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hercules IV parte

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62<br />

Le Grandi Case<br />

HERCULES<br />

E LA LEGGENDA DEL<br />

FUORISTRADA (<strong>IV</strong> PARTE)<br />

La Hercules del 1976 marchiata DKW GS 125 Seven per il mercato italiano.


Nella seconda metà degli anni ‘70 la Casa<br />

tedesca cerca il rilancio con una moto<br />

tutta nuova ed un motore a sette marce,<br />

sempre pasticciando con marchi diversi<br />

Testi di Marcello Grigorov. Foto di Alberto Cervetti<br />

63


A<br />

Con la nostra storia siamo arrivati<br />

alla fine del 1975, e nell’ultimo<br />

capitolo abbiamo visto il tramonto,<br />

mai dire definitivo, della forcella<br />

Earles e del telaio monotrave.<br />

Anni segnati da una forte evoluzione<br />

tecnologica generale sia<br />

per quanto riguarda la <strong>parte</strong> ciclistica<br />

sia per quella propulsiva delle<br />

moto da fuoristrada: la Hercu-<br />

64<br />

les-DKW, nel nostro caso, ha sfornato<br />

il nuovo telaio tubolare a<br />

doppia culla chiusa, e la Sachs ha<br />

tirato fuori il meglio dai “vecchi”<br />

motori. Le ultime stagioni non sono<br />

state particolarmente generose<br />

per il gruppo in quanto a risultati<br />

anche perché la concorrenza<br />

si sta facendo largo in quello che<br />

può comunque essere considerato<br />

Sopra, di serie viene<br />

montato solo il poco<br />

fuoristradistico cavalletto<br />

laterale fissato al<br />

forcellone.<br />

A lato, si notano le cinque<br />

posizioni per l’ammortizzatore<br />

che si<br />

sommano con le quattro<br />

superiori.<br />

un monopolio dei motori Sachs,<br />

non certo alla Bill Gates, ma determinato<br />

dalla effettiva netta superiorità<br />

tecnologica del marchio<br />

Hercules-DKW e della tecnologia<br />

tedesca in generale.<br />

La stagione 1976 bussa alle porte<br />

e nel mondo della regolarità si<br />

sente molto forte il bisogno di rinnovamento.<br />

Anche la Fichtel & Sachs<br />

deve rassegnarsi ad assistere al<br />

tramonto dell’incredibile motore<br />

1251 evolutosi, come abbiamo visto,<br />

fino alla versione 6D GS, per<br />

cui inizia le ricerche per realizzare<br />

un propulsore completamente


Sopra a sinistra, la forcella<br />

Ceriani da 35 mm,<br />

a perno centrale solo<br />

per il 125 cc ed il mozzo<br />

conico Grimeca.<br />

Sopra a destra, il parafango<br />

della Falk e la<br />

mascherina portafaro<br />

apparsa a fine stagione.<br />

A lato, le astine di collegamento<br />

tra telaio e<br />

testa per sostenere il<br />

motore che manca di<br />

attacchi anteriori alla<br />

culla.<br />

nuovo. In realtà, come vedremo, è<br />

proprio con questo motore che,<br />

quantomeno inizialmente, la Sa-<br />

chs finisce per offrire il fianco e<br />

concedere spazio all’agguerrita<br />

concorrenza. Diversi costruttori -<br />

assemblatori, infatti, inizialmente<br />

delusi da questo nuovo propulsore,<br />

decidono di sviluppare essi<br />

stessi dei nuovi motori, mentre altri<br />

volgono lo sguardo, e l’interesse,<br />

verso altri fabbricanti che iniziano<br />

a proporsi come valide alternative.<br />

Aziende come KTM in<br />

Austria o Beta in Italia iniziano a<br />

sviluppare i motori al proprio interno,<br />

mentre altre, come la Rotax,<br />

sempre austriaca, si specializzano<br />

nella fornitura a terzi. Altri<br />

produttori, poi, cercano di immettere<br />

sul mercato i loro già collaudati<br />

motori in alternativa ai Sachs,<br />

come Zündapp, Maico e Puch, chi<br />

con risultati lusinghieri e chi meno.<br />

Anche lo sviluppo dei nuovi<br />

materiali che si affaccia sia nel settore<br />

dei motori, che in quello dei<br />

telai, è maturo e anche in questo<br />

settore la concorrenza si fa sempre<br />

più agguerrita. Il momento è<br />

arrivato: bisogna progettare e<br />

mettere in produzione una moto<br />

tutta nuova, cominciando dal motore,<br />

con la ciclistica che gli verrà<br />

costruita intorno. Un altro nuovo<br />

capitolo sta per essere scritto dal<br />

gruppo Hercules-DKW-Sachs.<br />

65


SEVEN<br />

Il prototipo del nuovo motore<br />

della Fichtel & Sachs fa la sua prima<br />

apparizione ufficiale con un<br />

cilindro da 175 cc alla Sei Giorni di<br />

Camerino del 1974 affidato al pilota<br />

austriaco Johann Sommeraurer<br />

che però termina la sua avventura<br />

alla fine del secondo giorno.<br />

L’aspetto esteriore, ma anche il<br />

66<br />

telaio, della “nuova” moto è molto<br />

simile agli altri modelli ufficiali<br />

che montano ancora il vecchio<br />

1251 (telaio grigio a doppia culla,<br />

serbatoio blu con fianchi cromati<br />

e parafanghi in plastica nera), ma<br />

il basamento… è quello che fa la<br />

differenza.<br />

Salone del Ciclo e del Motociclo di<br />

Milano, Novembre 1975: viene<br />

Sopra, la DKW-Hercules<br />

del 1977 GS 125 Seven,<br />

sempre per il mercato<br />

italiano.<br />

A lato, il serbatoio è<br />

più squadrato mentre il<br />

cavalletto è centrale e<br />

la marmitta passa fuori<br />

dalla culla.<br />

esposto un motore già presentato<br />

pochi mesi prima al Salone di Köln<br />

(Colonia), in una sfera di plexiglas.<br />

Inizia così ufficialmente questa<br />

nuova avventura sportiva e commerciale.<br />

Ecco il nuovo motore Sachs che<br />

per la prima volta presenta il cambio<br />

a cascata di ingranaggi, non<br />

più a chiavella scorrevole, e dotato<br />

di ben… sette marce (seven in<br />

inglese significa appunto sette).<br />

Il glorioso Sachs 1251 sei marce ha<br />

ormai esaurito tutte le sue possibilità<br />

di sviluppo con la versione<br />

D: insomma ormai gli è stato tirato<br />

tutto il collo, ovvero non c’è


Sopra a sinistra, leva<br />

d’avviamento, kickstarter,<br />

e leva del cambio<br />

non sono più coassiali<br />

come sul “vecchio” sei<br />

marce.<br />

A destra, le leve Magura<br />

anatomiche e le nuove<br />

fiancatine irrobustite<br />

dalle nervature.<br />

Al centro, complicata<br />

da costruire la curva di<br />

scarico fissata con le<br />

molle; sullo sfondo i<br />

carter motore alettati<br />

quasi più modo di spremergli coppia<br />

e cavalli. Ma questo nuovo<br />

motore è migliore del precedente?<br />

È più solido e potente? È un’e-<br />

voluzione del prototipo di 175 cc<br />

che l’anno prima aveva corso la<br />

ISDT Italiana e che si è fermato<br />

quasi con disonore? Sebbene alcune<br />

marche abbiano già iniziato a<br />

progettare internamente dei nuovi<br />

propulsori, le altre Case, la<br />

grande tribù dei costruttori/assemblatori,<br />

aspetta con ansia l’ultima<br />

creazione della casa di<br />

Schweinfurt.<br />

Al Salone del ‘75 si possono ammirare<br />

anche diverse moto già<br />

complete del nuovo motore Seven,<br />

come l’Ancillotti che su di un<br />

innovativo telaio da Cross ha installato<br />

la versione da 250 cc. In<br />

effetti la gamma disponibile del<br />

nuovo propulsore Sachs comprende<br />

125 cc, 175, 250 e 255, una piccolissima<br />

maggiorazione che in<br />

realtà permette ai piloti di correre<br />

nella categoria 350. La SWM presenta,<br />

sulla ciclistica modificata<br />

del Silver Vase ora denominata 7V,<br />

la gamma completa dei nuovi motori<br />

in sostituzione del sei marce,<br />

che mantiene comunque in listino<br />

anche perché con questo motore<br />

il giovanissimo Gualtiero Brissoni<br />

ha appena dominato il Campionato<br />

Italiano Cross Junior.<br />

NASCITA<br />

La Hercules affida il progetto globale<br />

della nuova moto all’ing. Jan<br />

Witteveen che concentra le energie<br />

del Reparto Corse sul nuovo<br />

motore sette marce denominato<br />

1252/7A GS (il 125 cc), elaborato<br />

anche grazie all’utilizzo innovativo<br />

di computer con programmi<br />

specifici.<br />

Witteveen è entrato giovanissimo<br />

67


a far <strong>parte</strong> del Reparto Corse già<br />

dal 1974 sviluppando i primi telai<br />

a doppia culla, ma stavolta la rivoluzione<br />

è totale e non risparmia<br />

neanche i materiali: i carter<br />

laterali e il basamento, diviso in<br />

senso orizzontale, sono in magnesio<br />

anche se al loro interno tutta<br />

68<br />

la componentistica appare sovradimensionata,<br />

specialmente per le<br />

cilindrate minori. Anche l’estetica<br />

cambia sia per quanto riguarda il<br />

disegno dei carter sia per il gruppo<br />

di scoppio.<br />

L’albero motore lavora su tre cuscinetti<br />

a sfera, il pistone ha un so-<br />

Sopra, Hercules GS 125<br />

Seven del ’77 per il<br />

mercato tedesco/europeo.<br />

A lato, il serbatoio è<br />

più capiente (12 litri)<br />

dell’anno precedente<br />

(9 litri) e i cavalletti sono<br />

due…<br />

lo segmento ad “L”, già sperimentato<br />

sui sei marce ufficiali, il cilindro<br />

in alluminio ha quattro travasi<br />

e la camera di scoppio della testa,<br />

anch’essa in alluminio, ha la<br />

forma a berretto di fantino troncato.<br />

Le marce sono ad innesti<br />

frontali e, finalmente, c’è la possibilità<br />

di avviare il motore con la<br />

marcia innestata, la frizione è a<br />

bagno d’olio e il tutto pesa 27 kg.<br />

La Fichtel & Sachs ha fretta di mettere<br />

in commercio il nuovo motore<br />

anche perché sia le competizioni,<br />

sia il mercato, lo esigono.<br />

Non a caso nel 1975, ovvero nell’ottica<br />

del rilancio della Casa, vie-


A sinistra, i carburatori<br />

sono sempre Bing, questo<br />

è da 32 mm.<br />

Al centro, la staffa per<br />

la tabella portanumero<br />

e il contakm illuminato.<br />

A destra, punzonatura<br />

e targhetta per identificare<br />

la moto, e il robusto<br />

attacco del telaio<br />

ne fondata la Sachs Italiana per<br />

sostituire, ma non per sempre, il<br />

vecchio importatore Enea Rossi di<br />

Milano nella commercializzazione<br />

di motori e ricambi alle Case italiane.<br />

Nel frattempo il gruppo di<br />

lavoro capitanato da Witteveen<br />

completa il progetto della nuova<br />

moto con un telaio in materiale<br />

aeronautico, cromo-molibdenovanadio,<br />

adatto ad ospitare il Seven.<br />

Le moto sono esteticamente<br />

molto belle, seppur di design un<br />

po’ teutonico e il mercato accoglie<br />

molto favorevolmente questi<br />

nuovi e attesissimi DKW ed Hercules<br />

sette marce. Purtroppo i risultati<br />

sportivi, quantomeno inizialmente,<br />

non sono adeguati alla fama<br />

ed alle aspettative.<br />

Qualcosa infatti non va: le moto<br />

sono pesanti. Il telaio del 125 cc è<br />

identico a quello del “350”, e il cilindro<br />

tende a grippare. Il motore,<br />

forse troppo massiccio, non è adeguato<br />

per potenza e allungo, anche<br />

per via del notevole frazionamento<br />

dei rapporti che esige dai<br />

piloti un uso continuo del cambio.<br />

La Sachs ha comunque bisogno di<br />

risultati immediati e probabilmente<br />

per via delle grosse pressioni<br />

a cui si trova sottoposto, più<br />

che per carenze professionali,<br />

nonché per la convinzione che il<br />

Seven necessitasse di ulteriore sviluppo,<br />

Witteveen decide di lasciare<br />

il Reparto Corse per “incomprensioni<br />

relative allo sviluppo<br />

del motore” e si trasferisce alla Simonini.<br />

Siamo nel 1976, ma sentiremo<br />

ancora parlare di lui Non dimentichiamo<br />

inoltre, anche nell’evoluzione<br />

del motore Seven, il<br />

ruolo tutt’altro che passivo di Tullio<br />

Masserini, deus ex-machina<br />

della Playmotor, importatore<br />

DKW per l’Italia e direttore sportivo<br />

dell’omonima scuderia interamente<br />

formata da piloti italiani di<br />

levatura internazionale. I piloti ed<br />

i meccanici della squadra danno<br />

un grosso contributo allo sviluppo<br />

di questa moto sia per la <strong>parte</strong> ciclistica<br />

che per la meccanica.<br />

SVILUPPO<br />

Ed ecco che appare dal nulla…<br />

non proprio, ma da un altrettanto<br />

mitico Reparto Corse come quello<br />

Zündapp, l’Ing. Heinz “Heiner”<br />

Wieditz, mente innovativa e uomo<br />

di grandissima capacità ed<br />

esperienza.<br />

La situazione che gli si presenta<br />

davanti quando mette piede nel<br />

Reparto Corse Hercules/DKW non<br />

è delle più incoraggianti, ma Heiner<br />

non si fa certo prendere dal<br />

panico. Si rende subito conto che<br />

non è praticamente possibile, per<br />

via dei tempi e degli investimenti<br />

effettuati fino ad allora, mettere<br />

mano ex-novo al motore, e quindi<br />

focalizza le sue energie nel gruppo<br />

di scoppio, quantomeno per i<br />

mezzi ufficiali che devono tornare<br />

a vincere. Prendono forma dei cilindri<br />

di nuova concezione più<br />

squadrati nella forma e ai cui lati<br />

appaiono delle aperture rettangolari<br />

dette “finestrelle”, la cui<br />

funzione è stata inizialmente circondata<br />

da infinite supposizioni e<br />

leggende. La storia invece ci spiega<br />

che queste finestrelle sono state<br />

inventate, proprio dalla DKW,<br />

già prima della seconda guerra<br />

mondiale, per poter modificare in<br />

modo rapidissimo, e non dispen-<br />

69


dioso, i travasi e i condotti dei cilindri,<br />

senza dover rifondere il<br />

gruppo di scoppio. Inoltre attraverso<br />

l’uso di speciali coperchi trasparenti<br />

ed altri accorgimenti più<br />

o meno “alchemici”, queste aperture<br />

permettono di studiare la dinamica<br />

dei gas all’interno del cilindro<br />

in funzione al banco. A<br />

scriverlo sembra quasi fantascienza…<br />

e invece è l’uovo di Colom-<br />

70<br />

bo: le Hercules ufficiali ricominciano<br />

a volare… ma purtroppo, dall’altra<br />

<strong>parte</strong>, le moto di serie prive<br />

di questi favolosi cilindri, creano<br />

diversi disagi in mano ai corridori<br />

privati. Potete immaginare lo scoramento<br />

di questi piloti vedendo<br />

apparire sui campi di gara le finestrelle<br />

di Wieditz. Si sentono traditi,<br />

e credo non ingiustamente, anche<br />

perché non è certo il ”mani-<br />

co” che manca. Davanti a questa<br />

grave situazione delle moto di serie,<br />

la Casa si vede costretta a<br />

prendere provvedimenti.<br />

PRODUZIONE<br />

Sopra, per via dei successi<br />

ottenuti le moto<br />

vengono convertite<br />

nella livrea blu come<br />

quelle ufficiali, verniciando<br />

sopra quelli rossi/grigi…<br />

A lato, quest’anno, il<br />

‘78, la moto si chiama<br />

Sachs GS 125 Seven, per<br />

il mercato italiano.<br />

Nel 1977 in Germania la produzione<br />

del Seven prosegue con i pezzi<br />

a magazzino, ma dall’altro lato<br />

dello stabilimento, nel vero senso<br />

della parola, ecco uscire i nuovi<br />

modelli destinati al resto del mondo,<br />

Italia compresa.<br />

Serbatoi di foggia diversa, telai


Sopra a sinistra, la piastra<br />

superiore degli ammortizzatori<br />

anteriori<br />

vista dal posto di guida;<br />

Al centro, il largo parafango<br />

Falk anteriore<br />

con la mascherina portafaro<br />

e, a destra, al posteriore<br />

Marzocchi a gas<br />

con solo due posizioni.<br />

Al centro a sinistra, la<br />

manopola del gas rapido<br />

Magura e ancora i<br />

cari vecchi oliatori per i<br />

cavi.<br />

Al centro a destra, sotto<br />

la fiancatina destra è<br />

collocato il filtro dell’aria<br />

in spugna.<br />

più stretti nella <strong>parte</strong> alta e nuovo<br />

andamento dei tubi di scarico,<br />

fiancatine più pratiche da smontare<br />

e ri-montare e nuove prese<br />

d’aria delle scatole filtro che ora<br />

possono aspirare a pieni polmoni.<br />

In effetti il Reparto Corse torna a<br />

fare il proprio lavoro, ovvero fabbrica<br />

moto ufficiali con telai diversi<br />

e più leggeri, geometrie e<br />

sospensioni variate, motori spe-<br />

ciali che, pare, a volte, si narra…,<br />

nascondano anche solo 6 marce,<br />

senza tralasciare modifiche anche<br />

nella <strong>parte</strong> estetica.<br />

Questa ripresa di vitalità viene immediatamente<br />

percepita come<br />

positiva dai piloti privati e dagli<br />

appassionati, rendendo palpabile<br />

l’attesa per cui lo sviluppo dei<br />

mezzi ufficiali viene, in seguito,<br />

trasposto, come tradizione vuole,<br />

ai mezzi di serie.<br />

Nel frattempo, sempre nello stesso<br />

anno, avviene un’altra migrazione,<br />

stavolta “interna”, ma di<br />

tutto rispetto: è quella di Hermann<br />

Popp, ingegnere Sachs, che<br />

diventa Direttore Sportivo alla<br />

Hercules. Proprio sul più bello, se<br />

così possiamo dire, e nello stesso<br />

anno, Wieditz abbandona il Reparto<br />

Corse per migrare alla KTM.<br />

Siamo senza parole.<br />

Fortunatamente questa defezio-<br />

ne non ha ripercussioni sull’immediato,<br />

dato che in effetti le moto<br />

per la stagione sono ormai pronte,<br />

e anche perché una buona carica<br />

di adrenalina viene data agli<br />

appassionati da Gianpaolo Marinoni<br />

che vince, su DKW, la categoria<br />

350 alla Valli Bergamasche del<br />

’77.<br />

Esce Wieditz, entra la Sachs in prima<br />

persona che porta a termine lo<br />

sviluppo dei motori di 50, 125 e<br />

250 cc, per l’anno successivo, mentre<br />

a Nürnberg la Playmotor contribuisce<br />

alla ridefinizione dei telai.<br />

Nel ’78 le nuove moto arrivano<br />

davvero, ma solo per i piloti ufficiali.<br />

A dir il vero arrivano delle<br />

“signore” moto che permettono<br />

ai nostri Perego e Gualdi di dominare<br />

e vincere il Campionato Europeo.<br />

Sul dèpliant della Sachs Italiana<br />

della fine del 1978 leggiamo:<br />

“2 Volte Campione d’Europa<br />

71


– 5 Volte Campione d’Italia” e all’interno<br />

troviamo, oltre al 125 e<br />

al 250, anche il 50, detto Perego<br />

replica, e il 250 MC.<br />

Infatti nello stesso anno è stato<br />

lanciato anche il progetto Moto-<br />

Cross con la costruzione di una<br />

moto completamente nuova che<br />

non se la cava neanche male: la<br />

Sachs MC 250, ma stavolta, purtroppo,<br />

siamo davvero a un passo<br />

dal gran finale.<br />

STORIA<br />

Facciamo un piccolo ripasso: i primi<br />

prototipi del motore Sachs sette<br />

marce vengono utilizzati nelle<br />

gare del Campionato Nazionale<br />

Tedesco (dell’Ovest), il DGM, a<br />

partire dalla stagione 1975 senza<br />

alcuna pretesa né possibilità di<br />

cogliere risultati eclatanti.<br />

Queste moto sono dotate di un<br />

nuovo telaio realizzato ad hoc<br />

nell’ottica dell’innovativo progetto<br />

per realizzare un nuovo modello<br />

a 360°, ma anche per poter<br />

ospitare adeguatamente l’ingom-<br />

72<br />

brante blocco motore. Sono solo<br />

due i piloti ufficiali che utilizzano<br />

ancora le “vecchie” Hercules:<br />

Reinhard Christel con la 125 e<br />

Gerhard “Gerd” Bayer, 175, con le<br />

quali <strong>parte</strong>cipano al mondiale ed<br />

alla ISDT dell’Isle of Man, dove Christel<br />

vince l’oro e Bayer, per una<br />

caduta, solo il bronzo. Anche gli<br />

italiani della Playmotor continuano<br />

a correre fino alla fine dell’anno<br />

con l’ancora competitivo sei<br />

marce montato sul vecchio telaio.<br />

E finalmente all’inizio del ’76 ecco<br />

disponibili i nuovi modelli DKW a<br />

sette marce con i telai grigi, ma<br />

che si distinguono nelle diverse cilindrate<br />

dalle colorazione di fiancatine<br />

e serbatoi, in lamiera da 9<br />

lt.: 125 cc (blu), 175 (rosso/arancio),<br />

250 (rosso) e 350 (verde). A richiesta<br />

però tutte le moto potevano<br />

essere verniciate in qualsiasi<br />

colore a scelta del cliente senza<br />

sovraprezzo.<br />

Le moto continuano ad essere<br />

identiche alla Hercules commercializzate<br />

in Germania dove, quel-<br />

Anche in Germania ed<br />

Europa, nel ’78, la moto<br />

si chiama Sachs GS<br />

125 Seven.<br />

le di serie, sono complete di frecce<br />

e batteria come vuole la legge,<br />

ma diverse nella fanaleria, Hella<br />

(CEV per i nostri DKW). I parafanghi<br />

in plastica sono bianchi della<br />

Falk, la marmitta, scomponibile,<br />

passa sopra la testa con il silenziatore<br />

che esce sulla sinistra. All’anteriore<br />

troviamo ancora la Ceriani<br />

da 35 mm a perno avanzato (centrale<br />

per il 125 cc) con escursione<br />

di 210 mm, mentre 2 sottili staffe<br />

imbullonate aggregano la testa e<br />

il telaio. Il cavalletto laterale è imperniato<br />

al forcellone che si è<br />

molto evoluto rispetto a quello<br />

del 6 marce (ci sono moto che<br />

montano come optional anche il<br />

cavalletto centrale), gli ammortizzatori<br />

posteriori a gas Marzocchi<br />

hanno ampia possibilità di regolazione<br />

dei punti di attacco (ben 4<br />

superiori e 4+1 inferiori) e mozzi


In alto, le colorazioni,<br />

però, sono quelle usate<br />

l’anno prima per l’Italia:<br />

rosso e grigio,<br />

Al centro a sinistra, tolta<br />

la sella vediamo la<br />

presa d’aria del filtro e<br />

l’attacco del serbatoio.<br />

A destra, di ottima fattura<br />

le pedane poggiapiedi<br />

e ben protetta la<br />

leva del cambio.<br />

sono i conici Grimeca. Abbiamo<br />

già detto che le moto sono pesanti,<br />

ma sono anche poco maneggevoli<br />

perché troppo larghe in mezzo<br />

alle gambe e non si percepisce<br />

quasi il vantaggio che si dovrebbe<br />

avere con questa marcia in più.<br />

Purtroppo i nuovi motori, soprattutto<br />

i piccoli, entrano in coppia<br />

solo agli alti regimi, per cui a bassi<br />

giri i piloti sono costretti a smanettare<br />

a più non posso con il<br />

cambio, con risultati non sempre<br />

concreti, anzi, una volta elaborati<br />

per migliorare lo scarso tiro ai bassi,<br />

questi motori risultano ancor<br />

più difficili da portare in giro. Anche<br />

il telaio, forse per eccessiva rigidità,<br />

ha qualche problema e<br />

tende a spaccarsi all’altezza della<br />

scatola del filtro aria. Non è immune<br />

neanche il forcellone che<br />

tende a rompersi quando gli ammortizzatori<br />

vengono avanzati al<br />

massimo. I dati del DKW Seven<br />

modello 1976: motore Sachs<br />

1252/7A GS di 123 cc (54 Ø x 54<br />

mm), potenza ca. 22 cv a 9200<br />

73


g/min, accensione elettronica Motoplat,<br />

carburatore Bing da 32<br />

mm, frizione a 9 dischi e cambio a<br />

7 marce, pignone da 13 e corona<br />

da 58 denti, pneumatico anteriore<br />

3.00 x 21 e posteriore 3.25/3.50<br />

x 18, serbatoio da 9 litri e peso di<br />

100 kg.<br />

EVOLUZIONE<br />

Sotto le amorose cure del neo acquisto<br />

Wieditz, siamo ancora nel<br />

1976, vengono risolti in brevissimo<br />

tempo i problemi sulle moto<br />

ufficiali adottando immediatamente<br />

i nuovi gruppi di scoppio<br />

da lui progettati e dotati delle famose<br />

finestrelle: i motori ora sono<br />

in grado di lavorare al meglio<br />

in tutti i regimi di rotazione.<br />

E intanto la vita continua: i piloti<br />

ufficiali tedeschi per la stagione<br />

1976 sono: Heinz Brinkmann (in<br />

sella ad un nuovo Hercules 50 cc),<br />

Bernhard Brinkmann (100), Bayer<br />

(175) e Christel 250, oltre ai ben<br />

noti Herbert Schek e Kurt Fischer<br />

in sella ai nuovi cilindri Wankel<br />

74<br />

montati, nientepopodimeno che:<br />

sul basamento Seven! Anche la<br />

squadra DKW della Playmotor<br />

non scherza: Gino Perego (50 cc),<br />

Renato Foresti (100), Walter Bettoni<br />

(125), Franco Gualdi (175),<br />

Gianpaolo Marinoni (250) e Guglielmo<br />

Andreini (350). Una nota<br />

particolare merita, oltre al 50 di<br />

cui parliamo a <strong>parte</strong>, il motore di<br />

Sopra, l’unica da cross<br />

della famiglia, l’MC 250<br />

del 1978, che però ha<br />

avuto vita breve.<br />

A lato, generosissima e<br />

contorta la camera d’espansione<br />

dello scarico.<br />

100 cc, sì avete capito bene, il 100,<br />

mai entrato in produzione, che<br />

però Foresti porta alla vittoria di<br />

classe del campionato italiano del<br />

’76. Risultato sorprendente, ottenuto<br />

solo grazie alla costanza del<br />

pilota ed alla determinazione del<br />

Masserini, in quanto la moto, telaisticamente<br />

identica al 350, risulta<br />

svantaggiata rispetto alla<br />

concorrenza.<br />

Nel ’76 l’ISDT si tiene a Zeltweg in<br />

Austria dove la Germania, su Zündapp<br />

(sic!), vince il Trofeo e la Cecoslovacchia<br />

deve “accontentarsi”<br />

del solo Vaso: al via, però, si presentano<br />

ben 25 Hercules i cui piloti<br />

vincono 17 medaglie d’oro e 7<br />

d’argento: Fischer giunge 2° nella


Sopra a sinistra, data la<br />

forte inclinazione degli<br />

ammortizzatori, il telaietto<br />

deve reggere<br />

solo la sella e il piccolo<br />

silenziatore, quindi…<br />

Sopra a destra, si vede<br />

come la scatola di aspirazione<br />

sia infilata di<br />

misura nel telaio; notate<br />

l’attacco degli Hydrocross.<br />

Al centro a sinistra, la<br />

raffinata zona del pignone<br />

con la leva della<br />

frizione ed il passacatena.<br />

A destra, il codino,<br />

come il parafango anteriore,<br />

sono speciali<br />

della Falk<br />

classe oltre 500, a cui appartiene il<br />

suo Wankel, e Bayer 3° nella 175.<br />

Passata la bufera della <strong>parte</strong>nza<br />

stentata del nuovo motore e salvata,<br />

almeno per i mezzi ufficiali,<br />

la stagione ’76, il buon Wieditz ha<br />

tempo di mettere mano ai telai<br />

che vengono completamente rivisti.<br />

Le geometrie dei nuovi modelli<br />

1977 ricordano vagamente<br />

quelle Zündapp (e come non potrebbero…)<br />

anche perché è inutile<br />

inventare l’acqua calda. La zona<br />

centrale superiore viene ristretta<br />

di oltre 20 mm e anteriormente<br />

si montano ancora le Ceriani<br />

Special da 35 mm con escursione<br />

di 210 mm, per tutte a perno<br />

avanzato tranne il 125 cc.<br />

Le Hercules per il mercato tedesco,<br />

e per il resto del mondo (i depliànt<br />

infatti sono redatti anche<br />

in inglese a francese), sono tutte<br />

ancora rosso/arancio e cambiano<br />

pochissimi particolari rispetto all’anno<br />

precedente: il parafango<br />

posteriore è più bombato e il cavalletto<br />

è doppio, centrale e laterale.<br />

Al contrario le DKW-Hercules, così<br />

si chiamano quest’anno le moto<br />

per il mercato italiano, cambiano<br />

il forcellone più semplice, il serbatoio<br />

in lamierino di ferro con uno<br />

di forma più squadrata.<br />

Dipinto di rosso ha la <strong>parte</strong> superiore<br />

laterale in argento tranne la<br />

fascia centrale anch’essa rossa,<br />

stavolta uguale per tutte le cilindrate.<br />

Anche le fiancatine sono diverse<br />

e hanno delle nervature di<br />

rinforzo orizzontali in rilievo,<br />

mentre nel settore forcelle nulla<br />

cambia, ma ora che il forcellone è<br />

stato modificato, le Marzocchi a<br />

gas posteriori hanno “solo” cin-<br />

75


que posizioni e sono più lunghe<br />

di 20 mm rispetto a quelle “tedesche”:<br />

volontà o casualità?<br />

Diverso è anche l’andamento della<br />

curva di scarico, che passa<br />

esterna alla culla, mentre i mozzi<br />

sono sempre Grimeca, il cavalletto<br />

è solo centrale (arrieccoci), e il<br />

faro anteriore guadagna l’inserimento<br />

in una mascherina di pla-<br />

76<br />

stica rossa, che comprende anche<br />

la tabelle portanumero, già comparsa<br />

nel finale della stagione<br />

precedente. I dati del DKW Hercules<br />

175 Seven modello 1977: motore<br />

Sachs 1752/7A GS di 171 cc<br />

(60 Ø x 61 mm), potenza ca. 26 CV<br />

a 8500 giri/min, accensione elettronica<br />

Motoplat, carburatore<br />

Bing da 34 mm monosfiato, frizio- ne a 9 dischi e cambio a sette marce,<br />

pignone da 14 e corona da 56<br />

denti, pneumatico anteriore 3.00<br />

x 21 e posteriore 4.00 x 18, serbatoio<br />

da 11 litri e peso di 100 kg.<br />

Per il 125 vengono dichiarati 22 cv<br />

a 9200 g/min, che sono 32 a 8000<br />

g/min per il 250.<br />

RISCOSSA<br />

Sopra, derivato dall’MC<br />

250, escono pochi<br />

esemplari costruiti con i<br />

fondi di magazzino.<br />

A lato, stavolta ci hanno<br />

rimesso anche la<br />

scritta DKW…<br />

Adesso la Seven è davvero matura<br />

e le squadre ufficiali Hercules e<br />

DKW sono pronte per iniziare la<br />

stagione 1977 in cui, a volte, viaggeranno,<br />

anche tra di loro, molto<br />

al limite della correttezza sportiva.<br />

I tedeschi schierano Arnulf<br />

Teuchert (100 cc), Lorenz Kirchenbauer<br />

(175), Hans Wagner (250) e


A lato, qui si vede come<br />

sono i pezzi che “mancano”<br />

al cross.<br />

Sotto, il forcellone invece<br />

è molto diverso da<br />

quello dell’MC, con<br />

molti rinforzi in più.<br />

Heino “Düsen-Heino” Büse (350)<br />

insieme ai “wankelisti” Schek e Fischer.<br />

Le nuove Hercules spopolano<br />

nel campionato nazionale tedesco<br />

(DGM): Teuchert 3°, Kirchenbauer<br />

2°, Wagner e Büse 1°,<br />

Schek 2° e Fischer 3°.<br />

Nel frattempo anche Masserini<br />

mette insieme uno squadrone mica<br />

da niente: confermati Perego<br />

(50 cc), Foresti (100), Bettoni<br />

(125), e Gualdi (175), Guglielmo<br />

Andreini passa alla 250 e Augusto<br />

“Gusto” Taiocchi arriva per la 350.<br />

E anche nei risultati dell’europeo<br />

non si scherza: Teuchert 5°, Gualdi<br />

e Andreini 3°, Büse 2° e Wagner<br />

4°. Eccoci arrivati alla ISDT cecoslovacca<br />

di Povazska Bystrica dominata,<br />

guarda, guarda, dai padroni<br />

di casa che vincono il Trofeo<br />

per la tredicesima volta dal 1947 e<br />

il Vaso d’argento per la sedicesima.<br />

Sic! Purtroppo per i nostri tedeschi<br />

le cose non vanno bene.<br />

Kirchenbauer si infortuna poco<br />

prima della gara e viene sostituito<br />

da Klaus Stepbach. In realtà è proprio<br />

lui l’unico a vincere una medaglia,<br />

quella d’argento, per gli<br />

altri, a <strong>parte</strong> Wagner 5°, una gara<br />

da dimenticare. Ma ci pensano gli<br />

italiani a capovolgere la disfatta:<br />

Perego, Gualdi e Andreini 1i di<br />

classe, Foresti 5° e Bettoni 4°.<br />

Nel 1978 le moto cambiano ancora<br />

estetica e… nome, ma non il telaio.<br />

Diventano Sachs per tutti i<br />

mercati e i motori vengono offerti<br />

nelle cilindrate 125, 175 e 250. I<br />

serbatoi, sono uguali nella forma<br />

ai precedenti tanto che sulle prime<br />

moto consegnate sono solo dipinti<br />

di blu, leuchtendblaü in tedesco<br />

(azzurro luminoso), sopra il<br />

rosso/grigio originale, il tutto per<br />

assomigliare alle moto ufficiali.<br />

Stesso colore per le fiancatine e il<br />

portafaro. Il GS 155 continua a<br />

montare le Ceriani con perno in<br />

asse ed escursione di 220 mm,<br />

mentre per i fratelli maggiori la<br />

fabbrica di Samarate appronta,<br />

una Special a perno avanzato con<br />

250 mm di escursione che nulla ha<br />

da invidiare alle Marzocchi delle<br />

moto ufficiali. I mozzi sono sempre<br />

Grimeca da 140 mm per il 125<br />

e da 160 mm per le cilindrate superiori.<br />

La variante più evidente<br />

rispetto al modello dell’anno precedente,<br />

oltre a quella estetica, è<br />

l’andamento della marmitta che<br />

non passa più direttamente sopra<br />

la testa, ma esce dal telaio in modo<br />

da poter avere una nuova e più<br />

ampia camera di espansione. Stranamente<br />

il collettore di scarico<br />

esce a sinistra per il 125 e a destra<br />

per le altre mentre il tubo si infila<br />

sempre sotto la sella per uscire<br />

con il silenziatore a sinistra per<br />

tutte. Per il mercato interno la<br />

moto, tecnicamente identica a<br />

quella appena descritta, differisce<br />

soprattutto nell’estetica mantenendo<br />

il serbatoio in lamiera dipinto<br />

rosso e grigio, per il montaggio<br />

delle Ceriani a perno cen-<br />

77


trale all’anteriore e in altri piccoli<br />

dettagli. Una nota interessante:<br />

per tutte le moto immatricolate<br />

in Italia tra il 1977 ed il ’79 viene<br />

usata sempre la stessa scheda di<br />

omologazione, questo per via del<br />

numero limitato dei pezzi importati<br />

che non giustifica il fatto di<br />

farne una nuova ogni anno.<br />

I mezzi ufficiali, dal canto loro,<br />

sembrano pronti per la riscossa,<br />

che non tarda ad arrivare e, a<br />

questo punto, le squadre “rivali”<br />

vengono riunite sotto il marchio<br />

Sachs: Teuchert e Perego con il 50<br />

cc, Gualdi 175, Wagner 250 con<br />

Büse e Taiocchi nella 350. La squadra<br />

si rivela più che all’altezza<br />

toccando l’apice della stagione<br />

con Perego e Gualdi che vincono<br />

entrambi il Campionato Europeo<br />

nelle rispettive classi. Nella Six-<br />

Days corsa in Svezia a High Chaparral,<br />

Perego, Gualdi e Taiocchi<br />

finiscono tutti secondi delle rispettive<br />

classi con Teuchert e Büse<br />

al terzo posto. La squadra italiana<br />

vince anche il Vaso d’Argento con<br />

Perego, Osvaldo Scaburri (Puch<br />

78<br />

75), Giuseppe Signorelli (Fantic<br />

125) e Luigi Medardo, mentre il<br />

Trofeo finisce nelle mani dei soliti<br />

Cecoslovacchi.<br />

MOTOCROSS<br />

Apriamo una breve parentesi sul<br />

primo Hercules MC che fa la sua<br />

apparizione alla fine degli anni<br />

60. Il modello è identico al GS ma<br />

alleggerito dell’impianto elettrico<br />

e con la marmitta ad espansione e<br />

diversi rapporti di trasmissione del<br />

cambio a 5 marce. La moto, dopo<br />

aver seguito passo passo lo sviluppo<br />

del GS fa un balzo nel ’73 proponendosi<br />

con 20 CV e raggiungendo<br />

un buon successo sia in Europa<br />

che negli USA. Ma dobbiamo<br />

aspettare il 1978 per avere una<br />

nuova nota nella musica ed è la<br />

presentazione del Sachs MC 250<br />

che, su un telaio in cromo-molibdeno-vnadio<br />

completamente diverso<br />

dal GS, monta il monoblocco<br />

del Seven ma con dentro solo 5<br />

marce. Viene portata in gara da<br />

grossi calibri come Willi Bauer e<br />

Schneider, ma, a <strong>parte</strong> qualche<br />

Hercules GS 50 del 1974<br />

nella livrea delle moto<br />

ufficiali di quella stagione<br />

(foto Claudio Burato).<br />

sporadico successo, la moto non<br />

da le soddisfazioni auspicate. Le<br />

altre principali differenze rispetto<br />

al modello GS sono: la forcella anteriore<br />

Ceriani da 35 mm con<br />

escursione di 240 mm, gli ammortizzatori<br />

Koni a gas, poi Sachs Hydrocross,<br />

montati molto inclinati,<br />

mozzi Grimeca all’anteriore e Husqvarna<br />

al posteriore. Il colore<br />

delle sovrastrutture è ora titanicblue.<br />

Dato che le vendite di questa<br />

moto non vanno nella direzione<br />

auspicata, diverse vengono<br />

modificate nel telaio, nell’estetica<br />

e, ovviamente, nel motore e offerte<br />

sul mercato come Gelände-<br />

Sport. I dati del Sachs MC 250 modello<br />

unico (1978): motore Sachs<br />

2501/5A MC di 248 cc (72 Ø x 61<br />

mm), potenza ca. 36 CV a 8300 giri/min,<br />

accensione elettronica Motoplat,<br />

carburatore Bing da 36 mm,


Girata così la moto è<br />

ancora più bella (foto<br />

Claudio Burato).<br />

frizione a 9 dischi e cambio a 5<br />

marce, pignone da 14 e corona da<br />

56 denti, pneumatico anteriore<br />

3.00 x 21 e posteriore 4.50 x 18, serbatoio<br />

da 8,1 litri e peso di 103 kg.<br />

FINE<br />

Con la stagione 1978 ancora calda<br />

tra le mani e nuovamente dall’apice<br />

dei successi sportivi, il gruppo<br />

tedesco matura la più sofferta<br />

delle sue decisioni: si tratta di<br />

smantellare il Reparto Corse e cessare<br />

la produzione di moto da Regolarità.<br />

In Germania la chiusura<br />

di un Reparto Corse contempla,<br />

quasi naturalmente, la distruzione<br />

di tutto il materiale in esso<br />

contenuto e/o da esso prodotto<br />

negli ultimi tempi per delle non<br />

meglio identificate “ragioni tecniche”<br />

e legali. Bene, allora, tutto al<br />

macero! Sarà una buona idea? Ma<br />

fortunatamente alcuni accadimenti,<br />

“fatalmente” coadiuvati<br />

dalla mano dell’uomo, non permettono<br />

che questo scempio abbia<br />

luogo: il camion tedesco caricato<br />

a Nürnberg si “perde” per la<br />

strada sbagliata e quello italiano<br />

“sparisce” nottetempo. Masserini<br />

comunque non ci sta fino in fondo<br />

a questa chiusura repentina.<br />

Nel 1979 riesce ad ottenere un accordo<br />

per la produzione in piccola<br />

serie del Sachs 50 cc, replica addomesticata<br />

della moto con cui Gino<br />

Perego ha appena vinto l’Europeo,<br />

pur sempre col cilindro a 6<br />

travasi. Le 300 moto, denominate<br />

Perego Replica, vengono assemblate<br />

in Italia, su licenza, presso la<br />

fabbrica Simonini e riscuotono un<br />

grande successo che però non è<br />

sufficiente per lasciare immune<br />

dalla catastrofe la Sachs Italiana.<br />

A fine stagione compare anche un<br />

catalogo Sachs 1979, organizzato<br />

più per vuotare i magazzini che<br />

per motivi commerciali, a <strong>parte</strong> il<br />

Perego Replica, dove le moto presentate<br />

sono quasi identiche all’anno<br />

precedente. I serbatoi sono<br />

di due colorazioni: o la <strong>parte</strong> inferiore<br />

centrale rossa, diventa blu<br />

mantenendo le zone grigie superiori<br />

o è tutto blu con la vecchia<br />

divisione tra rosso e grigio sottolineata<br />

da un filetto bianco. Le<br />

fiancatine, come i parafanghi<br />

Falk, sono bianche con un fregio<br />

rosso e blu che forma una V con le<br />

tabelle portanumero arretrate<br />

mentre il portafaro è bianco. L’unica<br />

cosa che non è praticamente<br />

cambiata in tutte le versioni del<br />

Seven è la foggia della sella. Si<br />

“sveglia” anche la Sachs che, dopo<br />

averli collaudati in gara fin dal<br />

‘77, monta gli ammortizzatori ad<br />

aria Hydrocross che perdono però<br />

diverse possibilità di variare l’inclinazione<br />

rimanendo con solo 2 posizioni.<br />

Le Ceriani anteriori acquistano<br />

i soffietti sugli steli (ma solo<br />

per le foto del catalogo) e i mozzi<br />

sono ancora i conici Grimeca. Più<br />

avanti, nel ’79, le poche moto marcate<br />

Sachs, che escono dalla fabbrica<br />

sono invece un po’ raffazzonate:<br />

i serbatoi e le fiancatine rosse<br />

vengono ridipinti di blu senza<br />

neanche togliere la vecchia vernice,<br />

magari una nuova cassa filtro<br />

(quelle vecchie erano finite…), carburatori<br />

diversi, anche da 36, telai<br />

MC trasformati in GS e così via,<br />

tanto per chiudere in scioltezza.<br />

79


50<br />

E la moto da 50 cc che fine ha fatto?<br />

Una delle cilindrate sulla quale<br />

si è realizzato e consolidato il<br />

successo della casa di Nürnberg e<br />

che ha contribuito ha crearne la<br />

leggendaria nomea, viene lasciato<br />

nel dimenticatoio? Senza volere<br />

in tutto questo trambusto delle<br />

7 marce, lo abbiamo un po’<br />

perso di vista. L’ultimo 50 di serie<br />

prodotto dopo l’Hercules “giallo”<br />

80<br />

è il DKW del 1973, e poi… più nulla,<br />

o quasi! E per diverso tempo<br />

non ne vedremo altri. Ogni tanto,<br />

in particolare nel campionato nazionale<br />

tedesco (DGM), ecco che<br />

appare una nostra vecchia conoscenza,<br />

Heinz Brinkmann, che <strong>parte</strong>cipa<br />

su un mezzo che però non<br />

è disponibile neanche per i piloti<br />

privati. Questa moto, inizialmente<br />

marcata Hercules, ha il serbatoio<br />

cromato con la fascia centrale di-<br />

Sopra a sinistra, in tutto<br />

il suo splendore: il<br />

cambio a 7 marce del<br />

50 cc (foto Claudio Burato).<br />

Sopra, ecco il fratellino<br />

minore del Seven, il Sachs<br />

50/6B GS (foto Claudio<br />

Burato).<br />

A lato, la piccola serie<br />

voluta da Masserini e<br />

denominata Sachs GS<br />

50 Perego Replica in<br />

onore del Campionato<br />

Europeo appena conquistato<br />

(foto Claudio<br />

Burato).<br />

pinta di blu, simile alle moto ufficiali<br />

di maggiore cilindrata che<br />

hanno <strong>parte</strong>cipato alla ISDT di Camerino<br />

nel 1974. Un modello naviga<br />

per un po’ nel limbo finché<br />

nel 1975 il Reparto Corse, in stretta<br />

collaborazione con un certo<br />

Heinz Brinkmann, inizia a gettare<br />

le basi per sviluppare una moto<br />

nuovamente vincente frutto di<br />

una rigorosa pianificazione del<br />

progetto. Intorno a questa DKW<br />

50 GS, portata in gara dallo stesso<br />

Brinkmann nel ‘76, inizia un periodo<br />

di approfondite sperimentazioni<br />

come il carburatore giapponese<br />

Mikuni ed altri particolari come<br />

ammortizzatori Marzocchi e<br />

forcelle e mozzi Zündapp. La moto<br />

utilizzata da Brinkmann, che


A lato, notevole la differenza<br />

tra il cilindro da<br />

Cross, a sx, e quello GS.<br />

Sotto, la scatola filtro<br />

utilizzata da tutte le<br />

moto salvo la primissima<br />

serie.<br />

dopo 7 anni di assenza dalle competizioni<br />

torna sul podio nel campionato<br />

tedesco, viene proposta<br />

in edizione limitata come GS 50<br />

Special Hercules e/o DKW. I dati<br />

del Hercules GS 50 Special modello<br />

1976: motore Sachs 50/6A GS di<br />

49,9 cc (40 Ø x 39,7 mm), potenza<br />

ca. 13 cv a 11000 g/min, accensione<br />

elettronica Motoplat, carburatore<br />

Bing da 28 mm, frizione a 5<br />

dischi e cambio a 6 marce, pignone<br />

da 13 e corona da 54 denti,<br />

pneumatico anteriore 2.50 x 21 e<br />

posteriore 3.50 x 18, serbatoio da<br />

9 litri e peso di 80 kg.<br />

Lo sviluppo continua e intorno alla<br />

metà del 1977 vede la luce il<br />

nuovo modello denominato Sachs<br />

50 GS (rieccoci con i cambi di marca!)<br />

che ricomincia subito a sbaragliare<br />

gli avversari a livello internazionale,<br />

quasi a coronamento<br />

ed in rappresentanza di tutte le<br />

conoscenze tecnologiche sviluppate<br />

nel corso di un ventennio ricco<br />

di evoluzioni tecnologiche e<br />

successi. Brinkmann lascia, anche<br />

per motivi di età, portando con sé<br />

diversi “segreti” relativi al proprio<br />

lavoro. La moto necessita quindi<br />

di una messa punto finale che avviene<br />

anche grazie al contributo<br />

della Playmotor. L’intervento del<br />

Masserini non è disinteressato e<br />

infatti ottiene che quest’ultimo<br />

modello GS, preparato interamente<br />

e direttamente nel reparto<br />

Corse Hercules-DKW-Sachs di<br />

Nürnberg, gli venga affidato per<br />

farlo correre alla fine della stagione<br />

del ‘77.<br />

Nonostante si pensi che le piccole<br />

cilindrate abbiano perso impor-<br />

tanza, ecco che alla Six-Days di Povazska<br />

Bystrica (CS) le ”piccole” si<br />

fanno nuovamente onore: Gino<br />

Perego, un giovane italiano, riesce<br />

a portare primo al traguardo il<br />

cinquantino tedesco, unico pilota<br />

di classe giunto al traguardo.<br />

Nel 1978 Perego può utilizzare<br />

questa moto dall’inizio della stagione<br />

e trionfa conquistando la<br />

prima piazza sia nel Campionato<br />

Italiano che in quello Europeo.<br />

Anche alla ISDT nella classe 50<br />

dietro a Perego, secondo, si piazza<br />

Teuchert e al 4° posto c’è un Sachs.<br />

Fatica premiata, dato che il<br />

progetto viene interamente sviluppato<br />

in corsa dallo stesso Perego,<br />

che va ricordato per l’estrema<br />

bravura con cui conduce in gara<br />

l’ultimo gioiello di Nürnberg, un<br />

Sachs GS 50, blasonatissimo discendente<br />

di una scuola di ingegneria<br />

motoristica che infiamma<br />

gli anni epici della Regolarità internazionale.<br />

Di fronte a questi<br />

successi cosa fa la Casa? Decide di<br />

affidare moto ufficiali ai piloti solo<br />

per correre il campionato tedesco.<br />

Colpito da questa decisione<br />

rimane soprattutto Teuchert, che<br />

dispone della stessa moto di Perego,<br />

con la quale, nella versione 80<br />

cc, vince comunque per tre anni di<br />

fila, dall’81 all’83, il campionato<br />

nazionale.<br />

VERSIONI<br />

Lo sviluppo finale del Sachs 50 GS<br />

può essere sintetizzato in tre momenti<br />

significativi. Nel 1977 la<br />

moto è dotata di forcelle Marzocchi<br />

TF I, in magnesio, con Ø di 32<br />

e 35 mm mentre al posteriore<br />

monta ammortizzatori Koni a gas.<br />

Ha un nuovo telaio e tutte le sovrastrutture<br />

principali, serbatoio,<br />

fiancatine e parafanghi sono<br />

blue: titanicblue. Le sperimentazioni<br />

continuano anche durante<br />

le competizioni tant’è che su questo<br />

modello viene montato anche<br />

un cambio a 7 marce di origine tedesca,<br />

ma italiano per la sua definitiva<br />

messa a punto, opera del<br />

piacentino Oliviero Molinelli.<br />

La seconda versione prende vita<br />

l’anno successivo, il ’78, con modifiche<br />

al telaio, in particolare nell’angolatura<br />

del cannotto di sterzo,<br />

le Marzocchi ora sono solo da<br />

32 mm e, al posteriore, fanno la<br />

loro apparizione i Sachs Hydrocross<br />

mentre il motore Sachs 50/6B<br />

GS torna, come dice il nome stesso,<br />

ad avere 6 marce.<br />

81


Il crescente numero di affermazioni<br />

sportive induce la Sachs a rimettere<br />

in produzione un modello<br />

50. A tale scopo viene raggiunto<br />

un accordo commerciale, il cui<br />

artefice è il solito Masserini, con<br />

la ditta Simonini di Bologna per la<br />

fabbricazione di 300 esemplari<br />

che, in onore del Campione bergamasco,<br />

verranno chiamati “Perego<br />

Replica”. Le moto sono molto<br />

simili a quella campione d’Italia<br />

e d’Europa anche se solo su 50<br />

modelli viene montato il motore<br />

in versione corsa, con il gruppo di<br />

scoppio fuso in terra e cilindro riportato<br />

in nikasil, albero motore<br />

a corsa corta, Marzocchi ZT I da 32<br />

mm all’anteriore e Sachs Hydrocross<br />

al posteriore, telaio e forcellone<br />

in cromo-molibdeno-vanadio,<br />

tutti particolari che lo rendono<br />

un mezzo appetibile anche per<br />

i piloti privati. I dati del Sachs GS<br />

50 “Perego Replica” modello<br />

1978: motore Sachs 50/6B GS di<br />

49,9 cc (40 Ø x 39,7 mm), potenza<br />

ca. 14 cv a 12000 g/min, accensione<br />

elettronica Motoplat, carburatore<br />

Bing da 28 mm, frizione a 5<br />

dischi e cambio a 6 marce, pignone<br />

da 13 e corona da 54 denti,<br />

pneumatico anteriore 2.75 x 21 e<br />

posteriore 1.00 x 90, serbatoio da<br />

82<br />

8,5 litri e peso di 79 kg. Una nota<br />

a <strong>parte</strong> merita il carburatore Bing<br />

da 28 mm ma di una serie specifica,<br />

chiamata 2001, munita di getto<br />

di ripresa (Power Jet).<br />

Tutti gli altri esemplari (250), che<br />

saranno in vendita tra il ’78 e il<br />

’79, avranno invece in dotazione<br />

un più modesto motore “codice”,<br />

ovvero: corsa lunga del pistone,<br />

carburatore dell’Orto da 14 mm,<br />

cambio a cinque marce e, dulcis in<br />

fundo, velocità massima di 40<br />

km/h. Diversi dei modelli più spinti<br />

saranno importati anche in Germania<br />

da Ernst Brehm che provvede<br />

a rendere più guidabili le moto<br />

modificando, in collaborazione<br />

con il Reparto Corse, il tubo di scarico<br />

voluminoso, per erstare in<br />

coppia bisogna “girare” con il gas<br />

spalancato stressando non poco il<br />

cambio, e sostituendo il carburatore<br />

da 28 mm con uno da 32. La<br />

terza ed ultima versione, anno<br />

1979, vede la luce solo a fine stagione<br />

e viene utilizzata in gara<br />

una sola volta, proprio alla Six-<br />

Days Svedese: il motore è rimasto<br />

a sei marce, corsa corta, e con il<br />

gruppo di scoppio fuso in terra e<br />

riporto al nikasil. Gli ultimi esemplari,<br />

nella versione maggiorata a<br />

80 cc, <strong>parte</strong>cipano in forma se-<br />

Un grazie mille a Stefania<br />

e Mario Ferracin<br />

(proprietari delle moto<br />

di questo servizio), in<br />

posa con la “divisa” del<br />

Registro Hercules.<br />

miufficiale ad alcune prove del<br />

Campionato europeo nel 1981,<br />

condotte in gare da Martin<br />

Echards e da Teuchert, e con questo<br />

si chiude la carriera di questo<br />

piccolo missile terrestre.<br />

E questo è davvero l’ultimo lampo.<br />

Il Reparto Corse viene smantellato,<br />

la produzione cessa incalzata<br />

dal declino dell’interesse per<br />

le competizioni fuoristrada, sempre<br />

più attanagliate dalle restrizioni<br />

e dai regolamenti. Anche in<br />

Italia iniziano ad apparire i cartelli<br />

di divieto di transito per i motocicli,<br />

proprio in corrispondenza di<br />

qui sentieri, mulattiere e località<br />

che sono stati resi famosi dai passaggi<br />

delle gare e che, a loro volta,<br />

hanno contribuito a rendere<br />

indimenticabili le manifestazioni<br />

stesse. Quali siano le ragioni politiche,<br />

commerciali o finanziarie<br />

che portano a questa decisione<br />

non ci è dato sapere. Possiamo valutare<br />

delle ipotesi come la crisi<br />

del mercato fuoristrada, budget<br />

troppo alti per la progettazione e<br />

per il mantenimento del Reparto<br />

Corse, le moto giapponesi che costano<br />

le metà: potremmo scervellarci<br />

per ore, ma non è questa la<br />

nostra intenzione.<br />

Anche perché qui non finisce la<br />

nostra avventura in Fuoristrada<br />

con la Hercules, una della più importanti<br />

case motociclistiche del<br />

mondo che ha contribuito in maniera<br />

determinante a creare con<br />

le proprie moto e anche grazie ai<br />

propri uomini, la Leggenda del<br />

Fuoristrada. <br />

Per informazioni<br />

marcello.grigorov@hispeed.org<br />

www.registro<strong>hercules</strong>.org<br />

www.six-days.org

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