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<strong>Nuova</strong> ARTEC<br />

Corso di perfezionamento<br />

La discalculia: procedure diagnostiche e strategie terapeutiche<br />

7-8/10/2011<br />

Dott.ssa Riccardi Ripamonti Itala<br />

Dott.ssa Cividati Barbara


EVOLUZIONE NEI MILLENNI<br />

- e nelle storie dei popoli -<br />

DELLE ABILITA’ E COMPETENZE<br />

MATEMATICHE<br />

..alcune note..


Le slaids che seguono sono state liberamente tratte da:<br />

Charles Seife (2002),“Zero. La storia di un’idea pericolosa” Bollati Boringhieri, Torino.<br />

Stanislas Dehaene (2001)“Il Pallino della matematica” Oscar Mondadori, M<strong>il</strong>ano.<br />

Verso la fine degli anni 30 l’archeologo Karl Obsolon rinvenne in Moravia<br />

un radio di lupo vecchio di 30.000 anni (Età della pietra) recante una<br />

serie di tacche incise in profondità,<br />

si tratta di 55 tacche disposte in gruppi di cinquine, le<br />

prime 25 separate dalle altre da una tacca aggiuntiva di<br />

lunghezza doppia<br />

c’è quindi <strong>il</strong> sospetto che si contasse per cinquine e poi si<br />

contrassegnassero i gruppi di cinque cinquine.<br />

Perché proprio cinque?<br />

Il medesimo accidente di natura che fornì all’uomo<br />

cinque dita per mano fece, a quanto pare, del cinque<br />

la base di numerazione maggiormente ut<strong>il</strong>izzata da<br />

tantissime culture


Pare che ai primordi della matematica si<br />

distinguesse solo tra “uno” e “molti”.<br />

L’evoluzione nel tempo delle lingue primitive<br />

consentì, poi, di distinguere tra<br />

“uno” “due” e “molti” e successivamente<br />

“uno, due, tre” e “molti”<br />

ma restavano assenti i termini delle quantità<br />

intermedie<br />

(alcuni linguaggi presentano ancor oggi queste carenze).


Secondo i glottologi<br />

l’unità di misura di riferimento dei protolinguaggi<br />

- da cui discesero gli idiomi europei -<br />

è <strong>il</strong> numero dieci<br />

di conseguenza,<br />

i popoli che li parlavano è credib<strong>il</strong>e che impiegassero<br />

un sistema di numerazione a base 10<br />

Qualunque sistema di numerazione, comunque,<br />

non disponeva di un nome per lo zero.<br />

Il concetto corrispondente semplicemente non esisteva.<br />

Siccome non serve un numero per esprimere<br />

l’assenza di qualche cosa non viene in mente di<br />

collegare un simbolo alla mancanza di oggetti.


p. 25/26 CS<br />

Greci e Romani sdegnavano lo zero<br />

al punto di bandirlo dai propri scritti nonostante ne riconoscessero<br />

l’ut<strong>il</strong>ità.<br />

Il perché di questo comportamento?<br />

LO ZERO ERA PERICOLOSO.<br />

Essendo lo zero connesso al vuoto e al nulla,<br />

ecco sorgere, per via dell’atavico sgomento dinanzi al niente e al caos,<br />

<strong>il</strong> timore dello zero.<br />

Il timore dello zero, però, scendeva più in profondità<br />

rispetto ad una semplice angoscia riguardo al nulla:<br />

agli occhi degli antichi<br />

le proprietà matematiche dello zero erano inesplicab<strong>il</strong>i.<br />

A qualunque numero aggiungiamo se stesso otteniamo un numero diverso<br />

(aggiungiamo uno a uno e otteniamo due,<br />

ma se aggiungiamo zero allo zero otteniamo sempre zero)<br />

ugualmente tutte le regolarità del comportamento dei numeri con le altre<br />

operazioni vengono a crollare.


Lo zero si scontrava<br />

con le bas<strong>il</strong>ari posizioni ideologiche occidentali<br />

perchè racchiudeva in sé due concetti funesti per quello<br />

schema di pensiero, quegli stessi concetti che, difatti,<br />

avrebbero portato al crollo della dottrina aristotelica dopo<br />

un lunghissimo regno:<br />

quello di vuoto e di infinito.<br />

La visione greca della realtà fisica, forgiata da Platone, Aristotele e<br />

Tolomeo, sopravvisse a lungo al crollo della civ<strong>il</strong>tà che l’aveva<br />

creata. In quell’universo non esisteva <strong>il</strong> niente; lo zero non vi era<br />

contemplato. Per duem<strong>il</strong>a anni, per questa ragione, non poté<br />

accettarne <strong>il</strong> contenuto; e le conseguenze furono tremende.<br />

Prima di essere pronti ad accogliere lo zero, i pensatori occidentali<br />

avrebbero dovuto smantellare <strong>il</strong> proprio mondo.


p. 20SC<br />

Il sistema di numerazione SUMERICO<br />

Già intorno al 200 a C. i Bab<strong>il</strong>onesi avevano preso ad<br />

usare due cunei obliqui per rappresentare uno<br />

spazio corrispondente ad una colonna vuota<br />

dell’abaco.<br />

Ma lo zero<br />

non era altro che un segnaposto, rappresentava lo<br />

spazio vuoto dell’abaco,<br />

non possedeva un valore numerico proprio,<br />

non aveva una sua collocazione nella sequenza<br />

numerica.


Con <strong>il</strong> VII secolo,<br />

caduta ormai Roma da tempo<br />

l’Occidente era in piena crisi,mentre l’Oriente prosperava.<br />

La crescita dell’India<br />

veniva eclissata dall’affermarsi di un’altra civ<strong>il</strong>tà:<br />

l’ISLAM.<br />

Tramontava la stella dell’ovest, nasceva quella dell’Est.<br />

Attraverso la cultura islamica,<br />

lo zero (che questa cultura prese dall’India),<br />

sarebbe finalmente arrivato in Occidente.


La cristianità inizialmente respinse lo zero,<br />

ma <strong>il</strong> commercio lo reclamò ben presto.<br />

Nel 1299 Firenze mise al bando i numeri arabi<br />

con la motivazione ufficiale che avrebbero potuto essere redatti in forma<br />

ambigua e agevolmente falsificati<br />

(uno svolazzo della penna e zero poteva essere trasformato in sei).<br />

Alla fine le pressioni commerciali ebbero partita vinta e lo zero<br />

si diffuse con rapidità nel resto d’Europa:<br />

lo zero era giunto e <strong>il</strong> vuoto con lui.<br />

Nella cristianità, quindi in Italia,<br />

lo zero venne accettato solo intorno al XVII secolo


Nel conteggio in avanti si inizia sempre da uno.<br />

Nel conteggio all’indietro viene spontaneo inserire lo zero.<br />

Tuttavia, in alcune occasioni, partiamo a contare dallo zero:<br />

<strong>il</strong> cronometro, <strong>il</strong> contach<strong>il</strong>ometri di una vettura nuova, la giornata dei<br />

ferrovieri inizia alle 00.00.<br />

Il motivo per cui <strong>il</strong> conteggio in avanti inizia sempre con<br />

uno a che vedere con l’ordinamento:<br />

senza lo zero non abbiamo paura di confondere<br />

<strong>il</strong> valore di numerosità che <strong>il</strong> numero esprime (cardinalità)<br />

con <strong>il</strong> posto che occupa (ordinalità), perché coincidono.<br />

Con l’avvento dello zero cardinalità e ordinalità non erano<br />

più intercambiab<strong>il</strong>i.


p. 106/109SD<br />

Nell’antichità i fondamenti del contare apparvero<br />

prima della scrittura.<br />

L’evoluzione della notazione numerica scritta,<br />

comunque, è passata<br />

• dalla corrispondenza biunivoca,<br />

• al raggruppamento,<br />

• ai simboli che rappresentavano <strong>il</strong> raggruppamento,<br />

• alla ripetizione di simboli secondo <strong>il</strong> principio additivo.<br />

Ma l’addizione non poteva esprimere i numeri molto grandi<br />

per cui è stato necessario ricorrere alla moltiplicazione.


I Cinesi, cinque secoli fa,<br />

inventarono una notazione perfettamente regolare,<br />

che si è conservata fino ai giorni nostri.<br />

Essa comprende solo<br />

13 simboli arbitrari fra le cifre che vanno da 1 a 9 e<br />

i numeri 10,100,1000 e 10.000.<br />

Il numero 2342 si scrive semplicemente “2 1000 3 100 4 10 2” A questo<br />

punto la scrittura è diventata<br />

<strong>il</strong> riflesso della numerazione orale.<br />

I matematici indiani<br />

donarono all’umanità, tramite i sapienti del mondo arabo,<br />

la notazione posizionale in base 10 oggi universalmente usata.<br />

Dire cifre arabe è improprio perché in realtà sono<br />

indiane.


Quando <strong>il</strong> nostro cervello immagazzina le cifre da<br />

memorizzare<br />

in memoria uditiva<br />

(di qui la fatica a ricordare i numeri fonologicamente sim<strong>il</strong>i: sei, sette)<br />

ne conserva in memoria i dati per circa due secondi.<br />

La capacità mnemonica è determinata<br />

dal numero di cifre<br />

che riusciamo a ripetere in meno di due secondi.<br />

Chi ripete più in fretta ha una memoria migliore.<br />

I nomi delle cifre cinesi sono particolarmente brevi:<br />

si può pronunciarne, la maggior parte, in meno di un quarto di secondo.<br />

Gli equivalenti in francese o inglese, invece, richiedono<br />

un terzo di secondo in più per essere pronunciati.


Le ricerche fatte confermano che c’è una solida<br />

correlazione tra,<br />

<strong>il</strong> tempo necessario a pronunciare i numeri, in<br />

una certa lingua, e<br />

l’estensione di memoria di coloro che la<br />

praticano.<br />

I nomi dei numeri influiscono anche in modo<br />

determinante nei conti e nel calcolo mentale


p.116/118SD<br />

Gli errori di conteggio, tipici dei nostri bambini,<br />

(ventotto, ventinove, ventidieci, ventiundici ecc.)<br />

sono assolutamente sconosciuti nei paesi asiatici.<br />

In questi paesi, infatti, i nomi dei numeri sono dedotti<br />

tramite una regola molto fac<strong>il</strong>e:<br />

11=dieci-uno, 12= dieci-due, 21=due dieci uno, ecc.<br />

I bambini americani (e italiani), invece, devono imparare a<br />

memoria, oltre ai numeri dall’uno al dieci, anche<br />

quelli dall’undici al diciannove e quindi<br />

le decine dal venti al novanta.<br />

Questa differenza linguistica provoca nei nostri bambini<br />

circa un anno di ritardo (nella numerazione)<br />

rispetto a quelli cinesi.


Per questi motivi i bambini cinesi<br />

hanno meno difficoltà dei coetanei americani<br />

nell’apprendere i principi della<br />

numerazione posizionale in base 10.<br />

Quando si chiede loro di formare <strong>il</strong> numero 25,<br />

ut<strong>il</strong>izzando cubetti (unità) e barre composte da dieci cubetti,<br />

i piccoli cinesi scelgono, spontaneamente,<br />

due barre composte da dieci cubetti e cinque unità.<br />

Questo dimostra una buona comprensione della<br />

notazione decimale.<br />

Alla stessa età i bambini americani si mettono ancora a<br />

contare, laboriosamente, venticinque cubetti.<br />

La base dieci, trasparente per le lingue asiatiche, costituisce<br />

un piccolo rompicapo per gli scolari occidentali.


I cinesi, inoltre, sono più efficaci nell’insegnare ai bambini le<br />

tabelline in quanto:<br />

• non si soffermano sulla tabellina dell’uno<br />

• quando insegnano una tabellina fanno subito osservare ai<br />

bambini anche quella “inversa” ( vale a dire: 2x7 ma<br />

anche 7x2)<br />

In questo modo i bambini devono memorizzare<br />

solo 36 prodotti.


L’ipotesi che la memoria abbia un ruolo centrale<br />

nel calcolo mentale dell’adulto<br />

é, oggi, universalmente accettata.<br />

Tuttavia, gli adulti, dispongono di altre<br />

numerose strategie di calcolo.<br />

Quando si comincia a frequentare la scuola,<br />

si ha un rovesciamento dell’aritmetica mentale.<br />

Da una conoscenza intuitiva delle quantità numeriche,<br />

dominata dalle strategie di calcolo,<br />

si passa a una aritmetica imparata a memoria,<br />

e non è un caso che questo coincida<br />

con le prime difficoltà matematiche.


Il cervello non è preparato al compito di<br />

immagazzinare in memoria<br />

una quantità di informazioni numeriche<br />

Spesso questo costa la<br />

perdita di ogni comprensione intuitiva delle<br />

operazioni aritmetiche.


Perché <strong>il</strong> nostro cervello<br />

fa fatica a mettere in memoria<br />

quarantacinque addizioni e trentasei moltiplicazioni<br />

(tavola delle somme e delle moltiplicazioni)?<br />

Eppure conosciamo centinai di informazioni arbitrarie,<br />

nomi e cognomi, date, indirizzi ecc.<br />

All’età in cui <strong>il</strong> bambino comincia a faticare con l’aritmetica<br />

impara quotidianamente una decina di parole nuove<br />

senza sforzo apparente.<br />

Cosa c’è di diverso nelle tavole delle moltiplicazioni perché sia<br />

così diffic<strong>il</strong>e, anche dopo 10 anni di allenamento,<br />

ricordare alla perfezione quella quarantina di informazioni<br />

che esse contengono?


PROVATE A MEMORIZZARE QUESTA TABELLA<br />

• Carlo Leopardi abita in via Rosa<br />

• Carlo Rosa abita in via Giuseppe Garibaldi<br />

• Rosa Alberto abita in via Giuseppe Mazzini<br />

• Carlo Leopardi lavora in via Giuseppe Mazzini<br />

• Carlo Rosa lavora in via Mazzini Giuseppe<br />

• Rosa Alberto lavora in via Carlo Alberto


Imparare a memoria elenchi di questo genere sarebbe<br />

estremamente difficoltoso e le confusioni numerosissime.<br />

In effetti si tratta di tabelle aritmetiche mascherate.<br />

• Carlo 3 Leopardi 4 abita (+) in via Rosa 7 3+4= 7<br />

• Carlo 3 Rosa 7 abita (+) in via Giuseppe 1 Garibaldi 0 3+7= 10<br />

• Rosa 7 Alberto 5 abita (+) in via Giuseppe 1 Mazzini 2 7+5= 12<br />

• Carlo 3 Leopardi 4 lavora (x) in via Giuseppe 1 Mazzini 2 3x4= 12<br />

• Carlo 3 Rosa 7 lavora (x) in via Mazzini 2 Giuseppe 1 3x7= 21<br />

• Rosa 7 Alberto 5 lavora (x) in via Carlo 3 Alberto 5 7x5= 35


Osservate da questo nuovo punto di vista,<br />

le tavole aritmetiche riacquistano ai nostri occhi di adulti<br />

le difficoltà intrinseche che presentano ai bambini<br />

che le vedono per la prima volta.<br />

La cosa straordinaria non è<br />

che facciamo fatica ad impararle,<br />

ma piuttosto che finiamo per ricordarcele …..<br />

ma <strong>il</strong> nostro cervello non riesce a ricordare fatti<br />

numerici proprio perché la sua memoria non è<br />

organizzata come quella di un calcolatore.


La memoria umana è associativa<br />

intreccia legami multipli<br />

tra informazioni disparate.<br />

Sono proprio questi legami associativi<br />

che permettono<br />

la ricostruzione di un ricordo<br />

sulla base di informazioni frammentarie.


• p. 140<br />

La memoria associativa<br />

costituisce, al tempo stesso,<br />

la forza e la debolezza del nostro cervello.<br />

La forza<br />

quando ci permette,<br />

- partendo da una vaga reminiscenza,<br />

di dipanare poco a poco l’intera matassa di ricordi<br />

(non c’è al momento nessun software capace di ricostruire<br />

questo accesso per contenuto).<br />

- di usufruire delle analogie per applicare<br />

a una nuova situazione<br />

una conoscenza appresa in circostanze diverse.


La debolezza<br />

quando è importante mantener le conoscenze<br />

separate le une dalle altre, al riparo di qualsiasi interferenza,<br />

come le tabelle aritmetiche.<br />

Purtroppo per i matematici<br />

<strong>il</strong> nostro cervello, per m<strong>il</strong>ioni di anni,<br />

si è sv<strong>il</strong>uppato in un ambiente<br />

dove i vantaggi della memoria associativa<br />

superavano di gran lunga gli inconvenienti per <strong>il</strong> calcolo.<br />

Per questo dobbiamo sempre fare i conti<br />

con le interferenze e le associazioni inadeguate<br />

che la nostra memoria evoca, automaticamente,<br />

malgrado i nostri sforzi.


I MODELLI PER LA COSTRUZIONE DEL<br />

NUMERO NEL BAMBINO


Stanislas Dehaene “Il Pallino della matematica” Oscar Mondadori, M<strong>il</strong>ano, 2001<br />

La matematica, come la conosciamo oggi,<br />

ha, alle spalle, una lunga evoluzione<br />

ad opera del cervello,<br />

un organo biologico che rappresenta,<br />

a sua volta,<br />

<strong>il</strong> risultato di una evoluzione biologica<br />

ancora più lunga, governata<br />

dai principi della selezione darwiniana.


Il Modello Piagetiano<br />

della costruzione del numero nel bambino<br />

vede <strong>il</strong> numero come una costruzione operatoria.<br />

Piaget postula l’esistenza di condizioni prerequisite, quali<br />

alcuni principi logici, all’origine della costruzione del numero<br />

nel bambino..<br />

L’acquisizione del numero richiede, a suo avviso, la presenza<br />

del pensiero costituito da operazioni,<br />

(azioni interiorizzate, reversib<strong>il</strong>i e coordinate tra di loro).<br />

Per Piaget<br />

<strong>il</strong> numero è <strong>il</strong> risultato della sintesi operatoria tra<br />

classificazione e seriazione.


Piaget considera fondamentali<br />

• la capacità di ragionare in termini transitivi<br />

(se A>B e B>C, allora A > C),<br />

che consente al bambino di ordinare i numeri per grandezza, e<br />

• la conservazione della quantità<br />

per cui, in un insieme, <strong>il</strong> numero degli oggetti non cambia<br />

se questi vengono sparpagliati così da occupare una porzione differente di spazio,<br />

ma solo se si aggiunge o si toglie qualche elemento.<br />

• <strong>il</strong> sapere astrarre dalla natura e dalle caratteristiche<br />

degli oggetti che costituiscono l’insieme, quali<br />

le dimensioni, la forma, colore<br />

ma<br />

ha escluso la possib<strong>il</strong>ità dell’esistenza di un modulo innato<br />

che permette di riconoscere la numerosità, distinguerne i mutamenti, e<br />

di ordinare i numeri sulla base delle loro grandezze.


Prima degli anni ottanta, nessuna esperienza metteva<br />

veramente in dubbio <strong>il</strong> dogma piagetiano secondo <strong>il</strong><br />

quale i bambini molto piccoli sono sprovvisti del concetto<br />

di numero.<br />

Tuttavia, già a partire dagli anni settanta, sono comparsi<br />

diversi studi che hanno preso in considerazione<br />

i processi di quantificazione numerica<br />

(trascurati o considerati secondari nel modello piagetiano).<br />

Sono nati così modelli che prendono in considerazione la<br />

conta, <strong>il</strong> subitizing e la stima numerica,<br />

evidenziano la ricchezza numerica nel bambino pre-scolare e<br />

la importanza cruciale del periodo che va dai 2 ai 7/8 anni


Lo studio pionieristico di Starkey e Cooper (1980)<br />

ha dimostrato come i bambini siano sensib<strong>il</strong>i,<br />

già a 4-6 mesi,<br />

alla numerosità di una serie di pallini neri.<br />

Da questo studio ha preso vigore <strong>il</strong> f<strong>il</strong>one che ha messo in<br />

luce l’esistenza di un modulo innato.<br />

Secondo Dehaene (2001, p.69), l’ipotesi più verosim<strong>il</strong>e, è che<br />

“<strong>il</strong> modulo di riconoscimento dei numeri si organizzi per<br />

maturazione cerebrale, sulla base di informazioni<br />

codificate geneticamente”.


Solo negli ultimi decenni<br />

- in seguito alla possib<strong>il</strong>ità tecnica di registrare<br />

le risposte agli stimoli anche in neonati -<br />

si è potuto riscontrare la presenza di<br />

capacità numeriche nei bambini, persino a pochi giorni di vita<br />

Gli studi hanno evidenziato come, anche numerosi animali<br />

- tra questi i ratti e i piccioni –<br />

siano in grado di rappresentarsi, mentalmente, delle quantità,<br />

di trasformarle secondo certe regole aritmetiche e<br />

di compiere conti elementari.<br />

Un sistema protonumerico<br />

che l’uomo condivide con gli animali.


Le loro capacità si basano<br />

sull’ “accumulatore”<br />

un vero e proprio sesto senso numerico che permette<br />

la percezione delle quantità<br />

allo stesso modo<br />

di quella del colore, della forma, della posizione degli oggetti<br />

e offre, sia all’animale che all’uomo, un<br />

istinto del numero,<br />

un’intuizione diretta delle quantità numeriche.<br />

Tuttavia “l’accumulatore”<br />

non permette di manipolare i numeri discreti,<br />

ma soltanto grandezze continue.<br />

(pensiamo alle colonne degli istogrammi)


Nel corso dell’evoluzione l’uomo è stato dotato<br />

della capacità di ut<strong>il</strong>izzare un vasto sistema di simboli scritti e orali:<br />

<strong>il</strong> linguaggio<br />

mediante <strong>il</strong> quale ha imparato a<br />

“etichettare” un’infinità di numeri.<br />

Etichette che simbolizzano e discretizzano le quantità,<br />

parole e simboli,<br />

che permettono di distinguere sensi arbitrariamente vicini,<br />

e di superare i limiti dell’approssimazione.<br />

Numeri vicini, le cui proprietà aritmetiche sono assai diverse,<br />

come 49 e 50, possono così essere distinti.


p. 56/57<br />

A sei mesi i bambini sanno distinguere<br />

<strong>il</strong> numero di azioni fatte da una bambola (due o tre salti)<br />

possiedono<br />

una rappresentazione astratta dei numeri.<br />

Infatti, dagli esperimenti fatti risulta che<br />

- indipendente dal modo in cui gli giungono gli stimoli<br />

visivo o uditivo -<br />

quando sentono tre suoni<br />

esaminano più a lungo l’insieme di tre oggetti,<br />

quando ne sentono due<br />

<strong>il</strong> loro sguardo si attarda su quello di due oggetti.


p.63/66/67<br />

Pare che le capacità di calcolo esatto dei piccolissimi<br />

si limitino ai numeri 1,2,3,<br />

solo occasionalmente si sono rivelati capaci di<br />

cogliere la differenza tra 3 e 4<br />

Sul piano dell’evoluzione<br />

è interessante notare come<br />

la natura abbia fondato le basi dell’aritmetica<br />

sulle leggi fondamentali della fisica.


Le leggi impiegate dall’intuizione aritmetica dei bambini piccoli,<br />

come minimo, sono tre:<br />

- la prima<br />

lo stesso oggetto non può occupare due posizioni distinte<br />

contemporaneamente<br />

- la seconda<br />

due oggetti diversi non possano occupare la stessa posizione<br />

- la terza<br />

un oggetto fisico non può sparire né comparire, improvvisante,<br />

la sua traiettoria spazio-temporale deve essere continua.<br />

Sono queste le leggi che forniscono una<br />

solida base all’embrione della teoria dei numeri<br />

di cui sembrano dotati <strong>il</strong> cervello umano e quello animale.


p.69/70<br />

Secondo Dehaene è verosim<strong>il</strong>e che <strong>il</strong><br />

modulo di riconoscimento dei numeri si organizzi per maturazione<br />

cerebrale,<br />

sulla base di informazioni codificate geneticamente.<br />

Quale ne sia l’origine, non ci sono dubbi che,<br />

dopo i sei mesi,<br />

<strong>il</strong> bambino possiede un contatore aritmetico rudimentale,<br />

capace di riconoscere i numeri piccoli e di combinarli in<br />

addizioni e sottrazioni elementari<br />

la sola nozione aritmetica semplice di cui<br />

sembra essere privo è forse la<br />

relazione d’ordine


Per i bambini piccoli le quantità 1,2,3<br />

sarebbero come per noi i colori:<br />

rosso, giallo, blu,<br />

li riconosciamo,<br />

sappiamo che combinati tra loro possono dare altri colori<br />

(blu+giallo=rosso)<br />

ma ignoriamo<br />

in quale ordine appaiano nello spettro dell’arcobaleno.<br />

La nozione<br />

“più grande”/ più piccolo”<br />

comparirebbe dopo i 15 mesi


Solo dopo i 15 mesi cominciano a scegliere <strong>il</strong> gruppo più<br />

numeroso di giocattoli<br />

(così come fanno i macachi e gli scimpanzé).<br />

Verosim<strong>il</strong>mente questa competenza potrebbe derivare da<br />

un’operazione di astrazione dell’addizione e della sottrazione:<br />

<strong>il</strong> “più grande” sarebbe <strong>il</strong> numero che si ottiene aggiungendo;<br />

<strong>il</strong> “più piccolo” quello che si ottiene sottraendo.<br />

Eseguendo addizioni successive <strong>il</strong> bambino vedrebbe<br />

dunque accendersi, in un ordine riproducib<strong>il</strong>e, i r<strong>il</strong>evatori<br />

1, 2, 3 e finirebbe così per<br />

memorizzare la loro posizione nella serie.


p.134/135<br />

• A 2 anni e mezzo<br />

un bambino riesce a contare oggetti, eventi e suoni diversi;<br />

per lui contare è un procedimento astratto<br />

che si applica a ogni tipo di oggetto<br />

• A 3 anni e mezzo<br />

sa che l’ordine in cui recita i numeri è fondamentale,<br />

mentre non ha importanza l’ordine in cui li indica.<br />

Il bambino ha gli automatismi del contare<br />

ma non ne comprende lo scopo e così non gli viene in mente di<br />

contare quando la situazione lo richiederebbe<br />

(ad es,: “dammi tra dadini”, ne prende una manciata a caso)


Modelli che prendono in considerazione la<br />

conta.<br />

A partire dagli anni settanta compaiono, quindi, numerosi studi<br />

che prendono in considerazione<br />

i processi di quantificazione numerica<br />

(trascurati o considerati sencondari nel modello piagetiano):<br />

conta<br />

subitizing<br />

stima numerica<br />

Gli studi sulla conta mettono in luce<br />

la ricchezza di conoscenza numerica nel bambino prescolare e<br />

mettono in r<strong>il</strong>ievo la crucialità del periodo di età che va<br />

dai 2 ai 7/8 anni.


Si considerano tre modelli<br />

che prendono in considerazione la conta<br />

1) Gelman e Gallistel:<br />

I principi implici nella conta.<br />

2) Fuson:<br />

L’integrazione dei significati delle parole-numero<br />

3) Steffe :<br />

La costruzione delle unità concettuali e della serie<br />

numerica.


I principi impliciti nella conta<br />

(Gelman e Gallistel)<br />

Il modello distingue due tipi di processi:<br />

quelli che riguardano la formazione delle<br />

rappresentazioni di numerosità degli insiemi<br />

approssimate (subitizing) o precise (conta)<br />

quelli che riguardano le<br />

ab<strong>il</strong>ità di ragionamento numerico<br />

cioè operare<br />

- sulle numerosità<br />

(fare inferenze sulle relazioni,es.:maggiore minore uguale)<br />

- sulle trasformazioni numeriche<br />

(es.: addizione, sottrazione).<br />

Le due ab<strong>il</strong>ità sono strettamente connesse in quanto<br />

<strong>il</strong> ragionamento numerico infant<strong>il</strong>e opera sulle<br />

rappresentazioni di numerosità fornite dalla conta.


Principi impliciti nella conta,<br />

che costituiscono la competenza della conta, sono:<br />

Corrispondenza uno a uno<br />

Ordine stab<strong>il</strong>e (gli indicatori devono essere<br />

organizzati secondo un ordine ripetib<strong>il</strong>e)<br />

Cardinale (l’ultimo indicatore, ut<strong>il</strong>izzato per<br />

contrassegnare gli elementi della collezione, designa la<br />

numerosità della stessa)<br />

Astrazione: i principi di cui sopra possono essere<br />

applicati a qualsiasi tipo di collezione di elementi purché<br />

siano discreti - costituiscono unità distinte -<br />

Irr<strong>il</strong>evanza dell’ordine


Il bambino sembra possedere una comprensione<br />

“implicita” dei principi che regolano la conta.<br />

Si tratterebbe di strutture conoscenza<br />

“elementari” o “scheletriche”<br />

specifiche del dominio<br />

innate nell’uomo<br />

che guidano l’azione, l’assim<strong>il</strong>azione e la strutturazione<br />

dell’esperienza sui diversi piani.<br />

Queste strutture innate<br />

(i principi della conta, come ad es. i principi di causalità)<br />

guidano l’attenzione dell’individuo verso gli stimoli<br />

ambientali r<strong>il</strong>evanti per la costruzione dei concetti<br />

strutturati in modo sim<strong>il</strong>e a loro (isomorfi).


Tuttavia, quando la struttura di ciò che deve essere acquisito,<br />

non condivide<br />

la struttura dei principi innati della conoscenza,<br />

può risultare, addirittura,<br />

di ostacolo all’apprendimento.<br />

Ad esempio le frazioni rappresentano ciò che si ottiene<br />

dividendo due numeri e non ciò che si ottiene dall’operazione<br />

di contare le cose.<br />

(Olga Liverta Sempio).


Sebbene <strong>il</strong> linguaggio e la cultura matematica<br />

ci abbiano permesso di superare, ampiamente,<br />

i limiti impostici dal sistema protonumerico animale,<br />

questo modulo primitivo<br />

(“l’accumultore”)<br />

resta ancora al centro della nostra intuizione dei numeri,<br />

e conserva un’influenza notevole nel nostro modo di<br />

percepire i numeri, di immaginarli, di scriverne o di<br />

parlarne.


Le cifre arabe ci hanno permesso di accedere ad una<br />

aritmetica non approssimativa<br />

ma che rimane dipendente dalle sue radici<br />

che affondano nell’intuizione numerica:<br />

ogni volta che ci troviamo davanti a un numero, <strong>il</strong> nostro<br />

cervello non può impedirsi di trattarlo come una quantità<br />

continua e di rappresentarlo con precisione decrescente,<br />

proprio come farebbe un ratto o uno scimpanzé.<br />

La percezione dei numeri sottosta a tre<br />

Leggi o effetti


Effetto distanza<br />

Per quantità più vicine<br />

e più diffic<strong>il</strong>e riconoscere qual è la più grande.<br />

Effetto grandezza<br />

Le capacità di calcolo peggiorano quando<br />

aumenta la grandezza dei numeri da confrontare.<br />

Effetto compressione<br />

l’immagine che noi abbiamo dei numeri<br />

è quella di una serie compressa dove<br />

i numeri grandi occupano meno “spazio” di quelli piccoli


La compressione del numero è un riflesso:<br />

quando vediamo un numero<br />

<strong>il</strong> nostro cervello<br />

non si limita a identificare una successione di caratteri famigliari ma<br />

costruisce rapidamente<br />

una rappresentazione continua e compressa della quantità associata.<br />

Questa conversione in “quantità” si produce<br />

in modo automatico e incosciente, alla velocità di un lampo.<br />

E’ impossib<strong>il</strong>e vedere la forma del numero 5 senza tradurla,<br />

quasi istantaneamente, nella quantità cinque,<br />

e ciò avviene anche quando questa traduzione non ci è di alcuna ut<strong>il</strong>ità.<br />

La regola mentale, mediante la quale misuriamo i numeri,<br />

non è graduata in modo regolare, ma<br />

tende a comprimere i grandi numeri in uno spazio limitato


Gli studi hanno evidenziato che<br />

esistono dei legami<br />

tra i numeri e lo spazio e tra i numeri e le dita.<br />

Possiamo farci un’idea di questi legami se consideriamo che<br />

l’area corticale deputata alla rappresentazione quantitativa dei<br />

numeri<br />

è la regione parietale inferiore,<br />

più nello specifico<br />

la sua circonvoluzione posteriore detta “giro angolare” o<br />

“area 39 di Brodman”.<br />

Si tratta di un area associativa<br />

che si trova alla convergenza delle informazioni che arrivano<br />

dall’udito, dalla vista e dal tatto,<br />

proprio l’ideale per l’astrazione numerica che si applica<br />

a tutte le capacità sensoriali.<br />

Gli studiosi ritengono che quest’area sia suddivisa<br />

in microregioni specializzate<br />

per i numeri, per lo spazio, per le dita.


Geary (1993) ha identificato<br />

tre tipologie di difficoltà aritmetiche,<br />

una delle quali ha le sue basi nei problemi visuo-spaziali:<br />

allineare correttamente in colonna i numeri per compiere<br />

un’operazione, riconoscere <strong>il</strong> valore posizionale delle cifre.<br />

Altri studi (Hermelin B.e O’Connor N. 1986)<br />

hanno dimostrato che<br />

esiste una forte correlazione tra capacità in matematica e<br />

ab<strong>il</strong>ità nelle percezioni spaziali.<br />

Del resto, nell’antica Grecia, con Euclide e Pitagora,<br />

geometria e aritmetica erano intimamente collegate.


Anche i legami tra i numeri e le dita sono naturali.<br />

Gli studi di alcuni Autori<br />

(Butterworth, 1999,Dehaene S. 2001)<br />

danno le rappresentazioni di numerosità<br />

contigue a quelle delle dite nel lobo parietale del nostro cervello.<br />

I legami tra i numeri e le mani sono evidenti,<br />

basti pensare che le modalità di conteggio più antiche,<br />

o in uso presso popolazioni non culturalizzate,<br />

si basano sulle dita<br />

e che tutti i bambini, di qualsiasi cultura,<br />

hanno sempre iniziato a contare usando le dita.<br />

I glottologi ritengono che<br />

<strong>il</strong> numero dieci<br />

sia l’unità di misura di riferimento dei protolinguaggi<br />

- da cui discesero gli idiomi europei -<br />

di conseguenza, i popoli che li parlavano dovevano impiegare<br />

un sistema di numerazione a base 10.


Veniamo, dunque, al mondo con un<br />

circuito accumulatore<br />

che ci conferisce un’intuizione delle quantità aritmetiche.<br />

Il cervello di un bambino non è una spugna<br />

è un organo, già strutturato,<br />

che impara da ciò che è in risonanza con le sue conoscenze anteriori.<br />

Per questo è adeguato<br />

alla rappresentazione delle quantità continue e<br />

alla loro manipolazione approssimativa sotto forma analogica,<br />

ma si mostra invece molto r<strong>il</strong>uttante<br />

a ingurgitare vasti sistemi di assiomi o lunghi algoritmi simbolici<br />

per i quali l’evoluzione non lo ha mai preparato.<br />

E’ inut<strong>il</strong>e, dunque, bombardarlo di assiomi astratti.


La sola strategia ragionevole per insegnare la matematica sembrerebbe<br />

quella di<br />

arricchire progressivamente l’intuizione dei bambini<br />

facendo leva<br />

• sul talento precoce per la manipolazione delle quantità e <strong>il</strong> conteggio,<br />

• stuzzicando la loro curiosità con giochetti divertenti,<br />

• esponendo, via via, ut<strong>il</strong>i scorciatoie che la notazione simbolica<br />

permette, ma senza mai separarla dall’intuizione quantitativa,<br />

• introducendo, alla fine, i sistemi formali o assiomatici.<br />

La scuola, invece, si accontenta, spesso,<br />

di inculcare un’aritmetica meccanica e priva di senso.


Prima di andare a scuola, <strong>il</strong> bambino dispone già di una<br />

notevole capacità di approssimazione e di conteggio,<br />

ma a scuola, questo bagaglio matematico informale,<br />

non sempre viene considerato un fatto positivo,<br />

anzi, a volte, addirittura un handicap<br />

(o non viene proprio considerato).<br />

Contare sulle dita,<br />

per esempio, è frequentemente considerato<br />

un atteggiamento infant<strong>il</strong>e che<br />

una buona educazione ha <strong>il</strong> dovere di eliminare.<br />

Eppure tutta la storia delle numerazioni ha dimostrato<br />

che si tratta di un<br />

prezioso strumento per assim<strong>il</strong>are la base 10.


Disprezzare le conoscenze precoci dei bambini può avere<br />

un effetto disastroso sul resto della loro carriera scolastica.<br />

Molti bambini “negati per la matematica”<br />

sono di fatto allievi normalmente dotati che<br />

sono partiti male nello studio di questa materia.<br />

Le loro prime esperienze a scuola li hanno convinti che<br />

l’aritmetica è una materia arida, staccata da ogni tipo di intuizione:<br />

“Bisogna fare come dice la maestra anche se non si capisce <strong>il</strong> perché”.<br />

Si sono convinti che non ne capiranno mai niente<br />

e così la fobia per la matematica,<br />

viene ad aggiungersi alle considerevoli difficoltà che già pone<br />

l’aritmetica.


Possiamo aiutare i bambini a superare queste difficoltà<br />

costruendo le conoscenze matematiche nel loro cervello<br />

su qualcosa di concreto (le quantità)<br />

e non sull’astrazione (le cifre),<br />

rispettando le possib<strong>il</strong>ità e i limiti<br />

della struttura cerebrale.<br />

Ma, per farlo, è necessario conoscere queste possib<strong>il</strong>ità e<br />

questi limiti.<br />

E questo vale sia<br />

per l’insegnamento che per la riab<strong>il</strong>itazione.


Valutare i prerequisiti per<br />

l’apprendimento delle<br />

ab<strong>il</strong>ità del numero e del<br />

calcolo.<br />

Gennaio 2008<br />

Centro Ripamonti - Dott. Cividati Barbara


La batteria BIN 4-6 propone una serie di<br />

prove per l'esame delle componenti di base<br />

dell'apprendimento matematico, e permette<br />

di individuare prof<strong>il</strong>i di rischio nelle<br />

competenze e ab<strong>il</strong>ità relative<br />

all'«intelligenza numerica» in bambini dai 4<br />

ai 6 anni, suddivise in 5 fasce d'età, che<br />

tengono conto degli incrementi costanti e<br />

naturali di sv<strong>il</strong>uppo.


1° parte:<br />

Area lessicale<br />

I processi lessicali fanno riferimento al nome dei numeri<br />

rappresentano l’aspetto più mediato dalla cultura, che si<br />

innesta sulle funzioni simboliche


Area lessicale<br />

1) Corrispondenza nome-numero<br />

2) Lettura di numeri scritti in codice arabico<br />

3) Scrittura di numeri


Non si calcolano come esatti i numeri scritti al contrario, secondo i dati del test<br />

presentato un bambino di 6 anni mediamente conosce i simboli arabici di almeno 2<br />

numeri


2° parte:<br />

Area semantica<br />

I processi semantici riguardano la rappresentazione mentale<br />

della quantità, la numerosità o in termini matematici i principi<br />

di cardinalità del numero.


Area semantica<br />

1) Confronto tra quantità<br />

2) Comparazione tra numeri arabici


Alcuni confronti presentano una complessità: richiedono di discriminare tra<br />

quantità e grandezza.


3° parte:<br />

Conteggio<br />

Il possesso di ab<strong>il</strong>ità di conteggio include competenze<br />

diversificate riferib<strong>il</strong>i ad aspetti semantici, di ordine stab<strong>il</strong>e e<br />

lessicali del numero che si integrano tra loro e diventano<br />

competenze specifiche del conteggio


Conteggio<br />

1) Enumerazione avanti e indietro<br />

2) Seriazione numeri arabici<br />

3) Completamento di seriazioni


4° parte:<br />

Area della pre-sintassi<br />

Riguarda i processi che stanno alla base della sintassi del numero che si<br />

riferisce alle diverse relazioni di ordine di grandezza all’’interno di<br />

numeri grandi o composti a più cifre


Area della pre-sintassi<br />

1) Corrispondenza tra codice arabico-quantità<br />

2) Uno-tanti<br />

3) Ordine di grandezza


Valutare <strong>il</strong> ragionamento che sottostà alla risposta del bambino.


Risultati finali del<br />

bambino:<br />

Schema riassuntivo


Tabella di valutazione per bambini dai 5 anni e 6 mesi ai 6<br />

anni


STRUTTURE E FUNZIONI NEUROLOGICHE<br />

ALLA BASE DELLA CAPACITÀ<br />

DI<br />

OPERARE CON I NUMERI


• Sono state identificate tre particolari aree del lobo<br />

parietale che sembrano coinvolte in modo<br />

differenziato nelle rappresentazioni e nel<br />

processamento delle informazioni numeriche<br />

• Il giro angolare sinistro sembra più attivo in compiti<br />

a maggior componente verbale (calcolo esatto)<br />

• Il lobo parietale posteriore superiore sembra più<br />

attivato da compiti che richiedono attenzione<br />

spaziale (approsimazione, sottrazione, confronti)<br />

• Il solco intraparietale orizzontale (HIPS) è attivo<br />

nelle manipolazioni di quantità tipiche del “number<br />

sense” (giudizi di grandezza, stime, ecc.)


Il solco intraparietale orizzontale (HIPS): manipolazioni di quantità tipiche del “number sense”<br />

Il giro angolare sinistro: compiti verbale, calcolo esatto<br />

Il lobo parietale posteriore superiore: compiti di attenzione spaziale


Gli studi di alcuni Autori<br />

(Butterworth, 1999,Dehaene S. 2001)<br />

danno le rappresentazioni di numerosità<br />

contigue a quelle delle dite nel lobo parietale del nostro cervello.<br />

I legami tra i numeri e le mani sono evidenti,<br />

basti pensare che le modalità di conteggio più antiche,<br />

o in uso presso popolazioni non culturalizzate,<br />

si basano sulle dita<br />

e che tutti i bambini, di qualsiasi cultura,<br />

hanno sempre iniziato a contare usando le dita.<br />

I glottologi ritengono che<br />

<strong>il</strong> numero dieci<br />

sia l’unità di misura di riferimento dei protolinguaggi<br />

- da cui discesero gli idiomi europei -<br />

di conseguenza, i popoli che li parlavano dovevano impiegare<br />

un sistema di numerazione a base 10.


• p. 222/223<br />

Le regioni prefrontali<br />

sostengono un ruolo chiave<br />

in matematica e in particolare in aritmetica.<br />

Una lesione di queste regioni non pregiudica, in generale, le operazioni<br />

più elementari, ma le successioni di calcoli possono venire alterate.<br />

I soggetti che ne sono affetti non applicano gli algoritmi correttamente,<br />

non usano le cifre nell’ordine giusto, dimenticano i riporti, mescolano<br />

i risultati intermedi: tutte mancanze che r<strong>il</strong>evano un’incapacità<br />

nell’organizzare l’esecuzione di una sequenza di operazioni.<br />

Certi pazienti affetti da lesioni frontali soffrono di<br />

difficoltà di “stima cognitiva”:<br />

danno spesso risposte assurde a problemi numerici semplici<br />

e non riescono a verificare se <strong>il</strong> risultato dato è secondo <strong>il</strong> buon senso.<br />

Le due componenti:<br />

pianificazione e verifica, si basano in primo luogo sull’<br />

”amministratore centrale”<br />

al quale fanno riferimento le regioni prefrontali.


La corteccia prefrontale<br />

che sostiene un ruolo chiave<br />

in matematica e in particolare in aritmetica<br />

è una delle regioni cerebrali specifiche della specie umana.<br />

Al periodo dell’ominazione è associata<br />

una straordinaria crescita della corteccia prefrontale che<br />

occupa oggi circa un terzo della nostra corteccia.<br />

La sua maturazione sinaptica, particolarmente lenta, è legata alla<br />

maggior parte degli apprendimenti umani poiché essa si estende<br />

almeno fino alla pubertà.<br />

Osserviamo anche che<br />

sono proprio le regioni frontali le prime a soffrire dell’invecchiamento<br />

cerebrale.<br />

Nell’invecchiamento normale, si trovano certi<br />

aspetti della sindrome frontale:<br />

mancanza di attenzione, difficoltà di pianificazione e<br />

perseveranza nell’errore,<br />

si conservano invece i comportamenti di routine.


Nell’articolo di F.Benso e G. Stella<br />

“Il fuoco attentivo e la Dislessia Evolutiva”<br />

(Dislessia, n°3, ottobre 2005, Erikson Trento) si legge:<br />

“… la lettura è un processo multimodale che dipende<br />

dall’efficenza delle sub-componenti percettive (visuo-uditive) e<br />

dalla gestione delle risorse attentive<br />

necessarie all’assemblaggio di tali componenti …”<br />

Lo stesso possiamo dire riguardo alla matematica:<br />

ma allora,<br />

l’anomalo comportamento del<br />

“processore centrale”<br />

responsab<strong>il</strong>e dell’allocazione delle risorse attentive,<br />

ritenuto possib<strong>il</strong>e base del disturbo specifico di lettura,<br />

può giocare anche un ruolo determinante<br />

nella discalculia


Questi AA. tra l’altro scrivono:<br />

“.. modulo e processore centrale sono legati, specialmente<br />

nella fase di sv<strong>il</strong>uppo:<br />

un disturbo che si genera da alcuni aspetti del processore<br />

non favorisce una buona modularizzazione,<br />

mentre un disturbo che parte dal sottosistema periferico da<br />

modularizzare può lasciare deboli alcune funzioni esecutive<br />

dedicate, perché non vi è un “nutrimento a feed back” del<br />

modulo sul processore….”


p. 224<br />

Il cervello dispone di una panoplia (armatura) di<br />

circuiti specializzati:<br />

alcuni riconoscono le cifre,<br />

altri le traducono in quantità interna,<br />

altri ancora permettono di recuperare fatti.<br />

La caratteristica fondamentale di queste reti di neuroni è la<br />

modularità<br />

funzionano autonomamente, in un campo ristretto e<br />

senza uno scopo particolare,<br />

Si limitano a ricevere informazioni<br />

in un certo formato in entrata e a<br />

trasformarle in un altro formato formato in uscita.


La potenza aritmetica del cervello umano sta<br />

soprattutto<br />

nella capacità di concatenare questi circuiti elementari<br />

sotto l’autorità delle regioni cerebrali anteriori quali<br />

la corteccia prefrontale e la regione cingolata anteriore.<br />

La specializzazione delle aree cerebrali permette<br />

una divisione efficace del lavoro,<br />

la loro orchestrazione,<br />

sotto l’egida delle aree prefrontali,<br />

la flessib<strong>il</strong>ità,<br />

indispensab<strong>il</strong>e alla concatenazione e<br />

all’esecuzione di nuove strategie aritmetiche.


LA DISCALCULIA EVOLUTIVA


CRITERI DI<br />

INDIVIDUAZIONE PRECOCE:<br />

Discrepanza INTELLIGENZA (QI) con<br />

-Lettura e scrittura di numeri ad una cifra<br />

-Fatti aritmetici<br />

-Enumerazione all’indietro<br />

Presenza di segni dislessici<br />

Diagnosi dalla fine della III classe di scuola primaria<br />

Fam<strong>il</strong>iarità per <strong>il</strong> disturbo prevalenza anche 10 volte superiore a quanto<br />

atteso nella popolazione normale


COME FARE DIAGNOSI DI<br />

DISCALCULIA EVOLUTIVA


CRITERI PER FARE DIAGNOSI DI<br />

DISTURBO SPECIFICO<br />

DELL’APPRENDIMENTO<br />

Intelligenza<br />

nella<br />

norma<br />

Assenza di<br />

disturbi<br />

neurologici<br />

Assenza di<br />

disturbi<br />

sensoriali<br />

Assenza di<br />

disturbi psichiatrici<br />

importanti


Criteri diagnostici per Disturbo del<br />

calcolo [ICD 10 - F81.2 ]<br />

A. La capacità di calcolo, misurata con test<br />

standardizzati somministrati individualmente, è<br />

sostanzialmente inferiore a quanto previsto in base<br />

all’età cronologica del soggetto, alla valutazione<br />

psicometrica dell’intelligenza e a un’istruzione<br />

adeguata all’età.<br />

B. L’anomalia descritta al punto A interferisce in modo<br />

significativo con l’apprendimento scolastico o con le<br />

attività della vita quotidiana che richiedono capacità<br />

di calcolo.<br />

C. Se è presente un deficit sensoriale, le difficoltà nelle<br />

capacità di calcolo vanno al di là di quelle di solito<br />

associate con esso.


Sotto una unica classificazione sono rappresentate<br />

difficoltà che interessano aspetti molto differenti:<br />

-Comprensione dei simboli aritmetici<br />

-Comprensione del valore quantitativo dei numeri<br />

-Allineamento in colonna (ab<strong>il</strong>ità visuo-percettive)<br />

-Memorizzazione di combinazione tra numeri (tabelline)<br />

-Uso competente delle procedure di calcolo


MODELLI E TEORIE<br />

CHE INFLUENZANO LE PROPOSTE PROGETTUALI<br />

PER L’ACQUISIZIONE DI ABILITÀ E COMPETENZE<br />

NELL’AMBITO DEL NUMERO E DEL CALCOLO


La letteratura riporta due modelli fondamentali relativi alla<br />

cognizione numerica nell’adulto:<br />

1 – Il modello McCloskey, Caramazza e Bas<strong>il</strong>i<br />

2 – Il modello del triplice codice di Dehaene (1992)<br />

Secondo <strong>il</strong> modello McCloskey l’architettura generale del<br />

processamento numerico è organizzata in due moduli:<br />

Sistema dei numeri (produzione e comprensione dei numeri)<br />

Sistema del calcolo (comprende tre componenti indipendenti tra loro:<br />

segni delle operazioni, fatti numerici, procedure di calcolo.)


Modello McCloskey (1985,1992)<br />

Procedure del calcolo mentale e scritto<br />

Fatti aritmetici<br />

Rappresentazione semantica astratta<br />

Comprensione dei numeri Produzione dei numeri<br />

verbale – arabica verbale -arabica


TEMPLE (1991; 1997) DAL MODELLO DI McCloskey<br />

Esistono tre tipi di discalculia evolutiva<br />

Dislessia per le cifre: difficoltà nell’acquisire i<br />

processi lessicali in comprensione e in<br />

Produzione<br />

Discalculia per i fatti aritmetici: difficoltà<br />

nell’acquisire i fatti numerici<br />

Discalculia procedurale: difficoltà<br />

nell’acquisizione di procedure e algoritmi<br />

implicati nel calcolo


Il modello McCloskey considera<br />

<strong>il</strong> processamento numerico<br />

esclusivamente<br />

un processamento di tipo linguistico e simbolico<br />

per cui le competenze esaminate sono solo<br />

<strong>il</strong> calcolo e la transcodifica<br />

e non tiene conto di due ambiti fondamentali<br />

la quantificazione e l’approssimazione


2 -Modello del triplice codice<br />

(Stanislas Dehaene (1992) Stanislas Deheaene e Laurente Cohen (1995,199,2000)<br />

L’architettura del processamento numerico distingue in questo<br />

modello non solo operazioni di transcodifica e di calcolo,<br />

ma anche processi di quantificazione e di<br />

approssimazione.<br />

Secondo questo modello i numeri possono essere rappresentati<br />

mentalmente in tre differenti codici, caratterizzati da tre specifici tipi<br />

di rappresentazione, a loro volta riferib<strong>il</strong>i a specifiche operazioni di<br />

processamento numerico e di calcolo:<br />

1) Codice verbale-uditivo<br />

2) Codice arabico-visivo<br />

3) Codice analogico


e<br />

Subitizing<br />

Rappresentazione<br />

analogica,<br />

di grandezza<br />

Stima<br />

Confronto<br />

numerico<br />

Lettura Input<br />

numeri grafemico o<br />

arabici fonemico<br />

Rappresentazione<br />

Rappresentazione<br />

Scrittura Output<br />

Numeri grafemico o<br />

arabici fonemico<br />

Calcoli<br />

complessi<br />

Giudizi di<br />

grandezza<br />

arabico-visiva<br />

Rappresentazione schematica del modello del triplice codice (Dehaene, 1992;<br />

Dehaene e Cohen, 1997)<br />

Giudizi<br />

di parità<br />

uditivo-verbale<br />

Enumerazion<br />

e<br />

Calcolo<br />

approssimativo<br />

Fatti<br />

aritmetici


Il Modello del triplice codice (Dehaene) prevede <strong>il</strong><br />

“codice di grandezza”<br />

Che costituisce<br />

un passaggio obbligato per alcuni compiti:<br />

stima, calcolo approssimato,<br />

mentre non è indispensab<strong>il</strong>e per altre attività:<br />

calcolo scritto e fatti aritmetici.<br />

Ha una notevole importanza<br />

- nel subitizing, quindi nel calcolo mentale,<br />

- nella previsione dei risultati di un’operazione<br />

- nell’ipotizzare le operazioni per risolvere un problema<br />

una carenza a questo livello, potrebbe compromettere le costruzioni<br />

nell’ambito del numero e del calcolo.


Difficoltà in ambito<br />

numerico<br />

difficoltà di<br />

-lettura<br />

-scrittura<br />

-ripetizione<br />

(Possono interferire problemi fonologici)<br />

Discalculia<br />

Difficoltà in ambito di<br />

calcolo<br />

(cognizione del numero)<br />

-Problemi di memoria di lavoro visuo-spaziale (fatti numerici)<br />

-Difficoltà di memoria verbale (conteggio all’indietro e tabelline)<br />

in possib<strong>il</strong>e comorbidità con Dislessia<br />

-Difficoltà di codifica semantica<br />

Difficoltà di<br />

quantificazione/subitizing


Difficoltà<br />

spazio-temporali<br />

e/o nella<br />

rappresentazione<br />

simbolica<br />

errori o eccessiva lentezza nel<br />

calcolo<br />

Difficoltà nei<br />

problemi<br />

aritmetici<br />

Difficoltà di<br />

linguaggio<br />

(anche “alte”)<br />

difficoltà di<br />

comprensione/analisi<br />

del testo


CARATTERISTICHE DEI BAMBINI<br />

DISCALCULICI


Difficoltà ad operare in modo fluente ed automatico<br />

nell’ambito del numero e del calcolo,<br />

che si manifesta in bambini che non presentano<br />

deficit intellettivi, né psicologici o sensoriali,<br />

né problemi ambientali.<br />

Può essere associato alla dislessia.<br />

Vanno quindi distinte ed escluse dalla discalculia quelle difficoltà<br />

determinate da deficit intellettivo, inadeguata esposizione ai<br />

contenuti curriculari, presenza di deficit sensoriali, difficoltà emotive<br />

L’incidenza del disturbo discalculico viene quantificata<br />

dalla maggior parte delle ricerche<br />

nel 6%<br />

(comparab<strong>il</strong>e al numero di bambini con disturbo di lettura)


La discalculia è spesso associata ad altre difficoltà di apprendimento<br />

ma viene riconosciuta più tardi<br />

soprattutto perchè<br />

<strong>il</strong> primo ciclo della scuola primaria<br />

non esaurisce l’apprendimento della strumentalità di base:<br />

i numeri complessi sono affrontati nel secondo ciclo,<br />

così come, alcuni algoritmi<br />

e la costruzione dei fatti aritmetici,<br />

si completano successivamente ai primi due anni di scuola.<br />

Quindi alla fine della seconda primaria<br />

molte difficoltà possono non essere ancora emerse<br />

alle valutazioni degli insegnanti.<br />

Diversamente da quanto avviene per l’apprendimento della lettoscrittura<br />

che,potendosi dire concluso, a livello strumentale,<br />

alla fine della seconda classe di scuola primaria permette anche alla<br />

scuola di r<strong>il</strong>evare le eventuali dificoltà.


Un alunno discalculico<br />

viene riconosciuto<br />

quando diventano evidenti le sue difficoltà<br />

nel conteggio, nella transcodifica<br />

nella costruzione dei fatti aritmetici,<br />

nel controllo degli algoritmi di calcolo,<br />

difficoltà nei compiti con algoritmi complessi<br />

Spesso lo stesso bambino che aveva evidenziato la dislessia<br />

manifesta, successivamente, queste difficoltà.


Il calcolo e <strong>il</strong> ragionamento non sono<br />

le uniche componenti nelle difficoltà discalculiche<br />

(nel numero e nel calcolo)<br />

possono essere coinvolte anche ab<strong>il</strong>ità<br />

- linguistiche: comprendere e/o nominare i termini e/o le operazioni<br />

- percettive: riconoscere/leggere i simboli numerici o i segni aritmetici<br />

-attentive: copiare correttamente i numeri, ricordare i riporti e i<br />

prestiti nelle operazioni<br />

- mnemoniche: ML,MBT, MLT<br />

- matematiche: contare oggetti, apprezzare le numerosità<br />

- spaziali: distanze, lunghezze, direzioni<br />

- temporali: prima, adesso, dopo relativi


La difficoltà a comprendere i problemi<br />

non è considerata nell’ambito della discalculia,<br />

tuttavia, molto sovente, nella clinica e nella riab<strong>il</strong>itazione,<br />

incontriamo soggetti che associano le due difficoltà.<br />

E’ un fatto che<br />

se non sono in grado di fare i calcoli<br />

posso sempre ricorrere alla calcolatrice,<br />

ma<br />

se non capisco quale operazione mi porta a risolvere un problema<br />

sono in difficoltà in molti frangenti della vita.<br />

Per questo è importante,<br />

più che insegnare le procedure,<br />

far arrivare i bambini a possedere <strong>il</strong> concetto dell’operazione.


• Nella discalculia evolutiva<br />

ci troveremmo di fronte a<br />

difficoltà<br />

nelle prove di apprezzamento della numerosità<br />

cioè alla disfuzione del modulo numerico innato,<br />

per cui le difficoltà di processamento numerico e di calcolo<br />

sarebbero secondarie a questa disfunzione.<br />

• Nelle difficoltà di apprendimento<br />

Ci troveremmo di fronte a<br />

adeguate<br />

prove di apprezzamento della numerosità<br />

mentre le difficoltà di processamento numerico e di calcolo<br />

sarebbero secondarie<br />

alle informazioni che provengono dall’ambiente,<br />

compreso l’insegnamento scolastico<br />

(Butterworth, 2005)


Si pone quindi <strong>il</strong> quesito:<br />

E’ corretto parlare di discalculia evolutiva anche se<br />

non è presente un deficit nell’area delle competenze analogiche?<br />

Vi sono alcune teorie (Shallice,Anderson) relative ai processi di<br />

modularizzazione che portano a sostenere che<br />

le difficoltà specifiche di calcolo e di processamento<br />

numerico possono essere determinate da<br />

una distorsione nel progressivo interfacciarsi<br />

del modulo numerico innato con altre competenze,<br />

come ad esempio <strong>il</strong> linguaggio.


Per quanto riguarda<br />

<strong>il</strong> trattamento (e la prevenzione)<br />

è determinante lavorare sulla numerosità<br />

in quanto<br />

• se c’è una disfunzione a livello di modulo numerico innato<br />

(apprezzamento di numerosità e giudizi di grandezza)<br />

i deficit nelle altre aree<br />

(calcolo a mente, fatti aritmetici, calcolo scritto, transcodifica)<br />

saranno secondari al primo<br />

• se <strong>il</strong> modello numerico innato è adeguato<br />

occorre recuperare <strong>il</strong> collegamento di questo con gli<br />

apprendimenti scolastici che si basano, spesso<br />

esclusivamente, sulla manipolazione del codice arabico,<br />

creando una frattura con <strong>il</strong> bagaglio di competenze che <strong>il</strong><br />

bambino ha quando arriva a scuola.


STRUMENTI DIAGNOSTICI PER<br />

LA DISCALCULIA EVOLUTIVA


Area Analogica<br />

(modello del<br />

triplice codice)<br />

Area<br />

Arabico-Visiva<br />

Area<br />

Uditivo-Verbale<br />

Giudizi di grandezza<br />

Confronto numerico<br />

Subitizing<br />

Calcoli complessi<br />

Giudizi di parità<br />

Lettura<br />

Scrittura<br />

Enumerazione<br />

Fatti aritmetici<br />

Ripetizione<br />

BDE<br />

X<br />

(Prova 9 QN)<br />

X<br />

(Prova 9 QN)<br />

X<br />

(Prove 6 – 8 QC)<br />

X<br />

(Prova 2 QN)<br />

X<br />

(Prova 7 QN)<br />

X<br />

(Prova 1 QN)<br />

X<br />

(Prove 3-4-5 QC)<br />

X<br />

(Prova 10 QN)<br />

Dyscalculia Screener<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X


Limiti dei test in uso:<br />

Natura estremamente eterogenea dei test<br />

-Semplicità/complessità delle prove (problemi)<br />

-Valutazione delle variab<strong>il</strong>i di correttezza e di rapidità<br />

-Validazioni per scuola media e superiori<br />

-Modello neuropsicologico alla base dello strumento diagnostico/aree indagate<br />

-Criteri di inclusione condivisi


Batteria BDE


FOGLIO<br />

RIASSUNTIVO


- CONTEGGIO<br />

- LETTURA<br />

- SCRITTURA<br />

- RIPETIZIONE<br />

PROVE RELATIVE ALLE<br />

ABILITA’ NUMERICHE<br />

- CODIFICA SEMANTICA


CONTEGGIO<br />

Tempo di conteggio in avanti 1-100<br />

Tempo di conteggio all’indietro 100-1<br />

Differenza espressa in secondi tra conteggio in avanti<br />

e conteggio all’indietro<br />

Somma degli errori commessi<br />

I quattro punteggi ponderati permettono di ottenere un unico<br />

punteggio ponderato


LETTURA<br />

E SCRITTURA DI<br />

NUMERI IN CIFRE<br />

-<br />

RIPETIZIONE DI<br />

NUMERI


CODIFICA SEMANTICA<br />

Prova delle “Triplette”<br />

Segnare <strong>il</strong> numero più grande tra tre numeri<br />

presentati uno sotto l’altro (T+E)<br />

Prova di Inserzioni<br />

Collocare <strong>il</strong> numero in uno degli spazi bianchi,<br />

all’interno di una serie di numeri (T+E)


PROVE RELATIVE ALLE<br />

ABILITA’ DI CALCOLO<br />

TABELLINE<br />

MOLTIPLICAZIONI A MENTE<br />

ADD./SOTTR. 10<br />

CALCOLO SCRITTO


Dot Enumeration<br />

Numerical Stroop<br />

Multiplication<br />

DYSCALCULIA SCREENER<br />

(Butterworth 2003)<br />

Dati normativi in stanine<br />

Additione standard score.<br />

Popolazione inglese 6 / 14<br />

anni


Dati alunno


Pres. Test 1


Stimoli test 1


Stimoli test 1


PROVA DI<br />

DOT ENUMERATION


Stimoli test 2


Stimolo test 2


PROVA DI<br />

NUMERICAL STROOP


Stimolo test 3


Stimolo test 3


PROVA DI<br />

ADDITION


Stimolo test 4


PROVA DI<br />

MULTIPLICATION


Stimolo test 5


Dati finali Dyscalculia Screener


Percentuale media di risposte corrette, per<br />

età e subtest (Butterworth, 2003)<br />

Dot<br />

Enumeration<br />

Numerical<br />

Stroop<br />

6 anni 7 anni 8 anni 10 anni 12 anni 14 anni<br />

91% 91% 91% 91% 91% 93%<br />

80% 83% 88% 90% 93% 95%<br />

Addition 65% 79% 82% 89% 92% 89%<br />

Multiplication 78% 88% 88%


Ma tutto ciò non basta…….<br />

Valutare un bambino, con difficoltà nell’ambito del<br />

numero e del calcolo, richiede una osservazione di tipo<br />

qualitativa e non solo quantitativa, oltre che un<br />

successivo confronto con altre prove (ad es.Wisc-r).<br />

E’ necessario ricordare che i test sono un ut<strong>il</strong>e guida da seguire ma anche che,<br />

da soli, non riescono a dare una quadro completo di ciò che realmente è <strong>il</strong><br />

bambino che abbiamo davanti, compresa la sua emotività e capacità di reagire<br />

nelle diverse situazioni.


A gennaio 2011 è stato pubblicato, dalla Erickson, <strong>il</strong> testo<br />

PREVENZIONE E TRATTAMENTO<br />

DELLE DIFFICOLTÀ DI NUMERO<br />

E DI CALCOLO<br />

Attività e materiali per terapisti, insegnanti e genitori<br />

di Itala Riccardi Ripamonti


Dal momento che le ab<strong>il</strong>ità si sv<strong>il</strong>uppano attraverso<br />

• la predisposizione innata<br />

• l’esposizione a stimoli adeguati<br />

• la frequenza degli stimoli<br />

<strong>il</strong> trattamento di una disab<strong>il</strong>ità<br />

deve essere<br />

• dominio specifico<br />

• intenso


Per realizzare strumenti riab<strong>il</strong>itativi efficaci occorre<br />

far riferimento a<br />

modelli che informano sull’ architettura<br />

computazionale dei numeri e del calcolo<br />

per desumere da questi<br />

strumenti riab<strong>il</strong>itativi efficaci.


Il tipo di approccio proposto<br />

è stato elaborato,<br />

• operando sul campo con i bambini discalculici,<br />

• partendo dai presupposti teorici, già riportati,<br />

secondo i quali è fondamentale partire ad operare<br />

dalla rappresentazione quantitativa<br />

(Butterworth, 2002, 2003, 2004, 2005),<br />

quindi si fa riferimento<br />

• all’uso delle dita<br />

intimamente legato allo sv<strong>il</strong>uppo dei concetti di numerosità<br />

(ricordo che le rappresentazioni delle numerosità del cervello sono contigue a<br />

quelle delle dita nel lobo parietale)<br />

• alle competenze relative alla quantificazione presenti sin dalla<br />

nascita<br />

per cui i bambini sono in grado di compiere, da subito, operazioni<br />

con le quantità<br />

(quando sono presentate in modo conforme alle caratteristiche della mente)<br />

in quanto queste competenze sono indipendenti dai numeri scritti.


Butterworth postula l’esistenza<br />

di un modulo numerico innato<br />

che permette di:<br />

• riconoscere le numerosità<br />

• distinguere i mutamenti di numerosità<br />

• ordinare i numeri in base alle dimensioni<br />

• processare piccole quantità<br />

Secondo questo Autore la capacità di apprezzare la<br />

numerosità è alla base di tutte le successive ab<strong>il</strong>ità<br />

di calcolo e di processamento numerico.


Il modello di riferimento è quello<br />

del triplice codice<br />

Stanislas Dehaene (1992, 2001)<br />

che distingue nell’architettura del processamento numerico<br />

non solo operazioni di transcodifica e di calcolo,<br />

ma anche processi di quantificazione e di approssimazione,<br />

quindi prevede<br />

<strong>il</strong> “codice di grandezza” ( o analogico)<br />

che permette di risalire alle caratteristiche degli stimoli<br />

astratti (quantificazione).


L’ approccio proposto tiene conto del percorso evolutivo nel<br />

bambino che prevede<br />

• un primo livello: semantico<br />

<strong>il</strong> b.o attinge alle proprie doti innate di contab<strong>il</strong>izzare <strong>il</strong><br />

mondo in termini di quantità<br />

(siamo quindi nel campo delle strategie intuitive)<br />

• un secondo livello: lessicale<br />

che si avvale del codice linguistico dei numeri<br />

• un terzo livello: sintattico<br />

che ut<strong>il</strong>izza <strong>il</strong> calcolo scritto con le sue regole procedurali.


Nel calcolo mentale noi ut<strong>il</strong>izziamo solo i primi due<br />

livelli,<br />

semantico e lessicale<br />

- come succedeva prima dell’introduzione delle cifre arabiche -<br />

per cui componiamo e scomponiamo le quantità.<br />

Nel calcolo scritto invece perdiamo <strong>il</strong> riferimento alle<br />

quantità e applichiamo procedure meccaniche.


La nostra proposta pone l’accento sui due primi livelli,<br />

in quanto, <strong>il</strong> calcolo scritto, riceve comunque un grosso input<br />

• dall’organizzazione del campo numerico<br />

- che diventa possib<strong>il</strong>e rappresentarsi in modo ordinato e strategico –<br />

• dalla velocizazione del calcolo mentale<br />

• dall’ arricchimento del magazzino dei fatti numerici.


Tutto questo in conformità all’ipotesi<br />

(McCloskey, Caramazza, Bas<strong>il</strong>e, 1985)<br />

secondo la quale<br />

<strong>il</strong> numero è <strong>il</strong> risultato della stratificazione di più significati.<br />

I processi implicati nel calcolo deriverebbero della<br />

convergenza di più operazioni,<br />

che agendo neurologicamente in modo separato,<br />

danno luogo a competenze cognitive differenti quali:<br />

la comprensione, la produzione e <strong>il</strong> calcolo.


È possib<strong>il</strong>e, quindi, aiutare i bambini<br />

incoraggiandoli ad ut<strong>il</strong>izzare le loro competenze,<br />

sia innate che acquisite,<br />

proponendo una struttura d’ordine fisso,<br />

di riferimento stab<strong>il</strong>e,<br />

su cui collocare gli elementi da contare,<br />

che ricalca quella naturale fornita, dalle due mani e dalle dieci dita,<br />

adatta alle caratteristiche della mente.


Possiamo ovviare,<br />

alle limitate capacità di rappresentazione della nostra mente,<br />

ut<strong>il</strong>izzando una modalità di raggruppamento<br />

che consente di creare fotografie mentali ridotte, semplificate:<br />

se valutiamo una collezione in termini di quantità,<br />

è come se sostituissimo ad ogni oggetto un tondo:<br />

la nostra mente quindi è come<br />

se vedesse prima i tondi degli oggetti stessi<br />

(Bortolato 2000/2002).


Dal momento che i bambini possono operare solo<br />

a livello semantico e lessicale<br />

dobbiamo aiutarli<br />

- fornendo loro rappresentazioni adatte alle capacità della mente<br />

che lavora solo in condizioni di percezione simultanea<br />

- incoraggiando l’uso delle dita,<br />

intimamente legato allo sv<strong>il</strong>uppo dei concetti di numerosità<br />

come sottolineato dagli studi che danno le rappresentazioni di numerosità<br />

contigue a quelle delle dite nel lobo parietale del nostro cervello<br />

(Butterworth, 1999,Dehaene S. 2001).


Materiale didattico-riab<strong>il</strong>itativo<br />

Ci si avvale di <strong>materiale</strong><br />

– appositamente relizzato –<br />

che <strong>il</strong> bambino può manipolare,<br />

così da aiutarlo a<br />

•consolidare ed interiorizzare <strong>il</strong> concetto di quantità<br />

•acquisire gli strumenti alla base delle operazioni di calcolo mentale.<br />

Inizialmente si lavora,<br />

sulle mani e sulla loro rappresentazione


per poi passare a visualizzare le quantità<br />

• con dei pallini, organizzati come le dita delle mani,<br />

• con lastriscia del 10


Anche cinque elementi, tuttavia,<br />

non possono essere valutati a colpo d’occhio<br />

(sappiamo che <strong>il</strong> subitizing arriva a tre/quattro elementi)<br />

per cui si prevedono molte attività di gioco per prendere confidenza<br />

con la struttura del cinque, (1+4, 3+2).<br />

Quando questa competenza,<br />

che è la chiave di costruzione di tutto <strong>il</strong> sistema numerico,<br />

è automatizzata<br />

le successive quantità possono essere viste come<br />

una reduplicazione, senza fine, di questo ordine.<br />

Infatti la stessa scomposizione permette di costruire tutti i numeri:<br />

5+1=6 , 5+2=7…….. 5+5=10.<br />

Andando oltre <strong>il</strong> dieci <strong>il</strong> discorso non cambia:<br />

5 +5+1 = 11 come dire 10 + 1 = 11 ........<br />

5 + 5 +5 + 1 = 16 come dire 10 + 5 +1 = 16, oppure 15 + 1 = 16....


Si raggiungono questi obiettivi ut<strong>il</strong>izzando le carte delle mani ma anche:<br />

• torri da 1 a 10 elementi costruite con i mattoncini delle costruzioni<br />

in commercio<br />

• carte raffiguranti le torri stesse (fino a 5 o a 10 elementi),


Con le torri si invitano i bambini a costruire<br />

una scala da 1 a 10<br />

partendo da torri di cinque elementi<br />

che possono essere spezzate solamente in due (1+4, 2+3).<br />

Viceversa<br />

si dovrà ritornare a torri di soli cinque elementi<br />

sempre rispettando la consegna che,<br />

• ogni torre, non può essere spezza in più di due parti e che<br />

• nessuna parte può essere lasciata in sospeso.<br />

Con le carte delle torri, delle manine e dei pallini si fanno tutta una<br />

serie attività: ricostruzione della quantità 5 o 10 mettendo insieme<br />

due carte attraverso vari giochi:<br />

da ruba mazzo,<br />

a straccia camicia,<br />

a memory.


Contemporaneamente, si ut<strong>il</strong>izza una struttura che aiuta i bambini a<br />

visualizzare l’organizzazione numerica sulla base 10:<br />

<strong>il</strong> quadrato del 100<br />

una struttura di riferimento stab<strong>il</strong>e, di ordine fisso.<br />

Per operare sul quadro del 100 si ut<strong>il</strong>izzano, in particolare<br />

• i gettoni tondi con un lato neutro e l’altro lato con scritti i numeri<br />

da uno a cento (unità in blu, decine in rosso).<br />

• le strisce di carta dal 5 e da 10 quadratini (corrispondenti al quadro<br />

del 100)


Il quadro del 100<br />

permette di collocare gli elementi da contare,<br />

in uno schema che ricalca la struttura naturale<br />

delle mani e delle dieci dita<br />

ed è quindi adatta alle caratteristiche della nostra mente.<br />

Il bambino, guidato opportunamente,<br />

è così fac<strong>il</strong>itato a cogliere<br />

• le relazioni tra i numeri<br />

• la base 10<br />

(struttura portante del nostro calcolo decimale)<br />

• ad operare sulle quantità.


dada<br />

da 21 a 37 = 37-21 (prima meno due decine poi meno un’unità)


Infine si propongono le carte delle centinaia e delle migliaia,<br />

E si opera su di esse sempre attraverso giochi e piccole<br />

competizioni.<br />

Queste ultime proposte sono centrate oltre che sulle<br />

strategie di calcolo mentale, sull’acquisizione dei<br />

meccanismi sintattici.<br />

Altre proposte riguardano l’acquisizione delle tabelline,<br />

o meglio,<br />

sulle operazioni di moltiplicazione e divisione<br />

.


Le attività che vengono proposte sono svariate, personalizzate sulle<br />

difficoltà che i bambini manifestano<br />

e vi saranno presentate nel corso delle esercitazioni pratiche.<br />

In generale:<br />

L’attività di conteggio viene ut<strong>il</strong>izzata solo nelle prime fasi e può<br />

essere rinforzata:<br />

• inserendo nell’ordine i tondi nel quadro del 100<br />

(invece di disporli al loro posto man, mano che vengono capovolti)<br />

• nel conteggio all’indietro<br />

• tenendo davanti a sé <strong>il</strong> quadro fino a che <strong>il</strong> bambino ne sente <strong>il</strong><br />

bisogno.<br />

In linea di massima<br />

è ut<strong>il</strong>e lasciare i supporti fino a quando i bambini ne hanno necessità.<br />

L’obiettivo è certo quello di far si che operino senza di essi ma, questo,<br />

sarà un punto di arrivo che non può essere forzato,<br />

al massimo lo si può incoraggiare con graduale sottrazione di aiuti.


L’uso del quadrato del 100 può far riflettere sul fatto che<br />

l’ut<strong>il</strong>izzo della linea dei numeri,<br />

per i bambini che iniziano a cimentarsi con l’aritmetica,<br />

è fonte di confusione.<br />

Solo verso la fine della seconda sarà opportuno introdurla,<br />

in quanto diventa fondamentale quando poi si dove ragionare<br />

in termini di numeri positivi e negativi.<br />

Analizziamo le difficoltà che essa presenta per<br />

un bambino di 5/7 anni:<br />

intanto la linea dei numeri prevede<br />

l’introduzione dello zero<br />

Concetto che crea dei problemi ai bambini come li ha creati<br />

nelle diverse culture - come abbiamo visto.


La linea dei numeri, contemplando lo zero,<br />

crea un conflitto tra le barrette,<br />

che frammentano la linea,<br />

e i numeri corrispondenti.<br />

Il numero tre, per esempio si trova associato alla quarta barretta.<br />

“Il numero, in questo caso, non è un punto (un tondo o una barretta)<br />

come spontaneamente viene rappresentato nel nostro cervello, ma<br />

uno spazio tra due confini”<br />

(Bortolato 2000).<br />

La linea dei numeri<br />

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9


Con l’introduzione dello zero<br />

non vi è più corrispondenza tra ordinale e cardinale.<br />

Ciò comporta difficoltà ai bambini<br />

abituati a far corrispondere un dito ad ogni numero.<br />

Tutti possiamo constatare<br />

le difficoltà dei fanciulli (anche già scolarizzati) nei giochi di percorso,<br />

quando devono spostare la pedina di un certo numero di caselle:<br />

tendono a contare anche la casella in cui si trovano.<br />

Non viene loro spontaneo<br />

far corrispondere <strong>il</strong> numero con <strong>il</strong> salto da una casella all’altra.


Un'altra considerazione si può fare constatando che<br />

nel conteggio in avanti si inizia sempre da uno,<br />

mentre,<br />

in quello indietro, viene spontaneo inserire lo zero.<br />

In realtà cominciamo <strong>il</strong> conteggio da uno per evitare di confondere<br />

<strong>il</strong> valore di numerosità, che <strong>il</strong> numero esprime (cardinalità),<br />

con <strong>il</strong> posto che occupa (ordinalità),<br />

perché se cominciassimo da zero i due valori non coinciderebbero.<br />

Cardinalità e ordinalità, con l’avvento dello zero,<br />

non sono più intercambiab<strong>il</strong>i.


LA LINEA DEI NUMERI MODIFICATA


Un’altra grave difficoltà, e fonte di confusione,<br />

(e non solo per i bambini)<br />

è <strong>il</strong> ricordare che <strong>il</strong> numero viene posto<br />

alla fine dello spazio vuoto<br />

e non all’inizio.<br />

(Questo problema è stato alla base delle difficoltà per i sistemi<br />

informatici nel passare all’anno 2000)<br />

Per un bambino la barretta rappresenta <strong>il</strong> numero<br />

ma allora come mai allo zero corrisponde una barretta<br />

E quale significato verrà dato quindi allo zero<br />

(che vuol dire “nulla”)<br />

in corrispondenza della prima barretta?


CONCLUSIONI<br />

Il trattamento analotgico-intuitivo<br />

opera per<br />

• Consolidare, e potenziare le competenze quantitative<br />

• migliorare la transcodifica numerica<br />

(per raggiungere la padronanza del codice)<br />

• acquisire la capacità di scomporre <strong>il</strong> numero<br />

(aspetto costruttivo del numero)<br />

• incoraggiare l’ut<strong>il</strong>izzo del subitizing<br />

(capacità di quantificare)<br />

per <strong>il</strong> calcolo mentale veloce<br />

• impostare i prerequisiti e i requisiti per la soluzione dei<br />

problemi


• Le modalità di lavoro sono prevalentemente metacongitive e<br />

ludiche,<br />

infatti la ripetizione delle attività (favorita dal gioco)<br />

è indispensab<strong>il</strong>e per far raggiungere la capacità di procedere in modo<br />

fluente oltre che corretto.<br />

• Preferib<strong>il</strong>mente si opera con due bambini per creare un ambiente<br />

favorevole al gioco, al confronto ad una competizione guidata.<br />

• Le attività proposte vengono riprese a casa o a scuola, 2/4 volte la<br />

settimana, da una tutor che partecipa alle terapie.


LE PROPOSTE DEL TRATTAMENTO ANALOGICO-INTUITIVO<br />

POSSONO COSÌ RIASSUMERSI<br />

• Consolidare, interiorizzare e potenziare le competenze di<br />

quantificazione per ut<strong>il</strong>izzarle nel calcolo mentale<br />

• Operare sulle quantità e non sui numeri.<br />

Ut<strong>il</strong>izzare le mani (che sono la nostra calcolatrice),<br />

non per contare alzando un dito alla volta,<br />

ma per sfruttare <strong>il</strong> colpo d’occhio che ci permette di<br />

identificare subito quantità fino a 3/4 elementi.


• Soffermarsi ad operare all’interno del 5, e quindi del 10<br />

(evidenziando che si tratta di una reiterazione delle<br />

operazioni entro <strong>il</strong> 5)<br />

• Evitare l’uso precoce della linea dei numeri, ma proporre<br />

<strong>il</strong> “quadro del 100” che non prevedendo l’uso dello zero,<br />

permette di visualizzare con fac<strong>il</strong>ità le quantità e di<br />

collocare i numeri secondo rapporti che evidenziano<br />

regolarità e reiterazioni.<br />

• Insistere sulla scomposizione dei numeri: per molti<br />

bambini ogni numero è costituito solo dalla ripetizione<br />

dell’unità, quindi 5 sarà 1+1+1+1+1, ma non riescono a<br />

vederlo come 2 +3 o 4 +1.


• Accertarsi della comprensione della terminologia e soffermarsi in<br />

particolare sul concetto di “differenza” tra due quantità,<br />

rapportandolo a “quanto di più, o quanto di meno”, a “quanto<br />

manca o quanto cresce”, a “quanto c’è da...a”. Sarà ut<strong>il</strong>e trasportare<br />

questi concetti in situazioni concrete relative alle valutazioni di<br />

lunghezza, di altezza, di quantità, di tempo ecc.<br />

• Far comprendere <strong>il</strong> significato (<strong>il</strong> concetto) delle operazioni<br />

matematiche passando attraverso situazioni problematiche.<br />

• Pertanto non è necessario , nell’affrontare i problemi, che i bambini<br />

eseguano i calcoli, anzi, è meglio decondizionarli da questo<br />

comportamento che li porta subito a fare l’operazione piuttosto che<br />

a rappresentarsi e a comprendere <strong>il</strong> problema, a prescindere dai<br />

numeri. Vanno incoraggiati a “vedere” la situazione proposta alla<br />

luce della domanda.


La varietà delle proposte è l’unica strada percorrib<strong>il</strong>e per fare<br />

arrivare i bambini a scoprire la rappresentazione schematica (tipica<br />

di ogni operazione) che sottostà ai problemi e che permette di<br />

inserirli in classi:<br />

• Riprendere, con tante proposte differenti, ad esempio <strong>il</strong> concetto di<br />

“singolare collettivo” in quanto è una difficoltà riscontrab<strong>il</strong>e in molti<br />

bambini: per loro è diffic<strong>il</strong>e capire che una decina è anche 10 unità,<br />

che 1 centinaio è, allo stesso tempo, 10 decine e 100 unità, ecc.<br />

Questa difficoltà si ritrova alla base del concetto di moltiplicazione.<br />

• Parallelamente sottolineare <strong>il</strong> concetto della moltiplicazione<br />

insistendo sulla terminologia “...per tot. volte”.<br />

Quello che manda in confusione i bambini è <strong>il</strong> fatto che un numero<br />

corrisponde ad una quantità, mentre l’altro si riferisce al numero di<br />

volte in cui la quantità va ripetuta. Per loro, a livello spontaneo,<br />

tutti i numeri si riferiscono a quantità, per questo si trovano<br />

spiazzati.


In sostanza<br />

partendo dalle competenze del bambino,<br />

relative alla quantificazione,<br />

si deve percorre un tragitto, nell’ambito delle ab<strong>il</strong>ità aritmetiche,<br />

che mantenga stretti legami con la semantica del numero.<br />

Non bisogna aver fretta.<br />

Spesso è necessario riprendere proposte che parevano superate e<br />

ritornare a usare le dita e/<strong>il</strong> quadro del cento per operare con i<br />

numeri;<br />

ciò significa che i bambini<br />

non sono ancora giunti alla rappresentazione mentale<br />

ed hanno ancora bisogno<br />

dei supporti concreti che non vanno loro tolti.


L’efficacia del<br />

trattamento<br />

I dati presentati sono stati pubblicati sul testo:<br />

“Prevenzione e trattamento delle difficoltà di numero e di calcolo”<br />

Riccardi Ripamonti.I, Ed. Erickson 2011


Età di<br />

arrivo<br />

comorbidità<br />

mesi di<br />

terapia<br />

Terapie totali<br />

C.G M 8<br />

Disgrafia<br />

Dislessia<br />

9 25<br />

P.R M 10 Dislessia 11 27<br />

S.J M 8<br />

Dislessia, difficoltà<br />

visuo-spaziali<br />

10 32<br />

S.F F 8<br />

Dislessia, difficoltà<br />

visuo-spaziali<br />

Dislessia, difficoltà<br />

9 23<br />

T.F M<br />

visuo-spaziali,<br />

problemi emotivi<br />

9 23<br />

BM M 9 Dislessico, disortografico 6<br />

L.A F 8.5 Dislessica trattata 6 13<br />

N.M M 8 Difficoltà lettura disortografico, 6 16<br />

I.C M 12<br />

Dislessia, difficoltà<br />

visuo-spaziali<br />

problemi emotivi<br />

Dislessia, difficoltà<br />

12 30<br />

D.M M 10<br />

visuo-spaziali<br />

problemi emotivi<br />

11 27<br />

S.A F 9 Dislessia 11 27<br />

CD M 10 Dislessico 9 23<br />

S.V F<br />

Dislessia, difficoltà<br />

visuo-spaziali<br />

9 23<br />

C.F F 10 Dislessica e difficoltà accesso lessicale, trattata 12 29<br />

P.S F 11 Dislessia 9 23<br />

M.A F 11 Dislessia 9 23<br />

L.V F 9<br />

Dislessia,<br />

difficoltà di linguaggio<br />

9 23<br />

B.S M 8 Dislessico 12 37<br />

A.M F 8 Dislessica 10 32<br />

M.I F 9 Dislessica 11 26<br />

12


80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

Medie totali dei bambini -20 soggetti- prima e al termine<br />

della terapia (circa 8 mesi)<br />

79<br />

53 53<br />

QN QC QNC<br />

77<br />

51<br />

74<br />

pre<br />

post


90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

Medie totali dei bambini – 10 soggetti- prima , al termine della<br />

terapia (circa 8 mesi) e al follow-up, dopo 10/12 mesi.<br />

87<br />

78 77<br />

52 52 52<br />

QN QC QNC<br />

88<br />

73<br />

85<br />

pre<br />

post<br />

follow


Risultati di alcuni singoli bambini prima del trattamento, al<br />

termine della terapia (circa 8 mesi) e al follow-up dopo 6 mesi.


Caso 1. (C,G; maschio), arrivato a metà della terza elementare,<br />

comorbidità con dislessia evolutiva.<br />

Il bambino presentava al suo arrivo una grave discalculia evolutiva (molte<br />

prove della BDE non erano somministrab<strong>il</strong>i). Nella tabella che segue<br />

mostriamo i punteggi ottenuti ai singoli sub-test<br />

QN<br />

QC<br />

2005 2006 2009<br />

pre post follow<br />

CONTEGGIO N.S. 8 9<br />

LETTURA<br />

N.S.<br />

8 11<br />

SCRITTURA<br />

N.S.<br />

7 11<br />

RIPETIZIONE 7 8 11<br />

COD.SEMANTICA 5 9 9<br />

TABELLINE<br />

N.S.<br />

11 6<br />

MOLTIPLICAZ. A MENTE N.S. 6 7<br />

ADD/ SOTTR. < 10 7 11 11<br />

ADD/ SOTTR. > 10<br />

N.S.<br />

11 12<br />

CALCOLO SCRITTO<br />

N.S.<br />

10 9


BDE<br />

DYSCALCULIA SCREENER


L’aspetto che si deve sottolineare in questo primo caso:<br />

• l’evoluzione delle ab<strong>il</strong>ità in tutti gli ambiti e, soprattutto, la continua<br />

crescita dei risultati dopo l’interruzione della terapia.<br />

• Le ab<strong>il</strong>ità del bambino, infatti, si sono completamente “ristrutturate”<br />

e ben interiorizzate, in alcuni ambiti, così da continuare ad evolvere,<br />

senza l’aiuto di alcuno stimolo mirato.<br />

• Le ab<strong>il</strong>ità prettamente mnemoniche, come la ripetizione veloce delle<br />

tabelline, una volta interrotta la terapia, sono state, in parte, perse, come<br />

prevedib<strong>il</strong>e.<br />

(Va precisato, tuttavia, che <strong>il</strong> bambino riesce, con più tempo, a risalire,<br />

comunque, ai risultati delle moltiplicazioni a mente, ut<strong>il</strong>izzando le<br />

strategie di quantificazione ut<strong>il</strong>izzate durante <strong>il</strong> trattamento. )


Caso 2. (P,R; maschio), arrivato a metà della quinta primaria, comorbidità con<br />

dislessia evolutiva e difficoltà visuo-spaziali.<br />

Il bambino, come <strong>il</strong> caso precedente, presentava una discalculia severa (tab.4);<br />

inoltre, i dati ottenuti alla prova preliminare del Dysclculia Screener, evidenziavano<br />

tempi di esecuzione lunghissimi che ci avevano costretto ad interromperne la<br />

somministrazione. Vengono quindi presentati solo i dati relativi al post e al follow.<br />

QN<br />

QC<br />

2006 2007 2008<br />

pre post follow<br />

CONTEGGIO N.S. 1 1<br />

LETTURA N.S. 9 8<br />

SCRITTURA N.S. 7 9<br />

RIPETIZIONE 8 10 10<br />

COD.SEMANTICA N.S. 7 9<br />

TABELLINE 7 7 6<br />

MOLTIPLICAZ. A MENTE 3 8 6<br />

ADD/ SOTTR. < 10 1 4 6<br />

ADD/ SOTTR. > 10 5 9 10<br />

CALCOLO SCRITTO 3 11 6


BDE<br />

DYSCALCULIA SCREENER


Si osserva come, alla BDE, alcune prove siano rimaste invariate, o addirittura<br />

peggiorate, dal post al follow.<br />

• Il conteggio, ad esempio, è rimasto ad 1. È importante, tuttavia, sottolineare<br />

che, all’ultima somministrazione del test, <strong>il</strong> ragazzo non commetteva più<br />

errori, ma era penalizzato dai tempi di esecuzione ancora molto lunghi.<br />

• Si può infatti osservare che, tutte le prove che richiedono risposte entro i 2<br />

secondi (tabelline, moltiplicazioni e calcolo


Caso 3. (S.J; maschio), arrivato a metà della terza primaria, comorbidità con<br />

dislessia evolutiva e difficoltà visuo-spaziali.<br />

Questo bambino presentava, oltre ad una estrema lentezza in tutte le attività, cali di<br />

attenzione e difficoltà di memoria.<br />

QN<br />

QC<br />

2006 2007 2009<br />

pre post follow<br />

CONTEGGIO 1 10 8<br />

LETTURA 3 0 10<br />

SCRITTURA 8 9 10<br />

RIPETIZIONE 8 9 7<br />

COD.SEMANTICA 6 9 10<br />

TABELLINE 5 6 9<br />

MOLTIPLICAZ. A MENTE 6 5 5<br />

ADD/ SOTTR. < 10 7 10 11<br />

ADD/ SOTTR. > 10 7 8 11<br />

CALCOLO SCRITTO 7 10 10


BDE<br />

DYSCALCULIA SCREENER


Si notano:<br />

• notevoli miglioramenti in tutte le ab<strong>il</strong>ità, con residue difficoltà di<br />

memoria che penalizzano tutt’ora <strong>il</strong> ragazzo nella prova di ripetizione<br />

di numeri e nelle moltiplicazioni veloci proposte dalla BDE.<br />

Tali problematiche devono essere fatte presenti alla scuola e<br />

compensate con gli appositi strumenti previsti dalle normative vigenti.


Caso 4. (T:F; maschio), arrivato a metà della quarta elementare, comorbidità<br />

con dislessia evolutiva e difficoltà emotive.<br />

Discalculia evolutiva grave (tab.6)<br />

QN<br />

QC<br />

2006 2007 2008<br />

pre post follow<br />

CONTEGGIO 1 6 7<br />

LETTURA 1 8 9<br />

SCRITTURA 5 10 10<br />

RIPETIZIONE 10 10 10<br />

COD.SEMANTICA 7 8 8<br />

TABELLINE 3 4 4<br />

MOLTIPLICAZ. A MENTE 4 2 2<br />

ADD/ SOTTR. < 10 9 11 11<br />

ADD/ SOTTR. > 10 6 9 9<br />

CALCOLO SCRITTO 1 9 9


BDE


• L’ansia da prestazione di questo bambino, per la quale è stato nel<br />

frattempo seguito sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o psicologico, ha reso la somministrazione<br />

dei test molto lunga (soprattutto al pre e al post), pertantosi è deciso di non<br />

ut<strong>il</strong>izzare <strong>il</strong> Dyscalculia Screener, che, tra l’altro, “lascia <strong>il</strong> bambino” più<br />

solo nell’esecuzione delle prove.<br />

Questo caso dimostra come sia importante osservare i singoli sub-test<br />

della BDE (tabella 6) per avere un quadro reale dei miglioramenti.<br />

Infatti: se si considera <strong>il</strong> QC di 56 la valutazione è “insufficiente”. In realtà,<br />

le uniche prove inadeguate sono le tabelline e le moltiplicazioni che,<br />

essendo molto “basse”, modificano notevolmente <strong>il</strong> punteggio globale del<br />

test.


Dal momento che le competenze innate non dovrebbero essere<br />

suscettib<strong>il</strong>i di miglioramento, è ragionevole pensare che un<br />

training specifico, che mira ad un loro recupero e potenziamento,<br />

ne favorisca, comunque, la manifestazione; ciò induce nei<br />

bambini un salto di qualità con conseguenze sulle prestazioni<br />

specifiche.<br />

Va inoltre osservato che, là dove non si possa contare su<br />

un’efficace dotazione naturale, è possib<strong>il</strong>e, ut<strong>il</strong>izzando la<br />

consapevolezza, recuperare alcune capacità che, comunque, anche<br />

se velocizzate, non arriveranno mai all’automatizzazione che si<br />

ottiene con i processi che si basano su dotazioni innnate.


Si ritiene inoltre che i tempi, affinché ci sia una ricaduta apprezzab<strong>il</strong>e<br />

sulle richieste scolastiche più alte, siano necessariamente piuttosto<br />

lunghi.<br />

Infatti - se nella dislessia, una volta recuperata correttezza e fluenza, non<br />

è richiesto di elaborare competenze di tipo strumentale più evolute - per<br />

quanto riguarda <strong>il</strong> numero e <strong>il</strong> calcolo, ci si trova di fronte ad un<br />

crescendo di complessità per cui, i bambini, devono recuperare e<br />

rielaborare competenze ed ab<strong>il</strong>ità a livelli sempre più alti.<br />

Inoltre i discalculici, vengono segnalati, solitamente, a partire dalla<br />

terza classe della scuola primaria, nel momento in cui devono affrontare<br />

apprendimenti che mettono in risalto le loro difficoltà specifiche dei<br />

bambini: nella costruzione dei fatti aritmetici, nel controllo degli<br />

algoritmi di calcolo, nel conteggio, nella transcodifica ed ancora,<br />

difficoltà in compiti più integrati, quali la risoluzione dei problemi o di<br />

algoritmi complessi (Biancardi A., Mariani E., Pieretti M., (2003)).


Bibliografia<br />

Biancardi A., Mariani E., Pieretti M. (2003), La discalculia evolutiva, dai Modelli neuropsicologici<br />

alla riab<strong>il</strong>itazione, M<strong>il</strong>ano F.Angeli<br />

Bortolato C. (2000), La Linea dei numeri, Trento, Erickson<br />

Bortolato C. (2002), Calcolare a mente, Trento, Erickson<br />

Butterworth B. (1999), L’intelligenza matematica, M<strong>il</strong>ano, Rizzoli<br />

Dehaene S. (2001), Il pallino della matematica, Oscar saggi Mondatori, M<strong>il</strong>ano, titolo originale:<br />

La bosse des maths, 2000, M<strong>il</strong>ano, Mondatori.<br />

Gelman R.e Gallistel C.R. (1978), The ch<strong>il</strong>d’s understanding of number, Cambridge, MA, Hrvard<br />

University Press.<br />

Hermelin B.e O’Connor N. (1986), Spatial Representations in Mathematically and Artistically<br />

Gifted Ch<strong>il</strong>dren, in “British Journal of Education Psychology”, 56, pp. 150-157<br />

Karm<strong>il</strong>off-Smith A., (1992) - Beyond modularity: A developmental perspective on cognitive<br />

science, Cambridge, MA, The MIT Press., trad. it. Oltre la mente modulare, Una prospettiva<br />

evolutiva sulla scienza cognitiva, Bologna, Il Mulino, 1995<br />

Liverta Sempio O. (1997), Il bambino e la costruzione del numero, La nuova Italia Scientifica,<br />

Geary D.C. (1993), Mathematical disab<strong>il</strong>ities: cognitive, neuropsycological and genetic<br />

components, Psycological Bullettin,114, 345-362<br />

McCloskey M., Caramazza A., Bas<strong>il</strong>i A.G. (1985), Cognitive Mechanisms in Number Processing<br />

and Calculation: Evidence from Dyscalculia, in “Brian and Cognition”, 4, pp. 171-96<br />

Starkey P.e Cooper R.G.(1980), Perception of nombers by human infants, “Science”, vol 210,<br />

pp.1033–1035.<br />

Per ulteriori approfondimenti bibliografici rimando al mio testo.


Misure dispensative e<br />

• Uso della calcolatrice<br />

compensative<br />

• Uso della tavola pitagorica<br />

• Uso di tavola riassuntiva delle formule matematiche<br />

• Lettura e semplificazionedel testo del problema<br />

(visto l’elevato livello di comorbidità con la dislessia)


• Non valutare gli errori di calcolo<br />

• Non valutare gli errori di trascrizione<br />

• Non calcolare <strong>il</strong> tempo impiegato<br />

• Tener conto del punto di partenza e dei risultati<br />

conseguiti<br />

• Premiare i progressi e gli sforzi


Precisazioni e riflessioni sulle misure<br />

• Non dare per scontato che l’uso della calcolatrice<br />

sia semplice e sottolineare al bambino e alla<br />

classe questo aspetto.<br />

• Pred<strong>il</strong>igere una calcolatrice scientifica in modo<br />

che le operazioni restino per intero sul monitor.<br />

• I formulari andrebbero costruiti gradualmente dal<br />

bambino/ragazzo (ad esempio in sostituzione allo<br />

studio mnemonico)


• La tavola pitagorica (visivamente complessa) può<br />

essere sostituita con le tavole delle varie tabelline,<br />

ordinate e colorate diversamente, questo inoltre<br />

sollecita l’apprendimento per memoria visiva.<br />

• Dare più tempo talvolta non serve perché <strong>il</strong> bambino<br />

comunque non ha sufficiente concentrazione<br />

pred<strong>il</strong>igere verifiche più brevi ed, eventualmente,<br />

suddivise in più parti o integrate con interrogazioni.


• Non insistere sulle divisioni se <strong>il</strong> bambino non<br />

riesce ad impararle, ma sul significato di dividere<br />

(distribuzione e sottrazione ripetuta).<br />

• Fare sempre una valutazione dei costi/ benefici<br />

che <strong>il</strong> b.no ottiene nel perseguire un obbiettivo<br />

• Non temere che un alunno si possa sentire diverso,<br />

tramite la nostra consapevolezza e la nostra guida<br />

<strong>il</strong> b.no può imparare ad accettare le misure e ad<br />

ut<strong>il</strong>izzarle


Ricordare che gli obbiettivi finali devono essere<br />

gli stessi ma possono essere presentati in<br />

modo differenziato e semplificati (<strong>il</strong> ragazzo<br />

deve affrontare i solidi, ma i problemi su<br />

questi possono essere più semplici, ad<br />

esempio, non prevedere formule inverse.)


Anche i dislessici possono avere<br />

difficoltà in matematica:<br />

• Nelle tabelline (per problemi mnemonici)<br />

• nei problemi aritmetici (a causa di possib<strong>il</strong>i<br />

difficoltà linguistiche)<br />

• Nei procedimenti che prevedono un pensiero<br />

inverso,<br />

(difficoltà spaziali di base), conteggio all’indietro<br />

e sottrazioni.


DIFFICOLTÀ DI COMPRENSIONE DEL TESTO<br />

DEL PROBLEMA ARITMETICO<br />

Un discorso specifico meritano<br />

le difficoltà di comprensione dei testi dei problemi<br />

aritmetici.<br />

La comprensione del testo di un problema<br />

presenta<br />

- oltre alle difficoltà che un soggetto può incontrare<br />

nella comprensione di un testo<br />

narrativo o argomentativo/scientifico -<br />

altri motivi di inciampo per un lettore.<br />

247


Nella comprensione dei testi letterari<br />

occorre individuare:<br />

“chi, cosa, l’azione, quando, dove, come”,<br />

nei problemi<br />

la domanda specifica, fondamentale, è<br />

“quanto?”<br />

Per lo schema risolutorio non interessa<br />

“chi”, <strong>il</strong> “dove”, <strong>il</strong> “cosa”,<br />

ma:<br />

“cosa succede?” “quando?” e, soprattutto, “quanto”?<br />

“Quanto” è un termine che si riferisce<br />

alla conta e alla misurazione<br />

e si comprende solo contando e misurando.<br />

248


Inoltre<br />

nel testo del problema si incontra<br />

un uso di termini specifici<br />

- preposizioni ed avverbi (o locuzioni avverbiali) -<br />

con cui i bambini hanno, nella vita di tutti i giorni, poca<br />

dimestichezza:<br />

Quanto di più?, Quanto di meno?<br />

Quanto è la differenza?<br />

Quanto c’è da…a? Quanto manca? Quanto cresce?<br />

Quanto in tutto?<br />

Quanto per ognuno (a ciascuno, ad ogni, )? ecc.<br />

249


In alcuni problemi, ha un peso particolare la capacità di avere<br />

un modello temporale mentale,<br />

problemi che richiedono<br />

- <strong>il</strong> confronto tra prima e dopo di una certa quantità,<br />

- che si riferiscono al trascorrere del tempo,<br />

un modello spaziale mentale<br />

- i problemi relativi alle distanze, alla di geometria …<br />

250


Entrano in gioco, inoltre,<br />

strategie specifiche per la soluzione dei diversi<br />

tipi di problemi<br />

- corrispondenti a schemi mentali che si formano attraverso<br />

l’esperienza ripetuta di soluzioni di problemi semplici –<br />

formule e formule inverse<br />

che non devono, necessariamente, gravare la memoria a<br />

lungo termine, ma possono spesso riferirsi<br />

a schemi logici sempre recuperab<strong>il</strong>i in tempi brevi.<br />

251


Tra le ab<strong>il</strong>ità linguistiche, oltre al lessico specifico, è ut<strong>il</strong>e<br />

considerare:<br />

• la comprensione dei tempi dei verbi<br />

e quindi dell’esatto svolgersi degli avvenimenti.<br />

Esempio: “se la mamma rimane con 4 arance e ne aveva 10<br />

quante arance avrà usato per fare la torta”.<br />

Per rappresentarsi <strong>il</strong> problema bisogna recuperare che<br />

“prima aveva 10 arance, poi ne ha usato…, adesso ne ha 4.<br />

Quando ha usato le arance?: “prima” rispetto ad adesso, ma<br />

“dopo” rispetto al momento in cui ne aveva 10….”<br />

È un modello mentale che diversi bambini non riescano a<br />

costruire<br />

o perché hanno difficoltà con <strong>il</strong> modello temporale<br />

o perché non comprendono i significati mediati dai tempi dei<br />

verbi 252


• la comprensione dei modi dei verbi<br />

“quante arance dovrebbe comprare la mamma se<br />

volesse fare<br />

una torta con 6 arance ed in casa ne avesse solo 2?”<br />

• la capacità di fare inferenze<br />

• la capacità di riconoscere l’elemento nascosto (sottointeso)<br />

• le conoscenze generali<br />

“Se mangio due caramelle al giorno ogni giorno della settimana,<br />

quante ne avrò mangiate alla fine della settimana?”<br />

(Non è indicato <strong>il</strong> secondo termine del problema che deve essere<br />

dedotto, <strong>il</strong> solutore deve sapere che la settimana è formata da 7<br />

giorni). 253


• la capacità di rappresentazione spaziale<br />

o “Se Marco è alto come <strong>il</strong> frigorifero e Giovanna è più alta del<br />

frigorifero chi è più alto tra i due fratelli?”<br />

o “Se la mia casa si trova tra la chiesa e la scuola mentre le<br />

casa del mio amico Marco è tra la chiesa e la mia casa,<br />

o chi è più vicino alla scuola?<br />

o Chi arriverà prima a scuola se usciamo da casa allo stesso<br />

tempo e camminiamo alla stessa velocità?”<br />

In questo caso oltre alla rappresentazione spaziale<br />

si richiede al lettore di capire/conoscere <strong>il</strong> rapporto<br />

spazio/velocità.<br />

254


Aggiungiamo la difficoltà relativa<br />

• alla terminologia specifica dei problemi relativi al<br />

guadagno, costo e ricavo,<br />

peso netto, lordo e tara<br />

(Occorre crearsi, contemporaneamente, <strong>il</strong> modello mentale e<br />

comprendere la corrispondente terminologia).<br />

• ai problemi geometrici<br />

con i concetti di perimetro, area e volume che fanno sempre<br />

riferimento alla misurazione:<br />

lineare<br />

bidimensionale<br />

tridimesionale.<br />

Misurazioni che i bambini devono poter sperimentare<br />

direttamente.<br />

255


Nei problemi più strutturati e complessi influiscono,<br />

particolarmente,<br />

• attenzione e memoria,<br />

• ab<strong>il</strong>ità e capacità linguistiche, cognitive e<br />

metacognitive<br />

competenze che i problemi condividono con i testi<br />

letterari<br />

Una linea di passaggio<br />

dai testi narrativi, argomentativi/scientifici, ai testi dei problemi<br />

sono<br />

i problemi senza numeri,<br />

i problemi con i numeri ma senza operazioni.<br />

256


PROBLEMI SENZA NUMERI<br />

• Luca, Mario e Giovanni sono fratelli. Luca va a scuola a piedi, Mario in<br />

auto, Giovanni in bicicletta e arrivano tutti alla stessa ora.<br />

Chi è partito prima da casa? Chi ha impiegato più tempo?<br />

• Il papà va dal benzinaio con la sua auto perché è senza benzina. Farà più<br />

strada riempiendo <strong>il</strong> serbatoio a metà o per intero?<br />

• Alessandro mangia un uovo ogni giorno. Giovanni mangia un uovo alla<br />

settimana. Chi mangia più uova in un mese?<br />

• Il gelato di Maria costa <strong>il</strong> doppio di quello di Marta. Chi tra le due<br />

bambine pagherà di meno? Chi pagherà di più? Quanto di più?<br />

• La mamma vuole preparare la marmellata di albicocche. Ha preparato la<br />

pentola per cuocerlee la b<strong>il</strong>ancia. Deve pesare 1 Kg. di albicocche senza <strong>il</strong><br />

nocciolo e non vuole sporcare la b<strong>il</strong>ancia. Come può fare?<br />

257


PROBLEMI CON I NUMERI MA SENZA<br />

OPERAZIONI<br />

• Se Mario ha 2 anni più di Luca, chi è più grande?<br />

• Lorenzo e Carlo vanno a scuola in bicicletta, <strong>il</strong> primo impiega 20 minuti<br />

mentre <strong>il</strong> secondo ne impiega 7, chi è più lontano dalla scuola?<br />

• Anna e Stefano stanno leggendo lo stesso racconto, ad Anna mancano tre<br />

righe a Stefano ne mancano 8, chi finirà prima di leggere <strong>il</strong> racconto?<br />

• Maria e Lucia hanno <strong>il</strong> quaderno uguale. A Maria mancano 3 pagine per<br />

finirlo, a Lucia ne mancano 5. Chi ha scritto di più sul quaderno?<br />

• Un gommista deve cambiare tutte le gomme di 8 automob<strong>il</strong>i. Come fa a<br />

sapere quante gomme gli occorrono?<br />

258

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