30.01.2013 Views

Palermo, - Mario Moncada di Monforte

Palermo, - Mario Moncada di Monforte

Palermo, - Mario Moncada di Monforte

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>Mario</strong> <strong>Moncada</strong> <strong>di</strong> <strong>Monforte</strong><br />

<strong>Palermo</strong>,<br />

una città umiliata<br />

1


La città è il consolante involucro nelle ore della <strong>di</strong>sperazione e<br />

lo scenario luminoso nei giorni festosi.......<br />

(Alexander Mitscherlich, Il feticcio urbano, pag. 38)<br />

2


<strong>Palermo</strong>,<br />

una città umiliata<br />

Fotografie <strong>di</strong> Andrea Ar<strong>di</strong>zzone, Marcello Karra e M. M. M.<br />

3


L’autore ringrazia gli amici della Fondazione Salvare <strong>Palermo</strong> onlus<br />

per i suggerimenti e, in particolare, gli amici Andrea Ar<strong>di</strong>zzone e<br />

Marcello Karra per il prezioso contributo fotografico.<br />

4


INDICE<br />

- Introduzione: beato lui che ride!<br />

- Il punto <strong>di</strong> partenza: un unicum culturale<br />

- L’amore per la città<br />

- L’insensibilità culturale<br />

- Il degrado urbano<br />

- Un itinerario turistico: la “Vucciria”<br />

- Il traffico urbano<br />

- Il verde pubblico<br />

- Considerazioni conclusive<br />

- Bibliografia<br />

5


Introduzione<br />

- Beato lui che ride!<br />

<strong>Palermo</strong> è una città così ricca <strong>di</strong> storia e d’arte da aver dato ai suoi abitanti la convinta<br />

sicurezza <strong>di</strong> poter affermare, sempre e in ogni caso, che è fra le più belle e interessanti città del<br />

mondo. C’è certamente qualcosa <strong>di</strong> vero, anche se ormai i più si sono resi conto che, come una<br />

bella donna che trascura <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendersi dall’aggressione del tempo, <strong>Palermo</strong> è sempre più lontana<br />

da quell’immagine che l’aveva fatto descrivere con entusiasmo e con stupore dai gran<strong>di</strong> viaggiatori<br />

dei secoli scorsi. Erano visitatori - come Goethe, Houel e altri nel Settecento e Dumas, Wagner,<br />

Oscar Wilde, Strauss, Maupassant, Bertrand Russel e tanti altri nell’Ottocento - che, provenendo<br />

da culture lontane, erano rimasti incantati dal fascino <strong>di</strong> monumenti assolutamente <strong>di</strong>versi da quelli<br />

che avevano potuto ammirare a Venezia, Firenze, Roma e Napoli. I loro racconti ne esprimono le<br />

emozioni intellettuali ma anche il go<strong>di</strong>mento estatico per la bellezza naturale dei luoghi.<br />

Oggi, arrivando a <strong>Palermo</strong>, è <strong>di</strong>fficile invece non essere colpiti subito dal <strong>di</strong>sastro ambientale<br />

costruito da una successione <strong>di</strong> amministrazioni citta<strong>di</strong>ne che hanno trascurato e trascurano, con<br />

impudenza, <strong>di</strong> affrontare gli interventi necessari per risolvere i gravi <strong>di</strong>sastri ambientali e per<br />

educare i citta<strong>di</strong>ni ad una più rigorosa considerazione del vivere civile nel traffico urbano e nel<br />

rispetto dei monumenti, del verde pubblico, della pulizia delle strade e del loro decoro.<br />

L’elenco dei problemi che affliggono la città è umiliante perché si scopre che responsabili <strong>di</strong><br />

questo degrado siamo tutti noi: citta<strong>di</strong>ni, autorità politiche, pubblici amministratori e lavoratori delle<br />

aziende addette alla manutenzione dei servizi urbani. I giornali quoti<strong>di</strong>ani della città presentano<br />

ogni giorno il quadro dolente <strong>di</strong> un abbandono civile nel quale <strong>Palermo</strong> giace umiliata:<br />

- i cumuli d’immon<strong>di</strong>zia ovunque;<br />

- la canea del traffico automobilistico;<br />

- la lordura dei monumenti e delle statue;<br />

- le strade <strong>di</strong>ssestate e i marciapie<strong>di</strong> sconnessi;<br />

- i muri dei palazzi imbrattati da scritte anche volgari;<br />

- i servizi pubblici inadeguati e scoor<strong>di</strong>nati;<br />

- i barboni che infestano le vie del Centro;<br />

- l’assenza <strong>di</strong> un Piano per il traffico e <strong>di</strong> un Piano per i posteggi;<br />

- l’assenza <strong>di</strong> controlli da parte del Corpo dei Vigili Urbani;<br />

- l’assenza <strong>di</strong> qualsiasi iniziativa educativa dei citta<strong>di</strong>ni.<br />

Su tutto ciò, l’assordante silenzio e, <strong>di</strong>ciamolo pure, l’insensibilità culturale <strong>di</strong> chi avrebbe la<br />

responsabilità per intervenire con quell’energia che la gravità della situazione impone. E’ a questo<br />

punto che, sconsolatamente, si è costretti ad ammettere che le ragioni <strong>di</strong> questo degrado, che<br />

6


menoma la gradevolezza della vivibilità citta<strong>di</strong>na, sono profonde: nascono dal <strong>di</strong>sinteresse <strong>di</strong> una<br />

classe politica inetta e attenta solo a garantirsi la sua continuità ma nascono anche dal ritardo<br />

culturale <strong>di</strong> tutti noi che si esprime come <strong>di</strong>ffusa insensibilità civica.<br />

Tuttavia, quello che più sorprende la maggior parte dei citta<strong>di</strong>ni palermitani è vedere il<br />

sindaco avvocato Diego Cammarata che, nonostante l’evidente coma della città, in qualsiasi<br />

occasione pubblica o privata, ride, ride e ride sempre. Non è un problema politico. Non è un<br />

problema <strong>di</strong> destra o <strong>di</strong> sinistra al governo della città. E’ un caso umano: incapacità, insensibilità,<br />

<strong>di</strong>sinteresse? E’ <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>rlo.<br />

Il <strong>di</strong>sastro civile della città, <strong>di</strong> cui questo sindaco sembra non rendersi conto, trova riscontro<br />

non solo per le vie ma anche nel <strong>di</strong>ssesto dei servizi pubblici, nella <strong>di</strong>sastrosa gestione delle<br />

manutenzioni e nell’assenza <strong>di</strong> iniziative <strong>di</strong> qualsiasi tipo per un recupero <strong>di</strong> una <strong>di</strong>mensione<br />

urbana più <strong>di</strong>gnitosa. I più pensano ormai che il sindaco non percepisca lo stato <strong>di</strong> degrado fisico e<br />

civile nel quale agonizza <strong>Palermo</strong>, che è precipitata agli ultimi posti in tutte le classifiche per la<br />

qualità della vita ma è arrivata ai primi posti per lo stato <strong>di</strong> abbandono dei suoi monumenti e per il<br />

caos urbano costruito dal <strong>di</strong>sinteresse delle pubbliche istituzioni e dall’abbandono <strong>di</strong> qualsiasi<br />

regola <strong>di</strong> utilizzo civile della città da parte <strong>di</strong> molti citta<strong>di</strong>ni che approfittano dell’anarchica assenza<br />

<strong>di</strong> controlli da parte <strong>di</strong> un inesistente Corpo <strong>di</strong> Vigili Urbani.<br />

Ci sono stati, nei secoli, perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> vita anche fastosi della città che, nella sua parte vecchia,<br />

si era arricchita <strong>di</strong> un patrimonio <strong>di</strong> monumenti così vario da farne, architettonicamente, una delle<br />

capitali più interessanti nel pur ricco panorama italiano. Anche se “il sacco <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>” degli anni<br />

’50 e ’60 del secolo scorso aveva cancellato la “conca d’oro” e <strong>di</strong>strutto le splen<strong>di</strong>de ville costruite<br />

nel viale della Libertà e in via Notarbartolo fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, il più<br />

significativo patrimonio d’arte della città era riuscito a superare quasi indenne i <strong>di</strong>sastri della<br />

seconda guerra mon<strong>di</strong>ale.<br />

Oggi, questo patrimonio rischia <strong>di</strong> essere letteralmente <strong>di</strong>vorato dalle erbacce e dall’incuria <strong>di</strong><br />

una pubblica amministrazione assente ed incapace <strong>di</strong> cogliere il senso delle sollecitazioni che<br />

arrivano da tutte le parti: enti, associazioni volontaristiche, associazioni culturali, stampa e privati<br />

citta<strong>di</strong>ni denunciano quoti<strong>di</strong>anamente una situazione <strong>di</strong> degrado civile, igienico, morale ed<br />

economico non più accettabile. Non interessa qui stabilire se il sindaco abusa o meno del<br />

personale comunale per la manutenzione della sua barca. E’ un problema da lasciare alla<br />

magistratura. In queste pagine interessa costatare lo stato <strong>di</strong> negligente abbandono della città per<br />

segnalare quanto dovrebbe e potrebbe essere fatto.<br />

7


Capitolo primo<br />

Il punto <strong>di</strong> partenza: un unicum culturale<br />

Salvo che non si voglia fare un catalogo del suo patrimonio artistico o una guida, parlare <strong>di</strong><br />

<strong>Palermo</strong>, com'è oggi, non è facile perché gli eventi degli ultimi sessant'anni hanno<br />

progressivamente scucito il tessuto urbano ed umano della città affievolendo quei tratti caratteriali<br />

ai quali era legata la sua immagine.<br />

In altri centri storici <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> città (Firenze, Bologna, ecc.), i luoghi storicamente deputati a<br />

farne vivere il cuore commerciale e con esso i simboli della vita citta<strong>di</strong>na non sono stati emarginati<br />

dalla crescita urbana degli ultimi decenni: la costanza dell'immagine storico-culturale delle stesse<br />

città è riuscita a mantenere compatto l'attaccamento dei citta<strong>di</strong>ni a quei valori civici che esprimono<br />

il senso della continuità <strong>di</strong> una comunità umana.<br />

Fino all'inizio del secolo, anche il centro antico <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>, con le sue piazze affollate, con i<br />

monumenti e con le vie vive dove intense erano le relazioni sociali e commerciali, riusciva ad<br />

esprimere pienamente quello spirito <strong>di</strong> aggregazione umana che la sua attuale struttura ha<br />

frantumato con la <strong>di</strong>versa destinazione sociale o funzionale dei nuovi quartieri. E' intorno agli anni<br />

Venti che, da piazza Villena, da via Maqueda e dal Cassaro, la vita citta<strong>di</strong>na comincia a spostarsi<br />

verso nord: se già l'apertura della via Roma e la costruzione del Teatro Massimo avevano<br />

sconvolto precedenti equilibri urbani, ora il progressivo affermarsi del prolungamento della via<br />

Maqueda sposta verso piazza Politeama il centro attivo della città. Dopo la guerra degli anni<br />

Quaranta, a città vecchia devastata dai bombardamenti, lo spostamento del centro viene sancito<br />

definitivamente negli anni Cinquanta: nella via Ruggero Settimo e lungo l'asse <strong>di</strong> via Libertà, si<br />

spostano i negozi alla moda. Da qui parte quella follia speculativa che, nei decenni che seguono,<br />

<strong>di</strong>struggerà via via le ville e le costruzioni <strong>di</strong> un periodo architettonicamente felice della città - fine<br />

Ottocento, inizio Novecento - per avviare la costruzione <strong>di</strong> quei quartieri anonimi che hanno<br />

occupato, devastandoli, i vecchi borghi agricoli e la piana dei colli.<br />

Un'espansione così senza regole non avrebbe avuto le nefaste conseguenze che ha avuto,<br />

se non fosse stata accompagnata da una duplice migrazione che ha ra<strong>di</strong>calmente mutato la<br />

situazione demografica e sociale del centro antico. Dopo l'iniziale esodo delle famiglie benestanti,<br />

il trasferimento dei ceti borghesi verso i nuovi quartieri periferici determina un crollo della<br />

popolazione residente nei quattro mandamenti storici che, dal 1951 al 1971, passano da 125.000<br />

abitanti ad appena 53.000. Il fenomeno migratorio continua con il successivo trasferimento anche<br />

<strong>di</strong> consistenti gruppi <strong>di</strong> famiglie <strong>di</strong> operai fino a determinare l'attuale consistenza <strong>di</strong> circa 28.000<br />

abitanti.<br />

Ma la realtà demografica della città e del Centro storico non è chiara se, assieme a questi<br />

spostamenti interni, non si tiene conto degli afflussi esterni provenienti dalle campagne, soprattutto<br />

delle province nissena e agrigentina ma anche palermitana e trapanese: in pochi anni, il numero<br />

8


degli abitanti della città è più che doppio. Così, mentre le migrazioni interne smembrano il corpo<br />

sociale citta<strong>di</strong>no che va ad occupare quartieri che operano un'automatica <strong>di</strong>stinzione sociale prima<br />

inesistente, le masse immigrate dall'esterno, soprattutto quelle che occupano il centro antico, sono<br />

in<strong>di</strong>fferenti ai valori anche più significativi della città alla cui storia e alla cui cultura sono estranei.<br />

Il risultato è stato non solo il degrado fisico dei luoghi simbolo, dei palazzi e dei monumenti,<br />

ma anche il degrado del senso civico dei suoi abitanti che, con il passare delle generazioni, ancora<br />

non hanno interamente colto quali ragioni possano legarli ad una tra<strong>di</strong>zione citta<strong>di</strong>na che non è la<br />

loro. Nel "Libro <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>", opera molto interessante sui problemi sociali, economici e culturali<br />

della città, Antonino Buttitta, dopo un'analisi dei movimenti socio-culturali degli ultimi decenni,<br />

conclude: "Da tutto ciò e da una infinita serie <strong>di</strong> fatti che ognuno può facilmente osservare, emerge<br />

una città dal volto in <strong>di</strong>sfacimento, dove l'articolazione in quartieri che sono le tessere che<br />

compongono l'identità <strong>di</strong> una città, <strong>di</strong>venta ogni giorno <strong>di</strong> più solo un fatto burocratico. <strong>Palermo</strong> è<br />

ormai soltanto il nome <strong>di</strong> un luogo non <strong>di</strong> una comunità che si riconosce in e per un luogo. Ma una<br />

società che prende coscienza della propria perduta identità è comunque già <strong>di</strong>sposta al suo<br />

recupero. Lo scopo che vuole raggiungere la presente opera è appunto questo: fornire ai vecchi e<br />

ai nuovi palermitani momenti <strong>di</strong> riflessione sullo spessore storico della propria città, pagine e<br />

immagini per pensare, per riconoscersi e ritrovarsi."(1)<br />

Quest'azione <strong>di</strong> stimolo culturale e il ricordo delle cause che hanno determinato la<br />

spersonalizzazione della città <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>, già ampiamente stu<strong>di</strong>ate e precisate dagli stu<strong>di</strong>osi dei<br />

suoi problemi urbani, saranno necessari finché una "politica per e del Centro storico" non sarà<br />

riuscita ad annullarne gli effetti devastanti che continuano ad incidere negativamente sulla sua<br />

immagine e sulla consapevolezza <strong>di</strong> molti suoi abitanti che ancora non hanno chiaro quale sia il<br />

valore del suo patrimonio storico e culturale.<br />

Nel centro antico si trovano ancora i luoghi simbolo del potere: il Palazzo delle Aquile nel<br />

quale si esprime l'amministrazione citta<strong>di</strong>na, il Palazzo dei Normanni sede del Governo regionale,<br />

la Cattedrale centro della vita religiosa della città e lo Steri sede del Rettorato dell'Università degli<br />

Stu<strong>di</strong>. Eppure, malgrado queste presenze che da sole dovrebbero garantire la centralità della città<br />

antica, nei fatti lo spopolamento, l'allontanamento delle attività commerciali più qualificate, la<br />

<strong>di</strong>fficile mobilità interna e una ingiustificata <strong>di</strong>saffezione hanno quasi relegato il Centro storico in un<br />

angolo della memoria citta<strong>di</strong>na.<br />

Perché questa con<strong>di</strong>zione possa essere superata non sono sufficienti i contributi per il<br />

costo dei restauri dei vecchi palazzi nobiliari. Accanto a questo tipo <strong>di</strong> intervento, sarebbe<br />

necessaria una politica per il risanamento fisico dei quattro Mandamenti e per il rilancio attivo della<br />

vita citta<strong>di</strong>na nel Centro storico, accompagnata da un’azione per il recupero della sensibilità civica<br />

<strong>di</strong> tutti i citta<strong>di</strong>ni.<br />

Il giorno in cui il Centro Storico della città tornerà ad essere il cuore propulsivo della sua<br />

vita, <strong>Palermo</strong> sarà <strong>di</strong> nuovo quella prestigiosa città d'arte insostituibile nel panorama della cultura<br />

9


europea, meta romantica dei gran<strong>di</strong> viaggiatori del Settecento e dell'Ottocento. I ricchi musei e le<br />

importanti pinacoteche delle più gran<strong>di</strong> città d'arte, pur nell’esclusività <strong>di</strong> alcune opere <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />

artisti, sono spesso fungibili fra <strong>di</strong> loro per la conoscenza <strong>di</strong> un periodo artistico, <strong>di</strong> una scuola, <strong>di</strong><br />

una moda. Lo stesso non potrà mai esser detto per <strong>Palermo</strong>: il suo patrimonio <strong>di</strong> monumenti che<br />

esprimono l'incontro sincretistico delle culture bizantina, arabo e normanna costituisce un "unicum"<br />

non secondo a nessun patrimonio culturale nel mondo.<br />

un unicum culturale: la Zisa<br />

un unicum culturale: S. Giovanni degli eremiti<br />

10


un unicum culturale: Palazzo dei Normanni<br />

un unicum culturale: la Cappella palatina<br />

11


un unicum culturale: San Giovanni dei Lebbrosi<br />

un unicum culturale: la Cuba<br />

12


un unicum culturale: la Cuba vista dal lato sud<br />

un unicum culturale: la cattedrale <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong><br />

Con la forza morale che dà un patrimonio d’arte così eccezionale - le foto sono soltanto<br />

pochi flashback - qualsiasi amministrazione citta<strong>di</strong>na dovrebbe avere la consapevolezza <strong>di</strong> un<br />

dovere particolare: <strong>di</strong>fenderne l’integrità e coltivarne nei citta<strong>di</strong>ni l’amore ed il rispetto, guidandoli e<br />

correggendone severamente gli abusi. L’amministrazione Cammarata non se ne rende conto.<br />

1 - AA:VV., Libro <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> - <strong>Palermo</strong>, S. F. Flaccovio, 1977, pag. 12<br />

* foto dal web, da Wikipe<strong>di</strong>a e da <strong>Palermo</strong> - storia e arte, E<strong>di</strong>zioni Leopar<strong>di</strong>, 1990, <strong>Palermo</strong><br />

13


Capitolo secondo<br />

L’amore per la città<br />

Non è facile parlare <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>. Non è facile parlarne a quanti sono stati accolti da questa<br />

città che li ha sottratti ad una realtà forse più modesta ma meno <strong>di</strong>laniata dalla sconnessa<br />

articolazione urbana e dalla somma <strong>di</strong> violenze umane e sociali che, a <strong>Palermo</strong>, hanno fatto della<br />

vita un inferno. Non è facile parlarne neanche a quanti, pur palermitani da sempre, confinati in<br />

ghetti urbani e tra<strong>di</strong>ti nelle speranze, hanno ritenuto <strong>di</strong> dovere o<strong>di</strong>are e potere aggre<strong>di</strong>re una città<br />

anch'essa vittima <strong>di</strong> una bufera che non sembra aver fine.<br />

Su <strong>Palermo</strong> s'è detto tanto: ne è stata approfon<strong>di</strong>ta la storia, che l'incontro <strong>di</strong> tante culture e<br />

<strong>di</strong> tante genti ha fatto particolare; ne è stato descritto l'immenso patrimonio d'arte; ne sono stati<br />

esaminati i problemi sociali, economici e civili. Spesso, chi ne ha scritto non è riuscito a sottrarsi<br />

alla nostalgia; non ha saputo trattenersi dal gettare uno sguardo su <strong>Palermo</strong> com'era e come<br />

avrebbe potuto essere. Non gli si può dare torto: è struggente constatare come sia stata <strong>di</strong>lapidata<br />

tanta ricchezza non solo <strong>di</strong> storia e d'arte ma soprattutto <strong>di</strong> speranze umane.<br />

La responsabilità del ritardo che si è accumulato è, per molta parte, <strong>di</strong> quel modo d'essere<br />

della pubblica amministrazione citta<strong>di</strong>na che ha mortificato ogni entusiasmo e che è stato descritto<br />

da Aurelio Pes con concisa ed efficace in<strong>di</strong>gnazione: "La vita pubblica, <strong>di</strong>nanzi alla mischia furiosa<br />

e volgare dei partiti, è, per chi non sia una canaglia, impraticabile, mentre la corruzione pubblica è<br />

fomentata non solo dalla compera <strong>di</strong> voti ma persino dall'esaltazione, ben al <strong>di</strong> là dei suoi antichi<br />

argini, d'una feccia che ora presi<strong>di</strong>a strade, crocicchi, luoghi delle istituzioni. C'è così uno stato<br />

dove l'amoralismo e il cinismo sono alimentati dall'interesse e l'opposizione viene tacitata dagli<br />

orrori della guerra civile e dall'assassinio. Arbitro <strong>di</strong> questo regnum inferi è l'uomo che fa dell'onore<br />

il suo emblema, e che ormai estende il suo potere al <strong>di</strong> là delle cosche nel cuore stesso della<br />

società, capace com'è <strong>di</strong> far sempre nuovi proseliti, <strong>di</strong> rendere il crimine normale, legato quasi<br />

naturalmente alla crescita produttiva della comunità." (1)<br />

Purtroppo, le conseguenze <strong>di</strong> un inquinamento così grave della vita pubblica e privata della<br />

città, sono state aggravate dalla colpevole, interessata <strong>di</strong>stanza del Governo e del Parlamento<br />

nazionali e, non è possibile ignorarlo, dall'acquiescenza <strong>di</strong> noi palermitani che potevamo e<br />

dovevamo reagire molto prima che la misura fosse colmata col sacrificio <strong>di</strong> uomini non responsabili<br />

dello scempio citta<strong>di</strong>no.<br />

C’è stato un breve momento, dopo la reazione commossa <strong>di</strong> fronte alla morte violenta del<br />

generale Dalla Chiesa e a quelle non meno dolorose dei giu<strong>di</strong>ci Falcone e Borsellino, durante il<br />

quale la città è stata impegnata in cento iniziative <strong>di</strong> volontariato e <strong>di</strong> stimolo civile e culturale che<br />

accettavano <strong>di</strong> guardare in<strong>di</strong>etro solo per progettare avanti. Quel momento era culminato nella<br />

“primavera” della gestione <strong>di</strong> Luca Orlando. E’ stata una meteora che si è spenta quando il sindaco<br />

Orlando è passato alla politica nazionale.<br />

14


Il <strong>di</strong>sastro urbano, oggi, dovrebbe imporre <strong>di</strong> impegnarsi oltre le quoti<strong>di</strong>ane sconfitte<br />

imposte da pantani burocratici, da fanatismi ideologici, da ritar<strong>di</strong> culturali e dalle obiettive <strong>di</strong>fficoltà<br />

soprattutto economiche ma anche storico-evolutive. Ed invece, una manichea <strong>di</strong>visone in destra e<br />

sinistra impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> comprendere che non esistono certezze incontestabili che non abbiano al loro<br />

fondo una sterile arroganza: i fondamentalismi, le invalicabili visioni romantiche, i fanatismi<br />

ideologici e anche le questioni <strong>di</strong> principio - più banali ma non meno perniciose - trascurano<br />

semplicemente <strong>di</strong> prendere in considerazione la caducità <strong>di</strong> tutto ciò che è umano: le idee non<br />

meno dei manufatti.<br />

Sono stati numerosi gli arroccamenti culturali, le fughe in avanti, i rifiuti preconcetti che<br />

hanno danneggiato l'evolversi della realtà palermitana. Ma non sono stati meno pregiu<strong>di</strong>zievoli i<br />

"movimenti <strong>di</strong> idee" e le "mode culturali" che, dall'Ottocento, hanno affermato in urbanistica <strong>di</strong>verse<br />

ipotesi <strong>di</strong> sviluppo <strong>di</strong> una città. Tra le altre, prima la "cultura dello sventramento per risanare" ( sulla<br />

scia <strong>di</strong> Hausmann e delle imponenti opere che hanno realizzato la struttura urbana della Parigi<br />

moderna), poi la "cultura dell'espansione" attenta alla ricerca <strong>di</strong> nuove aree e, infine, la "cultura del<br />

recupero" volta alla conservazione non solo dei manufatti <strong>di</strong> valore artistico ma anche delle<br />

strutture e dei complessi urbanistici <strong>di</strong> epoca preindustriale: ad ogni nuovo "movimento <strong>di</strong> idee", è<br />

sorprendente come gli urbanisti e gli architetti che vi hanno aderito non siano stati mai<br />

minimamente sfiorati dal dubbio che quella moda culturale potesse non essere un vangelo.<br />

<strong>Palermo</strong>, nella sua attuale situazione urbanistica, è il risultato del succedersi inanimato <strong>di</strong><br />

queste "mode": prima lo sventramento dei quartieri Castellammare e Tribunali con la <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong><br />

molti importanti e<strong>di</strong>fici, operato fra la fine del secolo scorso e i primi decenni del Novecento con<br />

l'apertura della via Roma, stralcio (Giarrusso) del Piano Gran<strong>di</strong>oso che il duca della Verdura aveva<br />

promosso nel 1860 inseguendo quanto era stato fatto e si faceva nelle principali città d'Europa.(3)<br />

Poi, nel dopoguerra, la "cultura dell'espansione" con lo sviluppo selvaggio della città verso<br />

le aree nuove a nord del centro storico il cui risanamento fu trascurato dalle autorità citta<strong>di</strong>ne: gli<br />

operatori economici - anche corrompendo i politici - erano attratti dagli ampi margini speculativi che<br />

erano possibili utilizzando i terreni <strong>di</strong> nuovo impianto. Questo momento urbanistico, che va dalla<br />

fine della seconda guerra mon<strong>di</strong>ale alla metà degli anni Ottanta, è quello che più ha inciso in<br />

negativo sull'armonia complessiva del tessuto urbano palermitano.<br />

Infine, oggi - non tenendo in nessun conto le feconde ipotesi storico-culturali e socio-<br />

economiche del "Piano programma" dei "quattro saggi" guidati dall'architetto Samonà - è cogente<br />

un Ppe del Centro storico (Piano Particolareggiato Esecutivo) che, ispirato dalla "cultura del<br />

recupero", è il risultato <strong>di</strong> una fredda professionalità espressa da qualcuno che ha <strong>di</strong>mostrato con<br />

le sue soluzioni non solo <strong>di</strong> non aver nessun rapporto affettivo con la città ma <strong>di</strong> non conoscerla<br />

neppure. Così il Ppe imbalsama la <strong>Palermo</strong> antica mentre i suoi spunti innovativi - come<br />

l'attraversamento in galleria della Cala - sono esibizioni tecniche velleitarie, irrealizzabili non solo<br />

per il costo ma anche per l'evidente trascurata analisi degli interessi prioritari della città.<br />

15


Le mode culturali e i "movimenti <strong>di</strong> idee" hanno fatto prima sventrare il centro storico, poi<br />

l'hanno fatto abbandonare per inseguire lo sviluppo speculativo, adesso ne rendono quasi<br />

impossibile il recupero con le pedanti soluzioni che trascurano <strong>di</strong> prendere in considerazione il<br />

contesto economico nel quale viviamo e le inesorabili prospettive verso le quali ci conduce.<br />

Certo, non è mancato qualche appello <strong>di</strong> benemerite Fondazioni e Associazioni culturali -<br />

Salvare <strong>Palermo</strong>, Italia Nostra, FAI e altre - che hanno tentato <strong>di</strong> richiamare al buon senso le<br />

autorità citta<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>stratte o assenti. Appelli troppo pacati e senza danni per i sor<strong>di</strong> incalliti che<br />

amministrano la città.<br />

Ma, trascurando la modestia intellettuale e morale degli amministratori <strong>di</strong> oggi e degli anni<br />

peggiori e l'arroganza mafiosa che li ha con<strong>di</strong>zionati, non sono state soltanto le scelte ideologiche<br />

degli urbanisti ad avere portato contributi negativi all'evoluzione del tessuto urbano e alla crescita<br />

civile ed economica della città <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>. Hanno collaborato e collaborano in negativo non solo i<br />

fondamentalismi sterili <strong>di</strong> quei ver<strong>di</strong> e <strong>di</strong> quegli ambientalisti che si arroccano nell'estremismo più<br />

intransigente, ma anche gli acritici tentativi <strong>di</strong> qualche esperto(?) <strong>di</strong> problemi economici <strong>di</strong> applicare<br />

alla specificità economica palermitana piani collaudati altrove.<br />

I ver<strong>di</strong> hanno mille ragioni a conforto del loro impegno; gli ambientalisti hanno mille ragioni<br />

a sostegno delle loro posizioni; gli economisti hanno altrove la verifica storica della fondatezza<br />

delle loro proposte: ma quando un verde, un ambientalista, un economista arriva a ritenere che le<br />

sue soluzioni siano le uniche possibili nel contesto palermitano, allora siamo <strong>di</strong> fronte<br />

all'espressione <strong>di</strong> un fanatismo improduttivo. Questo fanatismo è ancor più devastante quando<br />

pretende <strong>di</strong> essere alimentato dall'amore.<br />

L'amore per la città è un'altra cosa.<br />

E', prima <strong>di</strong> tutto, ricerca interiore delle ragioni sentimentali che legano a luoghi che danno<br />

emozioni irripetibili altrove ed è riflessione sulle cause del <strong>di</strong>sappunto che questi stessi luoghi<br />

suscitano; è rinunzia alla pretesa <strong>di</strong> avere soluzioni certe per tutti i problemi ed è attenzione per le<br />

posizioni altrui; è, infine, ricerca <strong>di</strong> proposte che tengano conto <strong>di</strong> tutti i possibili interessi culturali,<br />

sociali, storici ed economici <strong>di</strong> chi guarda alla prospettiva della sua città. Dopo, è impegno<br />

operoso e solerte. Ecco, la consapevolezza che qualsiasi posizione culturalmente rigida sia<br />

un'irrazionale arroganza deve essere il punto <strong>di</strong> partenza per quanti cercano <strong>di</strong> dare il loro<br />

contributo per la crescita civile, culturale ed economica della città <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>.<br />

Alexander Mitscherlich, nella sua critica della cultura urbanistica, si duole del fatto che, per<br />

il razionalismo urbanistico, l'uomo sia una costante quantitativa da tener presente nei calcoli <strong>di</strong><br />

progettazione <strong>di</strong> una città e che i risultati quantitativi conseguenti siano confusi con il fine dell'uomo<br />

che, invece, può averne uno solo: sé stesso e le sue esigenze psicologiche prima che fisiologiche.<br />

Mitscherlich ci descrive (2) l'armonia del biotopo urbano me<strong>di</strong>evale nel quale l'uomo, in un<br />

raggio fisico a sua misura, trovava una risposta a tutte le sue esigenze sociali, politiche,<br />

economiche e culturali e contesta lo smembramento moderno della città nella quale gli urbanisti<br />

16


hanno ritenuto <strong>di</strong> poter staccare i quartieri dormitorio dai centri <strong>di</strong>rezionali per gli uffici<br />

amministrativi, dalle aree industriali (con<strong>di</strong>visibili solo per le industrie inquinanti), dalle zone<br />

commerciali e <strong>di</strong> svago: il risultato è stato lo smembramento psicologico dell'uomo che in nessuna<br />

zona della sua città è più pienamente a suo agio.<br />

"La vecchia città altamente integrata si è scissa nelle sue varie funzioni. Quanto <strong>di</strong> nuovo<br />

sorge non possiede però in nessun modo, in principio, il taglio delle forme da gran tempo<br />

sperimentate; basta che si garantisca l'assolvimento delle funzioni speciali previste: centro<br />

commerciale o <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertimento, quartieri residenziali, sobborgo industriale. L'inospitalità che si va<br />

estendendo su queste nuove zone urbane è opprimente. La questione da porre è: è inevitabile che<br />

sia così?......................La città in cui si è vissuti per secoli era un biotopo, cioè un luogo nel quale<br />

le più <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong> vita raggiungono un equilibrio ed in esso persistono...........Quando dunque<br />

si progetta una città, è lecito pensare che uno stu<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> biotopi dovrebbe recare il suo<br />

contributo...............La pre<strong>di</strong>lezione che si prova per una città o per un suo quartiere, per un angolo<br />

fuori mano, è incontestabilmente il risultato <strong>di</strong> processi psicologici e più precisamente affettivi. Se<br />

ben tenuta, se or<strong>di</strong>nata, la città <strong>di</strong>venta oggetto d'amore per i suoi citta<strong>di</strong>ni. Essa è espressione <strong>di</strong><br />

un'energia creatrice collettiva, che abbraccia intere generazioni; possiede una giovinezza più<br />

in<strong>di</strong>struttibile <strong>di</strong> quella delle generazioni, una vecchiaia che dura più a lungo <strong>di</strong> quella dei singoli<br />

che nel suo ambito vengono crescendo. La città <strong>di</strong>venta il consolante involucro nelle ore della<br />

<strong>di</strong>sperazione e lo scenario luminoso nei giorni festosi..................Ma che cosa sanno gli ingegneri<br />

geodetici, i costruttori <strong>di</strong> strade, che cosa sanno <strong>di</strong> attese umane e <strong>di</strong> capacità <strong>di</strong> acquisire<br />

atteggiamenti nuovi? La città costituisce uno straor<strong>di</strong>nario miscuglio <strong>di</strong> paesaggio, <strong>di</strong> natura e <strong>di</strong><br />

una struttura, che è oggetto d'amore allo stesso modo che lo sono le persone. E' configurata dagli<br />

uomini, dagli uomini abitata e si offre in questa unità inseparabile <strong>di</strong> configurazione e abitanti.<br />

Come può il citta<strong>di</strong>no che dai costruttori del suo "focolare" è concepito non più come in<strong>di</strong>viduo<br />

vivente ma come un'entità astratta che domanda un'abitazione - come può il citta<strong>di</strong>no, lui a cui<br />

nessuno pensa quando stanco si abbandona su una se<strong>di</strong>a, quando trascorre una giornata piovosa<br />

<strong>di</strong>etro la finestra a guardare che cosa succeda all'esterno, quando nutre delle speranze e deve <strong>di</strong>r<br />

loro ad<strong>di</strong>o - come può questo citta<strong>di</strong>no degradato a consumatore <strong>di</strong> vani d'abitazione influire a sua<br />

volta su questa sua città, sì che si stabilisca un circolo, un'azione reciproca?...................(3)<br />

Dal Laugier a Le Corbousier ed oltre - attraverso Jefferson, Neumann, Hausmann,<br />

Hilberseimer, ecc. - l'urbanistica ha espresso tutta una serie <strong>di</strong> idee estreme, razionaliste o meno,<br />

volte a rappresentare, più che le città degli uomini, le città dell'utopia. Probabilmente, è necessario<br />

ed è utile che gli urbanisti e gli architetti guar<strong>di</strong>no avanti ad una prospettiva sempre nuova della<br />

città; ma non è meno necessario che recuperino una più sobria misura della <strong>di</strong>mensione umana e<br />

con intelligente modestia, in ogni occasione, si <strong>di</strong>chiarino incapaci <strong>di</strong> <strong>di</strong>segnare un progetto urbano<br />

senza il contributo <strong>di</strong> sociologi, economisti, psicologi e stu<strong>di</strong>osi d'arte e <strong>di</strong> storia innamorati della<br />

loro città.<br />

17


Questa intelligente <strong>di</strong>sponibilità da parte <strong>di</strong> tutti - politici, professionisti e citta<strong>di</strong>ni in genere -<br />

sarebbe necessaria a <strong>Palermo</strong> per recuperare un’attenzione nuova verso la città per raggiungere<br />

quell’amore che consente ad Aurelio Pes <strong>di</strong> concludere così il suo "Cara <strong>Palermo</strong>": "In una<br />

con<strong>di</strong>zione piena d'ombre, d'infamia, <strong>di</strong> pericoli vive ancor oggi la città <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>. Non intonatele<br />

però i vostri te<strong>di</strong>osi de profun<strong>di</strong>s, giacché, simili ai guerrieri del Walhalla, più volte ricordati da<br />

Goethe, tagliata a pezzi la notte, essa è pronta a ridestarsi al mattino più forte e vigorosa <strong>di</strong> prima.<br />

Uomini ed energie nuove sono, infatti, già all'opera: scrittori, poeti, architetti, artisti, citta<strong>di</strong>ni,<br />

soltanto in attesa che istituzioni consapevoli continuino ad affrancarsi dalla trappola populista e dei<br />

facili consensi, per <strong>di</strong>schiudere a idee ben altrimenti preziose una più durevole ipoteca sul nostro<br />

futuro. Per tutti costoro valga dunque il l'auspicio <strong>di</strong> Seume, lo scrittore e viandante tedesco in fuga<br />

dall'incipiente militarismo prussiano che, nel Settecento, dalla nativa Lipsia a pie<strong>di</strong> raggiunse la<br />

Sicilia e <strong>Palermo</strong>: "Ognuno agisca con coraggio, perché il suo giorno aspetta". (4)<br />

Conclusione stimolante che rischia, però, un ascolto limitato perché i giovani più qualificati<br />

della città sono costretti ad inseguire le più moderne opportunità <strong>di</strong> lavoro fuori dalla Sicilia e molto<br />

spesso fuori dall'Italia: da Londra, Parigi, Bruxelles, Francoforte, New York, Milano, giovani<br />

palermitani - esperti <strong>di</strong> management industriale, <strong>di</strong> tecniche finanziarie, <strong>di</strong> astrofisica, <strong>di</strong><br />

biotecnologie, <strong>di</strong> telematica ecc. - fanno arrivare le notizie dei loro successi professionali che<br />

significano anche <strong>di</strong>stacco definitivo dalle ra<strong>di</strong>ci familiari e socio-culturali.<br />

Le ragioni pratiche hanno preso il sopravvento sugli stimoli sentimentali: gli stessi genitori<br />

più legati ai loro figli sono costretti a sperarne altrove il futuro. Così, perché la città non continui a<br />

depauperare il suo migliore patrimonio umano, è necessario operare con fretta a che l'ambiente<br />

urbano - nel suo significato più ampio - raggiunga un livello qualitativo capace <strong>di</strong> dare risposte<br />

adeguate alle legittime speranze dei giovani del 2000 che, concretamente attenti ai loro bisogni e<br />

ai loro interessi, lontani da quella nostalgia che un tempo avvinceva l'anima <strong>di</strong> chi emigrava,<br />

raramente impostano la loro vita programmando un ritorno a <strong>Palermo</strong>.<br />

-1 A. Pes, Cara <strong>Palermo</strong>, Messina, Helios e<strong>di</strong>tore,1996, pag. 94<br />

-2 A. Mitscherlich, Il feticcio urbano, Torino, Einau<strong>di</strong> ed., 1970<br />

-3 A. Mitscherlich, ibidem, pag. 31-38<br />

-4 A. Pes, Cara <strong>Palermo</strong>, Messina, Helios ed.,1996, pag. 96<br />

Capitolo terzo<br />

18


3 - L’insensibilità culturale<br />

La situazione, che ormai si è determinata a <strong>Palermo</strong>, chiama in causa gli amministratori<br />

pubblici non solo per la loro inadeguatezza funzionale ma soprattutto per l’incultura che impe<strong>di</strong>sce<br />

loro <strong>di</strong> rendersi conto della gravità dello stato <strong>di</strong> abbandono della città anche attorno ai suoi<br />

principali monumenti, con danno per il turismo e per l’economia citta<strong>di</strong>na.<br />

Nessuno può pensare che il sindaco Cammarata, attraversando la città, non vede le lordure<br />

che aggre<strong>di</strong>scono i monumenti e non si renda conto che tanta vergogna <strong>di</strong>pende esclusivamente<br />

dalla sua incapacità <strong>di</strong> ottenere un <strong>di</strong>gnitoso esercizio delle funzioni <strong>di</strong> controllo da chi è preposto<br />

da lui ai servizi <strong>di</strong> manutenzione e tutela del patrimonio pubblico.<br />

Di seguito sono mostrate alcune fotografie dalle quali si evince imme<strong>di</strong>atamente lo stato <strong>di</strong><br />

abbandono <strong>di</strong> monumenti e statue alle quali l’infiltrazione delle ra<strong>di</strong>ci delle erbacce produce un<br />

progressivo sgretolamento della struttura fisica. Non c’è solo il danno estetico c’è anche il danno <strong>di</strong><br />

un deterioramento strutturale che incide pure sui costi dei successivi necessari restauri.<br />

Com’è possibile tanta ignavia alla luce del sole?<br />

Stato <strong>di</strong> abbandono della statua <strong>di</strong> Filippo V - Piazza del Parlamento<br />

(<strong>di</strong> fronte al Palazzo dei Normanni, dove fra l’altro c’è la Cappella palatina, luogo frequentatissimo dai turisti che costatano il<br />

<strong>di</strong>sinteresse pubblico).<br />

19


Le erbacce hanno raggiunto anche la sommità della statua <strong>di</strong> Filippo V<br />

(come si può costatare le ra<strong>di</strong>ci delle erbe si infiltrano e sgretolano)<br />

I più luri<strong>di</strong> graffiti deturpano tutta la base della statua a San G. Bosco - Piazza Don Bosco<br />

(i salesiani hanno provato a pulire ma sono stati sopraffatti dall’inesistenza <strong>di</strong> controlli)<br />

20


Spruzzi <strong>di</strong> inchiostri vari e scritte deturpano la Statua della Libertà - Piazza Vittorio Veneto<br />

(l’aspetto più grave sta nel fatto che, dopo questa foto, alcune scritte sul fronte sono state pulite<br />

mentre le lordure sul retro sono state ignorate: chi è responsabile del controllo delle pulizie?)<br />

Le erbacce hanno raggiunto la parte alta della statua <strong>di</strong> San Domenico - Piazza San Domenico<br />

21


Le erbacce infestano tutta la base della statua <strong>di</strong> San Domenico - Piazza San Domenico<br />

(le basole <strong>di</strong> marmo sono sempre più sconnesse e i costi <strong>di</strong> un preve<strong>di</strong>bile restauro sempre più alti)<br />

Con giustificato orgoglio e con dovizia <strong>di</strong> iniziative è stato pubblicizzato il nuovo impianto<br />

della Galleria Civica d'Arte Moderna nel restaurato complesso monumentale <strong>di</strong> Sant’Anna alla<br />

Misericor<strong>di</strong>a, gioiello <strong>di</strong> architettura con e<strong>di</strong>fici dal '400 al '600. La Direzione del museo ha affidato<br />

l'incarico <strong>di</strong> curare il progetto del nuovo or<strong>di</strong>namento scientifico e tutte le fasi della sua<br />

realizzazione a un gruppo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi.<br />

La nuova sistemazione ricostruisce, attraverso una selezione qualitativa delle opere, la<br />

storia delle collezioni e ne offre un’immagine omogenea al pubblico dei visitatori. 176 <strong>di</strong>pinti e 38<br />

sculture esaltano nel nuovo spazio espositivo un fascino scenografico che quasi celebra le opere<br />

<strong>di</strong> importanti artisti tra cui Giovanni Bol<strong>di</strong>ni. Massimo Campigli, Carlo Carrà, Felice Casorati,<br />

Michele Catti, Giorgio De Chirico, Ettore de Maria Bergler, Emilio Greco, Renato Guttuso, Antonino<br />

Leto, Francesco Lo Jacono, Vincenzo Ragusa, <strong>Mario</strong> Rutelli, leardo Terzi, <strong>Mario</strong> Sironi, Franz Von<br />

Stuch.<br />

E’ incre<strong>di</strong>bile che anche questo luogo raggiunto da visitatori e da turisti debba esibire lo<br />

stato <strong>di</strong> abbandono nel quale si trova la stessa chiesa <strong>di</strong> Sant’Anna che, come mostra la fotografia<br />

che segue, è aggre<strong>di</strong>ta dalle erbacce.<br />

22


Le erbacce aggre<strong>di</strong>scono la base e la sommità della chiesa <strong>di</strong> Sant’Anna<br />

Davanti al portone centrale della chiesa è caduto dall’alto un vaso, certamente smosso dalle ra<strong>di</strong>ci <strong>di</strong><br />

erbe e buttato giù dal vento: ricorda il sindaco che è il primo responsabile penale degli eventuali<br />

danni che l’incuria pubblica può causare ai terzi?<br />

23


Le scritte lordano a giro tutta la statua a Ruggero Settimo - Piazza Ruggero Settimo<br />

E’ accettabile che tanta lordura sia tollerata al Politeama che è la piazza principale della città?<br />

Il sindaco è consapevole della vergogna che cade su <strong>di</strong> lui e su tutta la sua Giunta?<br />

24


Le foto dell’incuria potrebbero continuare per quanti sono i monumenti e i palazzi antichi a<br />

<strong>Palermo</strong>. E’ inutile, però, insistere perché le domande poste fino a questo punto probabilmente<br />

sono soltanto domande retoriche. E’ sufficiente, infatti, andare al palazzo dove il sindaco ha la sua<br />

sede <strong>di</strong> lavoro - il Palazzo delle Aquile - per rendersi conto che l’incultura è all’interno dello stesso<br />

“palazzo”.<br />

Dopo aver raggiunto l’elegante Piazza Pretoria - nella quale si trova la splen<strong>di</strong>da fontana<br />

mostrata nella fotografia che segue, progettata inizialmente per una villa fiorentina e poi acquistata<br />

dal senato palermitano - si entra nel Palazzo delle Aquile (foto successiva), sede del Sindaco e si<br />

scopre che l’inquilino principale, poiché non interviene per eliminare le brutture, ne attraversa le<br />

sale senza rendersi conto <strong>di</strong> come e quanto ne sia stata deturpata l’armonia estetica.<br />

la fontana manieristico-rinascimentale <strong>di</strong> Piazza Pretoria<br />

25


il Palazzo delle Aquile<br />

Quelle che seguono, infatti, sono le foto che documentano come la più inaccettabile<br />

insensibilità e forse anche il <strong>di</strong>sinteresse hanno permesso che umi<strong>di</strong>tà e arbitrarie iniziative<br />

pratiche deturpassero affreschi e soffitti nelle sale dove ha la sede <strong>di</strong> lavoro chi dovrebbe curare la<br />

tutela del patrimonio artistico citta<strong>di</strong>no. A chi è affidata la città?<br />

l’umi<strong>di</strong>tà corrode e sgretola gli affreschi dei soffitti e dei sopraporta: nessuno interviene<br />

26


Un neon incornicia un ventilatore e, assieme a due sbarre metalliche <strong>di</strong> fortuna, deturpa<br />

un soffitto a cassettoni<br />

Un neon deturpa gli affreschi <strong>di</strong> un soffitto, inquadrando due puttini e lo stemma della città<br />

27


Altro soffitto a cassettoni “restaurato” con due sbarre metalliche e “arredato” con neon e ventilatore<br />

Si può mai sperare che il Sindaco, che convive ogni giorno con tante brutture senza<br />

intervenire e senza dolersi, possa preoccuparsi <strong>di</strong> quanto c’è <strong>di</strong> brutto fuori, per le strade e sui<br />

monumenti della città che amministra?<br />

28


Capitolo quarto<br />

4 - Il degrado urbano<br />

Dopo aver costatato lo stato <strong>di</strong> negligente trascuratezza e insensibile prevaricazione<br />

all’interno del Palazzo del Sindaco, sono comprensibili e conseguenti, anche se inaccettabili, le<br />

lordure che affliggono <strong>Palermo</strong>, non solo nei luoghi periferici ma ad<strong>di</strong>rittura in quello che era<br />

considerato il “salotto” della città.<br />

Il Piazzale Ungheria è a metà della via Ruggero Settimo fra la piazza Teatro Massimo e<br />

la piazza Politeama: cioè, al centro del centro citta<strong>di</strong>no. Verificarne lo stato <strong>di</strong> degrado e <strong>di</strong><br />

luridume lascia allibiti. Le fotografie che seguono parlano da sole:<br />

senza commento.......................<br />

29


senza commento.......................<br />

senza commento.......................<br />

30


senza commento.......................<br />

senza commento.......................<br />

31


L’autore si scusa con i citta<strong>di</strong>ni delle zone urbane meno centrali e con quelli delle borgate,<br />

ma se si costata che il “salotto” della città è trascurato in questo modo dagli Amministratori<br />

pubblici, è più facile immaginare quale debba essere il livello <strong>di</strong> abbandono delle vie e delle piazze<br />

periferiche che sono in balìa del più incivile deterioramento.<br />

Il degrado fisico della città, però, è anche conseguenza del degrado civico: nelle ore serali<br />

ne prendono possesso orde <strong>di</strong> giovani apparentemente quieti ma nei fatti pronti alle più violente<br />

reazioni se qualcosa <strong>di</strong>sturba il loro <strong>di</strong>lagare. Per evitare inconvenienti, nelle ore notturne, i citta<strong>di</strong>ni<br />

in auto evitano <strong>di</strong> attraversare le strade attorno ai pubs che i giovani, con le auto e le moto<br />

posteggiate nel modo più selvaggio, “occupano” nella certezza che nessuno interverrà a<br />

controllare e mettere un pò d’or<strong>di</strong>ne. Dispongono così della città senza alcun controllo perché<br />

latitano non solo i vigili urbani ma anche i poliziotti e i carabinieri le cui pattuglie <strong>di</strong> ronda sono<br />

rarissime. Il Sindaco e la sua Giunta non prendono nessuna iniziativa per garantire la serenità<br />

notturna a tutti i citta<strong>di</strong>ni.<br />

* * *<br />

La città sbrecciata - Se i monumenti e le piazze sono abbandonati alle intemperie e ai vandali, chi<br />

può sorprendersi per il fatto che anche la manutenzione delle strade è trascurata oltre ogni più<br />

pessimistico timore? Ancora una volta al centro, percorrendo il tanto decantato Viale della Libertà<br />

si rimane stupefatti per l’incuria, le negligenze, le scorrettezze e i vandalismi: marciapie<strong>di</strong><br />

sbrecciati, manto stradale irregolare e pieno <strong>di</strong> avvallamenti, decine <strong>di</strong> platani mancanti lungo i<br />

marciapie<strong>di</strong>, cestini per i rifiuti portati via o danneggiati, semafori abbandonati. Qualche fotografia<br />

anche <strong>di</strong> altre zone urbane:<br />

Un marciapie<strong>di</strong> <strong>di</strong> via Libertà! Quasi ovunque è sconnesso e sbrecciato.<br />

32


il manto stradale in via Libertà all’altezza del Giar<strong>di</strong>no Inglese<br />

(da piazza Croci a via Notarbartolo, marciapie<strong>di</strong> e manto stradale sono il risultato <strong>di</strong> un’indecente<br />

manutenzione che nessuno ha controllato né contestato)<br />

Stato <strong>di</strong> abbandono della scalinata che sale da via Libertà a via M.se Ugo<br />

33


Il bordo del marciapie<strong>di</strong> <strong>di</strong>velto all’ingresso principale del Teatro Massimo<br />

il marciapie<strong>di</strong> è tutto sbrecciato in via Alcide de Gasperi<br />

34


le erbacce e i rifiuti infestano il marciapie<strong>di</strong> <strong>di</strong> via Isidoro La Lumia (zona Teatro Politeama!)<br />

il manto stradale in via Sampolo nuovamente sconnesso poco dopo il suo rifacimento<br />

35


marciapie<strong>di</strong> e paletti <strong>di</strong>velti in corso Vittorio Emanuele <strong>di</strong> fronte alla Fontana del Garraffo<br />

manto stradale sbrecciato in Corso Vittorio Emanuele all’altezza <strong>di</strong> Piazza Marina<br />

36


la Fontana del Garraffo, meta <strong>di</strong> turisti, <strong>di</strong> fronte alle sbrecciature <strong>di</strong> cui alle due foto che precedono<br />

Anche le foto della “città sbrecciata” sono state limitate a situazioni delle vie centrali perché,<br />

se questo è lo stato anche <strong>di</strong> via Libertà, è facilmente comprensibile quale sia il livello della<br />

manutenzione nelle aree periferiche. Chi deve provvedere? Chi deve controllare che le<br />

manutenzioni siano effettuate a regola d’arte?<br />

Cartellonistica pubblicitaria e inciviltà - Denuncia l’architetto Francesco Andolina: “C'è una<br />

caratteristica che <strong>di</strong>stingue negativamente le città meri<strong>di</strong>onali, e <strong>Palermo</strong> in particolare, da quelle<br />

del settentrione d'Italia e dell'Europa. Oltre la sporcizia accumulata negli angoli delle piazze che<br />

costituisce ormai il soggetto fotografico preferito dagli increduli turisti e ha riformulato l' idea della<br />

nostra città all'estero; oltre lo stato <strong>di</strong> perenne degrado <strong>di</strong> buona parte dei monumenti citta<strong>di</strong>ni,<br />

che farebbero la fortuna turistica <strong>di</strong> ogni altra città capace <strong>di</strong> una gestione della cosa pubblica colta<br />

e preparata.<br />

* * *<br />

Si tratta <strong>di</strong> quell’endemica, esiziale violenza psico-fisica che subisce qualsiasi citta<strong>di</strong>no nel<br />

vedere manifesti pubblicitari, affissioni ipertrofiche andare all'arrembaggio <strong>di</strong> recinzioni scolastiche,<br />

ecclesiali, parterre e facciate <strong>di</strong> palazzi più o meno storici. A volte il coinvolgimento è più <strong>di</strong>retto<br />

agli incroci stradali sempre più spesso perimetrati da pannelli bassi che in alcuni casi ostacolano<br />

l'attraversamento della carreggiata ostruendo il flusso pedonale per arrivare al caso limite<br />

dell'incrocio via Roma – corso Vittorio Emanuele, in cui gli intrappolati pedoni sono costretti a<br />

37


passare sotto vere forche cau<strong>di</strong>ne al servizio delle lobby pubblicitarie, a scapito anche della<br />

sicurezza pubblica. L'arroganza <strong>di</strong> tali misfatti, pari all'impunità con cui vengono compiuti, non<br />

concede zone franche, aree <strong>di</strong> rispetto. Spesso queste barriere visive, coprono spazi aperti dei<br />

quali ostacolano la vista, o annullano squarci prospettici aumentando il senso claustrofobico che<br />

una città altamente e<strong>di</strong>ficata come la nostra alimenta.<br />

Lungo la circonvallazione, nei pressi degli svincoli stradali, si respira un'atmosfera <strong>di</strong><br />

squallida periferia suburbana. Basti dare un'occhiata al tratto nord <strong>di</strong> Viale Regione Siciliana,<br />

costellato da una selva <strong>di</strong> enormi cartelloni pubblicitari che per la loro quantità quasi si “impallano”<br />

l'un l'altro. E' il modo in cui <strong>Palermo</strong> si presenta agli increduli turisti che provengono dall'aeroporto.<br />

E' <strong>di</strong>fficile far credere loro che questa landa devastata dalle arroganti palificazioni ipertrofiche che<br />

sorgono ovunque, sia quella che nelle loro guide viene citata come Piana dei Colli, preziosa area<br />

delle ville settecentesche. E noi continuiamo in silenzio ad abbassare gli occhi.”<br />

Un esempio <strong>di</strong> cartellonistica incivile <strong>di</strong> cui, malgrado le <strong>di</strong>mensioni, il Sindaco non si rende conto.<br />

Foro Italico: il cartellone interrompe la pista ciclabile segnata a destra.<br />

Notare anche le erbacce che infestano l’aiuola e il marciapie<strong>di</strong>: siamo al Foro Italico, il lungomare<br />

che è ritenuto il biglietto da visita della città per i turisti provenienti da Messina.<br />

Può un’amministrazione civica essere più indecorosamente assente?<br />

* * *<br />

Il contributo dei citta<strong>di</strong>ni alla invivibilità urbana - L’invivibilità della città fa in<strong>di</strong>gnare l’architetto<br />

Francesco Andolina: “.........il senso civico della citta<strong>di</strong>nanza, nella nostra città, sembra arrivato ad<br />

un livello così basso da conferirle un brand <strong>di</strong> irre<strong>di</strong>mibilità. L'analisi obiettiva sull'attuale stato <strong>di</strong><br />

38


vivibilità urbana, il peggiore degli ultimi decenni, evidenzia l'in<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> una parte dei citta<strong>di</strong>ni<br />

nel rispettare le norme che <strong>di</strong>sciplinano la comune convivenza, la latitanza delle istituzioni, cui<br />

spetta far rispettare quelle regole, e la rassegnazione muta della restante parte <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni che<br />

subisce le conseguenze <strong>di</strong> questa incivile situazione.<br />

Sembra che un'incultura <strong>di</strong>ffusa, trasversalmente presente in ogni fascia sociale, alimentata<br />

da modelli comportamentali <strong>di</strong> probabile provenienza mass-me<strong>di</strong>atica, stimoli una percentuale <strong>di</strong><br />

concitta<strong>di</strong>ni a considerare la trasgressione sistematica delle norme civiche come <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong><br />

furbizia. Mentre, al contrario, in questo nuovo modello neo-barbarico <strong>di</strong> convivenza, il loro rispetto<br />

<strong>di</strong>venta, ipso facto, una denuncia <strong>di</strong> debolezza.<br />

In questa città incapace <strong>di</strong> realizzare tanto un servizio pubblico efficiente quanto<br />

infrastrutture adeguate a sostenere il movimento veicolare privato, l'uso dell'automobile<br />

rappresenta il primo serio problema con cui fare i conti quoti<strong>di</strong>anamente. E' così abbastanza<br />

frequente vedere per le strade automobili posteggiate sulle strisce pedonali, sul marciapiede, in<br />

seconda fila, sugli scivoli per le carrozzelle per arrivare all'acme dell'inciviltà nell'occupare gli spazi<br />

destinati ai portatori <strong>di</strong> han<strong>di</strong>cap (altro argomento è poi quello <strong>di</strong> indagare sulla concessione “facile”<br />

dei contrassegni H, perpetrata dagli uffici competenti). Ma l'uso piratesco degli spazi collettivi, a<br />

danno dei pedoni e delle persone più deboli, non meravigli: intere piazze storiche sono state<br />

scippate all'uso pedonale cui sono vocate, (pensiamo a Piazza Sant’Anna, Bologni, Bellini,<br />

Rivoluzione...) per <strong>di</strong>ventare parcheggi (nonostante la <strong>di</strong>sponibilità manifestata da quasi tutti i<br />

partiti ad ogni tornata elettorale alla pedonalizzazione <strong>di</strong> significative aree del centro storico e<br />

sempre successivamente rimossa).<br />

Tale incolta <strong>di</strong>sattenzione verso le testimonianze storiche <strong>di</strong>viene aggressione e vilipen<strong>di</strong>o<br />

nell'operare dei vandali che dopo aver imbrattato con vernice spray la periferia urbana <strong>di</strong>lagano<br />

impunemente in ogni quartiere, arrivando inverosimilmente a sfregiare luoghi in cui ci si aspetta un<br />

presi<strong>di</strong>o istituzionale continuo (penso alle Piazze Ruggero Settimo e Castelnuovo).<br />

Il brutto ci sovrasta e sembra che tragicamente buona parte <strong>di</strong> noi palermitani ci si stia<br />

abituando. Non riusciamo più ad in<strong>di</strong>gnarci .se gli ubiquitari ven<strong>di</strong>tori ambulanti non raccolgono i<br />

cumuli <strong>di</strong> immon<strong>di</strong>zia da loro prodotta o se ogni gestore <strong>di</strong> bar ruba spazio pubblico ampliando<br />

con pagode da stand gastronomico-fieristico la propria attività commerciale verso la strada ormai<br />

<strong>di</strong>ventata suk. A noi, che ancora sogniamo come potrebbe essere <strong>Palermo</strong>, dribblando tra gli<br />

escrementi <strong>di</strong> cani appartenenti a padroni incivili e annichiliti dalla musica assordante “sparata”<br />

dall'automobilista, simbolo <strong>di</strong> questa subcultura aggressiva e <strong>di</strong>lagante, orgoglioso dei suoi<br />

megawatt, non rimane che constatare quanto sia lontana l'Europa, e quanto, in questo ultimo<br />

periodo sembri sempre più allontanarsi”......<br />

* * *<br />

La <strong>di</strong>scarica selvaggia - Gli esempi <strong>di</strong> rifiuti abbandonati lungo le strade della città, <strong>di</strong> cui alle foto<br />

che seguono, sono comportamenti cronici dei citta<strong>di</strong>ni e non sono i perio<strong>di</strong>ci cumuli <strong>di</strong> rifiuti dovuti<br />

alla “civile” collaborazione degli addetti AMIA e collegate. L’assenza <strong>di</strong> qualsiasi controllo da parte<br />

39


degli inesistenti Vigili Urbani consente che queste piccole <strong>di</strong>scariche <strong>di</strong>ffuse costellino la città<br />

arricchendola <strong>di</strong> uno spettacolo inverecondo oltre i nauseanti odori e i rischi igienici.<br />

materasso abbandonato in via Principe <strong>di</strong> Villafranca<br />

rifiuti in corso Vittorio Emanuele presso l’Istituto Nautico<br />

40


ifiuti ed erbacce in viale Croce Rossa<br />

41


ifiuti quoti<strong>di</strong>ani all’angolo del corso Vittorio Emanuele presso la chiesa <strong>di</strong> San Matteo<br />

rifiuti sempre presenti in via Sacra Famiglia, traversa <strong>di</strong> via Resuttana colli<br />

42


lavatrice abbandonata in viale Strasburgo angolo via Belgio<br />

sottopassaggio <strong>di</strong> Villa Trabia sempre ingombro <strong>di</strong> rifiuti, foglie e acqua<br />

La speranza <strong>di</strong> queste pagine è quella <strong>di</strong> essere riusciti a far costatare al Sindaco avvocato<br />

Diego Cammarata come il degrado della città abbia superato qualsiasi livello <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a ed è lui<br />

che ha il dovere <strong>di</strong> intervenire con energia, efficiente determinazione e inflessibile severità verso i<br />

citta<strong>di</strong>ni restii ad ogni norma <strong>di</strong> civile convivenza.<br />

43


Capitolo quinto<br />

5 - Un itinerario turistico: la "Vucciria"<br />

Questo capitolo vuole ricordare che cosa <strong>Palermo</strong> potrebbe essere e, purtroppo, non è.<br />

Uno degli itinerari turistici più interessanti della città <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> è attraversare quell’angolo del<br />

Mandamento Castellammare, compreso fra il corso Vittorio Emanuele, via Roma, piazza San<br />

Domenico, via Meli e via Cala. Per i palermitani è la "Vucciria", espressione popolare che ricorda il<br />

vociare urlato dei ven<strong>di</strong>tori della Bocceria, francesismo che sta per Mercato della carne.<br />

Questo quartiere è oggi soltanto l'evocazione romantica <strong>di</strong> un folclore perduto. Ma è,<br />

ancora e soprattutto, un patrimonio culturale, fonte inesauribile <strong>di</strong> riferimenti storici, economici ed<br />

urbanistici della città. Attraversare i vicoli della Vucciria, per chi è attento, è una continua scoperta<br />

che suggerisce <strong>di</strong> trovare i giorni e le ore durante i quali, spenta l'eco del residuo mercato, sia<br />

possibile gustare forme urbane inusitate altrove e tesori <strong>di</strong> storia e d'arte che invitano alla<br />

riflessione. Così, partendo da piazza San Domenico, giunti al centro del mercato attraverso la<br />

<strong>di</strong>scesa dei Maccheronai, ogni vicolo che si apre dalla piazza Caracciolo propone la sua sorpresa.<br />

A sinistra, entrando da via Coltellieri, già caratteristica nel suo tracciato stretto e sinuoso, si<br />

raggiunge, dal vicolo della Rosa bianca, la piazzetta Appalto: un raccolto cortile <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione<br />

urbana araba che conferma l'originaria struttura musulmana del quartiere(1), certamente<br />

mo<strong>di</strong>ficata dalle esigenze urbane me<strong>di</strong>evali e successive, ma non stravolta. La presenza araba,<br />

d'altra parte, è efficacemente ricordata dai due dei toponimi più rappresentativi del quartiere: Cala<br />

deriva dall'arabo "kalla", porto naturale; Garraffo e Garraffello derivano dall'arabo "garraf", ricco<br />

d'acqua.<br />

Recuperata dalla tortuosità dei vicoli (nei secoli successivi le vie furono sempre più <strong>di</strong>ritte)<br />

la consapevolezza dell'origine araba del quartiere, da piazzetta Appalto procedendo per la via<br />

Ambra, si raggiunge la piccola piazza S. Andrea chiusa ad oriente dal fronte principale della chiesa<br />

<strong>di</strong> S. Andrea fondata intorno al Xll secolo dagli Amalfitani che rappresentavano una delle "nazioni"<br />

più attive quando i Normanni avevano fatto <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> una città-emporio aperta ai flori<strong>di</strong> traffici<br />

commerciali del Me<strong>di</strong>terraneo. Di questo primo impianto sono ancora visibili, nel prospetto laterale<br />

su via Ambra, alcune monofore tardo-gotiche, mentre la facciata con la sua architettura tardo-<br />

cinquecentesca testimonia il passaggio della chiesa alla Confraternita degli Aromatari (farmacisti)<br />

che verso la fine del XVl secolo la ristrutturarono nelle attuali forme. L'interno, oggi purtroppo<br />

a<strong>di</strong>bito a magazzino, è caratterizzato dall'impianto a croce greca - raro a <strong>Palermo</strong> - plasticamente<br />

strutturato da otto colonne.<br />

Sempre nella piazza S. Andrea, defilata sulla destra verso via Ambra, si trova la chiesa <strong>di</strong><br />

S. Nicolò del Gurgo: costruita nel 1306 a servizio del borgo ("gurgo") degli Amalfitani, fu<br />

ristrutturata all'inizio del XVll secolo dalla Maestranza dei Calzettai. Il portale sulla piazza immette<br />

44


in un portico con piccolo colonnato e, poi, nella chiesa con pianta a tre navate; sulla sinistra, più<br />

arretrato, il campanile costruito con conci <strong>di</strong> pietra ben squadrati. Per l'avanzato degrado, la chiesa<br />

non è aperta al culto, ma già da qualche tempo ne è promesso un prossimo restauro. Accanto alla<br />

chiesa, un palazzetto quattrocentesco con tracce del portale e con scalone "catalano" attende un<br />

funzionale recupero.<br />

Uscendo dalla piazza verso via Meli e procedendo in <strong>di</strong>rezione della Cala, si arriva in<br />

piazza S. Giacomo la Marina dove la chiesa <strong>di</strong> S. Maria la Nova impone al visitatore una sosta<br />

ancora più attenta. La fondazione della chiesa ha origini trecentesche, ma all'inizio del XVl secolo<br />

venne rie<strong>di</strong>ficata in tempi molto lenti che, nel passaggio dallo stile tardo gotico catalano a quello<br />

rinascimentale, determinarono l'incontro <strong>di</strong> elementi tra<strong>di</strong>zionali ed elementi nuovi che danno<br />

all'architettura <strong>di</strong> questa chiesa il fascino <strong>di</strong> un equilibrato ed interessante incontro <strong>di</strong> stili.<br />

L'armoniosa loggia ad arcate policentriche della facciata - appesantita, purtroppo, dalla<br />

sopraelevazione in stile neogotico aggiunta nel secolo XlX - richiama la struttura <strong>di</strong> S. Maria della<br />

Catena. L'interno, a tre navate, modulato da una sequenza <strong>di</strong> archi a tutto sesto, termina con una<br />

tribuna ottagonale coperta da una cupola. Nelle navate, decorazioni a stucco <strong>di</strong> scuola serpottiana,<br />

interessanti <strong>di</strong>pinti e altre opere fanno <strong>di</strong> questa chiesa una tappa non secondaria per chi voglia<br />

riconoscere la storia della città <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> attraverso l'itinerario della formazione del suo<br />

patrimonio artistico. Da piazza S. Giacomo la Marina, percorrendo via Materassai, si raggiunge<br />

piazza Garraffello dove dovrebbe essere chiara quale potrebbe essere la prospettiva del quartiere<br />

affrontandone il futuro senza impotenti nostalgie, senza pregiu<strong>di</strong>zi culturali ma anche senza<br />

<strong>di</strong>struttivo modernismo.<br />

la fontana del Garraffello costruita da Vincenzo Gagini, figlio <strong>di</strong> Antonello<br />

La piazza era l'originario "Piano della Loggia" dove le numerose logge <strong>di</strong> mercanti -<br />

catalani, genovesi, amalfitani, ecc. - intrattenevano gli scambi commerciali. Era il centro delle<br />

attività più importanti della città e, all'angolo con via dei Cassari, c'era il Banco Pubblico della<br />

45


Tavola, trasferito nel 1617 nel Palazzo senatorio. Con la costruzione del Banco della Tavola, fra il<br />

1545 e il 1549, la piazza fu allargata e basolata e al centro fu posta, nel 1591, la fontana del<br />

Garraffello costruita da Vincenzo Gagini, figlio del celebre Antonello. Nel 1617, sull'area che<br />

occupava il Banco trasferito, fu costruito il Palazzo Rammacca, appartenuto ai principi Gravina e<br />

Filangeri, attualmente molto degradato ma con ancora visibili interessanti segni architettonici,<br />

alcuni dei quali dovuti ai rimaneggiamenti del ' 700. L'importanza della piazza è documentata dalla<br />

cornice <strong>di</strong> palazzi signorili: fra la via Garraffello e la via della Loggia, troviamo il palazzo tardo-<br />

rinascimentale dei Lo Mazzarino, ricca famiglia <strong>di</strong> mercanti genovesi da cui ebbe i natali a <strong>Palermo</strong><br />

Pietro Lo Mazzarino de Franchis, padre <strong>di</strong> Giulio Mazzarino Primo Ministro <strong>di</strong> Francia ai tempi <strong>di</strong><br />

Luigi XIV. Sul lato della piazza in linea con via della Loggia, infine, troviamo il Palazzo Zoppetta<br />

che nel 1699 fu rimaneggiato architettonicamente e acquisito dagli Oneto, duchi <strong>di</strong> Sperlinga.<br />

Oggi, le tracce <strong>di</strong> tanto prestigio sono sfocate ma, per fortuna, sono arricchite da quanto si<br />

vede nelle fotografie che seguono:<br />

un angolo della piazza Garraffello che si scorge anche nella foto che precede <strong>di</strong>etro la fontana<br />

46


la “targa” che segnala la piazza Garraffello: i commenti sono superflui<br />

la vicina via dei Chiavettieri: una “lapa” abbandonata<br />

Dalla piazza Garraffello, attraverso via della Loggia o via Garraffello, si raggiunge corso<br />

Vittorio Emanuele: le costruzioni che fiancheggiano tutte e due le vie sono palazzi del Seicento e<br />

47


del Settecento, con qualche nota architettonica interessante, che hanno sostituito le preesistenti<br />

costruzioni me<strong>di</strong>evali. Arrivati in via Vittorio Emanuele, girando a sinistra è possibile seguire la<br />

fuga <strong>di</strong> palazzi nobiliari o borghesi del XVll e XVlll secolo ( palazzo S. Margherita, palazzo<br />

Roccella, Palazzo Amari, ecc.) i cui prospetti laterali si affacciano sui vicoli <strong>di</strong> via Terra delle<br />

Mosche e via Chiavettieri. Ma è più interessante per il nostro tipo <strong>di</strong> itinerario, giunti in via Vittorio<br />

Emanuele, girare a destra, raggiungere l'arco <strong>di</strong> S. Sofia - aperto sulla facciata del palazzo<br />

Vannucci - ed entrare nella piazzetta S. Sofia da dove, per vicolo Paterna, si raggiunge la piazzetta<br />

del Garraffo, piccola ma un tempo <strong>di</strong> grande prestigio architettonico non solo per la facciata della<br />

chiesa cinquecentesca <strong>di</strong> S. Eulalia dei Catalani, costruita in stile plateresco, ma anche per le<br />

decorazioni marmoree degli e<strong>di</strong>fici della piazza e per la fontana barocca, posta al centro, costruita<br />

nel 1698 da Gioacchino Vitaliano su progetto <strong>di</strong> Paolo Amato.<br />

La Fontana del Garraffo nella piazza originaria (rara foto dovuta al Gruppo Facebook <strong>Palermo</strong>)<br />

Nel 1862 la fontana fu trasferita a piazza Marina e, oggi, troviamo soltanto la targa che<br />

ricorda la costruzione della fontana mentre sulla facciata dell'e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> fronte c'è la statua del<br />

"genio <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>" su quel che resta delle decorazioni marmoree che, dopo le mutilazioni e i furti,<br />

sono state recentemente restaurate.<br />

Proseguendo per via Argenteria - che prima dell'espansione del mercato era una strada<br />

elegante, sede <strong>di</strong> botteghe <strong>di</strong> argentieri, orefici e gioiellieri - si ritorna alla piazza Caracciolo dalla<br />

quale è iniziato il giro: questa piazza, centro del folclore della Vucciria immortalato in un<br />

vivacissimo <strong>di</strong>pinto <strong>di</strong> Renato Guttuso, era, come si <strong>di</strong>ceva anticamente, la "bocceria grande" che<br />

nella ra<strong>di</strong>ce francese dell'espressione denuncia la sua probabile origine angioina. Caratteristica<br />

per le terrazze degli e<strong>di</strong>fici che si affacciavano sullo spiazzo, la piazza fu organicamente<br />

ristrutturata nel 1783 dal viceré Caracciolo che tutt'intorno la attrezzò con portici che ospitavano i<br />

48


ven<strong>di</strong>tori e le loro merci, mentre al centro fu posta una fontana con quattro leoni <strong>di</strong> marmo attorno<br />

ad un piccolo obelisco. A fine Ottocento, con l'apertura della via Roma, la piazza fu ristretta e il<br />

porticato scomparve. Da questa piazza, chi voglia, salendo dalla scalinata che porta alla via<br />

Roma, può completare il suo giro visitando la chiesa <strong>di</strong> S. Antonio Abate, <strong>di</strong> origini duecentesche<br />

ma oggetto <strong>di</strong> continue trasformazioni dal 1534 al 1884, quando fu aperta la via Roma. La chiesa,<br />

a croce greca su pianta quadrata, presenta oggi una facciata in stile neogotico ed è ricca <strong>di</strong> opere<br />

<strong>di</strong> Antonello Gagini, del Marabitti, <strong>di</strong> Vito D'Anna, dello Zoppo <strong>di</strong> Gangi, <strong>di</strong> Frate Umile da Petralia,<br />

ecc.<br />

Con la visita della chiesa <strong>di</strong> S. Antonio Abate può concludersi questa passeggiata lungo la<br />

quale sono state descritte a volo d'uccello alcune delle cose che dalle pietre della Vucciria narrano,<br />

a chi abbia sensibilità storica, il fascino delle culture che nel tempo si sono succedute ed incontrate<br />

in un sincretismo che ha arricchito la città <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> della sua originale anima culturale<br />

squisitamente siciliana(2).<br />

* * *<br />

Quello descritto, è soltanto uno degli itinerari possibili all'interno della Vucciria sulla quale,<br />

spesso è stata richiamata l'attenzione della stampa citta<strong>di</strong>na, delle Associazioni culturali e <strong>di</strong><br />

quanti, per impegno professionale o per civile sensibilità, ritengono <strong>di</strong> dovere intervenire quando si<br />

presenta un problema che coinvolga il centro storico della città e il suo patrimonio culturale e<br />

architettonico.<br />

L’autore <strong>di</strong> questo lavoro non è un urbanista ma un citta<strong>di</strong>no che ama la sua città e tenta <strong>di</strong><br />

utilizzare quelle informazioni che ha rubato ai suoi amici esperti durante le riunioni e i <strong>di</strong>battiti sui<br />

problemi della città. Cofondatore della Fondazione Salvare <strong>Palermo</strong> onlus, ha cercato <strong>di</strong> imparare<br />

qualcosa da esperti come il professor Roberto Calandra, il professor Nino Vicari, la professoressa<br />

Rosanna Pirajno, il professor Stefano Piazza, l’architetto Vivi Tinaglia, l’architetto Francesco<br />

Andolina e altri ai quali chiede scusa per le eventuali considerazioni inadeguate che seguono.<br />

Per la Vucciria è stato sempre un susseguirsi <strong>di</strong> interventi che hanno ricordato il colore e il<br />

calore <strong>di</strong> quelle vie e il lento ma inesorabile abbandono <strong>di</strong> quel mercato da parte dei commercianti.<br />

La Vucciria muore! Era l'accorato ripetere <strong>di</strong> molti che sollecitavano interventi per la soluzione del<br />

problema del degrado fisico del quartiere e del suo progressivo spopolamento. Oggi che il mercato<br />

della Vucciria è definitivamente morto, i portatori della "cultura del recupero", che considerano<br />

prioritaria la salvaguar<strong>di</strong>a dei manufatti urbani pre-industriali, sono schierati per l'intangibilità della<br />

zona anche se, non potendo proporre un quartiere morto quale museo a cielo aperto, non<br />

mancano <strong>di</strong> sollecitare non precisati progetti complessivi in grado <strong>di</strong> rivitalizzare quelle vie. Altri,<br />

che sanno da tempo che la Vucciria era già in agonia, sostengono che il suo <strong>di</strong>fficile recupero non<br />

può essere realizzato con riflessioni più o meno accorate e con ipotesi romantiche: la brutale<br />

<strong>di</strong>mensione del problema impone un realismo consapevole.<br />

49


Per il recupero dell'e<strong>di</strong>lizia pericolante <strong>di</strong> tutto il centro storico, l'Amministrazione citta<strong>di</strong>na<br />

aveva previsto una spesa <strong>di</strong> 160 miliar<strong>di</strong> che, confrontata con l'investimento <strong>di</strong> 20.000 miliar<strong>di</strong><br />

previsto per il rilancio <strong>di</strong> Berlino, documenta quanto sia esigua la cifra stanziata. <strong>Palermo</strong><br />

certamente non è Berlino, ma ha pur sempre il più grande centro storico d'Europa e poiché le<br />

risorse <strong>di</strong>sponibili sono così limitate, l'intervento pubblico non dovrebbe impegnare gli esigui mezzi<br />

finanziari per l'anonimo recupero dei fabbricati pericolanti senza un programmato rilancio degli<br />

interi quartieri storici: si rischia <strong>di</strong> spendere quei pochi sol<strong>di</strong> e <strong>di</strong> ritrovarsi alla fine soltanto con<br />

qualche costruzione qua e là recuperata per tutto il centro storico. E ciò, con il rischio o la quasi<br />

certezza <strong>di</strong> dover pensare ulteriormente a come provvedere al consolidamento delle altre<br />

costruzioni nel frattempo <strong>di</strong>ventate anch'esse pericolanti: un'emergenza <strong>di</strong>etro l'altra e, pian piano,<br />

le risorse finanziarie saranno state interamente spese senza aver avviato alcuna prospettiva<br />

concreta <strong>di</strong> rivitalizzazione delle zone culturalmente più significative della città.<br />

Certo si potrebbe immaginare un "progetto gran<strong>di</strong>oso", come quello del 1860 dell'ambizioso<br />

duca della Verdura, ma la gravità dei problemi che emergono da un'attenta verifica della situazione<br />

e l'obiettiva limitata <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> risorse finanziarie (con l'attuale e con qualsiasi altra<br />

Amministrazione citta<strong>di</strong>na) suggeriscono un'analisi pacata e proposte me<strong>di</strong>tate.<br />

L'itinerario all'interno della Vucciria delle pagine che precedono non voleva tracciare<br />

soltanto un possibile giro turistico: voleva soprattutto ricordare alcuni dei contributi urbanistici che<br />

storicamente nei vari secoli sono stati portati al quartiere nel <strong>di</strong>venire della situazione economica<br />

della città. Quell'itinerario ha chiarito che la struttura urbana della Vucciria, com'è giunta a noi, non<br />

è il riporto inalterato <strong>di</strong> un impianto che nel tempo non abbia subito alcuna trasformazione<br />

malgrado il succedersi delle presenze etniche e culturali e l'evolversi delle situazioni economiche.<br />

Il quartiere, sorto fuori dalle antiche mura puniche, andò formandosi in età islamica e il<br />

perimetro chiuso <strong>di</strong> piazzetta Appalto è ancora un'ere<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> questo originario impianto musulmano.<br />

Successivamente, dopo l'arrivo dei normanni, il rione fu lentamente ristrutturato in funzione delle<br />

esigenze portuali e commerciali dei mercanti amalfitani, genovesi, pisani e catalani che, fra il Xll e<br />

il XlV secolo, affollavano il quartiere con i loro banchi e i magazzini. Nel XV secolo, il decadere<br />

delle attività portuali e commerciali determinò il progressivo adeguamento del rione, anche nella<br />

sua struttura viaria, all'affermarsi delle attività artigianali e <strong>di</strong> commercio minuto. Fu definito, così,<br />

quel reticolo me<strong>di</strong>evale che è giunto a noi con una toponomastica che racconta ancora la<br />

concentrazione dei mestieri come accadeva in quel tempo: <strong>di</strong>scesa Maccheronai, via Coltellieri, via<br />

Calzolai, via Chiavettieri, via Materassai, via Pannieri, via Frangiai, e così via.(3)<br />

Questo biotopo urbano, inoltre, non ha attraversato gli ultimi secoli senza subire ancora<br />

quelle mo<strong>di</strong>ficazioni che le esigenze socio-economiche o le "mode" culturali dei tempi possono<br />

avere via via suggerito: si fermi l’attenzione, per esempio, sull'ampliamento e l'arricchimento<br />

architettonico delle piazze del Garraffello, del Garraffo e Caracciolo nel Cinquecento, nel Seicento<br />

50


e nel Settecento; ampliamenti e arricchimenti ulteriormente mo<strong>di</strong>ficati nel succedersi degli eventi<br />

citta<strong>di</strong>ni.<br />

Questi brevi cenni storici servono per ricordare non solo le mo<strong>di</strong>ficazioni che quest'area<br />

urbana della città ha subito nei secoli, ma anche e soprattutto che essa è rimasta viva fino a<br />

quando ha seguito l'evolversi delle esigenze pratiche umane: oggi, la volontà <strong>di</strong> salvare le strutture<br />

urbanistiche giunte fino a noi, non deve essere una “fissazione” culturale in contrasto con il<br />

risultato che si afferma <strong>di</strong> voler perseguire. Deve essere un'equilibrata ricerca <strong>di</strong> soluzioni che,<br />

rispettando il valore storico e culturale del quartiere, possano consentire anche <strong>di</strong> impostarne il<br />

rilancio come viva realtà economica.<br />

L'attuale stato del quartiere, non solo fisicamente degradato ma anche spopolato e<br />

progressivamente abbandonato dai suoi tra<strong>di</strong>zionali ven<strong>di</strong>tori vocianti, non è il risultato <strong>di</strong> un<br />

processo che possa essere invertito nella sua <strong>di</strong>rezione: né con sospiri romantici, né con la<br />

purtroppo velleitaria buona volontà dei commercianti locali riuniti in associazione, né con progetti <strong>di</strong><br />

immobile salvataggio fisico dell'esistente che non tengano conto del fatto che non c’è più quella<br />

realtà economica ancora viva fino agli anni Sessanta del secolo scorso.<br />

E' utile ripensare brevemente alle cause <strong>di</strong> un'agonia che prima è stata lenta per poi<br />

accelerare il corso. Chi ricorda la sarabanda <strong>di</strong> voci, <strong>di</strong> luci e <strong>di</strong> colori della Vucciria <strong>di</strong> un tempo,<br />

non può non dolersi per la scomparsa del centro più genuino del folclore citta<strong>di</strong>no. Le cause<br />

dell'irreversibile spegnimento <strong>di</strong> quel mercato stanno nel progressivo adeguamento dei citta<strong>di</strong>ni<br />

alla moderna realtà urbana: gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>stanze, lentezza del traffico automobilistico e <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

posteggiare convincono sempre più tutti ad utilizzare i mercati rionali sempre meglio attrezzati. In<br />

questi mercati, inoltre, è sempre più presente la grande <strong>di</strong>stribuzione che, concentrando in un<br />

unico esercizio la risposta a tutte le esigenze domestiche, risponde anche all'esigenza più sentita<br />

nell'o<strong>di</strong>erna frenetica corsa quoti<strong>di</strong>ana: risparmiare tempo. Non possono essere <strong>di</strong>menticati altri<br />

fattori che hanno inciso in negativo: le esigenze igieniche sempre meno elu<strong>di</strong>bili, il trasferimento <strong>di</strong><br />

gran<strong>di</strong> uffici della zona con molti <strong>di</strong>pendenti, la chiusura o il trasferimento <strong>di</strong> antichi e importanti<br />

esercizi commerciali della vicina via Roma e della via Vittorio Emanuele e, infine, lo spopolamento<br />

della città vecchia sommato al fatto che oggi i giovani non hanno più alcuna ragione sentimentale<br />

per affrontare i <strong>di</strong>sagi del fare la spesa alla Vucciria.<br />

Non può essere ignorato, infine, che lo stato <strong>di</strong> degrado fisico della quasi totalità delle<br />

costruzioni negli infissi, nello stato delle mura esterne ed interne, nei servizi igienici, nella soli<strong>di</strong>tà<br />

dei solai e dei tetti, è così avanzato da renderne precaria la sicurezza abitativa e assente ogni<br />

tutela delle più elementari norme igieniche. La situazione, accanto all'evidente umi<strong>di</strong>tà nelle pareti<br />

e alle infiltrazioni d'acqua, lascia presumere la presenza <strong>di</strong> insetti e <strong>di</strong> ro<strong>di</strong>tori che rendono quelle<br />

costruzioni <strong>di</strong>fficilmente abitabili anche nelle più <strong>di</strong>fficili con<strong>di</strong>zioni economiche.<br />

Proporre, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> trovare i mo<strong>di</strong> per resuscitare nel quartiere quel colore e quel calore<br />

umano è velleitario: non c'è progetto, non c'è investimento che possa realizzarlo. A meno che gli<br />

51


Uffici comunali <strong>di</strong> promozione turistica non vogliano reclutare permanentemente centinaia <strong>di</strong> attori<br />

per fare recitare quel copione. Costatato il definitivo totale abbandono commerciale della zona, è<br />

necessario trovare soluzioni che non siano con<strong>di</strong>zionate dalla nostalgia.<br />

Cosa sarebbe accaduto nel XlV secolo se, con la crisi delle attività portuali e del commercio<br />

marittimo, si fosse impe<strong>di</strong>to agli artigiani <strong>di</strong> penetrare nel quartiere? Forse si sarebbe degradato a<br />

suburbio della città. Gli artigiani, invece, ne cambiarono ra<strong>di</strong>calmente la struttura e l'uso fino a farlo<br />

<strong>di</strong>ventare il centro attivo della vita citta<strong>di</strong>na.<br />

Oggi, in tempi <strong>di</strong> programmazione, constatata la situazione del quartiere, è necessario<br />

accertare prima <strong>di</strong> tutto quale possa essere la sua più proficua prospettiva nel quadro della<br />

possibile evoluzione economica del XXl secolo.<br />

Chi ha visitato Santiago de Compostela, a parte l'ammirazione per quei pochi ettari urbani<br />

<strong>di</strong> granito ricco <strong>di</strong> storia religiosa e d'arte, sa che la vita <strong>di</strong> quella citta<strong>di</strong>na sarebbe molto più<br />

modesta e forse triste - considerando anche il clima oltre la povertà del retroterra economico - se<br />

l'impegno degli uomini non fosse stato speso per puntare sulla tra<strong>di</strong>zione religiosa della città per<br />

lanciarla turisticamente rendendo accogliente il suo piccolo centro storico me<strong>di</strong>evale. Le decine <strong>di</strong><br />

migliaia <strong>di</strong> turisti, che nei brevi mesi estivi (dai primi <strong>di</strong> luglio a metà agosto) da tutto il mondo<br />

vanno in Galizia nell'estremo nord-ovest della Spagna per visitare Santiago, hanno consentito<br />

l'attivazione <strong>di</strong> un fiorente artigianato turistico e <strong>di</strong> un antiquariato minore che, con l'indotto degli<br />

esercizi alberghieri e <strong>di</strong> ristorazione, garantiscono ai citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> quel centro una vita<br />

economicamente attiva e <strong>di</strong>gnitosa.<br />

La citazione <strong>di</strong> Santiago de Compostela non è casuale perché la citta<strong>di</strong>na si trova ai<br />

margini nord-occidentali d'Europa, fuori da tutti gli itinerari turistici, con un retroterra ad economia<br />

agricola non molto ricca e con un clima <strong>di</strong>fficile perché aperto alle bufere e ai fred<strong>di</strong> del Nord<br />

Atlantico: il suo successo turistico e, quin<strong>di</strong>, la sua vitalità economica sono dovuti esclusivamente<br />

al buon senso dei suoi amministratori che hanno saputo recuperare un piccolo centro storico che<br />

nell'imme<strong>di</strong>ato dopoguerra non era meno degradato della Vucciria.<br />

Chi ritenga velleitario recuperare la Vucciria nella prospettiva <strong>di</strong> un grande flusso turistico,<br />

ha una visione inadeguata della nuova realtà del mondo e del problema. La rivoluzione economica<br />

e industriale in corso - favorita dall'affermarsi dell'elettronica, dell'informatica e della telematica -<br />

tende da tempo a determinare una sempre maggiore <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> tempo libero per tutti e una<br />

sempre maggiore canalizzazione <strong>di</strong> questo tempo libero verso un turismo <strong>di</strong> massa sempre più<br />

organizzato.<br />

La Vucciria, che ha attorno una grande città con un immenso patrimonio d'arte e con il<br />

clima più gradevole del Me<strong>di</strong>terraneo, è essa stessa un gioiello <strong>di</strong> storia e d'arte in grado <strong>di</strong><br />

affascinare chiunque abbia la sensibilità per cercare <strong>di</strong> riscoprire la cultura degli uomini<br />

attraversando il reticolo urbano che quegli uomini abitarono. Perché questo gioiello possa<br />

<strong>di</strong>ventare meta <strong>di</strong> un grande flusso turistico, è necessario soltanto un impegno realistico in questa<br />

52


<strong>di</strong>rezione. L'itinerario turistico della Vucciria, fra l'altro, potrebbe prevedere anche la visita delle<br />

splen<strong>di</strong>de opere che si trovano nelle vie vicine, sempre nel Mandamento Castellammare. Citando<br />

solo quello che viene in mente, si potrebbero visitare l'Oratorio del Rosario in S. Domenico,<br />

l'Oratorio del Rosario in S. Cita e la Chiesa <strong>di</strong> S. Cita: chi conosce il valore <strong>di</strong> questi scrigni d'arte<br />

sa che ognuno, già da solo, merita un viaggio.<br />

Se questa è la realtà, e questa è la realtà, la pubblica amministrazione deve puntare verso<br />

questa prospettiva con una moderna sollecitazione degli investimenti dei privati, riservando le<br />

limitate risorse finanziarie a quegli interventi che sono <strong>di</strong> sua specifica ed esclusiva competenza<br />

eliminando il degrado degli spazi pubblici con la sistemazione delle piazzette e del selciato dei<br />

vicoli. Dopo, occorre un coraggio ra<strong>di</strong>cale e scegliere o un progetto <strong>di</strong> recupero del Centro storico<br />

teoricamente "puro" e affidato ai secoli futuri o decidere, senza con<strong>di</strong>zionamenti ideologici, per una<br />

concreta possibilità <strong>di</strong> intervento dell'iniziativa privata che <strong>di</strong>a risposte più imme<strong>di</strong>ate alla speranza<br />

che ci vede tutti dalla stessa parte. Ma, quando si vuole <strong>di</strong>alogare con l'iniziativa privata, si devono<br />

abbandonare storiche e ideologiche riserve mentali e ricordare che il beneficio economico che la<br />

stimola è, nell'attuale realtà occidentale, l'unica via per incidere sui problemi e per creare lavoro.<br />

Assunta questa consapevolezza, è già un fatto positivo aver finalmente compreso che i<br />

contributi debbano essere riferiti agli immobili da restaurare e non ai proprietari in modo che anche<br />

le imprese e<strong>di</strong>li e le società possano beneficiarne per lavori che, così come previsti dal Ppe,<br />

rappresentano un onere che un'impresa economica <strong>di</strong>fficilmente può assumere per intero a proprio<br />

carico. Con questa decisione politica, tutto <strong>di</strong>venterà più facile se il Comune delibererà anche<br />

alcuni benefici fiscali - incisivi e non balbettanti - a favore delle unità abitative restaurate, da<br />

concedere dopo che ne sia stato verificato l'effettivo restauro funzionale ed estetico:<br />

- l'esonero totale dal pagamento degli oneri <strong>di</strong> urbanizzazione;<br />

- l'esenzione totale, ventennale dell'imposta I.C.I. anche per gli immobili dati in locazione a terzi;<br />

- l'esenzione ventennale della Tassa sul ritiro dei rifiuti soli<strong>di</strong> urbani.<br />

Chi ritenga queste agevolazioni troppo onerose per il Comune e troppo favorevoli per i<br />

privati, deve ricordare che riconquistare il Centro Storico alla vita citta<strong>di</strong>na vuol <strong>di</strong>re riempire <strong>di</strong><br />

contenuto quel titolo <strong>di</strong> "città d'arte" <strong>di</strong> cui <strong>Palermo</strong> a giusta ragione si fregia e restituirle<br />

quell'interesse del turismo internazionale che fa la fortuna economica <strong>di</strong> tante città d'arte italiane.<br />

Inoltre, è utile ricordare che:<br />

- 1) i costi da affrontare per il recupero <strong>di</strong> immobili praticamente da ricostruire, sono più elevati <strong>di</strong><br />

quelli che si hanno per costruire ex novo: i privati devono avere qualche beneficio compensativo;<br />

- 2) nell'attuale situazione fisica ed economica del quartiere, gli introiti fiscali del Comune sono<br />

quasi nulli;<br />

- 3) la concessione <strong>di</strong> esenzioni fiscali per sollecitare l'attività e<strong>di</strong>lizia in particolari situazioni, è<br />

stata iniziativa costante <strong>di</strong> tutti i governi: basti ricordare l'esenzione venticinquennale che per tanti<br />

53


anni ha stimolato la ricostruzione in Italia; la situazione del Centro storico palermitano non è <strong>di</strong><br />

minore emergenza;<br />

- 4) il numero <strong>di</strong> iniziative <strong>di</strong> restauro che è possibile attivare, oltre a rivitalizzare le attività e<strong>di</strong>li ed<br />

artigianali che sono un obiettivo primario, può determinare progressivamente un indotto fiscale a<br />

favore del Comune compensativo del sacrificio deliberato: è risaputo che, con la legge che<br />

prevede contributi sulla rottamazione delle automobili, lo Stato ha incassato con la sola IVA più <strong>di</strong><br />

quanto ha erogato per i contributi concessi.<br />

La via delle agevolazioni fiscali già adottata è in percentuali quasi insignificanti per essere<br />

uno stimolo decisivo. La decisione <strong>di</strong> agevolare fiscalmente e ra<strong>di</strong>calmente il recupero del<br />

quartiere, in questi tempi <strong>di</strong> bassa ren<strong>di</strong>ta dei capitali, ne potrebbe convogliare un rilevante flusso<br />

sul ripristino degli immobili della Vucciria, con risultati oggi non immaginabili.<br />

In questa prospettiva, un ostacolo da superare sarebbe la frammentazione della proprietà<br />

degli immobili e le <strong>di</strong>verse possibili volontà <strong>di</strong> restauro o <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta dei singoli proprietari. In questi<br />

casi, quando lo stato <strong>di</strong> degrado e l'insicurezza anche statica degli immobili lo faccia apparire<br />

opportuno, il Sindaco deve <strong>di</strong>sporre l'esproprio <strong>di</strong> quelle unità che i proprietari non vogliono<br />

restaurare, offrendone la ven<strong>di</strong>ta all'asta a terzi con l'impegno <strong>di</strong> imme<strong>di</strong>ate opere <strong>di</strong> recupero.<br />

E' importante richiamare l'attenzione sul fatto che questa politica non deve essere frenata<br />

dal timore <strong>di</strong> "cacciare" fuori dal quartiere i ceti meno abbienti e <strong>di</strong> farlo <strong>di</strong>ventare un quartiere<br />

elitario: la <strong>di</strong>mensione del Centro storico, il numero molto rilevante <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici modesti con<br />

piccolissimi appartamenti da restaurare e recuperare assicurano la permanenza <strong>di</strong> tutti quei ceti<br />

sociali che fanno, con il loro incontro umano, la ricchezza più vera <strong>di</strong> ogni biotopo urbano.<br />

Il recupero degli immobili, però, non è sufficiente per garantire da solo la rivitalizzazione del<br />

quartiere anche nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> una sua vivacità socio-economica. E' in<strong>di</strong>spensabile rendere<br />

accoglienti le vie, i vicoli e le piazzette non riassestandone alla buona i basolati utilizzando i<br />

lavoratori generici ex art. 23, ma facendolo fare ad artigiani esperti <strong>di</strong> "ciaca" in grado <strong>di</strong><br />

riassestare le basole in modo piano, non sdrucciolevole e funzionale per il traffico pedonale (cioè,<br />

senza la curvatura della sede stradale che in questa zona non serve perché tutte le vie hanno una<br />

qualche pendenza).<br />

E' necessario, inoltre, approfittare <strong>di</strong> ogni possibile idea per arredare con piante e verde. Il<br />

valore del verde, per fortuna, non è contestato da nessuno: mani esperte dovrebbero <strong>di</strong>stribuirlo<br />

ovunque sia possibile, ricordando <strong>di</strong> non menomare l'atmosfera già affascinante dell'ambiente<br />

urbano preindustriale, spesso me<strong>di</strong>evale: anche la città "<strong>di</strong> pietra" ha un suo fascino. Trovare il<br />

modo, infine, anche con gare con ricchi premi in denaro per i migliori esercizi impiantati, per<br />

favorire il ritorno <strong>di</strong> orafi, argentieri ed antiquari in quelle vie - Argenteria e Argenteria vecchia - che<br />

un tempo ne erano affollate: gli esercizi <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> attività commerciali si stimolano a vicenda<br />

nella concorrenza e ovunque lavorano molto vicini fra <strong>di</strong> loro. Il caratteristico ambiente della<br />

Vucciria, risanato, sarebbe "culturalmente" funzionale al successo <strong>di</strong> queste attività.<br />

54


E' utile, però, un <strong>di</strong>scorso più generale: probabilmente, nella vasta <strong>di</strong>stesa <strong>di</strong> “catoi”, che il<br />

P.p.e. <strong>di</strong>chiara tutti da ripristinare, ce n'è più d'uno da demolire senza ledere minimamente<br />

l'integrità culturale, storica ed urbanistica del Centro Storico. Il Piano programma <strong>di</strong> Samonà,<br />

infatti, prevedeva: "Delle aree urbane in cui ancora esistono ruderi, le schede in<strong>di</strong>cano sia quelle<br />

da non rie<strong>di</strong>ficare, destinandole a vuoti <strong>di</strong> respiro nella compattezza delle fabbriche del tessuto che<br />

le circonda, sia quelle da e<strong>di</strong>ficare parzialmente.....".(4) Il Ppe, invece, non si pone l'obiettivo <strong>di</strong><br />

favorire un respiro nuovo nel tessuto urbano del Centro storico e imbalsama tutto.<br />

Passeggiando fra le vie e le piazze della Vucciria e confrontando le proposte del Piano<br />

programma <strong>di</strong> Samonà, De Carlo, Di Cristina e Sciarra con quelle del Ppe, è possibile, per<br />

esempio, rilevare come quest'ultimo preveda <strong>di</strong> mantenere la Chiesa <strong>di</strong> S. Maria la Nova soffocata<br />

da due lati da insignificanti catoi mentre il Piano programma prevedeva la demolizione dei catoi<br />

che mortificano l'abside della chiesa con la definizione a verde dell'area risultante; prevedeva,<br />

inoltre, l'apertura <strong>di</strong> un passaggio pedonale con verde lungo il fianco attualmente soffocato da altri<br />

catoi: la <strong>di</strong>fferenza intellettuale oltre che culturale fra le due proposte non può neanche essere<br />

posta in <strong>di</strong>scussione ed è stata determinata probabilmente da un <strong>di</strong>verso ed effettivo stu<strong>di</strong>o sul<br />

campo delle proposte da fare.<br />

Così, se si raggiunge il complesso chiuso <strong>di</strong> immobili compresi fra le vie Garraffello, via dei<br />

Cassari, via Chiavettieri e via Terra delle Mosche si può rilevare come il Ppe si sia limitato all'ovvio<br />

e insignificante ripristino dei fabbricati destinando a verde una piccola area interna del cortile della<br />

Morte. Il Piano programma, invece, proponeva l'allargamento del cortile della Morte (con<br />

conseguente demolizione <strong>di</strong> catoi inutili e l'impianto <strong>di</strong> zone ver<strong>di</strong>), con utilizzazione pubblica <strong>di</strong><br />

questo vasto interno e con la sua apertura pedonale verso via Garraffello e via Terra delle Mosche:<br />

siamo <strong>di</strong> nuovo <strong>di</strong> fronte ad una impostazione che <strong>di</strong>mostra in Samonà e nei suoi colleghi una<br />

affettuosa volontà <strong>di</strong> far rivivere e respirare quelle vie, mentre il redattore del Ppe ha confermato il<br />

freddo <strong>di</strong>stacco <strong>di</strong> chi deve esibire soltanto le sue capacità professionali da applicare a luoghi che<br />

non conosce e verso i quali non nutre alcun rapporto affettivo particolare.<br />

Per il cortile della Morte, allargato e aperto come dalla proposta Samonà, aggiungerei la<br />

personale ipotesi <strong>di</strong> utilizzarne l'ampio spazio attrezzandolo per manifestazioni culturali all'aperto<br />

(musica, teatro, cinema,ecc.): l'ingresso sotto gli archi per i larghi scalini del vicolo della Morte<br />

arricchirebbe il quartiere con una caratteristica struttura, utilissima e quasi in<strong>di</strong>spensabile per la<br />

sua sperata e possibile rivitalizzazione turistica.<br />

Quelli appena fatti non sono che due esempi <strong>di</strong> soluzioni <strong>di</strong>verse suggerite da una <strong>di</strong>versa<br />

sensibilità o anche soltanto da una <strong>di</strong>versa attenzione. Ma, per una prospettiva "viva" del Centro<br />

storico, la tecnica delle "varianti" dovrà ripetutamente adeguare quanto è previsto dal Ppe che "fa<br />

obbligo <strong>di</strong> conservare o ripristinare tutte le fabbriche "dov'erano e com'erano", ma non fornisce<br />

alcun valido strumento attuativo <strong>di</strong> programmazione economica, né alcuna scelta, né alcun<br />

riferimento alla possibile futura utenza, se non quella esigua dei pochi "residenti" ancora rimasti.(5)<br />

55


Il caso più clamoroso <strong>di</strong> inapplicabilità del Ppe nasce dal crollo dell'e<strong>di</strong>ficio all'angolo fra via<br />

Argenteria e via Materassai che ha messo in luce i ruderi dell'antica loggia che appartenne prima<br />

ai Genovesi e poi ai Catalani. "Il Ppe fornisce solo in<strong>di</strong>cazioni per la conservazione dell'esistente,<br />

che all'epoca della sua redazione appariva ancora recuperabile, ma, <strong>di</strong> fronte a questo crollo, non<br />

sembra ragionevolmente proponibile né la ricostruzione "filologica" dell'e<strong>di</strong>ficio settecentesco, né<br />

tanto meno quella "tipologica", ora che bisogna fare i conti con i ruderi dell'antica loggia, da<br />

mettere in luce e conservare, per farne un luogo evocativo della memoria."(6)<br />

Questo esempio così eclatante <strong>di</strong>mostra già da solo quanto sia "necessario che<br />

l'Amministrazione comunale ascolti le voci del mondo produttivo, professionale e culturale che<br />

invocano un aperto <strong>di</strong>battito sulle carenze del Ppe, per una <strong>di</strong>versa e più avanzata metodologia <strong>di</strong><br />

attuazione."(7) La necessità <strong>di</strong> questa flessibilità del Ppe ritorna imme<strong>di</strong>ata nella prospettiva della<br />

inelu<strong>di</strong>bile vocazione turistica della Vucciria e del preve<strong>di</strong>bile flusso <strong>di</strong> turisti che pongono<br />

l'esigenza <strong>di</strong> una programmata soluzione del problema della mobilità.<br />

Infine, almeno una variante è subito necessaria: nella grande area, attualmente sgombra o<br />

occupata da e<strong>di</strong>fici in rovina, - costituita dalla piazza della Fonderia, piazza Tarzanà, i vicoli<br />

Tarzanà e via Matera, con ingresso da via S. Sebastiano e uscita su via della Cala - è<br />

in<strong>di</strong>spensabile prevedere i più ampi spazi possibili per la manovra e il posteggio <strong>di</strong> un certo<br />

numero <strong>di</strong> autocorriere ad uso dei turisti. Orrore! <strong>di</strong>rà il solito ambientalista fondamentalista. Si<br />

vede che non ha mai viaggiato, si risponde; perché tutti i luoghi <strong>di</strong> grande interesse turistico in<br />

Europa sono fiancheggiati da ampie zone riservate al posteggio dei mezzi per il trasporto pubblico.<br />

Si aggiunga la considerazione che il Ppe, con<strong>di</strong>zionato dall’obiettiva situazione urbanistica,<br />

a servizio <strong>di</strong> tutto il Mandamento Castellammare ha previsto un solo parcheggio nella zona<br />

Castello San Pietro, poco utile per la mobilità turistica perché è già programmato per un massimo<br />

<strong>di</strong> 500 posti auto: questa soluzione, purtroppo, sarà presto inadeguata anche se fosse riservata al<br />

servizio dei soli residenti che, nella prospettiva della rivitalizzazione degli antichi quartieri, devono<br />

esser previsti in aumento. Un realismo adeguato alla <strong>di</strong>mensione dei problemi e senza<br />

con<strong>di</strong>zionamenti ideologici, consentirebbe <strong>di</strong> rianimare la Vucciria nella quasi integrità della sua<br />

attuale struttura urbana in modo meno lento e meno <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong> quanto appaia ancora oggi.<br />

L'alternativa è prendere in considerazione la proposta dello storico Francesco Renda che,<br />

interpretando una <strong>di</strong>ffusa opinione, ritiene che "bisogna avere il coraggio <strong>di</strong> decisioni forti: prendere<br />

la parte più rappresentativa del vecchio tessuto e risanarla, lasciando abbattere senza rimpianti le<br />

catapecchie e le parti infette..........Non si capisce perché noi dobbiamo apprestarci ad una<br />

ricostruzione filologica proprio adesso che i criteri dell'abitare la casa e la città sono ra<strong>di</strong>calmente<br />

cambiati.........Ci vogliono troppi quattrini che nessuno è <strong>di</strong>sposto a fornirci e, poiché non è<br />

pensabile affrontare tutta la ricostruzione dei 250 ettari <strong>di</strong> città vecchia,.........è in<strong>di</strong>spensabile<br />

puntare sulla qualità dei progetti e non sulla volumetria"(8). Pur rispettando il senso pratico e, tutto<br />

56


sommato, l'affetto per <strong>Palermo</strong> che sono alla base dell'ipotesi del professore Renda, questa<br />

drastica soluzione forse è eccessiva.<br />

In ogni modo, è certo che la “Vucciria”, come tutto il Centro Storico, impone un intervento<br />

consapevole e determinato a realizzare risultati tangibili in tempi non biblici. Il rischio che un<br />

politico deve saper correre è quello <strong>di</strong> scegliere per incidere: se si vogliono lasciare contenti tutti,<br />

anche la migliore buona volontà del mondo è resa impotente dai contrapposti interessi economici,<br />

politici ed ideologici. Il Sindaco Cammarata è capace <strong>di</strong> fare scelte e <strong>di</strong> agire?<br />

Note<br />

1 - AA. VV., <strong>Palermo</strong> - Storia e Arte, <strong>Palermo</strong>, Ed. Leopar<strong>di</strong>, 1990, pag.208<br />

2 - A. Pes, Cara <strong>Palermo</strong>, Messina, Helios ed., 1996,pag. 47<br />

3 - Chi fosse interessato ad una attenta informazione sulla toponomastica del Centro storico<br />

può attingere ampie e documentate annotazioni da "<strong>Palermo</strong> felicissima" <strong>di</strong> Nino Basile<br />

- <strong>Palermo</strong>, Vittorietti ed, 1978 - e risalire da questa opera ad una vasta bibliografia.<br />

4 - AA.VV., Piano programma del Centro storico <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> - Relaz. generale, 1982, pag. 25<br />

5 - N. Vicari, Riv. semestrale Assoc. Salvare <strong>Palermo</strong>, N° 11 luglio 1998 - pag. 4<br />

6 - N. Vicari, ibidem, pag. 5<br />

7 - N. Vicari, ibidem, pag. 6<br />

8 - F. Renda, intervista al n° 7 della Riv. dell'Assoc. Salvare <strong>Palermo</strong>, luglio 1996<br />

57


Capitolo sesto<br />

6 - Il caos del traffico urbano<br />

I citta<strong>di</strong>ni sono certamente corresponsabili del caos del traffico urbano. Ma la causa prima<br />

sta nel fatto che a <strong>Palermo</strong> non si rileva più l’esistenza <strong>di</strong> un Corpo <strong>di</strong> Vigili Urbani. La<br />

responsabilità è del Sindaco che, confuso, forse l’ha sciolto.<br />

Il Sindaco, nella sua confusione:<br />

1 - Ha emesso un’or<strong>di</strong>nanza per stabilire le Zone a traffico limitato e non ha previsto che il<br />

TAR avrebbe annullato l’or<strong>di</strong>nanza (com’è accaduto) perché non era stato pre<strong>di</strong>sposto un Piano<br />

per il traffico.<br />

2 - Ha emesso un’or<strong>di</strong>nanza per l’uso delle targhe pari e <strong>di</strong>spari in giorni alterni e non ha<br />

previsto che, avendo abolito i Vigili Urbani, nessuno fa rispettare la <strong>di</strong>sposizione e i citta<strong>di</strong>ni<br />

palermitani non ne tengono alcun conto.<br />

3 - Ha emesso un’or<strong>di</strong>nanza per l’istituzione <strong>di</strong> posteggi a ore e a pagamento e non ha tenuto<br />

conto della Sentenza n. 116 della Cassazione che, a Sezioni Unite, ha <strong>di</strong>sposto che “Qualora il<br />

Comune assuma l'esercizio <strong>di</strong>retto del parcheggio con custo<strong>di</strong>a o lo <strong>di</strong>a in concessione e <strong>di</strong>sponga<br />

l'installazione dei <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> durata della sosta, su parte della stessa area o su altra<br />

parte nelle imme<strong>di</strong>ate vicinanze, deve riservare un’adeguata area destinata a parcheggio gratuito<br />

senza <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> durata della sosta”. Nell’incapacità del Sindaco <strong>di</strong> fare un piano dei<br />

Parcheggi, il mancato rispetto della sentenza della Cassazione determina l’emissione <strong>di</strong> verbali<br />

illegittimi da parte degli Ausiliari del traffico e il sempre minore rispetto delle zone blu via via che i<br />

citta<strong>di</strong>ni apprendono dell’illegittimità della <strong>di</strong>sposizione.<br />

Ma il fatto più grave che ha determinato il caos del traffico a <strong>Palermo</strong> è l’inesistenza del<br />

Corpo dei Vigili Urbani per le strade della città. I controlli sulla regolarità del traffico automobilistico<br />

e sulla regolare effettuazione dei servizi <strong>di</strong> manutenzione urbana potrebbero essere affidati al<br />

Corpo dei Vigili Urbani. Ma la città ne sembra priva. Si teme che il Corpo sia stato sciolto dal<br />

Sindaco per realizzare delle economie.<br />

Il Corpo dovrebbe essere forte <strong>di</strong> oltre 1.500 persone, ma per le vie della città ed ai semafori<br />

non si vede mai neppure un vigile. La spiegazione, <strong>di</strong>cono alla caserma dei Vigili, sta nel fatto che<br />

sono tutti impegnati in “compiti d’istituto”. Si apprende, riservatamente, che nessuno “gra<strong>di</strong>sce” più<br />

<strong>di</strong> essere destinato alla “viabilità”. I semafori citta<strong>di</strong>ni dei gran<strong>di</strong> assi viari e del centro sono circa<br />

180: sarebbero sufficienti 720 vigili per garantirne una doppia presenza per due turni giornalieri.<br />

Per i “compiti d’istituto” e per l’amministrazione rimarrebbero ben 780 addetti: un’enormità. Per<br />

rendersi conto dell’ampia sufficienza <strong>di</strong> questi 780 vigili, si può passeggiare per i corridoi della<br />

caserma <strong>di</strong> via Dogali dove è evidente un deambulare <strong>di</strong> vigili impegnati a cercare cosa fare.<br />

58


Per le strade sono state mandate alcune centinaia <strong>di</strong> “Ausiliari del traffico” impotenti perché<br />

non possono fare multe <strong>di</strong> fronte al <strong>di</strong>lagare dell’in<strong>di</strong>sciplina dei citta<strong>di</strong>ni: possono soltanto rilevare<br />

il mancato rispetto dell’illegittima <strong>di</strong>sposizione che riguarda le “zone blu”.<br />

In assenza dei Vigili Urbani, il traffico citta<strong>di</strong>no impazza perché i palermitani si sono<br />

abbandonati ad ogni arbitrio:<br />

- il più selvaggio posteggio in seconda e pure in terza fila intasa anche le vie centrali;<br />

- il posteggio perfino negli angoli dei marciapie<strong>di</strong> e negli scivoli per <strong>di</strong>sabili impe<strong>di</strong>sce il<br />

transito dei pedoni che spesso devono fare larghi giri;<br />

- la percorrenza abusiva delle corsie preferenziali ostacola lo scorrere dei taxi, degli<br />

autobus e delle ambulanze;<br />

- ai semafori, in assenza <strong>di</strong> vigili, le schiere <strong>di</strong> motorette intasano i passaggi riservati ai<br />

pedoni che sono costretti ad attraversare a zig zag; il rispetto delle precedenze agli<br />

incroci è inesistente;<br />

- chi ritiene <strong>di</strong> essere danneggiato affida al clacson e ai gesti la sua protesta. Il risultato<br />

complessivo è semplicemente incivile.<br />

Il Sindaco e la sua Giunta non hanno nemmeno l’idea che sarebbe loro dovere intervenire<br />

per recuperare una più <strong>di</strong>gnitosa viabilità citta<strong>di</strong>na.<br />

Afferma l’architetto Vivi Tinaglia: “I problemi del traffico sono correlati a quelli della mobilità,<br />

dell’assetto urbanistico della città e del territorio <strong>di</strong> riferimento. Darvi una risposta significa<br />

elaborare una politica <strong>di</strong> gestione della mobilità avendo contemporaneamente una visione della<br />

città, del suo assetto attuale e del futuro che si vuole prefigurare per essa. Per far questo è<br />

necessaria una capacità progettuale, gestionale ed amministrativa che le Istituzioni preposte<br />

<strong>di</strong>mostrano <strong>di</strong> non avere o <strong>di</strong> non saper mettere in pratica, trascurando <strong>di</strong> favorire la maturazione<br />

della coscienza civile dei citta<strong>di</strong>ni. Le Istituzioni che dovrebbero educare il citta<strong>di</strong>no al rispetto delle<br />

regole, anche con il buon esempio, operano male e fanno peggio:<br />

- I Consiglieri Comunali pretendono <strong>di</strong> riservarsi la Piazza Pretoria per posteggiare durante<br />

le sedute del Consiglio.<br />

- L’Assemblea Regionale chiude all’accesso una parte <strong>di</strong> una piazza pubblica (Piazza del<br />

Parlamento) <strong>di</strong> grande importanza storica, non come si potrebbe credere per pedonalizzarla, ma<br />

per riservarsela come parcheggio, con il silenzio/assenso delle Istituzioni preposte al controllo.<br />

- La Questura e la Squadra Mobile <strong>di</strong>etro la comoda scusa della sicurezza chiudono al<br />

traffico un'altra parte della stessa piazza per realizzare il loro parcheggio con l’aggravante<br />

dell’invasione <strong>di</strong> due marciapie<strong>di</strong> <strong>di</strong>ventati posteggio per le loro motociclette e ormai intransitabili<br />

dai pedoni.<br />

Può, con questi esempi, crescere la coscienza civile dei citta<strong>di</strong>ni?”<br />

59


Aggiunge l’architetto Francesco Andolina: “L'uso piratesco degli spazi collettivi, a danno dei<br />

pedoni e delle persone più deboli, non meravigli: intere piazze storiche sono state scippate all'uso<br />

pedonale cui sono vocate, per <strong>di</strong>ventare parcheggi anche abusivi. In questa situazione, <strong>di</strong>venta<br />

“normale”' vedere per le strade automobili posteggiate sulle strisce pedonali, sui marciapie<strong>di</strong>, in<br />

seconda fila, sugli scivoli per le carrozzelle per arrivare all'acme dell'inciviltà nell'occupare gli spazi<br />

destinati ai portatori <strong>di</strong> han<strong>di</strong>cap.”<br />

Posteggi sui marciapie<strong>di</strong> e agli angoli della strada in via Briuccia angolo via Ausonia<br />

Posteggi in terza fila in via Ausonia<br />

60


Posteggi sulle strisce pedonali e all’angolo della via e anche in doppia fila in Via Trinacria<br />

La corsia preferenziale <strong>di</strong> via Aspromonte (Viale Regione Siciliana), sempre utilizzata per il<br />

posteggio <strong>di</strong> auto private: gli ingorghi sono costanti quando transitano gli autobus<br />

61


Semaforo <strong>di</strong> via Libertà, angolo via Notarbartolo: il caos oltre le strisce bianche<br />

In attesa del verde, i mezzi da via Libertà invadono perfino via Notarbartolo<br />

Posteggio selvaggio in via Valdemone con occupazione della corsia pedonale e dello spazio<br />

riservato al cassonetto dei rifiuti urbani<br />

62


Queste fredde fotografie che <strong>di</strong>cono poco non possono rappresentare nella sua <strong>di</strong>mensione<br />

effettiva il caos del traffico citta<strong>di</strong>no che, lento e <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nato nel procedere delle automobili, con il<br />

frastuono dei tubi <strong>di</strong> scappamento delle motorette insieme al loro sfrecciare a zig zag, lascia<br />

stupefatti i turisti e avvilisce chi, non palermitano, tenta <strong>di</strong> prendere la guida <strong>di</strong> un’autovettura.<br />

La totale mancanza <strong>di</strong> ogni tipo <strong>di</strong> controllo e <strong>di</strong> ogni iniziativa da parte dei Vigili Urbani non<br />

consente <strong>di</strong> sperare che la situazione possa migliorare. Il Sindaco Cammarata e il vice sindaco<br />

Scoma, che ha la responsabilità per il traffico urbano, non intervengono. Sono assenti o non si<br />

rendono conto della situazione: occorrono iniziative che incidano e drastica severità applicata da<br />

un reimpostato Corpo dei Vigili Urbani ai quali deve essere chiarito che hanno una responsabilità<br />

che esige vigilanza continua e fermezza da esprimere con professionale compostezza.<br />

Il malmesso Corpo dei Vigili Urbani ha compiti fondamentali nella gestione della città:<br />

- dovrebbe assicurare un traffico automobilistico or<strong>di</strong>nato;<br />

- dovrebbe educare i citta<strong>di</strong>ni, soprattutto quelli in motoretta, a rispettare i semafori;<br />

- dovrebbe vigilare sul rispetto delle norme <strong>di</strong> circolazione e <strong>di</strong> posteggio lungo le strade<br />

citta<strong>di</strong>ne e negli spazi riservati al posteggio dei mezzi <strong>di</strong> locomozione;<br />

- dovrebbe vigilare sulla regolarità dei servizi pubblici e dei servizi <strong>di</strong> manutenzione;<br />

- dovrebbe vigilare sulla sicurezza attorno a tutte le scuole pubbliche;<br />

- dovrebbe vigilare sul rispetto del decoro della città.<br />

L’uso del con<strong>di</strong>zionale “dovrebbe” chiarisce già che siamo <strong>di</strong> fronte ad una serie <strong>di</strong> compiti<br />

dei quali i citta<strong>di</strong>ni possono rilevare soltanto il mancato rispetto. Certo, il Corpo dei Vigili Urbani ha<br />

altri compiti d’istituto. Ma questi sono fuori dalla visibilità dei citta<strong>di</strong>ni che non ne possono<br />

conoscere il regolare svolgimento o meno. Nell’attuale situazione è necessario che il Comandante<br />

assuma le sue responsabilità per risensibilizzare tutti i Vigili ai doveri del loro ruolo sulle strade<br />

della città, chiedendo tutta la collaborazione necessaria al Sindaco e ai citta<strong>di</strong>ni. Se non è<br />

all’altezza del compito, sarà conseguente pensare ad un possibile commissariamento del Corpo. Il<br />

Sindaco non può continuare a guardare senza prendere alcun provve<strong>di</strong>mento e,<br />

contemporaneamente, senza assicurare alla città un efficiente Piano per il Traffico e un adeguato<br />

Piano per i Posteggi..<br />

63


Capitolo settimo<br />

7 - Il verde pubblico<br />

All'inizio degli anni Cinquanta, la furia contro il verde ha aggre<strong>di</strong>to inesorabilmente <strong>Palermo</strong><br />

nella sua zona <strong>di</strong> espansione fra il Politeama e la piana dei colli. Il vecchio centro storico, per la<br />

sua stessa origine, non aveva spazi ver<strong>di</strong> al suo interno. Ma, ai suoi margini, la villa Garibal<strong>di</strong>, la<br />

villa Giulia, la villa Bonanno e la conca d'oro che cingeva la città da vicino, offrivano già sufficienti<br />

opportunità <strong>di</strong> verde quando, nei giorni festivi, i palermitani facevano la scampagnata. Questa,<br />

comunque, aveva come mete preferite la Favorita o i primi tornanti della strada vecchia del Monte<br />

Pellegrino, a quei tempi molto più frequentati che adesso.<br />

L'espansione della città borghese verso nord aveva coinvolto anche le famiglie più antiche<br />

e il viale della Libertà e la via Notarbartolo erano <strong>di</strong>ventati due nuovi assi citta<strong>di</strong>ni lungo i quali<br />

erano sorte splen<strong>di</strong>de ville, piazze con verde e vie alberate: erano ben alberate, oltre al viale<br />

Libertà, anche via XX Settembre, via Villafranca, via Sammartino, via Siracusa, via Boscogrande<br />

(poi via Messina), via Notarbartolo, molte vie minori e la via Roma che all'inizio del secolo era stata<br />

aperta attraverso il centro storico. Era frequente l'uso <strong>di</strong> piante <strong>di</strong> non grande sviluppo, come gli<br />

aranci amari, che a primavera riempivano <strong>di</strong> profumo la città; anche il quartiere popolare <strong>di</strong> piazza<br />

Matteotti era sorto con i criteri della città giar<strong>di</strong>no. La città, nel suo crescere, aveva promosso<br />

l'impianto <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> ville, come villa Malfitano, e ne aveva inglobate altre che prima erano fuori la<br />

cinta urbana, come villa Pietratagliata, villa Trabia e villa Sperlinga, senza <strong>di</strong>struggerle. Il verde<br />

pubblico si era arricchito del grande Giar<strong>di</strong>no Inglese e, <strong>di</strong> fronte, del piccolo nuovo giar<strong>di</strong>no<br />

Garibal<strong>di</strong>. Fino agli anni Quaranta, quin<strong>di</strong>, pur ancora in assenza dell'impegno ecologico ma<br />

lasciandosi guidare dal buon senso, la parte nuova <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> era stata costruita con equilibrio.<br />

Dagli anni Cinquanta la furia speculativa, con l'accertata scorretta complicità <strong>di</strong> molti<br />

amministratori pubblici, ha coperto <strong>di</strong> cemento tutto il verde fra la via Dante e la Statua, salvando<br />

soltanto - per le vicende familiari dei proprietari - villa Malfitano e villa Trabia e un piccolo angolo <strong>di</strong><br />

villa Sperlinga. La città nuova, oltre il viale Libertà, ha ra<strong>di</strong>calmente ignorato il problema del verde<br />

e, con casoni anonimi, ha definitivamente annullato l'immagine <strong>di</strong> una città elegante. Nelle vie un<br />

tempo alberate, quando gli alberi non sono stati eliminati per far posto a nude piazzole<br />

commerciali, si è consentito alle automobili, lasciandole posteggiare sui marciapie<strong>di</strong>, <strong>di</strong> abbattere i<br />

piccoli alberetti ornamentali, poco resistenti.<br />

La via Notarbartolo, che terminava dove ora c'è la via Sciuti, era alberata ed era tutto un<br />

susseguirsi <strong>di</strong> ville eleganti. E' rimasta soltanto la villa Pottino e due palazzetti con piccolo giar<strong>di</strong>no:<br />

le ville sono state demolite per far posto ai soliti casoni e gli alberi lungo la via sono stati spiantati.<br />

Senza il verde delle ville e senza gli alberi nei marciapie<strong>di</strong>, questa, che era una delle vie più<br />

ricercate della città, è <strong>di</strong>ventata una via anonima, insignificante, caotica, polverosa. Se non avesse<br />

64


salvato i platani - comunque mal curati, mal potati e spesso mancanti - anche via Libertà avrebbe<br />

perduto il fascino che ancora conserva per i palermitani: la demolizione <strong>di</strong> tutte le ville lungo la via<br />

(rimangono soltanto villa Tagliavia e villa Paino), non ha salvato neppure la zona verde che<br />

cingeva piazza Vittorio Veneto.<br />

A parte il danno al patrimonio architettonico, la <strong>di</strong>struzione del verde è l'aspetto che più ha<br />

inciso sulla qualità della vita citta<strong>di</strong>na. Con l'inquinamento dell'aria causato dal traffico<br />

automobilistico, l'attenzione al verde evidenzia la concretezza efficace <strong>di</strong> un'amministrazione<br />

citta<strong>di</strong>na o la sua <strong>di</strong>sattenzione. Il Comune ogni tanto tenta <strong>di</strong> rialberare le vie, ma l'irrisolto<br />

problema dei posteggi lascia nuovamente abbattere gli alberetti non appena sono posti a <strong>di</strong>mora e<br />

sempre che non siano estirpati dai ladruncoli che li rivendono a poco prezzo. L'impegno fin'ora<br />

speso è assolutamente inadeguato. Oggi che il verde non è più soltanto un ornamento ma è<br />

soprattutto l'unico mezzo per assorbire una parte dell'inquinamento atmosferico urbano, la città è<br />

nuda ed appare impotente.<br />

L’architetto professoressa Rosanna Pirajno, appassionata cultrice del verde della nostra<br />

città, osserva: “Questa città non può più <strong>di</strong>rsi rigogliosa <strong>di</strong> bei giar<strong>di</strong>ni, come lo fu in un passato<br />

remoto in cui furono concepiti a profusione parchi reali e giar<strong>di</strong>ni patrizi, così speciali da lasciare<br />

abbagliati i viaggiatori che li descrissero.<br />

In tempi moderni, la speculazione e<strong>di</strong>lizia ha <strong>di</strong>vorato ogni area libera dentro e fuori la cinta<br />

urbana, malgrado le buone intenzioni <strong>di</strong> pianificatori illuminati, convinti del fondamentale valore<br />

della “architettura verde” per il benessere e la salute dei citta<strong>di</strong>ni e dunque per la bellezza e la<br />

vivibilità della città. Oggi il patrimonio <strong>di</strong> giar<strong>di</strong>ni pubblici urbani non si è arricchito <strong>di</strong> molto rispetto<br />

alle previsioni dei piani regolatori del 1956-62, nonostante alcune aree siano state recuperate<br />

dall’amministrazione pubblica a tal fine, e in quest’ultimo decennio alcuni piccoli giar<strong>di</strong>ni e prati<br />

erbosi siano stati realizzati e consegnati alla fruizione dei citta<strong>di</strong>ni. Il processo <strong>di</strong> appropriazione del<br />

verde è però lento, troppo lungo in confronto alla naturale usura e alla innaturale abilità<br />

devastatrice che i citta<strong>di</strong>ni esercitano con sa<strong>di</strong>smo, quasi che la manutenzione del verde pubblico<br />

fosse esclusivo appannaggio dei giar<strong>di</strong>nieri comunali, peraltro non sempre solerti.<br />

Se dunque manca, da parte <strong>di</strong> amministratori e amministrati, interesse, amore, culto del giar<strong>di</strong>no in<br />

quanto luogo <strong>di</strong> svago e benessere psico-fisico, ma anche <strong>di</strong> respiro <strong>di</strong> ossigeno e silenzio per la<br />

città inquinata, nessun giar<strong>di</strong>no durerà a sufficienza per far ra<strong>di</strong>care nelle nuove generazioni, che<br />

dovranno occuparsene da classe <strong>di</strong>rigente, il rispetto e l’interesse dovuto alle manifestazioni della<br />

natura e alle abilità e competenze umane che se ne servono per creare. Non si deve infatti<br />

<strong>di</strong>menticare che il giar<strong>di</strong>no è creazione umana, strabiliante prodotto della manipolazione manuale e<br />

intellettuale della natura per il go<strong>di</strong>mento degli occhi, della mente e del cuore <strong>di</strong> chi lo progetta e <strong>di</strong><br />

chi ne fruisce: non poterne <strong>di</strong>sporre a sufficienza, non curarli e custo<strong>di</strong>rli, è una grave<br />

menomazione per la città”.<br />

65


Non curarli, conclude l’architetto Pirajno, è una grave menomazione per la città.<br />

Certamente è una menomazione per il go<strong>di</strong>mento dei citta<strong>di</strong>ni ma è anche una grave<br />

responsabilità <strong>di</strong> chi ha il dovere <strong>di</strong> curare la pulizia e l’or<strong>di</strong>ne dei giar<strong>di</strong>ni pubblici ed è anche una<br />

grave responsabilità <strong>di</strong> chi ha il dovere <strong>di</strong> vigilare a che questi servizi siano eseguiti con la cura che<br />

è dovuta.<br />

Le fotografie che seguono mostrano come questi servizi, nei fatti, siano svolti, in una villa<br />

citta<strong>di</strong>na emblematica perché si trova fra la Cattedrale e il Palazzo dei Normanni. Cioè, la villa<br />

Bonanno sita in un punto <strong>di</strong> passaggio obbligato per i turisti che si spostano dall’uno all’altro<br />

monumento. Poiché i giar<strong>di</strong>nieri non mancano, i preposti alla manutenzione e il Sindaco pensano<br />

<strong>di</strong> continuare a rimanere spettatori insensibili e passivi <strong>di</strong> fronte a tanto scempio?<br />

Le lordure e i graffiti deturpano le pareti della Casina museo a Villa Bonanno<br />

66


l’abbandono <strong>di</strong> un se<strong>di</strong>le a Villa Bonanno<br />

67


il fondo dei viali a Villa Bonanno: ovunque è sbrecciato<br />

le aiuole con i rifiuti a Villa Bonanno<br />

L’evidenza fotografica consente <strong>di</strong> evitare ulteriori commenti su quanto si dovrebbe e si<br />

potrebbe fare non solo a Villa Bonanno ma per tutti i giar<strong>di</strong>ni della città. Tuttavia:<br />

68


lo stato <strong>di</strong> abbandono della Villa Niscemi, posta <strong>di</strong> fronte la Sede <strong>di</strong> rappresentanza<br />

del Sindaco, ne documenta tutto il <strong>di</strong>sinteresse.<br />

lo stato <strong>di</strong> abbandono della Villa Niscemi, posta <strong>di</strong> fronte la Sede <strong>di</strong> rappresentanza<br />

del Sindaco, ne documenta tutto il <strong>di</strong>sinteresse.<br />

69


* * *<br />

Il Parco della Favorita e del Monte Pellegrino - Dall'alto, il monte Pellegrino è un anfiteatro<br />

impareggiabile: spostandosi sui picchi e sulle terrazze privilegiate, lungo il suo perimetro, è<br />

possibile cogliere intera la bellezza della città nella sua conca verde chiusa dai monti e, sotto,<br />

tutt'intorno il mare. Qui, la fantasia ha spazio per inseguire l'emozione che ha fatto affermare al<br />

Goethe <strong>di</strong> avere raggiunto un'infinita, perfetta bellezza.<br />

Sono considerazioni che erano possibili fino a cinquanta, sessanta anni fa. Oggi, per<br />

cogliere le ragioni per la quali il Monte Pellegrino fu definito da Goethe “il più bel promontorio del<br />

mondo”, bisogna contentarsi <strong>di</strong> guardarlo da lontano - come nella fotografia che segue - perché<br />

ormai attorno la città un fitto tappeto <strong>di</strong> case ha occupato quella che era una conca verde che<br />

<strong>di</strong>ventava d’oro quando i mandarini maturavano nei giar<strong>di</strong>ni.<br />

il Monte Pellegrino<br />

Ma il monte Pellegrino non è soltanto un monumento della natura. E' caro ai palermitani per<br />

il culto della patrona della città; accoglie uno splen<strong>di</strong>do castello sede <strong>di</strong> incontri internazionali e <strong>di</strong><br />

una scuola <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> superiori; nasconde negli anfratti dell'Addaura grotte dove il visitatore può<br />

ammirare spettacolari formazioni <strong>di</strong> stalagmiti e preziosi graffiti preistorici appartenenti al<br />

Paleolitico superiore, ancora oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> cui è ancora incerta l'interpretazione.<br />

E' incre<strong>di</strong>bile come questo monte, che è parte integrante della cultura della città e del suo<br />

territorio urbano, non sia nemmeno compreso dalle statistiche ufficiali nel computo dei metri quadri<br />

70


<strong>di</strong> verde <strong>di</strong> cui ogni citta<strong>di</strong>no palermitano possa godere. Un pò, è un errore <strong>di</strong> chi re<strong>di</strong>ge queste<br />

statistiche. Per molta parte, però, è responsabilità <strong>di</strong> chi ha amministrato la città perché, non solo<br />

non è riuscito a creare sul monte motivi e strutture per una continua presenza dei palermitani e dei<br />

turisti, ma ad<strong>di</strong>rittura non è mai riuscito ad assicurare neanche una costante, regolare transitabilità<br />

della strada carrabile che sale al Santuario e scende a Mondello.<br />

Ancora oggi la strada non è sempre transitabile, pur in presenza della Scuola superiore per<br />

la formazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>rigenti d'azienda, il Ceris<strong>di</strong>, con sede nel Castello Utveggio, le cui prestigiose<br />

sale sono utilizzate anche per incontri <strong>di</strong> rappresentanza al più alto livello internazionale. Questo<br />

Centro - per gli ambiziosi progetti, per il livello dei docenti e dei partecipanti ai corsi e per la<br />

maestosa imponenza dell'immobile utilizzato - vorrebbe collocarsi nel quadro citta<strong>di</strong>no come<br />

strumento per avvicinare le risorse umane siciliane agli standard della migliore qualificazione<br />

professionale europea: ma spesso non è raggiungibile con le automobili. La rilevanza <strong>di</strong> questa<br />

struttura e la non rinviabile necessità <strong>di</strong> attrezzare il monte per un suo continuo e migliore<br />

go<strong>di</strong>mento da parte dei palermitani e dei turisti, impongono un deciso intervento <strong>di</strong> chi ne ha la<br />

responsabilità per la definitiva, migliore sistemazione <strong>di</strong> una strada che, perio<strong>di</strong>camente e da<br />

decenni, è il simbolo della leggerezza delle autorità municipali.<br />

L’unica area ancora verde sotto il monte Pellegrino è la Favorita, un parco <strong>di</strong> ben 350 ettari<br />

parte integrante del territorio urbano palermitano. Ma non è un'oasi verde attrezzata per essere<br />

fruita dai citta<strong>di</strong>ni: è riservata al passeggio delle signorine.<br />

Si legge sulla Guida del Touring Club Italiano: "Magnifico parco, ha un aspetto assai vario e<br />

pittoresco per la presenza <strong>di</strong> laghetti, giar<strong>di</strong>ni e prati. Una gran folla vi si riversa la domenica,<br />

mentre nei giorni feriali vi si dà convegno la società elegante. Terreno <strong>di</strong> caccia della Corona;<br />

donato alla città, venne trasformato in parco gran<strong>di</strong>oso e dotato <strong>di</strong> strade, viali, piste per cavalli,<br />

laghetti, chioschi, ristoranti, giostre, ecc."<br />

Sempre nella Guida Touring, si legge pure:"E' un vastissimo parco, antica riserva <strong>di</strong> caccia,<br />

venne aperto al pubblico nel 1766 e fu teatro <strong>di</strong> mondanità e <strong>di</strong> feste. Oggi è un pubblico luogo <strong>di</strong><br />

ritrovo e <strong>di</strong> passeggio dei citta<strong>di</strong>ni che vi sono attratti da un'infinita varietà <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertimenti e da<br />

competizioni sportive. Il parco è attraversato in tutta la sua lunghezza <strong>di</strong> km 5 da un viale centrale:<br />

al suo inizio sulla sinistra si estende il Parco dei <strong>di</strong>vertimenti ove sorgono i pa<strong>di</strong>glioni <strong>di</strong> un<br />

gran<strong>di</strong>oso Lunapark permanente con attrazioni <strong>di</strong> ogni sorta, caffè, ristoranti anche all'aperto<br />

affollati tutti i giorni e soprattutto nei pomeriggi e nelle sere <strong>di</strong> sabato e <strong>di</strong> domenica. Vi domina la<br />

gigantesca Ruota <strong>di</strong>venuta quasi il simbolo della città. Ai pie<strong>di</strong> della ruota vi è il museo <strong>di</strong> storia<br />

citta<strong>di</strong>na e, più avanti, impianti sportivi fra i quali il famoso sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> calcio."<br />

Queste descrizioni potrebbero riferirsi alla Favorita <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> che è anch'essa un'antica<br />

riserva <strong>di</strong> caccia, ma purtroppo non è così: nel primo caso è descritto il Bois de Boulogne <strong>di</strong> Parigi<br />

mentre, nel secondo caso, è descritto il Prater <strong>di</strong> Vienna e si potrebbe continuare con le stesse<br />

entusiastiche descrizioni per i parchi <strong>di</strong> Londra, Berlino, Madrid, ecc.<br />

71


Solo <strong>Palermo</strong> ha la fortuna <strong>di</strong> avere uomini <strong>di</strong> cultura superiore e <strong>di</strong> raffinata sensibilità<br />

ecologica che, tenendo sotto controllo ogni possibile iniziativa del sindaco, sanno meglio <strong>di</strong><br />

qualsiasi altro citta<strong>di</strong>no del mondo civile quale debba essere l'utilizzazione <strong>di</strong> un parco urbano più<br />

adeguata alle esigenze umane: il dominio delle sterpaglie.<br />

Eppure, perché la Favorita possa essere descritta con lo stesso entusiasmo degli altri<br />

parchi europei, manca soltanto l'attenzione e la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> chi, amministrando la città, voglia<br />

ignorare il terrorismo fondamentalista <strong>di</strong> quegli ecologisti che tentano <strong>di</strong> far pagare agli altri la loro<br />

macerazione interiore, e sappia trasformarla in un prestigioso parco urbano e non soltanto verde<br />

incolto <strong>di</strong> attraversamento per chi è <strong>di</strong>retto al lido <strong>di</strong> Mondello.<br />

Attualmente, a parte il fatto che tutti gli impianti sportivi sono ubicati lungo la fascia esterna<br />

del parco in modo quasi da enuclearli dal parco stesso, l'unica area goduta in pieno nei giorni <strong>di</strong><br />

festa è la zona vicina alla Palazzina cinese perché è attrezzata con un giar<strong>di</strong>no curato, vialetti, il<br />

museo etnografico Pitrè e il parco giuochi della Città dei ragazzi, quando è aperto. Questa<br />

frequenza della zona attrezzata, da tempo, avrebbe dovuto suggerire a chi ne ha la responsabilità<br />

quale dovrebbe essere l'utilizzo <strong>di</strong> un così raro polmone verde.<br />

la palazzina "alla cinese"<br />

Se la vita della città non fosse appesantita dagli stessi integralismi irrazionali che ovunque<br />

rendono sempre più <strong>di</strong>fficile la vita degli uomini, già da molti anni quel Lunapark con le giostre, che<br />

vaga nelle aree incolte della città, sarebbe stato trasferito alla Favorita. Questa proposta suscita<br />

l'imme<strong>di</strong>ato scandalo <strong>di</strong> molti benpensanti che non riescono a vedere oltre il naso delle proprie<br />

fissazioni e che preferiscono che "nulla cambi perché tutto vada in malora" (parafrasando un<br />

vecchio gattopardo).<br />

E' ovvio che il trasferimento delle giostre creerebbe un problema <strong>di</strong> traffico e <strong>di</strong> parcheggi,<br />

che sarebbe enfatizzato se fosse accompagnato dalla necessaria e conseguente decisione <strong>di</strong><br />

consentire anche l'installazione <strong>di</strong> qualche chiosco per l'apertura <strong>di</strong> caffè e ristoranti: poiché una<br />

72


azionale scelta della zona da destinare a questa reimpostazione dell'uso del parco e una<br />

funzionale organizzazione dei posteggi e del flusso del traffico non sarebbero un <strong>di</strong>fficile problema<br />

da risolvere in un'area così vasta, rimane soltanto da accertare se esiste la volontà amministrativa<br />

per affrontare programmi nuovi per lo sviluppo anche turistico della città e per lo svago dei citta<strong>di</strong>ni.<br />

Un progetto così innovativo, però, non potrebbe essere realizzato senza impostare un<br />

piano generale per l'utilizzazione del parco in senso veramente pubblico con la creazione <strong>di</strong><br />

giar<strong>di</strong>ni, viali illuminati, aree riservate ai bambini, un minibus circolare interno, un potenziamento<br />

del museo Pitrè, il restauro e la possibilità <strong>di</strong> visitare sempre la Palazzina cinese, una casina<br />

"vala<strong>di</strong>er", una nuova attenzione al verde della zona quasi ovunque incolto, una reimpostazione<br />

del traffico per e da Mondello, assieme ad una presenza costante <strong>di</strong> tutori dell'or<strong>di</strong>ne.<br />

Ebbene, è incre<strong>di</strong>bile, ma già trenta anni fa, nell'aprile del 1979, sette professionisti - che<br />

vanno citati tutti per il livello del lavoro svolto: Salvatore Biondo, Aurelio Di Bartolo, Francesco<br />

Fariello, Francesco Mastrorilli, Giuseppe Ugo, Pietro Porcinai e Vittorio Ziino - con la<br />

collaborazione <strong>di</strong> qualificati consulenti, hanno redatto e messo a <strong>di</strong>sposizione del Comune un<br />

progetto con stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> fattibilità per la realizzazione del "Parco la Favorita e monte Pellegrino".<br />

L'aspetto notevole sta nel fatto che il progetto <strong>di</strong>mostra, con dettagliata analisi dei costi <strong>di</strong><br />

impianto e <strong>di</strong> gestione, la realizzabilità del Parco e la prospettiva <strong>di</strong> apprezzabili benefici ricreativi,<br />

culturali, turistici ed economici. Il progetto, con consapevole professionalità, inizia l'analisi citando<br />

alcuni fra i più importanti parchi del mondo, anche <strong>di</strong> recente realizzazione, e in<strong>di</strong>candone i costi<br />

incontrati per l'impianto e la manutenzione. Il Parco della Favorita e del monte Pellegrino sarebbe<br />

uno dei parchi più vasti del mondo, ma i costi d’impianto - minutamente dettagliati nel piano<br />

finanziario che fa parte del progetto - non sarebbero proibitivi perché quasi la totalità dei terreni<br />

interessati al progetto sono già <strong>di</strong> proprietà demaniale o comunale.<br />

"L'esistenza <strong>di</strong> un parco organizzato con tanti elementi <strong>di</strong> ricreazione e tante attività in<br />

armonia con l'ambiente è per una città un arricchimento anche culturale. Questi elementi <strong>di</strong><br />

ricreazione (lettura, contemplazione, conoscenza della flora e della fauna, eccetera) possono infatti<br />

sia suscitare che sod<strong>di</strong>sfare interessi culturali. Nei paesi occidentali il numero delle presenze<br />

annue in un parco pubblico è pari al numero degli abitanti della città; l'esperienza <strong>di</strong>mostra che<br />

parchi pubblici gestiti con criteri economici (per esempio, un solo biglietto <strong>di</strong> ingresso ma utili<br />

anche dalla ven<strong>di</strong>ta dei servizi) <strong>di</strong>ventano produttivi al <strong>di</strong> sopra delle 100.000 presenze annuali; nel<br />

caso <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>, dati gli stretti legami della città con il suo comprensorio, si possono ipotizzare<br />

ad<strong>di</strong>rittura 1.500.000 presenze annue."<br />

"Lo stu<strong>di</strong>o prevede: l'eliminazione delle zone residenziali previste dal P.R.G. sul monte<br />

Pellegrino; il restauro delle antiche strutture del parco della Favorita (aperto al pubblico dal 1860<br />

ma inficiato da smembramenti ed oggi scarsamente go<strong>di</strong>bile per un'infinità <strong>di</strong> <strong>di</strong>vieti e per i guasti<br />

dell'attraversamento veicolare veloce; razionali collegamenti ai più vasti comprensori turistici <strong>di</strong><br />

Mondello e del monte Pellegrino; nonché il miglioramento del manto vegetale del monte e il<br />

73


potenziamento delle infrastrutture. Tutela della natura (concetto oggi in voga, ma spesso<br />

malinteso) significherà innanzitutto restauro delle testimonianze dell'opera dell'uomo; la natura<br />

vegetale sarà restaurata e migliorata con criteri fito-sociologici; il recupero a me<strong>di</strong>o termine della<br />

fauna stanziale e <strong>di</strong> passo sarà perseguito insieme alla valorizzazione delle risorse idriche dei<br />

luoghi. L'insieme dell'opera persegue, schematicamente, tre finalità: cultura, sport e ricreazione,<br />

salvaguar<strong>di</strong>a e sviluppo dell'ambiente. E' evidente che una realizzazione del genere (non esistono<br />

in Italia parchi complessi <strong>di</strong> così gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni e caratteristiche; ne esistono invece in<br />

Germania e nei paesi scan<strong>di</strong>navi e cominciano ad essere realizzati nei paesi arabi) costituirebbe<br />

oltre che potenziamento <strong>di</strong> attività economiche ed occupazionali, anche notevole richiamo per i<br />

citta<strong>di</strong>ni, i connazionali, gli stranieri e i siciliani all'estero." (1)<br />

La mancata attuazione <strong>di</strong> questo progetto - così completo per la sua documentata analisi <strong>di</strong><br />

tutte le implicazioni tecniche, ambientali, culturali ed economiche, e per la realizzabilità delle<br />

prospettive ricreative, turistiche ed occupazionali che offre alla città - è forse la <strong>di</strong>mostrazione più<br />

palese <strong>di</strong> come sia stato trascurato, negli ultimi vent'anni, uno degli obiettivi più vicini ai bisogni<br />

concreti dei citta<strong>di</strong>ni. Si <strong>di</strong>ce che il progetto non possa essere preso in considerazione perché è<br />

stato redatto nel periodo "cianciminiano". Si deve, invece, ritenere che la passività dei sindaci che<br />

si sono succeduti sia <strong>di</strong>pesa dalla volontà <strong>di</strong> non <strong>di</strong>sturbare nessuno: specialmente i più fanatici<br />

ambientalisti e gli affittuari degli agrumeti che si trovano nel parco. Fin’oggi è stata messa soltanto<br />

una targa all'ingresso ma nessuno può battezzare "parco urbano" un'area verde, ricca sì <strong>di</strong> alberi,<br />

ma incolta e abbandonata all'aggressione delle erbacce che ovunque rendono sgradevole la sosta.<br />

E' utile riportare alcune considerazioni apparse sulla stampa citta<strong>di</strong>na: ".....La Favorita è<br />

una delle gran<strong>di</strong> occasioni che <strong>Palermo</strong> non ha saputo o voluto cogliere. Ora si tenta <strong>di</strong> recuperarla<br />

gettando il cuore oltre l'ostacolo della carenza <strong>di</strong> infrastrutture e in attesa <strong>di</strong> verificare le alternative<br />

stradali. Un tentativo da osservare con il classico contegno siciliano, misto <strong>di</strong> ottimismo del cuore e<br />

pessimismo della ragione. ....... Sul tema della qualità della vita nelle metropoli e del benessere<br />

collettivo bisogna osare. Non sfugge a nessuno che <strong>Palermo</strong> è mutilata. Mutilata dal mare. Mutilata<br />

al Foro italico e mutilata nell'asse Favorita-Mondello. Immaginate la Favorita che <strong>di</strong>venta un<br />

parco.....Un sogno a occhi aperti? Forse è così, perché occorre mo<strong>di</strong>ficare nel profondo una realtà<br />

rappresentata da una giungla intricata e pericolosa, cresciuta in decenni <strong>di</strong> degrado, pigrizia,<br />

interessi corporativi, affari loschi. In questa giungla che si estende tra la Favorita e Mondello, è<br />

giusto cominciare a inoltrarsi con progetti degni <strong>di</strong> una città moderna e non solo <strong>di</strong> una capitale dei<br />

secoli passati. Purché si abbia un tagliente machete. Altrimenti non si <strong>di</strong>sbosca un bel nulla." (2)<br />

74


Planimetria generale Progetto Porcinai del Parco della Favorita e del Monte Pellegrino<br />

SERVIZI PREVISTI . .<br />

.<br />

1 funivia al Monte 10 hockey su prato 19 parcheggio 28 storia agrumeto<br />

2 monorotaia 11 maneggio 20 sta<strong>di</strong>o atletica legg. 29 giar<strong>di</strong>ni delle nazioni<br />

3 fiume magico 12 piscina coperta 21 campi pallacanestro 30 vivaio<br />

4 parco faunistico 13 luna park 22 botteghe 31 ipotesi <strong>di</strong> approdo<br />

5 giar<strong>di</strong>no zoologico 14 tenda circo 23 eliporto 32 campo corse<br />

6 delfinario 15 bowling 24 laghetto 33 campi <strong>di</strong> pallamano<br />

7 teatro al coperto 16 campi da tennis 25 città dei ragazzi 34 orto botanico<br />

8 ristorante 17 ippodromo 26 museo arte mod. 35 campo da golf<br />

9 lago centrale 18 sta<strong>di</strong>o comunale 27 storia e folclore sic. 36 stazione funivia<br />

La completezza dei servizi previsti chiarisce il valore del Progetto<br />

75


* * *<br />

La non manutenzione del verde - La manutenzione del verde, nella città <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>, non<br />

sembra un servizio affidato a lavoratori sottoposti al controllo pubblico. C’è, infatti, qualche giar<strong>di</strong>no<br />

ben curato per la solerzia dei giar<strong>di</strong>nieri che vi attendono, ma c’è anche una <strong>di</strong>ffusa incuria<br />

soprattutto per la potatura degli alberi delle vie e per la pulitura delle ebracce dalle aiuole e dai cigli<br />

stradali. Un esempio <strong>di</strong> trascurata potatura è quella che mostrano le fotografie della via Ariosto:<br />

Via Ariosto: la mancata potatura degli alberi ostacola i pedoni<br />

Via Ariosto: la mancata potatura degli alberi ostacola i pedoni<br />

76


Via Ariosto: la mancata potatura degli alberi ostacola anche gli automezzi<br />

Via Ariosto: la mancata potatura degli alberi ostacola anche gli automezzi<br />

77


Ma perfino camminando lungo la via Libertà si costata una potatura approssimativa. A chi è<br />

affidata la potatura degli alberi? Il Sindaco sa che deve pretendere dai suoi collaboratori il controllo<br />

del lavoro dei <strong>di</strong>pendenti delle Aziende alle quali sono affidati i servizi? Se la trascuratezza è tale<br />

nelle vie del Centro, è facile immaginare cosa accade alla periferia della città. Le fotografie che<br />

seguono non mostrano una strada incusto<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> campagna. Mostrano lo stato <strong>di</strong> abbandono <strong>di</strong><br />

una delle corsie del viale Regione Siciliana all’altezza <strong>di</strong> Tommaso Natale: la principale via<br />

d’accesso a <strong>Palermo</strong> provenendo da Trapani. La manutenzione è affidata a qualcuno? A chi?<br />

Viale Regione Siciliana: le ebracce e i rifiuti invadono la sede stradale da tutte le parti<br />

78


Viale Regione Siciliana (lato Trapani): Le erbacce e i rovi occupano quasi metà della carreggiata<br />

stradale! Siamo in una via d’accesso alla città e nessuno provvede!<br />

Chi controlla i lavoratori addetti alle manutenzioni? Chi controlla le Aziende alle quali sono<br />

affidate le manutenzioni che dovrebbero evitare queste inconcepibili incurie? Certo una città<br />

aggre<strong>di</strong>ta per decenni dal malaffare e dalla cattiva amministrazione ha mille problemi tutti<br />

improrogabili. Ma la gestione attenta del verde pubblico è uno <strong>di</strong> quegli aspetti che fanno<br />

l'immagine <strong>di</strong> una città e che qualificano, nel bene o nel male, chi l'amministra.<br />

La <strong>di</strong>sponibile go<strong>di</strong>bilità del verde e del patrimonio paesaggistico e naturale <strong>di</strong> una città è la<br />

misura più evidente della qualità della sua vita e, verso questa, deve essere prioritario l'impegno <strong>di</strong><br />

chi l'amministra. Ma sembra che la Giunta del Sindaco Cammarata non lo sappia.<br />

Note<br />

1- AA.VV. - Progetto "Parco la Favorita e monte Pellegrino", introduzione, e<strong>di</strong>zioni La Seppia, 1979<br />

2 - R. Alaimo -La Repubblica, 17 marzo 1999, cronaca <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong><br />

79


8 - Considerazioni conclusive<br />

La descrizione del <strong>di</strong>ssesto ambientale e civile del Comune <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> dovrebbe segnalare<br />

anche la cattiva gestione dei servizi pubblici soprattutto per quanto attiene allo spazzamento delle<br />

strade e al <strong>di</strong>serbaggio dei marciapie<strong>di</strong>, delle aiuole e dei monumenti. Certo, le responsabilità dei<br />

citta<strong>di</strong>ni non mancano. Ma il Sindaco e i suoi Assessori sanno che hanno il dovere <strong>di</strong> trovare i mo<strong>di</strong><br />

per educare i citta<strong>di</strong>ni, invece <strong>di</strong> cercare solo i mo<strong>di</strong> per spremerli con tasse per coprire la loro<br />

cattiva gestione anche finanziaria? Il Sindaco e i suoi Assessori sanno che hanno anche il dovere<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre tutti i controlli necessari per assicurare il corretto funzionamento dei servizi che affidano<br />

alle Aziende alle quali pagano milioni <strong>di</strong> Euro?<br />

Dal settembre 2009 è entrato nella Giunta Cammarata l’architetto Maurizio Carta. Sembra<br />

armato da buona volontà e frequenta i convegni e i <strong>di</strong>battiti organizzati dalle Associazioni culturali<br />

e volontaristiche per segnalare i problemi del Centro Storico. Fa bene, ma stia attento perché non<br />

mancano i tromboni che amano parlarsi addosso e, ipocritamente, vogliono rimanere amici <strong>di</strong> tutti.<br />

Dimostri autonomia e spirito d’iniziativa: si <strong>di</strong>a da fare senza mettersi anche lui a fare chiacchiere.<br />

il sindaco, beato lui, continua a ridere!<br />

Nota: Qualche inconveniente, fra quelli illustrati dalle fotografie, può essere stato superato nei giorni<br />

che sono trascorsi dalla data del rilievo. Ma, la situazione complessiva non è cambiata.<br />

80


Bibliografia generale<br />

AA. VV. - Rivista PER della Fondazione Salvare <strong>Palermo</strong> onlus, <strong>Palermo</strong> 1996-2009<br />

AA. VV. - Urbanistica e gestione del territorio, <strong>Palermo</strong> 1986<br />

AA. VV. - Interventi <strong>di</strong> recupero nel Centro Storico <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>,<strong>Palermo</strong> 1998<br />

Amari M., Storia dei musulmani <strong>di</strong> Sicilia, Catania 1939<br />

Arata G.U., Architettura arabo-normanna e il Rinascimento in Sicilia, Milano 1913<br />

Bagnasco A., Tre Italie - La problematica territoriale dello sviluppo italiano, Bologna 1977<br />

Basile N., <strong>Palermo</strong> felicissima, <strong>Palermo</strong> 1978 3 vol.<br />

Bellafiore G, La maniera italiana in Sicilia, <strong>Palermo</strong> 1963<br />

Bellafiore G., Idea <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> barocca, <strong>Palermo</strong> 1971<br />

Benevolo L., Urbanistica e crisi economica, Bari 1979<br />

Benevolo L., La città italiana del Rinascimento, Milano 1968<br />

Cederna A., La <strong>di</strong>struzione della natura in Italia, Torino 1975<br />

Centorrino M, Il futuro è in Sicilia, Messina 1998<br />

Daneo C, La politica economica della ricostruzione 1945-1949, Torino 1975<br />

De Seta C., Spadaro M.A., Troisi S., <strong>Palermo</strong> città d'arte, <strong>Palermo</strong> 1998<br />

De Seta C. e Di Mauro L., <strong>Palermo</strong> - Le città nella storia d'Italia, Bari 1988<br />

De Simone M., Ville palermitane del XVll e del XVlll secolo, <strong>Palermo</strong> 1974<br />

Di Matteo S., Anni roventi, <strong>Palermo</strong> 1967<br />

Di Matteo S. e aa.vv., <strong>Palermo</strong> storia e arte, <strong>Palermo</strong> 1990<br />

Di Stefano G., Monumenti della Sicilia normanna, <strong>Palermo</strong> 1956<br />

Dolci D., Spreco, Torino 1960<br />

Dolci D., Inchiesta a <strong>Palermo</strong>, Torino 1958<br />

Gabrielli F. e aa.vv., Gli Arabi in Italia, Milano 1979<br />

Fava G., Processo alla mafia, Catania 1967<br />

Gerschenkron A., Il problema storico dell'arretratezza economica, Torino 1965<br />

Gerstenfeld M., Ambiente e confusione, segnali per il futuro, Milano 1993<br />

Guidoni E., La componente urbanistica islamica nella formazione delle città italiane<br />

in "Gli Arabi in Italia", Milano 1979<br />

Guiducci R., Un mondo senza tetto, Bari 1980<br />

Insolera I. e altri, La città e la crisi del capitalismo, Bari 1978<br />

La Duca R., Cartografia della città <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> dalle origini al 1680, <strong>Palermo</strong> 1962<br />

La Duca R., Bagli, casene e ville nella piana dei Colli, <strong>Palermo</strong> 1965<br />

Lovelock J. E., GAIA nuove idee sull'ecologia, Torino 1981<br />

Mack Smith D., Storia della Sicilia me<strong>di</strong>evale e moderna, Bari 1990<br />

Maggiore-Perni F., Le popolazioni <strong>di</strong> Sicilia e <strong>Palermo</strong> dal X al XVlll secolo, <strong>Palermo</strong> 1892<br />

Maldonado T., La speranza progettuale - ambiente e società, Torino 1992<br />

Milone F., Sicilia - la natura e l'uomo, Torino 1960<br />

Mitscherlich A., Il feticcio urbano, Torino 1970<br />

Orlando L., <strong>Palermo</strong>, Milano 1990<br />

Palazzotto P., Gli Oratori <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>, <strong>Palermo</strong> 1999<br />

81


Pantaleone M., Mafia e politica,Torino 1978<br />

Peri I., Città e campagna in Sicilia, <strong>Palermo</strong> 1956 2 vol.<br />

Peri I., Uomini città e campagna in Sicilia dall'Xl al Xlll secolo, Bari 1978<br />

Pes A., Cara <strong>Palermo</strong>, Messina 1996<br />

Pintacuda E., La Sicilia oltre il guado, <strong>Palermo</strong> 1995<br />

Pirrone G., <strong>Palermo</strong>, Genova 1971<br />

Porcinai P. e altri, Progetto per il "Parco la Favorita e monte Pellegrino, <strong>Palermo</strong> 1979<br />

Renda F., Giarrizzo G. e aa.vv., I Fasci siciliani, Bari 1975<br />

Rizzitano U., Il Libro <strong>di</strong> Ruggero, <strong>Palermo</strong> 1966<br />

Romano S.F., Storia della mafia, Milano 1964<br />

Ruffolo G., La qualità sociale, Le vie dello sviluppo, Bari 1985<br />

Sala<strong>di</strong>no G. e De Mauro M., Una cronaca palermitana, Milano 1972<br />

Salvemini G., Scritti sulla questione meri<strong>di</strong>onale, Torino 1955<br />

Salvemini G., Il Mezzogiorno e la democrazia italiana, Milano 1962 2 vol.<br />

Sciarra Borzì A., Ernesto Basile,<strong>Palermo</strong> 1982<br />

Scrofani S., Sicilia e Mezzogiorno, Bologna 1967<br />

Somogyi S., Sicilia - Monografia regionale per la programmazione economica, <strong>Palermo</strong> 1966<br />

Stajano C., Mafia: l'atto d'accusa dei giu<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>, Roma 1986<br />

Sylos Labini P., Le forze dello sviluppo e del declino, Bari 1984<br />

Tomasi <strong>di</strong> Lampedusa G., Il Gattopardo, Milano 1958<br />

Toynbee A., La città aggressiva, Bari 1972<br />

Worster D., Storia delle idee ecologiche, Bologna 1994<br />

Si ringraziano i siti web Wikipe<strong>di</strong>a, <strong>Palermo</strong>web e altri per le foto sui monumenti <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong><br />

82


finito <strong>di</strong> stampare il 28 febbraio 2010.<br />

83

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!