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1 Giugno 1980 Piazza Maggiore – Bologna - Astroman.it

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Essendo molto presto, decidemmo di fare un giretto, senza allontanarci troppo.<br />

Improvvisamente ci accorgemmo che le strade attorno alla piazze si stavano riempiendo<br />

di strani personaggi, che fino ad allora avevamo visto solo nelle foto delle riviste di cui<br />

sopra: decine di chiome variopinte o maculate, guance forate con spille da balia,<br />

giubbotti di pelle, anfibi ed un ragazzo dalla cresta arancione talmente alta che non<br />

riusciva ad entrare nella cabina per fare una telefonata!!! L’atmosfera era sicuramente<br />

ecc<strong>it</strong>ante ed inconsueta, ma l’intensificarsi del movimento attorno al luogo del concerto<br />

ci spinse ad avvicinarci al palco e trascorrere il resto del pomeriggio ad assistere ai<br />

preparativi in prima fila. Verso le sette iniziarono a suonare un paio di gruppi spalla, tra<br />

cui un gruppo di Firenze in stile simil Police il cui bassista e front-man di lì a pochi anni<br />

sarebbe diventato famoso col nome di Raf. Entrambe le band vennero accolte a sputi,<br />

non come segno di disapprovazione, ma perché lo sputo era considerato una forma di<br />

comunicazione ed un simbolo distintivo della cultura punk. Intorno alle dieci, ora<br />

prevista per il clou della serata, la pioggia iniziò a cadere e rendere ancora più<br />

snervante l’attesa; scoprimmo poi dai giornali che i Clash, provenienti da una serata in<br />

Costa Azzurra, avendo l’ab<strong>it</strong>udine di arrivare ai concerti separatamente, si erano persi<br />

per strada Topper Headon, il batterista. Dopo un’altra esasperante mezzora, essendo<br />

ormai la s<strong>it</strong>uazione ingovernabile nella piazza stracolma di gente, gli altri tre decidono<br />

di salire comunque sul palco, sostenuti dal batterista del gruppo spalla.!Ed ecco che<br />

all’improvviso smette di piovere ed il pubblico, travolto dal treno in corsa di ‘Clash C<strong>it</strong>y<br />

Rockers’, inizia a pogare ed ondeggiare vertiginosamente: trascinati da questo mare<br />

umano in tempesta, ci spostavamo rapidamente da un estremo all’alto del palco, perché<br />

era impossibile restare fermi. Dopo un paio di brani decidemmo di retrocedere di un<br />

paio di file, per poter assistere un po’ più tranquillamente () al concerto. Finalmente fu<br />

possibile concentrarci su ciò che avveniva sul palco: Mick Jones corre e salta in lungo ed<br />

il largo imbracciando la sua Gibson Melody Maker, Paul Simon, gigante col suo basso<br />

Fender all’altezza delle ginocchia, ondeggia dolcemente ed appare più statuario e

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