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Subsonica, - Siae

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PERIODICO ONLINE - ANNO 84 - N° 2 APRILE GIUGNO 2012<br />

Società Italiana degli Autori ed Editori<br />

PERSONAGGI<br />

Enrico Rava,<br />

premiato<br />

a Spoleto<br />

CINEMA<br />

Un sodalizio di ferro<br />

Silvio Soldini-<br />

Leondeff-Battiston<br />

ARTE<br />

Ruggero<br />

Savinio,<br />

pittore e scrittore<br />

vivaverdi<br />

Il giornale degli Autori e degli Editori<br />

ARTE CINEMA LETTERATURA MUSICA TEATRO RADIO TELEVISIONE<br />

LETTERATURA<br />

Premio Goliarda<br />

Sapienza, racconti<br />

dal carcere<br />

<strong>Subsonica</strong>,<br />

l’eden elettronico<br />

MUSICA<br />

Un Dente<br />

acuminato<br />

e ribelle<br />

TEATRO<br />

Mario Martone,<br />

esploratore<br />

dell’Ottocento<br />

BOLLETTINO<br />

SOCIALE<br />

Tutte le news<br />

della <strong>Siae</strong>


2<br />

18<br />

1 Solidarietà<br />

Una carezza per l’Emilia martoriata<br />

2 Musica<br />

<strong>Subsonica</strong>, anomalie sonore<br />

6 99 NOVITA’<br />

8 Teatro<br />

Martone e l’Ottocento<br />

12 Letteratura<br />

Passione barbara, lo sport<br />

13 Musica<br />

Sanità Studio<br />

14 Cinema<br />

Soldini-Leondeff, la strana coppia<br />

18 Arte<br />

Ruggero Savinio allo Gnam<br />

20 Musica<br />

Il Dente del giudizio<br />

23 VIVA IN BREVE<br />

24 Personaggi<br />

Rava, musicista mondiale<br />

In riferimento alle immagini pubblicate, l’editore e la direzione di Vivaverdi<br />

dichiarano la propria disponibilità all’assolvimento dei diritti di riproduzione per gli<br />

eventuali aventi diritto che non è stato possibile individuare.<br />

VIVAVERDI 2/2012<br />

24<br />

27 COMPLIMENTI A….<br />

28 Roma<br />

Cinema & Storia, parola agli studenti<br />

30 Letteratura<br />

Premio Goliarda Sapienza<br />

32 Editoria<br />

Manconi, un’autobiografia musicale<br />

34 VIVA DALL’INTERNO<br />

Storia della <strong>Siae</strong>-Il ruolo delle donne<br />

37 Palermo, Rock 10 e lode<br />

38 Primavera digitale al Salone di Torino<br />

39 Una carestia intellettuale<br />

40 6 aprile 2032, un racconto<br />

42 Ideona per la tv<br />

43 Concorsi<br />

44 Pirateria e fotocopie<br />

45 L’Ultimo Applauso<br />

48 BOLLETTINO SOCIALE<br />

8<br />

20<br />

Anno 84 – Nuova serie<br />

Numero 2<br />

Aprile - Giugno 2012<br />

Trimestrale<br />

Direzione, redazione<br />

e amministrazione<br />

Viale della Letteratura, 30<br />

00144 Roma<br />

Redazione: 06.5990.2795/2629<br />

Fax: 06.5990.2882<br />

ufficio.editoriale@siae.it<br />

www.siae.it<br />

Direttore responsabile<br />

Flaviano De Luca<br />

Redazione<br />

Antonietta Gargiulo (segr. redaz.<br />

e ricerca fotografica), Massimo<br />

Nardi, Daniela Nicolai, Letizia<br />

Pozzo<br />

Grafica e impaginazione<br />

Progetto grafico Sabrina<br />

Fioretti e Marco Taggiasco<br />

Digitalialab S.r.l. - Roma<br />

Registrazione alla Cancelleria<br />

del Tribunale di Roma n. 234<br />

del 24.7.1948<br />

Chiusura in redazione:<br />

6 luglio 2012<br />

Hanno collaborato<br />

a questo numero:<br />

Vito Alfano, Linda Brunetta,<br />

Federico Capitoni, Gianfranco<br />

Capitta, Luigi Cecere, Paolo<br />

Ferrari, Alberto Ferrigolo,<br />

Maria Cristina Locori, Corrado<br />

Loiacono, Luigi Lopez, Valerio<br />

Magrelli, Franco Montini,<br />

Adriana Pollice, Oscar<br />

Prudente, Monica Scalamogna,<br />

Stefano Velotti<br />

ISSN 1972-6694<br />

In copertina<br />

La band torinese <strong>Subsonica</strong> in una<br />

foto di Pasquale Modica


Con un piccolo aiuto degli amici,<br />

l’universo delle sette note si<br />

è mobilitato per quelle popolazioni<br />

colpite dal terremoto. Un gesto<br />

concreto di solidarietà per le migliaia di<br />

persone costrette sotto le tende. Più di<br />

40 mila spettatori - tutto esaurito lo stadio<br />

Dall’Ara di Bologna, lo scorso 25<br />

giugno - hanno assistito al “Concerto per<br />

l’Emilia”, una maratona di tre ore, con<br />

incasso interamente devoluto alla ricostruzione<br />

delle cittadine travolte dal sisma<br />

di maggio. Gran parte dei musicisti<br />

e cantanti provenivano proprio da quella<br />

porzione di territorio regionale, ferito<br />

dai crolli e dalle devastazioni, che è<br />

stata la culla della musica giovane, del beat<br />

e della dance italiana, negli anni sessanta<br />

e dopo (Ma hai visto che roba? ha<br />

commentato poi Francesco Guccini. Il<br />

sessanta per cento del cantautorato italiano<br />

stava lì, l’altra sera, ed era emiliano…).<br />

Uno dei protagonisti di allora e di oggi,<br />

Beppe Carletti dei Nomadi ha chiamato<br />

a raccolta gli artisti ed ha organizzato<br />

la serata (con la collaborazione delle istituzioni<br />

locali, della Rai che ha curato la<br />

diretta tv, del Bologna Calcio, di Assomusica<br />

e della <strong>Siae</strong>). Il concerto è stato<br />

aperto da Zucchero (Per colpa di chi), seguito<br />

da Francesco Guccini (Il vecchio e<br />

il bambino) ed ha avuto un’impennata con<br />

Insieme a te non ci sto più, intonata da Caterina<br />

Caselli tornata su un palcoscenico,<br />

dopo oltre quaranta anni. (ho voluto<br />

tornare a cantare per la mia gente, fra la mia<br />

VIVAVERDI 2/2012<br />

TERREMOTO EMILIA<br />

Una magnifica serata<br />

per ripartire insieme<br />

di Flaviano De Luca<br />

gente, con gli amici che con me hanno condiviso<br />

quasi cinquant’anni di carriera –ha scritto<br />

l’indimenticabile interprete di tanti<br />

successi- Ho voluto fare qualcosa di speciale,<br />

rimettere al lavoro le mie corde vocali irrigidite<br />

dal poco uso, provare ancora a emozionarmi<br />

e a emozionare insieme a Francesco<br />

Guccini, con un suo pezzo (Per fare un uomo)<br />

che è stato un cavallo di battaglia mio e<br />

dei Nomadi nei lontani anni Sessanta quando<br />

c’era la voce unica di Augusto Daolio, volato<br />

via troppo presto).<br />

Un altro personaggio che ha voluto esserci<br />

a tutti i costi è stata Raffaella Carrà<br />

che si è rivolta direttamente “ai potenti,<br />

perché facciano qualcosa subito per<br />

l’Emilia, subito! E noi, stasera, dobbiamo<br />

fare rumore” ha concluso introducendo<br />

Tutto esaurito allo stadio di<br />

Bologna e tutti i big emiliani della<br />

musica sul palco del Concerto per<br />

l’Emilia, l’iniziativa di solidarietà<br />

per le popolazioni colpite dal sisma,<br />

tenutasi il 25 giugno. E un altro<br />

concertone, Italia loves Emilia, è in<br />

programma il 22 settembre a<br />

Campovolo.<br />

uno dei suoi pezzi più famosi, Rumore. E<br />

poi si sono esibiti Samuele Bersani, Gianni<br />

Morandi, gli Stadio, Andrea Griminelli,<br />

Nek, Paolo Belli, Luca Carboni,<br />

Andrea Mingardi (With a little help from<br />

my friends), Cisco e i Modena City Ramblers<br />

(Viva la vida), i Nomadi (Io vagabondo).<br />

Non è mancato l’ omaggio al bolognese<br />

Lucio Dalla, che ha dedicato alla<br />

sua città la poetica e struggente Piazza<br />

Grande, cantata da Gianni Morandi<br />

con Gaetano Curreri mentre Laura Pausini<br />

e Cesare Cremonini hanno intonato<br />

L’anno che verrà. La serata è stata presentata<br />

da Fabrizio Frizzi. Il presidente<br />

della Regione, Vasco Errani, ha assicurato<br />

che il tessuto sociale dell’Emilia sarà<br />

rispettato e non saranno edificate new<br />

town, ma saranno ricostituite le comunità<br />

sul territorio.<br />

Un giorno di dolore e Il meglio deve ancora<br />

venire sono stati i brani eseguiti da Luciano<br />

Ligabue, chitarra e voce, che ha già<br />

dato appuntamento al prossimo evento<br />

di solidarietà, Italia loves Emilia, il prossimo<br />

22 settembre a Campovolo, con la<br />

presenza anche di tanti artisti non emiliani<br />

come Elisa, Renato Zero, Tiziano<br />

Ferro e Jovanotti. “Avete dato un segnale<br />

pazzesco – ha dichiarato Ligabue – In appena<br />

due settimane avete riempito il Dall’Ara.<br />

Noi siamo qui per dire che le istituzioni ci<br />

devono ancora dare molto”. Una serata lunga,<br />

emozionante, per scaldare il cuore degli<br />

sfollati e per ripartire in una terra meravigliosa.<br />

1


Con sei album in studio, tournée<br />

ormai internazionali, sigle radiotelevisive,<br />

colonne sonore,<br />

una partecipazione al Festival di Sanremo,<br />

una permanente aderenza al circuito<br />

indipendente e una messe di progetti<br />

paralleli, i <strong>Subsonica</strong> sono da quindici anni<br />

protagonisti di un successo crescente.<br />

Ne racconta modalità di lavoro, sentimenti<br />

e prospettive il fondatore, chitar-<br />

2<br />

INTERVISTA MAX CASACCI<br />

Anomalie sonore<br />

di Paolo Ferrari<br />

rista e compositore Max Casacci, decano<br />

del gruppo con i suoi 48 anni. Con<br />

lui formano la compagine torinese il cantante<br />

Samuel Romano, 40 anni, il trentasettenne<br />

tastierista Davide “Boosta” Dileo<br />

e la sezione ritmica formata da Luca<br />

“Vicio” Vicini, quarantenne, con il<br />

batterista Enrico “Ninja” Matta, suo coetaneo<br />

con una laurea in ingegneria informatica<br />

nel cassetto.<br />

Nel ’96, cinque ragazzi, “tra il<br />

fiume e i portici di Torino”, danno<br />

vita a una band che punta sulla<br />

gradevolezza pop e sull’uso della<br />

tecnologia. Scalano le classifiche di<br />

vendita, riempiono i palasport con<br />

un’intensa attività live, conquistano<br />

prima l’Italia e poi tutta l’Europa,<br />

con una capatina in Cina.<br />

Samuel e Max<br />

Foto Pasquale Modica<br />

u Come nascono le vostre canzoni,<br />

in che modo un’idea di partenza<br />

diventa un brano compiuto<br />

e chi compone?<br />

C’è stata un’evoluzione nel corso del<br />

tempo, le modalità di oggi sono differenti<br />

da quelle dei primi album. All’inizio i<br />

ruoli erano paradossalmente più definiti:<br />

Samuel e io lavoravamo sulla struttura,<br />

sulla linea melodica e sui testi, Boo-<br />

VIVAVERDI 2/2012


sta era l’uomo macchina che costruiva la<br />

musica anche con abbondanti inserti<br />

strumentali. Da parte mia pesava l’esperienza<br />

pregressa sull’elaborazione dei testi,<br />

in particolare delle strofe, mentre Samuel<br />

ci metteva soprattutto melodia e<br />

ritornello. Poi ci siamo evoluti, scambiandoci<br />

i ruoli ma ancora facendo quasi<br />

tutto noi tre, con Boosta sempre più<br />

attivo anche sul fronte dell’idea di par-<br />

VIVAVERDI 2/2012<br />

tenza e dei testi; infine con Eden si è lavorato<br />

in cinque, partendo da lunghe sessioni<br />

in una casa isolata dentro un bosco<br />

dove sono rimbalzati spunti provenienti<br />

da tutti e cinque, con una grande confusione<br />

finale circa l’effettiva paternità<br />

delle singole canzoni.<br />

u La sensazione è che nel corso del<br />

tempo sia aumentata l’importanza<br />

Boosta e Samuel. Il primo libro sulla band “Anomalia <strong>Subsonica</strong>” l’ha scritto<br />

Paolo Ferrari, autore di questo articolo, nel 2003 (editore Giunti).<br />

Foto Pasquale Modica<br />

dei testi nel vostro lavoro: è così?<br />

Sì, e credo che sia una necessità fisiologica.<br />

Se si vuole andare avanti nel pop<br />

rock, dare continuità alla vita artistica di<br />

un gruppo, la direzione è quella. All’inizio<br />

vince la novità del codice, la somma<br />

attitudinale di un nuovo suono, di<br />

un’estetica, di un modo di porsi. Però<br />

quel che garantisce di andare avanti è in<br />

un secondo tempo la capacità di scrittu-<br />

3


In poche righe...<br />

I <strong>Subsonica</strong> sono nati a Torino nel 1996 dall’incontro<br />

tra Max (chitarra), Samuel (voce), Boosta<br />

(tastiere), Ninja (batteria) e Pierfunk, sostituito<br />

poi da Vicio (basso). Il nome della band<br />

venne fuori da una fusione iniziale poiché Samuel<br />

propose “Sonica”, come una canzone dei<br />

Marlene Kuntz, mentre Max propose “Subacqueo”,<br />

titolo di una canzone che aveva scritto<br />

con gli Africa Unite e così si pensò di unire i due<br />

suggerimenti creando così la parola “<strong>Subsonica</strong>”,<br />

titolo del loro primo album, pubblicato nel<br />

1997 per l’etichetta Mescal. Nel 2000, dopo la<br />

pubblicazione dell’album Microchip emoziona-<br />

Vicio<br />

4<br />

ra, la ricerca della<br />

qualità assoluta nella<br />

musica e nei testi.<br />

È una ricerca che si<br />

traduce anche in<br />

contenuti: nei primi<br />

dischi eravamo influenzati<br />

da una<br />

certa letteratura<br />

cyber punk<br />

Anni Novanta,<br />

in seguito abbiamoabbandonato<br />

quella<br />

le, partecipano al festival di Sanremo e cominciano<br />

un’intensa attività live che li porterà in giro<br />

per l’Italia. Nel 2002 pubblicano Amorematico,<br />

due anni dopo i <strong>Subsonica</strong> firmano un<br />

contratto con la Emi e pubblicano Terrestre, seguito<br />

poi da L’eclissi (2007) e Eden (2011). Per<br />

festeggiare il quindicesimo anniversario dell’esordio<br />

discografico, viene pubblicato un volumetto<br />

<strong>Subsonica</strong> x 15 (Espress edizioni) dove<br />

quindici torinesi, da Alessandro Baricco a<br />

Luciana Littizzetto, da Luca Morino a Gabriele<br />

Vacis, traggono spunto dalle canzoni del gruppo<br />

per scrivere quindici storie.<br />

sorta di epica fantascientifica per calare i<br />

nostro testi nella realtà quotidiana, senza<br />

tirarci indietro in materia di contenuti<br />

sociali e impegno civile.<br />

u Che rapporto c’è nel vostro sound<br />

tra suoni campionati di<br />

matrice digitale e strumenti<br />

analogici?<br />

Non avvertiamo la presenza<br />

di questo fossato, ci<br />

viene naturale utilizzare entrambi<br />

i procedimenti. A volte<br />

partiamo dall’elettronica, per poi<br />

personalizzarla con gli strumenti.<br />

Magari senti il campione di un<br />

disco originale su vinile che suona<br />

bello vintage e adatto a una certa canzone,<br />

e lo riproduci in studio; al contrario,<br />

a volte suoniamo e poi campioniamo<br />

le nostre stesse parti. In questi procedimenti<br />

è importante accantonare i<br />

nostri ego. Il primo della classe unanimemente<br />

riconosciuto, per esempio, è<br />

Ninja, il batterista; il più preparato tecnicamente<br />

tra noi. Bene, capita spesso<br />

e volentieri che sia lui stesso a<br />

scegliere un suono non suo, bensì<br />

campionato, perché più adatto.<br />

Quindi a farsi in un certo<br />

senso da parte. L’importante non è la provenienza<br />

dei suoni, ma la nostra capacità<br />

di personalizzarli, di renderli <strong>Subsonica</strong>.<br />

Tutto questo riguarda quanto accade<br />

in studio; dal vivo invece tendiamo a suonare<br />

il più possibile in diretta, è un nostro<br />

punto di forza, l’applicazione da cui<br />

siamo nati. Il pubblico lo sa, lo avverte e<br />

lo apprezza.<br />

u Cosa vi hanno dato le recenti<br />

esperienze all’estero?<br />

In Europa è stato bello toccare città nuove<br />

per noi come Parigi e Berlino, o suonare<br />

a Londra in un locale più grande<br />

della volta precedente. Dopo varie puntate<br />

estemporanee era il primo vero tour,<br />

e la differenza si è fatta sentire. La voce<br />

sta passando, i giovani italiani sono fieri di<br />

portare i loro amici stranieri a sentire come<br />

suona il pop di casa nostra. Negli Stati<br />

Uniti è stato forse anche più bello, partire<br />

da Brooklyn dove è venuta a trovarci<br />

una nostra cover band di New York ci ha<br />

dato subito fiducia; suonare di fronte a un<br />

pubblico praticamente vergine di rock italiano<br />

è stato istruttivo e divertente.<br />

u Come avete interpretato la missione<br />

affidatavi dalla Rai, che vi<br />

ha chiesto di rimodernare il<br />

sound di Radio Due?<br />

In un primo tempo con un po’ di soggezione.<br />

Percepivamo la loro voglia di<br />

novità, ma anche una certa paura che esagerassimo,<br />

che fossimo estremisti sonori.<br />

Per il primo jingle di rete abbiamo<br />

guardato d’istinto agli Anni Sessanta inglesi,<br />

in particolare a un certo suono vintage<br />

della BBC e delle sigle delle serie di<br />

allora. Abbiamo anche comprato degli<br />

effetti adatti. Quella piccola suggestione<br />

d’epoca è stata approvata, così per gli incarichi<br />

successivi ci siamo fatti coraggio<br />

e abbiamo osato di più. Adesso l’ascoltatore<br />

trova il meteo, il GR, l’Onda Verde<br />

che evocano rimbombi dubstep, la musica<br />

che secondo noi meglio legge i tempi<br />

odierni, e non li trova per niente fuo-<br />

VIVAVERDI 2/2012


i contesto, sebbene sia difficile trovare<br />

una certa elettronica nei palinsesti Rai.<br />

u Che ruolo ha il diritto d’autore<br />

nella vostra vita professionale?<br />

E’ qualcosa d’importante, come del resto<br />

per tutti coloro che vivono o ambiscono<br />

a vivere delle proprie opere. Il rapporto<br />

con la <strong>Siae</strong> è indispensabile per<br />

passare dalla dimensione dell’hobby a<br />

quella professionale; non credo che senza<br />

gli utili dei diritti d’autore potremmo<br />

mantenere uno studio come il nostro, per<br />

esempio. E quindi progredire di conseguenza.<br />

Un aspetto importante è poi la<br />

tutela dell’artista rispetto alle edizioni e<br />

ai rapporti con le case discografiche. Spesso<br />

i ragazzi più giovani ci chiedono<br />

un’opinione sulle licenze Creative Commons,<br />

e noi spieghiamo che vanno anche<br />

bene per fare musica a livello amatoriale,<br />

ma che per passare alla professione occorre<br />

la <strong>Siae</strong>. Che non è perfetta, intendiamoci;<br />

per esempio una maggiore elasticità nei<br />

confronti degli stessi Creative Commons<br />

non guasterebbe. Come pure una più<br />

continua e capillare promozione degli artisti<br />

emergenti e l’elaborazione di strategie<br />

di sostegno ai colleghi in difficoltà.<br />

Tutti temi su cui riflettere.<br />

u Quanto portano e quanto tolgono<br />

al gruppo i progetti paralleli<br />

dei singoli componenti? Ne ricordiamo<br />

qualcuno: Boosta fa dj<br />

set, musica in proprio, radio ed è<br />

fondatore di una casa editrice, la<br />

ADD; Samuel lavora con i Motel<br />

Connection, fa parte del team di<br />

dj Krakatoa e dirige due etichette<br />

dance; Casacci fa il produttore,<br />

di recente per Eugenio Finardi<br />

e Massimo Zamboni, dirige il<br />

Traffic Festival e manda avanti<br />

uno studio; Vicio fa il produttore,<br />

tra gli altri di Serena Abrami<br />

e delle Yavanna; Ninja ha fondato<br />

gli LNRipley…<br />

Credo che a conti fatti diano e tolgano<br />

VIVAVERDI 2/2012<br />

nella stessa misura. Da una parte aiutano<br />

a rinnovare suono e prospettive<br />

della band mettendoci tutti a continuo<br />

confronto con altre esperienze, e servono<br />

a ridimensionarci, a capire come<br />

sia difficile imporsi senza l’ombrello<br />

del gruppo. La storia del rock ha dimostrato<br />

quanto spesso accada che le<br />

avventure soliste dei componenti di<br />

gruppi di successo non siano all’altezza<br />

delle loro aspettative. Dall’altra portano<br />

via energie e tempo, a volte sovrapporre<br />

i rispettivi calendari è disarmante,<br />

sembra che per i <strong>Subsonica</strong><br />

nessuno di noi abbia del tempo. Però<br />

alla fine si trova, ci si ritrova, e si riparte<br />

più forti di prima.<br />

u Cosa portate a casa dalla recente<br />

esperienza in Cina?<br />

È stato molto interessante, il retrogusto<br />

è la sensazione che il mondo possa andare<br />

avanti senza bisogno che glielo imponga<br />

l’Occidente. Abbiamo suonato a<br />

Pechino e Shangai in sale eccellenti e ben<br />

attrezzate, con personale competente. Ci<br />

siamo trovati di fronti a una comunità<br />

Ninja<br />

italiana molto giovane e dinamica, composta<br />

di architetti, designer, cuochi, artigiani<br />

attenti all’arte e alla musica. I connazionali<br />

erano molto numerosi soprattutto<br />

a Shangai, che è più occidentale,<br />

mentre Pechino è più cinese; è un po’ il<br />

rapporto che ci può essere tra Milano e<br />

Roma. Avevamo 800 persone a serata, gli<br />

italiani cantavano i pezzi ed i cinesi provavano<br />

a fare altrettanto con risultati facili<br />

da immaginare. La dittatura c’è, non<br />

lo si può negare; a noi hanno chiesto i<br />

testi prima di farci suonare per eventuali<br />

censure che poi non ci sono state. Però<br />

c’è anche uno stato che investe nell’arte<br />

e nella cultura in modo sensibile.<br />

u Quali sono i vostri progetti?<br />

Un’ultima tranche di tournée in estate,<br />

per chiudere il ciclo di Eden, che è anche<br />

coinciso con i quindici anni del nostro<br />

primo album. Poi, se non salta fuori<br />

qualcosa di inatteso, magari sempre all’estero,<br />

cominciare a impostare le prime<br />

sessioni per il prossimo album, sempre<br />

in campagna nella nostra atmosfera<br />

familiare.<br />

5


Altre novità sono segnalate<br />

nel sito <strong>Siae</strong> all’indirizzo<br />

www.siae.it/novantanovenovita.asp<br />

Mama Marjas e Miss Mykela<br />

WE LADIES<br />

Love University Records<br />

Album tutto al femminile e tutto reggae per<br />

Mama Marjas & Miss Mykela (Maria Germinario<br />

e Michela Giannini), giovani talenti<br />

del tacco d’Italia, che per la prima volta<br />

realizzano insieme un progetto discografico,<br />

col sostegno finanziario di Puglia Sounds.<br />

Con l’aiuto del famoso produttore londinese<br />

Adrian Sherwood e di quello salentino<br />

Francesco “Don Ciccio” Grassi, le due cantanti<br />

esplorano diversi stili, dalla jungle al<br />

drum’nbass, dall’elettronica al dub, dal reggae<br />

più classico alle nuove tendenze della<br />

dancehall giamaicana, con un autentico viaggio<br />

nelle sognanti sonorità caraibiche. Da segnalare<br />

alcuni brani davvero divertenti come<br />

Ancora, un difficile rapporto sentimentale,<br />

Tilt, sulla crisi economica, e Love University,<br />

sulle positive vibrazioni, in inglese (tutto<br />

il disco mischia i due linguaggi). L’album<br />

comprende anche un dvd, col docuvideo<br />

della registrazione del cd.<br />

6<br />

99 novità<br />

Sonohra<br />

LA STORIA PARTE DA QUI<br />

Sony Music<br />

Il nuovo disco di inediti dei Sonohra è composto<br />

da tredici brani, sette in italiano, quattro<br />

in inglese e due strumentali, che trattano<br />

d’amore e di temi sociali, come la violenza<br />

sui minori e la crisi di valori della società.<br />

Per la realizzazione dell’album, masterizzato<br />

presso i celebri Sterling Sound Studios di<br />

New York da Ted Jensen, il duo veronese,<br />

composto dai due fratelli, Luca e Diego<br />

Fainello (alle chitarre acustiche ed elettriche)<br />

ha collaborato con artisti come Hevia,<br />

Enrico Ruggeri, Eugenio Finardi, Roberta<br />

Di Lorenzo, la band americana dei Secondhand<br />

Serenade ed il rapper Michael Adrian.<br />

E’ un lavoro dai toni leggeri nel quale,<br />

leggendo i testi, si nota una ricercatezza e<br />

una precisione nei minimi dettagli. Un disco<br />

che vuole, secondo quanto dichiarato da<br />

Diego Fainello, risultare maggiormente rock,<br />

influenzato dalle nuove tendenze musicali<br />

dei due fratelli che si sono accostati a band<br />

come Muse e Nickelback.<br />

Giuseppina Torregrossa<br />

PANZA E PRISENZA<br />

Libellule Mondadori<br />

Una storia agile, ma non leggera, che attraversa<br />

l’atmosfera di mafia di cui è impregnata<br />

Palermo, insieme ai riti dedicati a Santa<br />

Rosalia che incantano per il coinvolgimento<br />

prodotto. Un canto che porta in alto la<br />

scrittura verso i sentimenti e il senso di giustizia,<br />

al di là delle convenzioni. Due indagini<br />

delicate. Tre poliziotti. Sette ricette di piatti<br />

prelibati, ma semplici come i profumi siciliani.<br />

Un pizzico, o forse più, di ironia. Uno<br />

scorcio della Sicilia che riporta alle sue tradizioni<br />

emotive e storiche. Cucinato come<br />

un buon piatto, questo libro si legge d’un fiato<br />

senza potersi fermare fino a scoprire il colpevole,<br />

il destino degli innocenti e delle passioni.<br />

Come afferma la protagonista: “Ogni<br />

delitto è per la società una ferita, perché cicatrizzi<br />

c’è bisogno di catturare il colpevole”.<br />

Giuseppina Torregrossa è stata per anni<br />

ginecologa, ma la propensione a raccontare<br />

l’ha ricondotta alla sua vera natura, quella di<br />

trasformare i veleni della realtà in un’efficace<br />

medicina della scrittura.<br />

VIVAVERDI 2/2012


Altre novità sono segnalate<br />

nel sito <strong>Siae</strong> all’indirizzo<br />

www.siae.it/novantanovenovita.asp<br />

Walter Beltrami<br />

PAROXYSMAL POSTURAL VERTIGO<br />

Auand/Egea<br />

L’idea per il titolo e l’intero concept dell’album<br />

è venuta al chitarrista bresciano, uno<br />

dei più originali musicisti jazz della nuova<br />

generazione, durante i sei mesi passati in<br />

compagnia di questo disturbo, con forti giramenti<br />

di testa e perdita dell’equilibrio. Così<br />

la vertigine si è trasformata in spinta creativa,<br />

in apertura verso nuove dimensioni con<br />

una carica d’energia straordinaria, in un grande<br />

impatto sonoro che celebra, infine, l’equilibrio<br />

ritrovato. Affiancato da un super quartetto<br />

- Jim Black alla batteria, Stomu Takeishi<br />

al basso elettrico, Francesco Bearzatti al<br />

sax e clarinetto e Vincent Courtois al violoncello<br />

- Beltrami tratteggia linee melodiche<br />

che si incrociano e si rincorrono, si toccano,<br />

rifuggono, nell’imprevedibilità di gran<br />

parte delle improvvisazioni, avviandosi verso<br />

universi profondamente vicini al calore<br />

del rock e al forsennato ritmo vitale quotidiano.<br />

Il sito Allaboutjazz Usa lo ha definito<br />

“incendiary and electrifying”.<br />

VIVAVERDI 2/2012<br />

99 novità<br />

Les Enfants<br />

LES ENFANTS<br />

ViaAudio Records- Libellula Music<br />

L’extended play è composto da quattro pezzi,<br />

prodotti artisticamente dalla band stessa<br />

e mixati con un risultato molto pulito da<br />

Manuele Santilli e Marco Manini, nato anche<br />

grazie agli stimoli di Matteo Camisasca<br />

(Aim/ViaAudio) e ai consigli di Federico<br />

Dragogna (Ministri). Nonostante la giovane<br />

età della band, si raggiunge nei brani una<br />

coerenza interna e un’unità di intenti ispirate<br />

al messaggio di speranza e di vita contenuto<br />

anche nei testi, che fanno riferimento<br />

a esperienze comuni di vita dei<br />

componenti del gruppo, tutti giovanissimi.<br />

L’obiettivo è stato quello di creare un prodotto<br />

molto vicino a quello del live, cercando<br />

di aggiungere meno parti possibili.<br />

La musica oscila tra il folk e il rock. Il sound<br />

riproduce quello della sala prove, con un<br />

lunghissimo riverbero. E’ stato anche realizzato<br />

un videoclip da Chiara Chinazzi, intitolato<br />

come un brano dell’Ep Io voglio bene<br />

ai miei amici.<br />

Le maschere di Clara<br />

ANAMORFOSI<br />

Materiali Musicali<br />

Prodotto da Max Monti dei Quintorigo, è<br />

un cd di una band assolutamente “unica” che<br />

propone “musica assoluta”. Tutto nasce dal<br />

desiderio di elaborare una sorta di “sfogo”<br />

artistico, frutto di studi classici e di una viscerale<br />

passione per il rock, cercando di legare<br />

due correnti culturali così lontane e allo<br />

stesso tempo idealisticamente vicine. La<br />

massima libertà armonica spinge inevitabilmente<br />

oltre la forma canzone, inducendo il<br />

violino ad esplorare sonorità astratte che eludono<br />

lo stereotipo tipicamente rock del basso/batteria/chitarra.<br />

A formare la band sono<br />

Lorenzo Masotto (voce, basso, tastiere),<br />

Laura Masotto (voce e violino elettrico) e<br />

Bruce Turri (batteria), tutti e tre con studi<br />

classici alle spalle. Rock, progressive, free-jazz,<br />

metal: tutte le etichette vanno bene per Le<br />

Maschere... ma, in definitiva, non si può costringerli<br />

in un genere preciso, tante che si<br />

potrebbe utilizzare per loro la definizione di<br />

«musica assoluta» che Ennio Morricone utilizza<br />

per descrivere tutto quello che non è<br />

leggera, rock, jazz e altro.<br />

7


Mario Martone è uno dei pochi<br />

artisti italiani a muoversi con disinvoltura<br />

(e notevole successo<br />

bisogna dire) tra cinema, opera lirica e teatro<br />

dove ha cominciato la sua attività. Non<br />

è usuale, almeno in Italia, che un regista sia<br />

capace di attraversare linguaggi tanto diversi,<br />

e di raggiungere in ognuno di questi campi<br />

un livello di eccellenza come il suo. Unico<br />

precedente di rilievo, oramai “storico” e<br />

lontano, fu Luchino Visconti, ma più di mezzo<br />

secolo fa. E un elemento di particolare<br />

interesse, è come nel percorso di Martone<br />

cinema teatro e lirica non marcino in ordine<br />

sparso, o separato, ma in qualche modo<br />

legati, tematicamente o per i riferimenti o<br />

le ascendenze. E’ un elemento molto particolare,<br />

questa “coerenza” visionaria, che merita<br />

di essere affrontata e approfondita con<br />

lo stesso regista.<br />

u Anche se, essendo ospiti qui di Vivaverdi,<br />

si deve notare come prima<br />

cosa che se i suoi approcci all’opera<br />

si bilanciavano agli inizi tra Mozart<br />

e Rossini, ora proprio il compositore<br />

di Busseto va assumendo<br />

un ruolo centrale nel suo lavoro: ai<br />

primi di giugno ha avuto esiti trionfali<br />

alla Scala la sua regia di Luisa<br />

Miller, e altri titoli verdiani ha in<br />

programma.<br />

Ed è stato anche un successo inaspettato, perché<br />

è un’opera difficile, che ha una tradizione<br />

scaligera di grandi insuccessi, e poteva<br />

davvero metter paura lavorarci. Dovevo farla<br />

due stagioni fa, poi fu rimandata, e finalmen-<br />

8<br />

INTERVISTA MARIO MARTONE<br />

L’inquietudine<br />

del presente<br />

di Gianfranco Capitta<br />

te l’appuntamento si è realizzato. E nel migliore<br />

dei modi: c’era un cast straordinario, e<br />

con il direttore Noseda avevo già lavorato<br />

molto bene per Fidelio: un’esperienza davvero<br />

felice, che dà l’avvio a un grande lavoro su<br />

Verdi alla Scala, dove l’anno prossimo dovrei<br />

mettere in scena la prima opera verdiana,<br />

Oberto, e si parla anche di un Trovatore…<br />

u E’ abbastanza curioso che in parte<br />

per caso (le chiamate dei sovrintendenti<br />

e dei teatri) ma anche per<br />

quello che deve essere un “disegno”<br />

artistico, Martone dopo essere entrato<br />

di prepotenza nell’ottocento<br />

soprattutto col film Noi credevamo,<br />

continua ad esplorarlo sempre più<br />

in profondità.<br />

In realtà è un viaggio nell’ottocento che partendo<br />

dalla preparazione di Noi credevamo e<br />

Dapprima regista teatrale, poi<br />

passato con successo dietro la<br />

macchina da presa, Mario Martone<br />

qui confessa il suo amore per<br />

l’Ottocento, per Giuseppe Verdi e<br />

per Giacomo Leopardi,<br />

protagonista del suo prossimo film.<br />

Il regista napoletano sul set di “Noi credevamo”<br />

arrivando alla realizzazione prossima del film<br />

su Leopardi, avrà la durata di dieci anni. Se<br />

è un “progetto”, certo non è avvenuto a tavolino:<br />

le cose si sono sviluppate una dall’altra,<br />

una dentro l’altra. Infatti mi piace parlare<br />

più di un “cantiere” che di un progetto.<br />

Tutto è cominciato nel 2003/2004 con il lavoro<br />

su Noi credevamo, e subito nel 2005 c’è<br />

stato il mio primo Verdi, che non a caso ha<br />

avuto luogo a Londra: è stato di grande interesse<br />

per me alternare alle prove del Ballo<br />

in maschera, la visita sempre più incuriosita (e<br />

con la macchina fotografica) dei luoghi che<br />

nell’ottocento erano stati di Mazzini e degli<br />

altri “cospiratori” europei. Lì si è stretto molto<br />

il legame con la cerchia dei libertari del<br />

risorgimento. Così che poi quando ho messo<br />

in scena Falstaff l’ho fatto in chiave risorgimentale;<br />

ho realizzato l’Otello a Tokio,<br />

VIVAVERDI 2/2012


e proprio da un brano di quell’opera verdiana,<br />

l’accompagnamento orchestrale di<br />

un’aria, è nata l’idea della colonna sonora di<br />

Noi credevamo, perché aderiva perfettamente<br />

al sentimento del film. E da lì è cominciato<br />

una sorta di “effetto domino”, cercando tutte<br />

le musiche di Verdi che dessero quell’atmosfera<br />

e quella senzazione.<br />

Posso dire che non per le loro idee, ma per<br />

assonanze della loro anima profonda, trovo<br />

molto vicine due figure come Verdi e Mazzini.<br />

Da un lato sono due “eroi” del nostro<br />

risorgimento, ma entrambi hanno dentro di<br />

sé una grande inquietudine, fin dagli inizi<br />

provano un senso profondo di disillusione,<br />

quasi una “nostalgia” per qualcosa che dovrà<br />

accadere, ma che nella loro intelligenza<br />

già presentono…<br />

u E che non finirà benissimo…<br />

Infatti. Ma è significativo che quando abbiamo<br />

cercato le musiche per il mio film, le<br />

abbiamo trovate non nell’ultimo Verdi, ma<br />

in quello degli inizi. Così come certe sensazioni<br />

sono esplicite nel Mazzini giovane,<br />

quello della Giovane Italia, un ragazzo nel<br />

pieno della sua forza, ma già pervaso da questa<br />

inquietudine, che ne fa un personaggio<br />

quasi shakespeariano. E’ molto bello e molto<br />

vero, quasi un ritratto profondo del nostro<br />

paese, il fatto che queste due grandi personalità<br />

dell’ottocento condividano quell’inquietudine<br />

che ancora oggi, a distanza di<br />

tanti anni e ormai nel XXI secolo, noi continuiamo<br />

a sentirci addosso. Infatti io non<br />

guardo a quel tempo come per un’indagine<br />

sul passato, ma perché è un modo di sentir<br />

vibrare il nostro presente.<br />

u Questo discorso non vale solo per il<br />

cinema e l’opera lirica: anche in teatro<br />

Martone ha preso un altro poeta<br />

e pensatore ottocentesco che aveva<br />

profonda la consapevolezza dell’infelicità<br />

e della disillusione, e dopo<br />

aver portato in scena, da Torino<br />

a Roma, da Recanati a Napoli e a<br />

Milano, le sue Operette morali, si appresta<br />

ora a rendere Giacomo Leopardi<br />

protagonista del suo prossimo<br />

film.<br />

VIVAVERDI 2/2012<br />

Foto dello spettacolo “Operette morali”.<br />

In primo piano da sinistra Renato Carpentieri, Totò Onnis e Giovanni Ludeno.<br />

Sotto un’altra foto dello spettacolo, con le scene curate da Mimmo Paladino.<br />

Nell’ultima foto Roberto De Francesco.<br />

Tutto il servizio è di Simona Cagnasso<br />

9


In poche righe...<br />

Nato a Napoli, Mario Martone festeggia quest’anno<br />

trent’anni di iscrizione alla <strong>Siae</strong>. Ha cominciato<br />

a lavorare nella sua città nel 1977, nel<br />

clima delle avanguardie di quel periodo, fondando<br />

il gruppo “Falso Movimento” e realizzando<br />

spettacoli che fondevano gli elementi del teatro,<br />

del cinema, della musica e delle arti visive<br />

come Tango Glaciale (’82), Il desiderio preso per<br />

la coda da Picasso (’85), Ritorno ad Alphaville<br />

da Godard (’86), tutti destinati a lunghe tournée<br />

internazionali. Nel 1987 ha dato vita a “Teatri<br />

Uniti”, una compagnia tesa all’incontro tra gli artisti<br />

napoletani della nuova generazione, fondendo<br />

insieme il suo gruppo con il Teatro dei<br />

Mutamenti di Antonio Neiwiller e il Teatro Studio<br />

di Caserta di Toni Servillo. Il suo primo lungometraggio,<br />

Morte di un matematico napoletano,<br />

ha vinto il Gran Premio della Giuria a Venezia<br />

nel ’92. L’amore molesto (’95), Teatro di guerra<br />

(’98) e L’odore del sangue (‘03) sono stati tut-<br />

Questo rientra in quello che definivo prima<br />

“cantiere”. Non avevo programmato di fare<br />

uno spettacolo sulle Operette morali e poi fare<br />

un film su Leopardi. Le Operette sono nate<br />

proprio dal lavoro su Noi credevamo, e dal-<br />

10<br />

ti presentati a Cannes. Ha realizzato numerosi<br />

documentari e cortometraggi e ha filmato alcuni<br />

lavori teatrali tra cui lo spettacolo-manifesto di<br />

“Teatri Uniti” Rasoi, su testi di Enzo Moscato. Tra<br />

le sue regie: Filottete di Sofocle (’87), Riccardo II<br />

di Shakespeare (’93), Terremoto con madre e figlia<br />

di Fabrizia Ramondino (’94), I sette contro<br />

Tebe di Eschilo (’96), Edipo Re (2000) e Edipo a<br />

Colono (’04) di Sofocle, I dieci comandamenti di<br />

Raffaele Viviani (2000), L’opera segreta di Enzo<br />

Moscato (2005) e, nel repertorio lirico, l’intera trilogia<br />

Mozart-Da Ponte al San Carlo di Napoli (da<br />

Così fan tutte ripreso anche a Ferrara nel 2000 e<br />

2004 con Claudio Abbado, al Don Giovanni nel<br />

2002, a Nozze di Figaro nel 2006), Lulu di Berg a<br />

Palermo (2001), Matilde di Shabran e Torvaldo e<br />

Dorliska di Rossini al ROF di Pesaro (2004-2006),<br />

Un ballo in maschera di Verdi con Antonio Pappano<br />

a Londra (2005), Antigone di Ivan Fedele al<br />

Maggio Musicale di Firenze (2007). Ha ricevuto<br />

le ricerche di anni sulla lingua dell’ottocento:<br />

Leopardi non aveva nulla a che fare col<br />

film, ma Leopardi è sempre stato presente<br />

per me, lungo tutto l’arco di lavoro di questo<br />

decennio. In quest’ambito ricade anche<br />

numerosi premi nei suoi diversi ambiti di lavoro,<br />

dai due David di Donatello per il cinema al premio<br />

Ubu per il suo impegno nel rinnovamento del Teatro<br />

di Roma, istituzione che ha diretto tra il ’99 e<br />

il 2000 compiendo un lavoro di radicale cambiamento<br />

della programmazione aprendo alle altre<br />

arti e alle nuove espressioni sceniche e fondando<br />

un teatro, l’India, ricavato da una vecchia fabbrica<br />

in disuso sul Lungotevere. Successivamente<br />

ha contribuito all’evoluzione del Mercadante come<br />

Teatro Stabile di Napoli, facendo parte per tre<br />

anni del suo comitato artistico; in questa veste ha<br />

realizzato il progetto Petrolio dal romanzo di Pier<br />

Paolo Pasolini (2004). Dal dicembre 2007 è stato<br />

nominato Direttore della Fondazione del Teatro<br />

Stabile di Torino. Nell’autunno 2010 è uscito nelle<br />

sale italiane Noi credevamo, ispirato all’omonimo<br />

romanzo di Anna Banti, che ha vinto il premio<br />

Alabarda d’oro per il miglior film e la miglior sceneggiatura.<br />

uno spettacolo che feci su Napoli, L’opera segreta,<br />

ispirato proprio all’arte di Anna Maria<br />

Ortese, Caravaggio e appunto Giacomo Leopardi.<br />

Come avevo fatto per Rasoi, in cui attingevo<br />

a diversi brani della Partitura di Enzo<br />

Moscato, uno dei nostri più grandi autori,<br />

mi servii delle sue “riletture” di quei tre<br />

grandi per il mio spettacolo. E quello era stato<br />

il mio primo contatto teatrale con Leopardi.<br />

Ma la sua voce non mi ha mai abbandonato<br />

in tutti questi anni. In maniera<br />

quasi inversa rispetto alla conquista personale<br />

di Verdi e Mazzini. Per loro si scopre<br />

sotto la patina talvolta anche retorica che li<br />

circonda, l’esistenza di questa disillusa inquietudine.<br />

Nel caso di Leopardi grava come<br />

un luogo comune l’elemento della tristezza,<br />

del pessimismo come afflizione, che<br />

invece leggendolo e scoprendolo con gli attori,<br />

si capisce che il pessimismo c’è, ma nasce<br />

da una energia vitale: ha un così forte<br />

rapporto con la vita da non poter dare che<br />

gioia. La lettura di Leopardi così, si rivela disperatamente<br />

entusiasmante.<br />

VIVAVERDI 2/2012


Anna Bonaiuto nel film “L’amore molesto” del 1995 tratto dal romanzo di Elena Ferrante.<br />

Sotto Barbara Valmorin e Franca Penone (di spalle) nelle “Operette morali”<br />

VIVAVERDI 2/2012<br />

11


quello che ho fatto<br />

della mia vita, avrei<br />

“Dopo<br />

potuto tollerare tutto,<br />

ma non di arrivare secondo”. Era<br />

questo il senso di una intervista che<br />

Bjorn Borg rilasciò alla vigilia del suo<br />

ritiro. Il sommo tennista svedese aveva<br />

appena avuto la medaglia d’argento<br />

al torneo di Wimbledon, e la dichiarazione<br />

svelò, davanti alla crudezza<br />

del fallimento, il suo vero concetto di<br />

sport. L’atleta, infatti, ammetteva che<br />

fino ad allora non aveva cercato la vittoria:<br />

l’aveva semplicemente pretesa,<br />

come qualcosa di sua esclusiva proprietà.<br />

“Dopo quello che ho fatto della<br />

mia vita”, diceva più o meno, “dopo<br />

averla ridotta a un’infinita serie di<br />

palleggi, dopo aver impoverito la trama<br />

del mio tempo fino a farne una<br />

monotona tessitura di scambi, dopo<br />

aver trasformato il mio destino nel<br />

movimento di un telaio inesorabile -<br />

dopo tutto questo, io non posso perdere”.<br />

E abbandonandosi alla sua delusione,<br />

con un gesto infantile e magnifico,<br />

lui, il numero uno della classifica<br />

mondiale, lui, la Macchina, smise<br />

improvvisamente di giocare.<br />

Questo ci riporta al libro di Andre Agassi,<br />

Open. La mia storia (Einaudi), il memoir<br />

di un altro grande campione, dove<br />

leggiamo: “Odio il tennis, lo odio con<br />

tutto il cuore, eppure continuo a giocare,<br />

continuo a palleggiare tutta la mattina,<br />

tutto il pomeriggio, perché non ho<br />

12<br />

LIBRI MARC PERELMAN<br />

Il grande flagello<br />

di Valerio Magrelli<br />

scelta. Per quanto voglia fermarmi non<br />

ci riesco. Continuo a implorarmi di smettere<br />

e continuo a giocare, e questo divario,<br />

questo conflitto, tra ciò che voglio e<br />

ciò che effettivamente faccio mi appare<br />

l’essenza della mia vita…”<br />

Ho ripensato a tali testimonianze, davanti<br />

al nuovo saggio di Marc Perelman, Sport<br />

Il nuovo libro del filosofo e<br />

architetto francese, Sport barbaro.<br />

Critica di un flagello mondiale<br />

(Medusa), approfondisce l’analisi e<br />

la riflessione sulla “religione del<br />

XXI secolo”. Nel circo mediatico<br />

mondiale si agitano enormi interessi<br />

economici che sostengono liturgie<br />

dalla spettacolarità malata.<br />

Barbaro. Critica di un flagello mondiale<br />

(Medusa). Questo filosofo e architetto<br />

francese ha pubblicato vari saggi<br />

fra cui Lo stadio barbaro (1998) e Il calcio,<br />

una peste emotiva (2006). A suo parere,<br />

lo sport odierno, paragonabile a<br />

un rullo compressore, spiana la strada<br />

a un progetto di società senza progetto,<br />

cioè senza ideali profondi. Perelman<br />

mostra inoltre le derive totalitarie<br />

e neofasciste dello sport, la sua<br />

spettacolarità malata. Ma il suo studio<br />

non è soltanto un tentativo di demistificare<br />

la “religione del XXI secolo”<br />

o la “decadenza della modernità”; esso<br />

rappresenta anzitutto una ricerca<br />

delle ragioni pulsionali che si scatenano<br />

nello sport mediatico.<br />

Ciò spiega come gli stadi possano diventare<br />

il teatro di istinti violenti e facilmente<br />

manipolabili. Si tratta di una<br />

riflessione che affonda le sue radici in<br />

Benjamin e nella Scuola di Francoforte.<br />

Sulla base di tali presupposti,<br />

Sport Barbaro afferma che oggi lo sport<br />

è arrivato a toccare livelli di autentica<br />

“oscenità”. Da qui la proposta di<br />

un neologismo, lo “sporno” (fusione<br />

di “sport” e “porno”), risultato, oltre che<br />

del doping, dello sfruttamento estremo<br />

della giovinezza e dell’energia fisica degli<br />

atleti. Così torniamo all’idea della<br />

macchina, una macchina orientata da forti<br />

interessi economici e politici, le cui liturgie<br />

muovono masse enormi, di cui noi<br />

stessi siamo parte.<br />

VIVAVERDI 2/2012


VIVAVERDI 2/2012<br />

L’ALTRA NAPOLI<br />

Sanità Music Studio,<br />

formazione da sogno<br />

di Adriana Pollice<br />

Musica e tecnologie danno nuova<br />

vita alla cinquecentesca basilica<br />

di San Severo, nel popolare<br />

rione Sanità di Napoli, dove a fine<br />

maggio ha aperto i battenti il Sanità Music<br />

Studio, parte del progetto “Musica e<br />

nuove tecnologie” realizzato dall’associazione<br />

L’Altra Napoli onlus, guidata da<br />

Ernesto Albanese. Un percorso finalizzato<br />

all’inclusione sociale e professionale<br />

attraverso percorsi di formazione. I primi<br />

sei ragazzi napoletani hanno avuto accesso<br />

a un corso per diventare tecnico<br />

del suono e dell’elaborazione audio-digitale.<br />

Docenti Paolo Termini, laureato<br />

in Musica applicata ai contesti multimediali<br />

e dal 1990 al fianco di Renzo Arbore<br />

nel progetto dell’Orchestra Italiana,<br />

e Gianni Mantice, fondatore nel 1988<br />

degli Almamegretta. Padrino della struttura<br />

il produttore e compositore Claudio<br />

Mattone.<br />

u Lei è da sempre vicino a progetti<br />

che coniugano musica e impegno<br />

sociale, l’espressività artistica<br />

come strumento per elaborare un<br />

vissuto spesso difficile. Ci può raccontare<br />

la sua esperienza?<br />

La mia esperienza con i ragazzi non solo<br />

della Sanità ma di tutti i quartieri più o<br />

meno difficili di Napoli è iniziata<br />

quando scrissi e misi in scena il musical<br />

C‘era una volta..Scugnizzi. Facemmo<br />

migliaia di provini ed era la prima volta<br />

che si dava tanta attenzione e fiducia ai<br />

giovani per un progetto così importante.<br />

Eravamo agli inizi degli anni duemila e<br />

il senso di quell’impresa era più o meno lo<br />

stesso che ha oggi il Sanità Music Studio:<br />

offrire, attraverso la musica e il teatro,<br />

un’opportunità di lavoro (e in qualche caso<br />

di salvezza) a tanti ragazzi che mostravano<br />

talento e volontà. Oggi molti di quegli<br />

attori, cantanti e ballerini esordienti,<br />

nonché tecnici, macchinisti... sono stimati<br />

artisti e professionisti. Lo stesso e persino<br />

di più auguro a questi ragazzi del rione<br />

Sanità. Anche quelli più difficili da queste<br />

parti hanno un grande cuore.<br />

u Napoli ha una scena musicale<br />

giovane che continua a sfornare<br />

artisti ma non ha più quel ruolo<br />

centrale nell’industria discografica<br />

che ha avuto in passato. E’<br />

possibile puntare su questo settore<br />

per rilanciare la città?<br />

La discografia tradizionale obiettivamente<br />

sta scomparendo e non credo che possa<br />

diventare un traino economico. Tuttavia<br />

mi sembra una buona cosa dare a dei<br />

Uno studio di registrazione<br />

tecnologicamente all’avanguardia e<br />

un corso di formazione per giovani<br />

musicisti nel cuore del rione Sanità,<br />

uno dei quartieri popolari della<br />

capitale del mezzogiorno. Ne<br />

parliamo con Claudio Mattone,<br />

autore e produttore, nume tutelare<br />

dell’iniziativa.<br />

giovani talenti la possibilità di esprimersi<br />

e di crescere, specialmente in un<br />

territorio come Napoli, che è<br />

storicamente un vulcano di creatività e di<br />

grandi artisti. Meglio la musica che altro...<br />

quindi io vedrei questa iniziativa<br />

dell’associazione L’Altra Napoli più come<br />

un fatto etico che come un fatto<br />

commerciale. Comunque si vedrà. Il<br />

futuro è di quelli che fanno. Intanto il<br />

Sanità Music Studio, oltre a essere una<br />

palestra dove misurarsi con le difficoltà<br />

di una gestione economica, è un luogo<br />

del sogno in un quartiere come la Sanità<br />

dove sognare fa bene.<br />

In alto due musicisti nella basilica di San Severo.<br />

Da sinistra Ernesto Albanese, Claudio Mattone, Luigi<br />

De Magistris, James Senese, Fabio Di Spirito<br />

(Fondazione Telecom Italia )<br />

e Paolo Termini (uno dei docenti)<br />

13


Nel cinema italiano di oggi rappresentano<br />

uno dei sodalizi più<br />

solidi e longevi. Silvio Soldini<br />

e Doriana Leondeff lavorano insieme da<br />

oltre quindici anni: il loro primo film, Le<br />

acrobate, risale, quanto a scrittura, al 1996.<br />

“Dopo L’aria serena dell’ovest e Un’anima<br />

divisa in due, i miei primi due film realizzati<br />

in ambito industriale e scritti entrambi<br />

con Roberto Tiraboschi, avevo<br />

14<br />

CINEMA SOLDINI/LEONDEFF<br />

L’aria serena<br />

della sceneggiatura<br />

di Franco Montini *<br />

voglia di provare a lavorare con altri sceneggiatori.<br />

Così -racconta Soldini- ne<br />

ho incontrati diversi, fra i quali Doriana,<br />

che mi ha subito intrigato. Il fatto che<br />

poi il film di cui mi stavo occupando, Le<br />

acrobate appunto, avesse per protagoniste<br />

due donne, una del nord, ed io sono milanese,<br />

ed una del sud, e Doriana è nata<br />

Bari, mi sembrava un elemento utile a<br />

favorire la collaborazione. All’epoca pen-<br />

Una profonda amicizia e tanti<br />

interessi comuni, così il regista<br />

Silvio Soldini spiega in<br />

quest’intervista il lungo sodalizio<br />

con Doriana Leondeff, la sua<br />

sceneggiatrice abituale. Una ditta<br />

che coinvolge spesso anche l’attore<br />

Giuseppe Battiston.<br />

savo di avere bisogno di un compagno di<br />

scrittura molto diverso da me. Lavorando<br />

con Doriana mi sono invece progressivamente<br />

accorto che mi trovavo bene<br />

con lei per tutta una serie di affinità<br />

che ci legano. Con il senno del poi, sono<br />

anzi convinto che il segreto del nostro<br />

rapporto così duraturo sia frutto, oltre<br />

che di un’autentica amicizia, che nel<br />

tempo si è cementata, di una serie di in-<br />

Claudia Gerini e Valerio Mastandrea in “Il comandante e la cicogna”<br />

VIVAVERDI 2/2012


teressi comuni, per cui ci capita spessissimo<br />

di segnalarci reciprocamente un film<br />

che ci è piaciuto, un libro, uno spettacolo.<br />

Tutte cose che successivamente diventano<br />

spesso lo spunto per scrivere un<br />

nuovo film”.<br />

“La collaborazione professionale con Silvio-<br />

commenta scherzosamente Doriana<br />

Leondeff- si è rivelata più lunga e duratura<br />

di qualsiasi rapporto affettivo che<br />

io sia riuscita a costruire nella mia sfera<br />

sentimentale. E pensare che l’avvio della<br />

nostra collaborazione è stato molto difficile<br />

e faticoso. Ricordo che il lavoro di<br />

scrittura de Le acrobate ha richiesto tempi<br />

lunghissimi, complicati dal fatto che<br />

Silvio ed io abitavamo, come del resto<br />

continuiamo ad abitare, in città diverse:<br />

lui a Milano, io a Roma. Per scrivere Le<br />

acrobate mi sono trasferita per un lungo<br />

periodo nel capoluogo lombardo, mentre<br />

successivamente ci siamo un po’ scambiati<br />

le trasferte, anzi per un certo periodo,<br />

durante la mia maternità e quando<br />

mio figlio era molto piccolo, accadeva<br />

più frequentemente che fosse Silvio a<br />

VIVAVERDI 2/2012<br />

venire a Roma, piuttosto che io a raggiungerlo<br />

a Milano”.<br />

Ma esiste un metodo di lavoro della pre-<br />

Giuseppe Battiston e Luca Dirodi in “Il comandante e la cicogna”.<br />

Sotto Doriana Leondeff e Silvio Soldini<br />

miata ditta Soldini-Leondeff? Gli interessati<br />

concordano sul fatto che una modalità<br />

di scrittura ovviamente esiste, ma<br />

sia complicata teorizzarla. “Prima ancora<br />

di metterci davanti al computer- spiega<br />

Soldini- ci si incontra, si parla, si discute.<br />

Nonostante la maggiore facilità di<br />

rapporti offerti dall’uso delle nuove tecnologie,<br />

personalmente avverto un bisogno<br />

di contatto per così dire fisico, devo<br />

cioè essere nella stessa stanza del mio<br />

sceneggiatore, devo parlargli o parlarle<br />

guardandolo negli occhi. Con Doriana<br />

discutiamo molto profondamente dello<br />

sviluppo della storia e della scaletta, poi<br />

nella fase di vera e propria scrittura, cerco<br />

di tenermi un po’ in disparte, lasciando<br />

questo compito agli altri- uso il plurale<br />

perché negli ultimi film abbiamo spesso<br />

lavorato anche con un terzo sceneggiatore-<br />

salvo intervenire successivamente<br />

per decidere cosa resta e cosa viene eliminato<br />

in una scena o in un dialogo”.<br />

“Nel nostro lavoro è difficile -concorda<br />

la Leondeff- teorizzare un metodo, anche<br />

perché ogni film ha alle spalle mo-<br />

15


dalità diverse. Ci sono storie che abbiamo<br />

scritto con grande facilità e leggerezza,<br />

divertendoci un mondo, come accaduto<br />

con Pane e tulipani, un film nato<br />

quasi per gioco, in attesa di riprendere<br />

l’attività su che un lavoro che si era arenato,<br />

Brucio nel vento, e poi che è stato<br />

realizzato solo successivamente. Mentre<br />

altri film, è il caso di Giorni e nuvole, hanno<br />

avuto una gestazione complicata e<br />

complessa, con molte, diverse stesure di<br />

sceneggiatura e alla fine hanno visto la<br />

luce, solo per la perseveranza e la determinazione<br />

con la quale Soldini ha combattuto<br />

per realizzarli. In ogni caso nel<br />

tempo, con Silvio si è creato un’intesa<br />

particolare che semplifica il lavoro di<br />

scrittura e mi consente anche libertà che<br />

non posso prendermi con altri registi.<br />

Con Silvio, ad esempio, so di poter osare<br />

parecchio nella scrittura, esagerare, andare<br />

volutamente sopra le righe, proprio<br />

perché Soldini è un regista che sul set<br />

tende a sottrarre e da qui nasce una bella<br />

alchimia, un perfetto equilibrio”.<br />

Un’altra modalità ricorrente nel lavoro<br />

della ditta Soldini/Leondeff è la verifica<br />

sul testo che viene eseguita una o due<br />

settimane prima dell’inizio delle riprese<br />

con una serie di prove con gli attori. “E’<br />

in questa fase- spiega ancora Dorianache<br />

si sperimenta concretamente la bontà<br />

e la veridicità dei dialoghi. Il risultato<br />

è che, a volte, si è costretti ad un lavoro<br />

di riscrittura per rendere tutto più fluido,<br />

coerente e convincente. Dopo di che<br />

il mio lavoro è praticamente finito. Per<br />

consuetudine, mi capita di assistere al primo<br />

ciak del film, ma non frequento abitualmente<br />

il set, ritenendo la mia presenza<br />

un po’ inutile. Piuttosto mi piace<br />

seguire il montaggio del film, che è anche<br />

un modo per riappropriarmi della<br />

scrittura”.<br />

Al momento sono sette i lungometraggi<br />

nati dalla collaborazione fra Soldini e<br />

Leondeff: in ordine cronologico sono Le<br />

acrobate, Pane e tulipani, Brucio nel vento,<br />

Agata e la tempesta, Giorni e nuvole, Cosa<br />

16<br />

Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher in “Cosa voglio di più”<br />

VIVAVERDI 2/2012


voglio di più e l’ancora inedito Il comandante<br />

e la cicogna, che si annuncia come una<br />

commedia corale di tono un po’ surreale,<br />

ma ricca di riferimenti alla realtà drammatica<br />

dei nostri giorni. Come si vede<br />

l’elenco comprende sia film leggeri, sia<br />

storie drammatiche, anzi i due generi tendono<br />

ad alternarsi. “Perché -confessa Soldini-<br />

mi piace cambiare spesso e lo spunto<br />

di un film, più che da un’idea di trama,<br />

nasce, nella maggioranza dei casi, proprio<br />

dal desiderio di esprimermi in un genere<br />

piuttosto che in un altro”.<br />

Ma, oltre a Doriana Leondeff, nel cinema<br />

di Silvio Soldini c’è un’altra presenza praticamente<br />

immancabile: quella di Giuseppe<br />

Battiston, che ha già recitato in sette<br />

film diretti dal regista milanese. Il rapporto<br />

con Soldini è cominciato nel 1993<br />

con Un’anima divisa in due e nei film di<br />

VIVAVERDI 2/2012<br />

scritti con la Leondeff, Battiston ha mancato<br />

solo Brucio nel vento. Naturalmente<br />

l’attore è presente anche ne Il comandante<br />

e la cicogna, dove, invecchiato rispetto alla<br />

sua vera età anagrafica, recita il ruolo di<br />

un cinquantenne. La sua costante presenza<br />

fa pensare che già in fase di scrittura<br />

Soldini abbia in mente un interprete per<br />

un certo personaggio. Ma l’interessato<br />

smentisce: “Mi è accaduto rarissimamente<br />

di scrivere un personaggio già avendo<br />

individuato l’attore che avrebbe interpretato<br />

il ruolo. In realtà è successo solo con<br />

Agata e la tempesta, dove, per il ruolo della<br />

protagonista ho sempre pensato a Licia<br />

Maglietta e per quello di Romeo a Battiston.<br />

Ma già l’attore che ha interpretato<br />

il terzo ruolo, Emilio Solfrizzi, è stato<br />

individuato solo successivamente. Ho l’impressione<br />

che avere già in mente un atto-<br />

Margherita Buy e Antonio Albanese in “I giorni e le nuvole”<br />

re per un certo ruolo, mentre il film si<br />

scrive, limiti e condizioni la creatività. Poi<br />

accade che successivamente mi capita di<br />

rivolgermi con regolarità a certi attori perché<br />

mi offrono molto, come accaduto<br />

spessissimo con Battiston, e più di recente<br />

con Alba Rohrwacher, presente in tutti<br />

gli ultimi miei tre film. Ma, sia con<br />

Giuseppe, che con Alba, ogni volta si sono<br />

inventati dei personaggi molto diversi<br />

da un punto di vista caratteriale, psicologico<br />

ed anche fisico. Insomma nel cinema<br />

si può anche usare lo stesso l’attore,<br />

ma l’emozione arriva solo se il personaggio<br />

che si propone riesce ad essere<br />

ogni volta completamente diverso”.<br />

*Complimenti a Franco Montini, nostro storico<br />

collaboratore, eletto presidente del SNCCI,<br />

sindacato nazionale critici cinematografici.<br />

17


Il titolo della mostra (e del catalogo<br />

pubblicato dalle edizioni del Cigno),<br />

Percorsi della figura, rimanda certamente<br />

al percorso di Savinio nel tempo,<br />

alla sua fedeltà alla pittura e alla figura:<br />

l’attraversamento oceanico di oltre mezzo<br />

secolo, spesso controcorrente o in bolina<br />

stretta, quasi in solitaria. Nel percorso<br />

cambiano i colori, le luci, talvolta i<br />

materiali, prevalgono alcune famiglie di<br />

soggetti rispetto ad altre. Ma non ci sono<br />

virate brusche o manovre improvvisate.<br />

Resta costante un sentimento, a volte<br />

malinconico e di perdita, altre volte<br />

affidato alle promesse di un ritorno, il nostos<br />

di una nostalgia per qualcosa di inafferrabile<br />

e sempre cercato (“l’età dell’oro”<br />

– titolo ricorrente - o perfino “la bellezza”).<br />

C’è il ritornare di onde lunghe, che<br />

sembravano riassorbite, e che invece<br />

montano di nuovo. Ma questo è solo un<br />

aspetto dei percorsi che le figure compiono<br />

attraverso Savinio, lungo i quali si<br />

possono situare i compagni di viaggio<br />

più amati, da Carrà e Sironi a Bonnard,<br />

attraversando le zone d’ombra gettate da<br />

tanti maestri, a cominciare da quelli famigliari,<br />

il padre Alberto e lo zio Giorgio<br />

De Chirico.<br />

L’altro percorso, più interessante e necessariamente<br />

unico, è quello che si ripete<br />

in ogni lavoro di Savinio e che forse<br />

prevale su tutte le altre motivazioni di<br />

questa lunga fedeltà alla figura: le parole<br />

più frequentemente usate dallo stesso artista<br />

per dirlo sono “affioramento” e<br />

18<br />

ARTE RUGGERO SAVINIO<br />

L’immagine interna<br />

di Stefano Velotti<br />

“emersione”. Ancora un movimento in<br />

acqua, dunque – spesso rilucente di luce<br />

mediterranea, oppure atlantica e ventosa,<br />

o quella più muschiosa e intima di<br />

fiumi e torrenti -, ma questa volta non si<br />

bada tanto alle scie, al solco della navigazione<br />

in superficie, orizzontale, su cui<br />

misurare lo spazio percorso, il tempo trascorso,<br />

i cambiamenti di andatura e gli<br />

incroci con altre rotte. Qui c’è un moto<br />

verticale, dalla profondità all’emersione,<br />

dal disorientamento delle acque fonde<br />

all’affioramento in superficie. Affiora-<br />

La Galleria nazionale d’arte<br />

moderna di Roma ha dedicato una<br />

grande mostra personale al pittore<br />

torinese, figlio di Alberto e nipote<br />

di Giorgio De Chirico. Con 92<br />

opere realizzate tra i tardi anni<br />

Cinquanta e il 2011.<br />

Foto Passeri<br />

menti ed emersioni sempre sul punto di<br />

riaffondare, di disfarsi di nuovo tornando<br />

a quella totalità indefinita su cui si stagliano<br />

precariamente.<br />

C’è una frase di Hans von Marées (“un<br />

esempio possibile di classicismo moderno”),<br />

spesso ripetuta da Savinio e ripresa<br />

dai suoi commentatori, secondo cui<br />

l’immagine – intesa come figura – non<br />

è l’inizio dell’opera, bensì il suo traguardo<br />

finale. L’inizio dell’opera è piuttosto<br />

una “immagine interna”, che non è affatto<br />

una figura, e neppure un serbatoio<br />

VIVAVERDI 2/2012


di figure o di loro frammenti già definiti.<br />

Tutte le figure nascono da questa esigenza<br />

di catturare un’ “immagine interna”<br />

mobile, dileguante, indefinitamente<br />

ricca e imprendibile, attraversata da percezioni<br />

visive e tattili, odori e sapori, temperature,<br />

brezze, calme piatte o turbolenze,<br />

pensieri e attese, parole ricordi speranze,<br />

fino ad allargarsi allo stato d’animo<br />

di quel momento, di quel luogo, colto<br />

sullo sfondo di una totalità che coincide<br />

con il modo in cui ci si sente più o<br />

meno vivi. Questo sembra essere chiarissimo<br />

a Savinio – pittore e scrittore colto<br />

e riflessivo –, che scorge esemplarmente<br />

“la fatica della nascita dell’immagine”<br />

in Courbet, “l’esatto contrario dei<br />

pittori pompier, dallo stile nitido e le forme<br />

polite…”. In realtà, credo, anche uno<br />

stile nitido e forme polite possono non<br />

tradire l’immagine interna. Il discrimine<br />

sta semmai proprio nel punto di partenza<br />

e nel “lavorio” che porta all’esito della<br />

figura: è come se i pittori pompier partissero<br />

da figure già formate, e non da<br />

“immagini interne” indefinite e flagranti,<br />

occultando così – innanzitutto a se<br />

stessi - il percorso della nascita della figura,<br />

arrivando a “figurare” troppo tardi,<br />

a cose già fatte. Lo sapeva bene Francis<br />

Bacon, anche lui fedele alla figura, ma<br />

lontanissimo dall’idea di dare “forma illustrativa”<br />

alla realtà, e lo diceva a modo<br />

suo, senza le mediazioni culturali che possiede<br />

Savinio: “la forma illustrativa rivela<br />

immediatamente, attraverso l’intelletto,<br />

che cosa rappresenta, mentre la forma<br />

non illustrativa passa prima per la sensazione<br />

e solo in un secondo momento,<br />

lentamente, riporta alla realtà”. O ancora:<br />

“Per me il mistero del dipingere oggi<br />

è il modo in cui rendere l’apparenza.<br />

So che può essere illustrata, so che può<br />

essere fotografata. Ma come può essere<br />

resa in modo da catturare il suo mistero<br />

dentro al mistero della fattura?”. Credo<br />

che questo “mistero” sia l’origine comune<br />

di modi tanto diversi – personali<br />

e singolari – di dare “figura” all’indefini-<br />

VIVAVERDI 2/2012<br />

to dell’esperienza. Eppure, sia Bacon che<br />

Savinio partono spesso da “illustrazioni<br />

fotografiche”, preferiscono avere davanti<br />

– specie nei ritratti – una fotografia invece<br />

che la realtà di persone o situazioni<br />

vive, attuali. Probabilmente qui la fotografia<br />

non guida “l’affioramento dell’immagine”<br />

a cui si mira – mediante<br />

quello strano “mirare” sospeso tra intenzionalità<br />

e abbandono, ricerca e caso, attività<br />

e passività, che è proprio del lavoro<br />

artistico –, quanto piuttosto funziona<br />

da “supporto” per una sorta di memoria<br />

involontaria, da madeleine rimasta sepolta<br />

o fluttuante nel tempo imprevedibile<br />

e complicato che scandisce la vita della<br />

mente.<br />

Un dipinto a prima vista inatteso può<br />

servire da esempio. Eseguito nel 2010, ad<br />

acrilico su tavola, si intitola Brighton Beach,<br />

ed è fatto con gli azzurri forse più<br />

violenti mai usati da Savinio, il quale lo<br />

racconta così: “viene da una fotografia di<br />

me stesso sulla spiaggia, scattata nel 1990.<br />

Si tratta quindi di una foto che ho presente<br />

da tanto tempo, ma che solo ultimamente<br />

‘mi ha chiamato’: ho sentito la<br />

voglia di fare qualcosa con quella leggerezza<br />

che stavo cercando e che ho voluto<br />

infondere nel quadro, era una sensazione<br />

nitida ma anche indefinita…”. A<br />

guardarlo, sembra di sentire l’odore dell’atlantico,<br />

la forza del vento salmastro,<br />

l’accecamento della luce, il freddo dell’acqua<br />

che lambisce i piedi nudi, il senso<br />

di libertà e solitudine che sanno dare<br />

solo quelle spiagge smisurate, e insieme<br />

lo sguardo attento di qualcuno che lo vede<br />

così, attraverso cui traspare la consapevolezza<br />

della fragilità e irripetibilità di<br />

quel momento… Chissà. È certo invece<br />

che – anche ammesso che abbia colto<br />

qualcosa di pertinente di quel dipinto –<br />

questo “percorso” in 92 figure non si cristallizza<br />

a sua volta in una figura, ma rifluisce<br />

ancora nelle immagini interne –<br />

arricchite, turbate, commosse – dei suoi<br />

spettatori.<br />

Brighton Beach, 2010<br />

19


Non C’è Due Senza Te, Giudizio<br />

Universatile, Io Tra Di<br />

Noi, la Settimana Enigmatica,<br />

e così via... Ma come nascono<br />

le tue canzoni? Prima il titolo, il testo<br />

o la musica?<br />

Dipende. Nascono in realtà da una necessità<br />

di scrivere, il che può sembrare<br />

molto banale, però è la verità. Ho cominciato<br />

a scrivere canzoni: sentivo di<br />

dover dire delle cose e di metterle giù,<br />

di concretizzare dei pensieri, forse perché<br />

non riuscivo ad esprimerli in un altro<br />

modo. Quindi ho trovato questa valvola<br />

di sfogo, questa via di fuga che è la<br />

forma “canzone”. Le cose che non riesco<br />

a dire in faccia, oppure parlando o<br />

scrivendo semplicemente, riesco a metterle<br />

in una canzone. Questo ti dà un<br />

senso di liberazione. E’ molto inutile, non<br />

serve a niente: non si risolvono la cose<br />

scrivendo le canzoni, però ti fa sentire un<br />

po’ meglio. Poi che cosa nasca prima dipende,<br />

a volte prima il titolo della canzone:<br />

ad esempio Non c’è due senza te, il<br />

titolo del mio secondo disco, lo avevo<br />

in mente da anni, da quando ancora non<br />

suonavo. Come anche Cuore di pietra. Mi<br />

sono detto, vorrei fare una canzone che<br />

s’intitoli Cuore di pietra e nel testo nascondere<br />

pietre preziose.<br />

u Ora che abbiamo rotto il ghiaccio<br />

vorrei entrare un attimo nel<br />

tuo territorio e sfidarti a calembour:<br />

caro Dente come ti è sal-<br />

20<br />

MUSICA INTERVISTA<br />

Il Dente del giudizio<br />

di Oscar Prudente<br />

Giuseppe Peveri, 36 anni, di<br />

Fidenza, ha una grande passione<br />

per i giochi di parole, i calembour<br />

ironici, le suggestioni agrodolci. Da<br />

ragazzo lo chiamavano col<br />

soprannome di Dente e con questo<br />

pseudonimo ha pubblicato svariati<br />

dischi e fatto tour di successo<br />

confermandosi uno dei cantautori<br />

più ironici e suggestivi delle nuove<br />

generazioni.<br />

Foto Ilaria Magliocchetti Lombi<br />

VIVAVERDI 2/2012


tato in mente di cantare una canzone<br />

di Prudente (Pensiero Stupendo<br />

di Oscar Prudente & Ivano<br />

Fossati, ndr)?<br />

Mi è stata commissionata da Radio Popolare<br />

Network e diventò la sigla della<br />

omonima trasmissione radiofonica. Infatti<br />

non la ho mai incisa tutta, son solamente<br />

quei 50 o 60 secondi. Ti sei arrabbiato<br />

quando l’hai sentita?<br />

u No, anzi mi ha divertito l’atmosfera<br />

vagamente caraibica della tua<br />

chitarra. È per scelta o per caso che<br />

ti sei legato ad etichette indipendenti<br />

e non ad una Major?<br />

Un po’ per scelta e un po’ per necessità.<br />

Quando ho cominciato, le proposte mi sono<br />

arrivate dalle indipendenti alle quali mi<br />

sono legato da subito. Poi sono arrivate le<br />

proposte delle Major che ho sempre scartato,<br />

un po’ perché erano tutte molto vaghe<br />

e un po’ perché fondamentalmente<br />

preferisco fare quello che mi pare.<br />

u Nel libro Anima Latina (di Renzo<br />

Stefanel, Ed. No Reply, ndr) è presente<br />

un tuo contributo. Il grande<br />

Lucio ha contagiato anche te?<br />

Sicuramente. Battisti è l’artista che ascolto<br />

da più tempo. Ho cominciato da bambino<br />

comprandomi le musicassette. Continuo<br />

ad ascoltarlo anche oggi e non mi<br />

stanca, anzi, ogni volta che ascolto i suoi<br />

dischi – specialmente Anima Latina – ci<br />

trovo sempre delle cose nuove. Probabilmente<br />

a 12 anni lo ascoltavo in modo diverso<br />

che non a 20, o da come lo ascolto<br />

oggi che faccio musica, quindi anche<br />

con diverse chiavi di lettura. La cosa che<br />

mi ha sempre affascinato di quel disco, la<br />

domanda che mi faccio sempre fin da bambino<br />

è: come ha fatto a fare un disco così?<br />

Non riesco a capire tecnicamente come sia<br />

stato possibile.<br />

u Battisti a parte, hai avuto altri<br />

modelli?<br />

Ho ascoltato tanta musica. Ho comin-<br />

VIVAVERDI 2/2012<br />

ciato ad appassionarmi come ascoltatore,<br />

non come suonatore, perché suonare<br />

mi sembrava una cosa molto difficile da<br />

fare. In realtà lo è. Oltre a Battisti ho<br />

ascoltato molti altri italiani che, ovviamente<br />

essendo italiano, sono quelli che<br />

più mi colpiscono. Ad esempio tutti i<br />

cantautori degli anni ‘60 e ‘70, come Gino<br />

Paoli, Sergio Endrigo, ecc.., che ascoltavo<br />

nelle cassettine che avevano i miei<br />

genitori in macchina; che poi ho ripreso<br />

da un po’ più grandicello, riascoltate<br />

con un’altra testa. Endrigo lo ascolto<br />

spesso con gran piacere ancora oggi.<br />

u Hai curato una tua rubrica sulla<br />

musica ne Il Fatto Quotidiano,<br />

scritto la postfazione del libro<br />

Swordfishtrombones – Tom Waits<br />

(di David Smay, Ed. No Reply), inserito<br />

un tuo racconto nel libro Suonare<br />

il paese prima che cada (di Andrea<br />

Scarabelli, Ed. Agenzia X). Quanto<br />

sei attratto dalla letteratura?<br />

Ne sono molto attratto, ma mi sento abbastanza<br />

incapace. In realtà scrivere è un<br />

sogno che ho da tanto tempo: ho iniziato<br />

a scrivere senza la musica perché ho<br />

cominciato a suonare abbastanza tardi,<br />

intorno ai vent’anni.<br />

Scrivevo delle piccole cose che non voglio<br />

definire poesie e neanche racconti;<br />

erano microracconti tra la prosa e la poesia,<br />

una cosa abbastanza strana, che poi<br />

ho sviluppato nella forma canzone che<br />

è quella che mi viene meglio.<br />

Però la letteratura, il romanzo, il racconto<br />

sono cose che mi affascinano molto,<br />

ma sono uno che lavora molto in sottrazione<br />

e quindi mi riesce molto difficile<br />

scrivere tanto. La rubrica per Il Fatto Quotidiano<br />

era di 1500 battute alla settimana,<br />

però per me era un lavoro molto impegnativo:<br />

ci mettevo una giornata intera<br />

per scriverla perché faccio fatica a dilungarmi,<br />

anche se con 1500 battute non<br />

è che proprio ci sia da dilungarsi molto.<br />

Curo molto la parola: cerco la parola<br />

giusta, il suono giusto, anche solo nella<br />

lettura, e quindi faccio molta fatica. Il piacere<br />

di scrivere un romanzo rappresenta<br />

un traguardo abbastanza difficile per me:<br />

è un po’ come fare Anima Latina.<br />

u Quali sono le tue letture preferite?<br />

Sono un lettore abbastanza distratto. Leggo<br />

tante cose, specialmente romanzi, però<br />

non ho né un genere né un autore preferiti.<br />

Leggo un po’ così, seguendo dei consigli<br />

o magari quando vado in libreria<br />

compro un po’ di libri ispirato dalle note<br />

di copertina o da qualche altro incipit. Però<br />

le prime poesie che mi hanno toccato<br />

veramente, che mi hanno fatto capire che<br />

con la lingua italiana si potevano fare cose<br />

straordinarie, le ho scoperte a scuola<br />

quando ho studiato i poeti ermetici, quando<br />

ho studiato Ungaretti. Lì mi si è aperto<br />

un mondo perché ho detto: cacchio,<br />

questo con tre parole mi sconvolge.<br />

u Forme dialettali provenienti dalla<br />

tua terra hanno influito nella<br />

stesura dei tuoi testi?<br />

Forse, un po’ inconsciamente, sì. Amo<br />

molto il mio dialetto, lo parlo. Non amo<br />

l’inflessione parmigiana, quella che ho,<br />

credo che sia abbastanza orribile. Un po’<br />

forse perché ci sono nato. L’erba del vicino<br />

è sempre più verde.<br />

u Credo sia questo, perché quando<br />

parli risulti molto simpatico...<br />

Eh, dicono tutti che è molto bello, anche<br />

la mia erre moscia è molto bella, ma<br />

io un po’ la odio. Comunque attraverso<br />

la mia ignoranza escono, sono uscite delle<br />

cose che vengono dal dialetto, forse un<br />

po’ inconsciamente, anche senza accorgermene,<br />

come una frase che ho scritto:<br />

“quel gioco qui” (vedi Oceano, dal cd Non<br />

c’è due senza te), che per me era italiana.<br />

u Il cd Non c’è due senza te contiene<br />

una canzone che mi ha colpito<br />

per il titolo: Scanto di Sirene.<br />

Cosa intendi per scanto?<br />

Per capire bisogna togliere le Esse, tutto lì.<br />

21


u Complimenti per la geniale costruzione<br />

de Le cose che contano,<br />

il brano contenuto nell’omonimo<br />

cd. “Uno non può fare così/<br />

Due volte l’anno l’assegno della<br />

<strong>Siae</strong>/Tremando mando tutto a puttane...”<br />

e di seguito fino a Dieci<br />

quelli che non mi ami più.<br />

I versi di Buon Appetito, traccia<br />

di L’amore non è bello, sono frutto<br />

di un’esperienza personale?<br />

Sì. Purtroppo quello che scrivo è tutto<br />

autobiografico. Non riesco tanto a<br />

scrivere di altre cose, nutro anche un<br />

po’ invidia per chi ce la fa. Mi ricordo<br />

di aver letto questa storia de La donna<br />

cannone con De Gregori che diceva:<br />

“ho letto un trafiletto su un giornale e<br />

poi ho scritto questa canzone”; un po’<br />

l’ho invidiato perché ha scritto un capolavoro<br />

partendo da un trafiletto letto<br />

su un giornale mentre faceva colazione<br />

al bar. Io queste cose non riesco<br />

a farle.<br />

u Charles Aznavour ha qualcosa a<br />

che fare con Io tra di noi?<br />

C’entra parecchio: Io tra di noi è un paradosso,<br />

e già mi piaceva il fatto che un paradosso<br />

facesse da titolo a un Cd, e inoltre<br />

rappresentava bene i contenuti del disco.<br />

A differenza della canzone di Aznavour<br />

(E io tra di voi, ndr.) in cui questa coppia<br />

veniva disturbata e probabilmente quasi<br />

sciolta da un terzo incomodo che rovinava<br />

la loro serata, nel mio caso - almeno<br />

nelle canzoni che sono in questo disco -<br />

il terzo incomodo non c’è: sono io stesso<br />

che mi si sono messo in mezzo.<br />

u Cosa stai progettando per il tuo<br />

futuro?<br />

Ho cominciato il tour estivo che andrà<br />

avanti fino a settembre. Poi comincerò<br />

a registrare il disco nuovo: ho già una<br />

manciata di pezzi. Non so in che tempi,<br />

perché vorrei fare con grande calma<br />

un lavoro abbastanza tranquillo e<br />

ben pensato.<br />

22<br />

In poche righe...<br />

Giuseppe Peveri alias Dente, nasce a Fidenza<br />

(PR) nel 1976. Poco più che adolescente Dente<br />

intraprende la sua avventura musicale come<br />

chitarrista dei Quic, passando per la band La<br />

Spina (con due album all’attivo), e poi la carriera<br />

solista, che lo porta nel 2006 a firmare per<br />

Jestrai, esordendo con il suo primo album ufficiale<br />

Anice in bocca. L’anno successivo pubblica<br />

Non c’è due senza te, subito accolto con<br />

calore da pubblico e critica, finendo nella rosa<br />

dei 20 migliori dischi italiani del 2007 scelti dal<br />

PIMI (Premio Italiano Musica Indipendente). Il<br />

14 febbraio 2009 esce l’album L’amore non è<br />

bello (Ghost Records/Venus), 13 tracce che<br />

confermano le straordinarie potenzialità del<br />

cantautore, con singoli in rotazione nelle radio<br />

nazionali, la realizzazione di due videoclip ed<br />

un intenso tour con la sua band nei club e nei<br />

festival di tutta Italia, per oltre 80 date live in<br />

meno di 12 mesi. Il 2010 si apre così con rinnovate<br />

energie, convogliate in un nuovo tour<br />

intitolato 1910, dedicato ai teatri, iniziato a fine<br />

gennaio a Modena e conclusosi a Milano il 16<br />

maggio, tour teatrale che ha visto il tutto esaurito<br />

per più di 20 date. Collaborazioni coi Per-<br />

Foto Ilaria Magliocchetti Lombi<br />

turbazione, per il brano Buongiorno Buonafortuna<br />

e con Il Genio, compagni di avventura nella<br />

rivisitazione di Precipitevolissimevolmente, il<br />

twist che è uno dei successi radiofonici dell’estate<br />

2010. Un anno tanto intenso si chiude<br />

con una serata speciale a novembre allo storico<br />

Teatro dal Verme di Milano con ospiti Manuel<br />

Agnelli, Le Luci della Centrale Elettrica, Il<br />

Genio, Enrico Gabriello, Max Collini e i Perturbazione.<br />

In qualche altra occasione si esibisce<br />

coi Calamari (Dente, Enrico Gabrielli dei Calibro<br />

35, Gianluca de Il Genio, F Punto e Federico<br />

Dragogna dei Ministri) il cui progetto riprende<br />

la tradizione del cabaret-canzone proponendo<br />

un repertorio originale affiancato ai<br />

grandi classici del genere, da Cochi e Renato<br />

ai Gufi e Jannacci. Dente scrive e canta con<br />

Missincat il singolo Capita che diventa una piccola<br />

hit in Germania, mentre per Brunori Sas<br />

canta in Il suo sorriso, brano incluso nell’album<br />

“Vol.2 - Poveri Cristi”. Da giugno 2012 è di nuovo<br />

in un lungo tour estivo, accompagnato da<br />

Andrea Cipelli (pianoforte, tastiere), Nicola Faimali<br />

(basso e contrabbasso), Gianluca Gambini<br />

( batteria).<br />

VIVAVERDI 2/2012


I SUCCESSI DI BELIEVE, NATA<br />

NEL 2006<br />

Dopo sei anni di attività, Believe Digital<br />

dispone di uffici in Francia, Italia (Milano,<br />

Roma e Siracusa), Inghilterra, Germania,<br />

Spagna, Usa, Israele. Solo in Italia<br />

il team di lavoro è composto da 18<br />

persone e prossimamente verrà incrementato<br />

con un unico obiettivo: fornire<br />

un servizio dedicato e maggiormente<br />

specializzato ad artisti ed etichette di<br />

tutti i generi musicali. Believe, infatti,<br />

vanta un catalogo eterogeneo che spazia<br />

dal rock al jazz, alla musica dance, latin,<br />

lounge, classica, opera, kids, hip hop, pop<br />

e distribuisce il meglio della musica italiana<br />

ed internazionale nel mondo. Sotto<br />

lo sguardo di Denis Ladegaillerie (nella<br />

foto), amministratore delegato di Believe,<br />

sono stati comunicati i bestseller<br />

del gruppo nell’ultimo anno: sul fronte<br />

rock Viva i romantici dei Modà, nel genere<br />

alternativa Hermann di Paolo Benvegnù<br />

e Nati per subire di Zen Circus, fra<br />

i cantautori H di Enrico Nascimbeni, nel<br />

pop Dove comincia il sole dei Pooh e Barbarossa<br />

social club di Luca Barbarossa, nella<br />

classica Sabiu no. 7 di Marco Sabiu, nel<br />

jazz Woman’s land di Stefano di Battista,<br />

nella dance il singolo Tacatà di Tacabro e<br />

nella children music 100 hits baby party.<br />

VIVAVERDI 2/2012<br />

VIVA • IN BREVE<br />

LE MESSAGGERIE MUSICALI<br />

DEL GRUPPO SUGAR<br />

Il Gruppo Sugar lancia un nuovo progetto<br />

web, Messaggerie Musicali (proprio<br />

lo stesso nome della catena di negozi<br />

di dischi,esistenti un po’ dappertutto<br />

in Italia, dagli anni ’60 e poi passati al<br />

gruppo Mondadori) dedicato agli appassionati<br />

di musica che potranno incontrare<br />

in diretta su Google+ alcuni dei<br />

principali artisti del Gruppo per rivolgere<br />

domande sulla loro professione e ricevere<br />

consigli su come intraprendere<br />

una carriera musicale. Il primo appuntamento<br />

in videoconferenza quello dell’11<br />

luglio con Caterina Caselli.<br />

Per partecipare al progetto è sufficiente<br />

iscriversi su http://messaggeriemusicali.sugarmusic.com/it/home-page,scaricare<br />

in maniera del tutto gratuita le basi<br />

midi di alcuni dei più famosi brani del<br />

catalogo editoriale Sugarmusic e divertirsi<br />

a realizzare le proprie video cover,<br />

caricandole e condividendole sul canale<br />

ufficiale http://www.youtube.com/grupposugar.<br />

Gli otto interpreti più talentuosi<br />

che riceveranno il maggior gradimento<br />

sul canale YouTube Sugar, potranno partecipare<br />

ogni mese ad un’esclusiva videoconferenza<br />

in diretta su Google+.<br />

AL VIA FEEZY,<br />

MUSICA IN STREAMING<br />

E’ stato presentato, in maggio a Roma,<br />

Feezy, il nuovo servizio italiano di musica<br />

digitale sviluppato da One Italia e Televideocom.Un’azienda<br />

italiana che punta<br />

su una tecnologia di grande qualità, su<br />

undici milioni di brani da ascoltare in<br />

streaming su computer e mobile in accordo<br />

con le major discografiche Emi,<br />

Sony, Universal e Warner. Si comincia da<br />

uno spazio di scambio e collaborazione<br />

chiamato «Amiamo la musica!», un marchio<br />

che intende promuovere un ascolto<br />

responsabile: legale, in alta qualità e a<br />

basso costo. Feezy, infatti, integra in un<br />

unico servizio lo streaming, la mobilità<br />

e la condivisione proponendo un modello<br />

alternativo di fruizione della musica,<br />

già molto diffuso in altri Paesi: niente<br />

più acquisti di singoli brani o album<br />

da scaricare ma accesso in abbonamento<br />

all’intero catalogo.<br />

Oltre ai brani distribuiti dalle quattro major,<br />

si potrà ascoltare la musica di centinaia<br />

di etichette indipendenti, con un catalogo<br />

in costante crescita. Strumento<br />

principe diventano i dispositivi mobili,<br />

smartphone e tablet, che si trasformano<br />

in music player di nuova generazione.<br />

23


24<br />

MUSICA INTERVISTA<br />

Enrico Rava,<br />

il maestro con la tromba<br />

Sei figlio di una pianista, sei un<br />

autodidatta che ha imparato sul<br />

campo anche a pensare, scrivere<br />

e arrangiare musica. Come ti sei<br />

avvicinato al mondo del jazz?<br />

Ero un appassionato di jazz sin dall’età di<br />

8-9 anni, avevo un fratello più grande e<br />

quindi approfittavo della sua collezione di<br />

dischi a 78 giri, li sentivo e mi sono appassionato<br />

al jazz, al grande cornettista Bix<br />

Beiderbecke e Louis Armstrong, avevo tutti<br />

i dischi di Miles Davis. A 17 anni andai<br />

a vedere il suo concerto al Teatro Nuovo<br />

di Torino col Modern Jazz Quartet, mi ha<br />

colpito come un ciclone, fu un autentico<br />

shock. Oltre ad essere un musicista pazzesco,<br />

divino, sublime aveva una presenza scenica<br />

enorme, alla Marlon Brando per capirci,<br />

come quando la macchina da presa<br />

inquadra altro ma l’occhio casca su di lui e<br />

non lo lascia più, per Miles era lo stesso, era<br />

dotato di un carisma incredibile. Quel concerto<br />

mi indusse a comprarmi una tromba,<br />

inizialmente per divertimento, poi ho<br />

cominciato a essere chiamato per partecipare<br />

a delle jam session, passando prima<br />

con musicisti dilettanti e poi professionisti.<br />

Fin quando non ho conosciuto Gato Barbieri,<br />

a Roma, che mi ha convinto a dedicare<br />

la mia vita alla musica. Il mio futuro<br />

previsto era nell’azienda familiare…<br />

u Quando ti sei convinto di potercela<br />

fare?<br />

Ero ancora un dilettante e non sapevo<br />

cosa fare. Incontrai questo Leandro Bar-<br />

di Flaviano De Luca<br />

bieri con i capelli cortissimi, in giacca e cravatta.<br />

Bastano poche note e capisco che è<br />

un gigante. Ero alle prime armi, ma lui mi<br />

incoraggia e dice che ho un bel suono. Più<br />

tardi, nel 1964, mollo Torino, la famiglia e<br />

lo raggiungo a Roma, dove abbiamo inaugurato<br />

uno spazio a Trastevere, presso il ristorante<br />

Meo Patacca, lì abbiamo suonato<br />

per nove mesi di fila. Il padrone allora era<br />

un americano, mister Remington (che ha<br />

fatto diverse partecipazioni in piccoli film)<br />

che disponeva di quest’intera piazzetta con<br />

una cava che voleva adibire a jazz club e<br />

così ci ha ingaggiato in tempi brevi. Già la<br />

E’ uno dei più famosi musicisti jazz<br />

italiani che si è confrontato con i<br />

linguaggi e gli artisti più vari.<br />

Quest’anno festeggia 50 anni di<br />

carriera e la <strong>Siae</strong> gli ha conferito il<br />

Premio per la Creatività, al festival<br />

di Spoleto. In questa intervista svela<br />

passioni e idiosincrasie.<br />

prima settimana ottenemmo un notevole<br />

successo, divenne il posto dove andare a<br />

passare la notte, suonavamo sei sere alla settimana<br />

e ci venivano ad ascoltare Mastroianni,<br />

Fellini, Anita Ekberg. E’ stata una<br />

specie di università, mi ha molto migliorato<br />

suonare con Gato Barbieri (nel gruppo<br />

c’erano anche Franco D’Andrea e Gegè<br />

Munari) proprio un attimo prima che diventasse<br />

strafamoso, volandosene a Parigi<br />

e incontrando Don Cherry. Era un piacere<br />

enorme. Poi ho incontrato Steve Lacy a<br />

New York e mi sono ritrovato di colpo a<br />

suonare coi miei idoli, ho ottenuto la carta<br />

verde, il permesso per vivere lì, e sono<br />

rimasto a Manhattan dieci anni.<br />

u Hai una discografia sterminata.<br />

Quali sono quelli che ami di più?<br />

Un disco del ‘78 Quartet col trombonista<br />

Roswell Rudd, quello che ha dato una<br />

grande svolta al suo strumento negli anni<br />

’60. Oppure Il giro del giorno in ottanta mondi,<br />

ispirato dalla lettura del libro di Cortázar,<br />

un libro di istruzioni per arricchire la<br />

vita. Quella di Cortázar è la storia di un<br />

grande amore per il jazz: il suo racconto su<br />

Parker, el persecudor, è forse il miglior testo<br />

mai scritto su un jazzista. Ho un rapporto<br />

buono con quasi tutti i miei dischi anche<br />

perché evito di ascoltarli… così se c’è<br />

qualcosa che non mi piace o un piccolo<br />

errore meglio lasciar perdere. Il mio preferito<br />

è sempre l’ultimo, il figlio più giovane,<br />

Tribe, uscito a ottobre dell’anno scorso<br />

e sicuramente Rava on the dance floor, que-<br />

VIVAVERDI 2/2012


sto lavoro sulle musiche di Michael Jackson<br />

che portiamo in concerto anche a<br />

Umbria Jazz con l’orchestra del Parco della<br />

musica di Roma. Dovrebbe anche uscire<br />

il disco, tra qualche mese, con l’etichetta<br />

Ecm. Ho mandato la registrazione del<br />

concerto di maggio e subito dopo mi è<br />

giunta la mail con la decisione di Manfred<br />

Eicher di pubblicare il disco. Io conoscevo<br />

Michael Jackson superficialmente ma<br />

un paio di mesi dopo la sua morte, tornando<br />

a casa da un tour ho trovato mia<br />

moglie che guardava un dvd del concerto<br />

di Bucarest che faceva parte della tournée<br />

di Dangerous. Mi sono fermato a guardare<br />

un attimo e sono rimasto così, col cappotto<br />

addosso, fino alla fine. Ero incantato e<br />

non potevo staccarmi dallo schermo. Da lì<br />

ho iniziato ad approfondire: viaggi in mac-<br />

VIVAVERDI 2/2012<br />

china con Michael Jackson a manetta tutto<br />

il giorno e ho scoperto cose straordinarie.<br />

Le sue ultime cose sono meravigliose.<br />

u Hai scritto due libri, Note Necessarie<br />

(Minimum Fax), un’intervista<br />

con Alberto Riva trasformata in<br />

un libro autobiografico, e Incontri<br />

con musicisti straordinari (Feltrinelli),<br />

coi ritratti di tanti strumentisti famosi<br />

coi quali hai diviso il palcoscenico.<br />

Hai acquistato un’enorme<br />

popolarità con l’imitazione radiofonica<br />

di Fiorello e fai anche<br />

degli affollati workshop…<br />

Adesso insegno molto meno. Una volta<br />

l’anno facevo un seminario di 15 giorni<br />

a Siena ma da un po’ di anni faccio solo<br />

tre giorni, sono molto legato alla Fon-<br />

© Robert Lewis/Ecm Records<br />

dazione Siena Jazz, ci vado da più di venti<br />

anni, e riesco sempre a individuare<br />

qualche talento fra i giovani che frequentano<br />

i corsi ad esempio Giovanni<br />

Guidi e compreso Gianluca Petrella che<br />

una quindicina d’anni fa suonava già benissimo,<br />

dopo un anno l’ho chiamato. A<br />

Siena lavoriamo su questi brani che io<br />

porto e ci mettiamo a suonare insieme<br />

come se fossero delle band autentiche, in<br />

generale faccio due gruppi, troviamo del<br />

materiale e lo suoniamo. La loro voglia<br />

di fare è una carica notevole, molto spesso<br />

succedono cose interessanti. Io continuo<br />

a parlare coi giovani, è un rapporto<br />

reciproco, c’è sempre qualcosa da imparare<br />

dai più giovani, quando una band<br />

funziona è un esempio di democrazia<br />

ideale, impossibile da riprodurre altrove<br />

25


nella vita. Con Fiorello ci siamo conosciuti<br />

lavorando ad un audiolibro per Camilleri<br />

e la cosa divertente è che lui si è<br />

appassionato alla tromba. Suonando tutto<br />

il giorno e facendo impazzire il suo<br />

entourage. All’inizio la tromba è molto<br />

difficile, già emettere un suono è un problema,<br />

non so se stia continuando ma<br />

suonava tantissimo…<br />

u Recentemente hai avuto accenti<br />

critici verso gli improvvisatori feroci,<br />

quelli che suonano le stesse<br />

cose da trent’anni…..<br />

Non so, io sento fortemente la voglia di<br />

cambiare, di fare cose nuove, di costruire<br />

melodie diverse, in qualche modo circolari.<br />

Invece ascolto artisti bravissimi rimasti<br />

intrappolati in questa ideologia del<br />

free jazz, una specie di lotta contro il resto<br />

del mondo, rimasta ferma agli anni<br />

‘70. Perciò non amo molto l’espressione<br />

musica afroamericana perché se è vero<br />

che c’è la memoria della schiavitù, il ritmo<br />

ancestrale dei tamburi, l’eredità nera<br />

nel dna del jazz c’è anche una componente<br />

di musica italiana, ebraica, europea,<br />

coi tanti strumentisti che provenivano<br />

dal vecchio continente.<br />

u Nel tuo gruppo abituale, Tribe, ci<br />

sono, Giovanni Guidi al piano e<br />

Gabriele Evangelista al contrabasso<br />

che hanno meno di trent’anni,<br />

Gianluca Petrella al trombone ne<br />

ha trentasette, Fabrizio Sferra alla<br />

batteria cinquantatre. E’ un giusto<br />

mix di giovani ed esperti.<br />

Sono i musicisti giusti, con una visione simile<br />

alla mia, non è giovani o vecchi. Basta<br />

che corrispondano alla mia idea, siano<br />

vicini a quello che io penso musicalmente,<br />

condividano la mia visione delle cose.<br />

Con la stessa curiosità che avevo da ragazzo,<br />

una voglia matta, sento sempre questa<br />

necessità di migliorare che mi mantiene<br />

giovane almeno mentalmente. Questi musicisti<br />

hanno quindi la massima libertà all’interno<br />

di quella che è la mia visione del-<br />

26<br />

la musica. Li ho scelti proprio perché c’è<br />

questa visione condivisa. Tra noi non c’è<br />

neanche bisogno di parlare, basta un accenno,<br />

un suggerimento e loro reagiscono<br />

nel modo giusto, che è tale perché<br />

è il modo loro, anche se può essere<br />

il contrario di quello che mi aspettavo o<br />

che avrei desiderato. Diverso è per i musicisti<br />

che vengono ai miei seminari. Io<br />

non do mai consigli ma a volte qualcuno<br />

mi chiede se facendo il musicista di<br />

jazz si può vivere e quanto si guadagna.<br />

La mia risposta è sempre la stessa: se ti fai<br />

questa domanda lascia perdere. Uno sce-<br />

I premiati a Spoleto<br />

glie la musica perché non ne può fare a<br />

meno, sei già pagato dal fatto di suonare.<br />

Se insieme a questo premio ti va anche<br />

bene economicamente tanto meglio.<br />

La musica mi ha salvato la vita. Vivere di<br />

musica è come fare un terno al lotto, non<br />

riesco a chiamarlo lavoro perché io l’adoro,<br />

una cosa che mi piace talmente, che<br />

mi diverte ancora oggi e forse la farei anche<br />

in condizioni più difficili e meno<br />

gratificanti ……<br />

u Come è il tuo rapporto con la<br />

<strong>Siae</strong>?<br />

Sono diventato socio abbastanza presto<br />

e sono sempre stato trattato bene dalla<br />

<strong>Siae</strong>. Mi ricordo che accadde in conseguenza<br />

del film Oggetti smarriti di Giuseppe<br />

Bertolucci (che l’aveva scritto con<br />

Mimmo Rafele, Lidia Ravera e Enzo<br />

Ungari). Io avevo composto la colonna<br />

sonora e il film fu selezionato per diversi<br />

premi. Ai tempi la domanda me la preparò<br />

il Direttore della <strong>Siae</strong> di allora ed<br />

ho conservato nel tempo un ottimo rapporto<br />

con la Società, tanto che al compimento<br />

dei 60 anni ho cominciato a ricevere<br />

il vitalizio. Poi improvvisamente<br />

sospeso dall’inizio di quest’anno.<br />

Venerdì 13 luglio, al Festival dei Due Mondi di Spoleto, è stato celebrato il “Premio <strong>Siae</strong> alla Creatività<br />

2012”, giunto ormai alla sua quarta edizione. Come ogni anno sono stati dati quattro Premi<br />

a giovani talenti emergenti (coreografo, scenografo, autore e compositore), più un premio alla<br />

carriera per un artista affermato. La premiazione è avvenuta sul palco del Teatro Romano prima<br />

della rappresentazione dello spettacolo di Danza “Semperoper Ballett Dresda”.<br />

Quest’anno la <strong>Siae</strong> e il Comitato di Esperti del Premio (comitato composto da: Giorgio Ferrara,<br />

Presidente e Direttore del Festival di Spoleto; Gaetano Blandini, Direttore Generale di <strong>Siae</strong>; Sabina<br />

Riccardelli, Vice Direttore Generale di <strong>Siae</strong>; Giancarlo Pressenda, Dirigente della Sezione<br />

Musica <strong>Siae</strong>; Alessandra Ferri;Franca Valeri e Gianni Quaranta) hanno scelto di assegnare il Premio<br />

alla Carriera al Maestro Enrico Rava.<br />

Ecco gli altri riconoscimenti. Premio Coreografo : Claudio Cangialosi (26 anni, siciliano, ballerino<br />

professionista prima alla Scala di Milano, dove si è diplomato, e attualmente in Germania); Premio<br />

Scenografo: Carlo Bondanini (33 anni, ha lavorato per la tv, il cinema, l’opera lirica); Premio<br />

Autore Teatrale: Giovanni Franci (30 anni, ha scritto e diretto Certi discorsi, Zoo, Questo silenzio).<br />

Premio Compositore: Alessandro Mannarino (33 anni, romano, cantautore metropolitano per eccellenza,<br />

dalle sonorità eclettiche e contaminate).<br />

VIVAVERDI 2/2012


VINCENZO SPERA<br />

A fine giugno è stato eletto nuovo presidente<br />

di Assomusica, l’associazione che<br />

con oltre 100 imprese aderenti rappresenta<br />

circa l’80 per cento degli organizzatori<br />

e produttori di spettacoli di musica<br />

dal vivo in Italia. Spera, promoter attivo<br />

dal 1974 nell’area genovese, resterà in<br />

carica per il triennio 2012-2015 e sarà coadiuvato<br />

da un nuovo consiglio direttivo.<br />

EPA/Ian Langsdon<br />

MATTEO GARRONE<br />

Ha ottenuto il Grand Prix al 65° festival del<br />

cinema di Cannes col suo nuovo film<br />

“Reality”, quattro anni dopo un analogo<br />

riconoscimento per il suo lavoro precedente<br />

“Gomorra”. Secondo il presidente<br />

della giuria Nanni Moretti: “Molti dei giurati,<br />

come me, sono stati colpiti dalla miscela<br />

di umorismo e dramma, dall’interpretazione<br />

del protagonista e dell’attrice<br />

che fa sua moglie, dal grande amore che<br />

il regista dimostra verso i propri attori, dalla<br />

capacità di rinnovare la tradizione della<br />

commedia all’italiana”.<br />

VIVAVERDI 2/2012<br />

Complimenti a...<br />

FRANCESCO GUCCINI<br />

Ha ricevuto la laurea ad honorem dall’American<br />

University of Rome. Con la seguente<br />

motivazione: “Ispirato da musicisti<br />

come Bob Dylan, le Sue canzoni hanno<br />

anche contribuito a portare in Italia<br />

una certa idea di America, Paese che ha<br />

conosciuto prima attraverso le storie del<br />

prozio Amerigo, emigrato e poi tornato in<br />

Italia, e più tardi attraverso la letteratura<br />

e la musica della Beat Generation”.<br />

Foto Luigi La Selva<br />

LUCA RONCONI<br />

Ha ottenuto il Leone d’oro alla carriera per<br />

il settore Teatro della Biennale di Venezia.<br />

“Riconosciuto in tutto il mondo come uno<br />

dei massimi rappresentanti del teatro di regia,<br />

che ha attraversato dagli anni ‘60 con<br />

passione sperimentale misurandosi con<br />

spazi e tempi inconsueti, Luca Ronconi –<br />

secondo le parole di Àlex Rigola che lo ha<br />

proposto - è stato autore di grandi narrazioni<br />

teatrali, dall’Orlando Furioso a Gli ultimi<br />

giorni dell’umanità e Infinities, ma ha<br />

anche saputo generosamente e costantemente<br />

guardare alla trasmissione dei saperi<br />

tra generazioni, facendosi guida per<br />

tanti giovani allievi”.<br />

MANUELA GHIZZONI<br />

E’ stata eletta presidente della Commissione<br />

cultura della Camera (con 33 voti a<br />

favore, 2 schede bianche e nessun contrario).<br />

La parlamentare, deputata del Pd,<br />

è nata nel 1961 a Carpi, è ricercatrice in<br />

Storia medievale presso la Facoltà di<br />

Scienze della formazione dell’Università di<br />

Bologna.<br />

PAOLA MAZZUCCHI<br />

E’ stata eletta presidente di EDItEUR, la più<br />

importante organizzazione al mondo (con<br />

oltre 90 nazioni) sugli standard per l’editoria.<br />

Mazzucchi ha seguito per l’Associazione<br />

Italiana Editori il progetto Arrow e lavora<br />

dal 2005 sugli standard internazionali, in<br />

relazione alle attività di EDItEUR nell’ambito<br />

degli standard per la comunicazione delle<br />

informazioni bibliografiche (in particolare<br />

con lo standard Onix), per i processi di ecommerce<br />

e per i diritti d’autore.<br />

27


Il cinema nelle scuole? Affascina gli<br />

studenti e li rende migliori. Non è<br />

uno slogan, ma la sintesi a conclusione<br />

di “Cinema&Storia”, l’iniziativa varata<br />

nel 2009 dalla Provincia di Roma,<br />

per volontà del suo Presidente Nicola<br />

Zingaretti, giunta alla terza edizione. E<br />

che ha coinvolto, solo quest’anno, 50 istituti<br />

di Roma e provincia, 90 classi, 50<br />

docenti, per un totale di oltre duemila<br />

studenti che hanno visto e discusso con<br />

i propri insegnanti sei film (venti nel<br />

triennio), prezioso cofanetto di una più<br />

ampia e progressiva library a disposizione<br />

degli istituti, che include titoli spesso introvabili<br />

del nostro secondo dopoguerra.<br />

E che fanno parte di quel primo elenco<br />

di 100 e più film da salvare, e dal quale<br />

non si può prescindere, stilato dalle<br />

Giornate degli Autori.<br />

Il cinema li affascina per loro stessa ammissione.<br />

E per quella degli insegnanti, i<br />

più entusiasti. Dice la professoressa Fiorella<br />

Mariani del linguistico James Joyce<br />

di Ariccia: “Seguo il progetto dall’inizio<br />

ed è gestito in maniera eccezionale, per<br />

la qualità delle persone scelte, degli esperti<br />

invitati, degli attori e dei registi che incontriamo,<br />

per la qualità della formazione<br />

che a ogni ciclo ci viene offerta.<br />

Un’esperienza unica. Con la possibilità<br />

di recuperare film mai visti”.<br />

E i ragazzi come reagiscono e interagiscono?<br />

“All’inizio sono un po’ perplessi<br />

– ammette la docente –, specie per i film<br />

in bianco/nero. Non sono abituati, e al-<br />

28<br />

ROMA SCUOLE<br />

Cinema & storia,<br />

lezioni di qualità<br />

di Alberto Ferrigolo<br />

Veronica Pivetti con Emilio e Paolo Taviani<br />

lora tocca a noi guidarli. Poi apprezzano<br />

e finiscono con il citare le pellicole viste<br />

anche in contesti diversi dall’ambito scolastico.<br />

Un bel risultato, no…?” chiede<br />

con malcelata soddisfazione.<br />

“Non c’è dubbio che il cinema sia uno<br />

strumento ricco e interdisciplinare” dice<br />

con piglio molto sicuro Marco Zingaretti<br />

(omonimo e non parente, neppure<br />

alla lontana, del Presidente della<br />

Provincia, ndr) che l’anno scorso con tutta<br />

la 5 D del Morgagni di Roma s’è aggiudicato<br />

la “Menzione speciale della<br />

Cento film per raccontare un paese,<br />

l’Italia. Si è conclusa la terza<br />

edizione della rassegna che ha<br />

coinvolto insegnanti, studenti, attori<br />

e registi. Attraverso la visione delle<br />

pellicole, selezionate dalle Giornate<br />

degli Autori, si comprendono usi,<br />

costumi e mutamenti della società.<br />

giuria” per l’elaborato - un Dvd - Io sono<br />

l’universo: “Per la sua particolare forza<br />

narrativa, per la sensibilità, le caratteristiche<br />

della sceneggiatura e del montaggio<br />

e anche per la forza della recitazione”.<br />

Tanto che Cinecittà Luce, partner dell’iniziativa,<br />

ha segnalato il film al Festival<br />

internazionale di Venezia e in altre<br />

rassegne. “Attraverso i film – prosegue il<br />

ragazzo, oggi universitario – abbiamo appreso<br />

e approfondito quel che stavamo<br />

studiando, non solo il periodo, ma anche<br />

gli usi e i costumi, l’economia del tem-<br />

VIVAVERDI 2/2012


po, la società. E poi abbiamo conosciuto<br />

da vicino registi, sceneggiatori, attori e<br />

autori che mai avremmo avvicinato. Ricordo<br />

ancora le sensazioni che la proiezione<br />

di Roma città aperta mi ha trasmesso:<br />

quel senso di profonda impotenza e<br />

frustrazione storica e di vita che hanno<br />

subito i protagonisti dell’epoca, costretti<br />

ad annullarsi e nascondersi per sfuggire<br />

alle persecuzioni naziste”.<br />

Maria Luisa Michesi, che del Morgagni<br />

è la preside, non ha dubbi: “Il progetto<br />

della Provincia, che opera con partner<br />

competenti e qualificati come le Giornate<br />

degli Autori e Cinecittà Luce, è importante<br />

perché rende concreta la pratica<br />

della complessità didattica. Del sapere<br />

e della sua acquisizione. Gli studenti<br />

sono costretti a operare una sintesi di più<br />

materie e di più linguaggi. È evidente<br />

che un’esperienza simile sottopone a<br />

molteplici sollecitazioni, che finiscono<br />

VIVAVERDI 2/2012<br />

per affinare le capacità cognitive degli<br />

studenti. Un lavoro trasversale, che ha<br />

molte ripercussioni e implicazioni, anche<br />

se magari viene caricato, in particolare,<br />

su talune discipline, come l’italiano<br />

o la storia, ma che include anche la psicologia”.<br />

“Io ho fatto fare anche recensioni dei<br />

film che abbiamo visto” dice la prof. Mariani<br />

“o ho fatto raccontare ai ragazzi gli<br />

incontri con il regista Aureliano Amadei<br />

o Pierfrancesco Favino. Bellissimi, poi, i<br />

colloqui con Gregoretti, Scola, i Taviani,<br />

emozionanti quelli con Monicelli e Rosi.<br />

Vedere i film, decodificarli, discuterli<br />

insieme è entrare nel linguaggio del cinema<br />

e costruire un antidoto alla tv”.<br />

Tommasina Carravetta, del Tecnico industriale<br />

Enrico Fermi di Frascati, che<br />

con le classi del suo istituto ha già vinto<br />

ben due edizioni di “Cinema&Storia”,<br />

dichiara che da tempo usa il cinema per<br />

L’esibizione di Fiorella Mannoia<br />

la didattica: “I versanti utilizzabili sono<br />

di diverso tipo: c’è quello meramente storico<br />

attraverso cui si fanno indagini documentali<br />

e testuali, c’è poi quello dell’emozione,<br />

per nulla secondario, perché<br />

una volta sedimentata dà struttura alla<br />

propria cultura. In genere, do molto rilievo<br />

agli sceneggiatori, perché dalla scrittura<br />

non si può prescindere. È da qui che<br />

passano le idee, tutte le idee”. E gli studenti?<br />

“All’inizio sono un po’ reticenti.<br />

Ci sono quelli che si fidano e quelli che<br />

non vedono prospettive. Ma poi si sciolgono.<br />

Il cinema finisce per diventare anche<br />

il loro immaginario”.<br />

Effetti concreti? “Che al cinema ci vanno<br />

di più. E scelgono meglio. A volte si<br />

avvicinano ai cineforum. Un anno però<br />

non basta, tre sono qualcosa, ma ci vuole<br />

tempo. Perciò auspichiamo che l’iniziativa<br />

della Provincia prosegua e si rafforzi”.<br />

29


30<br />

LETTERATURA PREMIO GOLIARDA SAPIENZA<br />

Racconti dal carcere,<br />

autobiografie borderline<br />

Oltrepassare la soglia del carcere<br />

romano di Rebibbia crea una<br />

sensazione opprimente. Un<br />

luogo di detenzione e sofferenza che suscita<br />

impressione sugli animi sensibili. Eppure,<br />

in un pomeriggio del maggio scorso,<br />

quel luogo è stato animato da un momento<br />

di creatività e di cultura, di riscatto<br />

e, a tratti, persino di gioia. Merito della<br />

giornalista e autrice Antonella Bolelli<br />

Ferrera e di Pino Insegno, che hanno<br />

presentato, con la giusta dose di sobrietà<br />

e verve intonate alla manifestazione, la<br />

cerimonia di premiazione dei vincitori<br />

della seconda edizione del Premio letterario<br />

“Goliarda Sapienza - Racconti dal<br />

carcere”, ideato dalla stessa Bolelli Ferrera<br />

e promosso dalla SIAE Società Italiana<br />

Autori Editori, dal Dipartimento<br />

dell’Amministrazione Penitenziaria<br />

(DAP), dall’Associazione Inverso e dalla<br />

RAI Radiotelevisione Italiana. L’iniziativa,<br />

che vede la presenza di autorevoli<br />

personalità della cultura, tra le quali Dacia<br />

Maraini in veste di madrina del Premio<br />

ed Elio Pecora in veste di presidente<br />

della Giuria, è rivolta ai detenuti negli<br />

istituti penitenziari che abbiano scritto<br />

un racconto dai contenuti autobiografici.<br />

Il teatro del carcere, divenuto noto al<br />

grande pubblico grazie al successo del<br />

film Cesare deve morire dei Fratelli Taviani,<br />

girato interamente all’interno di<br />

Rebibbia, ha visto alternarsi sul palco i<br />

venti detenuti finalisti, accompagnati dai<br />

Foto di Gaetano Pezzella<br />

di Massimo Nardi<br />

rispettivi tutor (giornalisti e scrittori affermati).<br />

Non tutti hanno potuto essere<br />

presenti di persona, ma, tra gli assenti,<br />

c’è stato chi ha voluto testimoniare la<br />

sua partecipazione con un video: è il<br />

caso di Federico Moccia, che ha inviato<br />

il suo filmato dall’Argentina, e di Valerio<br />

Evangelisti, tutor del primo classificato<br />

Francesco Fusano (titolo del<br />

racconto vincitore: “Borderline”). Non<br />

Dal premio letterario è stato tratto<br />

un libro con i racconti degli autori<br />

finalisti. L’antologia “Siamo noi,<br />

siamo in tanti - racconti dal<br />

carcere”, edita da Rai Eri, è stata<br />

presentata al Salone del libro di<br />

Torino 2012.<br />

sono mancati i momenti toccanti, come<br />

quando lo scrittore Erri De Luca,<br />

abbracciando il “suo” detenuto Salvatore<br />

Saitto (che ha ricevuto una menzione<br />

speciale), ha spiegato che, nella<br />

vita, a volte basta poco per tracciare il<br />

confine fra la normalità e l’esclusione<br />

sociale.<br />

Per approfondimenti: www.raccontidalcarcere.it<br />

VIVAVERDI 2/2012


Ci trasmettono entusiasmo<br />

La scintilla di tutto è stato il ricordo di una<br />

scrittrice, Goliarda Sapienza (1924-1996),<br />

che proprio nel triste scenario del carcere,<br />

dove fu detenuta per un piccolo furto,<br />

trovò l’ispirazione per scrivere L’università<br />

di Rebibbia, la sua opera più stimata dalla<br />

critica. Da qualche anno le edizioni Einaudi<br />

stanno pubblicando le sue opere inedite,<br />

a cominciare da L’arte della Gioia<br />

(2008), Io, Jean Gabin (2010) e Il vizio di parlare<br />

a me stessa (2011). Ne parliamo con Antonella<br />

Bolelli Ferrera, ideatrice ed organizzatrice<br />

del Premio Goliarda Sapienza.<br />

u L’antologia “Siamo noi, siamo in tanti<br />

- Racconti dal carcere”, contenente<br />

i racconti finalisti del Premio,<br />

è stata presentata a Torino. Quale sarà<br />

l’atteggiamento dei lettori nei<br />

confronti di storie drammatiche che<br />

non sono mediate dal filtro dell’invenzione,<br />

ma riportano in diretta un<br />

vissuto autobiografico?<br />

Posso immaginare che per molti sarà di<br />

curiosità e stupore di fronte a vicende che<br />

sembrano da film, invece sono realmente<br />

vissute. C’è chi sarà più colpito dalle descrizioni<br />

di vita all’interno delle carceri,<br />

che in alcuni casi sembrano farci sprofon-<br />

Ha letto le motivazioni dei riconoscimenti<br />

e ha dialogato con tutor e finalisti.<br />

Abbiamo chiesto al poeta Elio Pecora,<br />

presidente della Giuria del Premio<br />

Goliarda Sapienza, di raccontarci la sua<br />

esperienza.<br />

u Nella storia della letteratura, uno<br />

dei sentimenti più diffusi che muove<br />

gli autori è l’esigenza di libertà.<br />

Qual è, invece, l’atteggiamento di<br />

chi sperimenta quotidianamente<br />

l’assenza di libertà?<br />

Credo nella libertà come in un bene difficilmente<br />

raggiungibile, se per libertà si-<br />

VIVAVERDI 2/2012<br />

dare nel Medioevo. Certamente desterà<br />

meraviglia lo stile di alcuni racconti che<br />

sembrano fuoriuscire da penne affermate.<br />

Chissà, un giorno forse qualcuno di loro<br />

lo diverrà per davvero….<br />

u Il Premio letterario “Goliarda Sapienza”<br />

potrà avere una funzione per<br />

riaffermare il valore, anche sociale,<br />

della letteratura?<br />

Sarebbe presuntuoso pensare di avere una<br />

simile funzione. Certo, il nostro intento va<br />

in quella direzione, ma un premio letterario<br />

da solo è una goccia nel mare. La cosa<br />

importante, comunque, è dare conti-<br />

Antonella Bolelli Ferrera e Elio Pecora durante la premiazione<br />

Foto di Gaetano Pezzella<br />

La libertà e la memoria<br />

gnifichiamo l’assenza di costrizioni, di regole,<br />

di paure, tanto da poter affermare<br />

che pochi uomini, e raramente, arrivano<br />

a sentirsi liberi. Se a questo aggiungiamo<br />

l’impedimento grave che viene dal<br />

carcere la libertà appare una chimera. E<br />

pure, da una stanza con le porte aperte<br />

nel mondo, come dalla cella di una prigione,<br />

il pensiero e l’immaginazione, la<br />

ricerca della verità, la discesa nella memoria<br />

e nei significati della propria esistenza,<br />

significano un pieno esercizio della<br />

sola libertà che un uomo può conoscere,<br />

quella della mente e del cuore.<br />

nuità al progetto e non relegarlo al momento<br />

conclusivo della premiazione che<br />

passa e va. Le iniziative parallele che stiamo<br />

mettendo in atto – come la realizzazione<br />

di radiodrammi all’interno delle<br />

carceri, che vedono i detenuti nel duplice<br />

ruolo di coautori e di attori interpreti<br />

di personaggi letterari rielaborati per<br />

l’occasione – hanno proprio lo scopo di<br />

mantenere vivo l’interesse e l’impegno<br />

per la lettura e la scrittura in quel mondo<br />

ristretto. Ricevo tantissime lettere dai<br />

detenuti che hanno partecipato al Premio<br />

Goliarda Sapienza, anche da quelli<br />

che non sono stati selezionati tra i finalisti,<br />

è il loro entusiasmo a spingermi a<br />

fare sempre di più. (m.na.)<br />

u Gli autori pubblicati hanno scelto<br />

di partecipare al concorso solo per<br />

testimoniare la loro esperienza autobiografica,<br />

o anche in ragione di<br />

una riposta vena letteraria?<br />

A quel che risulta dalla lettura dei moltissimi<br />

testi inviati al premio bisogna<br />

convenire che una buona parte degli<br />

scriventi rivela ambizioni letterarie. Lo<br />

si deriva dalla qualità della scrittura, dalla<br />

cura con cui sono descritti luoghi e<br />

persone, dallo stesso piacere di raccontare<br />

e raccontarsi. Sono pochi però gli<br />

scritti che arrivano ad essere espressivamente<br />

risolti, ossia in grado di attrarre<br />

il lettore tanto per la forma che per la<br />

sostanza. (m.na.)<br />

31


32<br />

LIBRI LUIGI MANCONI<br />

Musica leggera,<br />

passione inesauribile<br />

Il sociologo, agitatore culturale e appassionato<br />

di musica Luigi Manconi<br />

non ci crede che il suo libro, di 500<br />

pagine, si possa leggere per intero e tutto<br />

d’un fiato. Invece è così. È così nonostante<br />

si scopra ben presto che La musica<br />

è leggera. Racconto su mezzo secolo di canzoni,<br />

non è un saggio distaccato sulla canzone<br />

italiana, ma una sorta di autobiografia<br />

di un ascoltatore. Sicché Manconi<br />

dovrebbe chiedersi semmai perché qualcuno<br />

dovrebbe leggere con passione un<br />

racconto estremamente parziale e personale,<br />

che non è una storia della musica,<br />

né un’enciclopedia, né tanto meno una<br />

cronaca obiettiva (tanti i giudizi difficili<br />

da condividere) di cinquanta anni di musica<br />

italiana. È presto detto: il libro di Manconi,<br />

man mano che si legge, diserta la sua<br />

autoreferenzialità grazie a un’aneddotica<br />

che avvicina a lati interessanti e rari dei<br />

personaggi incontrati. Il pregio del libro<br />

è proprio nel rapporto che l’autore ha instaurato<br />

con certi cantanti: Manconi ha<br />

passato con alcuni di loro ore, se non giorni,<br />

potendo rivelare particolari non possibili<br />

a chi, anche tra gli addetti ai lavori,<br />

li incontra per il solo tempo di un’intervista.<br />

E c’è poi l’aspetto culturalmente più<br />

rilevante, ossia il tentativo – su basi prettamente<br />

sociologiche, non musicologiche<br />

– di ridimensionare la musica leggera spiegandola<br />

per quello che è. Anche se questo<br />

a un primo acchito sembra sminuirla,<br />

in realtà è il modo intellettualmente più<br />

onesto per difenderla.<br />

di Federico Capitoni<br />

u Senta Manconi, riesce a spiegarci<br />

cos’è la musica leggera?<br />

Non in termini musicali, ogni musica<br />

leggera ha una sua radice, un suo sviluppo<br />

storico ed è l’esito di molte contaminazioni.<br />

Bisogna considerare la storia<br />

di un paese: come il ricercatore raffinato<br />

sa riconoscere nelle canzoni di Bacharach<br />

una radice magari trasfigurata<br />

della musica americana di due secoli fa,<br />

così la leggera italiana trae la sua autonomia<br />

rispetto alla musica classica dal suo<br />

sviluppo, non dalla sua origine. La musica<br />

leggera è il precipitato contemporaneo...<br />

Ed è solo il capitolo di una lunga<br />

Da ragazzo era un fan scatenato di<br />

Benito Urgu e Ricky Shayne. Negli<br />

anni ’70 ha scritto i primi libri sui<br />

cantautori, firmandoli col nom de<br />

plume Simone Dessì. In<br />

quest’intervista parla del suo nuovo<br />

volume dedicato alla felice forma<br />

espressiva del sentimental kitsch,<br />

con alcuni esempi illustri, da<br />

Battisti a De Gregori.<br />

via, perché ci saranno sviluppi futuri.<br />

In termini di prodotto culturale è la più<br />

felice forma espressiva del “sentimental<br />

kitsch” e cioè la più efficace espressione<br />

del lato debole della sfera emotiva, di<br />

quella componente fragile e violenta che<br />

si manifesta nell’adolescenza; dà voce a<br />

queste pulsioni. Non solo come dizionario<br />

amoroso ma come dimensione<br />

emotiva. I miei due esempi portanti sono<br />

Buonanotte Fiorellino di De Gregori e<br />

Incontro di Guccini.<br />

u Nel libro lei individua due momenti<br />

di rottura, identificabili con<br />

precisi interpreti, dopo i quali cioè<br />

la canzone italiana ha preso nuove<br />

direzioni e nutrimenti: Domenico<br />

Modugno e Gino Paoli. E<br />

dopo? Siamo fermi a Paoli?<br />

No, certamente. Ma è vero che sono gli<br />

interpreti per me a creare le fratture. Celentano<br />

è un altro momento di rottura,<br />

sotto tutti il profili: personalità e interpretazione.<br />

Io lo ritengo il più grande<br />

interprete. A me la figura dell’interprete<br />

appassiona molto. Normalmente si ragiona<br />

così: se la canzone è bella allor ci<br />

piace. Invece secondo me è l’interprete<br />

a essere fondamentale, non tanto la qualità<br />

della composizione. E Celentano è il<br />

più grande perché è come se ogni volta<br />

dimenticasse l’interpretazione precedente:<br />

Stai lontana da me è così diversa da<br />

L‘arcobaleno. Non c’è l’urlo inconsulto,<br />

tutto è previsto, non c’è casualità. L’altro<br />

VIVAVERDI 2/2012


“mostro”, per esempio, è rappresentato<br />

da Mina. Qui siamo nel campo della natura:<br />

Mina è una voce, nel senso che lei<br />

stessa è ridotta a emissione vocale, lei è<br />

strumento musicale; ci costringe ad ascoltare<br />

la voce.<br />

u Sembra, però, che nel testo ci sia<br />

un vizio tipico della sua generazione.<br />

Ovvero considerare la<br />

schiera dei cantautori “impegnati”<br />

e lasciar fuori una serie di<br />

musicisti, tra l’altro annoverabili<br />

tra i campioni del “sentimental<br />

kitsch”. Lei non cita Cocciante e<br />

Minghi, sfiora appena Baglioni…<br />

La verità è che non mi piacciono, anche<br />

se rientrano magnificamente nella categoria<br />

del sentimental kitsch. Margherita<br />

mi piace, ma come cantante Cocciante<br />

mi sembra, più che drammatico, melodrammatico,<br />

tendente al grottesco. Non<br />

è leggero, è pesante. Non a caso oggi fa<br />

le opere. Così Minghi. Il famoso “trottolino<br />

amoroso”... Non è quello che mi<br />

allontana, ma il personaggio, l’interprete.<br />

Di Baglioni salvo un paio di canzoni<br />

sentimental kitsch straordinarie, I vecchi<br />

e Avrai, che fanno capire che non si tratta<br />

di un sentimentalismo amoroso e basta,<br />

ma emotivo.<br />

VIVAVERDI 2/2012<br />

Gino Paoli, Lucio Dalla e Domenico Modugno,<br />

campioni della musica italiana.<br />

Sotto Luigi Manconi<br />

u Viene ripresa, attraverso il divertente<br />

– e un po’ amaro - aneddoto<br />

della telefonata, anche la<br />

questione Battisti-Mogol come<br />

autori di destra. Si è fatto oggi<br />

un’idea?<br />

Battisti non credo fosse di destra. Forse<br />

neanche Mogol. Le letture politiche dei<br />

suoi testi sono forzate, sfacciatamente<br />

strumentali. In termini culturali però certamente<br />

ci sono alcuni elementi che fanno<br />

della letteratura mogoliana qualcosa<br />

di molto diverso da come andavano le<br />

cose all’epoca. Nei testi di Mogol non<br />

esiste la dimensione collettiva, tutto è ridotto<br />

a quella individualistica. Ciò ha un<br />

significato psicologico, più che politico,<br />

è una sorta di agorafobia. E poi è l’identità<br />

della donna che ha un’intonazione<br />

non condivisibile, estremamente subalterna.<br />

Si tratta di una letteratura maschilista<br />

non perché mostri disprezzo verso<br />

la donna, ma perché la mostra come persona<br />

incompiuta, che è nulla senza l’uomo.<br />

Credo che Mogol sia un curioso di<br />

politica, ma privo di una sua ideologia.<br />

u C’è un capitolo su Max Pezzali<br />

come portavoce di un linguaggio<br />

giovanile comune. Ma non<br />

aveva cominciato Vasco Rossi?<br />

Sono due autori sociologicamente diversi:<br />

Rossi usa un linguaggio molto mimetico<br />

di un segmento di generazione,<br />

una generazione di sballati, senza identità<br />

lavorativa perché vive ai margini e agli<br />

incroci di varie identità. Con Pezzali abbiamo<br />

la gioventù piccolo borghese, prevalentemente<br />

settentrionale che vive in<br />

provincia, dentro stili di vita tipici della<br />

piccola e media impresa, con il sogno<br />

dell’ascesa sociale ancora possibile, esposta<br />

ai media, alla tv. Una generazione per<br />

nulla marginale.<br />

33


34<br />

STORIA DELLA SIAE ARCHIVIO STORICO<br />

Creatività femminile<br />

Una felice occasione di collaborazione<br />

con la Fondazione Adkins<br />

Chiti - Donne in Musica<br />

ha sollecitato all’Archivio Storico <strong>Siae</strong><br />

l’impegno di volgere l’analisi dei documenti<br />

in un’ottica al femminile. Per prima<br />

cosa era necessario individuare le fonti.<br />

Una normale procedura di ricerca su<br />

un uomo avrebbe comportato un incrocio<br />

fra i dati reperibili nell’Archivio Storico<br />

SIAE e quelli su pubblicazioni a stampa<br />

e altri archivi, cartacei e telematici. Per<br />

le donne, invece, non vi è quasi nulla di<br />

immediato. Innanzitutto la netta separazione<br />

fra “dizionari biografici” (o cataloghi)<br />

femminili e maschili privilegia nettamente<br />

questi ultimi in termini di abbondanza<br />

di titoli e di contenuti. Donne sprovviste<br />

di biografie intrise di santità faticano<br />

a lasciare traccia di sé; se non sono neppure<br />

eroine della Patria le probabilità tendono<br />

ad azzerarsi, perché né la Chiesa né<br />

lo Stato hanno avuto interesse a proporle<br />

come modelli per le nuove generazioni di<br />

cattoliche e di cittadine. Per giunta da sempre<br />

nella società - italiana e non solo - le<br />

artiste tendono a costituire una categoria<br />

a parte: a loro tutto o quasi è concesso, purché<br />

se ne stiano relegate entro i confini di<br />

un territorio assai noto agli uomini ma<br />

ben distinto da quello delle donne “per<br />

bene”, cioè le madri, le mogli, le figlie.<br />

Succede così che scorrendo i nomi dei<br />

componenti la base associativa della Società<br />

Italiana degli Autori fin dalle origini,<br />

nel 1882, il rapporto si riveli a dir po-<br />

di Maria Cristina Locori<br />

co sbilanciato: un prezioso elenco dei Soci<br />

Fondatori, 181 in tutto, ci ha restituito<br />

solo due nomi di donne: Antonietta Sacchi,<br />

scrittrice e intellettuale, corrispondente<br />

di Garibaldi, forse molto anziana nel<br />

1882 (c’erano altri due Sacchi nella fase<br />

remota della Società Italiana degli Autori,<br />

lo storico Giuseppe e lo scrittore Pietro<br />

Edoardo); e la baronessa Elisa Testa-Cordier,<br />

di Parma, autrice di testi teatrali probabilmente<br />

insieme con il marito Giovanni,<br />

che figura anch’egli fra i Fondatori.<br />

Ciò significa che a fronte di 179 individualità<br />

maschili molte delle quali ampiamente<br />

documentate, solo due figure<br />

femminili di intellettuali, all’ombra dei rispettivi<br />

uomini, accedono ad una iniziativa<br />

che avrebbe dato nuovo vigore alla creatività,<br />

garantendo e difendendo i diritti degli<br />

Autori d’ogni Arte. Vogliamo forse pensare<br />

che alla fine del XIX secolo, mentre<br />

negli Stati Uniti le Suffragette ottenevano<br />

il voto e altri diritti civili, non ci fossero in<br />

Europa e in Italia centinaia di compositrici,<br />

scrittrici, poetesse, autrici di opere drammatiche<br />

o delle arti visive bisognose di tutela<br />

del proprio lavoro? Il periodo remoto<br />

della Società, quando ancora si chiamava<br />

solo “degli Autori” (formalmente gli<br />

Editori entrarono a farne parte, anche nella<br />

denominazione, solo negli Anni ’20 del<br />

secolo scorso, quando la sede fu trasferita<br />

da Milano a Roma) è documentato in<br />

modo discontinuo e lacunoso, con conseguente<br />

difficoltà a ricostruire in dettaglio<br />

talune vicende aziendali che, come sem-<br />

Per decenni il colore istituzionale<br />

della SIAE è stato l’azzurro,<br />

declinato nelle diverse gradazioni<br />

dal polvere al blu carico. Sarà un<br />

caso, ma per trovare un tocco di<br />

rosa nella storia della Società<br />

bisogna cercare parecchio. Quali e<br />

quante donne hanno contribuito<br />

alla nascita e allo sviluppo dell’ente<br />

a tutela del diritto d’autore?<br />

pre, rispecchiano interessanti risvolti del<br />

contesto sociale.<br />

Sicuramente si può affermare che per decenni<br />

le donne non ebbero che ruoli assolutamente<br />

marginali nella SIA. L’Italia<br />

umbertina, ancora disomogenea, afflitta<br />

dall’analfabetismo, impegnata nell’unificazione<br />

linguistica, alle prese con sacche di<br />

povertà e l’emigrazione di massa, varca faticosamente<br />

il secolo idolatrando le dive<br />

dalla vita dissoluta, ma chiudendo in casa<br />

le belle menti che, solo se hanno la fortuna<br />

di appartenere a classi agiate, possono<br />

parzialmente esprimersi e realizzarsi nei<br />

vivaci salotti letterari e nelle sale da concerto.<br />

E a volte neppure questo è sufficiente:<br />

basti pensare che tra i Soci fondatori<br />

della Società Italiana degli Autori c’è<br />

il Ministro degli Esteri e scrittore Pasquale<br />

Stanislao Mancini, ma non sua figlia<br />

Grazia, pur nota anch’essa come scrittrice.<br />

Curiosamente, fra i primi Soci figura Eugenio<br />

Torelli Viollier, famoso giornalista e<br />

fondatore del Corriere della Sera, ma non la<br />

moglie Maria Antonietta Torriani, scrittrice<br />

famosa, che aderisce al sodalizio una decina<br />

d’anni dopo ma sotto lo pseudonimo<br />

Marchesa Colombi.<br />

Occorre a questo proposito una doverosa<br />

precisazione: la SIA nasce e si afferma parallelamente<br />

a molte interpreti femminili<br />

dell’opera lirica, personalità fortissime, come<br />

la celeberrima Adelina Patti, ma sono<br />

solo prestigiose, talvolta ineguagliabili voci<br />

e sensibilità prestate ai contenuti ideati<br />

ed espressi dall’universo maschile.<br />

VIVAVERDI 2/2012


Naturalmente di tutte queste musiciste sappiamo<br />

per certo che scrissero arie, ma della<br />

loro attività di compositrici ben poco ci<br />

è pervenuto. In questo senso sono preziose<br />

le informazioni tratte dai documenti<br />

contabili della SIA: ci restituiscono i primi<br />

esempi di compositrici che – proprio<br />

grazie ad un sodalizio che opera nell’interesse<br />

degli Autori – premia anche economicamente<br />

l’attività creativa, affrancando<br />

chi la svolge professionalmente da mecenati<br />

e corti. Finalmente l’Autore, uomo o<br />

donna che sia, può vivere del proprio lavoro<br />

perché ne ha diritto!<br />

La marginalità della componente femminile<br />

emerge anche dai primi elenchi degli<br />

associati, nei quali, dopo le due citate Socie<br />

Fondatrici, bisogna attendere anni per<br />

avere una terza adesione femminile: si tratta<br />

peraltro di Adelaide Ristori, celebre soprattutto<br />

come attrice teatrale. Al mondo<br />

del teatro appartiene anche Eleonora Duse<br />

- che probabilmente si iscrive sulla scia<br />

dell’impegno nel sodalizio assunto da Gabriele<br />

D’Annunzio, che ne sarà per anni<br />

presidente onorario - mentre da quello<br />

della letteratura affluiscono due firme di<br />

grandissima popolarità come Matilde Serao<br />

e Annie Vivanti Chartres. L’incidenza<br />

percentuale delle donne nella base associativa<br />

si mantiene bassissima anche quando<br />

quest’ultima, dalle iniziali poche centinaia<br />

di iscritti, supera i mille nel 1910 e<br />

i millecinquecento nel corso del primo<br />

VIVAVERDI 2/2012<br />

conflitto mondiale. La società italiana, pur<br />

ricca di fermenti sociali e culturali, non intende<br />

ancora dare spazio alla professionale<br />

creatività delle donne: i rari nomi che si<br />

affacciano si riferiscono esclusivamente ad<br />

autrici e mai e poi mai vi si incontra qualche<br />

donna impegnata come imprenditrice<br />

nell’editoria. D’altronde la rilevazione<br />

del 2008, relativa agli autori viventi associati<br />

alla Sezione Musica della <strong>Siae</strong> (oltre<br />

74.000), fissa la partecipazione femminile,<br />

con meno di 9.000 associate, sotto quota<br />

12%!<br />

Assurge felicemente alla qualità di Socio<br />

(ovvero di componente della <strong>Siae</strong> con introiti<br />

consistenti, grazie ad un repertorio<br />

Adelaide Ristori Eleonora Duse Adelina Patti<br />

molto apprezzato sia in Italia sia all’estero,<br />

in particolare negli Stati Uniti) la compositrice<br />

lombarda Giulia Recli, che già nel<br />

1917 si iscrive come compositrice e autrice<br />

dei testi per la Sezione Musica e solo<br />

cinquant’anni dopo, ormai anziana, alla<br />

Sezione Lirica. E’ d’altronde la prima<br />

donna una cui composizione, già nel 1914,<br />

sia eseguita al Teatro alla Scala.<br />

Fino a tutti gli Anni ’30, nonostante l’avvento<br />

delle c.d. maschiette, rare ma motivate<br />

fautrici dell’emancipazione, sono assolutamente<br />

sporadiche anche le citazioni<br />

di elementi femminili nelle cronache<br />

del Bollettino sociale, che riferisce di presenze<br />

tanto eleganti quanto anonime in<br />

occasione di prime, feste e celebrazioni<br />

nel mondo della cultura e dello spetta-<br />

colo: gli uomini partecipano, le donne<br />

presenziano. E’ così da escludere con totale<br />

certezza, nonostante la lacunosità dei<br />

verbali più antichi, la partecipazione di<br />

donne agli organi sociali quali Consiglio<br />

di Amministrazione e Commissioni delle<br />

Sezioni competenti per la gestione dei<br />

diritti d’autore per pubbliche utilizzazioni<br />

del repertorio tutelato, per lo più<br />

teatrale e musicale. Bisogna arrivare al<br />

1947 per trovare fra i Commissari della<br />

Sezione Olaf l’energica scrittrice e giornalista<br />

Alba de Cespedes. Persino il Premio<br />

Nobel Grazia Deledda fu iscritta postuma.<br />

L’Archivio Storico della <strong>Siae</strong> conserva<br />

però taluni preziosi registri, i c.d. partitari,<br />

rigorosamente compilati a mano, nei<br />

quali erano annotati gli incassi per diritto<br />

d’autore degli associati. Da questi documenti<br />

contabili si può trarre una quantità<br />

di utili informazioni. A quel tempo,<br />

infatti, l’iscrizione alla Società non era<br />

condizionata dall’effettiva utilizzazione<br />

dei repertori, quindi il dato degli incassi<br />

costituisce la fonte più indicativa del<br />

reale successo dei diversi Autori. Ebbene,<br />

anche in questo genere di registri la<br />

presenza femminile è a dir poco sporadica<br />

e spesso si riferisce a vedove che vi<br />

figurano come aventi diritto per repertori<br />

dei mariti defunti.<br />

Anche la funzione assistenziale della Società<br />

- che erogava vitalizi e contributi<br />

35


straordinari rispettivamente a Soci con repertorio<br />

più redditizio e a coloro che invece<br />

versavano in difficoltà economiche<br />

gravi – ha prodotto numerosi documenti<br />

contabili dai quali risultano beneficiari,<br />

nei primi decenni, solo ed esclusivamente<br />

gli uomini (o le vedove, ma soltanto in<br />

loro sostituzione). Accade così che nel<br />

1950, rara avis, una drammaturga possa percepire<br />

per prima un vitalizio frutto del repertorio<br />

esclusivamente proprio.<br />

Nella musica, dicevamo, non mancano ottime<br />

interpreti, ma scarseggiano le fonti<br />

che tramandano notizie dettagliate sulle<br />

compositrici: basti pensare che di Lucia<br />

Contini Anselmi, benché fosse una pianista<br />

e compositrice apprezzata anche all’estero<br />

e medaglia d’oro in una prestigiosa<br />

Competizione Internazionale per Compositori<br />

nel 1913, si stentano a trovare le<br />

La misteriosa Paola Riccora<br />

36<br />

tracce dopo questa data. In questo caso, però,<br />

ecco il piccolo miracolo della documentazione<br />

<strong>Siae</strong>: dai partitari risultano i<br />

proventi spettanti a questo raro esempio<br />

di compositrice affermata, e vi possiamo<br />

distinguere, negli anni Venti, gli introiti (non<br />

particolarmente elevati) maturati dal suo<br />

repertorio musicale per piano.<br />

Durante il Ventennio, il regime fascista entra<br />

progressivamente e pesantemente nella<br />

programmazione musicale, favorendo<br />

anche a suo modo la produzione culturale<br />

nazionale. Ebbene, dal 1935 al 1943 non<br />

figura una sola donna fra i 58 musicisti viventi<br />

le cui opere e/o balletti furono rappresentati<br />

negli enti autonomi.<br />

Tuttavia qualche eccezione conferma la<br />

triste regola della silente creatività femminile.<br />

E cominciano a spiccare, fra tanti uomini,<br />

finalmente i nomi di qualche don-<br />

Grazie ad una vita lunghissima che si è snodata dal 1884 al 1976, un’altra donna merita menzione<br />

in questa sede perché Emilia Vaglio era una napoletana verace e perché nella sua particolarissima<br />

storia ritroviamo tutti i fili conduttori del destino femminile segnato, la creatività silente,<br />

l’uso dello pseudonimo, la capacità di coniugare i ruoli, ma anche una ragione di speranza nella<br />

fortuna e nel successo. Emilia Vaglio, infatti, nasce in una solida famiglia borghese, e, con l’immancabile<br />

prospettiva di accasarsi e sfornare figli, ha giusto il tempo dell’adolescenza per scoprire,<br />

attraverso semplici recite fra ragazzine, l’interesse per il teatro. Il fidanzato arriva presto<br />

nella persona di un giovane brillante avvocato, Caro Capriolo, che condivide con Emilia l’amore<br />

per le scene, dove rimedia anche i primi clienti, prima di essere chiamato alle armi per la I Guerra<br />

Mondiale. Emilia resta sola con due figli in tenera età ed è dura andare avanti senza notizie del<br />

marito e senza risorse economiche. Quando si accorge che cucendo abiti non riesce a racimolare<br />

abbastanza, si rivolge ai teatranti clienti di Caro, che le chiedono di tradurre il repertorio allora<br />

in voga direttamente dal francese al napoletano. Arriva immediatamente il successo, viene richiesto<br />

e ben retribuito il suo lavoro, che sbocca poi naturalmente nello scrivere testi originali. A un<br />

patto, che nessuno deve sapere chi sia il drammaturgo, che usa lo pseudonimo Paolo Riccora.<br />

La sera a teatro il pubblico applaude la compagnia, e quando invoca a gran voce “Autore! Autore!”,<br />

nessuno sale sul palcoscenico e addirittura Emilia, dal suo palco, si unisce al coro per non<br />

dare nell’occhio. Sarà Matilde Serao a svelare l’arcano e così dal quel momento, al fianco del marito<br />

rientrato alla guerra, avremo Paola Riccora, apprezzata traduttrice ed autrice, anche per nomi<br />

eccellenti come Petrolini.<br />

Eduardo, Titina e Peppino De Filippo si rivolgeranno a lei per fare il salto di qualità dall’avanspettacolo<br />

al teatro drammatico.<br />

La sappiamo attivissima come mamma, nonna, ottima cuoca: un esempio di donna che è riuscita<br />

a conciliare i ruoli imposti dalla società con la propria straripante creatività.<br />

na musicista, spesso con pseudonimi maschili<br />

o “neutri” tesi comunque a tutelare<br />

la rispettabilità sociale dell’iscritta.<br />

La Società degli Autori ed Editori è insomma<br />

lo specchio della realtà che la circonda<br />

nelle varie epoche: le donne potrebbero<br />

iscriversi ma non lo fanno se non<br />

in rari casi; le artiste tendono generalmente<br />

a nascondere al pubblico la propria creatività,<br />

privilegiando la professionalità in relazione<br />

alla interpretazione, campo nel quale<br />

riescono a ritagliarsi spazi nei quali, con<br />

l’evoluzione sociale del XX secolo, sono<br />

meno fungibili (non sono più i tempi dei<br />

ruoli femminili ricoperti sul palcoscenico<br />

da elementi maschili); e quando la creatività<br />

non può essere soffocata, ecco la ricerca<br />

di generi compatibili con la natura<br />

femminile (canzoni leggere o brani sacri<br />

nella musica; feuilleton nella letteratura).<br />

Un Archivio Storico si occupa prevalentemente<br />

dei documenti ultracinquantennali.<br />

Anche risalendo ai primi anni Sessanta<br />

l’evoluzione della base associativa ha<br />

continuato a seguire un percorso parallelo<br />

a quello della società italiana. Tuttora, a<br />

conferma della citata rilevazione statistica<br />

del 2008, parlando con le nuove leve femminili<br />

del cantautorato si nota ancora una<br />

propensione a porre l’accento sull’interpretazione<br />

più che sul ruolo creativo.<br />

Si tratta di un processo avviato ma che<br />

stenta a decollare. Donne sempre più coscienti,<br />

attive, impegnate in prima persona<br />

nei propri ruoli (compreso quello artistico),<br />

stanno lentamente procedendo nella<br />

giusta direzione di una parità che è irragionevole<br />

negare ma che è ancora lontana<br />

dall’essere concretamente raggiunta.<br />

In conclusione, la via è tracciata e sono<br />

sempre più numerose le professioniste della<br />

musica (compositrici, docenti, etc.) che<br />

si rivolgono alla <strong>Siae</strong> prendendo coscienza<br />

dei propri diritti d’autore, sia morali sia<br />

economici. La <strong>Siae</strong> si pone come punto<br />

di riferimento ed è pronta ad accoglierle<br />

e sostenerle, fino ad annoverarle auspicabilmente<br />

nei documenti di un …<br />

Archivio Storico del domani.<br />

VIVAVERDI 2/2012


Venerdì 11 maggio, al Giardino<br />

Inglese di Palermo, Gianni e Fabrizio<br />

Zichichi per la LAB Servizi<br />

Formativi, con lo storico patrocinio<br />

della <strong>Siae</strong>, hanno curato la realizzazione<br />

della Sesta Edizione della Rassegna<br />

“Rock 10 & Lode”. L’iniziativa ha consentito<br />

al’attento pubblico presente di<br />

conoscere l’estro musicale di oltre 30 studenti<br />

delle scuole medie superiori della<br />

Sicilia che tra solisti e band hanno animato<br />

la gara canora.<br />

Sono stati eseguiti i 10 brani musicali<br />

creati dagli stessi studenti. Una apposita<br />

giuria composta da autori, artisti e giornalisti<br />

ha dichiarato vincitore dell’edizione<br />

2012 di “Rock 10 e lode” il brano<br />

musicale Shou Gamail el Jaw, di Rawen<br />

Laid eseguito dall’autrice (studentessa<br />

del Liceo Scientifico B. Croce di<br />

Palermo): il testo prospetta un mondo di<br />

“calore, libertà, pace, inshallah”, con il ritornello<br />

in lingua araba. Ex aequo per<br />

secondo e terzo classificato ai brani Don’t<br />

Realise di Giuditta La Monica, eseguito<br />

dall’autrice e Genoard di A. Arena<br />

e F. Moscato eseguito dal gruppo Late<br />

Night Cappuccino’s. La giuria presieduta<br />

da Giovanna Badalamenti (dirigente<br />

scolastico e componente del Comitato<br />

per la diffusione della Musica nelle scuole<br />

del USR Sicilia) e composta anche dagli<br />

autori Carmelo Piraino e Martino Lo<br />

Cascio ha assegnato alla canzone Vivo di<br />

G.L. Sammartano e G. Guarcello eseguito<br />

dal gruppo A–19 il premio per il miglior<br />

VIVAVERDI 2/2012<br />

PALERMO MUSICA E STUDENTI<br />

Pace e libertà<br />

nel segno del rock<br />

di Corrado Loiacono<br />

testo. Infine<br />

la giuria<br />

coordinata da<br />

Silvia Veneziano, consulente<br />

coordinatore della<br />

Web Radio dell’ITC di stato “Pio La<br />

Torre” di Palermo, e composta dagli studenti<br />

che operano all’interno della stessa<br />

radio, ha assegnato il premio quale migliore<br />

“esibizione live” alla cantautrice<br />

G. La Monica con il brano Don’t Realise.<br />

Dopo un saluto iniziale di Lello<br />

Analfino dei Tintura, le canzoni in gara<br />

sono state presentate con dinamismo<br />

da Ivan Fiore, fantasista comico, affermatosi<br />

su RaiDue nel 2003 con Bulldozer.<br />

Il rapper Giorgio Gulì ed il<br />

vulcanico gruppo dei Chester Gorilla,<br />

apprezzati artisti che hanno preso parte<br />

alle precedenti edizioni dell’evento,<br />

sono stati gli ospiti musicali fuori concorso<br />

della serata.<br />

La rassegna musicale, oltre a costituire<br />

un insolito spazio per far emergere l’ingegno<br />

musicale dei giovani, costituisce<br />

un percorso informativo su diritto d’autore,<br />

tra legalità e creatività.<br />

Un brano con testo in italiano e<br />

arabo ha vinto la sesta edizione di<br />

Rock 10 e lode, la rassegna siciliana<br />

dedicata agli studenti delle scuole<br />

medie superiori, con serata finale al<br />

Giardino Inglese.<br />

Valori<br />

ai quali si affianca<br />

quest’anno anche<br />

la solidarietà: l’evento è inserito tra<br />

le attività culturali della Festa del Consumo<br />

Critico organizzata da Addiopizzo,<br />

associazione che persegue la legalità<br />

sociale attraverso una condivisione<br />

partecipata del vissuto quotidiano. I giovani<br />

creativi partecipanti alla serata sono<br />

stati recentemente coinvolti in un<br />

workshop che ha offerto loro l’opportunità<br />

di approfondire tematiche riguardanti<br />

la composizione musicale, la<br />

normativa vigente in materia e le funzioni<br />

ed i servizi svolti dalla <strong>Siae</strong>.<br />

A conclusione della serata Gianni Zichichi<br />

della LAB ha dato appuntamento ai<br />

ragazzi siciliani per la VII Edizione della<br />

Rassegna Musicale Rock 10 e Lode.<br />

Ulteriori informazioni e novità sono disponibili<br />

sul sito www.rock10elode.org<br />

e sull’omonimo profilo presente su Facebook.<br />

37


Sconfiggere la crisi con la cultura…<br />

e con un buon libro. Questa la parola<br />

d’ordine che ha ispirato la venticinquesima<br />

edizione del Salone Internazionale<br />

del Libro ospitata, dal 10 al 14<br />

maggio scorso, negli spazi del Lingotto<br />

Fiere a Torino. La kermesse, promossa e<br />

coordinata dalla Fondazione per il Libro,<br />

la Musica e la Cultura, unica per densità<br />

di incontri, proposte editoriali e convegni<br />

professionali, ha chiuso i lavori con<br />

un segno positivo, + 4,1% per cento delle<br />

presenze rispetto al 2011 per un totale<br />

tra i 317 e i 318 mila biglietti emessi ed<br />

una impennata nella partecipazione delle<br />

scuole, quindi di giovani di tutte le età,<br />

per i quali è stato registrato un + 149,68%<br />

rispetto allo scorso anno.<br />

Questi i numeri riportati da Rolando<br />

Picchioni e da Ernesto Ferrero (rispettivamente<br />

Presidente e Direttore Editoriale<br />

del Salone Internazionale del Libro)<br />

che hanno spiegato come con mezzi<br />

economici sempre più ridotti, siano riusciti<br />

ad accrescere la qualità dell’evento<br />

e la partecipazione del pubblico: “Sono<br />

aumentati i visitatori, le presenze di prestigio<br />

e anche le vendite delle case editrici<br />

– ha spiegato Picchioni – ora bisogna<br />

rivolgersi alla valorizzazione dei piccoli<br />

editori”.<br />

E’ l’Italia che non ci sta a vedersi sopraffatta<br />

dalla crisi economica e che reagisce<br />

cercando di valorizzare uno tra i beni più<br />

importanti di cui dispone, il proprio patrimonio<br />

culturale.<br />

38<br />

SALONE DEL LIBRO TORINO<br />

Carta o digitale,<br />

l’editoria va avanti<br />

di Monica Scalamogna<br />

Il tema scelto per festeggiare la 25° edizione<br />

di questa Fiera, è stato: “Primavera<br />

digitale - Vivere in rete, mutazioni indotte<br />

dalle tecnologie digitali”; in un<br />

mondo in continua trasformazione anche<br />

l’editoria non può sottrarsi all’avanzare<br />

delle nuove tecnologie. Il difficile<br />

confronto tra carta e digitale è stato al centro<br />

di molte tavole rotonde. Vincenzo<br />

Russi del Cefriel (Politecnico di Milano)<br />

ha parlato di libro liquido, sulla falsariga<br />

della musica liquida, ossia un contenuto<br />

editoriale, sia romanzo o fantasy, che si<br />

modifica attraverso integrazioni degli<br />

utenti o app scaricabili. Per Gian Arturo<br />

Ferrari “Amazon e Google vivono elaborando<br />

software sempre più potenti e dal<br />

loro punto di vista i libri sono solo materia<br />

bruta, tant’è che chiamano l’opera dell’intelletto<br />

contenuto”. Insieme alla estrema<br />

praticità, l’ebook può contare sulla<br />

promozione attraverso le nuove tecnologie,<br />

dai siti specializzati ai social network.<br />

“Leggere un libro? Richiede sempre più<br />

fatica e dedizione. E nell’ epoca dei tablet<br />

e degli Ipad non è affatto scontato che un<br />

adulto sia capace di stare per più di un’ ora<br />

immerso tra le pagine”. Così Massimo Turchetta,<br />

direttore del settore libri Rcs, ha<br />

Grande successo di pubblico, tra<br />

dibattiti, incontri con autori<br />

e innovazioni tecnologiche.<br />

Si studiano nuove strategie di<br />

vendita e si aspetta il libro liquido.<br />

evidenziato un altro lato dello scontro carta-digitale.<br />

“Oggi c’ è un altro problema<br />

che è quello del tempo a disposizione per<br />

la lettura. Ho un mio personalissimo metodo<br />

di indagine di mercato che è la metropolitana<br />

di New York. Dieci anni fa erano<br />

tutti col libro in mano. Quattro anni fa<br />

leggevano su kindle ed e-reader. La settimana<br />

scorsa avevano tutti un tablet, ma la<br />

metà di loro stava ammazzando mostricciattoli<br />

o percorrendo labirinti”.<br />

Occasione di incontro per le numerose<br />

realtà imprenditoriali che rappresentano<br />

il mondo dell’industria libraria, il Salone<br />

ha costituito dunque lo spunto per trovare<br />

un accordo su nuove strategie di mercato<br />

e canali di vendita per un settore che<br />

non è stato risparmiato dai venti freddi<br />

della crisi generale dei consumi.<br />

Secondo i dati emersi dall’indagine Nielsen,<br />

che monitora i punti vendita, il 2011<br />

ha segnato un – 3,5% rispetto all’anno<br />

precedente, cioè il mercato ha registrato<br />

nel 2011 un valore pari a 1,398 miliardi<br />

di euro contro i 1,448 miliardi del 2010.<br />

Non bisogna cedere a tentazioni di inutile<br />

pessimismo ha spiegato Marco Polillo,<br />

Presidente dell’AIE,Associazione Italiana<br />

Editori, in quanto i dati dimostrano<br />

che il mercato del libro ha risentito meno<br />

della crisi rispetto agli altri consumi e,<br />

confrontandosi con altri Paesi, si è potuto<br />

osservare che le vendite dei libri in<br />

Italia sono calate in misura più lieve rispetto<br />

alla Spagna – 3,9%, al Regno Unito<br />

– 7,2% e agli Usa – 9,2%.<br />

VIVAVERDI 2/2012


VIVAVERDI 2/2012<br />

RACCONTO INEDITO<br />

Una drammatica<br />

carestia intellettuale<br />

Realtà futuribile o processo già<br />

in atto? Nel suo racconto “6<br />

aprile 2032”, Luigi Lopez, noto<br />

autore di brani musicali, prefigura, di<br />

qui a vent’anni, “una drammatica carestia<br />

intellettuale”.<br />

Alcuni sintomi d’inizio di questa “carestia”<br />

sono forse rintracciabili nella<br />

cronaca recente.<br />

Febbraio 2012. L’Associazione Italiana Editori<br />

lancia l’allarme: “Se la pirateria digitale<br />

non sarà contrastata, il mercato degli<br />

e-book rischia di morire sul nascere”.<br />

Aprile 2012. La FIEG evidenzia che l’aumento<br />

della pubblicità sul web non compensa<br />

il calo di vendite legato alla diffusione<br />

incontrollata dei contenuti digitali.<br />

Maggio 2012. Scendono in piazza gli autori<br />

e i produttori audiovisivi, anch’essi duramente<br />

colpiti dalla pirateria online.<br />

E gli esempi potrebbero continuare...<br />

Per lungo tempo, cultura ed economia<br />

sono state considerate due pianeti distinti.<br />

Ma oggi l’importanza della cultura<br />

si manifesta anche come fattore di<br />

sviluppo economico. Basti dire che,<br />

stando a dati recenti, la cultura contribuisce<br />

al PIL europeo in ragione di circa<br />

il 6% e dà lavoro a 5 milioni di persone,<br />

pari ad oltre il 2% dell’occupazione<br />

totale.<br />

Ma al di là dell’evidenza di tali cifre, occorre<br />

sottolineare che la cultura va promossa<br />

e sostenuta in quanto fattore di<br />

progresso e di coesione sociale.<br />

E qui torniamo al tema del “diritto<br />

di Massimo Nardi<br />

d’autore”. Tutte le realtà che attengono<br />

al settore culturale hanno, in qualche<br />

misura, un punto di contatto: la natura<br />

“immateriale” del “bene” meritevole di<br />

tutela. Come quantificare, ad esempio,<br />

il valore delle Città d’arte? Attraverso i<br />

loro “brand”. È stato calcolato che il<br />

marchio del Colosseo vale 91 miliardi di<br />

euro...<br />

Tutto ciò suggerisce l’idea di una centralità<br />

del diritto d’autore che tende, in<br />

qualche modo, ad espandersi al di là dei<br />

suoi tradizionali confini, diventando un<br />

elemento fondante dell’attuale società<br />

cognitiva.<br />

Il principio ispiratore del diritto d’autore<br />

è noto: anche un bene “immateriale”<br />

come l’opera dell’ingegno ha un<br />

valore giuridicamente tutelabile, in<br />

quanto espressione del lavoro dell’autore,<br />

e di quello derivato dell’editore.<br />

È un’idea antica, ma che ha trovato piena<br />

affermazione solo all’epoca della Rivoluzione<br />

Francese. Ai tempi delle Corti,<br />

il problema non si poneva, visto che<br />

all’arte provvedevano i Principi e i Mecenati.<br />

In epoca moderna, invece, l’artista<br />

produce le sue opere e viene remunerato<br />

con il diritto d’autore in funzione<br />

del successo di pubblico.<br />

Per un po’ la cosa ha funzionato bene<br />

ma, con l’avvento di Internet, il meccanismo<br />

si è inceppato.<br />

È accaduto che i grandi “provider” titolari<br />

delle Reti hanno avviato un immenso<br />

sfruttamento delle opere dell’ingegno, tra-<br />

Riflessione a margine di 6 aprile<br />

2032, il racconto di Luigi Lopez<br />

che Vivaverdi pubblica<br />

eccezionalmente su questo numero,<br />

in ragione della inquietante<br />

problematicità delle sue proiezioni<br />

creative: un futuro senza opere e<br />

senza autori… senza cultura e senza<br />

editori…<br />

endone ingenti benefici, ma senza corrispondere<br />

nulla (o quasi) agli autori ed editori,<br />

titolari dei repertori.<br />

Le conseguenze sono oggi evidenti: l’industria<br />

della creatività langue e scarseggiano<br />

gli investimenti necessari al lancio<br />

di nuovi artisti e nuove opere.<br />

Per colmo di paradosso, il grande pubblico<br />

della Rete, abituatosi alla fruizione<br />

gratuita delle opere, si lascia soggiogare<br />

dai falsi profeti della “libertà della cultura”,<br />

non accorgendosi che ogni file scaricato<br />

illegalmente, ogni opera piratata,<br />

infligge un duro colpo proprio alla sopravvivenza<br />

della cultura.<br />

In una società avanzata, il ruolo di mediazione<br />

fra gli interessi in gioco dovrebbe<br />

spettare al decisore pubblico. Numerose<br />

proposte sono state avanzate dalla SIAE e<br />

dalle società d’autori di tutto il mondo. Ma<br />

non hanno fin qui trovato accoglienza nelle<br />

sedi legislative, né a livello italiano, né a<br />

livello internazionale.<br />

Se l’interesse miope di breve prospettiva<br />

dovesse perdurare, allora sì potrebbe<br />

manifestarsi, di qui a qualche anno,<br />

una crisi irreversibile del sistema cultura.<br />

Un impoverimento generalizzato<br />

che finirebbe per estendersi ad ogni livello<br />

esistenziale e sociale.<br />

In tal senso, ci sentiamo di affermare<br />

che il racconto di Luigi Lopez è molto<br />

più di un pregevole brano letterario.<br />

Costituisce un monito su ciò che potrebbe<br />

accadere “avvelenando i pozzi”<br />

della creatività artistica e culturale.<br />

39


Il 6 aprile 2032, all’Opera House Auditorium<br />

di Sidney, ci sarà la proiezione<br />

di Un sogno senza fine, il film<br />

dell’anno realizzato dalla Fondazione<br />

Spielberg-Scott. Per l’evento, dicono, sono<br />

attese non meno di quattro milioni<br />

di persone. Poche, pochissime potranno<br />

entrare ed assistere alla proiezione. Per<br />

tutte le altre verranno allestiti quaranta<br />

enormi schermi affacciati sulla baia.<br />

Noi, qui in Europa, come in Asia e nel<br />

resto del mondo, potremo seguire la cronaca<br />

della serata in Tv: finalmente qualcosa<br />

di nuovo dopo due anni di attesa!<br />

Per il film, nelle nostre sei sale italiane,<br />

dovremo attendere non poco. Si dice che<br />

arriveranno a Roma almeno diecimila<br />

persone.A Milano, Firenze e Bologna ne<br />

sono attese altrettante… D’altra parte,<br />

l’ultima volta che il mondo ha potuto<br />

godere di un’opera cinematografica inedita,<br />

è stato due anni fa: il 6 aprile 2030.<br />

Parigi è stata al centro dell’attenzione per<br />

la proiezione in prima assoluta planetaria<br />

di Viaggio nella memoria, il capolavoro<br />

della produzione Cameron-Carpenter-De<br />

Palma.<br />

Io sono riuscito a vederlo solo due mesi<br />

fa. Avevo i brividi per l’emozione…<br />

una sensazione che non provavo da tempo.<br />

Eppure nell’editoria ci sono stato tanti<br />

anni, e le prime, le convention, gli<br />

show-case, erano ai miei tempi una routine<br />

quasi quotidiana…<br />

M’è costato i risparmi di tre mesi, ma ne<br />

è valsa la pena! Una storia commovente<br />

40<br />

RACCONTO INEDITO<br />

6 Aprile 2032<br />

di Luigi Lopez<br />

che mi ha portato indietro nel tempo, ai<br />

miei vent’anni… più di mezzo secolo fa.<br />

Alla fine della proiezione, molti avevano<br />

pianto, come me del resto, e nei nostri<br />

sguardi s’intuivano cose che abbiamo tutti<br />

dentro… cose che si chiamano… ricordi…<br />

rimpianti.<br />

Le grandi case cinematografiche ormai<br />

non esistono più. Sono solo tre le Fondazioni<br />

rimaste: unendo le forze e la volontà<br />

di non mollare, possono produrre<br />

una media di un’opera cinematografica<br />

ogni due anni!<br />

È cominciato tutto con la “maledizione<br />

del web”… la diffusione di “tutto-pertutti”.<br />

Me lo ricordo come fosse ieri. Si potevano<br />

scaricare dalla rete pubblicazioni di<br />

ogni tipo: trattati scientifici, saggi, notizie…<br />

video e musica in tutti i formati…<br />

e i film erano a disposizione di tutti, a<br />

pochi giorni dalla loro uscita nelle sale<br />

cinematografiche.<br />

E tutto questo senza pagare o quasi… La<br />

verità naturalmente era diversa. La gente<br />

credeva di non pagare, ma in realtà arricchiva<br />

le grandi compagnie telefoniche<br />

che, con i loro pacchetti a... pagamento,<br />

offrivano un traffico illimitato e<br />

senza controlli.<br />

Poi, a poco a poco, le cose hanno cominciato<br />

a circolare di meno. Sulla rete si scatenarono<br />

polemiche: il punto cruciale sembrava<br />

essere… se fosse legittimo o no mettere<br />

tutto a disposizione di tutti.<br />

Tutto, proprio tutto, e senza che la gen-<br />

Il diritto d’autore può essere tema<br />

di un racconto creativo? Questo<br />

racconto dimostra di sì. Perchè il<br />

diritto d’autore non è solo materia<br />

giuridica ma un momento<br />

fondamentale della vita dell’autore<br />

e della sua creatività. Che si<br />

riverbera, nel bene e nel male, sulla<br />

vita collettiva...<br />

te avesse la benché minima percezione<br />

che, all’origine di quel tutto, c’era il lavoro<br />

di persone che lo producevano.<br />

Usufruire di quei beni, di quei servizi,<br />

sembrava fosse un diritto naturale, il fondamento<br />

della nuova democrazia della<br />

rete.<br />

I nostri “creativi” cominciarono, per primi,<br />

a sentire gli effetti di quello che sembrò<br />

all’inizio solo un malessere di categoria.<br />

Lamentavano che, per effetto della<br />

sfrenata “democrazia digitale” (così la<br />

definì un loro rappresentante), le loro<br />

opere, diffuse liberamente in rete, non<br />

portavano più i compensi di un tempo…<br />

E avevano ragione: l’impoverimento cominciò<br />

ad espandersi a macchia d’olio:<br />

colpì le grandi società editoriali che videro<br />

ridursi i loro introiti forse più degli<br />

stessi autori.<br />

Una drammatica carestia intellettuale si<br />

abbatté su tutte le attività correlate alle<br />

produzioni artistiche e dell’ingegno.<br />

Nella logica del mercato del “villaggio<br />

globale”, non si salvò nessuno.<br />

Crisi economiche si materializzarono con<br />

effetto “domino” in tutti gli ambiti della<br />

cultura e dello show-business del pianeta.<br />

Si susseguirono restrizioni, risparmi, drastica<br />

riduzione delle produzioni a tutti i<br />

livelli… nelle esistenze della maggior parte<br />

di noi, il cibo per il corpo sovrastò, per<br />

necessità, il cibo per la mente.<br />

E la cultura, la cultura in tutte le sue manifestazioni<br />

e forme di diffusione, calò<br />

VIVAVERDI 2/2012


drammaticamente nei consumi dell’umanità<br />

intera.<br />

L’arresto di quasi tutte le attività produttive<br />

basate sulle opere dell’ingegno costrinse<br />

i grandi network ad attingere sempre<br />

più spesso agli enormi cataloghi in<br />

loro possesso. Gli “inediti” di editoria,<br />

musica, spettacolo, cinematografia, cominciarono<br />

a scarseggiare e il pubblico<br />

dei consumatori, abituato a scegliere fra<br />

prodotti sempre nuovi, si ritrovò a doversi<br />

accontentare di cose già viste, già<br />

lette, già sentite. Le televisioni persero<br />

miliardi di spettatori, i palinsesti diventarono<br />

sempre più poveri, scemarono gli<br />

ascolti e, di conseguenza, gli introiti pubblicitari.<br />

Nel concatenarsi di disastri economici,<br />

scomparvero anche le immani<br />

piattaforme che avevano dominato il<br />

mercato dello spettacolo e della diffusione<br />

attraverso la rete.<br />

Il declino dell’epopea digitale si era ormai<br />

ineluttabilmente concretizzato.<br />

È da allora che alcuni produttori si sono<br />

accorpati in strutture multicontinentali<br />

(ex multinazionali) per la ricerca dei fondi<br />

necessari a garantire le pochissime produzioni<br />

ancora possibili: un grande film<br />

ogni due anni; venti, trenta album di canzoni<br />

e di musica, in genere ogni anno;<br />

pochi, pochissimi i libri e le pubblicazioni<br />

editoriali: costa troppo stampare e<br />

distribuire e poi non si sa più cosa stampare<br />

e a chi distribuire...<br />

Unica risorsa... ciò che è già pubblicato,<br />

già letto, già scritto.<br />

Gli autori, del resto, non ci sono più…<br />

VIVAVERDI 2/2012<br />

* * *<br />

Dopo la trasmissione, mi sono messo il<br />

giubbotto che indossavo quando con gli<br />

amici si andava a un concerto… ho settantacinque<br />

anni ormai, ma quando lo indosso<br />

mi sento ancora quel ragazzino innamorato<br />

della musica rock che comprava<br />

dischi e strimpellava la chitarra…<br />

Non c’è molta gente in giro. La sera è<br />

così.<br />

C’è un po’ di vento e fa freddo e mi tocca<br />

strofinare gli occhialetti da vista che si<br />

appannano ad ogni respiro…<br />

C’è un negozio con le luci ancora accese,<br />

in fondo alla strada, so già che mi fermerò<br />

lì e mi accenderò una sigaretta…<br />

Dò un calcio a una lattina vuota che rotola<br />

davanti ai miei piedi: quando alzo lo<br />

sguardo, mi accorgo che c’è un ragazzino<br />

seduto sui gradini davanti alla vetrina<br />

illuminata. Ha qualcosa in mano. Sta<br />

scrivendo. Mi chino verso di lui, gli chiedo<br />

se posso dare un’occhiata e lui mi fa<br />

un bel sorriso e mi allunga un quadernetto<br />

stropicciato, ripiegato su se stesso.<br />

“Fa più freddo, qui, da quando sono cresciuto…”<br />

– la scrittura è chiara e ordinata<br />

– “quando ero più piccolo, c’erano<br />

più macchine e la strada era più calda,<br />

per via dei motori. Mio padre non faceva<br />

che ricordare di non aver mai visto<br />

un cielo pulito ma non finiva mai<br />

i suoi discorsi, sempre impegnato<br />

a rispondere a due cellulari e<br />

a leggere sul tablet. Oggi l’aria sta<br />

tornando pulita, come una volta<br />

credo, e sto imparando ad amare la strada,<br />

ci passo ore a giocare e poi mi diverto<br />

a guardare le persone perché posso<br />

immaginare di essere uno di loro, già<br />

grande…”<br />

Mi sto chiedendo se questi siano pensieri<br />

di un bambino cresciuto oppure di<br />

un uomo, per sbaglio chiuso nel corpo<br />

di un bambino, quando la sua voce mi<br />

interrompe: “Anzi, di più” – mi dice –<br />

“so già che potrò essere grande e anche<br />

ricco, perché da grande farò lo scrittore,<br />

come quello lì…”.<br />

Mi giro, seguendo il gesto della sua mano…<br />

sul muro c’è un manifesto strappato:<br />

si legge ancora… Un sogno senza fine,<br />

da un racconto di… ma il nome è coperto<br />

da un altro piccolo striscione, incollato<br />

di traverso, che annuncia: “Arrivederci<br />

al 2034”!<br />

“Puoi tenerlo” – mi dice – “tanto ne ho<br />

altri”.<br />

“Scrivi parecchio?” domando, e lui mi fa<br />

sì con la testa… Sembra molto sicuro di<br />

sé, mentre stacca con cura la pagina dal<br />

suo quadernetto per darmela: “Ci rivediamo<br />

qui domani? Ho altre cose che<br />

puoi leggere, se ti va”.<br />

Anch’io gli faccio sì con la testa, gli dò<br />

una carezza e accarezzo quel piccolo foglio<br />

di carta, mentre lo metto in tasca, battendoci<br />

su con un colpetto della mano.<br />

Ho sicuramente un sorriso stampato in<br />

faccia, mentre gli volto le spalle e penso:<br />

potrei essere il suo editore… Un giorno,<br />

perché no?<br />

Presente da più di<br />

quarant’anni nel<br />

mondo della musica<br />

leggera, Luigi Lopez è<br />

autore di numerosi<br />

successi, fra cui “Mi<br />

sei entrata nel cuore”<br />

degli Showmen, “La<br />

Voglia di Sognare” di<br />

Ornella Vanoni,<br />

“Mondo” di Riccardo<br />

Fogli.<br />

41


Il tema di quest’anno “La libertà possibile”<br />

è simbolicamente inserito in<br />

uno dei bellissimi luoghi della città<br />

ospite e sponsor della manifestazione: la<br />

Fortezza del Priamar, un tempo carcere<br />

(vi fu imprigionato anche Giuseppe<br />

Mazzini).<br />

Gli autori si propongono di individuare<br />

gli schemi, le regole, le censure, i limiti,<br />

gli impedimenti che attualmente soffocano<br />

la programmazione delle reti televisive<br />

del nostro paese.<br />

Secondo una recente inchiesta promossa<br />

da Tivù fra creativi pubblicitari ed inserzionisti<br />

“occorre ripartire dal linguaggio<br />

televisivo e dalla qualità del pensiero veicolato,<br />

quindi dagli autori e dalle loro<br />

idee”. Condivide questo pensiero anche<br />

Virginia Mouseler, fondatrice di The Wit,<br />

uno dei principali strumenti di informazione<br />

sui format televisivi del mondo, i<br />

broadcaster invece di rischiare “prediligono<br />

format ormai datati, anche se perdono<br />

forza di anno in anno”.<br />

La perdita di credibilità di Rai, la crisi di<br />

ascolti di Mediaset si unisce al mancato<br />

exploit de La7, al profilo medio basso tenuto<br />

da Sky, utilizzatore di conduttori e<br />

programmi espulsi dalle generaliste, anche<br />

se con diverse e più interessanti modalità<br />

di fruizione. Dal punti di vista economico<br />

la strategia che non punta sull’innovazione<br />

ha prodotto danni gravissimi.<br />

La maggior parte dei canali DDT,<br />

figli delle reti madri, si regge su repliche<br />

di programmi e serie, grazie al fatto che<br />

42<br />

TELEVISIONE SAVONA<br />

Ideona 2012,<br />

la libertà possibile<br />

di Linda Brunetta<br />

non vengono pagati (o quasi) i diritti<br />

d’autore. La grandiosa opportunità della<br />

rete è ancora poco sfruttata. Nel nostro<br />

paese, anche a causa dell’alto tasso di pirateria,<br />

è difficile organizzare un’offerta<br />

legale dei contenuti. Anche produttori<br />

più vivaci e sperimentatori, più attenti al<br />

mercato e all’innovazione, come Lorenzo<br />

Mieli, lamentano di non poter mantenere<br />

i diritti residuali e non comprendono<br />

come non venga capitalizzata una<br />

risorsa di idee come quella prodotta da<br />

una serie come Boris. Lo spreco di quelle<br />

rarissime situazioni virtuose, come Fazio-Saviano<br />

o Santoro, è veramente incomprensibile,<br />

da parte di un’azienda,<br />

così come non riuscire ad attivarsi per<br />

produrre serie e programmi meno costosi.<br />

Ideona è un rilevatore annuale della<br />

temperatura televisiva. I programmi se-<br />

L’edizione 2012 del Premio Ideona,<br />

la quinta dopo le due di Saint<br />

Vincent, Levico Terme e Rovereto,<br />

patrocinata anche dalla <strong>Siae</strong>, si è<br />

tenuta a Savona. Per quattro giorni<br />

gli autori radiotelevisivi italiani<br />

hanno parlato con esperti, produttori,<br />

giornalisti sul futuro del loro lavoro.<br />

lezionati quest’anno per tutte le reti ne<br />

dimostrano chiaramente lo stato preoccupante.<br />

Per molte reti non si sapeva cosa<br />

votare. Per fortuna ci sono le eccezioni,<br />

i percorsi che già indicano una diversa<br />

strada possibile.<br />

Il premio a Michele Santoro, per esempio,<br />

per la sua esperienza di giornalista ed autore,<br />

ma soprattutto per essere coraggiosamente<br />

diventato, primo in Italia, editore di<br />

se stesso, scegliendo di rischiare per non<br />

perdere la libertà ed autonomia, costruendosi<br />

un network alternativo.<br />

Il premio a Real Time, una rete intera sull’How<br />

to do, che produce localmente il<br />

95% del palinsesto, con il racconto di storie<br />

ed esperienze vere, oltre che con suggerimenti<br />

pratici. Infine l’Anart promuove<br />

due dibattiti mirati al riconoscimento<br />

della professionalità dell’autore, auspicando<br />

un contratto che preveda un minimo<br />

di garanzie, sia sul piano previdenziale che<br />

sociale, al pari degli altri lavoratori del settore.<br />

Un’industria culturale sana non può<br />

infatti prescindere dalla “messa in regola”<br />

dei rapporti con coloro che stanno all’origine<br />

della filiera produttiva.<br />

Tra le trasmissioni in gara il Premio Ideona<br />

è andato a Il più grande spettacolo dopo<br />

il weekend di Rai1, Delitti Rock di Rai2 e<br />

Sostiene Bollani di Rai3 per le reti generaliste,<br />

Apocalypse, il grande racconto della<br />

storia di Rete 4, Avanti un altro! di Canale5,<br />

Ale e Franz Show di Italia1, Quello<br />

che (non) ho di La7, Masterchef di Cielo Tv<br />

e Aniene di Sky.<br />

VIVAVERDI 2/2012


Area Sanremo<br />

Il Comune di Sanremo ha affidato a Sanremo<br />

Promotion SpA, anche in riferimento<br />

all’edizione 2013 del Festival della<br />

Canzone Italiana, l’organizzazione della<br />

manifestazione denominata “Area Sanremo”,<br />

edizione 2012, comprendente<br />

“Sanremolab”, sezione dedicata a brani<br />

inediti in lingua italiana, e “Sanremodoc”,<br />

sezione dedicata a brani inediti in lingua<br />

dialettale italiana. Il bando ufficiale si può<br />

scaricare dal sito www.area-sanremo.it.<br />

In base alla Convenzione in atto tra la<br />

Rai ed il Comune di Sanremo, la Rai si<br />

impegna a garantire la partecipazione al<br />

63° Festival della Canzone Italiana dei<br />

Vincitori della manifestazione in misura<br />

percentuale del 30%, con arrotondamento<br />

in eccesso, dei cantanti complessivamente<br />

ammessi al Festival nella categoria<br />

“Giovani”. Potranno partecipare alla<br />

manifestazione “Area Sanremo” edizione<br />

2012 i candidati che avranno<br />

un’età compresa tra i 16 ed i 36 anni. E’<br />

prevista una quota di iscrizione. Per partecipare<br />

occorre inviare la domanda e il<br />

materiale richiesto entro il 15 settembre<br />

a Sanremo Promotion SpA, Direzione<br />

Area Sanremo, Villa Zirio, Corso<br />

VIVAVERDI 2/2012<br />

Concorsi e Premi<br />

a cura di Daniela Nicolai<br />

In questa pagina sono segnalati alcuni concorsi per la creazione di opere dell’ingegno<br />

i cui termini di partecipazione scadono nel trimestre luglio-settembre 2012.<br />

Altri concorsi sono segnalati nella rubrica “Concorsi e premi” del sito www.siae.it.<br />

Tutte le segnalazioni riportate in queste pagine sono fatte a scopo puramente<br />

informativo e senza nessuna responsabilità da parte della <strong>Siae</strong>. Per i testi<br />

integrali dei bandi e per conoscere le modalità di partecipazione è necessario<br />

rivolgersi agli organizzatori delle singole manifestazioni.<br />

Cavallotti 51, 18038 Sanremo (IM). Per<br />

informazioni: www.area-sanremo.it; info@area-sanremo.it,<br />

tel. 0184 591600 dal<br />

lunedì al venerdì, dalle 9.30 alle 12.30 e<br />

dalle 15.00 alle 17.30.<br />

Premio PIVI<br />

Fino al 21 settembre sarà possibile inviare<br />

i videoclip per il PIVI – Premio<br />

Italiano Videoclip Indipendente promosso<br />

dal MEI- Meeting delle Etichette Indipendenti<br />

che l’anno scorso ha visto la<br />

partecipazione di oltre 450 filmati. Per il<br />

secondo anno consecutivo il premio si<br />

svolgerà nell’ambito del Medimex, Fiera<br />

delle Musiche del Mediterraneo organizzata<br />

da Puglia Sounds che si terrà a<br />

Bari dal 29 novembre al 2 dicembre<br />

2012. Per ulteriori informazioni: MEI –<br />

Meeting delle Etichette Indipendenti, tel.<br />

0546.24647 mei@materialimusicali.it,<br />

www.meiweb.it.<br />

Concorso di composizione<br />

Musica e Arte<br />

L’Associazione Culturale Musica e Arte<br />

bandisce la VIII edizione del concorso di<br />

composizione Musica e Arte. Ogni compositore<br />

potrà partecipare al concorso<br />

con un’unica partitura. E’ prevista una<br />

quota di iscrizione. All’autore dell’opera<br />

vincitrice sarà attribuito un premio di<br />

1.000,00 euro ed una copia del software<br />

per notazione musicale Sibelius. Questa<br />

edizione è dedicata alla musica per<br />

danza contemporanea. Le composizioni,<br />

della durata massima di 10 minuti, devono<br />

essere inedite e mai premiate in altri<br />

concorsi. La documentazione richiesta<br />

dal bando, in lingua italiana o inglese, dovrà<br />

essere inviata on-line attraverso il sito<br />

www.musicaearte.it oppure con e-mail<br />

all’indirizzo: concorso@musicaearte.it<br />

entro il 29 settembre 2012. Per informazioni:<br />

tel/fax 06.58209051, concorso@musicaearte.it,<br />

www.musicaearte.it.<br />

43


44<br />

CULTURA EDITORIA<br />

La clonazione pirata<br />

dei testi universitari<br />

Un danno economico di centinaia<br />

di milioni di euro, che colpisce<br />

alcune tra le più importanti<br />

realtà della filiera culturale, innescando<br />

un ulteriore fattore di recessione.<br />

Stiamo parlando della fotocopiatura selvaggia<br />

di testi universitari, che si va diffondendo,<br />

alimentata in parte dalla crisi,<br />

che spinge le famiglie a cercare ogni possibile<br />

forma di risparmio, e in parte dalle<br />

accresciute risorse delle tecnologie digitali<br />

che consentono “scorciatoie” un<br />

tempo impensabili.Ad esserne colpiti sono<br />

soprattutto gli editori e gli autori, ma<br />

anche l’indotto collegato. Basti pensare<br />

al pregiudizio subito dalle librerie che<br />

operano nella legalità, rispetto a chi consegue<br />

un ingiusto guadagno in violazione<br />

delle norme ed alterando gli equilibri<br />

di mercato.<br />

In questo difficile contesto socio-economico,<br />

assume un sempre maggiore rilievo<br />

l’attività di vigilanza e repressione<br />

attuata dalla <strong>Siae</strong> di concerto con le forze<br />

dell’ordine. La più recente iniziativa a<br />

tutela della proprietà intellettuale è stata<br />

attuata nell’aprile scorso. L’operazione è<br />

stata preceduta da un’accurata indagine<br />

sul territorio, svolta da giovani finanzieri<br />

del Comando Provinciale di Roma<br />

che, fingendosi studenti universitari, hanno<br />

acquisito informazioni utili. Delineata<br />

una “mappa” delle attività commerciali<br />

più a rischio, sono entrati in azione<br />

i “Baschi Verdi” del II Gruppo di Ostia,<br />

che hanno battuto le zone adiacenti agli<br />

di Vito Alfano (*) e Luigi Cecere (**)<br />

atenei della Capitale, unitamente ad ispettori<br />

del Servizio Antipirateria della <strong>Siae</strong>.<br />

In numerosi punti vendita sono stati rinvenuti,<br />

oltre a circa millecinquecento libri<br />

fotocopiati pronti per la vendita, migliaia<br />

di opere letterarie e scientifiche<br />

scansionate digitalmente all’interno di<br />

personal computer e di vari supporti di<br />

memoria, spesso presenti proprio all’interno<br />

degli stessi apparecchi riproduttori.<br />

Originali i metodi di occultamento<br />

del materiale illecito: dagli “hard disk”<br />

nascosti nelle autovetture e collegati mediante<br />

reti wireless ai computer dei centri<br />

commerciali, alle memorie usb camuffate<br />

da portachiavi. Numerosi anche<br />

i file memorizzati in cartelle nascoste e<br />

i Cd contenenti opere letterarie e scien-<br />

La legge vieta la fotocopiatura<br />

integrale delle opere e stampa e lo<br />

sfruttamento commerciale delle<br />

riproduzioni. E tuttavia, in ambito<br />

universitario, si va diffondendo un<br />

mercato sommerso di testi “clonati”<br />

che produce un grave danno ad<br />

editori ed autori. L’impegno della<br />

<strong>Siae</strong> per contrastare il fenomeno.<br />

tifiche, camuffati all’esterno da supporti<br />

musicali.<br />

Risultato: venti persone denunciate e il<br />

sequestro di ottantamila libri “clonati”,<br />

già pronti per le fotocopie illegali.<br />

La clonazione pirata di testi universitari<br />

produce danni di una gravità spesso sottovalutata.<br />

Ecco il punto di vista di una<br />

“fonte terza”, il portale specializzato Ateneonline.it:<br />

“Le fotocopie abusive riducono<br />

sensibilmente le vendite dei testi<br />

universitari e pertanto spesso risulta non<br />

più conveniente per l’editore pubblicare<br />

opere scientifiche e saggistiche più accurate<br />

e innovative su argomenti specialistici.<br />

Ogni fotocopia, riducendo il numero<br />

di copie vendute dall’editore, aumenta<br />

l’incidenza dei costi fissi a copia e<br />

costringe l’editore ad aumentare il prezzo;<br />

questo, naturalmente, fornisce un ulteriore<br />

incentivo a fotocopiare. Se questo<br />

circolo vizioso non verrà spezzato, arriveremo<br />

al punto in cui gli editori non<br />

avranno più convenienza economica a<br />

realizzare libri di testo per l’università (e<br />

gli autori a scriverli, ndr). In quel momento<br />

non ci saranno più neppure fotocopie”.<br />

Proprio così, questo è il tragico scenario<br />

che la <strong>Siae</strong> è impegnata a scongiurare.<br />

(*) Direttore del Servizio Antipirateria<br />

della SIAE<br />

(**) Direttore della Sezione OLAF della<br />

SIAE<br />

VIVAVERDI 2/2012


Foto Gabriel Bouys<br />

GIUSEPPE BERTOLUCCI,<br />

UN CINEMA DAVVERO ORIGINALE<br />

Il 16 giugno è scomparso a Diso, in provincia<br />

di Lecce, il regista e sceneggiatore<br />

Giuseppe Bertolucci, autore di pellicole<br />

cult come Berlinguer ti voglio bene, Segreti<br />

Segreti e L’amore probabilmente.<br />

Nato a Parma nel 1947, figlio del poeta<br />

Attilio e fratello minore di Bernardo Bertolucci,<br />

si interessa dapprima alla pittura,<br />

poi agli studi universitari di linguistica,<br />

e infine al cinema dove esordisce come<br />

attore (in La strategia del ragno), poi<br />

come sceneggiatore collaborando alla<br />

scrittura di Novecento. Si cimenta poi nella<br />

regia con Berlinguer ti voglio bene, nel<br />

1977, interpretato da Roberto Benigni,<br />

seguito da Oggetti smarriti, nel 1980, con<br />

VIVAVERDI 2/2012<br />

L’ultimo applauso<br />

Mariangela Melato e Bruno Ganz e poi<br />

ancora Tuttobenigni, del 1983. Come soggettista<br />

e sceneggiatore lavora ai successi<br />

Tu mi turbi, Non ci resta che piangere e Il<br />

piccolo diavolo mentre la sua vena surreale<br />

e dissacrante si esercita nella regia de<br />

I cammelli e Troppo sole, con Sabina Guzzanti.<br />

Si dedica alle opere di Gadda e Pasolini<br />

e collabora con Tonino Guerra ad<br />

un’opera collettiva La domenica specialmente.<br />

Per molti anni presidente della Cineteca<br />

di Bologna, che così l’ha ricordato<br />

in una nota: “l’artista che - divenuto<br />

nel 1997 presidente di una giovane e fragile<br />

Istituzione - ha dato un contributo<br />

decisivo alla sua crescita, in anni molto<br />

difficili per il nostro Paese e per le ragioni<br />

della Cultura. Giuseppe Bertolucci<br />

ha presieduto la Cineteca di Bologna<br />

in una fase che l’ha vista crescere e trasformarsi,<br />

progettando la creazione e<br />

l’inaugurazione delle nuove sedi, disegnandone<br />

lo sviluppo, dando impulso internazionale<br />

alla sua attività di restauro e<br />

alla sua attività editoriale. L’ha lasciata alla<br />

fine del 2011, una volta compiuta la<br />

necessaria trasformazione in Fondazione.<br />

Lo ricorderemo, come avrebbe voluto<br />

lui, lavorando in Cineteca ogni giorno<br />

con cura e passione”.<br />

“Devo tutto a Giuseppe Bertolucci” ha<br />

commentato Roberto Benigni con il<br />

quale è stato legato da una lunga collaborazione.<br />

“Ho passato con lui gli anni<br />

più belli della mia giovinezza. Era il mio<br />

amico. Il mio primo amico, il mio pri-<br />

mo regista, il mio primo autore. Mi ha<br />

insegnato lui a leggere la poesia, a muovermi,<br />

a camminare nel mondo, a guardare<br />

il cielo, a capire da che parte arriva<br />

la bellezza e a riconoscerla”.<br />

ADDIO A SERGIO JACQUIER,<br />

IL MAGO DEI DIALOGHI<br />

di Letizia Pozzo<br />

E’ scomparso, il 25 giugno scorso, Sergio<br />

Jacquier, sceneggiatore, traduttore, dialoghista<br />

e adattatore, autore teatrale e radiotelevisivo.<br />

Se il doppiaggio italiano ha fama di essere<br />

il migliore del mondo, il merito è soprattutto<br />

di grandi autori come Jacquier<br />

che hanno saputo interpretare e reinventare<br />

giochi di parole intraducibili in modo<br />

letterale. Grazie alla sua capacità centinaia<br />

di film sono risultati comprensibili<br />

per il pubblico italiano, un esempio per<br />

tutti i film di Woody Allen, dove ha compiuto<br />

un lavoro sul linguaggio di cesello,<br />

di artigianato, di creatività.<br />

45


Nato a Firenze nel 1923, dove ha compiuto<br />

studi artistici, si è trasferito ben presto<br />

a Roma, la capitale dell’industria cinematografica,<br />

dove si è dedicato alla traduzione<br />

e adattamento di film stranieri.<br />

Ha tradotto e adattato oltre mille film dei<br />

maggiori registi internazionali, tra cui Billy<br />

Wilder, Luis Buñuel, Robert Altman,<br />

Lawrence Kasdan, Mel Brooks, Mike<br />

Nichols, Werner Herzog, Ridley Scott,<br />

Stephen Frears, Akira Kurosawa e tutti i<br />

film di Woody Allen, fin dai primi Il dittatore<br />

dello Stato libero di Bananas a Pallottole<br />

su Broadway. Per il teatro ha lavorato<br />

con testi di Neil Simon, André Roussin,<br />

Pierre Chesnot, Sam Shepard ed è<br />

autore di alcune commedie tra cui Il diavolo<br />

addosso e Due casi in Patagonia. Dopo<br />

un’esclusiva con la 20th Century Fox, ha<br />

ampliato la sua collaborazione a tutte le<br />

Major americane. Ha lavorato anche come<br />

sceneggiatore, a partire dal film di Mario<br />

Zampi Cinque ore in contanti fino a<br />

Stradivari di Giacomo Battiato e tanti altri.<br />

Jacquier si è dedicato anche al teatro<br />

collaborando alla traduzione e adattamento<br />

di testi stranieri, da Veber a Stout,<br />

Simon e Shaffer per le maggiori compagnie<br />

di prosa italiane. Tra i premi ricevuti,<br />

medaglia d’oro “La vita per il Cinema”,<br />

“Premio Nazionale per la Traduzione”<br />

dal Ministero dei Beni Culturali.<br />

Premio teatrale “Sandro Giovannini”, come<br />

finalista della commedia “Due casi in<br />

Patagonia”. “Premio Nazionale Doppiaggio”<br />

nella rassegna “Voci dall’ombra”.<br />

DANTE PANZUTI,<br />

COLONNA DI MUSICA LEGGERA<br />

Nella sua abitazione milanese il 5 giugno<br />

si è spento Dante Panzuti, nato nel 1921,<br />

iscritto alla <strong>Siae</strong> con lo pseudonimo di<br />

Danpa, decano dell’Uncla, è stato insieme<br />

al fratello Virgilio una delle colonne<br />

portanti della musica “leggera” italiana. La<br />

loro vita professionale nel mondo della<br />

canzone, durata più di sessant’anni, è stata<br />

coronata da numerosi successi. Dante<br />

Panzuti, nasce a Pietraligure (in provincia<br />

46<br />

di Savona), e si trasferisce a Milano in giovane<br />

età, divenendo ben presto milanese<br />

d’adozione. Scrive la sua prima canzone<br />

Pino Solitario insieme al fratello Virgilio<br />

con parole di Dante (pseudonimo Danpa),<br />

radiotrasmessa e incisa dal cantante<br />

Bruno Pallesi con l’orchestra del Maestro<br />

Carlo Zeme, che ottiene subito un buon<br />

successo, sia in Italia che all’estero. Entrati<br />

a far parte del Gruppo Editoriale Leonardi,<br />

per una quindicina d’anni i due fratelli<br />

continueranno a scrivere ogni genere<br />

di canzoni per i più famosi cantanti dell’epoca.<br />

I due fratelli partecipano a vari<br />

festival di Sanremo con: Famme durmì, cantata<br />

da Achille Togliani (1951); Una donna<br />

prega, da Nilla Pizzi (1952), Ma baciami, da<br />

Teddy Reno (1959); Splende il Sole da Fausto<br />

Cigliano (1960), II nostro amore, da Giacomo<br />

Rondinella (1962). Nel 1956 sempre<br />

con l’inseparabile fratello Virgilio, Dante<br />

Panzuti costituisce l’edizione Cielo-<br />

Video, al numero 2 di Galleria del Corso<br />

a Milano. Nello stesso anno, i fratelli vincono<br />

il primo premio al Festival di Sanremo<br />

con: Aprite le Finestre, cantata da<br />

Franca Raimondi. Vince anche lo Zecchino<br />

d’Oro nel 1965 con Dagli un spinta<br />

(scritta con Pinchi e Cerasoli), interpretata<br />

da Carlo Alberto Travaglino.<br />

Sfruttando la loro ormai acquisita esperienza,<br />

sviluppano il lavoro editoriale attraverso<br />

vari progetti, fra cui l’etichetta<br />

“Music Scene” (allora su LP a 33 giri)<br />

con musiche strumentali per le radio e<br />

le televisioni di tutto il mondo. Incidono<br />

per questa serie il violinista jazz ita-<br />

lo-americano Joe Venuti (violino jazz),<br />

Bruno De Filippi (chitarra e armonica a<br />

bocca), Attilio Donadio (clarino e sax, arrangiatore),<br />

Giampiero Boneschi (elettronica),<br />

Vittorio Paltrinieri (voce), e<br />

molti altri. Dante, nel frattempo, continua<br />

la sua attività originaria di paroliere-autore<br />

scrivendo testi per musicisti di<br />

primo piano fra come Carletto Concina,<br />

Peter van Wood, Don Marino Barreto<br />

Jr., Mario Consiglio, Gino Mescoli,<br />

senza trascurare il notevole corpus di traduzioni<br />

italiane di brani stranieri come<br />

s’usava all’epoca (fra queste versioni, la<br />

più celebre fu Con le mie lacrime, in origine<br />

As tears go by, dei Rolling Stones, da<br />

loro stessi incisa in italiano su dischi Decca)<br />

ma anche Please please me dei Beatles,<br />

incisa da Fausto Leali, Red Rubber Ball e<br />

Richard Cory di Paul Simon, tradotte per<br />

i Nightbirds, I Am A Rock, sempre di Simon,<br />

per The Planets e i Memphis, Peek-a-boo<br />

e Rosie della The New Vaudeville<br />

Band, tradotte per Bobby Solo).<br />

GIANNI MARCHETTI<br />

Si è spento a Roma il 9 aprile Gianni<br />

Marchetti, compositore, pianista, arrangiatore<br />

e autore di successo. Nato a Roma<br />

il 7 settembre 1933 e diplomato in<br />

composizione, Gianni Marchetti ha esordito<br />

come compositore, strumentatore e<br />

direttore d’orchestra nel 1956, raggiungendo<br />

il successo con numerosi brani che<br />

sono ancora degli evergreen. Tra questi<br />

Legata a un granello di sabbia di Nico Fidenco,<br />

Una lacrima sul viso e Se piangi, se<br />

VIVAVERDI 2/2012


idi di Bobby Solo, Il tangaccio di Adriano<br />

Celentano, In fondo al viale dei Gens<br />

e numerosi altri. Ha fondato le edizioni<br />

musicali della RCA italiana. È stato responsabile<br />

artistico della sede romana della<br />

Dischi Ricordi e del settore discografico<br />

del gruppo Campi. Ha scritto numerose<br />

canzoni con e per Edoardo Vianello,<br />

Giorgio Gaber, Rita Pavone, Nada,<br />

Gianni Meccia, Ornella Vanoni. E’<br />

stato inoltre l’autore delle musiche di<br />

molte canzoni di Piero Ciampi, tra le<br />

quali Io e te Maria, Ha tutte le carte in regola,<br />

Sul porto di Livorno, Sporca estate, Tu<br />

no e di numerose colonne sonore di film<br />

(circa una settantina). Marchetti aveva recentemente<br />

raccontato questo sodalizio<br />

nel volume Il mio Piero Ciampi (libro +<br />

Cd) edito da Coniglio nel 2010. Aveva<br />

anche a lungo collaborato con Sergio<br />

Zavoli realizzando le musiche delle famose<br />

serie televisive “Nascita di una dittatura”,<br />

“La notte delle repubblica” e<br />

“Viaggio intorno all’uomo”.<br />

NICO TIRONE<br />

E’ deceduto il 12 aprile a Mazara del Vallo<br />

il musicista Nico Tirone, voce e leader<br />

del gruppo Nico e i Gabbiani che<br />

ebbe il suo maggior successo negli anni<br />

Sessanta, nel periodo della musica “beat”,<br />

con il brano Parole, un 45 giri che<br />

vendette oltre un milione di copie. Dopo<br />

lo scioglimento del gruppo nel 1969,<br />

VIVAVERDI 2/2012<br />

Nico Tirone intraprese la carriera da solista,<br />

prima con l’etichetta Cgd dove incise<br />

la sigla dello sceneggiato “Il segno<br />

del comando”, la notissima Cento campane,<br />

scritta da Fiorenzo Fiorentini e Romolo<br />

Grano e poi con Isola e Five Records<br />

per la quale incise Amarsi, scelta come<br />

sigla per la soap “Sentieri”.<br />

E’ stato autore e interprete di Amore senza<br />

fine, colonna sonora dell’omonimo<br />

film di Zeffirelli e di altri celebri brani,<br />

alternando le tournée in tutto il mondo<br />

alle performance come cantante e conduttore<br />

televisivo in Italia. Al suo attivo<br />

una vasta discografia con 4 dischi d’oro<br />

e 1 di platino.<br />

SABINA CANGIANO<br />

E’ morta il 10 maggio a Londra l’attrice<br />

e regista Sabina Cangiano. Aveva 42 anni<br />

e aveva interpretato ruoli nei film<br />

L’amore molesto di Mario Martone e Mario<br />

e il mago di Klaus Maria Brandauer<br />

ma la sua grande passione era il teatro,<br />

quello di impegno sociale e di sperimentazione.<br />

Nella seconda metà degli<br />

anni Novanta, prima di lasciare Napoli,<br />

la sua città natale, è stata organizzatrice<br />

culturale appassionata e coraggiosa in un<br />

centro sociale atipico, il Damm di Montesanto,<br />

dove ha allestito numerosi spettacoli<br />

per grandi e piccini. A Londra, dove<br />

si era trasferita, insegnava recitazione<br />

e aveva curato la regia di autori italiani<br />

come Franca Rame e Annibale Ruccello<br />

e recentemente aveva lavorato in teatro<br />

a fianco di Toni Servillo in Sabato, domenica<br />

e lunedì.<br />

GIORGIO CONSOLINI<br />

E’ morto il 28 aprile a Bologna, Giorgio<br />

Consolini, vincitore del festival di Sanremo<br />

del 1954 con Tutte le mamme, cantata<br />

insieme a Gino Latilla e noto interprete di<br />

grandi successi come Vecchio Scarpone, Usignolo<br />

e Il mare. Bolognese, classe 1920, è stato<br />

protagonista di celebri duetti con Claudio<br />

Villa, Sergio Bruni, Achille Togliani, che<br />

hanno animato la gara canora di Sanremo;<br />

nel corso della sua lunga carriera artistica<br />

Consolini ha partecipato a numerose tournée<br />

in tutto il mondo insieme a Nilla Pizzi,<br />

Carla Boni e Gino Latilla portando la<br />

melodia italiana in tutto il mondo.<br />

STEFANO TASSINARI<br />

Dopo una lunga malattia è deceduto lo<br />

scrittore e giornalista ferrarese Stefano<br />

Tassinari. Nato nel 1955 si era dedicato<br />

alla letteratura, al giornalismo e al teatro;<br />

fra le sue opere ricordiamo i romanzi Assalti<br />

al cielo. Romanzo per quadri (2000), I<br />

segni sulla pelle (2003), Il vento contro<br />

(2008), D’altri tempi (2011), nei quali riflette<br />

sulle ansie e le speranze di una generazione<br />

che vive immersa nei grandi<br />

conflitti del Novecento in una società lacerata<br />

da violenze e contraddizioni.<br />

47


◗ ATTI GENERALI<br />

Modifiche allo Statuto <strong>Siae</strong><br />

48<br />

BOLLETTINO SOCIALE<br />

Per consultare gli atti e i comunicati pubblicati nel Bollettino Sociale<br />

on-line del sito <strong>Siae</strong>, cliccare sul titolo del documento desiderato<br />

◗ SEZIONE MUSICA<br />

Ordinanza di ripartizione della Sezione Musica – Anno 2012<br />

Testo Unico in materia di cessioni<br />

VIVAVERDI 2/2012


COMMISSARIO STRAORDINARIO<br />

Gian Luigi Rondi<br />

SUB-COMMISSARI<br />

Mario Stella Richter<br />

Domenico Luca Scordino<br />

(Nominati con DPR del 9 marzo 2011)<br />

COMMISSIONI DI SEZIONE<br />

SEZIONE MUSICA<br />

Autori<br />

Giuseppe Amendola<br />

Giuseppe Andreetto<br />

Vincenzo Barbalarga<br />

Gianfranco Borgatti<br />

Bruno Mario Lavezzi<br />

Ezio Leoni<br />

Franco Micalizzi (Pres.)<br />

Carlo Pedini<br />

Cristiano Minellono<br />

Giuseppe Vessicchio<br />

Editori<br />

Bideri Cevel Spa – Silvia Bideri Villevieille (Vice Pres.)<br />

Curci Edizioni Musicali – Alfredo Gramitto Ricci<br />

Di Più Srl – Pier Angelo Mauri<br />

Emergency Music Italy Srl – Pietro Colasanti<br />

Galletti-Boston Srl – Anna Galletti<br />

Montefeltro Edizioni – Giorgio Giacomi<br />

Novalis Edizioni Mus. e Discografiche – Roberto<br />

Rinaldi<br />

Sym-Music Srl – Anna Lombardoni<br />

Mascheroni – Andrea Cotromano<br />

Universal Music Italia Srl – Claudio Buja<br />

AVVISO AGLI ASSOCIATI<br />

ORGANI SOCIALI<br />

SEZIONE CINEMA<br />

Autori<br />

Antonino Biocca detto Tony<br />

Laura Ippoliti<br />

Domenico Mezzatesta (Pres.)<br />

Serafino Murri<br />

Massimo Sani<br />

Vittorio Benito Sindoni<br />

Produttori<br />

Warner Bros Italia Spa – Paolo Ferrari<br />

Racing Pictures Srl – Alessandro Fracassi (Vice<br />

Pres.)<br />

SEZIONE DOR<br />

Autori<br />

Valentina Amurri<br />

Flavio Andreini<br />

Linda Brunetta Caprini (Vice Pres.)<br />

Roberto Cavosi<br />

Michele Mirabella<br />

Biagio Proietti (Pres.)<br />

Concessionari<br />

D’Arborio Sirovich Paola – Paola Perilli<br />

Antonia Brancati Srl – Antonia Brancati<br />

SEZIONE OLAF<br />

Autori<br />

Alessandro Occhipinti (Pres.)<br />

Franco Pallotta<br />

Natale Antonio Rossi<br />

Editori<br />

Giunti Editore Spa – Samantha Raugei<br />

Giulio Einaudi Editore – Laura Piccarolo<br />

Principato Giuseppe Casa Editrice Spa – Girolamo<br />

Potestà (Vice Pres.)<br />

RCS Libri Spa – Alberta Locati<br />

SEZIONE LIRICA<br />

Autori<br />

Marco Betta (Vice Pres.)<br />

Carlo Boccadoro<br />

Dario Oliveri<br />

Editori<br />

Fonit Cetra Music Pub. Srl – Teresita Beretta (Pres.)<br />

Sonzogno Casa Musicale Sas – Piero Ostali<br />

Sugarmusic Spa – Alessandro Savasta<br />

COLLEGIO DEI REVISORI<br />

Presidente Benito di Troia<br />

Giovanni Fiori<br />

Massimiliano Nova<br />

Supplenti<br />

Romana Sciuto<br />

Giampiero Riccardi<br />

CONTROLLO INTERNO Raffaella Gambini<br />

DIRETTORE GENERALE Gaetano Blandini<br />

Si informano gli associati che nei giorni 13-17 agosto, 2 novembre, 24-31 dicembre 2012 gli uffici della Direzione<br />

Generale, delle Sedi, dei Presidi e delle Filiali <strong>Siae</strong> resteranno chiusi con l’eccezione dei seguenti servizi:<br />

· Pubblico Registro Cinematografico<br />

· Pubblico Registro Software<br />

Si invitano in ogni caso gli associati a consultare preventivamente gli avvisi pubblicati sul sito internet della Società<br />

(www.siae.it) o a prendere contatto con gli uffici desiderati per verificarne l’operatività nei giorni indicati.


Believe è il distributore digitale leader in Europa, con sede a<br />

Parigi e divisioni in Italia e nei maggiori mercati digitali al mondo.<br />

La maggior parte delle etichette, artisti, distributori indipendenti<br />

italiani si affidano a Believe Italia ed è grazie ad essi che Believe<br />

distribuisce il meglio della musica italiana ed internazionale nel<br />

mondo: Mina, Pooh, Modà, Marco Sabiu, Angelo Branduardi,<br />

Fabio Concato, Checco Zalone, Eugenio Finardi, Amii Stewart,<br />

Tiromancino, Prince Royce, Gabry Ponte, Cristian Marchi,<br />

Paolo Benvegnù, Paolo Fresu, Dolcenera, Stefano Di Battista ed i<br />

grandi della musica di tutti i tempi, Modugno, Caruso, Miles Davis,<br />

Louis Armstrong, Ella Fitzgerald, Elvis Presley e molti altri.<br />

Nei prossimi mesi Believe Digital annuncerà l’implementazione di<br />

ulteriori servizi a favore delle rinnovate esigenze di artisti ed etichette<br />

al fine di trarre il massimo dai nuovi business.

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