XC Stagione dei ConCerti - Rovereto - Associazione Filarmonica ...
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SAINT-SAëNS – <br />
moltiplicate in tutto il mondo cristiano come perpetuo ammonimento a perseguire la virtù e la morigeratezza. Da queste stravaganti<br />
imagineries <br />
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approssimative è quello che si sente per l’appunto in questa geniale fantasmagoria gotica di Camille Saint-Saëns (1874) che<br />
costituisce un duraturo favourite nel genere <strong>dei</strong> pezzi caratteristici per orchestra. La morte qui rappresentata è beffa, ghigno, irrisione,<br />
trionfo sinistro, in coerenza con il racconto che emerge dalla poesia di Jean Lahor il quale parla della ridda infernale avente luogo<br />
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notoria, della Notte sul Monte Calvo che Musorgskij ricavò da un racconto di Gogol’. Non può mancare in orchestra la citazione<br />
della sequenza del Dies Iræ in iterazioni grottesche, che richiama a sua volta un momento della Symphonie fantastique di Berlioz<br />
e il Totentanz di Liszt. Altri effetti naturalistici si aggiungono: i rintocchi della mezzanotte, il turbine del vento, l’onomatopea<br />
delle ossa agitate nella danza oscena. La scrittura orchestrale di Saint-Saëns è magistrale e si lascia gustare anche da sola, senza<br />
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Con LISZT <br />
Faust di Gounod e al Mefistofele <br />
tratti burleschi, perversamente gioiosi e decisamente teatrali. Liszt, poi, sembra aver avuto per questo soggetto una vera e duratura<br />
ossessione testimoniata, oltre al resto, dal Mephisto-Walzer che ricompare periodicamente attraverso la vicenda delle sue quattro<br />
versioni e il corollario ulteriore di una Mephisto-polka. Nel caso di questa pagina scoppiettante, la fonte utilizzata è il dramma<br />
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violino e con esso dare l’avvio a una danza orgiastica che coinvolge, oltre a Faust e la sua occasionale conquista, i diversi personaggi<br />
lì presenti. Si è poi constatato che Liszt, per mitigare la crudezza dell’immagine, ha operato una curiosa commistione con il testo di<br />
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idillio in cui la insistita sensualità originaria si muta in estasi amorosa. Palestra di virtuosismi davvero diabolici, il Mephisto-<br />
Walzer della prima versione (1860) mantiene intatto il suo fascino sulfureo.<br />
Di Liszt sono compresi in programma due altri titoli: uno è Il carnevale di Pest (1848, II vers. 1853) dalla raccolta pianistica delle<br />
Ungarische Rhapsodien, che è pezzo brillante e piuttosto esteriore; l’altro è Les Préludes, il più rinomato <strong>dei</strong> tredici poemi sinfonici<br />
da lui composti, mutuato da un poema di Alphonse de Lamartine che ne offre il ‘programma’ interno. Brano nobile, solenne, ricco<br />
di umori, che a taluno piace tacciare di pomposità esteriore, è una lunga peripezia che attraverso una varia e stringente articolazione<br />
interna descrive l’itinerario del poeta romantico che si confronta con la complessità della vita passando attraverso vari sentimenti e<br />
atteggiamenti. Eccolo dapprima invocare la musa, poi abbandonarsi a pensieri amorosi ed elegiaci, quindi invocare una maggiore<br />
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separarsi dalla musa. Ascoltata senza pregiudizi, questa popolare pagina lisztiana svela al meglio la natura del suo sinfonismo ed<br />
insieme l’altezza della sua ispirazione nutrita di alta cultura e il calore della sua anima palpitante.<br />
Diego R. Cescotti<br />
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