Palermo, - Mario Moncada di Monforte
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<strong>Mario</strong> <strong>Moncada</strong> <strong>di</strong> <strong>Monforte</strong><br />
<strong>Palermo</strong>,<br />
una città umiliata<br />
1
La città è il consolante involucro nelle ore della <strong>di</strong>sperazione e<br />
lo scenario luminoso nei giorni festosi.......<br />
(Alexander Mitscherlich, Il feticcio urbano, pag. 38)<br />
2
<strong>Palermo</strong>,<br />
una città umiliata<br />
Fotografie <strong>di</strong> Andrea Ar<strong>di</strong>zzone, Marcello Karra e M. M. M.<br />
3
L’autore ringrazia gli amici della Fondazione Salvare <strong>Palermo</strong> onlus<br />
per i suggerimenti e, in particolare, gli amici Andrea Ar<strong>di</strong>zzone e<br />
Marcello Karra per il prezioso contributo fotografico.<br />
4
INDICE<br />
- Introduzione: beato lui che ride!<br />
- Il punto <strong>di</strong> partenza: un unicum culturale<br />
- L’amore per la città<br />
- L’insensibilità culturale<br />
- Il degrado urbano<br />
- Un itinerario turistico: la “Vucciria”<br />
- Il traffico urbano<br />
- Il verde pubblico<br />
- Considerazioni conclusive<br />
- Bibliografia<br />
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Introduzione<br />
- Beato lui che ride!<br />
<strong>Palermo</strong> è una città così ricca <strong>di</strong> storia e d’arte da aver dato ai suoi abitanti la convinta<br />
sicurezza <strong>di</strong> poter affermare, sempre e in ogni caso, che è fra le più belle e interessanti città del<br />
mondo. C’è certamente qualcosa <strong>di</strong> vero, anche se ormai i più si sono resi conto che, come una<br />
bella donna che trascura <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendersi dall’aggressione del tempo, <strong>Palermo</strong> è sempre più lontana<br />
da quell’immagine che l’aveva fatto descrivere con entusiasmo e con stupore dai gran<strong>di</strong> viaggiatori<br />
dei secoli scorsi. Erano visitatori - come Goethe, Houel e altri nel Settecento e Dumas, Wagner,<br />
Oscar Wilde, Strauss, Maupassant, Bertrand Russel e tanti altri nell’Ottocento - che, provenendo<br />
da culture lontane, erano rimasti incantati dal fascino <strong>di</strong> monumenti assolutamente <strong>di</strong>versi da quelli<br />
che avevano potuto ammirare a Venezia, Firenze, Roma e Napoli. I loro racconti ne esprimono le<br />
emozioni intellettuali ma anche il go<strong>di</strong>mento estatico per la bellezza naturale dei luoghi.<br />
Oggi, arrivando a <strong>Palermo</strong>, è <strong>di</strong>fficile invece non essere colpiti subito dal <strong>di</strong>sastro ambientale<br />
costruito da una successione <strong>di</strong> amministrazioni citta<strong>di</strong>ne che hanno trascurato e trascurano, con<br />
impudenza, <strong>di</strong> affrontare gli interventi necessari per risolvere i gravi <strong>di</strong>sastri ambientali e per<br />
educare i citta<strong>di</strong>ni ad una più rigorosa considerazione del vivere civile nel traffico urbano e nel<br />
rispetto dei monumenti, del verde pubblico, della pulizia delle strade e del loro decoro.<br />
L’elenco dei problemi che affliggono la città è umiliante perché si scopre che responsabili <strong>di</strong><br />
questo degrado siamo tutti noi: citta<strong>di</strong>ni, autorità politiche, pubblici amministratori e lavoratori delle<br />
aziende addette alla manutenzione dei servizi urbani. I giornali quoti<strong>di</strong>ani della città presentano<br />
ogni giorno il quadro dolente <strong>di</strong> un abbandono civile nel quale <strong>Palermo</strong> giace umiliata:<br />
- i cumuli d’immon<strong>di</strong>zia ovunque;<br />
- la canea del traffico automobilistico;<br />
- la lordura dei monumenti e delle statue;<br />
- le strade <strong>di</strong>ssestate e i marciapie<strong>di</strong> sconnessi;<br />
- i muri dei palazzi imbrattati da scritte anche volgari;<br />
- i servizi pubblici inadeguati e scoor<strong>di</strong>nati;<br />
- i barboni che infestano le vie del Centro;<br />
- l’assenza <strong>di</strong> un Piano per il traffico e <strong>di</strong> un Piano per i posteggi;<br />
- l’assenza <strong>di</strong> controlli da parte del Corpo dei Vigili Urbani;<br />
- l’assenza <strong>di</strong> qualsiasi iniziativa educativa dei citta<strong>di</strong>ni.<br />
Su tutto ciò, l’assordante silenzio e, <strong>di</strong>ciamolo pure, l’insensibilità culturale <strong>di</strong> chi avrebbe la<br />
responsabilità per intervenire con quell’energia che la gravità della situazione impone. E’ a questo<br />
punto che, sconsolatamente, si è costretti ad ammettere che le ragioni <strong>di</strong> questo degrado, che<br />
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menoma la gradevolezza della vivibilità citta<strong>di</strong>na, sono profonde: nascono dal <strong>di</strong>sinteresse <strong>di</strong> una<br />
classe politica inetta e attenta solo a garantirsi la sua continuità ma nascono anche dal ritardo<br />
culturale <strong>di</strong> tutti noi che si esprime come <strong>di</strong>ffusa insensibilità civica.<br />
Tuttavia, quello che più sorprende la maggior parte dei citta<strong>di</strong>ni palermitani è vedere il<br />
sindaco avvocato Diego Cammarata che, nonostante l’evidente coma della città, in qualsiasi<br />
occasione pubblica o privata, ride, ride e ride sempre. Non è un problema politico. Non è un<br />
problema <strong>di</strong> destra o <strong>di</strong> sinistra al governo della città. E’ un caso umano: incapacità, insensibilità,<br />
<strong>di</strong>sinteresse? E’ <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>rlo.<br />
Il <strong>di</strong>sastro civile della città, <strong>di</strong> cui questo sindaco sembra non rendersi conto, trova riscontro<br />
non solo per le vie ma anche nel <strong>di</strong>ssesto dei servizi pubblici, nella <strong>di</strong>sastrosa gestione delle<br />
manutenzioni e nell’assenza <strong>di</strong> iniziative <strong>di</strong> qualsiasi tipo per un recupero <strong>di</strong> una <strong>di</strong>mensione<br />
urbana più <strong>di</strong>gnitosa. I più pensano ormai che il sindaco non percepisca lo stato <strong>di</strong> degrado fisico e<br />
civile nel quale agonizza <strong>Palermo</strong>, che è precipitata agli ultimi posti in tutte le classifiche per la<br />
qualità della vita ma è arrivata ai primi posti per lo stato <strong>di</strong> abbandono dei suoi monumenti e per il<br />
caos urbano costruito dal <strong>di</strong>sinteresse delle pubbliche istituzioni e dall’abbandono <strong>di</strong> qualsiasi<br />
regola <strong>di</strong> utilizzo civile della città da parte <strong>di</strong> molti citta<strong>di</strong>ni che approfittano dell’anarchica assenza<br />
<strong>di</strong> controlli da parte <strong>di</strong> un inesistente Corpo <strong>di</strong> Vigili Urbani.<br />
Ci sono stati, nei secoli, perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> vita anche fastosi della città che, nella sua parte vecchia,<br />
si era arricchita <strong>di</strong> un patrimonio <strong>di</strong> monumenti così vario da farne, architettonicamente, una delle<br />
capitali più interessanti nel pur ricco panorama italiano. Anche se “il sacco <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>” degli anni<br />
’50 e ’60 del secolo scorso aveva cancellato la “conca d’oro” e <strong>di</strong>strutto le splen<strong>di</strong>de ville costruite<br />
nel viale della Libertà e in via Notarbartolo fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, il più<br />
significativo patrimonio d’arte della città era riuscito a superare quasi indenne i <strong>di</strong>sastri della<br />
seconda guerra mon<strong>di</strong>ale.<br />
Oggi, questo patrimonio rischia <strong>di</strong> essere letteralmente <strong>di</strong>vorato dalle erbacce e dall’incuria <strong>di</strong><br />
una pubblica amministrazione assente ed incapace <strong>di</strong> cogliere il senso delle sollecitazioni che<br />
arrivano da tutte le parti: enti, associazioni volontaristiche, associazioni culturali, stampa e privati<br />
citta<strong>di</strong>ni denunciano quoti<strong>di</strong>anamente una situazione <strong>di</strong> degrado civile, igienico, morale ed<br />
economico non più accettabile. Non interessa qui stabilire se il sindaco abusa o meno del<br />
personale comunale per la manutenzione della sua barca. E’ un problema da lasciare alla<br />
magistratura. In queste pagine interessa costatare lo stato <strong>di</strong> negligente abbandono della città per<br />
segnalare quanto dovrebbe e potrebbe essere fatto.<br />
7
Capitolo primo<br />
Il punto <strong>di</strong> partenza: un unicum culturale<br />
Salvo che non si voglia fare un catalogo del suo patrimonio artistico o una guida, parlare <strong>di</strong><br />
<strong>Palermo</strong>, com'è oggi, non è facile perché gli eventi degli ultimi sessant'anni hanno<br />
progressivamente scucito il tessuto urbano ed umano della città affievolendo quei tratti caratteriali<br />
ai quali era legata la sua immagine.<br />
In altri centri storici <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> città (Firenze, Bologna, ecc.), i luoghi storicamente deputati a<br />
farne vivere il cuore commerciale e con esso i simboli della vita citta<strong>di</strong>na non sono stati emarginati<br />
dalla crescita urbana degli ultimi decenni: la costanza dell'immagine storico-culturale delle stesse<br />
città è riuscita a mantenere compatto l'attaccamento dei citta<strong>di</strong>ni a quei valori civici che esprimono<br />
il senso della continuità <strong>di</strong> una comunità umana.<br />
Fino all'inizio del secolo, anche il centro antico <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>, con le sue piazze affollate, con i<br />
monumenti e con le vie vive dove intense erano le relazioni sociali e commerciali, riusciva ad<br />
esprimere pienamente quello spirito <strong>di</strong> aggregazione umana che la sua attuale struttura ha<br />
frantumato con la <strong>di</strong>versa destinazione sociale o funzionale dei nuovi quartieri. E' intorno agli anni<br />
Venti che, da piazza Villena, da via Maqueda e dal Cassaro, la vita citta<strong>di</strong>na comincia a spostarsi<br />
verso nord: se già l'apertura della via Roma e la costruzione del Teatro Massimo avevano<br />
sconvolto precedenti equilibri urbani, ora il progressivo affermarsi del prolungamento della via<br />
Maqueda sposta verso piazza Politeama il centro attivo della città. Dopo la guerra degli anni<br />
Quaranta, a città vecchia devastata dai bombardamenti, lo spostamento del centro viene sancito<br />
definitivamente negli anni Cinquanta: nella via Ruggero Settimo e lungo l'asse <strong>di</strong> via Libertà, si<br />
spostano i negozi alla moda. Da qui parte quella follia speculativa che, nei decenni che seguono,<br />
<strong>di</strong>struggerà via via le ville e le costruzioni <strong>di</strong> un periodo architettonicamente felice della città - fine<br />
Ottocento, inizio Novecento - per avviare la costruzione <strong>di</strong> quei quartieri anonimi che hanno<br />
occupato, devastandoli, i vecchi borghi agricoli e la piana dei colli.<br />
Un'espansione così senza regole non avrebbe avuto le nefaste conseguenze che ha avuto,<br />
se non fosse stata accompagnata da una duplice migrazione che ha ra<strong>di</strong>calmente mutato la<br />
situazione demografica e sociale del centro antico. Dopo l'iniziale esodo delle famiglie benestanti,<br />
il trasferimento dei ceti borghesi verso i nuovi quartieri periferici determina un crollo della<br />
popolazione residente nei quattro mandamenti storici che, dal 1951 al 1971, passano da 125.000<br />
abitanti ad appena 53.000. Il fenomeno migratorio continua con il successivo trasferimento anche<br />
<strong>di</strong> consistenti gruppi <strong>di</strong> famiglie <strong>di</strong> operai fino a determinare l'attuale consistenza <strong>di</strong> circa 28.000<br />
abitanti.<br />
Ma la realtà demografica della città e del Centro storico non è chiara se, assieme a questi<br />
spostamenti interni, non si tiene conto degli afflussi esterni provenienti dalle campagne, soprattutto<br />
delle province nissena e agrigentina ma anche palermitana e trapanese: in pochi anni, il numero<br />
8
degli abitanti della città è più che doppio. Così, mentre le migrazioni interne smembrano il corpo<br />
sociale citta<strong>di</strong>no che va ad occupare quartieri che operano un'automatica <strong>di</strong>stinzione sociale prima<br />
inesistente, le masse immigrate dall'esterno, soprattutto quelle che occupano il centro antico, sono<br />
in<strong>di</strong>fferenti ai valori anche più significativi della città alla cui storia e alla cui cultura sono estranei.<br />
Il risultato è stato non solo il degrado fisico dei luoghi simbolo, dei palazzi e dei monumenti,<br />
ma anche il degrado del senso civico dei suoi abitanti che, con il passare delle generazioni, ancora<br />
non hanno interamente colto quali ragioni possano legarli ad una tra<strong>di</strong>zione citta<strong>di</strong>na che non è la<br />
loro. Nel "Libro <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>", opera molto interessante sui problemi sociali, economici e culturali<br />
della città, Antonino Buttitta, dopo un'analisi dei movimenti socio-culturali degli ultimi decenni,<br />
conclude: "Da tutto ciò e da una infinita serie <strong>di</strong> fatti che ognuno può facilmente osservare, emerge<br />
una città dal volto in <strong>di</strong>sfacimento, dove l'articolazione in quartieri che sono le tessere che<br />
compongono l'identità <strong>di</strong> una città, <strong>di</strong>venta ogni giorno <strong>di</strong> più solo un fatto burocratico. <strong>Palermo</strong> è<br />
ormai soltanto il nome <strong>di</strong> un luogo non <strong>di</strong> una comunità che si riconosce in e per un luogo. Ma una<br />
società che prende coscienza della propria perduta identità è comunque già <strong>di</strong>sposta al suo<br />
recupero. Lo scopo che vuole raggiungere la presente opera è appunto questo: fornire ai vecchi e<br />
ai nuovi palermitani momenti <strong>di</strong> riflessione sullo spessore storico della propria città, pagine e<br />
immagini per pensare, per riconoscersi e ritrovarsi."(1)<br />
Quest'azione <strong>di</strong> stimolo culturale e il ricordo delle cause che hanno determinato la<br />
spersonalizzazione della città <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>, già ampiamente stu<strong>di</strong>ate e precisate dagli stu<strong>di</strong>osi dei<br />
suoi problemi urbani, saranno necessari finché una "politica per e del Centro storico" non sarà<br />
riuscita ad annullarne gli effetti devastanti che continuano ad incidere negativamente sulla sua<br />
immagine e sulla consapevolezza <strong>di</strong> molti suoi abitanti che ancora non hanno chiaro quale sia il<br />
valore del suo patrimonio storico e culturale.<br />
Nel centro antico si trovano ancora i luoghi simbolo del potere: il Palazzo delle Aquile nel<br />
quale si esprime l'amministrazione citta<strong>di</strong>na, il Palazzo dei Normanni sede del Governo regionale,<br />
la Cattedrale centro della vita religiosa della città e lo Steri sede del Rettorato dell'Università degli<br />
Stu<strong>di</strong>. Eppure, malgrado queste presenze che da sole dovrebbero garantire la centralità della città<br />
antica, nei fatti lo spopolamento, l'allontanamento delle attività commerciali più qualificate, la<br />
<strong>di</strong>fficile mobilità interna e una ingiustificata <strong>di</strong>saffezione hanno quasi relegato il Centro storico in un<br />
angolo della memoria citta<strong>di</strong>na.<br />
Perché questa con<strong>di</strong>zione possa essere superata non sono sufficienti i contributi per il<br />
costo dei restauri dei vecchi palazzi nobiliari. Accanto a questo tipo <strong>di</strong> intervento, sarebbe<br />
necessaria una politica per il risanamento fisico dei quattro Mandamenti e per il rilancio attivo della<br />
vita citta<strong>di</strong>na nel Centro storico, accompagnata da un’azione per il recupero della sensibilità civica<br />
<strong>di</strong> tutti i citta<strong>di</strong>ni.<br />
Il giorno in cui il Centro Storico della città tornerà ad essere il cuore propulsivo della sua<br />
vita, <strong>Palermo</strong> sarà <strong>di</strong> nuovo quella prestigiosa città d'arte insostituibile nel panorama della cultura<br />
9
europea, meta romantica dei gran<strong>di</strong> viaggiatori del Settecento e dell'Ottocento. I ricchi musei e le<br />
importanti pinacoteche delle più gran<strong>di</strong> città d'arte, pur nell’esclusività <strong>di</strong> alcune opere <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />
artisti, sono spesso fungibili fra <strong>di</strong> loro per la conoscenza <strong>di</strong> un periodo artistico, <strong>di</strong> una scuola, <strong>di</strong><br />
una moda. Lo stesso non potrà mai esser detto per <strong>Palermo</strong>: il suo patrimonio <strong>di</strong> monumenti che<br />
esprimono l'incontro sincretistico delle culture bizantina, arabo e normanna costituisce un "unicum"<br />
non secondo a nessun patrimonio culturale nel mondo.<br />
un unicum culturale: la Zisa<br />
un unicum culturale: S. Giovanni degli eremiti<br />
10
un unicum culturale: Palazzo dei Normanni<br />
un unicum culturale: la Cappella palatina<br />
11
un unicum culturale: San Giovanni dei Lebbrosi<br />
un unicum culturale: la Cuba<br />
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un unicum culturale: la Cuba vista dal lato sud<br />
un unicum culturale: la cattedrale <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong><br />
Con la forza morale che dà un patrimonio d’arte così eccezionale - le foto sono soltanto<br />
pochi flashback - qualsiasi amministrazione citta<strong>di</strong>na dovrebbe avere la consapevolezza <strong>di</strong> un<br />
dovere particolare: <strong>di</strong>fenderne l’integrità e coltivarne nei citta<strong>di</strong>ni l’amore ed il rispetto, guidandoli e<br />
correggendone severamente gli abusi. L’amministrazione Cammarata non se ne rende conto.<br />
1 - AA:VV., Libro <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> - <strong>Palermo</strong>, S. F. Flaccovio, 1977, pag. 12<br />
* foto dal web, da Wikipe<strong>di</strong>a e da <strong>Palermo</strong> - storia e arte, E<strong>di</strong>zioni Leopar<strong>di</strong>, 1990, <strong>Palermo</strong><br />
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Capitolo secondo<br />
L’amore per la città<br />
Non è facile parlare <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>. Non è facile parlarne a quanti sono stati accolti da questa<br />
città che li ha sottratti ad una realtà forse più modesta ma meno <strong>di</strong>laniata dalla sconnessa<br />
articolazione urbana e dalla somma <strong>di</strong> violenze umane e sociali che, a <strong>Palermo</strong>, hanno fatto della<br />
vita un inferno. Non è facile parlarne neanche a quanti, pur palermitani da sempre, confinati in<br />
ghetti urbani e tra<strong>di</strong>ti nelle speranze, hanno ritenuto <strong>di</strong> dovere o<strong>di</strong>are e potere aggre<strong>di</strong>re una città<br />
anch'essa vittima <strong>di</strong> una bufera che non sembra aver fine.<br />
Su <strong>Palermo</strong> s'è detto tanto: ne è stata approfon<strong>di</strong>ta la storia, che l'incontro <strong>di</strong> tante culture e<br />
<strong>di</strong> tante genti ha fatto particolare; ne è stato descritto l'immenso patrimonio d'arte; ne sono stati<br />
esaminati i problemi sociali, economici e civili. Spesso, chi ne ha scritto non è riuscito a sottrarsi<br />
alla nostalgia; non ha saputo trattenersi dal gettare uno sguardo su <strong>Palermo</strong> com'era e come<br />
avrebbe potuto essere. Non gli si può dare torto: è struggente constatare come sia stata <strong>di</strong>lapidata<br />
tanta ricchezza non solo <strong>di</strong> storia e d'arte ma soprattutto <strong>di</strong> speranze umane.<br />
La responsabilità del ritardo che si è accumulato è, per molta parte, <strong>di</strong> quel modo d'essere<br />
della pubblica amministrazione citta<strong>di</strong>na che ha mortificato ogni entusiasmo e che è stato descritto<br />
da Aurelio Pes con concisa ed efficace in<strong>di</strong>gnazione: "La vita pubblica, <strong>di</strong>nanzi alla mischia furiosa<br />
e volgare dei partiti, è, per chi non sia una canaglia, impraticabile, mentre la corruzione pubblica è<br />
fomentata non solo dalla compera <strong>di</strong> voti ma persino dall'esaltazione, ben al <strong>di</strong> là dei suoi antichi<br />
argini, d'una feccia che ora presi<strong>di</strong>a strade, crocicchi, luoghi delle istituzioni. C'è così uno stato<br />
dove l'amoralismo e il cinismo sono alimentati dall'interesse e l'opposizione viene tacitata dagli<br />
orrori della guerra civile e dall'assassinio. Arbitro <strong>di</strong> questo regnum inferi è l'uomo che fa dell'onore<br />
il suo emblema, e che ormai estende il suo potere al <strong>di</strong> là delle cosche nel cuore stesso della<br />
società, capace com'è <strong>di</strong> far sempre nuovi proseliti, <strong>di</strong> rendere il crimine normale, legato quasi<br />
naturalmente alla crescita produttiva della comunità." (1)<br />
Purtroppo, le conseguenze <strong>di</strong> un inquinamento così grave della vita pubblica e privata della<br />
città, sono state aggravate dalla colpevole, interessata <strong>di</strong>stanza del Governo e del Parlamento<br />
nazionali e, non è possibile ignorarlo, dall'acquiescenza <strong>di</strong> noi palermitani che potevamo e<br />
dovevamo reagire molto prima che la misura fosse colmata col sacrificio <strong>di</strong> uomini non responsabili<br />
dello scempio citta<strong>di</strong>no.<br />
C’è stato un breve momento, dopo la reazione commossa <strong>di</strong> fronte alla morte violenta del<br />
generale Dalla Chiesa e a quelle non meno dolorose dei giu<strong>di</strong>ci Falcone e Borsellino, durante il<br />
quale la città è stata impegnata in cento iniziative <strong>di</strong> volontariato e <strong>di</strong> stimolo civile e culturale che<br />
accettavano <strong>di</strong> guardare in<strong>di</strong>etro solo per progettare avanti. Quel momento era culminato nella<br />
“primavera” della gestione <strong>di</strong> Luca Orlando. E’ stata una meteora che si è spenta quando il sindaco<br />
Orlando è passato alla politica nazionale.<br />
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Il <strong>di</strong>sastro urbano, oggi, dovrebbe imporre <strong>di</strong> impegnarsi oltre le quoti<strong>di</strong>ane sconfitte<br />
imposte da pantani burocratici, da fanatismi ideologici, da ritar<strong>di</strong> culturali e dalle obiettive <strong>di</strong>fficoltà<br />
soprattutto economiche ma anche storico-evolutive. Ed invece, una manichea <strong>di</strong>visone in destra e<br />
sinistra impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> comprendere che non esistono certezze incontestabili che non abbiano al loro<br />
fondo una sterile arroganza: i fondamentalismi, le invalicabili visioni romantiche, i fanatismi<br />
ideologici e anche le questioni <strong>di</strong> principio - più banali ma non meno perniciose - trascurano<br />
semplicemente <strong>di</strong> prendere in considerazione la caducità <strong>di</strong> tutto ciò che è umano: le idee non<br />
meno dei manufatti.<br />
Sono stati numerosi gli arroccamenti culturali, le fughe in avanti, i rifiuti preconcetti che<br />
hanno danneggiato l'evolversi della realtà palermitana. Ma non sono stati meno pregiu<strong>di</strong>zievoli i<br />
"movimenti <strong>di</strong> idee" e le "mode culturali" che, dall'Ottocento, hanno affermato in urbanistica <strong>di</strong>verse<br />
ipotesi <strong>di</strong> sviluppo <strong>di</strong> una città. Tra le altre, prima la "cultura dello sventramento per risanare" ( sulla<br />
scia <strong>di</strong> Hausmann e delle imponenti opere che hanno realizzato la struttura urbana della Parigi<br />
moderna), poi la "cultura dell'espansione" attenta alla ricerca <strong>di</strong> nuove aree e, infine, la "cultura del<br />
recupero" volta alla conservazione non solo dei manufatti <strong>di</strong> valore artistico ma anche delle<br />
strutture e dei complessi urbanistici <strong>di</strong> epoca preindustriale: ad ogni nuovo "movimento <strong>di</strong> idee", è<br />
sorprendente come gli urbanisti e gli architetti che vi hanno aderito non siano stati mai<br />
minimamente sfiorati dal dubbio che quella moda culturale potesse non essere un vangelo.<br />
<strong>Palermo</strong>, nella sua attuale situazione urbanistica, è il risultato del succedersi inanimato <strong>di</strong><br />
queste "mode": prima lo sventramento dei quartieri Castellammare e Tribunali con la <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong><br />
molti importanti e<strong>di</strong>fici, operato fra la fine del secolo scorso e i primi decenni del Novecento con<br />
l'apertura della via Roma, stralcio (Giarrusso) del Piano Gran<strong>di</strong>oso che il duca della Verdura aveva<br />
promosso nel 1860 inseguendo quanto era stato fatto e si faceva nelle principali città d'Europa.(3)<br />
Poi, nel dopoguerra, la "cultura dell'espansione" con lo sviluppo selvaggio della città verso<br />
le aree nuove a nord del centro storico il cui risanamento fu trascurato dalle autorità citta<strong>di</strong>ne: gli<br />
operatori economici - anche corrompendo i politici - erano attratti dagli ampi margini speculativi che<br />
erano possibili utilizzando i terreni <strong>di</strong> nuovo impianto. Questo momento urbanistico, che va dalla<br />
fine della seconda guerra mon<strong>di</strong>ale alla metà degli anni Ottanta, è quello che più ha inciso in<br />
negativo sull'armonia complessiva del tessuto urbano palermitano.<br />
Infine, oggi - non tenendo in nessun conto le feconde ipotesi storico-culturali e socio-<br />
economiche del "Piano programma" dei "quattro saggi" guidati dall'architetto Samonà - è cogente<br />
un Ppe del Centro storico (Piano Particolareggiato Esecutivo) che, ispirato dalla "cultura del<br />
recupero", è il risultato <strong>di</strong> una fredda professionalità espressa da qualcuno che ha <strong>di</strong>mostrato con<br />
le sue soluzioni non solo <strong>di</strong> non aver nessun rapporto affettivo con la città ma <strong>di</strong> non conoscerla<br />
neppure. Così il Ppe imbalsama la <strong>Palermo</strong> antica mentre i suoi spunti innovativi - come<br />
l'attraversamento in galleria della Cala - sono esibizioni tecniche velleitarie, irrealizzabili non solo<br />
per il costo ma anche per l'evidente trascurata analisi degli interessi prioritari della città.<br />
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Le mode culturali e i "movimenti <strong>di</strong> idee" hanno fatto prima sventrare il centro storico, poi<br />
l'hanno fatto abbandonare per inseguire lo sviluppo speculativo, adesso ne rendono quasi<br />
impossibile il recupero con le pedanti soluzioni che trascurano <strong>di</strong> prendere in considerazione il<br />
contesto economico nel quale viviamo e le inesorabili prospettive verso le quali ci conduce.<br />
Certo, non è mancato qualche appello <strong>di</strong> benemerite Fondazioni e Associazioni culturali -<br />
Salvare <strong>Palermo</strong>, Italia Nostra, FAI e altre - che hanno tentato <strong>di</strong> richiamare al buon senso le<br />
autorità citta<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>stratte o assenti. Appelli troppo pacati e senza danni per i sor<strong>di</strong> incalliti che<br />
amministrano la città.<br />
Ma, trascurando la modestia intellettuale e morale degli amministratori <strong>di</strong> oggi e degli anni<br />
peggiori e l'arroganza mafiosa che li ha con<strong>di</strong>zionati, non sono state soltanto le scelte ideologiche<br />
degli urbanisti ad avere portato contributi negativi all'evoluzione del tessuto urbano e alla crescita<br />
civile ed economica della città <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>. Hanno collaborato e collaborano in negativo non solo i<br />
fondamentalismi sterili <strong>di</strong> quei ver<strong>di</strong> e <strong>di</strong> quegli ambientalisti che si arroccano nell'estremismo più<br />
intransigente, ma anche gli acritici tentativi <strong>di</strong> qualche esperto(?) <strong>di</strong> problemi economici <strong>di</strong> applicare<br />
alla specificità economica palermitana piani collaudati altrove.<br />
I ver<strong>di</strong> hanno mille ragioni a conforto del loro impegno; gli ambientalisti hanno mille ragioni<br />
a sostegno delle loro posizioni; gli economisti hanno altrove la verifica storica della fondatezza<br />
delle loro proposte: ma quando un verde, un ambientalista, un economista arriva a ritenere che le<br />
sue soluzioni siano le uniche possibili nel contesto palermitano, allora siamo <strong>di</strong> fronte<br />
all'espressione <strong>di</strong> un fanatismo improduttivo. Questo fanatismo è ancor più devastante quando<br />
pretende <strong>di</strong> essere alimentato dall'amore.<br />
L'amore per la città è un'altra cosa.<br />
E', prima <strong>di</strong> tutto, ricerca interiore delle ragioni sentimentali che legano a luoghi che danno<br />
emozioni irripetibili altrove ed è riflessione sulle cause del <strong>di</strong>sappunto che questi stessi luoghi<br />
suscitano; è rinunzia alla pretesa <strong>di</strong> avere soluzioni certe per tutti i problemi ed è attenzione per le<br />
posizioni altrui; è, infine, ricerca <strong>di</strong> proposte che tengano conto <strong>di</strong> tutti i possibili interessi culturali,<br />
sociali, storici ed economici <strong>di</strong> chi guarda alla prospettiva della sua città. Dopo, è impegno<br />
operoso e solerte. Ecco, la consapevolezza che qualsiasi posizione culturalmente rigida sia<br />
un'irrazionale arroganza deve essere il punto <strong>di</strong> partenza per quanti cercano <strong>di</strong> dare il loro<br />
contributo per la crescita civile, culturale ed economica della città <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>.<br />
Alexander Mitscherlich, nella sua critica della cultura urbanistica, si duole del fatto che, per<br />
il razionalismo urbanistico, l'uomo sia una costante quantitativa da tener presente nei calcoli <strong>di</strong><br />
progettazione <strong>di</strong> una città e che i risultati quantitativi conseguenti siano confusi con il fine dell'uomo<br />
che, invece, può averne uno solo: sé stesso e le sue esigenze psicologiche prima che fisiologiche.<br />
Mitscherlich ci descrive (2) l'armonia del biotopo urbano me<strong>di</strong>evale nel quale l'uomo, in un<br />
raggio fisico a sua misura, trovava una risposta a tutte le sue esigenze sociali, politiche,<br />
economiche e culturali e contesta lo smembramento moderno della città nella quale gli urbanisti<br />
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hanno ritenuto <strong>di</strong> poter staccare i quartieri dormitorio dai centri <strong>di</strong>rezionali per gli uffici<br />
amministrativi, dalle aree industriali (con<strong>di</strong>visibili solo per le industrie inquinanti), dalle zone<br />
commerciali e <strong>di</strong> svago: il risultato è stato lo smembramento psicologico dell'uomo che in nessuna<br />
zona della sua città è più pienamente a suo agio.<br />
"La vecchia città altamente integrata si è scissa nelle sue varie funzioni. Quanto <strong>di</strong> nuovo<br />
sorge non possiede però in nessun modo, in principio, il taglio delle forme da gran tempo<br />
sperimentate; basta che si garantisca l'assolvimento delle funzioni speciali previste: centro<br />
commerciale o <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertimento, quartieri residenziali, sobborgo industriale. L'inospitalità che si va<br />
estendendo su queste nuove zone urbane è opprimente. La questione da porre è: è inevitabile che<br />
sia così?......................La città in cui si è vissuti per secoli era un biotopo, cioè un luogo nel quale<br />
le più <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong> vita raggiungono un equilibrio ed in esso persistono...........Quando dunque<br />
si progetta una città, è lecito pensare che uno stu<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> biotopi dovrebbe recare il suo<br />
contributo...............La pre<strong>di</strong>lezione che si prova per una città o per un suo quartiere, per un angolo<br />
fuori mano, è incontestabilmente il risultato <strong>di</strong> processi psicologici e più precisamente affettivi. Se<br />
ben tenuta, se or<strong>di</strong>nata, la città <strong>di</strong>venta oggetto d'amore per i suoi citta<strong>di</strong>ni. Essa è espressione <strong>di</strong><br />
un'energia creatrice collettiva, che abbraccia intere generazioni; possiede una giovinezza più<br />
in<strong>di</strong>struttibile <strong>di</strong> quella delle generazioni, una vecchiaia che dura più a lungo <strong>di</strong> quella dei singoli<br />
che nel suo ambito vengono crescendo. La città <strong>di</strong>venta il consolante involucro nelle ore della<br />
<strong>di</strong>sperazione e lo scenario luminoso nei giorni festosi..................Ma che cosa sanno gli ingegneri<br />
geodetici, i costruttori <strong>di</strong> strade, che cosa sanno <strong>di</strong> attese umane e <strong>di</strong> capacità <strong>di</strong> acquisire<br />
atteggiamenti nuovi? La città costituisce uno straor<strong>di</strong>nario miscuglio <strong>di</strong> paesaggio, <strong>di</strong> natura e <strong>di</strong><br />
una struttura, che è oggetto d'amore allo stesso modo che lo sono le persone. E' configurata dagli<br />
uomini, dagli uomini abitata e si offre in questa unità inseparabile <strong>di</strong> configurazione e abitanti.<br />
Come può il citta<strong>di</strong>no che dai costruttori del suo "focolare" è concepito non più come in<strong>di</strong>viduo<br />
vivente ma come un'entità astratta che domanda un'abitazione - come può il citta<strong>di</strong>no, lui a cui<br />
nessuno pensa quando stanco si abbandona su una se<strong>di</strong>a, quando trascorre una giornata piovosa<br />
<strong>di</strong>etro la finestra a guardare che cosa succeda all'esterno, quando nutre delle speranze e deve <strong>di</strong>r<br />
loro ad<strong>di</strong>o - come può questo citta<strong>di</strong>no degradato a consumatore <strong>di</strong> vani d'abitazione influire a sua<br />
volta su questa sua città, sì che si stabilisca un circolo, un'azione reciproca?...................(3)<br />
Dal Laugier a Le Corbousier ed oltre - attraverso Jefferson, Neumann, Hausmann,<br />
Hilberseimer, ecc. - l'urbanistica ha espresso tutta una serie <strong>di</strong> idee estreme, razionaliste o meno,<br />
volte a rappresentare, più che le città degli uomini, le città dell'utopia. Probabilmente, è necessario<br />
ed è utile che gli urbanisti e gli architetti guar<strong>di</strong>no avanti ad una prospettiva sempre nuova della<br />
città; ma non è meno necessario che recuperino una più sobria misura della <strong>di</strong>mensione umana e<br />
con intelligente modestia, in ogni occasione, si <strong>di</strong>chiarino incapaci <strong>di</strong> <strong>di</strong>segnare un progetto urbano<br />
senza il contributo <strong>di</strong> sociologi, economisti, psicologi e stu<strong>di</strong>osi d'arte e <strong>di</strong> storia innamorati della<br />
loro città.<br />
17
Questa intelligente <strong>di</strong>sponibilità da parte <strong>di</strong> tutti - politici, professionisti e citta<strong>di</strong>ni in genere -<br />
sarebbe necessaria a <strong>Palermo</strong> per recuperare un’attenzione nuova verso la città per raggiungere<br />
quell’amore che consente ad Aurelio Pes <strong>di</strong> concludere così il suo "Cara <strong>Palermo</strong>": "In una<br />
con<strong>di</strong>zione piena d'ombre, d'infamia, <strong>di</strong> pericoli vive ancor oggi la città <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>. Non intonatele<br />
però i vostri te<strong>di</strong>osi de profun<strong>di</strong>s, giacché, simili ai guerrieri del Walhalla, più volte ricordati da<br />
Goethe, tagliata a pezzi la notte, essa è pronta a ridestarsi al mattino più forte e vigorosa <strong>di</strong> prima.<br />
Uomini ed energie nuove sono, infatti, già all'opera: scrittori, poeti, architetti, artisti, citta<strong>di</strong>ni,<br />
soltanto in attesa che istituzioni consapevoli continuino ad affrancarsi dalla trappola populista e dei<br />
facili consensi, per <strong>di</strong>schiudere a idee ben altrimenti preziose una più durevole ipoteca sul nostro<br />
futuro. Per tutti costoro valga dunque il l'auspicio <strong>di</strong> Seume, lo scrittore e viandante tedesco in fuga<br />
dall'incipiente militarismo prussiano che, nel Settecento, dalla nativa Lipsia a pie<strong>di</strong> raggiunse la<br />
Sicilia e <strong>Palermo</strong>: "Ognuno agisca con coraggio, perché il suo giorno aspetta". (4)<br />
Conclusione stimolante che rischia, però, un ascolto limitato perché i giovani più qualificati<br />
della città sono costretti ad inseguire le più moderne opportunità <strong>di</strong> lavoro fuori dalla Sicilia e molto<br />
spesso fuori dall'Italia: da Londra, Parigi, Bruxelles, Francoforte, New York, Milano, giovani<br />
palermitani - esperti <strong>di</strong> management industriale, <strong>di</strong> tecniche finanziarie, <strong>di</strong> astrofisica, <strong>di</strong><br />
biotecnologie, <strong>di</strong> telematica ecc. - fanno arrivare le notizie dei loro successi professionali che<br />
significano anche <strong>di</strong>stacco definitivo dalle ra<strong>di</strong>ci familiari e socio-culturali.<br />
Le ragioni pratiche hanno preso il sopravvento sugli stimoli sentimentali: gli stessi genitori<br />
più legati ai loro figli sono costretti a sperarne altrove il futuro. Così, perché la città non continui a<br />
depauperare il suo migliore patrimonio umano, è necessario operare con fretta a che l'ambiente<br />
urbano - nel suo significato più ampio - raggiunga un livello qualitativo capace <strong>di</strong> dare risposte<br />
adeguate alle legittime speranze dei giovani del 2000 che, concretamente attenti ai loro bisogni e<br />
ai loro interessi, lontani da quella nostalgia che un tempo avvinceva l'anima <strong>di</strong> chi emigrava,<br />
raramente impostano la loro vita programmando un ritorno a <strong>Palermo</strong>.<br />
-1 A. Pes, Cara <strong>Palermo</strong>, Messina, Helios e<strong>di</strong>tore,1996, pag. 94<br />
-2 A. Mitscherlich, Il feticcio urbano, Torino, Einau<strong>di</strong> ed., 1970<br />
-3 A. Mitscherlich, ibidem, pag. 31-38<br />
-4 A. Pes, Cara <strong>Palermo</strong>, Messina, Helios ed.,1996, pag. 96<br />
Capitolo terzo<br />
18
3 - L’insensibilità culturale<br />
La situazione, che ormai si è determinata a <strong>Palermo</strong>, chiama in causa gli amministratori<br />
pubblici non solo per la loro inadeguatezza funzionale ma soprattutto per l’incultura che impe<strong>di</strong>sce<br />
loro <strong>di</strong> rendersi conto della gravità dello stato <strong>di</strong> abbandono della città anche attorno ai suoi<br />
principali monumenti, con danno per il turismo e per l’economia citta<strong>di</strong>na.<br />
Nessuno può pensare che il sindaco Cammarata, attraversando la città, non vede le lordure<br />
che aggre<strong>di</strong>scono i monumenti e non si renda conto che tanta vergogna <strong>di</strong>pende esclusivamente<br />
dalla sua incapacità <strong>di</strong> ottenere un <strong>di</strong>gnitoso esercizio delle funzioni <strong>di</strong> controllo da chi è preposto<br />
da lui ai servizi <strong>di</strong> manutenzione e tutela del patrimonio pubblico.<br />
Di seguito sono mostrate alcune fotografie dalle quali si evince imme<strong>di</strong>atamente lo stato <strong>di</strong><br />
abbandono <strong>di</strong> monumenti e statue alle quali l’infiltrazione delle ra<strong>di</strong>ci delle erbacce produce un<br />
progressivo sgretolamento della struttura fisica. Non c’è solo il danno estetico c’è anche il danno <strong>di</strong><br />
un deterioramento strutturale che incide pure sui costi dei successivi necessari restauri.<br />
Com’è possibile tanta ignavia alla luce del sole?<br />
Stato <strong>di</strong> abbandono della statua <strong>di</strong> Filippo V - Piazza del Parlamento<br />
(<strong>di</strong> fronte al Palazzo dei Normanni, dove fra l’altro c’è la Cappella palatina, luogo frequentatissimo dai turisti che costatano il<br />
<strong>di</strong>sinteresse pubblico).<br />
19
Le erbacce hanno raggiunto anche la sommità della statua <strong>di</strong> Filippo V<br />
(come si può costatare le ra<strong>di</strong>ci delle erbe si infiltrano e sgretolano)<br />
I più luri<strong>di</strong> graffiti deturpano tutta la base della statua a San G. Bosco - Piazza Don Bosco<br />
(i salesiani hanno provato a pulire ma sono stati sopraffatti dall’inesistenza <strong>di</strong> controlli)<br />
20
Spruzzi <strong>di</strong> inchiostri vari e scritte deturpano la Statua della Libertà - Piazza Vittorio Veneto<br />
(l’aspetto più grave sta nel fatto che, dopo questa foto, alcune scritte sul fronte sono state pulite<br />
mentre le lordure sul retro sono state ignorate: chi è responsabile del controllo delle pulizie?)<br />
Le erbacce hanno raggiunto la parte alta della statua <strong>di</strong> San Domenico - Piazza San Domenico<br />
21
Le erbacce infestano tutta la base della statua <strong>di</strong> San Domenico - Piazza San Domenico<br />
(le basole <strong>di</strong> marmo sono sempre più sconnesse e i costi <strong>di</strong> un preve<strong>di</strong>bile restauro sempre più alti)<br />
Con giustificato orgoglio e con dovizia <strong>di</strong> iniziative è stato pubblicizzato il nuovo impianto<br />
della Galleria Civica d'Arte Moderna nel restaurato complesso monumentale <strong>di</strong> Sant’Anna alla<br />
Misericor<strong>di</strong>a, gioiello <strong>di</strong> architettura con e<strong>di</strong>fici dal '400 al '600. La Direzione del museo ha affidato<br />
l'incarico <strong>di</strong> curare il progetto del nuovo or<strong>di</strong>namento scientifico e tutte le fasi della sua<br />
realizzazione a un gruppo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi.<br />
La nuova sistemazione ricostruisce, attraverso una selezione qualitativa delle opere, la<br />
storia delle collezioni e ne offre un’immagine omogenea al pubblico dei visitatori. 176 <strong>di</strong>pinti e 38<br />
sculture esaltano nel nuovo spazio espositivo un fascino scenografico che quasi celebra le opere<br />
<strong>di</strong> importanti artisti tra cui Giovanni Bol<strong>di</strong>ni. Massimo Campigli, Carlo Carrà, Felice Casorati,<br />
Michele Catti, Giorgio De Chirico, Ettore de Maria Bergler, Emilio Greco, Renato Guttuso, Antonino<br />
Leto, Francesco Lo Jacono, Vincenzo Ragusa, <strong>Mario</strong> Rutelli, leardo Terzi, <strong>Mario</strong> Sironi, Franz Von<br />
Stuch.<br />
E’ incre<strong>di</strong>bile che anche questo luogo raggiunto da visitatori e da turisti debba esibire lo<br />
stato <strong>di</strong> abbandono nel quale si trova la stessa chiesa <strong>di</strong> Sant’Anna che, come mostra la fotografia<br />
che segue, è aggre<strong>di</strong>ta dalle erbacce.<br />
22
Le erbacce aggre<strong>di</strong>scono la base e la sommità della chiesa <strong>di</strong> Sant’Anna<br />
Davanti al portone centrale della chiesa è caduto dall’alto un vaso, certamente smosso dalle ra<strong>di</strong>ci <strong>di</strong><br />
erbe e buttato giù dal vento: ricorda il sindaco che è il primo responsabile penale degli eventuali<br />
danni che l’incuria pubblica può causare ai terzi?<br />
23
Le scritte lordano a giro tutta la statua a Ruggero Settimo - Piazza Ruggero Settimo<br />
E’ accettabile che tanta lordura sia tollerata al Politeama che è la piazza principale della città?<br />
Il sindaco è consapevole della vergogna che cade su <strong>di</strong> lui e su tutta la sua Giunta?<br />
24
Le foto dell’incuria potrebbero continuare per quanti sono i monumenti e i palazzi antichi a<br />
<strong>Palermo</strong>. E’ inutile, però, insistere perché le domande poste fino a questo punto probabilmente<br />
sono soltanto domande retoriche. E’ sufficiente, infatti, andare al palazzo dove il sindaco ha la sua<br />
sede <strong>di</strong> lavoro - il Palazzo delle Aquile - per rendersi conto che l’incultura è all’interno dello stesso<br />
“palazzo”.<br />
Dopo aver raggiunto l’elegante Piazza Pretoria - nella quale si trova la splen<strong>di</strong>da fontana<br />
mostrata nella fotografia che segue, progettata inizialmente per una villa fiorentina e poi acquistata<br />
dal senato palermitano - si entra nel Palazzo delle Aquile (foto successiva), sede del Sindaco e si<br />
scopre che l’inquilino principale, poiché non interviene per eliminare le brutture, ne attraversa le<br />
sale senza rendersi conto <strong>di</strong> come e quanto ne sia stata deturpata l’armonia estetica.<br />
la fontana manieristico-rinascimentale <strong>di</strong> Piazza Pretoria<br />
25
il Palazzo delle Aquile<br />
Quelle che seguono, infatti, sono le foto che documentano come la più inaccettabile<br />
insensibilità e forse anche il <strong>di</strong>sinteresse hanno permesso che umi<strong>di</strong>tà e arbitrarie iniziative<br />
pratiche deturpassero affreschi e soffitti nelle sale dove ha la sede <strong>di</strong> lavoro chi dovrebbe curare la<br />
tutela del patrimonio artistico citta<strong>di</strong>no. A chi è affidata la città?<br />
l’umi<strong>di</strong>tà corrode e sgretola gli affreschi dei soffitti e dei sopraporta: nessuno interviene<br />
26
Un neon incornicia un ventilatore e, assieme a due sbarre metalliche <strong>di</strong> fortuna, deturpa<br />
un soffitto a cassettoni<br />
Un neon deturpa gli affreschi <strong>di</strong> un soffitto, inquadrando due puttini e lo stemma della città<br />
27
Altro soffitto a cassettoni “restaurato” con due sbarre metalliche e “arredato” con neon e ventilatore<br />
Si può mai sperare che il Sindaco, che convive ogni giorno con tante brutture senza<br />
intervenire e senza dolersi, possa preoccuparsi <strong>di</strong> quanto c’è <strong>di</strong> brutto fuori, per le strade e sui<br />
monumenti della città che amministra?<br />
28
Capitolo quarto<br />
4 - Il degrado urbano<br />
Dopo aver costatato lo stato <strong>di</strong> negligente trascuratezza e insensibile prevaricazione<br />
all’interno del Palazzo del Sindaco, sono comprensibili e conseguenti, anche se inaccettabili, le<br />
lordure che affliggono <strong>Palermo</strong>, non solo nei luoghi periferici ma ad<strong>di</strong>rittura in quello che era<br />
considerato il “salotto” della città.<br />
Il Piazzale Ungheria è a metà della via Ruggero Settimo fra la piazza Teatro Massimo e<br />
la piazza Politeama: cioè, al centro del centro citta<strong>di</strong>no. Verificarne lo stato <strong>di</strong> degrado e <strong>di</strong><br />
luridume lascia allibiti. Le fotografie che seguono parlano da sole:<br />
senza commento.......................<br />
29
senza commento.......................<br />
senza commento.......................<br />
30
senza commento.......................<br />
senza commento.......................<br />
31
L’autore si scusa con i citta<strong>di</strong>ni delle zone urbane meno centrali e con quelli delle borgate,<br />
ma se si costata che il “salotto” della città è trascurato in questo modo dagli Amministratori<br />
pubblici, è più facile immaginare quale debba essere il livello <strong>di</strong> abbandono delle vie e delle piazze<br />
periferiche che sono in balìa del più incivile deterioramento.<br />
Il degrado fisico della città, però, è anche conseguenza del degrado civico: nelle ore serali<br />
ne prendono possesso orde <strong>di</strong> giovani apparentemente quieti ma nei fatti pronti alle più violente<br />
reazioni se qualcosa <strong>di</strong>sturba il loro <strong>di</strong>lagare. Per evitare inconvenienti, nelle ore notturne, i citta<strong>di</strong>ni<br />
in auto evitano <strong>di</strong> attraversare le strade attorno ai pubs che i giovani, con le auto e le moto<br />
posteggiate nel modo più selvaggio, “occupano” nella certezza che nessuno interverrà a<br />
controllare e mettere un pò d’or<strong>di</strong>ne. Dispongono così della città senza alcun controllo perché<br />
latitano non solo i vigili urbani ma anche i poliziotti e i carabinieri le cui pattuglie <strong>di</strong> ronda sono<br />
rarissime. Il Sindaco e la sua Giunta non prendono nessuna iniziativa per garantire la serenità<br />
notturna a tutti i citta<strong>di</strong>ni.<br />
* * *<br />
La città sbrecciata - Se i monumenti e le piazze sono abbandonati alle intemperie e ai vandali, chi<br />
può sorprendersi per il fatto che anche la manutenzione delle strade è trascurata oltre ogni più<br />
pessimistico timore? Ancora una volta al centro, percorrendo il tanto decantato Viale della Libertà<br />
si rimane stupefatti per l’incuria, le negligenze, le scorrettezze e i vandalismi: marciapie<strong>di</strong><br />
sbrecciati, manto stradale irregolare e pieno <strong>di</strong> avvallamenti, decine <strong>di</strong> platani mancanti lungo i<br />
marciapie<strong>di</strong>, cestini per i rifiuti portati via o danneggiati, semafori abbandonati. Qualche fotografia<br />
anche <strong>di</strong> altre zone urbane:<br />
Un marciapie<strong>di</strong> <strong>di</strong> via Libertà! Quasi ovunque è sconnesso e sbrecciato.<br />
32
il manto stradale in via Libertà all’altezza del Giar<strong>di</strong>no Inglese<br />
(da piazza Croci a via Notarbartolo, marciapie<strong>di</strong> e manto stradale sono il risultato <strong>di</strong> un’indecente<br />
manutenzione che nessuno ha controllato né contestato)<br />
Stato <strong>di</strong> abbandono della scalinata che sale da via Libertà a via M.se Ugo<br />
33
Il bordo del marciapie<strong>di</strong> <strong>di</strong>velto all’ingresso principale del Teatro Massimo<br />
il marciapie<strong>di</strong> è tutto sbrecciato in via Alcide de Gasperi<br />
34
le erbacce e i rifiuti infestano il marciapie<strong>di</strong> <strong>di</strong> via Isidoro La Lumia (zona Teatro Politeama!)<br />
il manto stradale in via Sampolo nuovamente sconnesso poco dopo il suo rifacimento<br />
35
marciapie<strong>di</strong> e paletti <strong>di</strong>velti in corso Vittorio Emanuele <strong>di</strong> fronte alla Fontana del Garraffo<br />
manto stradale sbrecciato in Corso Vittorio Emanuele all’altezza <strong>di</strong> Piazza Marina<br />
36
la Fontana del Garraffo, meta <strong>di</strong> turisti, <strong>di</strong> fronte alle sbrecciature <strong>di</strong> cui alle due foto che precedono<br />
Anche le foto della “città sbrecciata” sono state limitate a situazioni delle vie centrali perché,<br />
se questo è lo stato anche <strong>di</strong> via Libertà, è facilmente comprensibile quale sia il livello della<br />
manutenzione nelle aree periferiche. Chi deve provvedere? Chi deve controllare che le<br />
manutenzioni siano effettuate a regola d’arte?<br />
Cartellonistica pubblicitaria e inciviltà - Denuncia l’architetto Francesco Andolina: “C'è una<br />
caratteristica che <strong>di</strong>stingue negativamente le città meri<strong>di</strong>onali, e <strong>Palermo</strong> in particolare, da quelle<br />
del settentrione d'Italia e dell'Europa. Oltre la sporcizia accumulata negli angoli delle piazze che<br />
costituisce ormai il soggetto fotografico preferito dagli increduli turisti e ha riformulato l' idea della<br />
nostra città all'estero; oltre lo stato <strong>di</strong> perenne degrado <strong>di</strong> buona parte dei monumenti citta<strong>di</strong>ni,<br />
che farebbero la fortuna turistica <strong>di</strong> ogni altra città capace <strong>di</strong> una gestione della cosa pubblica colta<br />
e preparata.<br />
* * *<br />
Si tratta <strong>di</strong> quell’endemica, esiziale violenza psico-fisica che subisce qualsiasi citta<strong>di</strong>no nel<br />
vedere manifesti pubblicitari, affissioni ipertrofiche andare all'arrembaggio <strong>di</strong> recinzioni scolastiche,<br />
ecclesiali, parterre e facciate <strong>di</strong> palazzi più o meno storici. A volte il coinvolgimento è più <strong>di</strong>retto<br />
agli incroci stradali sempre più spesso perimetrati da pannelli bassi che in alcuni casi ostacolano<br />
l'attraversamento della carreggiata ostruendo il flusso pedonale per arrivare al caso limite<br />
dell'incrocio via Roma – corso Vittorio Emanuele, in cui gli intrappolati pedoni sono costretti a<br />
37
passare sotto vere forche cau<strong>di</strong>ne al servizio delle lobby pubblicitarie, a scapito anche della<br />
sicurezza pubblica. L'arroganza <strong>di</strong> tali misfatti, pari all'impunità con cui vengono compiuti, non<br />
concede zone franche, aree <strong>di</strong> rispetto. Spesso queste barriere visive, coprono spazi aperti dei<br />
quali ostacolano la vista, o annullano squarci prospettici aumentando il senso claustrofobico che<br />
una città altamente e<strong>di</strong>ficata come la nostra alimenta.<br />
Lungo la circonvallazione, nei pressi degli svincoli stradali, si respira un'atmosfera <strong>di</strong><br />
squallida periferia suburbana. Basti dare un'occhiata al tratto nord <strong>di</strong> Viale Regione Siciliana,<br />
costellato da una selva <strong>di</strong> enormi cartelloni pubblicitari che per la loro quantità quasi si “impallano”<br />
l'un l'altro. E' il modo in cui <strong>Palermo</strong> si presenta agli increduli turisti che provengono dall'aeroporto.<br />
E' <strong>di</strong>fficile far credere loro che questa landa devastata dalle arroganti palificazioni ipertrofiche che<br />
sorgono ovunque, sia quella che nelle loro guide viene citata come Piana dei Colli, preziosa area<br />
delle ville settecentesche. E noi continuiamo in silenzio ad abbassare gli occhi.”<br />
Un esempio <strong>di</strong> cartellonistica incivile <strong>di</strong> cui, malgrado le <strong>di</strong>mensioni, il Sindaco non si rende conto.<br />
Foro Italico: il cartellone interrompe la pista ciclabile segnata a destra.<br />
Notare anche le erbacce che infestano l’aiuola e il marciapie<strong>di</strong>: siamo al Foro Italico, il lungomare<br />
che è ritenuto il biglietto da visita della città per i turisti provenienti da Messina.<br />
Può un’amministrazione civica essere più indecorosamente assente?<br />
* * *<br />
Il contributo dei citta<strong>di</strong>ni alla invivibilità urbana - L’invivibilità della città fa in<strong>di</strong>gnare l’architetto<br />
Francesco Andolina: “.........il senso civico della citta<strong>di</strong>nanza, nella nostra città, sembra arrivato ad<br />
un livello così basso da conferirle un brand <strong>di</strong> irre<strong>di</strong>mibilità. L'analisi obiettiva sull'attuale stato <strong>di</strong><br />
38
vivibilità urbana, il peggiore degli ultimi decenni, evidenzia l'in<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> una parte dei citta<strong>di</strong>ni<br />
nel rispettare le norme che <strong>di</strong>sciplinano la comune convivenza, la latitanza delle istituzioni, cui<br />
spetta far rispettare quelle regole, e la rassegnazione muta della restante parte <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni che<br />
subisce le conseguenze <strong>di</strong> questa incivile situazione.<br />
Sembra che un'incultura <strong>di</strong>ffusa, trasversalmente presente in ogni fascia sociale, alimentata<br />
da modelli comportamentali <strong>di</strong> probabile provenienza mass-me<strong>di</strong>atica, stimoli una percentuale <strong>di</strong><br />
concitta<strong>di</strong>ni a considerare la trasgressione sistematica delle norme civiche come <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong><br />
furbizia. Mentre, al contrario, in questo nuovo modello neo-barbarico <strong>di</strong> convivenza, il loro rispetto<br />
<strong>di</strong>venta, ipso facto, una denuncia <strong>di</strong> debolezza.<br />
In questa città incapace <strong>di</strong> realizzare tanto un servizio pubblico efficiente quanto<br />
infrastrutture adeguate a sostenere il movimento veicolare privato, l'uso dell'automobile<br />
rappresenta il primo serio problema con cui fare i conti quoti<strong>di</strong>anamente. E' così abbastanza<br />
frequente vedere per le strade automobili posteggiate sulle strisce pedonali, sul marciapiede, in<br />
seconda fila, sugli scivoli per le carrozzelle per arrivare all'acme dell'inciviltà nell'occupare gli spazi<br />
destinati ai portatori <strong>di</strong> han<strong>di</strong>cap (altro argomento è poi quello <strong>di</strong> indagare sulla concessione “facile”<br />
dei contrassegni H, perpetrata dagli uffici competenti). Ma l'uso piratesco degli spazi collettivi, a<br />
danno dei pedoni e delle persone più deboli, non meravigli: intere piazze storiche sono state<br />
scippate all'uso pedonale cui sono vocate, (pensiamo a Piazza Sant’Anna, Bologni, Bellini,<br />
Rivoluzione...) per <strong>di</strong>ventare parcheggi (nonostante la <strong>di</strong>sponibilità manifestata da quasi tutti i<br />
partiti ad ogni tornata elettorale alla pedonalizzazione <strong>di</strong> significative aree del centro storico e<br />
sempre successivamente rimossa).<br />
Tale incolta <strong>di</strong>sattenzione verso le testimonianze storiche <strong>di</strong>viene aggressione e vilipen<strong>di</strong>o<br />
nell'operare dei vandali che dopo aver imbrattato con vernice spray la periferia urbana <strong>di</strong>lagano<br />
impunemente in ogni quartiere, arrivando inverosimilmente a sfregiare luoghi in cui ci si aspetta un<br />
presi<strong>di</strong>o istituzionale continuo (penso alle Piazze Ruggero Settimo e Castelnuovo).<br />
Il brutto ci sovrasta e sembra che tragicamente buona parte <strong>di</strong> noi palermitani ci si stia<br />
abituando. Non riusciamo più ad in<strong>di</strong>gnarci .se gli ubiquitari ven<strong>di</strong>tori ambulanti non raccolgono i<br />
cumuli <strong>di</strong> immon<strong>di</strong>zia da loro prodotta o se ogni gestore <strong>di</strong> bar ruba spazio pubblico ampliando<br />
con pagode da stand gastronomico-fieristico la propria attività commerciale verso la strada ormai<br />
<strong>di</strong>ventata suk. A noi, che ancora sogniamo come potrebbe essere <strong>Palermo</strong>, dribblando tra gli<br />
escrementi <strong>di</strong> cani appartenenti a padroni incivili e annichiliti dalla musica assordante “sparata”<br />
dall'automobilista, simbolo <strong>di</strong> questa subcultura aggressiva e <strong>di</strong>lagante, orgoglioso dei suoi<br />
megawatt, non rimane che constatare quanto sia lontana l'Europa, e quanto, in questo ultimo<br />
periodo sembri sempre più allontanarsi”......<br />
* * *<br />
La <strong>di</strong>scarica selvaggia - Gli esempi <strong>di</strong> rifiuti abbandonati lungo le strade della città, <strong>di</strong> cui alle foto<br />
che seguono, sono comportamenti cronici dei citta<strong>di</strong>ni e non sono i perio<strong>di</strong>ci cumuli <strong>di</strong> rifiuti dovuti<br />
alla “civile” collaborazione degli addetti AMIA e collegate. L’assenza <strong>di</strong> qualsiasi controllo da parte<br />
39
degli inesistenti Vigili Urbani consente che queste piccole <strong>di</strong>scariche <strong>di</strong>ffuse costellino la città<br />
arricchendola <strong>di</strong> uno spettacolo inverecondo oltre i nauseanti odori e i rischi igienici.<br />
materasso abbandonato in via Principe <strong>di</strong> Villafranca<br />
rifiuti in corso Vittorio Emanuele presso l’Istituto Nautico<br />
40
ifiuti ed erbacce in viale Croce Rossa<br />
41
ifiuti quoti<strong>di</strong>ani all’angolo del corso Vittorio Emanuele presso la chiesa <strong>di</strong> San Matteo<br />
rifiuti sempre presenti in via Sacra Famiglia, traversa <strong>di</strong> via Resuttana colli<br />
42
lavatrice abbandonata in viale Strasburgo angolo via Belgio<br />
sottopassaggio <strong>di</strong> Villa Trabia sempre ingombro <strong>di</strong> rifiuti, foglie e acqua<br />
La speranza <strong>di</strong> queste pagine è quella <strong>di</strong> essere riusciti a far costatare al Sindaco avvocato<br />
Diego Cammarata come il degrado della città abbia superato qualsiasi livello <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a ed è lui<br />
che ha il dovere <strong>di</strong> intervenire con energia, efficiente determinazione e inflessibile severità verso i<br />
citta<strong>di</strong>ni restii ad ogni norma <strong>di</strong> civile convivenza.<br />
43
Capitolo quinto<br />
5 - Un itinerario turistico: la "Vucciria"<br />
Questo capitolo vuole ricordare che cosa <strong>Palermo</strong> potrebbe essere e, purtroppo, non è.<br />
Uno degli itinerari turistici più interessanti della città <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> è attraversare quell’angolo del<br />
Mandamento Castellammare, compreso fra il corso Vittorio Emanuele, via Roma, piazza San<br />
Domenico, via Meli e via Cala. Per i palermitani è la "Vucciria", espressione popolare che ricorda il<br />
vociare urlato dei ven<strong>di</strong>tori della Bocceria, francesismo che sta per Mercato della carne.<br />
Questo quartiere è oggi soltanto l'evocazione romantica <strong>di</strong> un folclore perduto. Ma è,<br />
ancora e soprattutto, un patrimonio culturale, fonte inesauribile <strong>di</strong> riferimenti storici, economici ed<br />
urbanistici della città. Attraversare i vicoli della Vucciria, per chi è attento, è una continua scoperta<br />
che suggerisce <strong>di</strong> trovare i giorni e le ore durante i quali, spenta l'eco del residuo mercato, sia<br />
possibile gustare forme urbane inusitate altrove e tesori <strong>di</strong> storia e d'arte che invitano alla<br />
riflessione. Così, partendo da piazza San Domenico, giunti al centro del mercato attraverso la<br />
<strong>di</strong>scesa dei Maccheronai, ogni vicolo che si apre dalla piazza Caracciolo propone la sua sorpresa.<br />
A sinistra, entrando da via Coltellieri, già caratteristica nel suo tracciato stretto e sinuoso, si<br />
raggiunge, dal vicolo della Rosa bianca, la piazzetta Appalto: un raccolto cortile <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione<br />
urbana araba che conferma l'originaria struttura musulmana del quartiere(1), certamente<br />
mo<strong>di</strong>ficata dalle esigenze urbane me<strong>di</strong>evali e successive, ma non stravolta. La presenza araba,<br />
d'altra parte, è efficacemente ricordata dai due dei toponimi più rappresentativi del quartiere: Cala<br />
deriva dall'arabo "kalla", porto naturale; Garraffo e Garraffello derivano dall'arabo "garraf", ricco<br />
d'acqua.<br />
Recuperata dalla tortuosità dei vicoli (nei secoli successivi le vie furono sempre più <strong>di</strong>ritte)<br />
la consapevolezza dell'origine araba del quartiere, da piazzetta Appalto procedendo per la via<br />
Ambra, si raggiunge la piccola piazza S. Andrea chiusa ad oriente dal fronte principale della chiesa<br />
<strong>di</strong> S. Andrea fondata intorno al Xll secolo dagli Amalfitani che rappresentavano una delle "nazioni"<br />
più attive quando i Normanni avevano fatto <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> una città-emporio aperta ai flori<strong>di</strong> traffici<br />
commerciali del Me<strong>di</strong>terraneo. Di questo primo impianto sono ancora visibili, nel prospetto laterale<br />
su via Ambra, alcune monofore tardo-gotiche, mentre la facciata con la sua architettura tardo-<br />
cinquecentesca testimonia il passaggio della chiesa alla Confraternita degli Aromatari (farmacisti)<br />
che verso la fine del XVl secolo la ristrutturarono nelle attuali forme. L'interno, oggi purtroppo<br />
a<strong>di</strong>bito a magazzino, è caratterizzato dall'impianto a croce greca - raro a <strong>Palermo</strong> - plasticamente<br />
strutturato da otto colonne.<br />
Sempre nella piazza S. Andrea, defilata sulla destra verso via Ambra, si trova la chiesa <strong>di</strong><br />
S. Nicolò del Gurgo: costruita nel 1306 a servizio del borgo ("gurgo") degli Amalfitani, fu<br />
ristrutturata all'inizio del XVll secolo dalla Maestranza dei Calzettai. Il portale sulla piazza immette<br />
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in un portico con piccolo colonnato e, poi, nella chiesa con pianta a tre navate; sulla sinistra, più<br />
arretrato, il campanile costruito con conci <strong>di</strong> pietra ben squadrati. Per l'avanzato degrado, la chiesa<br />
non è aperta al culto, ma già da qualche tempo ne è promesso un prossimo restauro. Accanto alla<br />
chiesa, un palazzetto quattrocentesco con tracce del portale e con scalone "catalano" attende un<br />
funzionale recupero.<br />
Uscendo dalla piazza verso via Meli e procedendo in <strong>di</strong>rezione della Cala, si arriva in<br />
piazza S. Giacomo la Marina dove la chiesa <strong>di</strong> S. Maria la Nova impone al visitatore una sosta<br />
ancora più attenta. La fondazione della chiesa ha origini trecentesche, ma all'inizio del XVl secolo<br />
venne rie<strong>di</strong>ficata in tempi molto lenti che, nel passaggio dallo stile tardo gotico catalano a quello<br />
rinascimentale, determinarono l'incontro <strong>di</strong> elementi tra<strong>di</strong>zionali ed elementi nuovi che danno<br />
all'architettura <strong>di</strong> questa chiesa il fascino <strong>di</strong> un equilibrato ed interessante incontro <strong>di</strong> stili.<br />
L'armoniosa loggia ad arcate policentriche della facciata - appesantita, purtroppo, dalla<br />
sopraelevazione in stile neogotico aggiunta nel secolo XlX - richiama la struttura <strong>di</strong> S. Maria della<br />
Catena. L'interno, a tre navate, modulato da una sequenza <strong>di</strong> archi a tutto sesto, termina con una<br />
tribuna ottagonale coperta da una cupola. Nelle navate, decorazioni a stucco <strong>di</strong> scuola serpottiana,<br />
interessanti <strong>di</strong>pinti e altre opere fanno <strong>di</strong> questa chiesa una tappa non secondaria per chi voglia<br />
riconoscere la storia della città <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> attraverso l'itinerario della formazione del suo<br />
patrimonio artistico. Da piazza S. Giacomo la Marina, percorrendo via Materassai, si raggiunge<br />
piazza Garraffello dove dovrebbe essere chiara quale potrebbe essere la prospettiva del quartiere<br />
affrontandone il futuro senza impotenti nostalgie, senza pregiu<strong>di</strong>zi culturali ma anche senza<br />
<strong>di</strong>struttivo modernismo.<br />
la fontana del Garraffello costruita da Vincenzo Gagini, figlio <strong>di</strong> Antonello<br />
La piazza era l'originario "Piano della Loggia" dove le numerose logge <strong>di</strong> mercanti -<br />
catalani, genovesi, amalfitani, ecc. - intrattenevano gli scambi commerciali. Era il centro delle<br />
attività più importanti della città e, all'angolo con via dei Cassari, c'era il Banco Pubblico della<br />
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Tavola, trasferito nel 1617 nel Palazzo senatorio. Con la costruzione del Banco della Tavola, fra il<br />
1545 e il 1549, la piazza fu allargata e basolata e al centro fu posta, nel 1591, la fontana del<br />
Garraffello costruita da Vincenzo Gagini, figlio del celebre Antonello. Nel 1617, sull'area che<br />
occupava il Banco trasferito, fu costruito il Palazzo Rammacca, appartenuto ai principi Gravina e<br />
Filangeri, attualmente molto degradato ma con ancora visibili interessanti segni architettonici,<br />
alcuni dei quali dovuti ai rimaneggiamenti del ' 700. L'importanza della piazza è documentata dalla<br />
cornice <strong>di</strong> palazzi signorili: fra la via Garraffello e la via della Loggia, troviamo il palazzo tardo-<br />
rinascimentale dei Lo Mazzarino, ricca famiglia <strong>di</strong> mercanti genovesi da cui ebbe i natali a <strong>Palermo</strong><br />
Pietro Lo Mazzarino de Franchis, padre <strong>di</strong> Giulio Mazzarino Primo Ministro <strong>di</strong> Francia ai tempi <strong>di</strong><br />
Luigi XIV. Sul lato della piazza in linea con via della Loggia, infine, troviamo il Palazzo Zoppetta<br />
che nel 1699 fu rimaneggiato architettonicamente e acquisito dagli Oneto, duchi <strong>di</strong> Sperlinga.<br />
Oggi, le tracce <strong>di</strong> tanto prestigio sono sfocate ma, per fortuna, sono arricchite da quanto si<br />
vede nelle fotografie che seguono:<br />
un angolo della piazza Garraffello che si scorge anche nella foto che precede <strong>di</strong>etro la fontana<br />
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la “targa” che segnala la piazza Garraffello: i commenti sono superflui<br />
la vicina via dei Chiavettieri: una “lapa” abbandonata<br />
Dalla piazza Garraffello, attraverso via della Loggia o via Garraffello, si raggiunge corso<br />
Vittorio Emanuele: le costruzioni che fiancheggiano tutte e due le vie sono palazzi del Seicento e<br />
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del Settecento, con qualche nota architettonica interessante, che hanno sostituito le preesistenti<br />
costruzioni me<strong>di</strong>evali. Arrivati in via Vittorio Emanuele, girando a sinistra è possibile seguire la<br />
fuga <strong>di</strong> palazzi nobiliari o borghesi del XVll e XVlll secolo ( palazzo S. Margherita, palazzo<br />
Roccella, Palazzo Amari, ecc.) i cui prospetti laterali si affacciano sui vicoli <strong>di</strong> via Terra delle<br />
Mosche e via Chiavettieri. Ma è più interessante per il nostro tipo <strong>di</strong> itinerario, giunti in via Vittorio<br />
Emanuele, girare a destra, raggiungere l'arco <strong>di</strong> S. Sofia - aperto sulla facciata del palazzo<br />
Vannucci - ed entrare nella piazzetta S. Sofia da dove, per vicolo Paterna, si raggiunge la piazzetta<br />
del Garraffo, piccola ma un tempo <strong>di</strong> grande prestigio architettonico non solo per la facciata della<br />
chiesa cinquecentesca <strong>di</strong> S. Eulalia dei Catalani, costruita in stile plateresco, ma anche per le<br />
decorazioni marmoree degli e<strong>di</strong>fici della piazza e per la fontana barocca, posta al centro, costruita<br />
nel 1698 da Gioacchino Vitaliano su progetto <strong>di</strong> Paolo Amato.<br />
La Fontana del Garraffo nella piazza originaria (rara foto dovuta al Gruppo Facebook <strong>Palermo</strong>)<br />
Nel 1862 la fontana fu trasferita a piazza Marina e, oggi, troviamo soltanto la targa che<br />
ricorda la costruzione della fontana mentre sulla facciata dell'e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> fronte c'è la statua del<br />
"genio <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>" su quel che resta delle decorazioni marmoree che, dopo le mutilazioni e i furti,<br />
sono state recentemente restaurate.<br />
Proseguendo per via Argenteria - che prima dell'espansione del mercato era una strada<br />
elegante, sede <strong>di</strong> botteghe <strong>di</strong> argentieri, orefici e gioiellieri - si ritorna alla piazza Caracciolo dalla<br />
quale è iniziato il giro: questa piazza, centro del folclore della Vucciria immortalato in un<br />
vivacissimo <strong>di</strong>pinto <strong>di</strong> Renato Guttuso, era, come si <strong>di</strong>ceva anticamente, la "bocceria grande" che<br />
nella ra<strong>di</strong>ce francese dell'espressione denuncia la sua probabile origine angioina. Caratteristica<br />
per le terrazze degli e<strong>di</strong>fici che si affacciavano sullo spiazzo, la piazza fu organicamente<br />
ristrutturata nel 1783 dal viceré Caracciolo che tutt'intorno la attrezzò con portici che ospitavano i<br />
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ven<strong>di</strong>tori e le loro merci, mentre al centro fu posta una fontana con quattro leoni <strong>di</strong> marmo attorno<br />
ad un piccolo obelisco. A fine Ottocento, con l'apertura della via Roma, la piazza fu ristretta e il<br />
porticato scomparve. Da questa piazza, chi voglia, salendo dalla scalinata che porta alla via<br />
Roma, può completare il suo giro visitando la chiesa <strong>di</strong> S. Antonio Abate, <strong>di</strong> origini duecentesche<br />
ma oggetto <strong>di</strong> continue trasformazioni dal 1534 al 1884, quando fu aperta la via Roma. La chiesa,<br />
a croce greca su pianta quadrata, presenta oggi una facciata in stile neogotico ed è ricca <strong>di</strong> opere<br />
<strong>di</strong> Antonello Gagini, del Marabitti, <strong>di</strong> Vito D'Anna, dello Zoppo <strong>di</strong> Gangi, <strong>di</strong> Frate Umile da Petralia,<br />
ecc.<br />
Con la visita della chiesa <strong>di</strong> S. Antonio Abate può concludersi questa passeggiata lungo la<br />
quale sono state descritte a volo d'uccello alcune delle cose che dalle pietre della Vucciria narrano,<br />
a chi abbia sensibilità storica, il fascino delle culture che nel tempo si sono succedute ed incontrate<br />
in un sincretismo che ha arricchito la città <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> della sua originale anima culturale<br />
squisitamente siciliana(2).<br />
* * *<br />
Quello descritto, è soltanto uno degli itinerari possibili all'interno della Vucciria sulla quale,<br />
spesso è stata richiamata l'attenzione della stampa citta<strong>di</strong>na, delle Associazioni culturali e <strong>di</strong><br />
quanti, per impegno professionale o per civile sensibilità, ritengono <strong>di</strong> dovere intervenire quando si<br />
presenta un problema che coinvolga il centro storico della città e il suo patrimonio culturale e<br />
architettonico.<br />
L’autore <strong>di</strong> questo lavoro non è un urbanista ma un citta<strong>di</strong>no che ama la sua città e tenta <strong>di</strong><br />
utilizzare quelle informazioni che ha rubato ai suoi amici esperti durante le riunioni e i <strong>di</strong>battiti sui<br />
problemi della città. Cofondatore della Fondazione Salvare <strong>Palermo</strong> onlus, ha cercato <strong>di</strong> imparare<br />
qualcosa da esperti come il professor Roberto Calandra, il professor Nino Vicari, la professoressa<br />
Rosanna Pirajno, il professor Stefano Piazza, l’architetto Vivi Tinaglia, l’architetto Francesco<br />
Andolina e altri ai quali chiede scusa per le eventuali considerazioni inadeguate che seguono.<br />
Per la Vucciria è stato sempre un susseguirsi <strong>di</strong> interventi che hanno ricordato il colore e il<br />
calore <strong>di</strong> quelle vie e il lento ma inesorabile abbandono <strong>di</strong> quel mercato da parte dei commercianti.<br />
La Vucciria muore! Era l'accorato ripetere <strong>di</strong> molti che sollecitavano interventi per la soluzione del<br />
problema del degrado fisico del quartiere e del suo progressivo spopolamento. Oggi che il mercato<br />
della Vucciria è definitivamente morto, i portatori della "cultura del recupero", che considerano<br />
prioritaria la salvaguar<strong>di</strong>a dei manufatti urbani pre-industriali, sono schierati per l'intangibilità della<br />
zona anche se, non potendo proporre un quartiere morto quale museo a cielo aperto, non<br />
mancano <strong>di</strong> sollecitare non precisati progetti complessivi in grado <strong>di</strong> rivitalizzare quelle vie. Altri,<br />
che sanno da tempo che la Vucciria era già in agonia, sostengono che il suo <strong>di</strong>fficile recupero non<br />
può essere realizzato con riflessioni più o meno accorate e con ipotesi romantiche: la brutale<br />
<strong>di</strong>mensione del problema impone un realismo consapevole.<br />
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Per il recupero dell'e<strong>di</strong>lizia pericolante <strong>di</strong> tutto il centro storico, l'Amministrazione citta<strong>di</strong>na<br />
aveva previsto una spesa <strong>di</strong> 160 miliar<strong>di</strong> che, confrontata con l'investimento <strong>di</strong> 20.000 miliar<strong>di</strong><br />
previsto per il rilancio <strong>di</strong> Berlino, documenta quanto sia esigua la cifra stanziata. <strong>Palermo</strong><br />
certamente non è Berlino, ma ha pur sempre il più grande centro storico d'Europa e poiché le<br />
risorse <strong>di</strong>sponibili sono così limitate, l'intervento pubblico non dovrebbe impegnare gli esigui mezzi<br />
finanziari per l'anonimo recupero dei fabbricati pericolanti senza un programmato rilancio degli<br />
interi quartieri storici: si rischia <strong>di</strong> spendere quei pochi sol<strong>di</strong> e <strong>di</strong> ritrovarsi alla fine soltanto con<br />
qualche costruzione qua e là recuperata per tutto il centro storico. E ciò, con il rischio o la quasi<br />
certezza <strong>di</strong> dover pensare ulteriormente a come provvedere al consolidamento delle altre<br />
costruzioni nel frattempo <strong>di</strong>ventate anch'esse pericolanti: un'emergenza <strong>di</strong>etro l'altra e, pian piano,<br />
le risorse finanziarie saranno state interamente spese senza aver avviato alcuna prospettiva<br />
concreta <strong>di</strong> rivitalizzazione delle zone culturalmente più significative della città.<br />
Certo si potrebbe immaginare un "progetto gran<strong>di</strong>oso", come quello del 1860 dell'ambizioso<br />
duca della Verdura, ma la gravità dei problemi che emergono da un'attenta verifica della situazione<br />
e l'obiettiva limitata <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> risorse finanziarie (con l'attuale e con qualsiasi altra<br />
Amministrazione citta<strong>di</strong>na) suggeriscono un'analisi pacata e proposte me<strong>di</strong>tate.<br />
L'itinerario all'interno della Vucciria delle pagine che precedono non voleva tracciare<br />
soltanto un possibile giro turistico: voleva soprattutto ricordare alcuni dei contributi urbanistici che<br />
storicamente nei vari secoli sono stati portati al quartiere nel <strong>di</strong>venire della situazione economica<br />
della città. Quell'itinerario ha chiarito che la struttura urbana della Vucciria, com'è giunta a noi, non<br />
è il riporto inalterato <strong>di</strong> un impianto che nel tempo non abbia subito alcuna trasformazione<br />
malgrado il succedersi delle presenze etniche e culturali e l'evolversi delle situazioni economiche.<br />
Il quartiere, sorto fuori dalle antiche mura puniche, andò formandosi in età islamica e il<br />
perimetro chiuso <strong>di</strong> piazzetta Appalto è ancora un'ere<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> questo originario impianto musulmano.<br />
Successivamente, dopo l'arrivo dei normanni, il rione fu lentamente ristrutturato in funzione delle<br />
esigenze portuali e commerciali dei mercanti amalfitani, genovesi, pisani e catalani che, fra il Xll e<br />
il XlV secolo, affollavano il quartiere con i loro banchi e i magazzini. Nel XV secolo, il decadere<br />
delle attività portuali e commerciali determinò il progressivo adeguamento del rione, anche nella<br />
sua struttura viaria, all'affermarsi delle attività artigianali e <strong>di</strong> commercio minuto. Fu definito, così,<br />
quel reticolo me<strong>di</strong>evale che è giunto a noi con una toponomastica che racconta ancora la<br />
concentrazione dei mestieri come accadeva in quel tempo: <strong>di</strong>scesa Maccheronai, via Coltellieri, via<br />
Calzolai, via Chiavettieri, via Materassai, via Pannieri, via Frangiai, e così via.(3)<br />
Questo biotopo urbano, inoltre, non ha attraversato gli ultimi secoli senza subire ancora<br />
quelle mo<strong>di</strong>ficazioni che le esigenze socio-economiche o le "mode" culturali dei tempi possono<br />
avere via via suggerito: si fermi l’attenzione, per esempio, sull'ampliamento e l'arricchimento<br />
architettonico delle piazze del Garraffello, del Garraffo e Caracciolo nel Cinquecento, nel Seicento<br />
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e nel Settecento; ampliamenti e arricchimenti ulteriormente mo<strong>di</strong>ficati nel succedersi degli eventi<br />
citta<strong>di</strong>ni.<br />
Questi brevi cenni storici servono per ricordare non solo le mo<strong>di</strong>ficazioni che quest'area<br />
urbana della città ha subito nei secoli, ma anche e soprattutto che essa è rimasta viva fino a<br />
quando ha seguito l'evolversi delle esigenze pratiche umane: oggi, la volontà <strong>di</strong> salvare le strutture<br />
urbanistiche giunte fino a noi, non deve essere una “fissazione” culturale in contrasto con il<br />
risultato che si afferma <strong>di</strong> voler perseguire. Deve essere un'equilibrata ricerca <strong>di</strong> soluzioni che,<br />
rispettando il valore storico e culturale del quartiere, possano consentire anche <strong>di</strong> impostarne il<br />
rilancio come viva realtà economica.<br />
L'attuale stato del quartiere, non solo fisicamente degradato ma anche spopolato e<br />
progressivamente abbandonato dai suoi tra<strong>di</strong>zionali ven<strong>di</strong>tori vocianti, non è il risultato <strong>di</strong> un<br />
processo che possa essere invertito nella sua <strong>di</strong>rezione: né con sospiri romantici, né con la<br />
purtroppo velleitaria buona volontà dei commercianti locali riuniti in associazione, né con progetti <strong>di</strong><br />
immobile salvataggio fisico dell'esistente che non tengano conto del fatto che non c’è più quella<br />
realtà economica ancora viva fino agli anni Sessanta del secolo scorso.<br />
E' utile ripensare brevemente alle cause <strong>di</strong> un'agonia che prima è stata lenta per poi<br />
accelerare il corso. Chi ricorda la sarabanda <strong>di</strong> voci, <strong>di</strong> luci e <strong>di</strong> colori della Vucciria <strong>di</strong> un tempo,<br />
non può non dolersi per la scomparsa del centro più genuino del folclore citta<strong>di</strong>no. Le cause<br />
dell'irreversibile spegnimento <strong>di</strong> quel mercato stanno nel progressivo adeguamento dei citta<strong>di</strong>ni<br />
alla moderna realtà urbana: gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>stanze, lentezza del traffico automobilistico e <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />
posteggiare convincono sempre più tutti ad utilizzare i mercati rionali sempre meglio attrezzati. In<br />
questi mercati, inoltre, è sempre più presente la grande <strong>di</strong>stribuzione che, concentrando in un<br />
unico esercizio la risposta a tutte le esigenze domestiche, risponde anche all'esigenza più sentita<br />
nell'o<strong>di</strong>erna frenetica corsa quoti<strong>di</strong>ana: risparmiare tempo. Non possono essere <strong>di</strong>menticati altri<br />
fattori che hanno inciso in negativo: le esigenze igieniche sempre meno elu<strong>di</strong>bili, il trasferimento <strong>di</strong><br />
gran<strong>di</strong> uffici della zona con molti <strong>di</strong>pendenti, la chiusura o il trasferimento <strong>di</strong> antichi e importanti<br />
esercizi commerciali della vicina via Roma e della via Vittorio Emanuele e, infine, lo spopolamento<br />
della città vecchia sommato al fatto che oggi i giovani non hanno più alcuna ragione sentimentale<br />
per affrontare i <strong>di</strong>sagi del fare la spesa alla Vucciria.<br />
Non può essere ignorato, infine, che lo stato <strong>di</strong> degrado fisico della quasi totalità delle<br />
costruzioni negli infissi, nello stato delle mura esterne ed interne, nei servizi igienici, nella soli<strong>di</strong>tà<br />
dei solai e dei tetti, è così avanzato da renderne precaria la sicurezza abitativa e assente ogni<br />
tutela delle più elementari norme igieniche. La situazione, accanto all'evidente umi<strong>di</strong>tà nelle pareti<br />
e alle infiltrazioni d'acqua, lascia presumere la presenza <strong>di</strong> insetti e <strong>di</strong> ro<strong>di</strong>tori che rendono quelle<br />
costruzioni <strong>di</strong>fficilmente abitabili anche nelle più <strong>di</strong>fficili con<strong>di</strong>zioni economiche.<br />
Proporre, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> trovare i mo<strong>di</strong> per resuscitare nel quartiere quel colore e quel calore<br />
umano è velleitario: non c'è progetto, non c'è investimento che possa realizzarlo. A meno che gli<br />
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Uffici comunali <strong>di</strong> promozione turistica non vogliano reclutare permanentemente centinaia <strong>di</strong> attori<br />
per fare recitare quel copione. Costatato il definitivo totale abbandono commerciale della zona, è<br />
necessario trovare soluzioni che non siano con<strong>di</strong>zionate dalla nostalgia.<br />
Cosa sarebbe accaduto nel XlV secolo se, con la crisi delle attività portuali e del commercio<br />
marittimo, si fosse impe<strong>di</strong>to agli artigiani <strong>di</strong> penetrare nel quartiere? Forse si sarebbe degradato a<br />
suburbio della città. Gli artigiani, invece, ne cambiarono ra<strong>di</strong>calmente la struttura e l'uso fino a farlo<br />
<strong>di</strong>ventare il centro attivo della vita citta<strong>di</strong>na.<br />
Oggi, in tempi <strong>di</strong> programmazione, constatata la situazione del quartiere, è necessario<br />
accertare prima <strong>di</strong> tutto quale possa essere la sua più proficua prospettiva nel quadro della<br />
possibile evoluzione economica del XXl secolo.<br />
Chi ha visitato Santiago de Compostela, a parte l'ammirazione per quei pochi ettari urbani<br />
<strong>di</strong> granito ricco <strong>di</strong> storia religiosa e d'arte, sa che la vita <strong>di</strong> quella citta<strong>di</strong>na sarebbe molto più<br />
modesta e forse triste - considerando anche il clima oltre la povertà del retroterra economico - se<br />
l'impegno degli uomini non fosse stato speso per puntare sulla tra<strong>di</strong>zione religiosa della città per<br />
lanciarla turisticamente rendendo accogliente il suo piccolo centro storico me<strong>di</strong>evale. Le decine <strong>di</strong><br />
migliaia <strong>di</strong> turisti, che nei brevi mesi estivi (dai primi <strong>di</strong> luglio a metà agosto) da tutto il mondo<br />
vanno in Galizia nell'estremo nord-ovest della Spagna per visitare Santiago, hanno consentito<br />
l'attivazione <strong>di</strong> un fiorente artigianato turistico e <strong>di</strong> un antiquariato minore che, con l'indotto degli<br />
esercizi alberghieri e <strong>di</strong> ristorazione, garantiscono ai citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> quel centro una vita<br />
economicamente attiva e <strong>di</strong>gnitosa.<br />
La citazione <strong>di</strong> Santiago de Compostela non è casuale perché la citta<strong>di</strong>na si trova ai<br />
margini nord-occidentali d'Europa, fuori da tutti gli itinerari turistici, con un retroterra ad economia<br />
agricola non molto ricca e con un clima <strong>di</strong>fficile perché aperto alle bufere e ai fred<strong>di</strong> del Nord<br />
Atlantico: il suo successo turistico e, quin<strong>di</strong>, la sua vitalità economica sono dovuti esclusivamente<br />
al buon senso dei suoi amministratori che hanno saputo recuperare un piccolo centro storico che<br />
nell'imme<strong>di</strong>ato dopoguerra non era meno degradato della Vucciria.<br />
Chi ritenga velleitario recuperare la Vucciria nella prospettiva <strong>di</strong> un grande flusso turistico,<br />
ha una visione inadeguata della nuova realtà del mondo e del problema. La rivoluzione economica<br />
e industriale in corso - favorita dall'affermarsi dell'elettronica, dell'informatica e della telematica -<br />
tende da tempo a determinare una sempre maggiore <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> tempo libero per tutti e una<br />
sempre maggiore canalizzazione <strong>di</strong> questo tempo libero verso un turismo <strong>di</strong> massa sempre più<br />
organizzato.<br />
La Vucciria, che ha attorno una grande città con un immenso patrimonio d'arte e con il<br />
clima più gradevole del Me<strong>di</strong>terraneo, è essa stessa un gioiello <strong>di</strong> storia e d'arte in grado <strong>di</strong><br />
affascinare chiunque abbia la sensibilità per cercare <strong>di</strong> riscoprire la cultura degli uomini<br />
attraversando il reticolo urbano che quegli uomini abitarono. Perché questo gioiello possa<br />
<strong>di</strong>ventare meta <strong>di</strong> un grande flusso turistico, è necessario soltanto un impegno realistico in questa<br />
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<strong>di</strong>rezione. L'itinerario turistico della Vucciria, fra l'altro, potrebbe prevedere anche la visita delle<br />
splen<strong>di</strong>de opere che si trovano nelle vie vicine, sempre nel Mandamento Castellammare. Citando<br />
solo quello che viene in mente, si potrebbero visitare l'Oratorio del Rosario in S. Domenico,<br />
l'Oratorio del Rosario in S. Cita e la Chiesa <strong>di</strong> S. Cita: chi conosce il valore <strong>di</strong> questi scrigni d'arte<br />
sa che ognuno, già da solo, merita un viaggio.<br />
Se questa è la realtà, e questa è la realtà, la pubblica amministrazione deve puntare verso<br />
questa prospettiva con una moderna sollecitazione degli investimenti dei privati, riservando le<br />
limitate risorse finanziarie a quegli interventi che sono <strong>di</strong> sua specifica ed esclusiva competenza<br />
eliminando il degrado degli spazi pubblici con la sistemazione delle piazzette e del selciato dei<br />
vicoli. Dopo, occorre un coraggio ra<strong>di</strong>cale e scegliere o un progetto <strong>di</strong> recupero del Centro storico<br />
teoricamente "puro" e affidato ai secoli futuri o decidere, senza con<strong>di</strong>zionamenti ideologici, per una<br />
concreta possibilità <strong>di</strong> intervento dell'iniziativa privata che <strong>di</strong>a risposte più imme<strong>di</strong>ate alla speranza<br />
che ci vede tutti dalla stessa parte. Ma, quando si vuole <strong>di</strong>alogare con l'iniziativa privata, si devono<br />
abbandonare storiche e ideologiche riserve mentali e ricordare che il beneficio economico che la<br />
stimola è, nell'attuale realtà occidentale, l'unica via per incidere sui problemi e per creare lavoro.<br />
Assunta questa consapevolezza, è già un fatto positivo aver finalmente compreso che i<br />
contributi debbano essere riferiti agli immobili da restaurare e non ai proprietari in modo che anche<br />
le imprese e<strong>di</strong>li e le società possano beneficiarne per lavori che, così come previsti dal Ppe,<br />
rappresentano un onere che un'impresa economica <strong>di</strong>fficilmente può assumere per intero a proprio<br />
carico. Con questa decisione politica, tutto <strong>di</strong>venterà più facile se il Comune delibererà anche<br />
alcuni benefici fiscali - incisivi e non balbettanti - a favore delle unità abitative restaurate, da<br />
concedere dopo che ne sia stato verificato l'effettivo restauro funzionale ed estetico:<br />
- l'esonero totale dal pagamento degli oneri <strong>di</strong> urbanizzazione;<br />
- l'esenzione totale, ventennale dell'imposta I.C.I. anche per gli immobili dati in locazione a terzi;<br />
- l'esenzione ventennale della Tassa sul ritiro dei rifiuti soli<strong>di</strong> urbani.<br />
Chi ritenga queste agevolazioni troppo onerose per il Comune e troppo favorevoli per i<br />
privati, deve ricordare che riconquistare il Centro Storico alla vita citta<strong>di</strong>na vuol <strong>di</strong>re riempire <strong>di</strong><br />
contenuto quel titolo <strong>di</strong> "città d'arte" <strong>di</strong> cui <strong>Palermo</strong> a giusta ragione si fregia e restituirle<br />
quell'interesse del turismo internazionale che fa la fortuna economica <strong>di</strong> tante città d'arte italiane.<br />
Inoltre, è utile ricordare che:<br />
- 1) i costi da affrontare per il recupero <strong>di</strong> immobili praticamente da ricostruire, sono più elevati <strong>di</strong><br />
quelli che si hanno per costruire ex novo: i privati devono avere qualche beneficio compensativo;<br />
- 2) nell'attuale situazione fisica ed economica del quartiere, gli introiti fiscali del Comune sono<br />
quasi nulli;<br />
- 3) la concessione <strong>di</strong> esenzioni fiscali per sollecitare l'attività e<strong>di</strong>lizia in particolari situazioni, è<br />
stata iniziativa costante <strong>di</strong> tutti i governi: basti ricordare l'esenzione venticinquennale che per tanti<br />
53
anni ha stimolato la ricostruzione in Italia; la situazione del Centro storico palermitano non è <strong>di</strong><br />
minore emergenza;<br />
- 4) il numero <strong>di</strong> iniziative <strong>di</strong> restauro che è possibile attivare, oltre a rivitalizzare le attività e<strong>di</strong>li ed<br />
artigianali che sono un obiettivo primario, può determinare progressivamente un indotto fiscale a<br />
favore del Comune compensativo del sacrificio deliberato: è risaputo che, con la legge che<br />
prevede contributi sulla rottamazione delle automobili, lo Stato ha incassato con la sola IVA più <strong>di</strong><br />
quanto ha erogato per i contributi concessi.<br />
La via delle agevolazioni fiscali già adottata è in percentuali quasi insignificanti per essere<br />
uno stimolo decisivo. La decisione <strong>di</strong> agevolare fiscalmente e ra<strong>di</strong>calmente il recupero del<br />
quartiere, in questi tempi <strong>di</strong> bassa ren<strong>di</strong>ta dei capitali, ne potrebbe convogliare un rilevante flusso<br />
sul ripristino degli immobili della Vucciria, con risultati oggi non immaginabili.<br />
In questa prospettiva, un ostacolo da superare sarebbe la frammentazione della proprietà<br />
degli immobili e le <strong>di</strong>verse possibili volontà <strong>di</strong> restauro o <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta dei singoli proprietari. In questi<br />
casi, quando lo stato <strong>di</strong> degrado e l'insicurezza anche statica degli immobili lo faccia apparire<br />
opportuno, il Sindaco deve <strong>di</strong>sporre l'esproprio <strong>di</strong> quelle unità che i proprietari non vogliono<br />
restaurare, offrendone la ven<strong>di</strong>ta all'asta a terzi con l'impegno <strong>di</strong> imme<strong>di</strong>ate opere <strong>di</strong> recupero.<br />
E' importante richiamare l'attenzione sul fatto che questa politica non deve essere frenata<br />
dal timore <strong>di</strong> "cacciare" fuori dal quartiere i ceti meno abbienti e <strong>di</strong> farlo <strong>di</strong>ventare un quartiere<br />
elitario: la <strong>di</strong>mensione del Centro storico, il numero molto rilevante <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici modesti con<br />
piccolissimi appartamenti da restaurare e recuperare assicurano la permanenza <strong>di</strong> tutti quei ceti<br />
sociali che fanno, con il loro incontro umano, la ricchezza più vera <strong>di</strong> ogni biotopo urbano.<br />
Il recupero degli immobili, però, non è sufficiente per garantire da solo la rivitalizzazione del<br />
quartiere anche nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> una sua vivacità socio-economica. E' in<strong>di</strong>spensabile rendere<br />
accoglienti le vie, i vicoli e le piazzette non riassestandone alla buona i basolati utilizzando i<br />
lavoratori generici ex art. 23, ma facendolo fare ad artigiani esperti <strong>di</strong> "ciaca" in grado <strong>di</strong><br />
riassestare le basole in modo piano, non sdrucciolevole e funzionale per il traffico pedonale (cioè,<br />
senza la curvatura della sede stradale che in questa zona non serve perché tutte le vie hanno una<br />
qualche pendenza).<br />
E' necessario, inoltre, approfittare <strong>di</strong> ogni possibile idea per arredare con piante e verde. Il<br />
valore del verde, per fortuna, non è contestato da nessuno: mani esperte dovrebbero <strong>di</strong>stribuirlo<br />
ovunque sia possibile, ricordando <strong>di</strong> non menomare l'atmosfera già affascinante dell'ambiente<br />
urbano preindustriale, spesso me<strong>di</strong>evale: anche la città "<strong>di</strong> pietra" ha un suo fascino. Trovare il<br />
modo, infine, anche con gare con ricchi premi in denaro per i migliori esercizi impiantati, per<br />
favorire il ritorno <strong>di</strong> orafi, argentieri ed antiquari in quelle vie - Argenteria e Argenteria vecchia - che<br />
un tempo ne erano affollate: gli esercizi <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> attività commerciali si stimolano a vicenda<br />
nella concorrenza e ovunque lavorano molto vicini fra <strong>di</strong> loro. Il caratteristico ambiente della<br />
Vucciria, risanato, sarebbe "culturalmente" funzionale al successo <strong>di</strong> queste attività.<br />
54
E' utile, però, un <strong>di</strong>scorso più generale: probabilmente, nella vasta <strong>di</strong>stesa <strong>di</strong> “catoi”, che il<br />
P.p.e. <strong>di</strong>chiara tutti da ripristinare, ce n'è più d'uno da demolire senza ledere minimamente<br />
l'integrità culturale, storica ed urbanistica del Centro Storico. Il Piano programma <strong>di</strong> Samonà,<br />
infatti, prevedeva: "Delle aree urbane in cui ancora esistono ruderi, le schede in<strong>di</strong>cano sia quelle<br />
da non rie<strong>di</strong>ficare, destinandole a vuoti <strong>di</strong> respiro nella compattezza delle fabbriche del tessuto che<br />
le circonda, sia quelle da e<strong>di</strong>ficare parzialmente.....".(4) Il Ppe, invece, non si pone l'obiettivo <strong>di</strong><br />
favorire un respiro nuovo nel tessuto urbano del Centro storico e imbalsama tutto.<br />
Passeggiando fra le vie e le piazze della Vucciria e confrontando le proposte del Piano<br />
programma <strong>di</strong> Samonà, De Carlo, Di Cristina e Sciarra con quelle del Ppe, è possibile, per<br />
esempio, rilevare come quest'ultimo preveda <strong>di</strong> mantenere la Chiesa <strong>di</strong> S. Maria la Nova soffocata<br />
da due lati da insignificanti catoi mentre il Piano programma prevedeva la demolizione dei catoi<br />
che mortificano l'abside della chiesa con la definizione a verde dell'area risultante; prevedeva,<br />
inoltre, l'apertura <strong>di</strong> un passaggio pedonale con verde lungo il fianco attualmente soffocato da altri<br />
catoi: la <strong>di</strong>fferenza intellettuale oltre che culturale fra le due proposte non può neanche essere<br />
posta in <strong>di</strong>scussione ed è stata determinata probabilmente da un <strong>di</strong>verso ed effettivo stu<strong>di</strong>o sul<br />
campo delle proposte da fare.<br />
Così, se si raggiunge il complesso chiuso <strong>di</strong> immobili compresi fra le vie Garraffello, via dei<br />
Cassari, via Chiavettieri e via Terra delle Mosche si può rilevare come il Ppe si sia limitato all'ovvio<br />
e insignificante ripristino dei fabbricati destinando a verde una piccola area interna del cortile della<br />
Morte. Il Piano programma, invece, proponeva l'allargamento del cortile della Morte (con<br />
conseguente demolizione <strong>di</strong> catoi inutili e l'impianto <strong>di</strong> zone ver<strong>di</strong>), con utilizzazione pubblica <strong>di</strong><br />
questo vasto interno e con la sua apertura pedonale verso via Garraffello e via Terra delle Mosche:<br />
siamo <strong>di</strong> nuovo <strong>di</strong> fronte ad una impostazione che <strong>di</strong>mostra in Samonà e nei suoi colleghi una<br />
affettuosa volontà <strong>di</strong> far rivivere e respirare quelle vie, mentre il redattore del Ppe ha confermato il<br />
freddo <strong>di</strong>stacco <strong>di</strong> chi deve esibire soltanto le sue capacità professionali da applicare a luoghi che<br />
non conosce e verso i quali non nutre alcun rapporto affettivo particolare.<br />
Per il cortile della Morte, allargato e aperto come dalla proposta Samonà, aggiungerei la<br />
personale ipotesi <strong>di</strong> utilizzarne l'ampio spazio attrezzandolo per manifestazioni culturali all'aperto<br />
(musica, teatro, cinema,ecc.): l'ingresso sotto gli archi per i larghi scalini del vicolo della Morte<br />
arricchirebbe il quartiere con una caratteristica struttura, utilissima e quasi in<strong>di</strong>spensabile per la<br />
sua sperata e possibile rivitalizzazione turistica.<br />
Quelli appena fatti non sono che due esempi <strong>di</strong> soluzioni <strong>di</strong>verse suggerite da una <strong>di</strong>versa<br />
sensibilità o anche soltanto da una <strong>di</strong>versa attenzione. Ma, per una prospettiva "viva" del Centro<br />
storico, la tecnica delle "varianti" dovrà ripetutamente adeguare quanto è previsto dal Ppe che "fa<br />
obbligo <strong>di</strong> conservare o ripristinare tutte le fabbriche "dov'erano e com'erano", ma non fornisce<br />
alcun valido strumento attuativo <strong>di</strong> programmazione economica, né alcuna scelta, né alcun<br />
riferimento alla possibile futura utenza, se non quella esigua dei pochi "residenti" ancora rimasti.(5)<br />
55
Il caso più clamoroso <strong>di</strong> inapplicabilità del Ppe nasce dal crollo dell'e<strong>di</strong>ficio all'angolo fra via<br />
Argenteria e via Materassai che ha messo in luce i ruderi dell'antica loggia che appartenne prima<br />
ai Genovesi e poi ai Catalani. "Il Ppe fornisce solo in<strong>di</strong>cazioni per la conservazione dell'esistente,<br />
che all'epoca della sua redazione appariva ancora recuperabile, ma, <strong>di</strong> fronte a questo crollo, non<br />
sembra ragionevolmente proponibile né la ricostruzione "filologica" dell'e<strong>di</strong>ficio settecentesco, né<br />
tanto meno quella "tipologica", ora che bisogna fare i conti con i ruderi dell'antica loggia, da<br />
mettere in luce e conservare, per farne un luogo evocativo della memoria."(6)<br />
Questo esempio così eclatante <strong>di</strong>mostra già da solo quanto sia "necessario che<br />
l'Amministrazione comunale ascolti le voci del mondo produttivo, professionale e culturale che<br />
invocano un aperto <strong>di</strong>battito sulle carenze del Ppe, per una <strong>di</strong>versa e più avanzata metodologia <strong>di</strong><br />
attuazione."(7) La necessità <strong>di</strong> questa flessibilità del Ppe ritorna imme<strong>di</strong>ata nella prospettiva della<br />
inelu<strong>di</strong>bile vocazione turistica della Vucciria e del preve<strong>di</strong>bile flusso <strong>di</strong> turisti che pongono<br />
l'esigenza <strong>di</strong> una programmata soluzione del problema della mobilità.<br />
Infine, almeno una variante è subito necessaria: nella grande area, attualmente sgombra o<br />
occupata da e<strong>di</strong>fici in rovina, - costituita dalla piazza della Fonderia, piazza Tarzanà, i vicoli<br />
Tarzanà e via Matera, con ingresso da via S. Sebastiano e uscita su via della Cala - è<br />
in<strong>di</strong>spensabile prevedere i più ampi spazi possibili per la manovra e il posteggio <strong>di</strong> un certo<br />
numero <strong>di</strong> autocorriere ad uso dei turisti. Orrore! <strong>di</strong>rà il solito ambientalista fondamentalista. Si<br />
vede che non ha mai viaggiato, si risponde; perché tutti i luoghi <strong>di</strong> grande interesse turistico in<br />
Europa sono fiancheggiati da ampie zone riservate al posteggio dei mezzi per il trasporto pubblico.<br />
Si aggiunga la considerazione che il Ppe, con<strong>di</strong>zionato dall’obiettiva situazione urbanistica,<br />
a servizio <strong>di</strong> tutto il Mandamento Castellammare ha previsto un solo parcheggio nella zona<br />
Castello San Pietro, poco utile per la mobilità turistica perché è già programmato per un massimo<br />
<strong>di</strong> 500 posti auto: questa soluzione, purtroppo, sarà presto inadeguata anche se fosse riservata al<br />
servizio dei soli residenti che, nella prospettiva della rivitalizzazione degli antichi quartieri, devono<br />
esser previsti in aumento. Un realismo adeguato alla <strong>di</strong>mensione dei problemi e senza<br />
con<strong>di</strong>zionamenti ideologici, consentirebbe <strong>di</strong> rianimare la Vucciria nella quasi integrità della sua<br />
attuale struttura urbana in modo meno lento e meno <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong> quanto appaia ancora oggi.<br />
L'alternativa è prendere in considerazione la proposta dello storico Francesco Renda che,<br />
interpretando una <strong>di</strong>ffusa opinione, ritiene che "bisogna avere il coraggio <strong>di</strong> decisioni forti: prendere<br />
la parte più rappresentativa del vecchio tessuto e risanarla, lasciando abbattere senza rimpianti le<br />
catapecchie e le parti infette..........Non si capisce perché noi dobbiamo apprestarci ad una<br />
ricostruzione filologica proprio adesso che i criteri dell'abitare la casa e la città sono ra<strong>di</strong>calmente<br />
cambiati.........Ci vogliono troppi quattrini che nessuno è <strong>di</strong>sposto a fornirci e, poiché non è<br />
pensabile affrontare tutta la ricostruzione dei 250 ettari <strong>di</strong> città vecchia,.........è in<strong>di</strong>spensabile<br />
puntare sulla qualità dei progetti e non sulla volumetria"(8). Pur rispettando il senso pratico e, tutto<br />
56
sommato, l'affetto per <strong>Palermo</strong> che sono alla base dell'ipotesi del professore Renda, questa<br />
drastica soluzione forse è eccessiva.<br />
In ogni modo, è certo che la “Vucciria”, come tutto il Centro Storico, impone un intervento<br />
consapevole e determinato a realizzare risultati tangibili in tempi non biblici. Il rischio che un<br />
politico deve saper correre è quello <strong>di</strong> scegliere per incidere: se si vogliono lasciare contenti tutti,<br />
anche la migliore buona volontà del mondo è resa impotente dai contrapposti interessi economici,<br />
politici ed ideologici. Il Sindaco Cammarata è capace <strong>di</strong> fare scelte e <strong>di</strong> agire?<br />
Note<br />
1 - AA. VV., <strong>Palermo</strong> - Storia e Arte, <strong>Palermo</strong>, Ed. Leopar<strong>di</strong>, 1990, pag.208<br />
2 - A. Pes, Cara <strong>Palermo</strong>, Messina, Helios ed., 1996,pag. 47<br />
3 - Chi fosse interessato ad una attenta informazione sulla toponomastica del Centro storico<br />
può attingere ampie e documentate annotazioni da "<strong>Palermo</strong> felicissima" <strong>di</strong> Nino Basile<br />
- <strong>Palermo</strong>, Vittorietti ed, 1978 - e risalire da questa opera ad una vasta bibliografia.<br />
4 - AA.VV., Piano programma del Centro storico <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> - Relaz. generale, 1982, pag. 25<br />
5 - N. Vicari, Riv. semestrale Assoc. Salvare <strong>Palermo</strong>, N° 11 luglio 1998 - pag. 4<br />
6 - N. Vicari, ibidem, pag. 5<br />
7 - N. Vicari, ibidem, pag. 6<br />
8 - F. Renda, intervista al n° 7 della Riv. dell'Assoc. Salvare <strong>Palermo</strong>, luglio 1996<br />
57
Capitolo sesto<br />
6 - Il caos del traffico urbano<br />
I citta<strong>di</strong>ni sono certamente corresponsabili del caos del traffico urbano. Ma la causa prima<br />
sta nel fatto che a <strong>Palermo</strong> non si rileva più l’esistenza <strong>di</strong> un Corpo <strong>di</strong> Vigili Urbani. La<br />
responsabilità è del Sindaco che, confuso, forse l’ha sciolto.<br />
Il Sindaco, nella sua confusione:<br />
1 - Ha emesso un’or<strong>di</strong>nanza per stabilire le Zone a traffico limitato e non ha previsto che il<br />
TAR avrebbe annullato l’or<strong>di</strong>nanza (com’è accaduto) perché non era stato pre<strong>di</strong>sposto un Piano<br />
per il traffico.<br />
2 - Ha emesso un’or<strong>di</strong>nanza per l’uso delle targhe pari e <strong>di</strong>spari in giorni alterni e non ha<br />
previsto che, avendo abolito i Vigili Urbani, nessuno fa rispettare la <strong>di</strong>sposizione e i citta<strong>di</strong>ni<br />
palermitani non ne tengono alcun conto.<br />
3 - Ha emesso un’or<strong>di</strong>nanza per l’istituzione <strong>di</strong> posteggi a ore e a pagamento e non ha tenuto<br />
conto della Sentenza n. 116 della Cassazione che, a Sezioni Unite, ha <strong>di</strong>sposto che “Qualora il<br />
Comune assuma l'esercizio <strong>di</strong>retto del parcheggio con custo<strong>di</strong>a o lo <strong>di</strong>a in concessione e <strong>di</strong>sponga<br />
l'installazione dei <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> durata della sosta, su parte della stessa area o su altra<br />
parte nelle imme<strong>di</strong>ate vicinanze, deve riservare un’adeguata area destinata a parcheggio gratuito<br />
senza <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> durata della sosta”. Nell’incapacità del Sindaco <strong>di</strong> fare un piano dei<br />
Parcheggi, il mancato rispetto della sentenza della Cassazione determina l’emissione <strong>di</strong> verbali<br />
illegittimi da parte degli Ausiliari del traffico e il sempre minore rispetto delle zone blu via via che i<br />
citta<strong>di</strong>ni apprendono dell’illegittimità della <strong>di</strong>sposizione.<br />
Ma il fatto più grave che ha determinato il caos del traffico a <strong>Palermo</strong> è l’inesistenza del<br />
Corpo dei Vigili Urbani per le strade della città. I controlli sulla regolarità del traffico automobilistico<br />
e sulla regolare effettuazione dei servizi <strong>di</strong> manutenzione urbana potrebbero essere affidati al<br />
Corpo dei Vigili Urbani. Ma la città ne sembra priva. Si teme che il Corpo sia stato sciolto dal<br />
Sindaco per realizzare delle economie.<br />
Il Corpo dovrebbe essere forte <strong>di</strong> oltre 1.500 persone, ma per le vie della città ed ai semafori<br />
non si vede mai neppure un vigile. La spiegazione, <strong>di</strong>cono alla caserma dei Vigili, sta nel fatto che<br />
sono tutti impegnati in “compiti d’istituto”. Si apprende, riservatamente, che nessuno “gra<strong>di</strong>sce” più<br />
<strong>di</strong> essere destinato alla “viabilità”. I semafori citta<strong>di</strong>ni dei gran<strong>di</strong> assi viari e del centro sono circa<br />
180: sarebbero sufficienti 720 vigili per garantirne una doppia presenza per due turni giornalieri.<br />
Per i “compiti d’istituto” e per l’amministrazione rimarrebbero ben 780 addetti: un’enormità. Per<br />
rendersi conto dell’ampia sufficienza <strong>di</strong> questi 780 vigili, si può passeggiare per i corridoi della<br />
caserma <strong>di</strong> via Dogali dove è evidente un deambulare <strong>di</strong> vigili impegnati a cercare cosa fare.<br />
58
Per le strade sono state mandate alcune centinaia <strong>di</strong> “Ausiliari del traffico” impotenti perché<br />
non possono fare multe <strong>di</strong> fronte al <strong>di</strong>lagare dell’in<strong>di</strong>sciplina dei citta<strong>di</strong>ni: possono soltanto rilevare<br />
il mancato rispetto dell’illegittima <strong>di</strong>sposizione che riguarda le “zone blu”.<br />
In assenza dei Vigili Urbani, il traffico citta<strong>di</strong>no impazza perché i palermitani si sono<br />
abbandonati ad ogni arbitrio:<br />
- il più selvaggio posteggio in seconda e pure in terza fila intasa anche le vie centrali;<br />
- il posteggio perfino negli angoli dei marciapie<strong>di</strong> e negli scivoli per <strong>di</strong>sabili impe<strong>di</strong>sce il<br />
transito dei pedoni che spesso devono fare larghi giri;<br />
- la percorrenza abusiva delle corsie preferenziali ostacola lo scorrere dei taxi, degli<br />
autobus e delle ambulanze;<br />
- ai semafori, in assenza <strong>di</strong> vigili, le schiere <strong>di</strong> motorette intasano i passaggi riservati ai<br />
pedoni che sono costretti ad attraversare a zig zag; il rispetto delle precedenze agli<br />
incroci è inesistente;<br />
- chi ritiene <strong>di</strong> essere danneggiato affida al clacson e ai gesti la sua protesta. Il risultato<br />
complessivo è semplicemente incivile.<br />
Il Sindaco e la sua Giunta non hanno nemmeno l’idea che sarebbe loro dovere intervenire<br />
per recuperare una più <strong>di</strong>gnitosa viabilità citta<strong>di</strong>na.<br />
Afferma l’architetto Vivi Tinaglia: “I problemi del traffico sono correlati a quelli della mobilità,<br />
dell’assetto urbanistico della città e del territorio <strong>di</strong> riferimento. Darvi una risposta significa<br />
elaborare una politica <strong>di</strong> gestione della mobilità avendo contemporaneamente una visione della<br />
città, del suo assetto attuale e del futuro che si vuole prefigurare per essa. Per far questo è<br />
necessaria una capacità progettuale, gestionale ed amministrativa che le Istituzioni preposte<br />
<strong>di</strong>mostrano <strong>di</strong> non avere o <strong>di</strong> non saper mettere in pratica, trascurando <strong>di</strong> favorire la maturazione<br />
della coscienza civile dei citta<strong>di</strong>ni. Le Istituzioni che dovrebbero educare il citta<strong>di</strong>no al rispetto delle<br />
regole, anche con il buon esempio, operano male e fanno peggio:<br />
- I Consiglieri Comunali pretendono <strong>di</strong> riservarsi la Piazza Pretoria per posteggiare durante<br />
le sedute del Consiglio.<br />
- L’Assemblea Regionale chiude all’accesso una parte <strong>di</strong> una piazza pubblica (Piazza del<br />
Parlamento) <strong>di</strong> grande importanza storica, non come si potrebbe credere per pedonalizzarla, ma<br />
per riservarsela come parcheggio, con il silenzio/assenso delle Istituzioni preposte al controllo.<br />
- La Questura e la Squadra Mobile <strong>di</strong>etro la comoda scusa della sicurezza chiudono al<br />
traffico un'altra parte della stessa piazza per realizzare il loro parcheggio con l’aggravante<br />
dell’invasione <strong>di</strong> due marciapie<strong>di</strong> <strong>di</strong>ventati posteggio per le loro motociclette e ormai intransitabili<br />
dai pedoni.<br />
Può, con questi esempi, crescere la coscienza civile dei citta<strong>di</strong>ni?”<br />
59
Aggiunge l’architetto Francesco Andolina: “L'uso piratesco degli spazi collettivi, a danno dei<br />
pedoni e delle persone più deboli, non meravigli: intere piazze storiche sono state scippate all'uso<br />
pedonale cui sono vocate, per <strong>di</strong>ventare parcheggi anche abusivi. In questa situazione, <strong>di</strong>venta<br />
“normale”' vedere per le strade automobili posteggiate sulle strisce pedonali, sui marciapie<strong>di</strong>, in<br />
seconda fila, sugli scivoli per le carrozzelle per arrivare all'acme dell'inciviltà nell'occupare gli spazi<br />
destinati ai portatori <strong>di</strong> han<strong>di</strong>cap.”<br />
Posteggi sui marciapie<strong>di</strong> e agli angoli della strada in via Briuccia angolo via Ausonia<br />
Posteggi in terza fila in via Ausonia<br />
60
Posteggi sulle strisce pedonali e all’angolo della via e anche in doppia fila in Via Trinacria<br />
La corsia preferenziale <strong>di</strong> via Aspromonte (Viale Regione Siciliana), sempre utilizzata per il<br />
posteggio <strong>di</strong> auto private: gli ingorghi sono costanti quando transitano gli autobus<br />
61
Semaforo <strong>di</strong> via Libertà, angolo via Notarbartolo: il caos oltre le strisce bianche<br />
In attesa del verde, i mezzi da via Libertà invadono perfino via Notarbartolo<br />
Posteggio selvaggio in via Valdemone con occupazione della corsia pedonale e dello spazio<br />
riservato al cassonetto dei rifiuti urbani<br />
62
Queste fredde fotografie che <strong>di</strong>cono poco non possono rappresentare nella sua <strong>di</strong>mensione<br />
effettiva il caos del traffico citta<strong>di</strong>no che, lento e <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nato nel procedere delle automobili, con il<br />
frastuono dei tubi <strong>di</strong> scappamento delle motorette insieme al loro sfrecciare a zig zag, lascia<br />
stupefatti i turisti e avvilisce chi, non palermitano, tenta <strong>di</strong> prendere la guida <strong>di</strong> un’autovettura.<br />
La totale mancanza <strong>di</strong> ogni tipo <strong>di</strong> controllo e <strong>di</strong> ogni iniziativa da parte dei Vigili Urbani non<br />
consente <strong>di</strong> sperare che la situazione possa migliorare. Il Sindaco Cammarata e il vice sindaco<br />
Scoma, che ha la responsabilità per il traffico urbano, non intervengono. Sono assenti o non si<br />
rendono conto della situazione: occorrono iniziative che incidano e drastica severità applicata da<br />
un reimpostato Corpo dei Vigili Urbani ai quali deve essere chiarito che hanno una responsabilità<br />
che esige vigilanza continua e fermezza da esprimere con professionale compostezza.<br />
Il malmesso Corpo dei Vigili Urbani ha compiti fondamentali nella gestione della città:<br />
- dovrebbe assicurare un traffico automobilistico or<strong>di</strong>nato;<br />
- dovrebbe educare i citta<strong>di</strong>ni, soprattutto quelli in motoretta, a rispettare i semafori;<br />
- dovrebbe vigilare sul rispetto delle norme <strong>di</strong> circolazione e <strong>di</strong> posteggio lungo le strade<br />
citta<strong>di</strong>ne e negli spazi riservati al posteggio dei mezzi <strong>di</strong> locomozione;<br />
- dovrebbe vigilare sulla regolarità dei servizi pubblici e dei servizi <strong>di</strong> manutenzione;<br />
- dovrebbe vigilare sulla sicurezza attorno a tutte le scuole pubbliche;<br />
- dovrebbe vigilare sul rispetto del decoro della città.<br />
L’uso del con<strong>di</strong>zionale “dovrebbe” chiarisce già che siamo <strong>di</strong> fronte ad una serie <strong>di</strong> compiti<br />
dei quali i citta<strong>di</strong>ni possono rilevare soltanto il mancato rispetto. Certo, il Corpo dei Vigili Urbani ha<br />
altri compiti d’istituto. Ma questi sono fuori dalla visibilità dei citta<strong>di</strong>ni che non ne possono<br />
conoscere il regolare svolgimento o meno. Nell’attuale situazione è necessario che il Comandante<br />
assuma le sue responsabilità per risensibilizzare tutti i Vigili ai doveri del loro ruolo sulle strade<br />
della città, chiedendo tutta la collaborazione necessaria al Sindaco e ai citta<strong>di</strong>ni. Se non è<br />
all’altezza del compito, sarà conseguente pensare ad un possibile commissariamento del Corpo. Il<br />
Sindaco non può continuare a guardare senza prendere alcun provve<strong>di</strong>mento e,<br />
contemporaneamente, senza assicurare alla città un efficiente Piano per il Traffico e un adeguato<br />
Piano per i Posteggi..<br />
63
Capitolo settimo<br />
7 - Il verde pubblico<br />
All'inizio degli anni Cinquanta, la furia contro il verde ha aggre<strong>di</strong>to inesorabilmente <strong>Palermo</strong><br />
nella sua zona <strong>di</strong> espansione fra il Politeama e la piana dei colli. Il vecchio centro storico, per la<br />
sua stessa origine, non aveva spazi ver<strong>di</strong> al suo interno. Ma, ai suoi margini, la villa Garibal<strong>di</strong>, la<br />
villa Giulia, la villa Bonanno e la conca d'oro che cingeva la città da vicino, offrivano già sufficienti<br />
opportunità <strong>di</strong> verde quando, nei giorni festivi, i palermitani facevano la scampagnata. Questa,<br />
comunque, aveva come mete preferite la Favorita o i primi tornanti della strada vecchia del Monte<br />
Pellegrino, a quei tempi molto più frequentati che adesso.<br />
L'espansione della città borghese verso nord aveva coinvolto anche le famiglie più antiche<br />
e il viale della Libertà e la via Notarbartolo erano <strong>di</strong>ventati due nuovi assi citta<strong>di</strong>ni lungo i quali<br />
erano sorte splen<strong>di</strong>de ville, piazze con verde e vie alberate: erano ben alberate, oltre al viale<br />
Libertà, anche via XX Settembre, via Villafranca, via Sammartino, via Siracusa, via Boscogrande<br />
(poi via Messina), via Notarbartolo, molte vie minori e la via Roma che all'inizio del secolo era stata<br />
aperta attraverso il centro storico. Era frequente l'uso <strong>di</strong> piante <strong>di</strong> non grande sviluppo, come gli<br />
aranci amari, che a primavera riempivano <strong>di</strong> profumo la città; anche il quartiere popolare <strong>di</strong> piazza<br />
Matteotti era sorto con i criteri della città giar<strong>di</strong>no. La città, nel suo crescere, aveva promosso<br />
l'impianto <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> ville, come villa Malfitano, e ne aveva inglobate altre che prima erano fuori la<br />
cinta urbana, come villa Pietratagliata, villa Trabia e villa Sperlinga, senza <strong>di</strong>struggerle. Il verde<br />
pubblico si era arricchito del grande Giar<strong>di</strong>no Inglese e, <strong>di</strong> fronte, del piccolo nuovo giar<strong>di</strong>no<br />
Garibal<strong>di</strong>. Fino agli anni Quaranta, quin<strong>di</strong>, pur ancora in assenza dell'impegno ecologico ma<br />
lasciandosi guidare dal buon senso, la parte nuova <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> era stata costruita con equilibrio.<br />
Dagli anni Cinquanta la furia speculativa, con l'accertata scorretta complicità <strong>di</strong> molti<br />
amministratori pubblici, ha coperto <strong>di</strong> cemento tutto il verde fra la via Dante e la Statua, salvando<br />
soltanto - per le vicende familiari dei proprietari - villa Malfitano e villa Trabia e un piccolo angolo <strong>di</strong><br />
villa Sperlinga. La città nuova, oltre il viale Libertà, ha ra<strong>di</strong>calmente ignorato il problema del verde<br />
e, con casoni anonimi, ha definitivamente annullato l'immagine <strong>di</strong> una città elegante. Nelle vie un<br />
tempo alberate, quando gli alberi non sono stati eliminati per far posto a nude piazzole<br />
commerciali, si è consentito alle automobili, lasciandole posteggiare sui marciapie<strong>di</strong>, <strong>di</strong> abbattere i<br />
piccoli alberetti ornamentali, poco resistenti.<br />
La via Notarbartolo, che terminava dove ora c'è la via Sciuti, era alberata ed era tutto un<br />
susseguirsi <strong>di</strong> ville eleganti. E' rimasta soltanto la villa Pottino e due palazzetti con piccolo giar<strong>di</strong>no:<br />
le ville sono state demolite per far posto ai soliti casoni e gli alberi lungo la via sono stati spiantati.<br />
Senza il verde delle ville e senza gli alberi nei marciapie<strong>di</strong>, questa, che era una delle vie più<br />
ricercate della città, è <strong>di</strong>ventata una via anonima, insignificante, caotica, polverosa. Se non avesse<br />
64
salvato i platani - comunque mal curati, mal potati e spesso mancanti - anche via Libertà avrebbe<br />
perduto il fascino che ancora conserva per i palermitani: la demolizione <strong>di</strong> tutte le ville lungo la via<br />
(rimangono soltanto villa Tagliavia e villa Paino), non ha salvato neppure la zona verde che<br />
cingeva piazza Vittorio Veneto.<br />
A parte il danno al patrimonio architettonico, la <strong>di</strong>struzione del verde è l'aspetto che più ha<br />
inciso sulla qualità della vita citta<strong>di</strong>na. Con l'inquinamento dell'aria causato dal traffico<br />
automobilistico, l'attenzione al verde evidenzia la concretezza efficace <strong>di</strong> un'amministrazione<br />
citta<strong>di</strong>na o la sua <strong>di</strong>sattenzione. Il Comune ogni tanto tenta <strong>di</strong> rialberare le vie, ma l'irrisolto<br />
problema dei posteggi lascia nuovamente abbattere gli alberetti non appena sono posti a <strong>di</strong>mora e<br />
sempre che non siano estirpati dai ladruncoli che li rivendono a poco prezzo. L'impegno fin'ora<br />
speso è assolutamente inadeguato. Oggi che il verde non è più soltanto un ornamento ma è<br />
soprattutto l'unico mezzo per assorbire una parte dell'inquinamento atmosferico urbano, la città è<br />
nuda ed appare impotente.<br />
L’architetto professoressa Rosanna Pirajno, appassionata cultrice del verde della nostra<br />
città, osserva: “Questa città non può più <strong>di</strong>rsi rigogliosa <strong>di</strong> bei giar<strong>di</strong>ni, come lo fu in un passato<br />
remoto in cui furono concepiti a profusione parchi reali e giar<strong>di</strong>ni patrizi, così speciali da lasciare<br />
abbagliati i viaggiatori che li descrissero.<br />
In tempi moderni, la speculazione e<strong>di</strong>lizia ha <strong>di</strong>vorato ogni area libera dentro e fuori la cinta<br />
urbana, malgrado le buone intenzioni <strong>di</strong> pianificatori illuminati, convinti del fondamentale valore<br />
della “architettura verde” per il benessere e la salute dei citta<strong>di</strong>ni e dunque per la bellezza e la<br />
vivibilità della città. Oggi il patrimonio <strong>di</strong> giar<strong>di</strong>ni pubblici urbani non si è arricchito <strong>di</strong> molto rispetto<br />
alle previsioni dei piani regolatori del 1956-62, nonostante alcune aree siano state recuperate<br />
dall’amministrazione pubblica a tal fine, e in quest’ultimo decennio alcuni piccoli giar<strong>di</strong>ni e prati<br />
erbosi siano stati realizzati e consegnati alla fruizione dei citta<strong>di</strong>ni. Il processo <strong>di</strong> appropriazione del<br />
verde è però lento, troppo lungo in confronto alla naturale usura e alla innaturale abilità<br />
devastatrice che i citta<strong>di</strong>ni esercitano con sa<strong>di</strong>smo, quasi che la manutenzione del verde pubblico<br />
fosse esclusivo appannaggio dei giar<strong>di</strong>nieri comunali, peraltro non sempre solerti.<br />
Se dunque manca, da parte <strong>di</strong> amministratori e amministrati, interesse, amore, culto del giar<strong>di</strong>no in<br />
quanto luogo <strong>di</strong> svago e benessere psico-fisico, ma anche <strong>di</strong> respiro <strong>di</strong> ossigeno e silenzio per la<br />
città inquinata, nessun giar<strong>di</strong>no durerà a sufficienza per far ra<strong>di</strong>care nelle nuove generazioni, che<br />
dovranno occuparsene da classe <strong>di</strong>rigente, il rispetto e l’interesse dovuto alle manifestazioni della<br />
natura e alle abilità e competenze umane che se ne servono per creare. Non si deve infatti<br />
<strong>di</strong>menticare che il giar<strong>di</strong>no è creazione umana, strabiliante prodotto della manipolazione manuale e<br />
intellettuale della natura per il go<strong>di</strong>mento degli occhi, della mente e del cuore <strong>di</strong> chi lo progetta e <strong>di</strong><br />
chi ne fruisce: non poterne <strong>di</strong>sporre a sufficienza, non curarli e custo<strong>di</strong>rli, è una grave<br />
menomazione per la città”.<br />
65
Non curarli, conclude l’architetto Pirajno, è una grave menomazione per la città.<br />
Certamente è una menomazione per il go<strong>di</strong>mento dei citta<strong>di</strong>ni ma è anche una grave<br />
responsabilità <strong>di</strong> chi ha il dovere <strong>di</strong> curare la pulizia e l’or<strong>di</strong>ne dei giar<strong>di</strong>ni pubblici ed è anche una<br />
grave responsabilità <strong>di</strong> chi ha il dovere <strong>di</strong> vigilare a che questi servizi siano eseguiti con la cura che<br />
è dovuta.<br />
Le fotografie che seguono mostrano come questi servizi, nei fatti, siano svolti, in una villa<br />
citta<strong>di</strong>na emblematica perché si trova fra la Cattedrale e il Palazzo dei Normanni. Cioè, la villa<br />
Bonanno sita in un punto <strong>di</strong> passaggio obbligato per i turisti che si spostano dall’uno all’altro<br />
monumento. Poiché i giar<strong>di</strong>nieri non mancano, i preposti alla manutenzione e il Sindaco pensano<br />
<strong>di</strong> continuare a rimanere spettatori insensibili e passivi <strong>di</strong> fronte a tanto scempio?<br />
Le lordure e i graffiti deturpano le pareti della Casina museo a Villa Bonanno<br />
66
l’abbandono <strong>di</strong> un se<strong>di</strong>le a Villa Bonanno<br />
67
il fondo dei viali a Villa Bonanno: ovunque è sbrecciato<br />
le aiuole con i rifiuti a Villa Bonanno<br />
L’evidenza fotografica consente <strong>di</strong> evitare ulteriori commenti su quanto si dovrebbe e si<br />
potrebbe fare non solo a Villa Bonanno ma per tutti i giar<strong>di</strong>ni della città. Tuttavia:<br />
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lo stato <strong>di</strong> abbandono della Villa Niscemi, posta <strong>di</strong> fronte la Sede <strong>di</strong> rappresentanza<br />
del Sindaco, ne documenta tutto il <strong>di</strong>sinteresse.<br />
lo stato <strong>di</strong> abbandono della Villa Niscemi, posta <strong>di</strong> fronte la Sede <strong>di</strong> rappresentanza<br />
del Sindaco, ne documenta tutto il <strong>di</strong>sinteresse.<br />
69
* * *<br />
Il Parco della Favorita e del Monte Pellegrino - Dall'alto, il monte Pellegrino è un anfiteatro<br />
impareggiabile: spostandosi sui picchi e sulle terrazze privilegiate, lungo il suo perimetro, è<br />
possibile cogliere intera la bellezza della città nella sua conca verde chiusa dai monti e, sotto,<br />
tutt'intorno il mare. Qui, la fantasia ha spazio per inseguire l'emozione che ha fatto affermare al<br />
Goethe <strong>di</strong> avere raggiunto un'infinita, perfetta bellezza.<br />
Sono considerazioni che erano possibili fino a cinquanta, sessanta anni fa. Oggi, per<br />
cogliere le ragioni per la quali il Monte Pellegrino fu definito da Goethe “il più bel promontorio del<br />
mondo”, bisogna contentarsi <strong>di</strong> guardarlo da lontano - come nella fotografia che segue - perché<br />
ormai attorno la città un fitto tappeto <strong>di</strong> case ha occupato quella che era una conca verde che<br />
<strong>di</strong>ventava d’oro quando i mandarini maturavano nei giar<strong>di</strong>ni.<br />
il Monte Pellegrino<br />
Ma il monte Pellegrino non è soltanto un monumento della natura. E' caro ai palermitani per<br />
il culto della patrona della città; accoglie uno splen<strong>di</strong>do castello sede <strong>di</strong> incontri internazionali e <strong>di</strong><br />
una scuola <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> superiori; nasconde negli anfratti dell'Addaura grotte dove il visitatore può<br />
ammirare spettacolari formazioni <strong>di</strong> stalagmiti e preziosi graffiti preistorici appartenenti al<br />
Paleolitico superiore, ancora oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> cui è ancora incerta l'interpretazione.<br />
E' incre<strong>di</strong>bile come questo monte, che è parte integrante della cultura della città e del suo<br />
territorio urbano, non sia nemmeno compreso dalle statistiche ufficiali nel computo dei metri quadri<br />
70
<strong>di</strong> verde <strong>di</strong> cui ogni citta<strong>di</strong>no palermitano possa godere. Un pò, è un errore <strong>di</strong> chi re<strong>di</strong>ge queste<br />
statistiche. Per molta parte, però, è responsabilità <strong>di</strong> chi ha amministrato la città perché, non solo<br />
non è riuscito a creare sul monte motivi e strutture per una continua presenza dei palermitani e dei<br />
turisti, ma ad<strong>di</strong>rittura non è mai riuscito ad assicurare neanche una costante, regolare transitabilità<br />
della strada carrabile che sale al Santuario e scende a Mondello.<br />
Ancora oggi la strada non è sempre transitabile, pur in presenza della Scuola superiore per<br />
la formazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>rigenti d'azienda, il Ceris<strong>di</strong>, con sede nel Castello Utveggio, le cui prestigiose<br />
sale sono utilizzate anche per incontri <strong>di</strong> rappresentanza al più alto livello internazionale. Questo<br />
Centro - per gli ambiziosi progetti, per il livello dei docenti e dei partecipanti ai corsi e per la<br />
maestosa imponenza dell'immobile utilizzato - vorrebbe collocarsi nel quadro citta<strong>di</strong>no come<br />
strumento per avvicinare le risorse umane siciliane agli standard della migliore qualificazione<br />
professionale europea: ma spesso non è raggiungibile con le automobili. La rilevanza <strong>di</strong> questa<br />
struttura e la non rinviabile necessità <strong>di</strong> attrezzare il monte per un suo continuo e migliore<br />
go<strong>di</strong>mento da parte dei palermitani e dei turisti, impongono un deciso intervento <strong>di</strong> chi ne ha la<br />
responsabilità per la definitiva, migliore sistemazione <strong>di</strong> una strada che, perio<strong>di</strong>camente e da<br />
decenni, è il simbolo della leggerezza delle autorità municipali.<br />
L’unica area ancora verde sotto il monte Pellegrino è la Favorita, un parco <strong>di</strong> ben 350 ettari<br />
parte integrante del territorio urbano palermitano. Ma non è un'oasi verde attrezzata per essere<br />
fruita dai citta<strong>di</strong>ni: è riservata al passeggio delle signorine.<br />
Si legge sulla Guida del Touring Club Italiano: "Magnifico parco, ha un aspetto assai vario e<br />
pittoresco per la presenza <strong>di</strong> laghetti, giar<strong>di</strong>ni e prati. Una gran folla vi si riversa la domenica,<br />
mentre nei giorni feriali vi si dà convegno la società elegante. Terreno <strong>di</strong> caccia della Corona;<br />
donato alla città, venne trasformato in parco gran<strong>di</strong>oso e dotato <strong>di</strong> strade, viali, piste per cavalli,<br />
laghetti, chioschi, ristoranti, giostre, ecc."<br />
Sempre nella Guida Touring, si legge pure:"E' un vastissimo parco, antica riserva <strong>di</strong> caccia,<br />
venne aperto al pubblico nel 1766 e fu teatro <strong>di</strong> mondanità e <strong>di</strong> feste. Oggi è un pubblico luogo <strong>di</strong><br />
ritrovo e <strong>di</strong> passeggio dei citta<strong>di</strong>ni che vi sono attratti da un'infinita varietà <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertimenti e da<br />
competizioni sportive. Il parco è attraversato in tutta la sua lunghezza <strong>di</strong> km 5 da un viale centrale:<br />
al suo inizio sulla sinistra si estende il Parco dei <strong>di</strong>vertimenti ove sorgono i pa<strong>di</strong>glioni <strong>di</strong> un<br />
gran<strong>di</strong>oso Lunapark permanente con attrazioni <strong>di</strong> ogni sorta, caffè, ristoranti anche all'aperto<br />
affollati tutti i giorni e soprattutto nei pomeriggi e nelle sere <strong>di</strong> sabato e <strong>di</strong> domenica. Vi domina la<br />
gigantesca Ruota <strong>di</strong>venuta quasi il simbolo della città. Ai pie<strong>di</strong> della ruota vi è il museo <strong>di</strong> storia<br />
citta<strong>di</strong>na e, più avanti, impianti sportivi fra i quali il famoso sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> calcio."<br />
Queste descrizioni potrebbero riferirsi alla Favorita <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> che è anch'essa un'antica<br />
riserva <strong>di</strong> caccia, ma purtroppo non è così: nel primo caso è descritto il Bois de Boulogne <strong>di</strong> Parigi<br />
mentre, nel secondo caso, è descritto il Prater <strong>di</strong> Vienna e si potrebbe continuare con le stesse<br />
entusiastiche descrizioni per i parchi <strong>di</strong> Londra, Berlino, Madrid, ecc.<br />
71
Solo <strong>Palermo</strong> ha la fortuna <strong>di</strong> avere uomini <strong>di</strong> cultura superiore e <strong>di</strong> raffinata sensibilità<br />
ecologica che, tenendo sotto controllo ogni possibile iniziativa del sindaco, sanno meglio <strong>di</strong><br />
qualsiasi altro citta<strong>di</strong>no del mondo civile quale debba essere l'utilizzazione <strong>di</strong> un parco urbano più<br />
adeguata alle esigenze umane: il dominio delle sterpaglie.<br />
Eppure, perché la Favorita possa essere descritta con lo stesso entusiasmo degli altri<br />
parchi europei, manca soltanto l'attenzione e la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> chi, amministrando la città, voglia<br />
ignorare il terrorismo fondamentalista <strong>di</strong> quegli ecologisti che tentano <strong>di</strong> far pagare agli altri la loro<br />
macerazione interiore, e sappia trasformarla in un prestigioso parco urbano e non soltanto verde<br />
incolto <strong>di</strong> attraversamento per chi è <strong>di</strong>retto al lido <strong>di</strong> Mondello.<br />
Attualmente, a parte il fatto che tutti gli impianti sportivi sono ubicati lungo la fascia esterna<br />
del parco in modo quasi da enuclearli dal parco stesso, l'unica area goduta in pieno nei giorni <strong>di</strong><br />
festa è la zona vicina alla Palazzina cinese perché è attrezzata con un giar<strong>di</strong>no curato, vialetti, il<br />
museo etnografico Pitrè e il parco giuochi della Città dei ragazzi, quando è aperto. Questa<br />
frequenza della zona attrezzata, da tempo, avrebbe dovuto suggerire a chi ne ha la responsabilità<br />
quale dovrebbe essere l'utilizzo <strong>di</strong> un così raro polmone verde.<br />
la palazzina "alla cinese"<br />
Se la vita della città non fosse appesantita dagli stessi integralismi irrazionali che ovunque<br />
rendono sempre più <strong>di</strong>fficile la vita degli uomini, già da molti anni quel Lunapark con le giostre, che<br />
vaga nelle aree incolte della città, sarebbe stato trasferito alla Favorita. Questa proposta suscita<br />
l'imme<strong>di</strong>ato scandalo <strong>di</strong> molti benpensanti che non riescono a vedere oltre il naso delle proprie<br />
fissazioni e che preferiscono che "nulla cambi perché tutto vada in malora" (parafrasando un<br />
vecchio gattopardo).<br />
E' ovvio che il trasferimento delle giostre creerebbe un problema <strong>di</strong> traffico e <strong>di</strong> parcheggi,<br />
che sarebbe enfatizzato se fosse accompagnato dalla necessaria e conseguente decisione <strong>di</strong><br />
consentire anche l'installazione <strong>di</strong> qualche chiosco per l'apertura <strong>di</strong> caffè e ristoranti: poiché una<br />
72
azionale scelta della zona da destinare a questa reimpostazione dell'uso del parco e una<br />
funzionale organizzazione dei posteggi e del flusso del traffico non sarebbero un <strong>di</strong>fficile problema<br />
da risolvere in un'area così vasta, rimane soltanto da accertare se esiste la volontà amministrativa<br />
per affrontare programmi nuovi per lo sviluppo anche turistico della città e per lo svago dei citta<strong>di</strong>ni.<br />
Un progetto così innovativo, però, non potrebbe essere realizzato senza impostare un<br />
piano generale per l'utilizzazione del parco in senso veramente pubblico con la creazione <strong>di</strong><br />
giar<strong>di</strong>ni, viali illuminati, aree riservate ai bambini, un minibus circolare interno, un potenziamento<br />
del museo Pitrè, il restauro e la possibilità <strong>di</strong> visitare sempre la Palazzina cinese, una casina<br />
"vala<strong>di</strong>er", una nuova attenzione al verde della zona quasi ovunque incolto, una reimpostazione<br />
del traffico per e da Mondello, assieme ad una presenza costante <strong>di</strong> tutori dell'or<strong>di</strong>ne.<br />
Ebbene, è incre<strong>di</strong>bile, ma già trenta anni fa, nell'aprile del 1979, sette professionisti - che<br />
vanno citati tutti per il livello del lavoro svolto: Salvatore Biondo, Aurelio Di Bartolo, Francesco<br />
Fariello, Francesco Mastrorilli, Giuseppe Ugo, Pietro Porcinai e Vittorio Ziino - con la<br />
collaborazione <strong>di</strong> qualificati consulenti, hanno redatto e messo a <strong>di</strong>sposizione del Comune un<br />
progetto con stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> fattibilità per la realizzazione del "Parco la Favorita e monte Pellegrino".<br />
L'aspetto notevole sta nel fatto che il progetto <strong>di</strong>mostra, con dettagliata analisi dei costi <strong>di</strong><br />
impianto e <strong>di</strong> gestione, la realizzabilità del Parco e la prospettiva <strong>di</strong> apprezzabili benefici ricreativi,<br />
culturali, turistici ed economici. Il progetto, con consapevole professionalità, inizia l'analisi citando<br />
alcuni fra i più importanti parchi del mondo, anche <strong>di</strong> recente realizzazione, e in<strong>di</strong>candone i costi<br />
incontrati per l'impianto e la manutenzione. Il Parco della Favorita e del monte Pellegrino sarebbe<br />
uno dei parchi più vasti del mondo, ma i costi d’impianto - minutamente dettagliati nel piano<br />
finanziario che fa parte del progetto - non sarebbero proibitivi perché quasi la totalità dei terreni<br />
interessati al progetto sono già <strong>di</strong> proprietà demaniale o comunale.<br />
"L'esistenza <strong>di</strong> un parco organizzato con tanti elementi <strong>di</strong> ricreazione e tante attività in<br />
armonia con l'ambiente è per una città un arricchimento anche culturale. Questi elementi <strong>di</strong><br />
ricreazione (lettura, contemplazione, conoscenza della flora e della fauna, eccetera) possono infatti<br />
sia suscitare che sod<strong>di</strong>sfare interessi culturali. Nei paesi occidentali il numero delle presenze<br />
annue in un parco pubblico è pari al numero degli abitanti della città; l'esperienza <strong>di</strong>mostra che<br />
parchi pubblici gestiti con criteri economici (per esempio, un solo biglietto <strong>di</strong> ingresso ma utili<br />
anche dalla ven<strong>di</strong>ta dei servizi) <strong>di</strong>ventano produttivi al <strong>di</strong> sopra delle 100.000 presenze annuali; nel<br />
caso <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>, dati gli stretti legami della città con il suo comprensorio, si possono ipotizzare<br />
ad<strong>di</strong>rittura 1.500.000 presenze annue."<br />
"Lo stu<strong>di</strong>o prevede: l'eliminazione delle zone residenziali previste dal P.R.G. sul monte<br />
Pellegrino; il restauro delle antiche strutture del parco della Favorita (aperto al pubblico dal 1860<br />
ma inficiato da smembramenti ed oggi scarsamente go<strong>di</strong>bile per un'infinità <strong>di</strong> <strong>di</strong>vieti e per i guasti<br />
dell'attraversamento veicolare veloce; razionali collegamenti ai più vasti comprensori turistici <strong>di</strong><br />
Mondello e del monte Pellegrino; nonché il miglioramento del manto vegetale del monte e il<br />
73
potenziamento delle infrastrutture. Tutela della natura (concetto oggi in voga, ma spesso<br />
malinteso) significherà innanzitutto restauro delle testimonianze dell'opera dell'uomo; la natura<br />
vegetale sarà restaurata e migliorata con criteri fito-sociologici; il recupero a me<strong>di</strong>o termine della<br />
fauna stanziale e <strong>di</strong> passo sarà perseguito insieme alla valorizzazione delle risorse idriche dei<br />
luoghi. L'insieme dell'opera persegue, schematicamente, tre finalità: cultura, sport e ricreazione,<br />
salvaguar<strong>di</strong>a e sviluppo dell'ambiente. E' evidente che una realizzazione del genere (non esistono<br />
in Italia parchi complessi <strong>di</strong> così gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni e caratteristiche; ne esistono invece in<br />
Germania e nei paesi scan<strong>di</strong>navi e cominciano ad essere realizzati nei paesi arabi) costituirebbe<br />
oltre che potenziamento <strong>di</strong> attività economiche ed occupazionali, anche notevole richiamo per i<br />
citta<strong>di</strong>ni, i connazionali, gli stranieri e i siciliani all'estero." (1)<br />
La mancata attuazione <strong>di</strong> questo progetto - così completo per la sua documentata analisi <strong>di</strong><br />
tutte le implicazioni tecniche, ambientali, culturali ed economiche, e per la realizzabilità delle<br />
prospettive ricreative, turistiche ed occupazionali che offre alla città - è forse la <strong>di</strong>mostrazione più<br />
palese <strong>di</strong> come sia stato trascurato, negli ultimi vent'anni, uno degli obiettivi più vicini ai bisogni<br />
concreti dei citta<strong>di</strong>ni. Si <strong>di</strong>ce che il progetto non possa essere preso in considerazione perché è<br />
stato redatto nel periodo "cianciminiano". Si deve, invece, ritenere che la passività dei sindaci che<br />
si sono succeduti sia <strong>di</strong>pesa dalla volontà <strong>di</strong> non <strong>di</strong>sturbare nessuno: specialmente i più fanatici<br />
ambientalisti e gli affittuari degli agrumeti che si trovano nel parco. Fin’oggi è stata messa soltanto<br />
una targa all'ingresso ma nessuno può battezzare "parco urbano" un'area verde, ricca sì <strong>di</strong> alberi,<br />
ma incolta e abbandonata all'aggressione delle erbacce che ovunque rendono sgradevole la sosta.<br />
E' utile riportare alcune considerazioni apparse sulla stampa citta<strong>di</strong>na: ".....La Favorita è<br />
una delle gran<strong>di</strong> occasioni che <strong>Palermo</strong> non ha saputo o voluto cogliere. Ora si tenta <strong>di</strong> recuperarla<br />
gettando il cuore oltre l'ostacolo della carenza <strong>di</strong> infrastrutture e in attesa <strong>di</strong> verificare le alternative<br />
stradali. Un tentativo da osservare con il classico contegno siciliano, misto <strong>di</strong> ottimismo del cuore e<br />
pessimismo della ragione. ....... Sul tema della qualità della vita nelle metropoli e del benessere<br />
collettivo bisogna osare. Non sfugge a nessuno che <strong>Palermo</strong> è mutilata. Mutilata dal mare. Mutilata<br />
al Foro italico e mutilata nell'asse Favorita-Mondello. Immaginate la Favorita che <strong>di</strong>venta un<br />
parco.....Un sogno a occhi aperti? Forse è così, perché occorre mo<strong>di</strong>ficare nel profondo una realtà<br />
rappresentata da una giungla intricata e pericolosa, cresciuta in decenni <strong>di</strong> degrado, pigrizia,<br />
interessi corporativi, affari loschi. In questa giungla che si estende tra la Favorita e Mondello, è<br />
giusto cominciare a inoltrarsi con progetti degni <strong>di</strong> una città moderna e non solo <strong>di</strong> una capitale dei<br />
secoli passati. Purché si abbia un tagliente machete. Altrimenti non si <strong>di</strong>sbosca un bel nulla." (2)<br />
74
Planimetria generale Progetto Porcinai del Parco della Favorita e del Monte Pellegrino<br />
SERVIZI PREVISTI . .<br />
.<br />
1 funivia al Monte 10 hockey su prato 19 parcheggio 28 storia agrumeto<br />
2 monorotaia 11 maneggio 20 sta<strong>di</strong>o atletica legg. 29 giar<strong>di</strong>ni delle nazioni<br />
3 fiume magico 12 piscina coperta 21 campi pallacanestro 30 vivaio<br />
4 parco faunistico 13 luna park 22 botteghe 31 ipotesi <strong>di</strong> approdo<br />
5 giar<strong>di</strong>no zoologico 14 tenda circo 23 eliporto 32 campo corse<br />
6 delfinario 15 bowling 24 laghetto 33 campi <strong>di</strong> pallamano<br />
7 teatro al coperto 16 campi da tennis 25 città dei ragazzi 34 orto botanico<br />
8 ristorante 17 ippodromo 26 museo arte mod. 35 campo da golf<br />
9 lago centrale 18 sta<strong>di</strong>o comunale 27 storia e folclore sic. 36 stazione funivia<br />
La completezza dei servizi previsti chiarisce il valore del Progetto<br />
75
* * *<br />
La non manutenzione del verde - La manutenzione del verde, nella città <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>, non<br />
sembra un servizio affidato a lavoratori sottoposti al controllo pubblico. C’è, infatti, qualche giar<strong>di</strong>no<br />
ben curato per la solerzia dei giar<strong>di</strong>nieri che vi attendono, ma c’è anche una <strong>di</strong>ffusa incuria<br />
soprattutto per la potatura degli alberi delle vie e per la pulitura delle ebracce dalle aiuole e dai cigli<br />
stradali. Un esempio <strong>di</strong> trascurata potatura è quella che mostrano le fotografie della via Ariosto:<br />
Via Ariosto: la mancata potatura degli alberi ostacola i pedoni<br />
Via Ariosto: la mancata potatura degli alberi ostacola i pedoni<br />
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Via Ariosto: la mancata potatura degli alberi ostacola anche gli automezzi<br />
Via Ariosto: la mancata potatura degli alberi ostacola anche gli automezzi<br />
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Ma perfino camminando lungo la via Libertà si costata una potatura approssimativa. A chi è<br />
affidata la potatura degli alberi? Il Sindaco sa che deve pretendere dai suoi collaboratori il controllo<br />
del lavoro dei <strong>di</strong>pendenti delle Aziende alle quali sono affidati i servizi? Se la trascuratezza è tale<br />
nelle vie del Centro, è facile immaginare cosa accade alla periferia della città. Le fotografie che<br />
seguono non mostrano una strada incusto<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> campagna. Mostrano lo stato <strong>di</strong> abbandono <strong>di</strong><br />
una delle corsie del viale Regione Siciliana all’altezza <strong>di</strong> Tommaso Natale: la principale via<br />
d’accesso a <strong>Palermo</strong> provenendo da Trapani. La manutenzione è affidata a qualcuno? A chi?<br />
Viale Regione Siciliana: le ebracce e i rifiuti invadono la sede stradale da tutte le parti<br />
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Viale Regione Siciliana (lato Trapani): Le erbacce e i rovi occupano quasi metà della carreggiata<br />
stradale! Siamo in una via d’accesso alla città e nessuno provvede!<br />
Chi controlla i lavoratori addetti alle manutenzioni? Chi controlla le Aziende alle quali sono<br />
affidate le manutenzioni che dovrebbero evitare queste inconcepibili incurie? Certo una città<br />
aggre<strong>di</strong>ta per decenni dal malaffare e dalla cattiva amministrazione ha mille problemi tutti<br />
improrogabili. Ma la gestione attenta del verde pubblico è uno <strong>di</strong> quegli aspetti che fanno<br />
l'immagine <strong>di</strong> una città e che qualificano, nel bene o nel male, chi l'amministra.<br />
La <strong>di</strong>sponibile go<strong>di</strong>bilità del verde e del patrimonio paesaggistico e naturale <strong>di</strong> una città è la<br />
misura più evidente della qualità della sua vita e, verso questa, deve essere prioritario l'impegno <strong>di</strong><br />
chi l'amministra. Ma sembra che la Giunta del Sindaco Cammarata non lo sappia.<br />
Note<br />
1- AA.VV. - Progetto "Parco la Favorita e monte Pellegrino", introduzione, e<strong>di</strong>zioni La Seppia, 1979<br />
2 - R. Alaimo -La Repubblica, 17 marzo 1999, cronaca <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong><br />
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8 - Considerazioni conclusive<br />
La descrizione del <strong>di</strong>ssesto ambientale e civile del Comune <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> dovrebbe segnalare<br />
anche la cattiva gestione dei servizi pubblici soprattutto per quanto attiene allo spazzamento delle<br />
strade e al <strong>di</strong>serbaggio dei marciapie<strong>di</strong>, delle aiuole e dei monumenti. Certo, le responsabilità dei<br />
citta<strong>di</strong>ni non mancano. Ma il Sindaco e i suoi Assessori sanno che hanno il dovere <strong>di</strong> trovare i mo<strong>di</strong><br />
per educare i citta<strong>di</strong>ni, invece <strong>di</strong> cercare solo i mo<strong>di</strong> per spremerli con tasse per coprire la loro<br />
cattiva gestione anche finanziaria? Il Sindaco e i suoi Assessori sanno che hanno anche il dovere<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre tutti i controlli necessari per assicurare il corretto funzionamento dei servizi che affidano<br />
alle Aziende alle quali pagano milioni <strong>di</strong> Euro?<br />
Dal settembre 2009 è entrato nella Giunta Cammarata l’architetto Maurizio Carta. Sembra<br />
armato da buona volontà e frequenta i convegni e i <strong>di</strong>battiti organizzati dalle Associazioni culturali<br />
e volontaristiche per segnalare i problemi del Centro Storico. Fa bene, ma stia attento perché non<br />
mancano i tromboni che amano parlarsi addosso e, ipocritamente, vogliono rimanere amici <strong>di</strong> tutti.<br />
Dimostri autonomia e spirito d’iniziativa: si <strong>di</strong>a da fare senza mettersi anche lui a fare chiacchiere.<br />
il sindaco, beato lui, continua a ridere!<br />
Nota: Qualche inconveniente, fra quelli illustrati dalle fotografie, può essere stato superato nei giorni<br />
che sono trascorsi dalla data del rilievo. Ma, la situazione complessiva non è cambiata.<br />
80
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Si ringraziano i siti web Wikipe<strong>di</strong>a, <strong>Palermo</strong>web e altri per le foto sui monumenti <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong><br />
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finito <strong>di</strong> stampare il 28 febbraio 2010.<br />
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