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Gustavo Giovannoni - Bollettino d'Arte

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UN'OPERA SCONOSCIUTA<br />

DI JACOPO SANSOVINO IN ROMA.<br />

ELLA vi ta e delle opere di J acopo Sansovino, scultore<br />

ed architetto, noi sappiamo ben poco di più delle<br />

notizie forni teci dal Vasari (I), che i bi ografi pi II recenti<br />

(2) si sono limitati a parafrasare e ad illustrare.<br />

Precise ed ampie per tutto il periodo veneto di attività<br />

dell'artista (forse per le relazioni del Vasari col<br />

figlio Francesco), tali notizie lo sono molto meno pei<br />

precedenti periodi, che pure non meno di quello della<br />

maturità gloriosa ci interesserebbero a rappresentarci<br />

intero il cammino percorso; specialmente per quello<br />

in cui il Sansovino ha in Roma affermato in modo definitivo la sua arte, e<br />

la gemma sbocciata a Firenze è divenuta fiore.<br />

Anche le testimonianze autentiche, date, dalle firme incise o da documenti<br />

d'archivio, per le opere veneziane abbondano e vengono a controllare sicuramente<br />

i dati vasariani; mancano invece quasi completamente per quelle anteriori,<br />

sicchè rimangono per noi ancora avvolti nella nebbia tanto l'alba fiorentina,<br />

quanto il meriggio romano.<br />

Può assumere quindi una notevole importanza ulla specie di sunto espositivo<br />

dell'opera dell'artista, contenuto in un documento che non si comprende<br />

come possa essere finora sfuggito agli studiosi. È questa una lunga lettera (3),<br />

in data 2 novembre 1537, diretta a Venezia da Pietro Aretino a Jacopo Sansovino<br />

stesso; non davvero inedita, perchè già appare pubblicata nelle prime<br />

edizioni dei Libri delle Lettere e vi rimane compresa in tutte le edizioni succeSSIve.<br />

È ben noto quanto sia stata intima e costante l'amicizia, fatta di ammira-<br />

. zione e d'affetto (se non anche di colleganza d'interessi) e cementata da preziosi<br />

doni di oggetti d'arte (4), che pel suo « compare» Sansovino, con l'abituale<br />

esuberanza, l'Aretino dimostra, sempre pronto a magnificarne i meriti,<br />

a raccomandarlo eloquentemente ai potenti, a conciliarlo con gli amici che<br />

la natura un po' iraconda ed orgogliosa di maestro J acopo talvolta offendeva, a<br />

(I) VASARI (ed. Milanesi), t. VII, p. 485.<br />

(2) T. TEMANZA, Vita di Jacopo Sansovino, Venezia, 1752; L. PITTONI, Jacopo Sansovino,<br />

scultore, Venezia, 1909.<br />

(3) Cfr. P. ARETINO, Il p,'irno libro delle lettere, Bari, 1913, p. 287.<br />

(4) I dubbi sulla sincerità e sul disinteresse dell'Aretino non sono mai troppi. Basti ricordare<br />

la celebre lettera al Bembo, in cui cinicamente confessa il carattere mercantile delle sue<br />

lodi: « Bisognami fare che le voci dei miei scritti rompano il sonno dell'altrui avarizia, e quella<br />

.battezzare invenzione e locuzioni che mi reca corone di auro e non di lauro ».


JACOPO SANSOVINO. Monumento in S. Croce in Ge,ftlsalemme - Roma.


73 -<br />

tenere i ta bernacoli (I). P a rla p oi del cibori o di bronzo, d el p ia no a nte ri ore<br />

ch e serviva ad alza re il trono pontificio, delle statue d ell'altare, di cui dice<br />

autore il Maderno ; e cad e con queste asserzioni in altretta nte inesattezze, poich è<br />

il ciborio non è, e forse non è s ta to m ai, di bronzo, e la sedia pap ale non può<br />

esser stata elevata in m ezzo, su di una tomba, lasciando alle sp alle l'alta re<br />

eucaristi co, ed infine l'attribuzione al Mad erno p otrà, se mai, ri fe rirsi ai due<br />

angeli di bronzo aggiunti , n on certo alle principali fig'ure del m onumento.<br />

Il B esozzi ed altri si indug ian o altresì su alcuni elementi<br />

accessori p rossimi all'altare ; così ad es. sui sedili di<br />

marmo p osti tutt'intorno alla tribuna e sulle infelici pitture<br />

a finto m a rmo della p a rete, ope ra, com e ci dice il Pascoli (2 ),<br />

di Nicolò da P esaro. Niuno invece accenna ad alcune<br />

ope re d ecorative ivi prossime che pure h a nno un n otev ole<br />

valore d'a rte, cioè ai quattro grandi candela bri in fe rro b attuto<br />

collocati n el presbiterio (fig. 2), ch e probabilmente<br />

furono d estina ti in orig ine ad esser p osti intorno all'alta re<br />

del Sacra m ento. Pur senza raggiungere l'importanza d ei<br />

maggiori esempi coevi, quali quelli di S a nta M a ri a in Orga no<br />

a Verona, del S anto di Padova, del Museo d el B argello<br />

a Firenze, d ella Cattedrale di Rovigo, ecc., tali candelabri,<br />

dalle robuste basi diretta m ente imitate da m odelli classici,<br />

dalle sottili e larghe foglie e dalle g hirlandette ch e rive·<br />

stono il fusto, h anno una eleg anza di li nea ed una squisitezza<br />

di esecuzion e n ei particolari ch e m erita no di essere<br />

fugacemente segn ala te.<br />

Chiusa questa breve digressione, occorre torna re al<br />

monumento ed ai suoi ca ratte ri stilistici n ella scultura e<br />

nella g enerale composizione.<br />

L'opera di scultura v e ram ente insig ne è in esso da ta<br />

dalle due statue d ei profeti. Forse anzi di m an o del Sansovino,<br />

oltre ch e il disegno generale dell'op era , non ci<br />

sono che quelle; ed il resto è op era di aiutanti e di ese­<br />

cutori, abilissimi n ell'intaglia re l'orna to degli stemmi e dei<br />

capitelli, m a non m olto vale nti n eilo scolpire le due figure<br />

dei due a ng eli nella zona centrale, imita te da antich e statue<br />

di Vittorie, m a goffe e p oco proporziona te (3).<br />

L'opera diretta di Iacopo S a nsovino p e r le due statue<br />

Fig. 2 . Candelabro<br />

in ferro battuto nel<br />

presbite rio di S. Croce<br />

in Gerusalemme.<br />

principali è dimostra ta sì dalla somiglianza di tipo e di atteg g iam ento con tante<br />

(I ) Non è priva d'inte resse tale trattazione, di caratte re liturgico, specialmente riferita ad<br />

un esempio infrequente, come quello di Sa nta Croce ; in cui cioè non solo si associa un sepolcro<br />

ad un altare, ma si ritorna per il ciborio di custodia dell' E ucaristia al tipo medioevale del<br />

tabernacolo, o conditoriulIt, murato nell a pa rete. (Vedi su tale soggetto H . GRISAR in Civiltà<br />

Caltolica, 1896, p. 469). Gli esempi prossimi che specialmente meritano menzione a tal proposito<br />

sono l'altare di S . F in a nell a Cattedrale cii S. Gemig na no e l'altare del S acra mento, di A ndrea<br />

Sansovino, in S. Spirito a Fire nze.<br />

(2) L. PASCOLI, Le vite ecc., 1, 242.<br />

(3) Occorre t uttavia notare che l'attuale e ffetto poco felice è accentuato dal fo ndo nera·<br />

stra che tag lia le fig ure invece di unirle ne lla supe rficie; ed anche che la ma ncallL:a di g iu ste<br />

proporzioni è esagerata nella fot ografia, presa da un punto di vista 1110lto più alto di quello<br />

ordinario.<br />

lO - Bot/. d'A ,-le.


\<br />

- 75 -<br />

che si sono o ra distinte, ed hanno le massime affinità col S. Jacopo Sllaccennato<br />

e con la Madonna di S. Agostino.<br />

*<br />

* *<br />

Venezia ed il tempo hanno invece sulla composizione architettonica e sul<br />

concetto decorativo direttamente avuto influenza.<br />

(Fot. Alina.'i).<br />

Fig. 3· - J acopo San so vino.<br />

Monumento,in S. Marcello in Roma.<br />

Se questa composIzIOne e questo concetto noi mettiamo a confronto con<br />

quelli a cui è ispirato il monumento del cardinal di Sant'Angelo in S. Marcello,<br />

scolpito circa sedici anni prima, vediamo quale grande cammino l'artista abbia<br />

percorso. Certo ci potrebbe riuscire di un grande interesse conoscere le fermate<br />

intermedie di questo cammino in cui egli è venuto acquistando una personalùtà<br />

nuova, e determinare questi successivi momenti, non già con uno sguardo generale<br />

dato alla ua multiforme attività, ma con un esam e comparato di opere<br />

di tipo analogo e di tema affine. Ma pur troppo questo non ci è ora possibile:


- 77 -<br />

mostrarcela completa e ben definita e meg'lio ci permettono così di farne punto<br />

di partenza a determinazioni comparate.<br />

L'uno di essi è la tomba del vescovo Pietro da Vicenza nella chiesa di<br />

Aracoeli; l'altro non è opera eseguita, ma un grande disegno di progetto e<br />

trovasi nella raccolta dei Disegni architettonici degli Uffizi al n. 142.<br />

Della tomba di Pietro da Vicenza (fig. 4), morto nel r 504, la paternità al<br />

primo Sansovino non è affermata nè da iscrizioni nè da documentazione, ma<br />

risulta con assoluta certezza dal confronto delle figure scolpite con quelle dei<br />

(Fot. A lil1a1'i)<br />

Fig. 4. - Andrea Sansovino.<br />

Monumento a Pietro di Vicenza in S. M. d'Aracoeli<br />

in Roma.<br />

monumenti di S. Maria del Popolo e segnatamente col sepolcro dello Sforza,<br />

che, terminato nel r505, deve essere stato eseg'uito quasi insieme con esso.<br />

Quasi identiche le statue di rilievi della Giustizia e della Carità, e della Madonna<br />

racchiusa in un tondo, quasi identica la figura dormiente sul letto (r ),<br />

piena di calma e di dignità. L'armoniosa inimitabile bellezza, la maniera larga<br />

e sicura dello scolpire assicurano essere questo monumento di Pietro da Vicenza<br />

non già una copia di un allievo, ma opera diretta del maestro; forse<br />

è da vedere in essa l'esperimento primo per le maggiori prove dei sepolcri<br />

di S. Maria del Popolo (2).<br />

(I) Il Sansovino in queste tombe è stato forse il primo a rappresentare la figura g'iacente<br />

non più come morta, ma come dormiente, sollevata sui cuscini; il quale tipo di rappresentanza<br />

dopo di lui è diventato, se non normale, come dice il Gnoli, certo abbastanza diffuso.<br />

(2) Vedi la riproduzione geometrica del TOSI, op. cito tav. LXIV.


- 78-<br />

Quanto al disegno degli Uffizi (fig . 5), grande disegno di circa m. 0,30 X 0,40,<br />

esso reca una composizione ancora pitl ampia e complessa di architettura e di<br />

F ig. 5. - Andrea Sansovino - Disegno di monumento sepolcrale<br />

(Dis. Arch. U ffi zi n. J 42).<br />

scultura funera ri a. Nel centro è una figura giovane, non pitl dormiente, ma<br />

desta ed in atto di leggere un libro (I) ; il letto sul quale questa si leva è por-<br />

(I ) Ln figura che si è desta, ma rimane sul letto è rappresentazione immediatamente successiva,<br />

per ordine di concetto se non regolarmente per ordine di tempo, a que lla precedentemente<br />

indicata. Tra i più interessanti sono gli esempi bolognesi, quali q uelli dei monumenti<br />

al Malavolta, al T eodosio, ad Ercole Bottrigari, uomini di scie nza che si son voluti raffigurare<br />

non in atteggiamento di riposo, ma co n la mente ancora e perennemente tesa a1)o studio.


- 80-<br />

Così nel 1520 Jacopo Tatti ancora non appare svin colato menoma,mente<br />

p er quanto riguarda composizione architettonica e decorativa, dalla scuola del<br />

Maestro dal quale aveva preso il nome; e, del resto, pure le opere di vera<br />

a rchitettura eseguite nel corrispondente periodo romano sono ben lung i dal<br />

rivelarci una verçt p ersonalità originale e forte: g li interni di S, Marcello e di<br />

S, Giovanni dei Fiorentini non ci mostrano che le solite forme senza un concetto<br />

nuovo" A Venezia invece fin dai primi anni la figura dell'artista si afferma<br />

subito nelle manifestazioni architettoniche e prosegue sicura nella sua strada<br />

gloriosa, La formazione dell'architetto è stata tarda ed h a richiesto una lunga<br />

m aturazione, ta nto quanto invece era stata quella dello scultore precoce.<br />

*<br />

* *<br />

Nel monumento di Santa Croce in Gerusalemme è già il riflesso di questo<br />

nuovo sentime nto di sicurezza e di forza: è l'opera di un architetto che domina<br />

la forma e ri cerca negli effetti della massa e dellio rnato nuove espressioni, che<br />

sostituisce alla minuta sovrabbondanza decorativa il ritmo e perfino il contrasto<br />

tra la semplicità e la ri cchezza.<br />

In questo p assaggio tra due così differenti tendenze espresse nei due monumenti,<br />

c'è tuttavia in parte l'evoluzi one dell'a rtista, in p arte quella del suo<br />

tempo. Sul tema elegante del sepolcro o dell'alta re il primo Rinascimento si<br />

era atta rdato più che su di ogni altro, ed aveva seg'uitato ancora in pieno Cinquecento<br />

a ricoprire di finissimi intagli le superficie, lasciando all'Architettura<br />

il fornire ad essi i riquadri, senza assumere, altro che in casi di eccezione (come<br />

appunto nelle suddette tombe in S. Maria del Popolo, come nella tomba Vendramin<br />

a V enezia e nelle altre affini), una funzi one diretta <strong>d'Arte</strong>. Il risveglio<br />

e la trasformazione sono state quindi rapide e brusche. « L'a rchitetto e lo scultore<br />

statuario » , come ben di ce il Gnoli (I), «cacciano affatto di posto lo scultore<br />

decorativo » , E d ecco apparire come monumenti-tipo la cappella della Madonna<br />

a L o reto, la tomba Mocenigo, di Tullio Lombardi, in Ss. Giovanni e Paolo a<br />

Venezia (2), la piramide del monumento di Agostino Chigi in Santa Maria del<br />

Popolo a Roma , (3) il sepolcro in ma rmo del cardinale A rmellini a Santa M'Iria<br />

in Trastevere, quello di Adriano VI in Santa Maria dell' Anima, (41 e pill tardi<br />

le tombe di Leone X e di Clemente V II, quella di Piero dei Medici a Montecassino,<br />

ecc.<br />

Questo ritardo di fase h a avuto anzi due conseguenze notevoli, l'una in<br />

contrasto con l'altra, in opere tra loro contemporanee e pur differentissime per<br />

stile. D a un la to la tendenza quattrocentesca, affidata alle positive ragioni del<br />

tirocinio professionale di artisti e di m aestranze, prosegue ancora avanti e viene<br />

(I) GNOL1, Have Roma, Roma, 1909, pago II9,<br />

(2) Su questo monumento, di cui sono notevolissime le affini tà con quello del S ansovino in<br />

S, Croce in Gerusalemme, vedi P AOLETTI. Architettura e sculbwa in Vmezia, Venezia, 1903, p, 215.<br />

(3) Vedi GNOL1 in A,'clzivio storico dell'Arte, val. 1. L 'argomento principale per l'attrilmzione<br />

a Raffaello è, come è noto, dato da un disegno della collezione degli Uffizi ; m a la scrittura,<br />

è, in quel disegno, veramente""di Raffaello?<br />

(4) Per la data dell' importante monumento elevato dal Peruzzi ad Adriano VI, vedi<br />

PASOL1N1 Op, cito, p, 122, SCHMIDLIN, Geschicltte der Anima, Freiburg, 1906, p , 2ì9, Per la<br />

restituzione dei suoi ele me nti scomposti, ed in particolare dell 'attico, vedi il disegno contenuto<br />

nel C1A CCONIO, op. cito, nonchè un bozzetto del Peruzzi stesso conservato nell a collezione<br />

del Louvre (N, 1410), che certo si rife ri sce all'attico suddetto.<br />

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