora<br />
venire sono stati i brani eseguiti da Luciano<br />
Ligabue, chitarra e voce, che ha già<br />
dato appuntamento al prossimo evento<br />
di solidarietà, Italia loves Emilia, il prossimo<br />
22 settembre a Campovolo, con la<br />
presenza anche di tanti artisti non emiliani<br />
come Elisa, Renato Zero, Tiziano<br />
Ferro e Jovanotti. “Avete dato un segnale<br />
pazzesco – ha dichiarato Ligabue – In appena<br />
due settimane avete riempito il Dall’Ara.<br />
Noi siamo qui per dire che le istituzioni ci<br />
devono ancora dare molto”. Una serata lunga,<br />
emozionante, per scaldare il cuore degli<br />
sfollati e per ripartire in una terra meravigliosa.<br />
1
Con sei album in studio, tournée<br />
ormai internazionali, sigle radiotelevisive,<br />
colonne sonore,<br />
una partecipazione al Festival di Sanremo,<br />
una permanente aderenza al circuito<br />
indipendente e una messe di progetti<br />
paralleli, i <strong>Subsonica</strong> sono da quindici anni<br />
protagonisti di un successo crescente.<br />
Ne racconta modalità di lavoro, sentimenti<br />
e prospettive il fondatore, chitar-<br />
2<br />
INTERVISTA MAX CASACCI<br />
Anomalie sonore<br />
di Paolo Ferrari<br />
rista e compositore Max Casacci, decano<br />
del gruppo con i suoi 48 anni. Con<br />
lui formano la compagine torinese il cantante<br />
Samuel Romano, 40 anni, il trentasettenne<br />
tastierista Davide “Boosta” Dileo<br />
e la sezione ritmica formata da Luca<br />
“Vicio” Vicini, quarantenne, con il<br />
batterista Enrico “Ninja” Matta, suo coetaneo<br />
con una laurea in ingegneria informatica<br />
nel cassetto.<br />
Nel ’96, cinque ragazzi, “tra il<br />
fiume e i portici di Torino”, danno<br />
vita a una band che punta sulla<br />
gradevolezza pop e sull’uso della<br />
tecnologia. Scalano le classifiche di<br />
vendita, riempiono i palasport con<br />
un’intensa attività live, conquistano<br />
prima l’Italia e poi tutta l’Europa,<br />
con una capatina in Cina.<br />
Samuel e Max<br />
Foto Pasquale Modica<br />
u Come nascono le vostre canzoni,<br />
in che modo un’idea di partenza<br />
diventa un brano compiuto<br />
e chi compone?<br />
C’è stata un’evoluzione nel corso del<br />
tempo, le modalità di oggi sono differenti<br />
da quelle dei primi album. All’inizio i<br />
ruoli erano paradossalmente più definiti:<br />
Samuel e io lavoravamo sulla struttura,<br />
sulla linea melodica e sui testi, Boo-<br />
VIVAVERDI 2/2012
sta era l’uomo macchina che costruiva la<br />
musica anche con abbondanti inserti<br />
strumentali. Da parte mia pesava l’esperienza<br />
pregressa sull’elaborazione dei testi,<br />
in particolare delle strofe, mentre Samuel<br />
ci metteva soprattutto melodia e<br />
ritornello. Poi ci siamo evoluti, scambiandoci<br />
i ruoli ma ancora facendo quasi<br />
tutto noi tre, con Boosta sempre più<br />
attivo anche sul fronte dell’idea di par-<br />
VIVAVERDI 2/2012<br />
tenza e dei testi; infine con Eden si è lavorato<br />
in cinque, partendo da lunghe sessioni<br />
in una casa isolata dentro un bosco<br />
dove sono rimbalzati spunti provenienti<br />
da tutti e cinque, con una grande confusione<br />
finale circa l’effettiva paternità<br />
delle singole canzoni.<br />
u La sensazione è che nel corso del<br />
tempo sia aumentata l’importanza<br />
Boosta e Samuel. Il primo libro sulla band “Anomalia <strong>Subsonica</strong>” l’ha scritto<br />
Paolo Ferrari, autore di questo articolo, nel 2003 (editore Giunti).<br />
Foto Pasquale Modica<br />
dei testi nel vostro lavoro: è così?<br />
Sì, e credo che sia una necessità fisiologica.<br />
Se si vuole andare avanti nel pop<br />
rock, dare continuità alla vita artistica di<br />
un gruppo, la direzione è quella. All’inizio<br />
vince la novità del codice, la somma<br />
attitudinale di un nuovo suono, di<br />
un’estetica, di un modo di porsi. Però<br />
quel che garantisce di andare avanti è in<br />
un secondo tempo la capacità di scrittu-<br />
3
In poche righe...<br />
I <strong>Subsonica</strong> sono nati a Torino nel 1996 dall’incontro<br />
tra Max (chitarra), Samuel (voce), Boosta<br />
(tastiere), Ninja (batteria) e Pierfunk, sostituito<br />
poi da Vicio (basso). Il nome della band<br />
venne fuori da una fusione iniziale poiché Samuel<br />
propose “Sonica”, come una canzone dei<br />
Marlene Kuntz, mentre Max propose “Subacqueo”,<br />
titolo di una canzone che aveva scritto<br />
con gli Africa Unite e così si pensò di unire i due<br />
suggerimenti creando così la parola “<strong>Subsonica</strong>”,<br />
titolo del loro primo album, pubblicato nel<br />
1997 per l’etichetta Mescal. Nel 2000, dopo la<br />
pubblicazione dell’album Microchip emoziona-<br />
Vicio<br />
4<br />
ra, la ricerca della<br />
qualità assoluta nella<br />
musica e nei testi.<br />
È una ricerca che si<br />
traduce anche in<br />
contenuti: nei primi<br />
dischi eravamo influenzati<br />
da una<br />
certa letteratura<br />
cyber punk<br />
Anni Novanta,<br />
in seguito abbiamoabbandonato<br />
quella<br />
le, partecipano al festival di Sanremo e cominciano<br />
un’intensa attività live che li porterà in giro<br />
per l’Italia. Nel 2002 pubblicano Amorematico,<br />
due anni dopo i <strong>Subsonica</strong> firmano un<br />
contratto con la Emi e pubblicano Terrestre, seguito<br />
poi da L’eclissi (2007) e Eden (2011). Per<br />
festeggiare il quindicesimo anniversario dell’esordio<br />
discografico, viene pubblicato un volumetto<br />
<strong>Subsonica</strong> x 15 (Espress edizioni) dove<br />
quindici torinesi, da Alessandro Baricco a<br />
Luciana Littizzetto, da Luca Morino a Gabriele<br />
Vacis, traggono spunto dalle canzoni del gruppo<br />
per scrivere quindici storie.<br />
sorta di epica fantascientifica per calare i<br />
nostro testi nella realtà quotidiana, senza<br />
tirarci indietro in materia di contenuti<br />
sociali e impegno civile.<br />
u Che rapporto c’è nel vostro sound<br />
tra suoni campionati di<br />
matrice digitale e strumenti<br />
analogici?<br />
Non avvertiamo la presenza<br />
di questo fossato, ci<br />
viene naturale utilizzare entrambi<br />
i procedimenti. A volte<br />
partiamo dall’elettronica, per poi<br />
personalizzarla con gli strumenti.<br />
Magari senti il campione di un<br />
disco originale su vinile che suona<br />
bello vintage e adatto a una certa canzone,<br />
e lo riproduci in studio; al contrario,<br />
a volte suoniamo e poi campioniamo<br />
le nostre stesse parti. In questi procedimenti<br />
è importante accantonare i<br />
nostri ego. Il primo della classe unanimemente<br />
riconosciuto, per esempio, è<br />
Ninja, il batterista; il più preparato tecnicamente<br />
tra noi. Bene, capita spesso<br />
e volentieri che sia lui stesso a<br />
scegliere un suono non suo, bensì<br />
campionato, perché più adatto.<br />
Quindi a farsi in un certo<br />
senso da parte. L’importante non è la provenienza<br />
dei suoni, ma la nostra capacità<br />
di personalizzarli, di renderli <strong>Subsonica</strong>.<br />
Tutto questo riguarda quanto accade<br />
in studio; dal vivo invece tendiamo a suonare<br />
il più possibile in diretta, è un nostro<br />
punto di forza, l’applicazione da cui<br />
siamo nati. Il pubblico lo sa, lo avverte e<br />
lo apprezza.<br />
u Cosa vi hanno dato le recenti<br />
esperienze all’estero?<br />
In Europa è stato bello toccare città nuove<br />
per noi come Parigi e Berlino, o suonare<br />
a Londra in un locale più grande<br />
della volta precedente. Dopo varie puntate<br />
estemporanee era il primo vero tour,<br />
e la differenza si è fatta sentire. La voce<br />
sta passando, i giovani italiani sono fieri di<br />
portare i loro amici stranieri a sentire come<br />
suona il pop di casa nostra. Negli Stati<br />
Uniti è stato forse anche più bello, partire<br />
da Brooklyn dove è venuta a trovarci<br />
una nostra cover band di New York ci ha<br />
dato subito fiducia; suonare di fronte a un<br />
pubblico praticamente vergine di rock italiano<br />
è stato istruttivo e divertente.<br />
u Come avete interpretato la missione<br />
affidatavi dalla Rai, che vi<br />
ha chiesto di rimodernare il<br />
sound di Radio Due?<br />
In un primo tempo con un po’ di soggezione.<br />
Percepivamo la loro voglia di<br />
novità, ma anche una certa paura che esagerassimo,<br />
che fossimo estremisti sonori.<br />
Per il primo jingle di rete abbiamo<br />
guardato d’istinto agli Anni Sessanta inglesi,<br />
in particolare a un certo suono vintage<br />
della BBC e delle sigle delle serie di<br />
allora. Abbiamo anche comprato degli<br />
effetti adatti. Quella piccola suggestione<br />
d’epoca è stata approvata, così per gli incarichi<br />
successivi ci siamo fatti coraggio<br />
e abbiamo osato di più. Adesso l’ascoltatore<br />
trova il meteo, il GR, l’Onda Verde<br />
che evocano rimbombi dubstep, la musica<br />
che secondo noi meglio legge i tempi<br />
odierni, e non li trova per niente fuo-<br />
VIVAVERDI 2/2012
i contesto, sebbene sia difficile trovare<br />
una certa elettronica nei palinsesti Rai.<br />
u Che ruolo ha il diritto d’autore<br />
nella vostra vita professionale?<br />
E’ qualcosa d’importante, come del resto<br />
per tutti coloro che vivono o ambiscono<br />
a vivere delle proprie opere. Il rapporto<br />
con la <strong>Siae</strong> è indispensabile per<br />
passare dalla dimensione dell’hobby a<br />
quella professionale; non credo che senza<br />
gli utili dei diritti d’autore potremmo<br />
mantenere uno studio come il nostro, per<br />
esempio. E quindi progredire di conseguenza.<br />
Un aspetto importante è poi la<br />
tutela dell’artista rispetto alle edizioni e<br />
ai rapporti con le case discografiche. Spesso<br />
i ragazzi più giovani ci chiedono<br />
un’opinione sulle licenze Creative Commons,<br />
e noi spieghiamo che vanno anche<br />
bene per fare musica a livello amatoriale,<br />
ma che per passare alla professione occorre<br />
la <strong>Siae</strong>. Che non è perfetta, intendiamoci;<br />
per esempio una maggiore elasticità nei<br />
confronti degli stessi Creative Commons<br />
non guasterebbe. Come pure una più<br />
continua e capillare promozione degli artisti<br />
emergenti e l’elaborazione di strategie<br />
di sostegno ai colleghi in difficoltà.<br />
Tutti temi su cui riflettere.<br />
u Quanto portano e quanto tolgono<br />
al gruppo i progetti paralleli<br />
dei singoli componenti? Ne ricordiamo<br />
qualcuno: Boosta fa dj<br />
set, musica in proprio, radio ed è<br />
fondatore di una casa editrice, la<br />
ADD; Samuel lavora con i Motel<br />
Connection, fa parte del team di<br />
dj Krakatoa e dirige due etichette<br />
dance; Casacci fa il produttore,<br />
di recente per Eugenio Finardi<br />
e Massimo Zamboni, dirige il<br />
Traffic Festival e manda avanti<br />
uno studio; Vicio fa il produttore,<br />
tra gli altri di Serena Abrami<br />
e delle Yavanna; Ninja ha fondato<br />
gli LNRipley…<br />
Credo che a conti fatti diano e tolgano<br />
VIVAVERDI 2/2012<br />
nella stessa misura. Da una parte aiutano<br />
a rinnovare suono e prospettive<br />
della band mettendoci tutti a continuo<br />
confronto con altre esperienze, e servono<br />
a ridimensionarci, a capire come<br />
sia difficile imporsi senza l’ombrello<br />
del gruppo. La storia del rock ha dimostrato<br />
quanto spesso accada che le<br />
avventure soliste dei componenti di<br />
gruppi di successo non siano all’altezza<br />
delle loro aspettative. Dall’altra portano<br />
via energie e tempo, a volte sovrapporre<br />
i rispettivi calendari è disarmante,<br />
sembra che per i <strong>Subsonica</strong><br />
nessuno di noi abbia del tempo. Però<br />
alla fine si trova, ci si ritrova, e si riparte<br />
più forti di prima.<br />
u Cosa portate a casa dalla recente<br />
esperienza in Cina?<br />
È stato molto interessante, il retrogusto<br />
è la sensazione che il mondo possa andare<br />
avanti senza bisogno che glielo imponga<br />
l’Occidente. Abbiamo suonato a<br />
Pechino e Shangai in sale eccellenti e ben<br />
attrezzate, con personale competente. Ci<br />
siamo trovati di fronti a una comunità<br />
Ninja<br />
italiana molto giovane e dinamica, composta<br />
di architetti, designer, cuochi, artigiani<br />
attenti all’arte e alla musica. I connazionali<br />
erano molto numerosi soprattutto<br />
a Shangai, che è più occidentale,<br />
mentre Pechino è più cinese; è un po’ il<br />
rapporto che ci può essere tra Milano e<br />
Roma. Avevamo 800 persone a serata, gli<br />
italiani cantavano i pezzi ed i cinesi provavano<br />
a fare altrettanto con risultati facili<br />
da immaginare. La dittatura c’è, non<br />
lo si può negare; a noi hanno chiesto i<br />
testi prima di farci suonare per eventuali<br />
censure che poi non ci sono state. Però<br />
c’è anche uno stato che investe nell’arte<br />
e nella cultura in modo sensibile.<br />
u Quali sono i vostri progetti?<br />
Un’ultima tranche di tournée in estate,<br />
per chiudere il ciclo di Eden, che è anche<br />
coinciso con i quindici anni del nostro<br />
primo album. Poi, se non salta fuori<br />
qualcosa di inatteso, magari sempre all’estero,<br />
cominciare a impostare le prime<br />
sessioni per il prossimo album, sempre<br />
in campagna nella nostra atmosfera<br />
familiare.<br />
5
Altre novità sono segnalate<br />
nel sito <strong>Siae</strong> all’indirizzo<br />
www.siae.it/novantanovenovita.asp<br />
Mama Marjas e Miss Mykela<br />
WE LADIES<br />
Love University Records<br />
Album tutto al femminile e tutto reggae per<br />
Mama Marjas & Miss Mykela (Maria Germinario<br />
e Michela Giannini), giovani talenti<br />
del tacco d’Italia, che per la prima volta<br />
realizzano insieme un progetto discografico,<br />
col sostegno finanziario di Puglia Sounds.<br />
Con l’aiuto del famoso produttore londinese<br />
Adrian Sherwood e di quello salentino<br />
Francesco “Don Ciccio” Grassi, le due cantanti<br />
esplorano diversi stili, dalla jungle al<br />
drum’nbass, dall’elettronica al dub, dal reggae<br />
più classico alle nuove tendenze della<br />
dancehall giamaicana, con un autentico viaggio<br />
nelle sognanti sonorità caraibiche. Da segnalare<br />
alcuni brani davvero divertenti come<br />
Ancora, un difficile rapporto sentimentale,<br />
Tilt, sulla crisi economica, e Love University,<br />
sulle positive vibrazioni, in inglese (tutto<br />
il disco mischia i due linguaggi). L’album<br />
comprende anche un dvd, col docuvideo<br />
della registrazione del cd.<br />
6<br />
99 novità<br />
Sonohra<br />
LA STORIA PARTE DA QUI<br />
Sony Music<br />
Il nuovo disco di inediti dei Sonohra è composto<br />
da tredici brani, sette in italiano, quattro<br />
in inglese e due strumentali, che trattano<br />
d’amore e di temi sociali, come la violenza<br />
sui minori e la crisi di valori della società.<br />
Per la realizzazione dell’album, masterizzato<br />
presso i celebri Sterling Sound Studios di<br />
New York da Ted Jensen, il duo veronese,<br />
composto dai due fratelli, Luca e Diego<br />
Fainello (alle chitarre acustiche ed elettriche)<br />
ha collaborato con artisti come Hevia,<br />
Enrico Ruggeri, Eugenio Finardi, Roberta<br />
Di Lorenzo, la band americana dei Secondhand<br />
Serenade ed il rapper Michael Adrian.<br />
E’ un lavoro dai toni leggeri nel quale,<br />
leggendo i testi, si nota una ricercatezza e<br />
una precisione nei minimi dettagli. Un disco<br />
che vuole, secondo quanto dichiarato da<br />
Diego Fainello, risultare maggiormente rock,<br />
influenzato dalle nuove tendenze musicali<br />
dei due fratelli che si sono accostati a band<br />
come Muse e Nickelback.<br />
Giuseppina Torregrossa<br />
PANZA E PRISENZA<br />
Libellule Mondadori<br />
Una storia agile, ma non leggera, che attraversa<br />
l’atmosfera di mafia di cui è impregnata<br />
Palermo, insieme ai riti dedicati a Santa<br />
Rosalia che incantano per il coinvolgimento<br />
prodotto. Un canto che porta in alto la<br />
scrittura verso i sentimenti e il senso di giustizia,<br />
al di là delle convenzioni. Due indagini<br />
delicate. Tre poliziotti. Sette ricette di piatti<br />
prelibati, ma semplici come i profumi siciliani.<br />
Un pizzico, o forse più, di ironia. Uno<br />
scorcio della Sicilia che riporta alle sue tradizioni<br />
emotive e storiche. Cucinato come<br />
un buon piatto, questo libro si legge d’un fiato<br />
senza potersi fermare fino a scoprire il colpevole,<br />
il destino degli innocenti e delle passioni.<br />
Come afferma la protagonista: “Ogni<br />
delitto è per la società una ferita, perché cicatrizzi<br />
c’è bisogno di catturare il colpevole”.<br />
Giuseppina Torregrossa è stata per anni<br />
ginecologa, ma la propensione a raccontare<br />
l’ha ricondotta alla sua vera natura, quella di<br />
trasformare i veleni della realtà in un’efficace<br />
medicina della scrittura.<br />
VIVAVERDI 2/2012
Altre novità sono segnalate<br />
nel sito <strong>Siae</strong> all’indirizzo<br />
www.siae.it/novantanovenovita.asp<br />
Walter Beltrami<br />
PAROXYSMAL POSTURAL VERTIGO<br />
Auand/Egea<br />
L’idea per il titolo e l’intero concept dell’album<br />
è venuta al chitarrista bresciano, uno<br />
dei più originali musicisti jazz della nuova<br />
generazione, durante i sei mesi passati in<br />
compagnia di questo disturbo, con forti giramenti<br />
di testa e perdita dell’equilibrio. Così<br />
la vertigine si è trasformata in spinta creativa,<br />
in apertura verso nuove dimensioni con<br />
una carica d’energia straordinaria, in un grande<br />
impatto sonoro che celebra, infine, l’equilibrio<br />
ritrovato. Affiancato da un super quartetto<br />
- Jim Black alla batteria, Stomu Takeishi<br />
al basso elettrico, Francesco Bearzatti al<br />
sax e clarinetto e Vincent Courtois al violoncello<br />
- Beltrami tratteggia linee melodiche<br />
che si incrociano e si rincorrono, si toccano,<br />
rifuggono, nell’imprevedibilità di gran<br />
parte delle improvvisazioni, avviandosi verso<br />
universi profondamente vicini al calore<br />
del rock e al forsennato ritmo vitale quotidiano.<br />
Il sito Allaboutjazz Usa lo ha definito<br />
“incendiary and electrifying”.<br />
VIVAVERDI 2/2012<br />
99 novità<br />
Les Enfants<br />
LES ENFANTS<br />
ViaAudio Records- Libellula Music<br />
L’extended play è composto da quattro pezzi,<br />
prodotti artisticamente dalla band stessa<br />
e mixati con un risultato molto pulito da<br />
Manuele Santilli e Marco Manini, nato anche<br />
grazie agli stimoli di Matteo Camisasca<br />
(Aim/ViaAudio) e ai consigli di Federico<br />
Dragogna (Ministri). Nonostante la giovane<br />
età della band, si raggiunge nei brani una<br />
coerenza interna e un’unità di intenti ispirate<br />
al messaggio di speranza e di vita contenuto<br />
anche nei testi, che fanno riferimento<br />
a esperienze comuni di vita dei<br />
componenti del gruppo, tutti giovanissimi.<br />
L’obiettivo è stato quello di creare un prodotto<br />
molto vicino a quello del live, cercando<br />
di aggiungere meno parti possibili.<br />
La musica oscila tra il folk e il rock. Il sound<br />
riproduce quello della sala prove, con un<br />
lunghissimo riverbero. E’ stato anche realizzato<br />
un videoclip da Chiara Chinazzi, intitolato<br />
come un brano dell’Ep Io voglio bene<br />
ai miei amici.<br />
Le maschere di Clara<br />
ANAMORFOSI<br />
Materiali Musicali<br />
Prodotto da Max Monti dei Quintorigo, è<br />
un cd di una band assolutamente “unica” che<br />
propone “musica assoluta”. Tutto nasce dal<br />
desiderio di elaborare una sorta di “sfogo”<br />
artistico, frutto di studi classici e di una viscerale<br />
passione per il rock, cercando di legare<br />
due correnti culturali così lontane e allo<br />
stesso tempo idealisticamente vicine. La<br />
massima libertà armonica spinge inevitabilmente<br />
oltre la forma canzone, inducendo il<br />
violino ad esplorare sonorità astratte che eludono<br />
lo stereotipo tipicamente rock del basso/batteria/chitarra.<br />
A formare la band sono<br />
Lorenzo Masotto (voce, basso, tastiere),<br />
Laura Masotto (voce e violino elettrico) e<br />
Bruce Turri (batteria), tutti e tre con studi<br />
classici alle spalle. Rock, progressive, free-jazz,<br />
metal: tutte le etichette vanno bene per Le<br />
Maschere... ma, in definitiva, non si può costringerli<br />
in un genere preciso, tante che si<br />
potrebbe utilizzare per loro la definizione di<br />
«musica assoluta» che Ennio Morricone utilizza<br />
per descrivere tutto quello che non è<br />
leggera, rock, jazz e altro.<br />
7
Mario Martone è uno dei pochi<br />
artisti italiani a muoversi con disinvoltura<br />
(e notevole successo<br />
bisogna dire) tra cinema, opera lirica e teatro<br />
dove ha cominciato la sua attività. Non<br />
è usuale, almeno in Italia, che un regista sia<br />
capace di attraversare linguaggi tanto diversi,<br />
e di raggiungere in ognuno di questi campi<br />
un livello di eccellenza come il suo. Unico<br />
precedente di rilievo, oramai “storico” e<br />
lontano, fu Luchino Visconti, ma più di mezzo<br />
secolo fa. E un elemento di particolare<br />
interesse, è come nel percorso di Martone<br />
cinema teatro e lirica non marcino in ordine<br />
sparso, o separato, ma in qualche modo<br />
legati, tematicamente o per i riferimenti o<br />
le ascendenze. E’ un elemento molto particolare,<br />
questa “coerenza” visionaria, che merita<br />
di essere affrontata e approfondita con<br />
lo stesso regista.<br />
u Anche se, essendo ospiti qui di Vivaverdi,<br />
si deve notare come prima<br />
cosa che se i suoi approcci all’opera<br />
si bilanciavano agli inizi tra Mozart<br />
e Rossini, ora proprio il compositore<br />
di Busseto va assumendo<br />
un ruolo centrale nel suo lavoro: ai<br />
primi di giugno ha avuto esiti trionfali<br />
alla Scala la sua regia di Luisa<br />
Miller, e altri titoli verdiani ha in<br />
programma.<br />
Ed è stato anche un successo inaspettato, perché<br />
è un’opera difficile, che ha una tradizione<br />
scaligera di grandi insuccessi, e poteva<br />
davvero metter paura lavorarci. Dovevo farla<br />
due stagioni fa, poi fu rimandata, e finalmen-<br />
8<br />
INTERVISTA MARIO MARTONE<br />
L’inquietudine<br />
del presente<br />
di Gianfranco Capitta<br />
te l’appuntamento si è realizzato. E nel migliore<br />
dei modi: c’era un cast straordinario, e<br />
con il direttore Noseda avevo già lavorato<br />
molto bene per Fidelio: un’esperienza davvero<br />
felice, che dà l’avvio a un grande lavoro su<br />
Verdi alla Scala, dove l’anno prossimo dovrei<br />
mettere in scena la prima opera verdiana,<br />
Oberto, e si parla anche di un Trovatore…<br />
u E’ abbastanza curioso che in parte<br />
per caso (le chiamate dei sovrintendenti<br />
e dei teatri) ma anche per<br />
quello che deve essere un “disegno”<br />
artistico, Martone dopo essere entrato<br />
di prepotenza nell’ottocento<br />
soprattutto col film Noi credevamo,<br />
continua ad esplorarlo sempre più<br />
in profondità.<br />
In realtà è un viaggio nell’ottocento che partendo<br />
dalla preparazione di Noi credevamo e<br />
Dapprima regista teatrale, poi<br />
passato con successo dietro la<br />
macchina da presa, Mario Martone<br />
qui confessa il suo amore per<br />
l’Ottocento, per Giuseppe Verdi e<br />
per Giacomo Leopardi,<br />
protagonista del suo prossimo film.<br />
Il regista napoletano sul set di “Noi credevamo”<br />
arrivando alla realizzazione prossima del film<br />
su Leopardi, avrà la durata di dieci anni. Se<br />
è un “progetto”, certo non è avvenuto a tavolino:<br />
le cose si sono sviluppate una dall’altra,<br />
una dentro l’altra. Infatti mi piace parlare<br />
più di un “cantiere” che di un progetto.<br />
Tutto è cominciato nel 2003/2004 con il lavoro<br />
su Noi credevamo, e subito nel 2005 c’è<br />
stato il mio primo Verdi, che non a caso ha<br />
avuto luogo a Londra: è stato di grande interesse<br />
per me alternare alle prove del Ballo<br />
in maschera, la visita sempre più incuriosita (e<br />
con la macchina fotografica) dei luoghi che<br />
nell’ottocento erano stati di Mazzini e degli<br />
altri “cospiratori” europei. Lì si è stretto molto<br />
il legame con la cerchia dei libertari del<br />
risorgimento. Così che poi quando ho messo<br />
in scena Falstaff l’ho fatto in chiave risorgimentale;<br />
ho realizzato l’Otello a Tokio,<br />
VIVAVERDI 2/2012
e proprio da un brano di quell’opera verdiana,<br />
l’accompagnamento orchestrale di<br />
un’aria, è nata l’idea della colonna sonora di<br />
Noi credevamo, perché aderiva perfettamente<br />
al sentimento del film. E da lì è cominciato<br />
una sorta di “effetto domino”, cercando tutte<br />
le musiche di Verdi che dessero quell’atmosfera<br />
e quella senzazione.<br />
Posso dire che non per le loro idee, ma per<br />
assonanze della loro anima profonda, trovo<br />
molto vicine due figure come Verdi e Mazzini.<br />
Da un lato sono due “eroi” del nostro<br />
risorgimento, ma entrambi hanno dentro di<br />
sé una grande inquietudine, fin dagli inizi<br />
provano un senso profondo di disillusione,<br />
quasi una “nostalgia” per qualcosa che dovrà<br />
accadere, ma che nella loro intelligenza<br />
già presentono…<br />
u E che non finirà benissimo…<br />
Infatti. Ma è significativo che quando abbiamo<br />
cercato le musiche per il mio film, le<br />
abbiamo trovate non nell’ultimo Verdi, ma<br />
in quello degli inizi. Così come certe sensazioni<br />
sono esplicite nel Mazzini giovane,<br />
quello della Giovane Italia, un ragazzo nel<br />
pieno della sua forza, ma già pervaso da questa<br />
inquietudine, che ne fa un personaggio<br />
quasi shakespeariano. E’ molto bello e molto<br />
vero, quasi un ritratto profondo del nostro<br />
paese, il fatto che queste due grandi personalità<br />
dell’ottocento condividano quell’inquietudine<br />
che ancora oggi, a distanza di<br />
tanti anni e ormai nel XXI secolo, noi continuiamo<br />
a sentirci addosso. Infatti io non<br />
guardo a quel tempo come per un’indagine<br />
sul passato, ma perché è un modo di sentir<br />
vibrare il nostro presente.<br />
u Questo discorso non vale solo per il<br />
cinema e l’opera lirica: anche in teatro<br />
Martone ha preso un altro poeta<br />
e pensatore ottocentesco che aveva<br />
profonda la consapevolezza dell’infelicità<br />
e della disillusione, e dopo<br />
aver portato in scena, da Torino<br />
a Roma, da Recanati a Napoli e a<br />
Milano, le sue Operette morali, si appresta<br />
ora a rendere Giacomo Leopardi<br />
protagonista del suo prossimo<br />
film.<br />
VIVAVERDI 2/2012<br />
Foto dello spettacolo “Operette morali”.<br />
In primo piano da sinistra Renato Carpentieri, Totò Onnis e Giovanni Ludeno.<br />
Sotto un’altra foto dello spettacolo, con le scene curate da Mimmo Paladino.<br />
Nell’ultima foto Roberto De Francesco.<br />
Tutto il servizio è di Simona Cagnasso<br />
9
In poche righe...<br />
Nato a Napoli, Mario Martone festeggia quest’anno<br />
trent’anni di iscrizione alla <strong>Siae</strong>. Ha cominciato<br />
a lavorare nella sua città nel 1977, nel<br />
clima delle avanguardie di quel periodo, fondando<br />
il gruppo “Falso Movimento” e realizzando<br />
spettacoli che fondevano gli elementi del teatro,<br />
del cinema, della musica e delle arti visive<br />
come Tango Glaciale (’82), Il desiderio preso per<br />
la coda da Picasso (’85), Ritorno ad Alphaville<br />
da Godard (’86), tutti destinati a lunghe tournée<br />
internazionali. Nel 1987 ha dato vita a “Teatri<br />
Uniti”, una compagnia tesa all’incontro tra gli artisti<br />
napoletani della nuova generazione, fondendo<br />
insieme il suo gruppo con il Teatro dei<br />
Mutamenti di Antonio Neiwiller e il Teatro Studio<br />
di Caserta di Toni Servillo. Il suo primo lungometraggio,<br />
Morte di un matematico napoletano,<br />
ha vinto il Gran Premio della Giuria a Venezia<br />
nel ’92. L’amore molesto (’95), Teatro di guerra<br />
(’98) e L’odore del sangue (‘03) sono stati tut-<br />
Questo rientra in quello che definivo prima<br />
“cantiere”. Non avevo programmato di fare<br />
uno spettacolo sulle Operette morali e poi fare<br />
un film su Leopardi. Le Operette sono nate<br />
proprio dal lavoro su Noi credevamo, e dal-<br />
10<br />
ti presentati a Cannes. Ha realizzato numerosi<br />
documentari e cortometraggi e ha filmato alcuni<br />
lavori teatrali tra cui lo spettacolo-manifesto di<br />
“Teatri Uniti” Rasoi, su testi di Enzo Moscato. Tra<br />
le sue regie: Filottete di Sofocle (’87), Riccardo II<br />
di Shakespeare (’93), Terremoto con madre e figlia<br />
di Fabrizia Ramondino (’94), I sette contro<br />
Tebe di Eschilo (’96), Edipo Re (2000) e Edipo a<br />
Colono (’04) di Sofocle, I dieci comandamenti di<br />
Raffaele Viviani (2000), L’opera segreta di Enzo<br />
Moscato (2005) e, nel repertorio lirico, l’intera trilogia<br />
Mozart-Da Ponte al San Carlo di Napoli (da<br />
Così fan tutte ripreso anche a Ferrara nel 2000 e<br />
2004 con Claudio Abbado, al Don Giovanni nel<br />
2002, a Nozze di Figaro nel 2006), Lulu di Berg a<br />
Palermo (2001), Matilde di Shabran e Torvaldo e<br />
Dorliska di Rossini al ROF di Pesaro (2004-2006),<br />
Un ballo in maschera di Verdi con Antonio Pappano<br />
a Londra (2005), Antigone di Ivan Fedele al<br />
Maggio Musicale di Firenze (2007). Ha ricevuto<br />
le ricerche di anni sulla lingua dell’ottocento:<br />
Leopardi non aveva nulla a che fare col<br />
film, ma Leopardi è sempre stato presente<br />
per me, lungo tutto l’arco di lavoro di questo<br />
decennio. In quest’ambito ricade anche<br />
numerosi premi nei suoi diversi ambiti di lavoro,<br />
dai due David di Donatello per il cinema al premio<br />
Ubu per il suo impegno nel rinnovamento del Teatro<br />
di Roma, istituzione che ha diretto tra il ’99 e<br />
il 2000 compiendo un lavoro di radicale cambiamento<br />
della programmazione aprendo alle altre<br />
arti e alle nuove espressioni sceniche e fondando<br />
un teatro, l’India, ricavato da una vecchia fabbrica<br />
in disuso sul Lungotevere. Successivamente<br />
ha contribuito all’evoluzione del Mercadante come<br />
Teatro Stabile di Napoli, facendo parte per tre<br />
anni del suo comitato artistico; in questa veste ha<br />
realizzato il progetto Petrolio dal romanzo di Pier<br />
Paolo Pasolini (2004). Dal dicembre 2007 è stato<br />
nominato Direttore della Fondazione del Teatro<br />
Stabile di Torino. Nell’autunno 2010 è uscito nelle<br />
sale italiane Noi credevamo, ispirato all’omonimo<br />
romanzo di Anna Banti, che ha vinto il premio<br />
Alabarda d’oro per il miglior film e la miglior sceneggiatura.<br />
uno spettacolo che feci su Napoli, L’opera segreta,<br />
ispirato proprio all’arte di Anna Maria<br />
Ortese, Caravaggio e appunto Giacomo Leopardi.<br />
Come avevo fatto per Rasoi, in cui attingevo<br />
a diversi brani della Partitura di Enzo<br />
Moscato, uno dei nostri più grandi autori,<br />
mi servii delle sue “riletture” di quei tre<br />
grandi per il mio spettacolo. E quello era stato<br />
il mio primo contatto teatrale con Leopardi.<br />
Ma la sua voce non mi ha mai abbandonato<br />
in tutti questi anni. In maniera<br />
quasi inversa rispetto alla conquista personale<br />
di Verdi e Mazzini. Per loro si scopre<br />
sotto la patina talvolta anche retorica che li<br />
circonda, l’esistenza di questa disillusa inquietudine.<br />
Nel caso di Leopardi grava come<br />
un luogo comune l’elemento della tristezza,<br />
del pessimismo come afflizione, che<br />
invece leggendolo e scoprendolo con gli attori,<br />
si capisce che il pessimismo c’è, ma nasce<br />
da una energia vitale: ha un così forte<br />
rapporto con la vita da non poter dare che<br />
gioia. La lettura di Leopardi così, si rivela disperatamente<br />
entusiasmante.<br />
VIVAVERDI 2/2012
Anna Bonaiuto nel film “L’amore molesto” del 1995 tratto dal romanzo di Elena Ferrante.<br />
Sotto Barbara Valmorin e Franca Penone (di spalle) nelle “Operette morali”<br />
VIVAVERDI 2/2012<br />
11
quello che ho fatto<br />
della mia vita, avrei<br />
“Dopo<br />
potuto tollerare tutto,<br />
ma non di arrivare secondo”. Era<br />
questo il senso di una intervista che<br />
Bjorn Borg rilasciò alla vigilia del suo<br />
ritiro. Il sommo tennista svedese aveva<br />
appena avuto la medaglia d’argento<br />
al torneo di Wimbledon, e la dichiarazione<br />
svelò, davanti alla crudezza<br />
del fallimento, il suo vero concetto di<br />
sport. L’atleta, infatti, ammetteva che<br />
fino ad allora non aveva cercato la vittoria:<br />
l’aveva semplicemente pretesa,<br />
come qualcosa di sua esclusiva proprietà.<br />
“Dopo quello che ho fatto della<br />
mia vita”, diceva più o meno, “dopo<br />
averla ridotta a un’infinita serie di<br />
palleggi, dopo aver impoverito la trama<br />
del mio tempo fino a farne una<br />
monotona tessitura di scambi, dopo<br />
aver trasformato il mio destino nel<br />
movimento di un telaio inesorabile -<br />
dopo tutto questo, io non posso perdere”.<br />
E abbandonandosi alla sua delusione,<br />
con un gesto infantile e magnifico,<br />
lui, il numero uno della classifica<br />
mondiale, lui, la Macchina, smise<br />
improvvisamente di giocare.<br />
Questo ci riporta al libro di Andre Agassi,<br />
Open. La mia storia (Einaudi), il memoir<br />
di un altro grande campione, dove<br />
leggiamo: “Odio il tennis, lo odio con<br />
tutto il cuore, eppure continuo a giocare,<br />
continuo a palleggiare tutta la mattina,<br />
tutto il pomeriggio, perché non ho<br />
12<br />
LIBRI MARC PERELMAN<br />
Il grande flagello<br />
di Valerio Magrelli<br />
scelta. Per quanto voglia fermarmi non<br />
ci riesco. Continuo a implorarmi di smettere<br />
e continuo a giocare, e questo divario,<br />
questo conflitto, tra ciò che voglio e<br />
ciò che effettivamente faccio mi appare<br />
l’essenza della mia vita…”<br />
Ho ripensato a tali testimonianze, davanti<br />
al nuovo saggio di Marc Perelman, Sport<br />
Il nuovo libro del filosofo e<br />
architetto francese, Sport barbaro.<br />
Critica di un flagello mondiale<br />
(Medusa), approfondisce l’analisi e<br />
la riflessione sulla “religione del<br />
XXI secolo”. Nel circo mediatico<br />
mondiale si agitano enormi interessi<br />
economici che sostengono liturgie<br />
dalla spettacolarità malata.<br />
Barbaro. Critica di un flagello mondiale<br />
(Medusa). Questo filosofo e architetto<br />
francese ha pubblicato vari saggi<br />
fra cui Lo stadio barbaro (1998) e Il calcio,<br />
una peste emotiva (2006). A suo parere,<br />
lo sport odierno, paragonabile a<br />
un rullo compressore, spiana la strada<br />
a un progetto di società senza progetto,<br />
cioè senza ideali profondi. Perelman<br />
mostra inoltre le derive totalitarie<br />
e neofasciste dello sport, la sua<br />
spettacolarità malata. Ma il suo studio<br />
non è soltanto un tentativo di demistificare<br />
la “religione del XXI secolo”<br />
o la “decadenza della modernità”; esso<br />
rappresenta anzitutto una ricerca<br />
delle ragioni pulsionali che si scatenano<br />
nello sport mediatico.<br />
Ciò spiega come gli stadi possano diventare<br />
il teatro di istinti violenti e facilmente<br />
manipolabili. Si tratta di una<br />
riflessione che affonda le sue radici in<br />
Benjamin e nella Scuola di Francoforte.<br />
Sulla base di tali presupposti,<br />
Sport Barbaro afferma che oggi lo sport<br />
è arrivato a toccare livelli di autentica<br />
“oscenità”. Da qui la proposta di<br />
un neologismo, lo “sporno” (fusione<br />
di “sport” e “porno”), risultato, oltre che<br />
del doping, dello sfruttamento estremo<br />
della giovinezza e dell’energia fisica degli<br />
atleti. Così torniamo all’idea della<br />
macchina, una macchina orientata da forti<br />
interessi economici e politici, le cui liturgie<br />
muovono masse enormi, di cui noi<br />
stessi siamo parte.<br />
VIVAVERDI 2/2012
VIVAVERDI 2/2012<br />
L’ALTRA NAPOLI<br />
Sanità Music Studio,<br />
formazione da sogno<br />
di Adriana Pollice<br />
Musica e tecnologie danno nuova<br />
vita alla cinquecentesca basilica<br />
di San Severo, nel popolare<br />
rione Sanità di Napoli, dove a fine<br />
maggio ha aperto i battenti il Sanità Music<br />
Studio, parte del progetto “Musica e<br />
nuove tecnologie” realizzato dall’associazione<br />
L’Altra Napoli onlus, guidata da<br />
Ernesto Albanese. Un percorso finalizzato<br />
all’inclusione sociale e professionale<br />
attraverso percorsi di formazione. I primi<br />
sei ragazzi napoletani hanno avuto accesso<br />
a un corso per diventare tecnico<br />
del suono e dell’elaborazione audio-digitale.<br />
Docenti Paolo Termini, laureato<br />
in Musica applicata ai contesti multimediali<br />
e dal 1990 al fianco di Renzo Arbore<br />
nel progetto dell’Orchestra Italiana,<br />
e Gianni Mantice, fondatore nel 1988<br />
degli Almamegretta. Padrino della struttura<br />
il produttore e compositore Claudio<br />
Mattone.<br />
u Lei è da sempre vicino a progetti<br />
che coniugano musica e impegno<br />
sociale, l’espressività artistica<br />
come strumento per elaborare un<br />
vissuto spesso difficile. Ci può raccontare<br />
la sua esperienza?<br />
La mia esperienza con i ragazzi non solo<br />
della Sanità ma di tutti i quartieri più o<br />
meno difficili di Napoli è iniziata<br />
quando scrissi e misi in scena il musical<br />
C‘era una volta..Scugnizzi. Facemmo<br />
migliaia di provini ed era la prima volta<br />
che si dava tanta attenzione e fiducia ai<br />
giovani per un progetto così importante.<br />
Eravamo agli inizi degli anni duemila e<br />
il senso di quell’impresa era più o meno lo<br />
stesso che ha oggi il Sanità Music Studio:<br />
offrire, attraverso la musica e il teatro,<br />
un’opportunità di lavoro (e in qualche caso<br />
di salvezza) a tanti ragazzi che mostravano<br />
talento e volontà. Oggi molti di quegli<br />
attori, cantanti e ballerini esordienti,<br />
nonché tecnici, macchinisti... sono stimati<br />
artisti e professionisti. Lo stesso e persino<br />
di più auguro a questi ragazzi del rione<br />
Sanità. Anche quelli più difficili da queste<br />
parti hanno un grande cuore.<br />
u Napoli ha una scena musicale<br />
giovane che continua a sfornare<br />
artisti ma non ha più quel ruolo<br />
centrale nell’industria discografica<br />
che ha avuto in passato. E’<br />
possibile puntare su questo settore<br />
per rilanciare la città?<br />
La discografia tradizionale obiettivamente<br />
sta scomparendo e non credo che possa<br />
diventare un traino economico. Tuttavia<br />
mi sembra una buona cosa dare a dei<br />
Uno studio di registrazione<br />
tecnologicamente all’avanguardia e<br />
un corso di formazione per giovani<br />
musicisti nel cuore del rione Sanità,<br />
uno dei quartieri popolari della<br />
capitale del mezzogiorno. Ne<br />
parliamo con Claudio Mattone,<br />
autore e produttore, nume tutelare<br />
dell’iniziativa.<br />
giovani talenti la possibilità di esprimersi<br />
e di crescere, specialmente in un<br />
territorio come Napoli, che è<br />
storicamente un vulcano di creatività e di<br />
grandi artisti. Meglio la musica che altro...<br />
quindi io vedrei questa iniziativa<br />
dell’associazione L’Altra Napoli più come<br />
un fatto etico che come un fatto<br />
commerciale. Comunque si vedrà. Il<br />
futuro è di quelli che fanno. Intanto il<br />
Sanità Music Studio, oltre a essere una<br />
palestra dove misurarsi con le difficoltà<br />
di una gestione economica, è un luogo<br />
del sogno in un quartiere come la Sanità<br />
dove sognare fa bene.<br />
In alto due musicisti nella basilica di San Severo.<br />
Da sinistra Ernesto Albanese, Claudio Mattone, Luigi<br />
De Magistris, James Senese, Fabio Di Spirito<br />
(Fondazione Telecom Italia )<br />
e Paolo Termini (uno dei docenti)<br />
13
Nel cinema italiano di oggi rappresentano<br />
uno dei sodalizi più<br />
solidi e longevi. Silvio Soldini<br />
e Doriana Leondeff lavorano insieme da<br />
oltre quindici anni: il loro primo film, Le<br />
acrobate, risale, quanto a scrittura, al 1996.<br />
“Dopo L’aria serena dell’ovest e Un’anima<br />
divisa in due, i miei primi due film realizzati<br />
in ambito industriale e scritti entrambi<br />
con Roberto Tiraboschi, avevo<br />
14<br />
CINEMA SOLDINI/LEONDEFF<br />
L’aria serena<br />
della sceneggiatura<br />
di Franco Montini *<br />
voglia di provare a lavorare con altri sceneggiatori.<br />
Così -racconta Soldini- ne<br />
ho incontrati diversi, fra i quali Doriana,<br />
che mi ha subito intrigato. Il fatto che<br />
poi il film di cui mi stavo occupando, Le<br />
acrobate appunto, avesse per protagoniste<br />
due donne, una del nord, ed io sono milanese,<br />
ed una del sud, e Doriana è nata<br />
Bari, mi sembrava un elemento utile a<br />
favorire la collaborazione. All’epoca pen-<br />
Una profonda amicizia e tanti<br />
interessi comuni, così il regista<br />
Silvio Soldini spiega in<br />
quest’intervista il lungo sodalizio<br />
con Doriana Leondeff, la sua<br />
sceneggiatrice abituale. Una ditta<br />
che coinvolge spesso anche l’attore<br />
Giuseppe Battiston.<br />
savo di avere bisogno di un compagno di<br />
scrittura molto diverso da me. Lavorando<br />
con Doriana mi sono invece progressivamente<br />
accorto che mi trovavo bene<br />
con lei per tutta una serie di affinità<br />
che ci legano. Con il senno del poi, sono<br />
anzi convinto che il segreto del nostro<br />
rapporto così duraturo sia frutto, oltre<br />
che di un’autentica amicizia, che nel<br />
tempo si è cementata, di una serie di in-<br />
Claudia Gerini e Valerio Mastandrea in “Il comandante e la cicogna”<br />
VIVAVERDI 2/2012
teressi comuni, per cui ci capita spessissimo<br />
di segnalarci reciprocamente un film<br />
che ci è piaciuto, un libro, uno spettacolo.<br />
Tutte cose che successivamente diventano<br />
spesso lo spunto per scrivere un<br />
nuovo film”.<br />
“La collaborazione professionale con Silvio-<br />
commenta scherzosamente Doriana<br />
Leondeff- si è rivelata più lunga e duratura<br />
di qualsiasi rapporto affettivo che<br />
io sia riuscita a costruire nella mia sfera<br />
sentimentale. E pensare che l’avvio della<br />
nostra collaborazione è stato molto difficile<br />
e faticoso. Ricordo che il lavoro di<br />
scrittura de Le acrobate ha richiesto tempi<br />
lunghissimi, complicati dal fatto che<br />
Silvio ed io abitavamo, come del resto<br />
continuiamo ad abitare, in città diverse:<br />
lui a Milano, io a Roma. Per scrivere Le<br />
acrobate mi sono trasferita per un lungo<br />
periodo nel capoluogo lombardo, mentre<br />
successivamente ci siamo un po’ scambiati<br />
le trasferte, anzi per un certo periodo,<br />
durante la mia maternità e quando<br />
mio figlio era molto piccolo, accadeva<br />
più frequentemente che fosse Silvio a<br />
VIVAVERDI 2/2012<br />
venire a Roma, piuttosto che io a raggiungerlo<br />
a Milano”.<br />
Ma esiste un metodo di lavoro della pre-<br />
Giuseppe Battiston e Luca Dirodi in “Il comandante e la cicogna”.<br />
Sotto Doriana Leondeff e Silvio Soldini<br />
miata ditta Soldini-Leondeff? Gli interessati<br />
concordano sul fatto che una modalità<br />
di scrittura ovviamente esiste, ma<br />
sia complicata teorizzarla. “Prima ancora<br />
di metterci davanti al computer- spiega<br />
Soldini- ci si incontra, si parla, si discute.<br />
Nonostante la maggiore facilità di<br />
rapporti offerti dall’uso delle nuove tecnologie,<br />
personalmente avverto un bisogno<br />
di contatto per così dire fisico, devo<br />
cioè essere nella stessa stanza del mio<br />
sceneggiatore, devo parlargli o parlarle<br />
guardandolo negli occhi. Con Doriana<br />
discutiamo molto profondamente dello<br />
sviluppo della storia e della scaletta, poi<br />
nella fase di vera e propria scrittura, cerco<br />
di tenermi un po’ in disparte, lasciando<br />
questo compito agli altri- uso il plurale<br />
perché negli ultimi film abbiamo spesso<br />
lavorato anche con un terzo sceneggiatore-<br />
salvo intervenire successivamente<br />
per decidere cosa resta e cosa viene eliminato<br />
in una scena o in un dialogo”.<br />
“Nel nostro lavoro è difficile -concorda<br />
la Leondeff- teorizzare un metodo, anche<br />
perché ogni film ha alle spalle mo-<br />
15
dalità diverse. Ci sono storie che abbiamo<br />
scritto con grande facilità e leggerezza,<br />
divertendoci un mondo, come accaduto<br />
con Pane e tulipani, un film nato<br />
quasi per gioco, in attesa di riprendere<br />
l’attività su che un lavoro che si era arenato,<br />
Brucio nel vento, e poi che è stato<br />
realizzato solo successivamente. Mentre<br />
altri film, è il caso di Giorni e nuvole, hanno<br />
avuto una gestazione complicata e<br />
complessa, con molte, diverse stesure di<br />
sceneggiatura e alla fine hanno visto la<br />
luce, solo per la perseveranza e la determinazione<br />
con la quale Soldini ha combattuto<br />
per realizzarli. In ogni caso nel<br />
tempo, con Silvio si è creato un’intesa<br />
particolare che semplifica il lavoro di<br />
scrittura e mi consente anche libertà che<br />
non posso prendermi con altri registi.<br />
Con Silvio, ad esempio, so di poter osare<br />
parecchio nella scrittura, esagerare, andare<br />
volutamente sopra le righe, proprio<br />
perché Soldini è un regista che sul set<br />
tende a sottrarre e da qui nasce una bella<br />
alchimia, un perfetto equilibrio”.<br />
Un’altra modalità ricorrente nel lavoro<br />
della ditta Soldini/Leondeff è la verifica<br />
sul testo che viene eseguita una o due<br />
settimane prima dell’inizio delle riprese<br />
con una serie di prove con gli attori. “E’<br />
in questa fase- spiega ancora Dorianache<br />
si sperimenta concretamente la bontà<br />
e la veridicità dei dialoghi. Il risultato<br />
è che, a volte, si è costretti ad un lavoro<br />
di riscrittura per rendere tutto più fluido,<br />
coerente e convincente. Dopo di che<br />
il mio lavoro è praticamente finito. Per<br />
consuetudine, mi capita di assistere al primo<br />
ciak del film, ma non frequento abitualmente<br />
il set, ritenendo la mia presenza<br />
un po’ inutile. Piuttosto mi piace<br />
seguire il montaggio del film, che è anche<br />
un modo per riappropriarmi della<br />
scrittura”.<br />
Al momento sono sette i lungometraggi<br />
nati dalla collaborazione fra Soldini e<br />
Leondeff: in ordine cronologico sono Le<br />
acrobate, Pane e tulipani, Brucio nel vento,<br />
Agata e la tempesta, Giorni e nuvole, Cosa<br />
16<br />
Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher in “Cosa voglio di più”<br />
VIVAVERDI 2/2012
voglio di più e l’ancora inedito Il comandante<br />
e la cicogna, che si annuncia come una<br />
commedia corale di tono un po’ surreale,<br />
ma ricca di riferimenti alla realtà drammatica<br />
dei nostri giorni. Come si vede<br />
l’elenco comprende sia film leggeri, sia<br />
storie drammatiche, anzi i due generi tendono<br />
ad alternarsi. “Perché -confessa Soldini-<br />
mi piace cambiare spesso e lo spunto<br />
di un film, più che da un’idea di trama,<br />
nasce, nella maggioranza dei casi, proprio<br />
dal desiderio di esprimermi in un genere<br />
piuttosto che in un altro”.<br />
Ma, oltre a Doriana Leondeff, nel cinema<br />
di Silvio Soldini c’è un’altra presenza praticamente<br />
immancabile: quella di Giuseppe<br />
Battiston, che ha già recitato in sette<br />
film diretti dal regista milanese. Il rapporto<br />
con Soldini è cominciato nel 1993<br />
con Un’anima divisa in due e nei film di<br />
VIVAVERDI 2/2012<br />
scritti con la Leondeff, Battiston ha mancato<br />
solo Brucio nel vento. Naturalmente<br />
l’attore è presente anche ne Il comandante<br />
e la cicogna, dove, invecchiato rispetto alla<br />
sua vera età anagrafica, recita il ruolo di<br />
un cinquantenne. La sua costante presenza<br />
fa pensare che già in fase di scrittura<br />
Soldini abbia in mente un interprete per<br />
un certo personaggio. Ma l’interessato<br />
smentisce: “Mi è accaduto rarissimamente<br />
di scrivere un personaggio già avendo<br />
individuato l’attore che avrebbe interpretato<br />
il ruolo. In realtà è successo solo con<br />
Agata e la tempesta, dove, per il ruolo della<br />
protagonista ho sempre pensato a Licia<br />
Maglietta e per quello di Romeo a Battiston.<br />
Ma già l’attore che ha interpretato<br />
il terzo ruolo, Emilio Solfrizzi, è stato<br />
individuato solo successivamente. Ho l’impressione<br />
che avere già in mente un atto-<br />
Margherita Buy e Antonio Albanese in “I giorni e le nuvole”<br />
re per un certo ruolo, mentre il film si<br />
scrive, limiti e condizioni la creatività. Poi<br />
accade che successivamente mi capita di<br />
rivolgermi con regolarità a certi attori perché<br />
mi offrono molto, come accaduto<br />
spessissimo con Battiston, e più di recente<br />
con Alba Rohrwacher, presente in tutti<br />
gli ultimi miei tre film. Ma, sia con<br />
Giuseppe, che con Alba, ogni volta si sono<br />
inventati dei personaggi molto diversi<br />
da un punto di vista caratteriale, psicologico<br />
ed anche fisico. Insomma nel cinema<br />
si può anche usare lo stesso l’attore,<br />
ma l’emozione arriva solo se il personaggio<br />
che si propone riesce ad essere<br />
ogni volta completamente diverso”.<br />
*Complimenti a Franco Montini, nostro storico<br />
collaboratore, eletto presidente del SNCCI,<br />
sindacato nazionale critici cinematografici.<br />
17
Il titolo della mostra (e del catalogo<br />
pubblicato dalle edizioni del Cigno),<br />
Percorsi della figura, rimanda certamente<br />
al percorso di Savinio nel tempo,<br />
alla sua fedeltà alla pittura e alla figura:<br />
l’attraversamento oceanico di oltre mezzo<br />
secolo, spesso controcorrente o in bolina<br />
stretta, quasi in solitaria. Nel percorso<br />
cambiano i colori, le luci, talvolta i<br />
materiali, prevalgono alcune famiglie di<br />
soggetti rispetto ad altre. Ma non ci sono<br />
virate brusche o manovre improvvisate.<br />
Resta costante un sentimento, a volte<br />
malinconico e di perdita, altre volte<br />
affidato alle promesse di un ritorno, il nostos<br />
di una nostalgia per qualcosa di inafferrabile<br />
e sempre cercato (“l’età dell’oro”<br />
– titolo ricorrente - o perfino “la bellezza”).<br />
C’è il ritornare di onde lunghe, che<br />
sembravano riassorbite, e che invece<br />
montano di nuovo. Ma questo è solo un<br />
aspetto dei percorsi che le figure compiono<br />
attraverso Savinio, lungo i quali si<br />
possono situare i compagni di viaggio<br />
più amati, da Carrà e Sironi a Bonnard,<br />
attraversando le zone d’ombra gettate da<br />
tanti maestri, a cominciare da quelli famigliari,<br />
il padre Alberto e lo zio Giorgio<br />
De Chirico.<br />
L’altro percorso, più interessante e necessariamente<br />
unico, è quello che si ripete<br />
in ogni lavoro di Savinio e che forse<br />
prevale su tutte le altre motivazioni di<br />
questa lunga fedeltà alla figura: le parole<br />
più frequentemente usate dallo stesso artista<br />
per dirlo sono “affioramento” e<br />
18<br />
ARTE RUGGERO SAVINIO<br />
L’immagine interna<br />
di Stefano Velotti<br />
“emersione”. Ancora un movimento in<br />
acqua, dunque – spesso rilucente di luce<br />
mediterranea, oppure atlantica e ventosa,<br />
o quella più muschiosa e intima di<br />
fiumi e torrenti -, ma questa volta non si<br />
bada tanto alle scie, al solco della navigazione<br />
in superficie, orizzontale, su cui<br />
misurare lo spazio percorso, il tempo trascorso,<br />
i cambiamenti di andatura e gli<br />
incroci con altre rotte. Qui c’è un moto<br />
verticale, dalla profondità all’emersione,<br />
dal disorientamento delle acque fonde<br />
all’affioramento in superficie. Affiora-<br />
La Galleria nazionale d’arte<br />
moderna di Roma ha dedicato una<br />
grande mostra personale al pittore<br />
torinese, figlio di Alberto e nipote<br />
di Giorgio De Chirico. Con 92<br />
opere realizzate tra i tardi anni<br />
Cinquanta e il 2011.<br />
Foto Passeri<br />
menti ed emersioni sempre sul punto di<br />
riaffondare, di disfarsi di nuovo tornando<br />
a quella totalità indefinita su cui si stagliano<br />
precariamente.<br />
C’è una frase di Hans von Marées (“un<br />
esempio possibile di classicismo moderno”),<br />
spesso ripetuta da Savinio e ripresa<br />
dai suoi commentatori, secondo cui<br />
l’immagine – intesa come figura – non<br />
è l’inizio dell’opera, bensì il suo traguardo<br />
finale. L’inizio dell’opera è piuttosto<br />
una “immagine interna”, che non è affatto<br />
una figura, e neppure un serbatoio<br />
VIVAVERDI 2/2012
di figure o di loro frammenti già definiti.<br />
Tutte le figure nascono da questa esigenza<br />
di catturare un’ “immagine interna”<br />
mobile, dileguante, indefinitamente<br />
ricca e imprendibile, attraversata da percezioni<br />
visive e tattili, odori e sapori, temperature,<br />
brezze, calme piatte o turbolenze,<br />
pensieri e attese, parole ricordi speranze,<br />
fino ad allargarsi allo stato d’animo<br />
di quel momento, di quel luogo, colto<br />
sullo sfondo di una totalità che coincide<br />
con il modo in cui ci si sente più o<br />
meno vivi. Questo sembra essere chiarissimo<br />
a Savinio – pittore e scrittore colto<br />
e riflessivo –, che scorge esemplarmente<br />
“la fatica della nascita dell’immagine”<br />
in Courbet, “l’esatto contrario dei<br />
pittori pompier, dallo stile nitido e le forme<br />
polite…”. In realtà, credo, anche uno<br />
stile nitido e forme polite possono non<br />
tradire l’immagine interna. Il discrimine<br />
sta semmai proprio nel punto di partenza<br />
e nel “lavorio” che porta all’esito della<br />
figura: è come se i pittori pompier partissero<br />
da figure già formate, e non da<br />
“immagini interne” indefinite e flagranti,<br />
occultando così – innanzitutto a se<br />
stessi - il percorso della nascita della figura,<br />
arrivando a “figurare” troppo tardi,<br />
a cose già fatte. Lo sapeva bene Francis<br />
Bacon, anche lui fedele alla figura, ma<br />
lontanissimo dall’idea di dare “forma illustrativa”<br />
alla realtà, e lo diceva a modo<br />
suo, senza le mediazioni culturali che possiede<br />
Savinio: “la forma illustrativa rivela<br />
immediatamente, attraverso l’intelletto,<br />
che cosa rappresenta, mentre la forma<br />
non illustrativa passa prima per la sensazione<br />
e solo in un secondo momento,<br />
lentamente, riporta alla realtà”. O ancora:<br />
“Per me il mistero del dipingere oggi<br />
è il modo in cui rendere l’apparenza.<br />
So che può essere illustrata, so che può<br />
essere fotografata. Ma come può essere<br />
resa in modo da catturare il suo mistero<br />
dentro al mistero della fattura?”. Credo<br />
che questo “mistero” sia l’origine comune<br />
di modi tanto diversi – personali<br />
e singolari – di dare “figura” all’indefini-<br />
VIVAVERDI 2/2012<br />
to dell’esperienza. Eppure, sia Bacon che<br />
Savinio partono spesso da “illustrazioni<br />
fotografiche”, preferiscono avere davanti<br />
– specie nei ritratti – una fotografia invece<br />
che la realtà di persone o situazioni<br />
vive, attuali. Probabilmente qui la fotografia<br />
non guida “l’affioramento dell’immagine”<br />
a cui si mira – mediante<br />
quello strano “mirare” sospeso tra intenzionalità<br />
e abbandono, ricerca e caso, attività<br />
e passività, che è proprio del lavoro<br />
artistico –, quanto piuttosto funziona<br />
da “supporto” per una sorta di memoria<br />
involontaria, da madeleine rimasta sepolta<br />
o fluttuante nel tempo imprevedibile<br />
e complicato che scandisce la vita della<br />
mente.<br />
Un dipinto a prima vista inatteso può<br />
servire da esempio. Eseguito nel 2010, ad<br />
acrilico su tavola, si intitola Brighton Beach,<br />
ed è fatto con gli azzurri forse più<br />
violenti mai usati da Savinio, il quale lo<br />
racconta così: “viene da una fotografia di<br />
me stesso sulla spiaggia, scattata nel 1990.<br />
Si tratta quindi di una foto che ho presente<br />
da tanto tempo, ma che solo ultimamente<br />
‘mi ha chiamato’: ho sentito la<br />
voglia di fare qualcosa con quella leggerezza<br />
che stavo cercando e che ho voluto<br />
infondere nel quadro, era una sensazione<br />
nitida ma anche indefinita…”. A<br />
guardarlo, sembra di sentire l’odore dell’atlantico,<br />
la forza del vento salmastro,<br />
l’accecamento della luce, il freddo dell’acqua<br />
che lambisce i piedi nudi, il senso<br />
di libertà e solitudine che sanno dare<br />
solo quelle spiagge smisurate, e insieme<br />
lo sguardo attento di qualcuno che lo vede<br />
così, attraverso cui traspare la consapevolezza<br />
della fragilità e irripetibilità di<br />
quel momento… Chissà. È certo invece<br />
che – anche ammesso che abbia colto<br />
qualcosa di pertinente di quel dipinto –<br />
questo “percorso” in 92 figure non si cristallizza<br />
a sua volta in una figura, ma rifluisce<br />
ancora nelle immagini interne –<br />
arricchite, turbate, commosse – dei suoi<br />
spettatori.<br />
Brighton Beach, 2010<br />
19
Non C’è Due Senza Te, Giudizio<br />
Universatile, Io Tra Di<br />
Noi, la Settimana Enigmatica,<br />
e così via... Ma come nascono<br />
le tue canzoni? Prima il titolo, il testo<br />
o la musica?<br />
Dipende. Nascono in realtà da una necessità<br />
di scrivere, il che può sembrare<br />
molto banale, però è la verità. Ho cominciato<br />
a scrivere canzoni: sentivo di<br />
dover dire delle cose e di metterle giù,<br />
di concretizzare dei pensieri, forse perché<br />
non riuscivo ad esprimerli in un altro<br />
modo. Quindi ho trovato questa valvola<br />
di sfogo, questa via di fuga che è la<br />
forma “canzone”. Le cose che non riesco<br />
a dire in faccia, oppure parlando o<br />
scrivendo semplicemente, riesco a metterle<br />
in una canzone. Questo ti dà un<br />
senso di liberazione. E’ molto inutile, non<br />
serve a niente: non si risolvono la cose<br />
scrivendo le canzoni, però ti fa sentire un<br />
po’ meglio. Poi che cosa nasca prima dipende,<br />
a volte prima il titolo della canzone:<br />
ad esempio Non c’è due senza te, il<br />
titolo del mio secondo disco, lo avevo<br />
in mente da anni, da quando ancora non<br />
suonavo. Come anche Cuore di pietra. Mi<br />
sono detto, vorrei fare una canzone che<br />
s’intitoli Cuore di pietra e nel testo nascondere<br />
pietre preziose.<br />
u Ora che abbiamo rotto il ghiaccio<br />
vorrei entrare un attimo nel<br />
tuo territorio e sfidarti a calembour:<br />
caro Dente come ti è sal-<br />
20<br />
MUSICA INTERVISTA<br />
Il Dente del giudizio<br />
di Oscar Prudente<br />
Giuseppe Peveri, 36 anni, di<br />
Fidenza, ha una grande passione<br />
per i giochi di parole, i calembour<br />
ironici, le suggestioni agrodolci. Da<br />
ragazzo lo chiamavano col<br />
soprannome di Dente e con questo<br />
pseudonimo ha pubblicato svariati<br />
dischi e fatto tour di successo<br />
confermandosi uno dei cantautori<br />
più ironici e suggestivi delle nuove<br />
generazioni.<br />
Foto Ilaria Magliocchetti Lombi<br />
VIVAVERDI 2/2012
tato in mente di cantare una canzone<br />
di Prudente (Pensiero Stupendo<br />
di Oscar Prudente & Ivano<br />
Fossati, ndr)?<br />
Mi è stata commissionata da Radio Popolare<br />
Network e diventò la sigla della<br />
omonima trasmissione radiofonica. Infatti<br />
non la ho mai incisa tutta, son solamente<br />
quei 50 o 60 secondi. Ti sei arrabbiato<br />
quando l’hai sentita?<br />
u No, anzi mi ha divertito l’atmosfera<br />
vagamente caraibica della tua<br />
chitarra. È per scelta o per caso che<br />
ti sei legato ad etichette indipendenti<br />
e non ad una Major?<br />
Un po’ per scelta e un po’ per necessità.<br />
Quando ho cominciato, le proposte mi sono<br />
arrivate dalle indipendenti alle quali mi<br />
sono legato da subito. Poi sono arrivate le<br />
proposte delle Major che ho sempre scartato,<br />
un po’ perché erano tutte molto vaghe<br />
e un po’ perché fondamentalmente<br />
preferisco fare quello che mi pare.<br />
u Nel libro Anima Latina (di Renzo<br />
Stefanel, Ed. No Reply, ndr) è presente<br />
un tuo contributo. Il grande<br />
Lucio ha contagiato anche te?<br />
Sicuramente. Battisti è l’artista che ascolto<br />
da più tempo. Ho cominciato da bambino<br />
comprandomi le musicassette. Continuo<br />
ad ascoltarlo anche oggi e non mi<br />
stanca, anzi, ogni volta che ascolto i suoi<br />
dischi – specialmente Anima Latina – ci<br />
trovo sempre delle cose nuove. Probabilmente<br />
a 12 anni lo ascoltavo in modo diverso<br />
che non a 20, o da come lo ascolto<br />
oggi che faccio musica, quindi anche<br />
con diverse chiavi di lettura. La cosa che<br />
mi ha sempre affascinato di quel disco, la<br />
domanda che mi faccio sempre fin da bambino<br />
è: come ha fatto a fare un disco così?<br />
Non riesco a capire tecnicamente come sia<br />
stato possibile.<br />
u Battisti a parte, hai avuto altri<br />
modelli?<br />
Ho ascoltato tanta musica. Ho comin-<br />
VIVAVERDI 2/2012<br />
ciato ad appassionarmi come ascoltatore,<br />
non come suonatore, perché suonare<br />
mi sembrava una cosa molto difficile da<br />
fare. In realtà lo è. Oltre a Battisti ho<br />
ascoltato molti altri italiani che, ovviamente<br />
essendo italiano, sono quelli che<br />
più mi colpiscono. Ad esempio tutti i<br />
cantautori degli anni ‘60 e ‘70, come Gino<br />
Paoli, Sergio Endrigo, ecc.., che ascoltavo<br />
nelle cassettine che avevano i miei<br />
genitori in macchina; che poi ho ripreso<br />
da un po’ più grandicello, riascoltate<br />
con un’altra testa. Endrigo lo ascolto<br />
spesso con gran piacere ancora oggi.<br />
u Hai curato una tua rubrica sulla<br />
musica ne Il Fatto Quotidiano,<br />
scritto la postfazione del libro<br />
Swordfishtrombones – Tom Waits<br />
(di David Smay, Ed. No Reply), inserito<br />
un tuo racconto nel libro Suonare<br />
il paese prima che cada (di Andrea<br />
Scarabelli, Ed. Agenzia X). Quanto<br />
sei attratto dalla letteratura?<br />
Ne sono molto attratto, ma mi sento abbastanza<br />
incapace. In realtà scrivere è un<br />
sogno che ho da tanto tempo: ho iniziato<br />
a scrivere senza la musica perché ho<br />
cominciato a suonare abbastanza tardi,<br />
intorno ai vent’anni.<br />
Scrivevo delle piccole cose che non voglio<br />
definire poesie e neanche racconti;<br />
erano microracconti tra la prosa e la poesia,<br />
una cosa abbastanza strana, che poi<br />
ho sviluppato nella forma canzone che<br />
è quella che mi viene meglio.<br />
Però la letteratura, il romanzo, il racconto<br />
sono cose che mi affascinano molto,<br />
ma sono uno che lavora molto in sottrazione<br />
e quindi mi riesce molto difficile<br />
scrivere tanto. La rubrica per Il Fatto Quotidiano<br />
era di 1500 battute alla settimana,<br />
però per me era un lavoro molto impegnativo:<br />
ci mettevo una giornata intera<br />
per scriverla perché faccio fatica a dilungarmi,<br />
anche se con 1500 battute non<br />
è che proprio ci sia da dilungarsi molto.<br />
Curo molto la parola: cerco la parola<br />
giusta, il suono giusto, anche solo nella<br />
lettura, e quindi faccio molta fatica. Il piacere<br />
di scrivere un romanzo rappresenta<br />
un traguardo abbastanza difficile per me:<br />
è un po’ come fare Anima Latina.<br />
u Quali sono le tue letture preferite?<br />
Sono un lettore abbastanza distratto. Leggo<br />
tante cose, specialmente romanzi, però<br />
non ho né un genere né un autore preferiti.<br />
Leggo un po’ così, seguendo dei consigli<br />
o magari quando vado in libreria<br />
compro un po’ di libri ispirato dalle note<br />
di copertina o da qualche altro incipit. Però<br />
le prime poesie che mi hanno toccato<br />
veramente, che mi hanno fatto capire che<br />
con la lingua italiana si potevano fare cose<br />
straordinarie, le ho scoperte a scuola<br />
quando ho studiato i poeti ermetici, quando<br />
ho studiato Ungaretti. Lì mi si è aperto<br />
un mondo perché ho detto: cacchio,<br />
questo con tre parole mi sconvolge.<br />
u Forme dialettali provenienti dalla<br />
tua terra hanno influito nella<br />
stesura dei tuoi testi?<br />
Forse, un po’ inconsciamente, sì. Amo<br />
molto il mio dialetto, lo parlo. Non amo<br />
l’inflessione parmigiana, quella che ho,<br />
credo che sia abbastanza orribile. Un po’<br />
forse perché ci sono nato. L’erba del vicino<br />
è sempre più verde.<br />
u Credo sia questo, perché quando<br />
parli risulti molto simpatico...<br />
Eh, dicono tutti che è molto bello, anche<br />
la mia erre moscia è molto bella, ma<br />
io un po’ la odio. Comunque attraverso<br />
la mia ignoranza escono, sono uscite delle<br />
cose che vengono dal dialetto, forse un<br />
po’ inconsciamente, anche senza accorgermene,<br />
come una frase che ho scritto:<br />
“quel gioco qui” (vedi Oceano, dal cd Non<br />
c’è due senza te), che per me era italiana.<br />
u Il cd Non c’è due senza te contiene<br />
una canzone che mi ha colpito<br />
per il titolo: Scanto di Sirene.<br />
Cosa intendi per scanto?<br />
Per capire bisogna togliere le Esse, tutto lì.<br />
21
u Complimenti per la geniale costruzione<br />
de Le cose che contano,<br />
il brano contenuto nell’omonimo<br />
cd. “Uno non può fare così/<br />
Due volte l’anno l’assegno della<br />
<strong>Siae</strong>/Tremando mando tutto a puttane...”<br />
e di seguito fino a Dieci<br />
quelli che non mi ami più.<br />
I versi di Buon Appetito, traccia<br />
di L’amore non è bello, sono frutto<br />
di un’esperienza personale?<br />
Sì. Purtroppo quello che scrivo è tutto<br />
autobiografico. Non riesco tanto a<br />
scrivere di altre cose, nutro anche un<br />
po’ invidia per chi ce la fa. Mi ricordo<br />
di aver letto questa storia de La donna<br />
cannone con De Gregori che diceva:<br />
“ho letto un trafiletto su un giornale e<br />
poi ho scritto questa canzone”; un po’<br />
l’ho invidiato perché ha scritto un capolavoro<br />
partendo da un trafiletto letto<br />
su un giornale mentre faceva colazione<br />
al bar. Io queste cose non riesco<br />
a farle.<br />
u Charles Aznavour ha qualcosa a<br />
che fare con Io tra di noi?<br />
C’entra parecchio: Io tra di noi è un paradosso,<br />
e già mi piaceva il fatto che un paradosso<br />
facesse da titolo a un Cd, e inoltre<br />
rappresentava bene i contenuti del disco.<br />
A differenza della canzone di Aznavour<br />
(E io tra di voi, ndr.) in cui questa coppia<br />
veniva disturbata e probabilmente quasi<br />
sciolta da un terzo incomodo che rovinava<br />
la loro serata, nel mio caso - almeno<br />
nelle canzoni che sono in questo disco -<br />
il terzo incomodo non c’è: sono io stesso<br />
che mi si sono messo in mezzo.<br />
u Cosa stai progettando per il tuo<br />
futuro?<br />
Ho cominciato il tour estivo che andrà<br />
avanti fino a settembre. Poi comincerò<br />
a registrare il disco nuovo: ho già una<br />
manciata di pezzi. Non so in che tempi,<br />
perché vorrei fare con grande calma<br />
un lavoro abbastanza tranquillo e<br />
ben pensato.<br />
22<br />
In poche righe...<br />
Giuseppe Peveri alias Dente, nasce a Fidenza<br />
(PR) nel 1976. Poco più che adolescente Dente<br />
intraprende la sua avventura musicale come<br />
chitarrista dei Quic, passando per la band La<br />
Spina (con due album all’attivo), e poi la carriera<br />
solista, che lo porta nel 2006 a firmare per<br />
Jestrai, esordendo con il suo primo album ufficiale<br />
Anice in bocca. L’anno successivo pubblica<br />
Non c’è due senza te, subito accolto con<br />
calore da pubblico e critica, finendo nella rosa<br />
dei 20 migliori dischi italiani del 2007 scelti dal<br />
PIMI (Premio Italiano Musica Indipendente). Il<br />
14 febbraio 2009 esce l’album L’amore non è<br />
bello (Ghost Records/Venus), 13 tracce che<br />
confermano le straordinarie potenzialità del<br />
cantautore, con singoli in rotazione nelle radio<br />
nazionali, la realizzazione di due videoclip ed<br />
un intenso tour con la sua band nei club e nei<br />
festival di tutta Italia, per oltre 80 date live in<br />
meno di 12 mesi. Il 2010 si apre così con rinnovate<br />
energie, convogliate in un nuovo tour<br />
intitolato 1910, dedicato ai teatri, iniziato a fine<br />
gennaio a Modena e conclusosi a Milano il 16<br />
maggio, tour teatrale che ha visto il tutto esaurito<br />
per più di 20 date. Collaborazioni coi Per-<br />
Foto Ilaria Magliocchetti Lombi<br />
turbazione, per il brano Buongiorno Buonafortuna<br />
e con Il Genio, compagni di avventura nella<br />
rivisitazione di Precipitevolissimevolmente, il<br />
twist che è uno dei successi radiofonici dell’estate<br />
2010. Un anno tanto intenso si chiude<br />
con una serata speciale a novembre allo storico<br />
Teatro dal Verme di Milano con ospiti Manuel<br />
Agnelli, Le Luci della Centrale Elettrica, Il<br />
Genio, Enrico Gabriello, Max Collini e i Perturbazione.<br />
In qualche altra occasione si esibisce<br />
coi Calamari (Dente, Enrico Gabrielli dei Calibro<br />
35, Gianluca de Il Genio, F Punto e Federico<br />
Dragogna dei Ministri) il cui progetto riprende<br />
la tradizione del cabaret-canzone proponendo<br />
un repertorio originale affiancato ai<br />
grandi classici del genere, da Cochi e Renato<br />
ai Gufi e Jannacci. Dente scrive e canta con<br />
Missincat il singolo Capita che diventa una piccola<br />
hit in Germania, mentre per Brunori Sas<br />
canta in Il suo sorriso, brano incluso nell’album<br />
“Vol.2 - Poveri Cristi”. Da giugno 2012 è di nuovo<br />
in un lungo tour estivo, accompagnato da<br />
Andrea Cipelli (pianoforte, tastiere), Nicola Faimali<br />
(basso e contrabbasso), Gianluca Gambini<br />
( batteria).<br />
VIVAVERDI 2/2012
I SUCCESSI DI BELIEVE, NATA<br />
NEL 2006<br />
Dopo sei anni di attività, Believe Digital<br />
dispone di uffici in Francia, Italia (Milano,<br />
Roma e Siracusa), Inghilterra, Germania,<br />
Spagna, Usa, Israele. Solo in Italia<br />
il team di lavoro è composto da 18<br />
persone e prossimamente verrà incrementato<br />
con un unico obiettivo: fornire<br />
un servizio dedicato e maggiormente<br />
specializzato ad artisti ed etichette di<br />
tutti i generi musicali. Believe, infatti,<br />
vanta un catalogo eterogeneo che spazia<br />
dal rock al jazz, alla musica dance, latin,<br />
lounge, classica, opera, kids, hip hop, pop<br />
e distribuisce il meglio della musica italiana<br />
ed internazionale nel mondo. Sotto<br />
lo sguardo di Denis Ladegaillerie (nella<br />
foto), amministratore delegato di Believe,<br />
sono stati comunicati i bestseller<br />
del gruppo nell’ultimo anno: sul fronte<br />
rock Viva i romantici dei Modà, nel genere<br />
alternativa Hermann di Paolo Benvegnù<br />
e Nati per subire di Zen Circus, fra<br />
i cantautori H di Enrico Nascimbeni, nel<br />
pop Dove comincia il sole dei Pooh e Barbarossa<br />
social club di Luca Barbarossa, nella<br />
classica Sabiu no. 7 di Marco Sabiu, nel<br />
jazz Woman’s land di Stefano di Battista,<br />
nella dance il singolo Tacatà di Tacabro e<br />
nella children music 100 hits baby party.<br />
VIVAVERDI 2/2012<br />
VIVA • IN BREVE<br />
LE MESSAGGERIE MUSICALI<br />
DEL GRUPPO SUGAR<br />
Il Gruppo Sugar lancia un nuovo progetto<br />
web, Messaggerie Musicali (proprio<br />
lo stesso nome della catena di negozi<br />
di dischi,esistenti un po’ dappertutto<br />
in Italia, dagli anni ’60 e poi passati al<br />
gruppo Mondadori) dedicato agli appassionati<br />
di musica che potranno incontrare<br />
in diretta su Google+ alcuni dei<br />
principali artisti del Gruppo per rivolgere<br />
domande sulla loro professione e ricevere<br />
consigli su come intraprendere<br />
una carriera musicale. Il primo appuntamento<br />
in videoconferenza quello dell’11<br />
luglio con Caterina Caselli.<br />
Per partecipare al progetto è sufficiente<br />
iscriversi su http://messaggeriemusicali.sugarmusic.com/it/home-page,scaricare<br />
in maniera del tutto gratuita le basi<br />
midi di alcuni dei più famosi brani del<br />
catalogo editoriale Sugarmusic e divertirsi<br />
a realizzare le proprie video cover,<br />
caricandole e condividendole sul canale<br />
ufficiale http://www.youtube.com/grupposugar.<br />
Gli otto interpreti più talentuosi<br />
che riceveranno il maggior gradimento<br />
sul canale YouTube Sugar, potranno partecipare<br />
ogni mese ad un’esclusiva videoconferenza<br />
in diretta su Google+.<br />
AL VIA FEEZY,<br />
MUSICA IN STREAMING<br />
E’ stato presentato, in maggio a Roma,<br />
Feezy, il nuovo servizio italiano di musica<br />
digitale sviluppato da One Italia e Televideocom.Un’azienda<br />
italiana che punta<br />
su una tecnologia di grande qualità, su<br />
undici milioni di brani da ascoltare in<br />
streaming su computer e mobile in accordo<br />
con le major discografiche Emi,<br />
Sony, Universal e Warner. Si comincia da<br />
uno spazio di scambio e collaborazione<br />
chiamato «Amiamo la musica!», un marchio<br />
che intende promuovere un ascolto<br />
responsabile: legale, in alta qualità e a<br />
basso costo. Feezy, infatti, integra in un<br />
unico servizio lo streaming, la mobilità<br />
e la condivisione proponendo un modello<br />
alternativo di fruizione della musica,<br />
già molto diffuso in altri Paesi: niente<br />
più acquisti di singoli brani o album<br />
da scaricare ma accesso in abbonamento<br />
all’intero catalogo.<br />
Oltre ai brani distribuiti dalle quattro major,<br />
si potrà ascoltare la musica di centinaia<br />
di etichette indipendenti, con un catalogo<br />
in costante crescita. Strumento<br />
principe diventano i dispositivi mobili,<br />
smartphone e tablet, che si trasformano<br />
in music player di nuova generazione.<br />
23
24<br />
MUSICA INTERVISTA<br />
Enrico Rava,<br />
il maestro con la tromba<br />
Sei figlio di una pianista, sei un<br />
autodidatta che ha imparato sul<br />
campo anche a pensare, scrivere<br />
e arrangiare musica. Come ti sei<br />
avvicinato al mondo del jazz?<br />
Ero un appassionato di jazz sin dall’età di<br />
8-9 anni, avevo un fratello più grande e<br />
quindi approfittavo della sua collezione di<br />
dischi a 78 giri, li sentivo e mi sono appassionato<br />
al jazz, al grande cornettista Bix<br />
Beiderbecke e Louis Armstrong, avevo tutti<br />
i dischi di Miles Davis. A 17 anni andai<br />
a vedere il suo concerto al Teatro Nuovo<br />
di Torino col Modern Jazz Quartet, mi ha<br />
colpito come un ciclone, fu un autentico<br />
shock. Oltre ad essere un musicista pazzesco,<br />
divino, sublime aveva una presenza scenica<br />
enorme, alla Marlon Brando per capirci,<br />
come quando la macchina da presa<br />
inquadra altro ma l’occhio casca su di lui e<br />
non lo lascia più, per Miles era lo stesso, era<br />
dotato di un carisma incredibile. Quel concerto<br />
mi indusse a comprarmi una tromba,<br />
inizialmente per divertimento, poi ho<br />
cominciato a essere chiamato per partecipare<br />
a delle jam session, passando prima<br />
con musicisti dilettanti e poi professionisti.<br />
Fin quando non ho conosciuto Gato Barbieri,<br />
a Roma, che mi ha convinto a dedicare<br />
la mia vita alla musica. Il mio futuro<br />
previsto era nell’azienda familiare…<br />
u Quando ti sei convinto di potercela<br />
fare?<br />
Ero ancora un dilettante e non sapevo<br />
cosa fare. Incontrai questo Leandro Bar-<br />
di Flaviano De Luca<br />
bieri con i capelli cortissimi, in giacca e cravatta.<br />
Bastano poche note e capisco che è<br />
un gigante. Ero alle prime armi, ma lui mi<br />
incoraggia e dice che ho un bel suono. Più<br />
tardi, nel 1964, mollo Torino, la famiglia e<br />
lo raggiungo a Roma, dove abbiamo inaugurato<br />
uno spazio a Trastevere, presso il ristorante<br />
Meo Patacca, lì abbiamo suonato<br />
per nove mesi di fila. Il padrone allora era<br />
un americano, mister Remington (che ha<br />
fatto diverse partecipazioni in piccoli film)<br />
che disponeva di quest’intera piazzetta con<br />
una cava che voleva adibire a jazz club e<br />
così ci ha ingaggiato in tempi brevi. Già la<br />
E’ uno dei più famosi musicisti jazz<br />
italiani che si è confrontato con i<br />
linguaggi e gli artisti più vari.<br />
Quest’anno festeggia 50 anni di<br />
carriera e la <strong>Siae</strong> gli ha conferito il<br />
Premio per la Creatività, al festival<br />
di Spoleto. In questa intervista svela<br />
passioni e idiosincrasie.<br />
prima settimana ottenemmo un notevole<br />
successo, divenne il posto dove andare a<br />
passare la notte, suonavamo sei sere alla settimana<br />
e ci venivano ad ascoltare Mastroianni,<br />
Fellini, Anita Ekberg. E’ stata una<br />
specie di università, mi ha molto migliorato<br />
suonare con Gato Barbieri (nel gruppo<br />
c’erano anche Franco D’Andrea e Gegè<br />
Munari) proprio un attimo prima che diventasse<br />
strafamoso, volandosene a Parigi<br />
e incontrando Don Cherry. Era un piacere<br />
enorme. Poi ho incontrato Steve Lacy a<br />
New York e mi sono ritrovato di colpo a<br />
suonare coi miei idoli, ho ottenuto la carta<br />
verde, il permesso per vivere lì, e sono<br />
rimasto a Manhattan dieci anni.<br />
u Hai una discografia sterminata.<br />
Quali sono quelli che ami di più?<br />
Un disco del ‘78 Quartet col trombonista<br />
Roswell Rudd, quello che ha dato una<br />
grande svolta al suo strumento negli anni<br />
’60. Oppure Il giro del giorno in ottanta mondi,<br />
ispirato dalla lettura del libro di Cortázar,<br />
un libro di istruzioni per arricchire la<br />
vita. Quella di Cortázar è la storia di un<br />
grande amore per il jazz: il suo racconto su<br />
Parker, el persecudor, è forse il miglior testo<br />
mai scritto su un jazzista. Ho un rapporto<br />
buono con quasi tutti i miei dischi anche<br />
perché evito di ascoltarli… così se c’è<br />
qualcosa che non mi piace o un piccolo<br />
errore meglio lasciar perdere. Il mio preferito<br />
è sempre l’ultimo, il figlio più giovane,<br />
Tribe, uscito a ottobre dell’anno scorso<br />
e sicuramente Rava on the dance floor, que-<br />
VIVAVERDI 2/2012
sto lavoro sulle musiche di Michael Jackson<br />
che portiamo in concerto anche a<br />
Umbria Jazz con l’orchestra del Parco della<br />
musica di Roma. Dovrebbe anche uscire<br />
il disco, tra qualche mese, con l’etichetta<br />
Ecm. Ho mandato la registrazione del<br />
concerto di maggio e subito dopo mi è<br />
giunta la mail con la decisione di Manfred<br />
Eicher di pubblicare il disco. Io conoscevo<br />
Michael Jackson superficialmente ma<br />
un paio di mesi dopo la sua morte, tornando<br />
a casa da un tour ho trovato mia<br />
moglie che guardava un dvd del concerto<br />
di Bucarest che faceva parte della tournée<br />
di Dangerous. Mi sono fermato a guardare<br />
un attimo e sono rimasto così, col cappotto<br />
addosso, fino alla fine. Ero incantato e<br />
non potevo staccarmi dallo schermo. Da lì<br />
ho iniziato ad approfondire: viaggi in mac-<br />
VIVAVERDI 2/2012<br />
china con Michael Jackson a manetta tutto<br />
il giorno e ho scoperto cose straordinarie.<br />
Le sue ultime cose sono meravigliose.<br />
u Hai scritto due libri, Note Necessarie<br />
(Minimum Fax), un’intervista<br />
con Alberto Riva trasformata in<br />
un libro autobiografico, e Incontri<br />
con musicisti straordinari (Feltrinelli),<br />
coi ritratti di tanti strumentisti famosi<br />
coi quali hai diviso il palcoscenico.<br />
Hai acquistato un’enorme<br />
popolarità con l’imitazione radiofonica<br />
di Fiorello e fai anche<br />
degli affollati workshop…<br />
Adesso insegno molto meno. Una volta<br />
l’anno facevo un seminario di 15 giorni<br />
a Siena ma da un po’ di anni faccio solo<br />
tre giorni, sono molto legato alla Fon-<br />
© Robert Lewis/Ecm Records<br />
dazione Siena Jazz, ci vado da più di venti<br />
anni, e riesco sempre a individuare<br />
qualche talento fra i giovani che frequentano<br />
i corsi ad esempio Giovanni<br />
Guidi e compreso Gianluca Petrella che<br />
una quindicina d’anni fa suonava già benissimo,<br />
dopo un anno l’ho chiamato. A<br />
Siena lavoriamo su questi brani che io<br />
porto e ci mettiamo a suonare insieme<br />
come se fossero delle band autentiche, in<br />
generale faccio due gruppi, troviamo del<br />
materiale e lo suoniamo. La loro voglia<br />
di fare è una carica notevole, molto spesso<br />
succedono cose interessanti. Io continuo<br />
a parlare coi giovani, è un rapporto<br />
reciproco, c’è sempre qualcosa da imparare<br />
dai più giovani, quando una band<br />
funziona è un esempio di democrazia<br />
ideale, impossibile da riprodurre altrove<br />
25
nella vita. Con Fiorello ci siamo conosciuti<br />
lavorando ad un audiolibro per Camilleri<br />
e la cosa divertente è che lui si è<br />
appassionato alla tromba. Suonando tutto<br />
il giorno e facendo impazzire il suo<br />
entourage. All’inizio la tromba è molto<br />
difficile, già emettere un suono è un problema,<br />
non so se stia continuando ma<br />
suonava tantissimo…<br />
u Recentemente hai avuto accenti<br />
critici verso gli improvvisatori feroci,<br />
quelli che suonano le stesse<br />
cose da trent’anni…..<br />
Non so, io sento fortemente la voglia di<br />
cambiare, di fare cose nuove, di costruire<br />
melodie diverse, in qualche modo circolari.<br />
Invece ascolto artisti bravissimi rimasti<br />
intrappolati in questa ideologia del<br />
free jazz, una specie di lotta contro il resto<br />
del mondo, rimasta ferma agli anni<br />
‘70. Perciò non amo molto l’espressione<br />
musica afroamericana perché se è vero<br />
che c’è la memoria della schiavitù, il ritmo<br />
ancestrale dei tamburi, l’eredità nera<br />
nel dna del jazz c’è anche una componente<br />
di musica italiana, ebraica, europea,<br />
coi tanti strumentisti che provenivano<br />
dal vecchio continente.<br />
u Nel tuo gruppo abituale, Tribe, ci<br />
sono, Giovanni Guidi al piano e<br />
Gabriele Evangelista al contrabasso<br />
che hanno meno di trent’anni,<br />
Gianluca Petrella al trombone ne<br />
ha trentasette, Fabrizio Sferra alla<br />
batteria cinquantatre. E’ un giusto<br />
mix di giovani ed esperti.<br />
Sono i musicisti giusti, con una visione simile<br />
alla mia, non è giovani o vecchi. Basta<br />
che corrispondano alla mia idea, siano<br />
vicini a quello che io penso musicalmente,<br />
condividano la mia visione delle cose.<br />
Con la stessa curiosità che avevo da ragazzo,<br />
una voglia matta, sento sempre questa<br />
necessità di migliorare che mi mantiene<br />
giovane almeno mentalmente. Questi musicisti<br />
hanno quindi la massima libertà all’interno<br />
di quella che è la mia visione del-<br />
26<br />
la musica. Li ho scelti proprio perché c’è<br />
questa visione condivisa. Tra noi non c’è<br />
neanche bisogno di parlare, basta un accenno,<br />
un suggerimento e loro reagiscono<br />
nel modo giusto, che è tale perché<br />
è il modo loro, anche se può essere<br />
il contrario di quello che mi aspettavo o<br />
che avrei desiderato. Diverso è per i musicisti<br />
che vengono ai miei seminari. Io<br />
non do mai consigli ma a volte qualcuno<br />
mi chiede se facendo il musicista di<br />
jazz si può vivere e quanto si guadagna.<br />
La mia risposta è sempre la stessa: se ti fai<br />
questa domanda lascia perdere. Uno sce-<br />
I premiati a Spoleto<br />
glie la musica perché non ne può fare a<br />
meno, sei già pagato dal fatto di suonare.<br />
Se insieme a questo premio ti va anche<br />
bene economicamente tanto meglio.<br />
La musica mi ha salvato la vita. Vivere di<br />
musica è come fare un terno al lotto, non<br />
riesco a chiamarlo lavoro perché io l’adoro,<br />
una cosa che mi piace talmente, che<br />
mi diverte ancora oggi e forse la farei anche<br />
in condizioni più difficili e meno<br />
gratificanti ……<br />
u Come è il tuo rapporto con la<br />
<strong>Siae</strong>?<br />
Sono diventato socio abbastanza presto<br />
e sono sempre stato trattato bene dalla<br />
<strong>Siae</strong>. Mi ricordo che accadde in conseguenza<br />
del film Oggetti smarriti di Giuseppe<br />
Bertolucci (che l’aveva scritto con<br />
Mimmo Rafele, Lidia Ravera e Enzo<br />
Ungari). Io avevo composto la colonna<br />
sonora e il film fu selezionato per diversi<br />
premi. Ai tempi la domanda me la preparò<br />
il Direttore della <strong>Siae</strong> di allora ed<br />
ho conservato nel tempo un ottimo rapporto<br />
con la Società, tanto che al compimento<br />
dei 60 anni ho cominciato a ricevere<br />
il vitalizio. Poi improvvisamente<br />
sospeso dall’inizio di quest’anno.<br />
Venerdì 13 luglio, al Festival dei Due Mondi di Spoleto, è stato celebrato il “Premio <strong>Siae</strong> alla Creatività<br />
2012”, giunto ormai alla sua quarta edizione. Come ogni anno sono stati dati quattro Premi<br />
a giovani talenti emergenti (coreografo, scenografo, autore e compositore), più un premio alla<br />
carriera per un artista affermato. La premiazione è avvenuta sul palco del Teatro Romano prima<br />
della rappresentazione dello spettacolo di Danza “Semperoper Ballett Dresda”.<br />
Quest’anno la <strong>Siae</strong> e il Comitato di Esperti del Premio (comitato composto da: Giorgio Ferrara,<br />
Presidente e Direttore del Festival di Spoleto; Gaetano Blandini, Direttore Generale di <strong>Siae</strong>; Sabina<br />
Riccardelli, Vice Direttore Generale di <strong>Siae</strong>; Giancarlo Pressenda, Dirigente della Sezione<br />
Musica <strong>Siae</strong>; Alessandra Ferri;Franca Valeri e Gianni Quaranta) hanno scelto di assegnare il Premio<br />
alla Carriera al Maestro Enrico Rava.<br />
Ecco gli altri riconoscimenti. Premio Coreografo : Claudio Cangialosi (26 anni, siciliano, ballerino<br />
professionista prima alla Scala di Milano, dove si è diplomato, e attualmente in Germania); Premio<br />
Scenografo: Carlo Bondanini (33 anni, ha lavorato per la tv, il cinema, l’opera lirica); Premio<br />
Autore Teatrale: Giovanni Franci (30 anni, ha scritto e diretto Certi discorsi, Zoo, Questo silenzio).<br />
Premio Compositore: Alessandro Mannarino (33 anni, romano, cantautore metropolitano per eccellenza,<br />
dalle sonorità eclettiche e contaminate).<br />
VIVAVERDI 2/2012
VINCENZO SPERA<br />
A fine giugno è stato eletto nuovo presidente<br />
di Assomusica, l’associazione che<br />
con oltre 100 imprese aderenti rappresenta<br />
circa l’80 per cento degli organizzatori<br />
e produttori di spettacoli di musica<br />
dal vivo in Italia. Spera, promoter attivo<br />
dal 1974 nell’area genovese, resterà in<br />
carica per il triennio 2012-2015 e sarà coadiuvato<br />
da un nuovo consiglio direttivo.<br />
EPA/Ian Langsdon<br />
MATTEO GARRONE<br />
Ha ottenuto il Grand Prix al 65° festival del<br />
cinema di Cannes col suo nuovo film<br />
“Reality”, quattro anni dopo un analogo<br />
riconoscimento per il suo lavoro precedente<br />
“Gomorra”. Secondo il presidente<br />
della giuria Nanni Moretti: “Molti dei giurati,<br />
come me, sono stati colpiti dalla miscela<br />
di umorismo e dramma, dall’interpretazione<br />
del protagonista e dell’attrice<br />
che fa sua moglie, dal grande amore che<br />
il regista dimostra verso i propri attori, dalla<br />
capacità di rinnovare la tradizione della<br />
commedia all’italiana”.<br />
VIVAVERDI 2/2012<br />
Complimenti a...<br />
FRANCESCO GUCCINI<br />
Ha ricevuto la laurea ad honorem dall’American<br />
University of Rome. Con la seguente<br />
motivazione: “Ispirato da musicisti<br />
come Bob Dylan, le Sue canzoni hanno<br />
anche contribuito a portare in Italia<br />
una certa idea di America, Paese che ha<br />
conosciuto prima attraverso le storie del<br />
prozio Amerigo, emigrato e poi tornato in<br />
Italia, e più tardi attraverso la letteratura<br />
e la musica della Beat Generation”.<br />
Foto Luigi La Selva<br />
LUCA RONCONI<br />
Ha ottenuto il Leone d’oro alla carriera per<br />
il settore Teatro della Biennale di Venezia.<br />
“Riconosciuto in tutto il mondo come uno<br />
dei massimi rappresentanti del teatro di regia,<br />
che ha attraversato dagli anni ‘60 con<br />
passione sperimentale misurandosi con<br />
spazi e tempi inconsueti, Luca Ronconi –<br />
secondo le parole di Àlex Rigola che lo ha<br />
proposto - è stato autore di grandi narrazioni<br />
teatrali, dall’Orlando Furioso a Gli ultimi<br />
giorni dell’umanità e Infinities, ma ha<br />
anche saputo generosamente e costantemente<br />
guardare alla trasmissione dei saperi<br />
tra generazioni, facendosi guida per<br />
tanti giovani allievi”.<br />
MANUELA GHIZZONI<br />
E’ stata eletta presidente della Commissione<br />
cultura della Camera (con 33 voti a<br />
favore, 2 schede bianche e nessun contrario).<br />
La parlamentare, deputata del Pd,<br />
è nata nel 1961 a Carpi, è ricercatrice in<br />
Storia medievale presso la Facoltà di<br />
Scienze della formazione dell’Università di<br />
Bologna.<br />
PAOLA MAZZUCCHI<br />
E’ stata eletta presidente di EDItEUR, la più<br />
importante organizzazione al mondo (con<br />
oltre 90 nazioni) sugli standard per l’editoria.<br />
Mazzucchi ha seguito per l’Associazione<br />
Italiana Editori il progetto Arrow e lavora<br />
dal 2005 sugli standard internazionali, in<br />
relazione alle attività di EDItEUR nell’ambito<br />
degli standard per la comunicazione delle<br />
informazioni bibliografiche (in particolare<br />
con lo standard Onix), per i processi di ecommerce<br />
e per i diritti d’autore.<br />
27
Il cinema nelle scuole? Affascina gli<br />
studenti e li rende migliori. Non è<br />
uno slogan, ma la sintesi a conclusione<br />
di “Cinema&Storia”, l’iniziativa varata<br />
nel 2009 dalla Provincia di Roma,<br />
per volontà del suo Presidente Nicola<br />
Zingaretti, giunta alla terza edizione. E<br />
che ha coinvolto, solo quest’anno, 50 istituti<br />
di Roma e provincia, 90 classi, 50<br />
docenti, per un totale di oltre duemila<br />
studenti che hanno visto e discusso con<br />
i propri insegnanti sei film (venti nel<br />
triennio), prezioso cofanetto di una più<br />
ampia e progressiva library a disposizione<br />
degli istituti, che include titoli spesso introvabili<br />
del nostro secondo dopoguerra.<br />
E che fanno parte di quel primo elenco<br />
di 100 e più film da salvare, e dal quale<br />
non si può prescindere, stilato dalle<br />
Giornate degli Autori.<br />
Il cinema li affascina per loro stessa ammissione.<br />
E per quella degli insegnanti, i<br />
più entusiasti. Dice la professoressa Fiorella<br />
Mariani del linguistico James Joyce<br />
di Ariccia: “Seguo il progetto dall’inizio<br />
ed è gestito in maniera eccezionale, per<br />
la qualità delle persone scelte, degli esperti<br />
invitati, degli attori e dei registi che incontriamo,<br />
per la qualità della formazione<br />
che a ogni ciclo ci viene offerta.<br />
Un’esperienza unica. Con la possibilità<br />
di recuperare film mai visti”.<br />
E i ragazzi come reagiscono e interagiscono?<br />
“All’inizio sono un po’ perplessi<br />
– ammette la docente –, specie per i film<br />
in bianco/nero. Non sono abituati, e al-<br />
28<br />
ROMA SCUOLE<br />
Cinema & storia,<br />
lezioni di qualità<br />
di Alberto Ferrigolo<br />
Veronica Pivetti con Emilio e Paolo Taviani<br />
lora tocca a noi guidarli. Poi apprezzano<br />
e finiscono con il citare le pellicole viste<br />
anche in contesti diversi dall’ambito scolastico.<br />
Un bel risultato, no…?” chiede<br />
con malcelata soddisfazione.<br />
“Non c’è dubbio che il cinema sia uno<br />
strumento ricco e interdisciplinare” dice<br />
con piglio molto sicuro Marco Zingaretti<br />
(omonimo e non parente, neppure<br />
alla lontana, del Presidente della<br />
Provincia, ndr) che l’anno scorso con tutta<br />
la 5 D del Morgagni di Roma s’è aggiudicato<br />
la “Menzione speciale della<br />
Cento film per raccontare un paese,<br />
l’Italia. Si è conclusa la terza<br />
edizione della rassegna che ha<br />
coinvolto insegnanti, studenti, attori<br />
e registi. Attraverso la visione delle<br />
pellicole, selezionate dalle Giornate<br />
degli Autori, si comprendono usi,<br />
costumi e mutamenti della società.<br />
giuria” per l’elaborato - un Dvd - Io sono<br />
l’universo: “Per la sua particolare forza<br />
narrativa, per la sensibilità, le caratteristiche<br />
della sceneggiatura e del montaggio<br />
e anche per la forza della recitazione”.<br />
Tanto che Cinecittà Luce, partner dell’iniziativa,<br />
ha segnalato il film al Festival<br />
internazionale di Venezia e in altre<br />
rassegne. “Attraverso i film – prosegue il<br />
ragazzo, oggi universitario – abbiamo appreso<br />
e approfondito quel che stavamo<br />
studiando, non solo il periodo, ma anche<br />
gli usi e i costumi, l’economia del tem-<br />
VIVAVERDI 2/2012
po, la società. E poi abbiamo conosciuto<br />
da vicino registi, sceneggiatori, attori e<br />
autori che mai avremmo avvicinato. Ricordo<br />
ancora le sensazioni che la proiezione<br />
di Roma città aperta mi ha trasmesso:<br />
quel senso di profonda impotenza e<br />
frustrazione storica e di vita che hanno<br />
subito i protagonisti dell’epoca, costretti<br />
ad annullarsi e nascondersi per sfuggire<br />
alle persecuzioni naziste”.<br />
Maria Luisa Michesi, che del Morgagni<br />
è la preside, non ha dubbi: “Il progetto<br />
della Provincia, che opera con partner<br />
competenti e qualificati come le Giornate<br />
degli Autori e Cinecittà Luce, è importante<br />
perché rende concreta la pratica<br />
della complessità didattica. Del sapere<br />
e della sua acquisizione. Gli studenti<br />
sono costretti a operare una sintesi di più<br />
materie e di più linguaggi. È evidente<br />
che un’esperienza simile sottopone a<br />
molteplici sollecitazioni, che finiscono<br />
VIVAVERDI 2/2012<br />
per affinare le capacità cognitive degli<br />
studenti. Un lavoro trasversale, che ha<br />
molte ripercussioni e implicazioni, anche<br />
se magari viene caricato, in particolare,<br />
su talune discipline, come l’italiano<br />
o la storia, ma che include anche la psicologia”.<br />
“Io ho fatto fare anche recensioni dei<br />
film che abbiamo visto” dice la prof. Mariani<br />
“o ho fatto raccontare ai ragazzi gli<br />
incontri con il regista Aureliano Amadei<br />
o Pierfrancesco Favino. Bellissimi, poi, i<br />
colloqui con Gregoretti, Scola, i Taviani,<br />
emozionanti quelli con Monicelli e Rosi.<br />
Vedere i film, decodificarli, discuterli<br />
insieme è entrare nel linguaggio del cinema<br />
e costruire un antidoto alla tv”.<br />
Tommasina Carravetta, del Tecnico industriale<br />
Enrico Fermi di Frascati, che<br />
con le classi del suo istituto ha già vinto<br />
ben due edizioni di “Cinema&Storia”,<br />
dichiara che da tempo usa il cinema per<br />
L’esibizione di Fiorella Mannoia<br />
la didattica: “I versanti utilizzabili sono<br />
di diverso tipo: c’è quello meramente storico<br />
attraverso cui si fanno indagini documentali<br />
e testuali, c’è poi quello dell’emozione,<br />
per nulla secondario, perché<br />
una volta sedimentata dà struttura alla<br />
propria cultura. In genere, do molto rilievo<br />
agli sceneggiatori, perché dalla scrittura<br />
non si può prescindere. È da qui che<br />
passano le idee, tutte le idee”. E gli studenti?<br />
“All’inizio sono un po’ reticenti.<br />
Ci sono quelli che si fidano e quelli che<br />
non vedono prospettive. Ma poi si sciolgono.<br />
Il cinema finisce per diventare anche<br />
il loro immaginario”.<br />
Effetti concreti? “Che al cinema ci vanno<br />
di più. E scelgono meglio. A volte si<br />
avvicinano ai cineforum. Un anno però<br />
non basta, tre sono qualcosa, ma ci vuole<br />
tempo. Perciò auspichiamo che l’iniziativa<br />
della Provincia prosegua e si rafforzi”.<br />
29
30<br />
LETTERATURA PREMIO GOLIARDA SAPIENZA<br />
Racconti dal carcere,<br />
autobiografie borderline<br />
Oltrepassare la soglia del carcere<br />
romano di Rebibbia crea una<br />
sensazione opprimente. Un<br />
luogo di detenzione e sofferenza che suscita<br />
impressione sugli animi sensibili. Eppure,<br />
in un pomeriggio del maggio scorso,<br />
quel luogo è stato animato da un momento<br />
di creatività e di cultura, di riscatto<br />
e, a tratti, persino di gioia. Merito della<br />
giornalista e autrice Antonella Bolelli<br />
Ferrera e di Pino Insegno, che hanno<br />
presentato, con la giusta dose di sobrietà<br />
e verve intonate alla manifestazione, la<br />
cerimonia di premiazione dei vincitori<br />
della seconda edizione del Premio letterario<br />
“Goliarda Sapienza - Racconti dal<br />
carcere”, ideato dalla stessa Bolelli Ferrera<br />
e promosso dalla SIAE Società Italiana<br />
Autori Editori, dal Dipartimento<br />
dell’Amministrazione Penitenziaria<br />
(DAP), dall’Associazione Inverso e dalla<br />
RAI Radiotelevisione Italiana. L’iniziativa,<br />
che vede la presenza di autorevoli<br />
personalità della cultura, tra le quali Dacia<br />
Maraini in veste di madrina del Premio<br />
ed Elio Pecora in veste di presidente<br />
della Giuria, è rivolta ai detenuti negli<br />
istituti penitenziari che abbiano scritto<br />
un racconto dai contenuti autobiografici.<br />
Il teatro del carcere, divenuto noto al<br />
grande pubblico grazie al successo del<br />
film Cesare deve morire dei Fratelli Taviani,<br />
girato interamente all’interno di<br />
Rebibbia, ha visto alternarsi sul palco i<br />
venti detenuti finalisti, accompagnati dai<br />
Foto di Gaetano Pezzella<br />
di Massimo Nardi<br />
rispettivi tutor (giornalisti e scrittori affermati).<br />
Non tutti hanno potuto essere<br />
presenti di persona, ma, tra gli assenti,<br />
c’è stato chi ha voluto testimoniare la<br />
sua partecipazione con un video: è il<br />
caso di Federico Moccia, che ha inviato<br />
il suo filmato dall’Argentina, e di Valerio<br />
Evangelisti, tutor del primo classificato<br />
Francesco Fusano (titolo del<br />
racconto vincitore: “Borderline”). Non<br />
Dal premio letterario è stato tratto<br />
un libro con i racconti degli autori<br />
finalisti. L’antologia “Siamo noi,<br />
siamo in tanti - racconti dal<br />
carcere”, edita da Rai Eri, è stata<br />
presentata al Salone del libro di<br />
Torino 2012.<br />
sono mancati i momenti toccanti, come<br />
quando lo scrittore Erri De Luca,<br />
abbracciando il “suo” detenuto Salvatore<br />
Saitto (che ha ricevuto una menzione<br />
speciale), ha spiegato che, nella<br />
vita, a volte basta poco per tracciare il<br />
confine fra la normalità e l’esclusione<br />
sociale.<br />
Per approfondimenti: www.raccontidalcarcere.it<br />
VIVAVERDI 2/2012
Ci trasmettono entusiasmo<br />
La scintilla di tutto è stato il ricordo di una<br />
scrittrice, Goliarda Sapienza (1924-1996),<br />
che proprio nel triste scenario del carcere,<br />
dove fu detenuta per un piccolo furto,<br />
trovò l’ispirazione per scrivere L’università<br />
di Rebibbia, la sua opera più stimata dalla<br />
critica. Da qualche anno le edizioni Einaudi<br />
stanno pubblicando le sue opere inedite,<br />
a cominciare da L’arte della Gioia<br />
(2008), Io, Jean Gabin (2010) e Il vizio di parlare<br />
a me stessa (2011). Ne parliamo con Antonella<br />
Bolelli Ferrera, ideatrice ed organizzatrice<br />
del Premio Goliarda Sapienza.<br />
u L’antologia “Siamo noi, siamo in tanti<br />
- Racconti dal carcere”, contenente<br />
i racconti finalisti del Premio,<br />
è stata presentata a Torino. Quale sarà<br />
l’atteggiamento dei lettori nei<br />
confronti di storie drammatiche che<br />
non sono mediate dal filtro dell’invenzione,<br />
ma riportano in diretta un<br />
vissuto autobiografico?<br />
Posso immaginare che per molti sarà di<br />
curiosità e stupore di fronte a vicende che<br />
sembrano da film, invece sono realmente<br />
vissute. C’è chi sarà più colpito dalle descrizioni<br />
di vita all’interno delle carceri,<br />
che in alcuni casi sembrano farci sprofon-<br />
Ha letto le motivazioni dei riconoscimenti<br />
e ha dialogato con tutor e finalisti.<br />
Abbiamo chiesto al poeta Elio Pecora,<br />
presidente della Giuria del Premio<br />
Goliarda Sapienza, di raccontarci la sua<br />
esperienza.<br />
u Nella storia della letteratura, uno<br />
dei sentimenti più diffusi che muove<br />
gli autori è l’esigenza di libertà.<br />
Qual è, invece, l’atteggiamento di<br />
chi sperimenta quotidianamente<br />
l’assenza di libertà?<br />
Credo nella libertà come in un bene difficilmente<br />
raggiungibile, se per libertà si-<br />
VIVAVERDI 2/2012<br />
dare nel Medioevo. Certamente desterà<br />
meraviglia lo stile di alcuni racconti che<br />
sembrano fuoriuscire da penne affermate.<br />
Chissà, un giorno forse qualcuno di loro<br />
lo diverrà per davvero….<br />
u Il Premio letterario “Goliarda Sapienza”<br />
potrà avere una funzione per<br />
riaffermare il valore, anche sociale,<br />
della letteratura?<br />
Sarebbe presuntuoso pensare di avere una<br />
simile funzione. Certo, il nostro intento va<br />
in quella direzione, ma un premio letterario<br />
da solo è una goccia nel mare. La cosa<br />
importante, comunque, è dare conti-<br />
Antonella Bolelli Ferrera e Elio Pecora durante la premiazione<br />
Foto di Gaetano Pezzella<br />
La libertà e la memoria<br />
gnifichiamo l’assenza di costrizioni, di regole,<br />
di paure, tanto da poter affermare<br />
che pochi uomini, e raramente, arrivano<br />
a sentirsi liberi. Se a questo aggiungiamo<br />
l’impedimento grave che viene dal<br />
carcere la libertà appare una chimera. E<br />
pure, da una stanza con le porte aperte<br />
nel mondo, come dalla cella di una prigione,<br />
il pensiero e l’immaginazione, la<br />
ricerca della verità, la discesa nella memoria<br />
e nei significati della propria esistenza,<br />
significano un pieno esercizio della<br />
sola libertà che un uomo può conoscere,<br />
quella della mente e del cuore.<br />
nuità al progetto e non relegarlo al momento<br />
conclusivo della premiazione che<br />
passa e va. Le iniziative parallele che stiamo<br />
mettendo in atto – come la realizzazione<br />
di radiodrammi all’interno delle<br />
carceri, che vedono i detenuti nel duplice<br />
ruolo di coautori e di attori interpreti<br />
di personaggi letterari rielaborati per<br />
l’occasione – hanno proprio lo scopo di<br />
mantenere vivo l’interesse e l’impegno<br />
per la lettura e la scrittura in quel mondo<br />
ristretto. Ricevo tantissime lettere dai<br />
detenuti che hanno partecipato al Premio<br />
Goliarda Sapienza, anche da quelli<br />
che non sono stati selezionati tra i finalisti,<br />
è il loro entusiasmo a spingermi a<br />
fare sempre di più. (m.na.)<br />
u Gli autori pubblicati hanno scelto<br />
di partecipare al concorso solo per<br />
testimoniare la loro esperienza autobiografica,<br />
o anche in ragione di<br />
una riposta vena letteraria?<br />
A quel che risulta dalla lettura dei moltissimi<br />
testi inviati al premio bisogna<br />
convenire che una buona parte degli<br />
scriventi rivela ambizioni letterarie. Lo<br />
si deriva dalla qualità della scrittura, dalla<br />
cura con cui sono descritti luoghi e<br />
persone, dallo stesso piacere di raccontare<br />
e raccontarsi. Sono pochi però gli<br />
scritti che arrivano ad essere espressivamente<br />
risolti, ossia in grado di attrarre<br />
il lettore tanto per la forma che per la<br />
sostanza. (m.na.)<br />
31
32<br />
LIBRI LUIGI MANCONI<br />
Musica leggera,<br />
passione inesauribile<br />
Il sociologo, agitatore culturale e appassionato<br />
di musica Luigi Manconi<br />
non ci crede che il suo libro, di 500<br />
pagine, si possa leggere per intero e tutto<br />
d’un fiato. Invece è così. È così nonostante<br />
si scopra ben presto che La musica<br />
è leggera. Racconto su mezzo secolo di canzoni,<br />
non è un saggio distaccato sulla canzone<br />
italiana, ma una sorta di autobiografia<br />
di un ascoltatore. Sicché Manconi<br />
dovrebbe chiedersi semmai perché qualcuno<br />
dovrebbe leggere con passione un<br />
racconto estremamente parziale e personale,<br />
che non è una storia della musica,<br />
né un’enciclopedia, né tanto meno una<br />
cronaca obiettiva (tanti i giudizi difficili<br />
da condividere) di cinquanta anni di musica<br />
italiana. È presto detto: il libro di Manconi,<br />
man mano che si legge, diserta la sua<br />
autoreferenzialità grazie a un’aneddotica<br />
che avvicina a lati interessanti e rari dei<br />
personaggi incontrati. Il pregio del libro<br />
è proprio nel rapporto che l’autore ha instaurato<br />
con certi cantanti: Manconi ha<br />
passato con alcuni di loro ore, se non giorni,<br />
potendo rivelare particolari non possibili<br />
a chi, anche tra gli addetti ai lavori,<br />
li incontra per il solo tempo di un’intervista.<br />
E c’è poi l’aspetto culturalmente più<br />
rilevante, ossia il tentativo – su basi prettamente<br />
sociologiche, non musicologiche<br />
– di ridimensionare la musica leggera spiegandola<br />
per quello che è. Anche se questo<br />
a un primo acchito sembra sminuirla,<br />
in realtà è il modo intellettualmente più<br />
onesto per difenderla.<br />
di Federico Capitoni<br />
u Senta Manconi, riesce a spiegarci<br />
cos’è la musica leggera?<br />
Non in termini musicali, ogni musica<br />
leggera ha una sua radice, un suo sviluppo<br />
storico ed è l’esito di molte contaminazioni.<br />
Bisogna considerare la storia<br />
di un paese: come il ricercatore raffinato<br />
sa riconoscere nelle canzoni di Bacharach<br />
una radice magari trasfigurata<br />
della musica americana di due secoli fa,<br />
così la leggera italiana trae la sua autonomia<br />
rispetto alla musica classica dal suo<br />
sviluppo, non dalla sua origine. La musica<br />
leggera è il precipitato contemporaneo...<br />
Ed è solo il capitolo di una lunga<br />
Da ragazzo era un fan scatenato di<br />
Benito Urgu e Ricky Shayne. Negli<br />
anni ’70 ha scritto i primi libri sui<br />
cantautori, firmandoli col nom de<br />
plume Simone Dessì. In<br />
quest’intervista parla del suo nuovo<br />
volume dedicato alla felice forma<br />
espressiva del sentimental kitsch,<br />
con alcuni esempi illustri, da<br />
Battisti a De Gregori.<br />
via, perché ci saranno sviluppi futuri.<br />
In termini di prodotto culturale è la più<br />
felice forma espressiva del “sentimental<br />
kitsch” e cioè la più efficace espressione<br />
del lato debole della sfera emotiva, di<br />
quella componente fragile e violenta che<br />
si manifesta nell’adolescenza; dà voce a<br />
queste pulsioni. Non solo come dizionario<br />
amoroso ma come dimensione<br />
emotiva. I miei due esempi portanti sono<br />
Buonanotte Fiorellino di De Gregori e<br />
Incontro di Guccini.<br />
u Nel libro lei individua due momenti<br />
di rottura, identificabili con<br />
precisi interpreti, dopo i quali cioè<br />
la canzone italiana ha preso nuove<br />
direzioni e nutrimenti: Domenico<br />
Modugno e Gino Paoli. E<br />
dopo? Siamo fermi a Paoli?<br />
No, certamente. Ma è vero che sono gli<br />
interpreti per me a creare le fratture. Celentano<br />
è un altro momento di rottura,<br />
sotto tutti il profili: personalità e interpretazione.<br />
Io lo ritengo il più grande<br />
interprete. A me la figura dell’interprete<br />
appassiona molto. Normalmente si ragiona<br />
così: se la canzone è bella allor ci<br />
piace. Invece secondo me è l’interprete<br />
a essere fondamentale, non tanto la qualità<br />
della composizione. E Celentano è il<br />
più grande perché è come se ogni volta<br />
dimenticasse l’interpretazione precedente:<br />
Stai lontana da me è così diversa da<br />
L‘arcobaleno. Non c’è l’urlo inconsulto,<br />
tutto è previsto, non c’è casualità. L’altro<br />
VIVAVERDI 2/2012
“mostro”, per esempio, è rappresentato<br />
da Mina. Qui siamo nel campo della natura:<br />
Mina è una voce, nel senso che lei<br />
stessa è ridotta a emissione vocale, lei è<br />
strumento musicale; ci costringe ad ascoltare<br />
la voce.<br />
u Sembra, però, che nel testo ci sia<br />
un vizio tipico della sua generazione.<br />
Ovvero considerare la<br />
schiera dei cantautori “impegnati”<br />
e lasciar fuori una serie di<br />
musicisti, tra l’altro annoverabili<br />
tra i campioni del “sentimental<br />
kitsch”. Lei non cita Cocciante e<br />
Minghi, sfiora appena Baglioni…<br />
La verità è che non mi piacciono, anche<br />
se rientrano magnificamente nella categoria<br />
del sentimental kitsch. Margherita<br />
mi piace, ma come cantante Cocciante<br />
mi sembra, più che drammatico, melodrammatico,<br />
tendente al grottesco. Non<br />
è leggero, è pesante. Non a caso oggi fa<br />
le opere. Così Minghi. Il famoso “trottolino<br />
amoroso”... Non è quello che mi<br />
allontana, ma il personaggio, l’interprete.<br />
Di Baglioni salvo un paio di canzoni<br />
sentimental kitsch straordinarie, I vecchi<br />
e Avrai, che fanno capire che non si tratta<br />
di un sentimentalismo amoroso e basta,<br />
ma emotivo.<br />
VIVAVERDI 2/2012<br />
Gino Paoli, Lucio Dalla e Domenico Modugno,<br />
campioni della musica italiana.<br />
Sotto Luigi Manconi<br />
u Viene ripresa, attraverso il divertente<br />
– e un po’ amaro - aneddoto<br />
della telefonata, anche la<br />
questione Battisti-Mogol come<br />
autori di destra. Si è fatto oggi<br />
un’idea?<br />
Battisti non credo fosse di destra. Forse<br />
neanche Mogol. Le letture politiche dei<br />
suoi testi sono forzate, sfacciatamente<br />
strumentali. In termini culturali però certamente<br />
ci sono alcuni elementi che fanno<br />
della letteratura mogoliana qualcosa<br />
di molto diverso da come andavano le<br />
cose all’epoca. Nei testi di Mogol non<br />
esiste la dimensione collettiva, tutto è ridotto<br />
a quella individualistica. Ciò ha un<br />
significato psicologico, più che politico,<br />
è una sorta di agorafobia. E poi è l’identità<br />
della donna che ha un’intonazione<br />
non condivisibile, estremamente subalterna.<br />
Si tratta di una letteratura maschilista<br />
non perché mostri disprezzo verso<br />
la donna, ma perché la mostra come persona<br />
incompiuta, che è nulla senza l’uomo.<br />
Credo che Mogol sia un curioso di<br />
politica, ma privo di una sua ideologia.<br />
u C’è un capitolo su Max Pezzali<br />
come portavoce di un linguaggio<br />
giovanile comune. Ma non<br />
aveva cominciato Vasco Rossi?<br />
Sono due autori sociologicamente diversi:<br />
Rossi usa un linguaggio molto mimetico<br />
di un segmento di generazione,<br />
una generazione di sballati, senza identità<br />
lavorativa perché vive ai margini e agli<br />
incroci di varie identità. Con Pezzali abbiamo<br />
la gioventù piccolo borghese, prevalentemente<br />
settentrionale che vive in<br />
provincia, dentro stili di vita tipici della<br />
piccola e media impresa, con il sogno<br />
dell’ascesa sociale ancora possibile, esposta<br />
ai media, alla tv. Una generazione per<br />
nulla marginale.<br />
33
34<br />
STORIA DELLA SIAE ARCHIVIO STORICO<br />
Creatività femminile<br />
Una felice occasione di collaborazione<br />
con la Fondazione Adkins<br />
Chiti - Donne in Musica<br />
ha sollecitato all’Archivio Storico <strong>Siae</strong><br />
l’impegno di volgere l’analisi dei documenti<br />
in un’ottica al femminile. Per prima<br />
cosa era necessario individuare le fonti.<br />
Una normale procedura di ricerca su<br />
un uomo avrebbe comportato un incrocio<br />
fra i dati reperibili nell’Archivio Storico<br />
SIAE e quelli su pubblicazioni a stampa<br />
e altri archivi, cartacei e telematici. Per<br />
le donne, invece, non vi è quasi nulla di<br />
immediato. Innanzitutto la netta separazione<br />
fra “dizionari biografici” (o cataloghi)<br />
femminili e maschili privilegia nettamente<br />
questi ultimi in termini di abbondanza<br />
di titoli e di contenuti. Donne sprovviste<br />
di biografie intrise di santità faticano<br />
a lasciare traccia di sé; se non sono neppure<br />
eroine della Patria le probabilità tendono<br />
ad azzerarsi, perché né la Chiesa né<br />
lo Stato hanno avuto interesse a proporle<br />
come modelli per le nuove generazioni di<br />
cattoliche e di cittadine. Per giunta da sempre<br />
nella società - italiana e non solo - le<br />
artiste tendono a costituire una categoria<br />
a parte: a loro tutto o quasi è concesso, purché<br />
se ne stiano relegate entro i confini di<br />
un territorio assai noto agli uomini ma<br />
ben distinto da quello delle donne “per<br />
bene”, cioè le madri, le mogli, le figlie.<br />
Succede così che scorrendo i nomi dei<br />
componenti la base associativa della Società<br />
Italiana degli Autori fin dalle origini,<br />
nel 1882, il rapporto si riveli a dir po-<br />
di Maria Cristina Locori<br />
co sbilanciato: un prezioso elenco dei Soci<br />
Fondatori, 181 in tutto, ci ha restituito<br />
solo due nomi di donne: Antonietta Sacchi,<br />
scrittrice e intellettuale, corrispondente<br />
di Garibaldi, forse molto anziana nel<br />
1882 (c’erano altri due Sacchi nella fase<br />
remota della Società Italiana degli Autori,<br />
lo storico Giuseppe e lo scrittore Pietro<br />
Edoardo); e la baronessa Elisa Testa-Cordier,<br />
di Parma, autrice di testi teatrali probabilmente<br />
insieme con il marito Giovanni,<br />
che figura anch’egli fra i Fondatori.<br />
Ciò significa che a fronte di 179 individualità<br />
maschili molte delle quali ampiamente<br />
documentate, solo due figure<br />
femminili di intellettuali, all’ombra dei rispettivi<br />
uomini, accedono ad una iniziativa<br />
che avrebbe dato nuovo vigore alla creatività,<br />
garantendo e difendendo i diritti degli<br />
Autori d’ogni Arte. Vogliamo forse pensare<br />
che alla fine del XIX secolo, mentre<br />
negli Stati Uniti le Suffragette ottenevano<br />
il voto e altri diritti civili, non ci fossero in<br />
Europa e in Italia centinaia di compositrici,<br />
scrittrici, poetesse, autrici di opere drammatiche<br />
o delle arti visive bisognose di tutela<br />
del proprio lavoro? Il periodo remoto<br />
della Società, quando ancora si chiamava<br />
solo “degli Autori” (formalmente gli<br />
Editori entrarono a farne parte, anche nella<br />
denominazione, solo negli Anni ’20 del<br />
secolo scorso, quando la sede fu trasferita<br />
da Milano a Roma) è documentato in<br />
modo discontinuo e lacunoso, con conseguente<br />
difficoltà a ricostruire in dettaglio<br />
talune vicende aziendali che, come sem-<br />
Per decenni il colore istituzionale<br />
della SIAE è stato l’azzurro,<br />
declinato nelle diverse gradazioni<br />
dal polvere al blu carico. Sarà un<br />
caso, ma per trovare un tocco di<br />
rosa nella storia della Società<br />
bisogna cercare parecchio. Quali e<br />
quante donne hanno contribuito<br />
alla nascita e allo sviluppo dell’ente<br />
a tutela del diritto d’autore?<br />
pre, rispecchiano interessanti risvolti del<br />
contesto sociale.<br />
Sicuramente si può affermare che per decenni<br />
le donne non ebbero che ruoli assolutamente<br />
marginali nella SIA. L’Italia<br />
umbertina, ancora disomogenea, afflitta<br />
dall’analfabetismo, impegnata nell’unificazione<br />
linguistica, alle prese con sacche di<br />
povertà e l’emigrazione di massa, varca faticosamente<br />
il secolo idolatrando le dive<br />
dalla vita dissoluta, ma chiudendo in casa<br />
le belle menti che, solo se hanno la fortuna<br />
di appartenere a classi agiate, possono<br />
parzialmente esprimersi e realizzarsi nei<br />
vivaci salotti letterari e nelle sale da concerto.<br />
E a volte neppure questo è sufficiente:<br />
basti pensare che tra i Soci fondatori<br />
della Società Italiana degli Autori c’è<br />
il Ministro degli Esteri e scrittore Pasquale<br />
Stanislao Mancini, ma non sua figlia<br />
Grazia, pur nota anch’essa come scrittrice.<br />
Curiosamente, fra i primi Soci figura Eugenio<br />
Torelli Viollier, famoso giornalista e<br />
fondatore del Corriere della Sera, ma non la<br />
moglie Maria Antonietta Torriani, scrittrice<br />
famosa, che aderisce al sodalizio una decina<br />
d’anni dopo ma sotto lo pseudonimo<br />
Marchesa Colombi.<br />
Occorre a questo proposito una doverosa<br />
precisazione: la SIA nasce e si afferma parallelamente<br />
a molte interpreti femminili<br />
dell’opera lirica, personalità fortissime, come<br />
la celeberrima Adelina Patti, ma sono<br />
solo prestigiose, talvolta ineguagliabili voci<br />
e sensibilità prestate ai contenuti ideati<br />
ed espressi dall’universo maschile.<br />
VIVAVERDI 2/2012
Naturalmente di tutte queste musiciste sappiamo<br />
per certo che scrissero arie, ma della<br />
loro attività di compositrici ben poco ci<br />
è pervenuto. In questo senso sono preziose<br />
le informazioni tratte dai documenti<br />
contabili della SIA: ci restituiscono i primi<br />
esempi di compositrici che – proprio<br />
grazie ad un sodalizio che opera nell’interesse<br />
degli Autori – premia anche economicamente<br />
l’attività creativa, affrancando<br />
chi la svolge professionalmente da mecenati<br />
e corti. Finalmente l’Autore, uomo o<br />
donna che sia, può vivere del proprio lavoro<br />
perché ne ha diritto!<br />
La marginalità della componente femminile<br />
emerge anche dai primi elenchi degli<br />
associati, nei quali, dopo le due citate Socie<br />
Fondatrici, bisogna attendere anni per<br />
avere una terza adesione femminile: si tratta<br />
peraltro di Adelaide Ristori, celebre soprattutto<br />
come attrice teatrale. Al mondo<br />
del teatro appartiene anche Eleonora Duse<br />
- che probabilmente si iscrive sulla scia<br />
dell’impegno nel sodalizio assunto da Gabriele<br />
D’Annunzio, che ne sarà per anni<br />
presidente onorario - mentre da quello<br />
della letteratura affluiscono due firme di<br />
grandissima popolarità come Matilde Serao<br />
e Annie Vivanti Chartres. L’incidenza<br />
percentuale delle donne nella base associativa<br />
si mantiene bassissima anche quando<br />
quest’ultima, dalle iniziali poche centinaia<br />
di iscritti, supera i mille nel 1910 e<br />
i millecinquecento nel corso del primo<br />
VIVAVERDI 2/2012<br />
conflitto mondiale. La società italiana, pur<br />
ricca di fermenti sociali e culturali, non intende<br />
ancora dare spazio alla professionale<br />
creatività delle donne: i rari nomi che si<br />
affacciano si riferiscono esclusivamente ad<br />
autrici e mai e poi mai vi si incontra qualche<br />
donna impegnata come imprenditrice<br />
nell’editoria. D’altronde la rilevazione<br />
del 2008, relativa agli autori viventi associati<br />
alla Sezione Musica della <strong>Siae</strong> (oltre<br />
74.000), fissa la partecipazione femminile,<br />
con meno di 9.000 associate, sotto quota<br />
12%!<br />
Assurge felicemente alla qualità di Socio<br />
(ovvero di componente della <strong>Siae</strong> con introiti<br />
consistenti, grazie ad un repertorio<br />
Adelaide Ristori Eleonora Duse Adelina Patti<br />
molto apprezzato sia in Italia sia all’estero,<br />
in particolare negli Stati Uniti) la compositrice<br />
lombarda Giulia Recli, che già nel<br />
1917 si iscrive come compositrice e autrice<br />
dei testi per la Sezione Musica e solo<br />
cinquant’anni dopo, ormai anziana, alla<br />
Sezione Lirica. E’ d’altronde la prima<br />
donna una cui composizione, già nel 1914,<br />
sia eseguita al Teatro alla Scala.<br />
Fino a tutti gli Anni ’30, nonostante l’avvento<br />
delle c.d. maschiette, rare ma motivate<br />
fautrici dell’emancipazione, sono assolutamente<br />
sporadiche anche le citazioni<br />
di elementi femminili nelle cronache<br />
del Bollettino sociale, che riferisce di presenze<br />
tanto eleganti quanto anonime in<br />
occasione di prime, feste e celebrazioni<br />
nel mondo della cultura e dello spetta-<br />
colo: gli uomini partecipano, le donne<br />
presenziano. E’ così da escludere con totale<br />
certezza, nonostante la lacunosità dei<br />
verbali più antichi, la partecipazione di<br />
donne agli organi sociali quali Consiglio<br />
di Amministrazione e Commissioni delle<br />
Sezioni competenti per la gestione dei<br />
diritti d’autore per pubbliche utilizzazioni<br />
del repertorio tutelato, per lo più<br />
teatrale e musicale. Bisogna arrivare al<br />
1947 per trovare fra i Commissari della<br />
Sezione Olaf l’energica scrittrice e giornalista<br />
Alba de Cespedes. Persino il Premio<br />
Nobel Grazia Deledda fu iscritta postuma.<br />
L’Archivio Storico della <strong>Siae</strong> conserva<br />
però taluni preziosi registri, i c.d. partitari,<br />
rigorosamente compilati a mano, nei<br />
quali erano annotati gli incassi per diritto<br />
d’autore degli associati. Da questi documenti<br />
contabili si può trarre una quantità<br />
di utili informazioni. A quel tempo,<br />
infatti, l’iscrizione alla Società non era<br />
condizionata dall’effettiva utilizzazione<br />
dei repertori, quindi il dato degli incassi<br />
costituisce la fonte più indicativa del<br />
reale successo dei diversi Autori. Ebbene,<br />
anche in questo genere di registri la<br />
presenza femminile è a dir poco sporadica<br />
e spesso si riferisce a vedove che vi<br />
figurano come aventi diritto per repertori<br />
dei mariti defunti.<br />
Anche la funzione assistenziale della Società<br />
- che erogava vitalizi e contributi<br />
35
straordinari rispettivamente a Soci con repertorio<br />
più redditizio e a coloro che invece<br />
versavano in difficoltà economiche<br />
gravi – ha prodotto numerosi documenti<br />
contabili dai quali risultano beneficiari,<br />
nei primi decenni, solo ed esclusivamente<br />
gli uomini (o le vedove, ma soltanto in<br />
loro sostituzione). Accade così che nel<br />
1950, rara avis, una drammaturga possa percepire<br />
per prima un vitalizio frutto del repertorio<br />
esclusivamente proprio.<br />
Nella musica, dicevamo, non mancano ottime<br />
interpreti, ma scarseggiano le fonti<br />
che tramandano notizie dettagliate sulle<br />
compositrici: basti pensare che di Lucia<br />
Contini Anselmi, benché fosse una pianista<br />
e compositrice apprezzata anche all’estero<br />
e medaglia d’oro in una prestigiosa<br />
Competizione Internazionale per Compositori<br />
nel 1913, si stentano a trovare le<br />
La misteriosa Paola Riccora<br />
36<br />
tracce dopo questa data. In questo caso, però,<br />
ecco il piccolo miracolo della documentazione<br />
<strong>Siae</strong>: dai partitari risultano i<br />
proventi spettanti a questo raro esempio<br />
di compositrice affermata, e vi possiamo<br />
distinguere, negli anni Venti, gli introiti (non<br />
particolarmente elevati) maturati dal suo<br />
repertorio musicale per piano.<br />
Durante il Ventennio, il regime fascista entra<br />
progressivamente e pesantemente nella<br />
programmazione musicale, favorendo<br />
anche a suo modo la produzione culturale<br />
nazionale. Ebbene, dal 1935 al 1943 non<br />
figura una sola donna fra i 58 musicisti viventi<br />
le cui opere e/o balletti furono rappresentati<br />
negli enti autonomi.<br />
Tuttavia qualche eccezione conferma la<br />
triste regola della silente creatività femminile.<br />
E cominciano a spiccare, fra tanti uomini,<br />
finalmente i nomi di qualche don-<br />
Grazie ad una vita lunghissima che si è snodata dal 1884 al 1976, un’altra donna merita menzione<br />
in questa sede perché Emilia Vaglio era una napoletana verace e perché nella sua particolarissima<br />
storia ritroviamo tutti i fili conduttori del destino femminile segnato, la creatività silente,<br />
l’uso dello pseudonimo, la capacità di coniugare i ruoli, ma anche una ragione di speranza nella<br />
fortuna e nel successo. Emilia Vaglio, infatti, nasce in una solida famiglia borghese, e, con l’immancabile<br />
prospettiva di accasarsi e sfornare figli, ha giusto il tempo dell’adolescenza per scoprire,<br />
attraverso semplici recite fra ragazzine, l’interesse per il teatro. Il fidanzato arriva presto<br />
nella persona di un giovane brillante avvocato, Caro Capriolo, che condivide con Emilia l’amore<br />
per le scene, dove rimedia anche i primi clienti, prima di essere chiamato alle armi per la I Guerra<br />
Mondiale. Emilia resta sola con due figli in tenera età ed è dura andare avanti senza notizie del<br />
marito e senza risorse economiche. Quando si accorge che cucendo abiti non riesce a racimolare<br />
abbastanza, si rivolge ai teatranti clienti di Caro, che le chiedono di tradurre il repertorio allora<br />
in voga direttamente dal francese al napoletano. Arriva immediatamente il successo, viene richiesto<br />
e ben retribuito il suo lavoro, che sbocca poi naturalmente nello scrivere testi originali. A un<br />
patto, che nessuno deve sapere chi sia il drammaturgo, che usa lo pseudonimo Paolo Riccora.<br />
La sera a teatro il pubblico applaude la compagnia, e quando invoca a gran voce “Autore! Autore!”,<br />
nessuno sale sul palcoscenico e addirittura Emilia, dal suo palco, si unisce al coro per non<br />
dare nell’occhio. Sarà Matilde Serao a svelare l’arcano e così dal quel momento, al fianco del marito<br />
rientrato alla guerra, avremo Paola Riccora, apprezzata traduttrice ed autrice, anche per nomi<br />
eccellenti come Petrolini.<br />
Eduardo, Titina e Peppino De Filippo si rivolgeranno a lei per fare il salto di qualità dall’avanspettacolo<br />
al teatro drammatico.<br />
La sappiamo attivissima come mamma, nonna, ottima cuoca: un esempio di donna che è riuscita<br />
a conciliare i ruoli imposti dalla società con la propria straripante creatività.<br />
na musicista, spesso con pseudonimi maschili<br />
o “neutri” tesi comunque a tutelare<br />
la rispettabilità sociale dell’iscritta.<br />
La Società degli Autori ed Editori è insomma<br />
lo specchio della realtà che la circonda<br />
nelle varie epoche: le donne potrebbero<br />
iscriversi ma non lo fanno se non<br />
in rari casi; le artiste tendono generalmente<br />
a nascondere al pubblico la propria creatività,<br />
privilegiando la professionalità in relazione<br />
alla interpretazione, campo nel quale<br />
riescono a ritagliarsi spazi nei quali, con<br />
l’evoluzione sociale del XX secolo, sono<br />
meno fungibili (non sono più i tempi dei<br />
ruoli femminili ricoperti sul palcoscenico<br />
da elementi maschili); e quando la creatività<br />
non può essere soffocata, ecco la ricerca<br />
di generi compatibili con la natura<br />
femminile (canzoni leggere o brani sacri<br />
nella musica; feuilleton nella letteratura).<br />
Un Archivio Storico si occupa prevalentemente<br />
dei documenti ultracinquantennali.<br />
Anche risalendo ai primi anni Sessanta<br />
l’evoluzione della base associativa ha<br />
continuato a seguire un percorso parallelo<br />
a quello della società italiana. Tuttora, a<br />
conferma della citata rilevazione statistica<br />
del 2008, parlando con le nuove leve femminili<br />
del cantautorato si nota ancora una<br />
propensione a porre l’accento sull’interpretazione<br />
più che sul ruolo creativo.<br />
Si tratta di un processo avviato ma che<br />
stenta a decollare. Donne sempre più coscienti,<br />
attive, impegnate in prima persona<br />
nei propri ruoli (compreso quello artistico),<br />
stanno lentamente procedendo nella<br />
giusta direzione di una parità che è irragionevole<br />
negare ma che è ancora lontana<br />
dall’essere concretamente raggiunta.<br />
In conclusione, la via è tracciata e sono<br />
sempre più numerose le professioniste della<br />
musica (compositrici, docenti, etc.) che<br />
si rivolgono alla <strong>Siae</strong> prendendo coscienza<br />
dei propri diritti d’autore, sia morali sia<br />
economici. La <strong>Siae</strong> si pone come punto<br />
di riferimento ed è pronta ad accoglierle<br />
e sostenerle, fino ad annoverarle auspicabilmente<br />
nei documenti di un …<br />
Archivio Storico del domani.<br />
VIVAVERDI 2/2012
Venerdì 11 maggio, al Giardino<br />
Inglese di Palermo, Gianni e Fabrizio<br />
Zichichi per la LAB Servizi<br />
Formativi, con lo storico patrocinio<br />
della <strong>Siae</strong>, hanno curato la realizzazione<br />
della Sesta Edizione della Rassegna<br />
“Rock 10 & Lode”. L’iniziativa ha consentito<br />
al’attento pubblico presente di<br />
conoscere l’estro musicale di oltre 30 studenti<br />
delle scuole medie superiori della<br />
Sicilia che tra solisti e band hanno animato<br />
la gara canora.<br />
Sono stati eseguiti i 10 brani musicali<br />
creati dagli stessi studenti. Una apposita<br />
giuria composta da autori, artisti e giornalisti<br />
ha dichiarato vincitore dell’edizione<br />
2012 di “Rock 10 e lode” il brano<br />
musicale Shou Gamail el Jaw, di Rawen<br />
Laid eseguito dall’autrice (studentessa<br />
del Liceo Scientifico B. Croce di<br />
Palermo): il testo prospetta un mondo di<br />
“calore, libertà, pace, inshallah”, con il ritornello<br />
in lingua araba. Ex aequo per<br />
secondo e terzo classificato ai brani Don’t<br />
Realise di Giuditta La Monica, eseguito<br />
dall’autrice e Genoard di A. Arena<br />
e F. Moscato eseguito dal gruppo Late<br />
Night Cappuccino’s. La giuria presieduta<br />
da Giovanna Badalamenti (dirigente<br />
scolastico e componente del Comitato<br />
per la diffusione della Musica nelle scuole<br />
del USR Sicilia) e composta anche dagli<br />
autori Carmelo Piraino e Martino Lo<br />
Cascio ha assegnato alla canzone Vivo di<br />
G.L. Sammartano e G. Guarcello eseguito<br />
dal gruppo A–19 il premio per il miglior<br />
VIVAVERDI 2/2012<br />
PALERMO MUSICA E STUDENTI<br />
Pace e libertà<br />
nel segno del rock<br />
di Corrado Loiacono<br />
testo. Infine<br />
la giuria<br />
coordinata da<br />
Silvia Veneziano, consulente<br />
coordinatore della<br />
Web Radio dell’ITC di stato “Pio La<br />
Torre” di Palermo, e composta dagli studenti<br />
che operano all’interno della stessa<br />
radio, ha assegnato il premio quale migliore<br />
“esibizione live” alla cantautrice<br />
G. La Monica con il brano Don’t Realise.<br />
Dopo un saluto iniziale di Lello<br />
Analfino dei Tintura, le canzoni in gara<br />
sono state presentate con dinamismo<br />
da Ivan Fiore, fantasista comico, affermatosi<br />
su RaiDue nel 2003 con Bulldozer.<br />
Il rapper Giorgio Gulì ed il<br />
vulcanico gruppo dei Chester Gorilla,<br />
apprezzati artisti che hanno preso parte<br />
alle precedenti edizioni dell’evento,<br />
sono stati gli ospiti musicali fuori concorso<br />
della serata.<br />
La rassegna musicale, oltre a costituire<br />
un insolito spazio per far emergere l’ingegno<br />
musicale dei giovani, costituisce<br />
un percorso informativo su diritto d’autore,<br />
tra legalità e creatività.<br />
Un brano con testo in italiano e<br />
arabo ha vinto la sesta edizione di<br />
Rock 10 e lode, la rassegna siciliana<br />
dedicata agli studenti delle scuole<br />
medie superiori, con serata finale al<br />
Giardino Inglese.<br />
Valori<br />
ai quali si affianca<br />
quest’anno anche<br />
la solidarietà: l’evento è inserito tra<br />
le attività culturali della Festa del Consumo<br />
Critico organizzata da Addiopizzo,<br />
associazione che persegue la legalità<br />
sociale attraverso una condivisione<br />
partecipata del vissuto quotidiano. I giovani<br />
creativi partecipanti alla serata sono<br />
stati recentemente coinvolti in un<br />
workshop che ha offerto loro l’opportunità<br />
di approfondire tematiche riguardanti<br />
la composizione musicale, la<br />
normativa vigente in materia e le funzioni<br />
ed i servizi svolti dalla <strong>Siae</strong>.<br />
A conclusione della serata Gianni Zichichi<br />
della LAB ha dato appuntamento ai<br />
ragazzi siciliani per la VII Edizione della<br />
Rassegna Musicale Rock 10 e Lode.<br />
Ulteriori informazioni e novità sono disponibili<br />
sul sito www.rock10elode.org<br />
e sull’omonimo profilo presente su Facebook.<br />
37
Sconfiggere la crisi con la cultura…<br />
e con un buon libro. Questa la parola<br />
d’ordine che ha ispirato la venticinquesima<br />
edizione del Salone Internazionale<br />
del Libro ospitata, dal 10 al 14<br />
maggio scorso, negli spazi del Lingotto<br />
Fiere a Torino. La kermesse, promossa e<br />
coordinata dalla Fondazione per il Libro,<br />
la Musica e la Cultura, unica per densità<br />
di incontri, proposte editoriali e convegni<br />
professionali, ha chiuso i lavori con<br />
un segno positivo, + 4,1% per cento delle<br />
presenze rispetto al 2011 per un totale<br />
tra i 317 e i 318 mila biglietti emessi ed<br />
una impennata nella partecipazione delle<br />
scuole, quindi di giovani di tutte le età,<br />
per i quali è stato registrato un + 149,68%<br />
rispetto allo scorso anno.<br />
Questi i numeri riportati da Rolando<br />
Picchioni e da Ernesto Ferrero (rispettivamente<br />
Presidente e Direttore Editoriale<br />
del Salone Internazionale del Libro)<br />
che hanno spiegato come con mezzi<br />
economici sempre più ridotti, siano riusciti<br />
ad accrescere la qualità dell’evento<br />
e la partecipazione del pubblico: “Sono<br />
aumentati i visitatori, le presenze di prestigio<br />
e anche le vendite delle case editrici<br />
– ha spiegato Picchioni – ora bisogna<br />
rivolgersi alla valorizzazione dei piccoli<br />
editori”.<br />
E’ l’Italia che non ci sta a vedersi sopraffatta<br />
dalla crisi economica e che reagisce<br />
cercando di valorizzare uno tra i beni più<br />
importanti di cui dispone, il proprio patrimonio<br />
culturale.<br />
38<br />
SALONE DEL LIBRO TORINO<br />
Carta o digitale,<br />
l’editoria va avanti<br />
di Monica Scalamogna<br />
Il tema scelto per festeggiare la 25° edizione<br />
di questa Fiera, è stato: “Primavera<br />
digitale - Vivere in rete, mutazioni indotte<br />
dalle tecnologie digitali”; in un<br />
mondo in continua trasformazione anche<br />
l’editoria non può sottrarsi all’avanzare<br />
delle nuove tecnologie. Il difficile<br />
confronto tra carta e digitale è stato al centro<br />
di molte tavole rotonde. Vincenzo<br />
Russi del Cefriel (Politecnico di Milano)<br />
ha parlato di libro liquido, sulla falsariga<br />
della musica liquida, ossia un contenuto<br />
editoriale, sia romanzo o fantasy, che si<br />
modifica attraverso integrazioni degli<br />
utenti o app scaricabili. Per Gian Arturo<br />
Ferrari “Amazon e Google vivono elaborando<br />
software sempre più potenti e dal<br />
loro punto di vista i libri sono solo materia<br />
bruta, tant’è che chiamano l’opera dell’intelletto<br />
contenuto”. Insieme alla estrema<br />
praticità, l’ebook può contare sulla<br />
promozione attraverso le nuove tecnologie,<br />
dai siti specializzati ai social network.<br />
“Leggere un libro? Richiede sempre più<br />
fatica e dedizione. E nell’ epoca dei tablet<br />
e degli Ipad non è affatto scontato che un<br />
adulto sia capace di stare per più di un’ ora<br />
immerso tra le pagine”. Così Massimo Turchetta,<br />
direttore del settore libri Rcs, ha<br />
Grande successo di pubblico, tra<br />
dibattiti, incontri con autori<br />
e innovazioni tecnologiche.<br />
Si studiano nuove strategie di<br />
vendita e si aspetta il libro liquido.<br />
evidenziato un altro lato dello scontro carta-digitale.<br />
“Oggi c’ è un altro problema<br />
che è quello del tempo a disposizione per<br />
la lettura. Ho un mio personalissimo metodo<br />
di indagine di mercato che è la metropolitana<br />
di New York. Dieci anni fa erano<br />
tutti col libro in mano. Quattro anni fa<br />
leggevano su kindle ed e-reader. La settimana<br />
scorsa avevano tutti un tablet, ma la<br />
metà di loro stava ammazzando mostricciattoli<br />
o percorrendo labirinti”.<br />
Occasione di incontro per le numerose<br />
realtà imprenditoriali che rappresentano<br />
il mondo dell’industria libraria, il Salone<br />
ha costituito dunque lo spunto per trovare<br />
un accordo su nuove strategie di mercato<br />
e canali di vendita per un settore che<br />
non è stato risparmiato dai venti freddi<br />
della crisi generale dei consumi.<br />
Secondo i dati emersi dall’indagine Nielsen,<br />
che monitora i punti vendita, il 2011<br />
ha segnato un – 3,5% rispetto all’anno<br />
precedente, cioè il mercato ha registrato<br />
nel 2011 un valore pari a 1,398 miliardi<br />
di euro contro i 1,448 miliardi del 2010.<br />
Non bisogna cedere a tentazioni di inutile<br />
pessimismo ha spiegato Marco Polillo,<br />
Presidente dell’AIE,Associazione Italiana<br />
Editori, in quanto i dati dimostrano<br />
che il mercato del libro ha risentito meno<br />
della crisi rispetto agli altri consumi e,<br />
confrontandosi con altri Paesi, si è potuto<br />
osservare che le vendite dei libri in<br />
Italia sono calate in misura più lieve rispetto<br />
alla Spagna – 3,9%, al Regno Unito<br />
– 7,2% e agli Usa – 9,2%.<br />
VIVAVERDI 2/2012
VIVAVERDI 2/2012<br />
RACCONTO INEDITO<br />
Una drammatica<br />
carestia intellettuale<br />
Realtà futuribile o processo già<br />
in atto? Nel suo racconto “6<br />
aprile 2032”, Luigi Lopez, noto<br />
autore di brani musicali, prefigura, di<br />
qui a vent’anni, “una drammatica carestia<br />
intellettuale”.<br />
Alcuni sintomi d’inizio di questa “carestia”<br />
sono forse rintracciabili nella<br />
cronaca recente.<br />
Febbraio 2012. L’Associazione Italiana Editori<br />
lancia l’allarme: “Se la pirateria digitale<br />
non sarà contrastata, il mercato degli<br />
e-book rischia di morire sul nascere”.<br />
Aprile 2012. La FIEG evidenzia che l’aumento<br />
della pubblicità sul web non compensa<br />
il calo di vendite legato alla diffusione<br />
incontrollata dei contenuti digitali.<br />
Maggio 2012. Scendono in piazza gli autori<br />
e i produttori audiovisivi, anch’essi duramente<br />
colpiti dalla pirateria online.<br />
E gli esempi potrebbero continuare...<br />
Per lungo tempo, cultura ed economia<br />
sono state considerate due pianeti distinti.<br />
Ma oggi l’importanza della cultura<br />
si manifesta anche come fattore di<br />
sviluppo economico. Basti dire che,<br />
stando a dati recenti, la cultura contribuisce<br />
al PIL europeo in ragione di circa<br />
il 6% e dà lavoro a 5 milioni di persone,<br />
pari ad oltre il 2% dell’occupazione<br />
totale.<br />
Ma al di là dell’evidenza di tali cifre, occorre<br />
sottolineare che la cultura va promossa<br />
e sostenuta in quanto fattore di<br />
progresso e di coesione sociale.<br />
E qui torniamo al tema del “diritto<br />
di Massimo Nardi<br />
d’autore”. Tutte le realtà che attengono<br />
al settore culturale hanno, in qualche<br />
misura, un punto di contatto: la natura<br />
“immateriale” del “bene” meritevole di<br />
tutela. Come quantificare, ad esempio,<br />
il valore delle Città d’arte? Attraverso i<br />
loro “brand”. È stato calcolato che il<br />
marchio del Colosseo vale 91 miliardi di<br />
euro...<br />
Tutto ciò suggerisce l’idea di una centralità<br />
del diritto d’autore che tende, in<br />
qualche modo, ad espandersi al di là dei<br />
suoi tradizionali confini, diventando un<br />
elemento fondante dell’attuale società<br />
cognitiva.<br />
Il principio ispiratore del diritto d’autore<br />
è noto: anche un bene “immateriale”<br />
come l’opera dell’ingegno ha un<br />
valore giuridicamente tutelabile, in<br />
quanto espressione del lavoro dell’autore,<br />
e di quello derivato dell’editore.<br />
È un’idea antica, ma che ha trovato piena<br />
affermazione solo all’epoca della Rivoluzione<br />
Francese. Ai tempi delle Corti,<br />
il problema non si poneva, visto che<br />
all’arte provvedevano i Principi e i Mecenati.<br />
In epoca moderna, invece, l’artista<br />
produce le sue opere e viene remunerato<br />
con il diritto d’autore in funzione<br />
del successo di pubblico.<br />
Per un po’ la cosa ha funzionato bene<br />
ma, con l’avvento di Internet, il meccanismo<br />
si è inceppato.<br />
È accaduto che i grandi “provider” titolari<br />
delle Reti hanno avviato un immenso<br />
sfruttamento delle opere dell’ingegno, tra-<br />
Riflessione a margine di 6 aprile<br />
2032, il racconto di Luigi Lopez<br />
che Vivaverdi pubblica<br />
eccezionalmente su questo numero,<br />
in ragione della inquietante<br />
problematicità delle sue proiezioni<br />
creative: un futuro senza opere e<br />
senza autori… senza cultura e senza<br />
editori…<br />
endone ingenti benefici, ma senza corrispondere<br />
nulla (o quasi) agli autori ed editori,<br />
titolari dei repertori.<br />
Le conseguenze sono oggi evidenti: l’industria<br />
della creatività langue e scarseggiano<br />
gli investimenti necessari al lancio<br />
di nuovi artisti e nuove opere.<br />
Per colmo di paradosso, il grande pubblico<br />
della Rete, abituatosi alla fruizione<br />
gratuita delle opere, si lascia soggiogare<br />
dai falsi profeti della “libertà della cultura”,<br />
non accorgendosi che ogni file scaricato<br />
illegalmente, ogni opera piratata,<br />
infligge un duro colpo proprio alla sopravvivenza<br />
della cultura.<br />
In una società avanzata, il ruolo di mediazione<br />
fra gli interessi in gioco dovrebbe<br />
spettare al decisore pubblico. Numerose<br />
proposte sono state avanzate dalla SIAE e<br />
dalle società d’autori di tutto il mondo. Ma<br />
non hanno fin qui trovato accoglienza nelle<br />
sedi legislative, né a livello italiano, né a<br />
livello internazionale.<br />
Se l’interesse miope di breve prospettiva<br />
dovesse perdurare, allora sì potrebbe<br />
manifestarsi, di qui a qualche anno,<br />
una crisi irreversibile del sistema cultura.<br />
Un impoverimento generalizzato<br />
che finirebbe per estendersi ad ogni livello<br />
esistenziale e sociale.<br />
In tal senso, ci sentiamo di affermare<br />
che il racconto di Luigi Lopez è molto<br />
più di un pregevole brano letterario.<br />
Costituisce un monito su ciò che potrebbe<br />
accadere “avvelenando i pozzi”<br />
della creatività artistica e culturale.<br />
39
Il 6 aprile 2032, all’Opera House Auditorium<br />
di Sidney, ci sarà la proiezione<br />
di Un sogno senza fine, il film<br />
dell’anno realizzato dalla Fondazione<br />
Spielberg-Scott. Per l’evento, dicono, sono<br />
attese non meno di quattro milioni<br />
di persone. Poche, pochissime potranno<br />
entrare ed assistere alla proiezione. Per<br />
tutte le altre verranno allestiti quaranta<br />
enormi schermi affacciati sulla baia.<br />
Noi, qui in Europa, come in Asia e nel<br />
resto del mondo, potremo seguire la cronaca<br />
della serata in Tv: finalmente qualcosa<br />
di nuovo dopo due anni di attesa!<br />
Per il film, nelle nostre sei sale italiane,<br />
dovremo attendere non poco. Si dice che<br />
arriveranno a Roma almeno diecimila<br />
persone.A Milano, Firenze e Bologna ne<br />
sono attese altrettante… D’altra parte,<br />
l’ultima volta che il mondo ha potuto<br />
godere di un’opera cinematografica inedita,<br />
è stato due anni fa: il 6 aprile 2030.<br />
Parigi è stata al centro dell’attenzione per<br />
la proiezione in prima assoluta planetaria<br />
di Viaggio nella memoria, il capolavoro<br />
della produzione Cameron-Carpenter-De<br />
Palma.<br />
Io sono riuscito a vederlo solo due mesi<br />
fa. Avevo i brividi per l’emozione…<br />
una sensazione che non provavo da tempo.<br />
Eppure nell’editoria ci sono stato tanti<br />
anni, e le prime, le convention, gli<br />
show-case, erano ai miei tempi una routine<br />
quasi quotidiana…<br />
M’è costato i risparmi di tre mesi, ma ne<br />
è valsa la pena! Una storia commovente<br />
40<br />
RACCONTO INEDITO<br />
6 Aprile 2032<br />
di Luigi Lopez<br />
che mi ha portato indietro nel tempo, ai<br />
miei vent’anni… più di mezzo secolo fa.<br />
Alla fine della proiezione, molti avevano<br />
pianto, come me del resto, e nei nostri<br />
sguardi s’intuivano cose che abbiamo tutti<br />
dentro… cose che si chiamano… ricordi…<br />
rimpianti.<br />
Le grandi case cinematografiche ormai<br />
non esistono più. Sono solo tre le Fondazioni<br />
rimaste: unendo le forze e la volontà<br />
di non mollare, possono produrre<br />
una media di un’opera cinematografica<br />
ogni due anni!<br />
È cominciato tutto con la “maledizione<br />
del web”… la diffusione di “tutto-pertutti”.<br />
Me lo ricordo come fosse ieri. Si potevano<br />
scaricare dalla rete pubblicazioni di<br />
ogni tipo: trattati scientifici, saggi, notizie…<br />
video e musica in tutti i formati…<br />
e i film erano a disposizione di tutti, a<br />
pochi giorni dalla loro uscita nelle sale<br />
cinematografiche.<br />
E tutto questo senza pagare o quasi… La<br />
verità naturalmente era diversa. La gente<br />
credeva di non pagare, ma in realtà arricchiva<br />
le grandi compagnie telefoniche<br />
che, con i loro pacchetti a... pagamento,<br />
offrivano un traffico illimitato e<br />
senza controlli.<br />
Poi, a poco a poco, le cose hanno cominciato<br />
a circolare di meno. Sulla rete si scatenarono<br />
polemiche: il punto cruciale sembrava<br />
essere… se fosse legittimo o no mettere<br />
tutto a disposizione di tutti.<br />
Tutto, proprio tutto, e senza che la gen-<br />
Il diritto d’autore può essere tema<br />
di un racconto creativo? Questo<br />
racconto dimostra di sì. Perchè il<br />
diritto d’autore non è solo materia<br />
giuridica ma un momento<br />
fondamentale della vita dell’autore<br />
e della sua creatività. Che si<br />
riverbera, nel bene e nel male, sulla<br />
vita collettiva...<br />
te avesse la benché minima percezione<br />
che, all’origine di quel tutto, c’era il lavoro<br />
di persone che lo producevano.<br />
Usufruire di quei beni, di quei servizi,<br />
sembrava fosse un diritto naturale, il fondamento<br />
della nuova democrazia della<br />
rete.<br />
I nostri “creativi” cominciarono, per primi,<br />
a sentire gli effetti di quello che sembrò<br />
all’inizio solo un malessere di categoria.<br />
Lamentavano che, per effetto della<br />
sfrenata “democrazia digitale” (così la<br />
definì un loro rappresentante), le loro<br />
opere, diffuse liberamente in rete, non<br />
portavano più i compensi di un tempo…<br />
E avevano ragione: l’impoverimento cominciò<br />
ad espandersi a macchia d’olio:<br />
colpì le grandi società editoriali che videro<br />
ridursi i loro introiti forse più degli<br />
stessi autori.<br />
Una drammatica carestia intellettuale si<br />
abbatté su tutte le attività correlate alle<br />
produzioni artistiche e dell’ingegno.<br />
Nella logica del mercato del “villaggio<br />
globale”, non si salvò nessuno.<br />
Crisi economiche si materializzarono con<br />
effetto “domino” in tutti gli ambiti della<br />
cultura e dello show-business del pianeta.<br />
Si susseguirono restrizioni, risparmi, drastica<br />
riduzione delle produzioni a tutti i<br />
livelli… nelle esistenze della maggior parte<br />
di noi, il cibo per il corpo sovrastò, per<br />
necessità, il cibo per la mente.<br />
E la cultura, la cultura in tutte le sue manifestazioni<br />
e forme di diffusione, calò<br />
VIVAVERDI 2/2012
drammaticamente nei consumi dell’umanità<br />
intera.<br />
L’arresto di quasi tutte le attività produttive<br />
basate sulle opere dell’ingegno costrinse<br />
i grandi network ad attingere sempre<br />
più spesso agli enormi cataloghi in<br />
loro possesso. Gli “inediti” di editoria,<br />
musica, spettacolo, cinematografia, cominciarono<br />
a scarseggiare e il pubblico<br />
dei consumatori, abituato a scegliere fra<br />
prodotti sempre nuovi, si ritrovò a doversi<br />
accontentare di cose già viste, già<br />
lette, già sentite. Le televisioni persero<br />
miliardi di spettatori, i palinsesti diventarono<br />
sempre più poveri, scemarono gli<br />
ascolti e, di conseguenza, gli introiti pubblicitari.<br />
Nel concatenarsi di disastri economici,<br />
scomparvero anche le immani<br />
piattaforme che avevano dominato il<br />
mercato dello spettacolo e della diffusione<br />
attraverso la rete.<br />
Il declino dell’epopea digitale si era ormai<br />
ineluttabilmente concretizzato.<br />
È da allora che alcuni produttori si sono<br />
accorpati in strutture multicontinentali<br />
(ex multinazionali) per la ricerca dei fondi<br />
necessari a garantire le pochissime produzioni<br />
ancora possibili: un grande film<br />
ogni due anni; venti, trenta album di canzoni<br />
e di musica, in genere ogni anno;<br />
pochi, pochissimi i libri e le pubblicazioni<br />
editoriali: costa troppo stampare e<br />
distribuire e poi non si sa più cosa stampare<br />
e a chi distribuire...<br />
Unica risorsa... ciò che è già pubblicato,<br />
già letto, già scritto.<br />
Gli autori, del resto, non ci sono più…<br />
VIVAVERDI 2/2012<br />
* * *<br />
Dopo la trasmissione, mi sono messo il<br />
giubbotto che indossavo quando con gli<br />
amici si andava a un concerto… ho settantacinque<br />
anni ormai, ma quando lo indosso<br />
mi sento ancora quel ragazzino innamorato<br />
della musica rock che comprava<br />
dischi e strimpellava la chitarra…<br />
Non c’è molta gente in giro. La sera è<br />
così.<br />
C’è un po’ di vento e fa freddo e mi tocca<br />
strofinare gli occhialetti da vista che si<br />
appannano ad ogni respiro…<br />
C’è un negozio con le luci ancora accese,<br />
in fondo alla strada, so già che mi fermerò<br />
lì e mi accenderò una sigaretta…<br />
Dò un calcio a una lattina vuota che rotola<br />
davanti ai miei piedi: quando alzo lo<br />
sguardo, mi accorgo che c’è un ragazzino<br />
seduto sui gradini davanti alla vetrina<br />
illuminata. Ha qualcosa in mano. Sta<br />
scrivendo. Mi chino verso di lui, gli chiedo<br />
se posso dare un’occhiata e lui mi fa<br />
un bel sorriso e mi allunga un quadernetto<br />
stropicciato, ripiegato su se stesso.<br />
“Fa più freddo, qui, da quando sono cresciuto…”<br />
– la scrittura è chiara e ordinata<br />
– “quando ero più piccolo, c’erano<br />
più macchine e la strada era più calda,<br />
per via dei motori. Mio padre non faceva<br />
che ricordare di non aver mai visto<br />
un cielo pulito ma non finiva mai<br />
i suoi discorsi, sempre impegnato<br />
a rispondere a due cellulari e<br />
a leggere sul tablet. Oggi l’aria sta<br />
tornando pulita, come una volta<br />
credo, e sto imparando ad amare la strada,<br />
ci passo ore a giocare e poi mi diverto<br />
a guardare le persone perché posso<br />
immaginare di essere uno di loro, già<br />
grande…”<br />
Mi sto chiedendo se questi siano pensieri<br />
di un bambino cresciuto oppure di<br />
un uomo, per sbaglio chiuso nel corpo<br />
di un bambino, quando la sua voce mi<br />
interrompe: “Anzi, di più” – mi dice –<br />
“so già che potrò essere grande e anche<br />
ricco, perché da grande farò lo scrittore,<br />
come quello lì…”.<br />
Mi giro, seguendo il gesto della sua mano…<br />
sul muro c’è un manifesto strappato:<br />
si legge ancora… Un sogno senza fine,<br />
da un racconto di… ma il nome è coperto<br />
da un altro piccolo striscione, incollato<br />
di traverso, che annuncia: “Arrivederci<br />
al 2034”!<br />
“Puoi tenerlo” – mi dice – “tanto ne ho<br />
altri”.<br />
“Scrivi parecchio?” domando, e lui mi fa<br />
sì con la testa… Sembra molto sicuro di<br />
sé, mentre stacca con cura la pagina dal<br />
suo quadernetto per darmela: “Ci rivediamo<br />
qui domani? Ho altre cose che<br />
puoi leggere, se ti va”.<br />
Anch’io gli faccio sì con la testa, gli dò<br />
una carezza e accarezzo quel piccolo foglio<br />
di carta, mentre lo metto in tasca, battendoci<br />
su con un colpetto della mano.<br />
Ho sicuramente un sorriso stampato in<br />
faccia, mentre gli volto le spalle e penso:<br />
potrei essere il suo editore… Un giorno,<br />
perché no?<br />
Presente da più di<br />
quarant’anni nel<br />
mondo della musica<br />
leggera, Luigi Lopez è<br />
autore di numerosi<br />
successi, fra cui “Mi<br />
sei entrata nel cuore”<br />
degli Showmen, “La<br />
Voglia di Sognare” di<br />
Ornella Vanoni,<br />
“Mondo” di Riccardo<br />
Fogli.<br />
41
Il tema di quest’anno “La libertà possibile”<br />
è simbolicamente inserito in<br />
uno dei bellissimi luoghi della città<br />
ospite e sponsor della manifestazione: la<br />
Fortezza del Priamar, un tempo carcere<br />
(vi fu imprigionato anche Giuseppe<br />
Mazzini).<br />
Gli autori si propongono di individuare<br />
gli schemi, le regole, le censure, i limiti,<br />
gli impedimenti che attualmente soffocano<br />
la programmazione delle reti televisive<br />
del nostro paese.<br />
Secondo una recente inchiesta promossa<br />
da Tivù fra creativi pubblicitari ed inserzionisti<br />
“occorre ripartire dal linguaggio<br />
televisivo e dalla qualità del pensiero veicolato,<br />
quindi dagli autori e dalle loro<br />
idee”. Condivide questo pensiero anche<br />
Virginia Mouseler, fondatrice di The Wit,<br />
uno dei principali strumenti di informazione<br />
sui format televisivi del mondo, i<br />
broadcaster invece di rischiare “prediligono<br />
format ormai datati, anche se perdono<br />
forza di anno in anno”.<br />
La perdita di credibilità di Rai, la crisi di<br />
ascolti di Mediaset si unisce al mancato<br />
exploit de La7, al profilo medio basso tenuto<br />
da Sky, utilizzatore di conduttori e<br />
programmi espulsi dalle generaliste, anche<br />
se con diverse e più interessanti modalità<br />
di fruizione. Dal punti di vista economico<br />
la strategia che non punta sull’innovazione<br />
ha prodotto danni gravissimi.<br />
La maggior parte dei canali DDT,<br />
figli delle reti madri, si regge su repliche<br />
di programmi e serie, grazie al fatto che<br />
42<br />
TELEVISIONE SAVONA<br />
Ideona 2012,<br />
la libertà possibile<br />
di Linda Brunetta<br />
non vengono pagati (o quasi) i diritti<br />
d’autore. La grandiosa opportunità della<br />
rete è ancora poco sfruttata. Nel nostro<br />
paese, anche a causa dell’alto tasso di pirateria,<br />
è difficile organizzare un’offerta<br />
legale dei contenuti. Anche produttori<br />
più vivaci e sperimentatori, più attenti al<br />
mercato e all’innovazione, come Lorenzo<br />
Mieli, lamentano di non poter mantenere<br />
i diritti residuali e non comprendono<br />
come non venga capitalizzata una<br />
risorsa di idee come quella prodotta da<br />
una serie come Boris. Lo spreco di quelle<br />
rarissime situazioni virtuose, come Fazio-Saviano<br />
o Santoro, è veramente incomprensibile,<br />
da parte di un’azienda,<br />
così come non riuscire ad attivarsi per<br />
produrre serie e programmi meno costosi.<br />
Ideona è un rilevatore annuale della<br />
temperatura televisiva. I programmi se-<br />
L’edizione 2012 del Premio Ideona,<br />
la quinta dopo le due di Saint<br />
Vincent, Levico Terme e Rovereto,<br />
patrocinata anche dalla <strong>Siae</strong>, si è<br />
tenuta a Savona. Per quattro giorni<br />
gli autori radiotelevisivi italiani<br />
hanno parlato con esperti, produttori,<br />
giornalisti sul futuro del loro lavoro.<br />
lezionati quest’anno per tutte le reti ne<br />
dimostrano chiaramente lo stato preoccupante.<br />
Per molte reti non si sapeva cosa<br />
votare. Per fortuna ci sono le eccezioni,<br />
i percorsi che già indicano una diversa<br />
strada possibile.<br />
Il premio a Michele Santoro, per esempio,<br />
per la sua esperienza di giornalista ed autore,<br />
ma soprattutto per essere coraggiosamente<br />
diventato, primo in Italia, editore di<br />
se stesso, scegliendo di rischiare per non<br />
perdere la libertà ed autonomia, costruendosi<br />
un network alternativo.<br />
Il premio a Real Time, una rete intera sull’How<br />
to do, che produce localmente il<br />
95% del palinsesto, con il racconto di storie<br />
ed esperienze vere, oltre che con suggerimenti<br />
pratici. Infine l’Anart promuove<br />
due dibattiti mirati al riconoscimento<br />
della professionalità dell’autore, auspicando<br />
un contratto che preveda un minimo<br />
di garanzie, sia sul piano previdenziale che<br />
sociale, al pari degli altri lavoratori del settore.<br />
Un’industria culturale sana non può<br />
infatti prescindere dalla “messa in regola”<br />
dei rapporti con coloro che stanno all’origine<br />
della filiera produttiva.<br />
Tra le trasmissioni in gara il Premio Ideona<br />
è andato a Il più grande spettacolo dopo<br />
il weekend di Rai1, Delitti Rock di Rai2 e<br />
Sostiene Bollani di Rai3 per le reti generaliste,<br />
Apocalypse, il grande racconto della<br />
storia di Rete 4, Avanti un altro! di Canale5,<br />
Ale e Franz Show di Italia1, Quello<br />
che (non) ho di La7, Masterchef di Cielo Tv<br />
e Aniene di Sky.<br />
VIVAVERDI 2/2012
Area Sanremo<br />
Il Comune di Sanremo ha affidato a Sanremo<br />
Promotion SpA, anche in riferimento<br />
all’edizione 2013 del Festival della<br />
Canzone Italiana, l’organizzazione della<br />
manifestazione denominata “Area Sanremo”,<br />
edizione 2012, comprendente<br />
“Sanremolab”, sezione dedicata a brani<br />
inediti in lingua italiana, e “Sanremodoc”,<br />
sezione dedicata a brani inediti in lingua<br />
dialettale italiana. Il bando ufficiale si può<br />
scaricare dal sito www.area-sanremo.it.<br />
In base alla Convenzione in atto tra la<br />
Rai ed il Comune di Sanremo, la Rai si<br />
impegna a garantire la partecipazione al<br />
63° Festival della Canzone Italiana dei<br />
Vincitori della manifestazione in misura<br />
percentuale del 30%, con arrotondamento<br />
in eccesso, dei cantanti complessivamente<br />
ammessi al Festival nella categoria<br />
“Giovani”. Potranno partecipare alla<br />
manifestazione “Area Sanremo” edizione<br />
2012 i candidati che avranno<br />
un’età compresa tra i 16 ed i 36 anni. E’<br />
prevista una quota di iscrizione. Per partecipare<br />
occorre inviare la domanda e il<br />
materiale richiesto entro il 15 settembre<br />
a Sanremo Promotion SpA, Direzione<br />
Area Sanremo, Villa Zirio, Corso<br />
VIVAVERDI 2/2012<br />
Concorsi e Premi<br />
a cura di Daniela Nicolai<br />
In questa pagina sono segnalati alcuni concorsi per la creazione di opere dell’ingegno<br />
i cui termini di partecipazione scadono nel trimestre luglio-settembre 2012.<br />
Altri concorsi sono segnalati nella rubrica “Concorsi e premi” del sito www.siae.it.<br />
Tutte le segnalazioni riportate in queste pagine sono fatte a scopo puramente<br />
informativo e senza nessuna responsabilità da parte della <strong>Siae</strong>. Per i testi<br />
integrali dei bandi e per conoscere le modalità di partecipazione è necessario<br />
rivolgersi agli organizzatori delle singole manifestazioni.<br />
Cavallotti 51, 18038 Sanremo (IM). Per<br />
informazioni: www.area-sanremo.it; info@area-sanremo.it,<br />
tel. 0184 591600 dal<br />
lunedì al venerdì, dalle 9.30 alle 12.30 e<br />
dalle 15.00 alle 17.30.<br />
Premio PIVI<br />
Fino al 21 settembre sarà possibile inviare<br />
i videoclip per il PIVI – Premio<br />
Italiano Videoclip Indipendente promosso<br />
dal MEI- Meeting delle Etichette Indipendenti<br />
che l’anno scorso ha visto la<br />
partecipazione di oltre 450 filmati. Per il<br />
secondo anno consecutivo il premio si<br />
svolgerà nell’ambito del Medimex, Fiera<br />
delle Musiche del Mediterraneo organizzata<br />
da Puglia Sounds che si terrà a<br />
Bari dal 29 novembre al 2 dicembre<br />
2012. Per ulteriori informazioni: MEI –<br />
Meeting delle Etichette Indipendenti, tel.<br />
0546.24647 mei@materialimusicali.it,<br />
www.meiweb.it.<br />
Concorso di composizione<br />
Musica e Arte<br />
L’Associazione Culturale Musica e Arte<br />
bandisce la VIII edizione del concorso di<br />
composizione Musica e Arte. Ogni compositore<br />
potrà partecipare al concorso<br />
con un’unica partitura. E’ prevista una<br />
quota di iscrizione. All’autore dell’opera<br />
vincitrice sarà attribuito un premio di<br />
1.000,00 euro ed una copia del software<br />
per notazione musicale Sibelius. Questa<br />
edizione è dedicata alla musica per<br />
danza contemporanea. Le composizioni,<br />
della durata massima di 10 minuti, devono<br />
essere inedite e mai premiate in altri<br />
concorsi. La documentazione richiesta<br />
dal bando, in lingua italiana o inglese, dovrà<br />
essere inviata on-line attraverso il sito<br />
www.musicaearte.it oppure con e-mail<br />
all’indirizzo: concorso@musicaearte.it<br />
entro il 29 settembre 2012. Per informazioni:<br />
tel/fax 06.58209051, concorso@musicaearte.it,<br />
www.musicaearte.it.<br />
43
44<br />
CULTURA EDITORIA<br />
La clonazione pirata<br />
dei testi universitari<br />
Un danno economico di centinaia<br />
di milioni di euro, che colpisce<br />
alcune tra le più importanti<br />
realtà della filiera culturale, innescando<br />
un ulteriore fattore di recessione.<br />
Stiamo parlando della fotocopiatura selvaggia<br />
di testi universitari, che si va diffondendo,<br />
alimentata in parte dalla crisi,<br />
che spinge le famiglie a cercare ogni possibile<br />
forma di risparmio, e in parte dalle<br />
accresciute risorse delle tecnologie digitali<br />
che consentono “scorciatoie” un<br />
tempo impensabili.Ad esserne colpiti sono<br />
soprattutto gli editori e gli autori, ma<br />
anche l’indotto collegato. Basti pensare<br />
al pregiudizio subito dalle librerie che<br />
operano nella legalità, rispetto a chi consegue<br />
un ingiusto guadagno in violazione<br />
delle norme ed alterando gli equilibri<br />
di mercato.<br />
In questo difficile contesto socio-economico,<br />
assume un sempre maggiore rilievo<br />
l’attività di vigilanza e repressione<br />
attuata dalla <strong>Siae</strong> di concerto con le forze<br />
dell’ordine. La più recente iniziativa a<br />
tutela della proprietà intellettuale è stata<br />
attuata nell’aprile scorso. L’operazione è<br />
stata preceduta da un’accurata indagine<br />
sul territorio, svolta da giovani finanzieri<br />
del Comando Provinciale di Roma<br />
che, fingendosi studenti universitari, hanno<br />
acquisito informazioni utili. Delineata<br />
una “mappa” delle attività commerciali<br />
più a rischio, sono entrati in azione<br />
i “Baschi Verdi” del II Gruppo di Ostia,<br />
che hanno battuto le zone adiacenti agli<br />
di Vito Alfano (*) e Luigi Cecere (**)<br />
atenei della Capitale, unitamente ad ispettori<br />
del Servizio Antipirateria della <strong>Siae</strong>.<br />
In numerosi punti vendita sono stati rinvenuti,<br />
oltre a circa millecinquecento libri<br />
fotocopiati pronti per la vendita, migliaia<br />
di opere letterarie e scientifiche<br />
scansionate digitalmente all’interno di<br />
personal computer e di vari supporti di<br />
memoria, spesso presenti proprio all’interno<br />
degli stessi apparecchi riproduttori.<br />
Originali i metodi di occultamento<br />
del materiale illecito: dagli “hard disk”<br />
nascosti nelle autovetture e collegati mediante<br />
reti wireless ai computer dei centri<br />
commerciali, alle memorie usb camuffate<br />
da portachiavi. Numerosi anche<br />
i file memorizzati in cartelle nascoste e<br />
i Cd contenenti opere letterarie e scien-<br />
La legge vieta la fotocopiatura<br />
integrale delle opere e stampa e lo<br />
sfruttamento commerciale delle<br />
riproduzioni. E tuttavia, in ambito<br />
universitario, si va diffondendo un<br />
mercato sommerso di testi “clonati”<br />
che produce un grave danno ad<br />
editori ed autori. L’impegno della<br />
<strong>Siae</strong> per contrastare il fenomeno.<br />
tifiche, camuffati all’esterno da supporti<br />
musicali.<br />
Risultato: venti persone denunciate e il<br />
sequestro di ottantamila libri “clonati”,<br />
già pronti per le fotocopie illegali.<br />
La clonazione pirata di testi universitari<br />
produce danni di una gravità spesso sottovalutata.<br />
Ecco il punto di vista di una<br />
“fonte terza”, il portale specializzato Ateneonline.it:<br />
“Le fotocopie abusive riducono<br />
sensibilmente le vendite dei testi<br />
universitari e pertanto spesso risulta non<br />
più conveniente per l’editore pubblicare<br />
opere scientifiche e saggistiche più accurate<br />
e innovative su argomenti specialistici.<br />
Ogni fotocopia, riducendo il numero<br />
di copie vendute dall’editore, aumenta<br />
l’incidenza dei costi fissi a copia e<br />
costringe l’editore ad aumentare il prezzo;<br />
questo, naturalmente, fornisce un ulteriore<br />
incentivo a fotocopiare. Se questo<br />
circolo vizioso non verrà spezzato, arriveremo<br />
al punto in cui gli editori non<br />
avranno più convenienza economica a<br />
realizzare libri di testo per l’università (e<br />
gli autori a scriverli, ndr). In quel momento<br />
non ci saranno più neppure fotocopie”.<br />
Proprio così, questo è il tragico scenario<br />
che la <strong>Siae</strong> è impegnata a scongiurare.<br />
(*) Direttore del Servizio Antipirateria<br />
della SIAE<br />
(**) Direttore della Sezione OLAF della<br />
SIAE<br />
VIVAVERDI 2/2012
Foto Gabriel Bouys<br />
GIUSEPPE BERTOLUCCI,<br />
UN CINEMA DAVVERO ORIGINALE<br />
Il 16 giugno è scomparso a Diso, in provincia<br />
di Lecce, il regista e sceneggiatore<br />
Giuseppe Bertolucci, autore di pellicole<br />
cult come Berlinguer ti voglio bene, Segreti<br />
Segreti e L’amore probabilmente.<br />
Nato a Parma nel 1947, figlio del poeta<br />
Attilio e fratello minore di Bernardo Bertolucci,<br />
si interessa dapprima alla pittura,<br />
poi agli studi universitari di linguistica,<br />
e infine al cinema dove esordisce come<br />
attore (in La strategia del ragno), poi<br />
come sceneggiatore collaborando alla<br />
scrittura di Novecento. Si cimenta poi nella<br />
regia con Berlinguer ti voglio bene, nel<br />
1977, interpretato da Roberto Benigni,<br />
seguito da Oggetti smarriti, nel 1980, con<br />
VIVAVERDI 2/2012<br />
L’ultimo applauso<br />
Mariangela Melato e Bruno Ganz e poi<br />
ancora Tuttobenigni, del 1983. Come soggettista<br />
e sceneggiatore lavora ai successi<br />
Tu mi turbi, Non ci resta che piangere e Il<br />
piccolo diavolo mentre la sua vena surreale<br />
e dissacrante si esercita nella regia de<br />
I cammelli e Troppo sole, con Sabina Guzzanti.<br />
Si dedica alle opere di Gadda e Pasolini<br />
e collabora con Tonino Guerra ad<br />
un’opera collettiva La domenica specialmente.<br />
Per molti anni presidente della Cineteca<br />
di Bologna, che così l’ha ricordato<br />
in una nota: “l’artista che - divenuto<br />
nel 1997 presidente di una giovane e fragile<br />
Istituzione - ha dato un contributo<br />
decisivo alla sua crescita, in anni molto<br />
difficili per il nostro Paese e per le ragioni<br />
della Cultura. Giuseppe Bertolucci<br />
ha presieduto la Cineteca di Bologna<br />
in una fase che l’ha vista crescere e trasformarsi,<br />
progettando la creazione e<br />
l’inaugurazione delle nuove sedi, disegnandone<br />
lo sviluppo, dando impulso internazionale<br />
alla sua attività di restauro e<br />
alla sua attività editoriale. L’ha lasciata alla<br />
fine del 2011, una volta compiuta la<br />
necessaria trasformazione in Fondazione.<br />
Lo ricorderemo, come avrebbe voluto<br />
lui, lavorando in Cineteca ogni giorno<br />
con cura e passione”.<br />
“Devo tutto a Giuseppe Bertolucci” ha<br />
commentato Roberto Benigni con il<br />
quale è stato legato da una lunga collaborazione.<br />
“Ho passato con lui gli anni<br />
più belli della mia giovinezza. Era il mio<br />
amico. Il mio primo amico, il mio pri-<br />
mo regista, il mio primo autore. Mi ha<br />
insegnato lui a leggere la poesia, a muovermi,<br />
a camminare nel mondo, a guardare<br />
il cielo, a capire da che parte arriva<br />
la bellezza e a riconoscerla”.<br />
ADDIO A SERGIO JACQUIER,<br />
IL MAGO DEI DIALOGHI<br />
di Letizia Pozzo<br />
E’ scomparso, il 25 giugno scorso, Sergio<br />
Jacquier, sceneggiatore, traduttore, dialoghista<br />
e adattatore, autore teatrale e radiotelevisivo.<br />
Se il doppiaggio italiano ha fama di essere<br />
il migliore del mondo, il merito è soprattutto<br />
di grandi autori come Jacquier<br />
che hanno saputo interpretare e reinventare<br />
giochi di parole intraducibili in modo<br />
letterale. Grazie alla sua capacità centinaia<br />
di film sono risultati comprensibili<br />
per il pubblico italiano, un esempio per<br />
tutti i film di Woody Allen, dove ha compiuto<br />
un lavoro sul linguaggio di cesello,<br />
di artigianato, di creatività.<br />
45
Nato a Firenze nel 1923, dove ha compiuto<br />
studi artistici, si è trasferito ben presto<br />
a Roma, la capitale dell’industria cinematografica,<br />
dove si è dedicato alla traduzione<br />
e adattamento di film stranieri.<br />
Ha tradotto e adattato oltre mille film dei<br />
maggiori registi internazionali, tra cui Billy<br />
Wilder, Luis Buñuel, Robert Altman,<br />
Lawrence Kasdan, Mel Brooks, Mike<br />
Nichols, Werner Herzog, Ridley Scott,<br />
Stephen Frears, Akira Kurosawa e tutti i<br />
film di Woody Allen, fin dai primi Il dittatore<br />
dello Stato libero di Bananas a Pallottole<br />
su Broadway. Per il teatro ha lavorato<br />
con testi di Neil Simon, André Roussin,<br />
Pierre Chesnot, Sam Shepard ed è<br />
autore di alcune commedie tra cui Il diavolo<br />
addosso e Due casi in Patagonia. Dopo<br />
un’esclusiva con la 20th Century Fox, ha<br />
ampliato la sua collaborazione a tutte le<br />
Major americane. Ha lavorato anche come<br />
sceneggiatore, a partire dal film di Mario<br />
Zampi Cinque ore in contanti fino a<br />
Stradivari di Giacomo Battiato e tanti altri.<br />
Jacquier si è dedicato anche al teatro<br />
collaborando alla traduzione e adattamento<br />
di testi stranieri, da Veber a Stout,<br />
Simon e Shaffer per le maggiori compagnie<br />
di prosa italiane. Tra i premi ricevuti,<br />
medaglia d’oro “La vita per il Cinema”,<br />
“Premio Nazionale per la Traduzione”<br />
dal Ministero dei Beni Culturali.<br />
Premio teatrale “Sandro Giovannini”, come<br />
finalista della commedia “Due casi in<br />
Patagonia”. “Premio Nazionale Doppiaggio”<br />
nella rassegna “Voci dall’ombra”.<br />
DANTE PANZUTI,<br />
COLONNA DI MUSICA LEGGERA<br />
Nella sua abitazione milanese il 5 giugno<br />
si è spento Dante Panzuti, nato nel 1921,<br />
iscritto alla <strong>Siae</strong> con lo pseudonimo di<br />
Danpa, decano dell’Uncla, è stato insieme<br />
al fratello Virgilio una delle colonne<br />
portanti della musica “leggera” italiana. La<br />
loro vita professionale nel mondo della<br />
canzone, durata più di sessant’anni, è stata<br />
coronata da numerosi successi. Dante<br />
Panzuti, nasce a Pietraligure (in provincia<br />
46<br />
di Savona), e si trasferisce a Milano in giovane<br />
età, divenendo ben presto milanese<br />
d’adozione. Scrive la sua prima canzone<br />
Pino Solitario insieme al fratello Virgilio<br />
con parole di Dante (pseudonimo Danpa),<br />
radiotrasmessa e incisa dal cantante<br />
Bruno Pallesi con l’orchestra del Maestro<br />
Carlo Zeme, che ottiene subito un buon<br />
successo, sia in Italia che all’estero. Entrati<br />
a far parte del Gruppo Editoriale Leonardi,<br />
per una quindicina d’anni i due fratelli<br />
continueranno a scrivere ogni genere<br />
di canzoni per i più famosi cantanti dell’epoca.<br />
I due fratelli partecipano a vari<br />
festival di Sanremo con: Famme durmì, cantata<br />
da Achille Togliani (1951); Una donna<br />
prega, da Nilla Pizzi (1952), Ma baciami, da<br />
Teddy Reno (1959); Splende il Sole da Fausto<br />
Cigliano (1960), II nostro amore, da Giacomo<br />
Rondinella (1962). Nel 1956 sempre<br />
con l’inseparabile fratello Virgilio, Dante<br />
Panzuti costituisce l’edizione Cielo-<br />
Video, al numero 2 di Galleria del Corso<br />
a Milano. Nello stesso anno, i fratelli vincono<br />
il primo premio al Festival di Sanremo<br />
con: Aprite le Finestre, cantata da<br />
Franca Raimondi. Vince anche lo Zecchino<br />
d’Oro nel 1965 con Dagli un spinta<br />
(scritta con Pinchi e Cerasoli), interpretata<br />
da Carlo Alberto Travaglino.<br />
Sfruttando la loro ormai acquisita esperienza,<br />
sviluppano il lavoro editoriale attraverso<br />
vari progetti, fra cui l’etichetta<br />
“Music Scene” (allora su LP a 33 giri)<br />
con musiche strumentali per le radio e<br />
le televisioni di tutto il mondo. Incidono<br />
per questa serie il violinista jazz ita-<br />
lo-americano Joe Venuti (violino jazz),<br />
Bruno De Filippi (chitarra e armonica a<br />
bocca), Attilio Donadio (clarino e sax, arrangiatore),<br />
Giampiero Boneschi (elettronica),<br />
Vittorio Paltrinieri (voce), e<br />
molti altri. Dante, nel frattempo, continua<br />
la sua attività originaria di paroliere-autore<br />
scrivendo testi per musicisti di<br />
primo piano fra come Carletto Concina,<br />
Peter van Wood, Don Marino Barreto<br />
Jr., Mario Consiglio, Gino Mescoli,<br />
senza trascurare il notevole corpus di traduzioni<br />
italiane di brani stranieri come<br />
s’usava all’epoca (fra queste versioni, la<br />
più celebre fu Con le mie lacrime, in origine<br />
As tears go by, dei Rolling Stones, da<br />
loro stessi incisa in italiano su dischi Decca)<br />
ma anche Please please me dei Beatles,<br />
incisa da Fausto Leali, Red Rubber Ball e<br />
Richard Cory di Paul Simon, tradotte per<br />
i Nightbirds, I Am A Rock, sempre di Simon,<br />
per The Planets e i Memphis, Peek-a-boo<br />
e Rosie della The New Vaudeville<br />
Band, tradotte per Bobby Solo).<br />
GIANNI MARCHETTI<br />
Si è spento a Roma il 9 aprile Gianni<br />
Marchetti, compositore, pianista, arrangiatore<br />
e autore di successo. Nato a Roma<br />
il 7 settembre 1933 e diplomato in<br />
composizione, Gianni Marchetti ha esordito<br />
come compositore, strumentatore e<br />
direttore d’orchestra nel 1956, raggiungendo<br />
il successo con numerosi brani che<br />
sono ancora degli evergreen. Tra questi<br />
Legata a un granello di sabbia di Nico Fidenco,<br />
Una lacrima sul viso e Se piangi, se<br />
VIVAVERDI 2/2012
idi di Bobby Solo, Il tangaccio di Adriano<br />
Celentano, In fondo al viale dei Gens<br />
e numerosi altri. Ha fondato le edizioni<br />
musicali della RCA italiana. È stato responsabile<br />
artistico della sede romana della<br />
Dischi Ricordi e del settore discografico<br />
del gruppo Campi. Ha scritto numerose<br />
canzoni con e per Edoardo Vianello,<br />
Giorgio Gaber, Rita Pavone, Nada,<br />
Gianni Meccia, Ornella Vanoni. E’<br />
stato inoltre l’autore delle musiche di<br />
molte canzoni di Piero Ciampi, tra le<br />
quali Io e te Maria, Ha tutte le carte in regola,<br />
Sul porto di Livorno, Sporca estate, Tu<br />
no e di numerose colonne sonore di film<br />
(circa una settantina). Marchetti aveva recentemente<br />
raccontato questo sodalizio<br />
nel volume Il mio Piero Ciampi (libro +<br />
Cd) edito da Coniglio nel 2010. Aveva<br />
anche a lungo collaborato con Sergio<br />
Zavoli realizzando le musiche delle famose<br />
serie televisive “Nascita di una dittatura”,<br />
“La notte delle repubblica” e<br />
“Viaggio intorno all’uomo”.<br />
NICO TIRONE<br />
E’ deceduto il 12 aprile a Mazara del Vallo<br />
il musicista Nico Tirone, voce e leader<br />
del gruppo Nico e i Gabbiani che<br />
ebbe il suo maggior successo negli anni<br />
Sessanta, nel periodo della musica “beat”,<br />
con il brano Parole, un 45 giri che<br />
vendette oltre un milione di copie. Dopo<br />
lo scioglimento del gruppo nel 1969,<br />
VIVAVERDI 2/2012<br />
Nico Tirone intraprese la carriera da solista,<br />
prima con l’etichetta Cgd dove incise<br />
la sigla dello sceneggiato “Il segno<br />
del comando”, la notissima Cento campane,<br />
scritta da Fiorenzo Fiorentini e Romolo<br />
Grano e poi con Isola e Five Records<br />
per la quale incise Amarsi, scelta come<br />
sigla per la soap “Sentieri”.<br />
E’ stato autore e interprete di Amore senza<br />
fine, colonna sonora dell’omonimo<br />
film di Zeffirelli e di altri celebri brani,<br />
alternando le tournée in tutto il mondo<br />
alle performance come cantante e conduttore<br />
televisivo in Italia. Al suo attivo<br />
una vasta discografia con 4 dischi d’oro<br />
e 1 di platino.<br />
SABINA CANGIANO<br />
E’ morta il 10 maggio a Londra l’attrice<br />
e regista Sabina Cangiano. Aveva 42 anni<br />
e aveva interpretato ruoli nei film<br />
L’amore molesto di Mario Martone e Mario<br />
e il mago di Klaus Maria Brandauer<br />
ma la sua grande passione era il teatro,<br />
quello di impegno sociale e di sperimentazione.<br />
Nella seconda metà degli<br />
anni Novanta, prima di lasciare Napoli,<br />
la sua città natale, è stata organizzatrice<br />
culturale appassionata e coraggiosa in un<br />
centro sociale atipico, il Damm di Montesanto,<br />
dove ha allestito numerosi spettacoli<br />
per grandi e piccini. A Londra, dove<br />
si era trasferita, insegnava recitazione<br />
e aveva curato la regia di autori italiani<br />
come Franca Rame e Annibale Ruccello<br />
e recentemente aveva lavorato in teatro<br />
a fianco di Toni Servillo in Sabato, domenica<br />
e lunedì.<br />
GIORGIO CONSOLINI<br />
E’ morto il 28 aprile a Bologna, Giorgio<br />
Consolini, vincitore del festival di Sanremo<br />
del 1954 con Tutte le mamme, cantata<br />
insieme a Gino Latilla e noto interprete di<br />
grandi successi come Vecchio Scarpone, Usignolo<br />
e Il mare. Bolognese, classe 1920, è stato<br />
protagonista di celebri duetti con Claudio<br />
Villa, Sergio Bruni, Achille Togliani, che<br />
hanno animato la gara canora di Sanremo;<br />
nel corso della sua lunga carriera artistica<br />
Consolini ha partecipato a numerose tournée<br />
in tutto il mondo insieme a Nilla Pizzi,<br />
Carla Boni e Gino Latilla portando la<br />
melodia italiana in tutto il mondo.<br />
STEFANO TASSINARI<br />
Dopo una lunga malattia è deceduto lo<br />
scrittore e giornalista ferrarese Stefano<br />
Tassinari. Nato nel 1955 si era dedicato<br />
alla letteratura, al giornalismo e al teatro;<br />
fra le sue opere ricordiamo i romanzi Assalti<br />
al cielo. Romanzo per quadri (2000), I<br />
segni sulla pelle (2003), Il vento contro<br />
(2008), D’altri tempi (2011), nei quali riflette<br />
sulle ansie e le speranze di una generazione<br />
che vive immersa nei grandi<br />
conflitti del Novecento in una società lacerata<br />
da violenze e contraddizioni.<br />
47
◗ ATTI GENERALI<br />
Modifiche allo Statuto <strong>Siae</strong><br />
48<br />
BOLLETTINO SOCIALE<br />
Per consultare gli atti e i comunicati pubblicati nel Bollettino Sociale<br />
on-line del sito <strong>Siae</strong>, cliccare sul titolo del documento desiderato<br />
◗ SEZIONE MUSICA<br />
Ordinanza di ripartizione della Sezione Musica – Anno 2012<br />
Testo Unico in materia di cessioni<br />
VIVAVERDI 2/2012
COMMISSARIO STRAORDINARIO<br />
Gian Luigi Rondi<br />
SUB-COMMISSARI<br />
Mario Stella Richter<br />
Domenico Luca Scordino<br />
(Nominati con DPR del 9 marzo 2011)<br />
COMMISSIONI DI SEZIONE<br />
SEZIONE MUSICA<br />
Autori<br />
Giuseppe Amendola<br />
Giuseppe Andreetto<br />
Vincenzo Barbalarga<br />
Gianfranco Borgatti<br />
Bruno Mario Lavezzi<br />
Ezio Leoni<br />
Franco Micalizzi (Pres.)<br />
Carlo Pedini<br />
Cristiano Minellono<br />
Giuseppe Vessicchio<br />
Editori<br />
Bideri Cevel Spa – Silvia Bideri Villevieille (Vice Pres.)<br />
Curci Edizioni Musicali – Alfredo Gramitto Ricci<br />
Di Più Srl – Pier Angelo Mauri<br />
Emergency Music Italy Srl – Pietro Colasanti<br />
Galletti-Boston Srl – Anna Galletti<br />
Montefeltro Edizioni – Giorgio Giacomi<br />
Novalis Edizioni Mus. e Discografiche – Roberto<br />
Rinaldi<br />
Sym-Music Srl – Anna Lombardoni<br />
Mascheroni – Andrea Cotromano<br />
Universal Music Italia Srl – Claudio Buja<br />
AVVISO AGLI ASSOCIATI<br />
ORGANI SOCIALI<br />
SEZIONE CINEMA<br />
Autori<br />
Antonino Biocca detto Tony<br />
Laura Ippoliti<br />
Domenico Mezzatesta (Pres.)<br />
Serafino Murri<br />
Massimo Sani<br />
Vittorio Benito Sindoni<br />
Produttori<br />
Warner Bros Italia Spa – Paolo Ferrari<br />
Racing Pictures Srl – Alessandro Fracassi (Vice<br />
Pres.)<br />
SEZIONE DOR<br />
Autori<br />
Valentina Amurri<br />
Flavio Andreini<br />
Linda Brunetta Caprini (Vice Pres.)<br />
Roberto Cavosi<br />
Michele Mirabella<br />
Biagio Proietti (Pres.)<br />
Concessionari<br />
D’Arborio Sirovich Paola – Paola Perilli<br />
Antonia Brancati Srl – Antonia Brancati<br />
SEZIONE OLAF<br />
Autori<br />
Alessandro Occhipinti (Pres.)<br />
Franco Pallotta<br />
Natale Antonio Rossi<br />
Editori<br />
Giunti Editore Spa – Samantha Raugei<br />
Giulio Einaudi Editore – Laura Piccarolo<br />
Principato Giuseppe Casa Editrice Spa – Girolamo<br />
Potestà (Vice Pres.)<br />
RCS Libri Spa – Alberta Locati<br />
SEZIONE LIRICA<br />
Autori<br />
Marco Betta (Vice Pres.)<br />
Carlo Boccadoro<br />
Dario Oliveri<br />
Editori<br />
Fonit Cetra Music Pub. Srl – Teresita Beretta (Pres.)<br />
Sonzogno Casa Musicale Sas – Piero Ostali<br />
Sugarmusic Spa – Alessandro Savasta<br />
COLLEGIO DEI REVISORI<br />
Presidente Benito di Troia<br />
Giovanni Fiori<br />
Massimiliano Nova<br />
Supplenti<br />
Romana Sciuto<br />
Giampiero Riccardi<br />
CONTROLLO INTERNO Raffaella Gambini<br />
DIRETTORE GENERALE Gaetano Blandini<br />
Si informano gli associati che nei giorni 13-17 agosto, 2 novembre, 24-31 dicembre 2012 gli uffici della Direzione<br />
Generale, delle Sedi, dei Presidi e delle Filiali <strong>Siae</strong> resteranno chiusi con l’eccezione dei seguenti servizi:<br />
· Pubblico Registro Cinematografico<br />
· Pubblico Registro Software<br />
Si invitano in ogni caso gli associati a consultare preventivamente gli avvisi pubblicati sul sito internet della Società<br />
(www.siae.it) o a prendere contatto con gli uffici desiderati per verificarne l’operatività nei giorni indicati.
Believe è il distributore digitale leader in Europa, con sede a<br />
Parigi e divisioni in Italia e nei maggiori mercati digitali al mondo.<br />
La maggior parte delle etichette, artisti, distributori indipendenti<br />
italiani si affidano a Believe Italia ed è grazie ad essi che Believe<br />
distribuisce il meglio della musica italiana ed internazionale nel<br />
mondo: Mina, Pooh, Modà, Marco Sabiu, Angelo Branduardi,<br />
Fabio Concato, Checco Zalone, Eugenio Finardi, Amii Stewart,<br />
Tiromancino, Prince Royce, Gabry Ponte, Cristian Marchi,<br />
Paolo Benvegnù, Paolo Fresu, Dolcenera, Stefano Di Battista ed i<br />
grandi della musica di tutti i tempi, Modugno, Caruso, Miles Davis,<br />
Louis Armstrong, Ella Fitzgerald, Elvis Presley e molti altri.<br />
Nei prossimi mesi Believe Digital annuncerà l’implementazione di<br />
ulteriori servizi a favore delle rinnovate esigenze di artisti ed etichette<br />
al fine di trarre il massimo dai nuovi business.