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Malusà / Formiche: Le strategie di comunicazione elettorale nella crisi della politica

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<strong>Le</strong> <strong>strategie</strong> <strong>di</strong> <strong>comunicazione</strong> <strong>elettorale</strong> <strong>nella</strong> <strong>crisi</strong><br />

<strong>della</strong> <strong>politica</strong>, Umberto <strong>Malusà</strong> su <strong>Formiche</strong><br />

Da molte elezioni si registra un costante abbandono <strong>di</strong> questi “fondamentali”<br />

che hanno lasciato il passo quasi sempre alla me<strong>di</strong>ocre creatività <strong>di</strong> pubblicitari<br />

<strong>di</strong> basso profilo (quando non è lo stesso can<strong>di</strong>dato a cimentarsi <strong>nella</strong> scelta<br />

dello slogan e dell’immagine) che interpretano il loro ruolo esclusivamente in<br />

una chiave emozionale attraverso l’utilizzo <strong>di</strong> immagini e <strong>di</strong> frasi ad effetto.<br />

Esempi, nomi, cognomi e partiti. Umberto <strong>Malusà</strong> su <strong>Formiche</strong>.net.<br />

<strong>Le</strong> nostre città cominciano a riempirsi dei manifesti elettorali e, fra poco, è<br />

presumibile che anche le televisioni private saranno invase dai messaggi<br />

elettorali dei can<strong>di</strong>dati, a meno che il clima del Paese non induca a un salutare<br />

taglio <strong>di</strong> questi investimenti.<br />

Chie<strong>di</strong>amoci da un punto <strong>di</strong> vista tecnico a cosa servono questi momenti e<br />

strumenti <strong>di</strong> <strong>comunicazione</strong>: la risposta è a informare e a motivare verso una<br />

scelta.<br />

1) Innanzi tutto informano che Mario Rossi è can<strong>di</strong>dato in una determinata lista<br />

2) Dovrebbero aiutare a identificare Mario Rossi, al <strong>di</strong> là <strong>della</strong> foto: chi è, cosa<br />

fa, ma soprattutto quali contenuti propone…<br />

3) Dovrebbero contenere un messaggio che aiuti l’elettore a scegliere quel<br />

can<strong>di</strong>dato facendo riferimento ai suoi valori e al programma cui aderisce.<br />

Da molte elezioni a questa parte dobbiamo registrare un costante abbandono<br />

<strong>di</strong> questi “fondamentali” che hanno lasciato il passo quasi sempre alla me<strong>di</strong>ocre


creatività <strong>di</strong> pubblicitari <strong>di</strong> basso profilo (quando non è lo stesso can<strong>di</strong>dato a<br />

cimentarsi <strong>nella</strong> scelta dello slogan e dell’immagine) che interpretano il loro<br />

ruolo esclusivamente in una chiave emozionale attraverso l’utilizzo <strong>di</strong> immagini<br />

e <strong>di</strong> frasi ad effetto, ispirate dal mondo pubblicitario, prive <strong>di</strong> logica che, il più<br />

delle volte, colpiscono essenzialmente per l’effetto ilare che generano.<br />

A quanto abbiamo visto fino ad oggi anche la presente campagna non si<br />

<strong>di</strong>scosta dalle precedenti. Abbiamo letto frasi come: “A viso aperto“; “Noi<br />

siamo noi“ (?!?); “Cambiamo tutto” e così via, abbinate a foto “artistiche”<br />

copiate, come stile, dai rotocalchi generalisti.<br />

Ma anche le campagne dei leader e dei raggruppamenti più importanti non si<br />

<strong>di</strong>scostano da questo “stile”: an<strong>di</strong>amo da “Noi <strong>di</strong>fen<strong>di</strong>amo i deboli“ dell’Udc a<br />

“L’Italia che sale” <strong>della</strong> lista Monti, al <strong>di</strong>scusso “Italia Giusta” <strong>di</strong> Bersani, a<br />

“Benvenuta sinistra” <strong>di</strong> Vendola.<br />

Se esclu<strong>di</strong>amo “Sfida il futuro senza paura” <strong>della</strong> Meloni, che dà un orizzonte<br />

temporale abbinato a un contenuto emotivo in<strong>di</strong>viduale (e quin<strong>di</strong> adatto alla<br />

percezione dell’elettore) ma che si concretizza nel gruppo <strong>di</strong> riferimento<br />

(Fratelli d’Italia, gruppo politico ma anche identificativo del Paese), le altre frasi<br />

appaiono molto piatte e statiche.<br />

Ha ragione Oscar Giannino quando giorni fa lamentava che la campagna<br />

<strong>elettorale</strong> era ritornata alla contrapposizione in trincea. Si sono persi per strada<br />

programmi e contenuti, ma soprattutto valori anche ideologici <strong>di</strong> riferimento<br />

che consentirebbero <strong>di</strong> illustrare per quale società e quale domani dobbiamo<br />

lavorare e sacrificarci per consegnarla ai nostri figli e nipoti.<br />

Resta una frase vuota che in<strong>di</strong>ca un’azione ed un significato neanche tanto<br />

coinvolgente. Merita attenzione, ad esempio, la frase “Italia giusta” abbinata al<br />

Partito Democratico. Essa presuppone che al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> quella componente ci<br />

sia un Italia ingiusta. Ma si fatica a percepire quali siano le variabili del giusto o<br />

dell’ingiusto ed inevitabilmente si identifica l’ingiustizia nell’avversario politico e<br />

quin<strong>di</strong> ancora una volta non si sceglie sulla base <strong>di</strong> progetti <strong>di</strong>versi ma sullo<br />

scontro fra leader.<br />

Da questo punto <strong>di</strong> vista, se non intervengono fattori nuovi, il più probabile<br />

vincitore è il Cavaliere che, su questo terreno, è imbattibile.<br />

FONTE: <strong>Formiche</strong>

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