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inchiesta<br />

Veleni<br />

al suolo<br />

impianti minerari abbandonati, siti industriali,<br />

discariche. i comuni assediati dalle sostanze<br />

inquinanti sono più di 300. quando le bonifiche?<br />

di Laura Binetti<br />

Prodotti chimici, sostanze tossiche, metalli pesanti e rifiuti<br />

pericolosi. La loro presenza nell’aria, nel suolo e nelle falde<br />

acquifere avvelena, secondo il rapporto Sin Italy 2011 di<br />

Greenpeace, il 3% del territorio nazionale. La superficie<br />

contaminata è composta da 1.800 kmq di aree marine, lagunari<br />

e lacustri più 5.500 di aree terrestri. «Dalla fine degli anni<br />

‘80 le norme europee sono avanzate, ci sono obblighi per il<br />

controllo dell’inquinamento – afferma Liliana Cori, responsabile per la<br />

comunicazione dell’unità di Epidemiologia dell’Ifc-Cnr – Ma, nonostante in<br />

Italia ci siano le competenze tecniche, le bonifiche restano un miraggio. E<br />

più di 9 milioni di cittadini vivono esposti direttamente o indirettamente<br />

alle sostanze nocive presenti in circa 13mila siti potenzialmente inquinati».<br />

una su cinquantasette<br />

Di questi 1.500 sono impianti<br />

minerari abbandonati, 6.500 ancora<br />

da indagare e 5.000 certamente<br />

da bonificare, quasi tutti<br />

a competenza regionale, mentre<br />

sono 57 quelli sotto la giurisdizione<br />

statale. Un’emergenza che<br />

riguarda tutto lo Stivale: non c’è<br />

regione italiana che non abbia<br />

nel suo territorio almeno un sito<br />

contaminato e i Comuni inclusi<br />

nei Siti d’interesse nazionale<br />

(Sin) sono oltre 300. Nonostante<br />

queste cifre, a quattordici anni<br />

dall’adozione del decreto ministeriale<br />

471/99, che fissa le procedure<br />

per l’effettuazione delle bonifiche,<br />

i risultati sono molto deludenti: la<br />

sola ad essere stata ultimata è la<br />

bonifica dell’Acna nel comune di<br />

Cengio (Sv) sul fiume Bormida,<br />

al confine tra Liguria e Piemonte.<br />

«Le cause del cronico ritardo<br />

nel procedere con le bonifiche in<br />

Italia sono principalmente tre –<br />

spiega Giorgio Zampetti, responsabile<br />

scientifico di Legambiente<br />

– In primo luogo, in questi anni il<br />

ministero dell’Ambiente ha dimostrato<br />

una diffusa inadeguatezza<br />

nell’affrontare le situazioni più<br />

urgenti, principalmente a causa<br />

della precarizzazione del personale<br />

al suo interno. Il continuo<br />

turn over tra i responsabili dei<br />

lavori ha portato infatti a una dispersione<br />

di conoscenze e compe-<br />

Pietro comba,<br />

direttore<br />

del reparto<br />

di epidemiologia<br />

ambientale<br />

dell’istituto<br />

superiore<br />

di sanità.<br />

a destra<br />

un’operazione<br />

di bonifica<br />

tenze. Grandi responsabilità vanno<br />

attribuite anche alle aziende,<br />

che con espedienti legali di ogni<br />

genere hanno fatto e continuano<br />

a fare di tutto per dilazionare e<br />

ritardare gli interventi e ridurre<br />

al minimo il proprio contributo<br />

economico al risanamento. Infi-<br />

ne – aggiunge Zampetti – c’è la<br />

scarsità delle risorse economiche<br />

destinate alle opere di bonifica dei<br />

siti orfani, ovvero quelli senza più<br />

padrone». I ritardi negli interventi<br />

stridono con quanto emerge dalle<br />

indagini della magistratura,<br />

dell’Istituto superiore di Sanità<br />

Mercurio in laGuna<br />

Nell’estate 2012 un’inchiesta della magistratura mette<br />

fine a dieci anni di commissariamento per la bonifica<br />

della Laguna di Grado e Marano, in Friuli-Venezia<br />

Giulia. Nel 2001 il ministero dell’Ambiente aveva<br />

individuato in quest’area di elevato pregio ambientale,<br />

estesa per 160 km², un sito inquinato d’interesse<br />

nazionale. L’inquinamento è dovuto agli sversamenti di mercurio<br />

dallo stabilimento industriale Snia, poi Caffaro spa, di Torviscosa. La<br />

contaminazione è cominciata nel 1949 con un apporto di circa 20 kg<br />

al giorno di mercurio e si è attenuata nel 1970, riducendosi fortemente<br />

solo nel 1984. Oggi il sito da bonificare è stato ridotto alla sola area<br />

della Caffaro. Legambiente chiede però di agire con cautela, visto che la<br />

contaminazione da mercurio nei sedimenti della Laguna è confermata<br />

anche da un recente documento dell’Istituto superiore di Sanità. «La<br />

riperimetrazione del sito non cancella l’inquinamento e il rischio che<br />

comporta per la sicurezza alimentare» sottolinea Elia Mioni, presidente<br />

della sede regionale dell’associazione. On line il reportage realizzato da<br />

Elisa Cozzarini, montaggio di Massimo Piva.<br />

i http://tinyurl.com/bonifica-Grado-e-Marano<br />

n «È necessario che la magistratura faccia chiarezza – chiede Elia Mioni di<br />

Legambiente – Resta da affrontare la bonifica del sito chimico di Torviscosa»<br />

n «Nel ‘98 le aree inquinate erano già note - racconta il vicesindaco Mareno<br />

Settimo - ma allora era difficile parlare di questi temi in una città operaia»<br />

26 La nuova ecologia / marzo 2013 marzo 2013 / La nuova ecologia 27<br />

FOTO: © cericOla bOniFiche


inchiesta<br />

Veleni al suolo<br />

stiVale contaMinato<br />

sono quasi sessanta i luoghi dell’emergenza<br />

38 38<br />

14 14<br />

40 40<br />

15 15<br />

16 16 41 41<br />

18 18 42 42<br />

29 29<br />

11 11 28 28 46 46<br />

11<br />

24 24<br />

25 25<br />

Superfici dei dei siti siti (ha) (ha)<br />

< < 100<br />

100 - 1.000 - 1.000<br />

32 32 45 45 43 43 23 23 39 39<br />

22 22<br />

1.000 - 10.000 - 10.000<br />

10.000 - 100.000 - 100.000<br />

88<br />

27 27<br />

13 13 10 10<br />

36 36<br />

99<br />

47 47<br />

44 44<br />

30 30<br />

37 37 19 19<br />

> > 100.000<br />

n.d. n.d.<br />

54 54<br />

56 56<br />

31 31<br />

49 49 57 57<br />

51 51<br />

26 26<br />

12 12 55<br />

33 33<br />

55 55<br />

2252<br />

52<br />

20 20 77<br />

17 17<br />

50 50<br />

48 48<br />

66<br />

34 34<br />

LEGENDA<br />

in neretto i 18 siti d’interesse nazionale<br />

che il decreto dello scorso 11 gennaio<br />

del ministero dell’ambiente declassa a<br />

regionali. Fonte: annuario ispra 2012,<br />

elaborazione la nuova ecologia<br />

(Iss) e dai controlli delle Arpa: la<br />

salute di chi risiede nei Sin è sottoposta<br />

a un rischio sensibilmente<br />

maggiore di contrarre malattie<br />

mortali. La conferma arriva dai<br />

risultati dell’indagine “Sentieri”<br />

(Studio epidemiologico nazionale<br />

dei territori e degli insediamenti<br />

esposti a rischio inquinamento), la<br />

prima indagine sistematica promossa<br />

dal ministero della Salute<br />

e coordinata dall’Iss, che punta i<br />

riflettori su 44 dei 57 Sin, in particolare<br />

sulle cause di morte per<br />

le quali le esposizioni ambientali<br />

svolgono un ruolo certo o sospetto.<br />

«Da alcuni anni – riprende<br />

Liliana Cori – sono cominciati i<br />

controlli sui cittadini che vivono<br />

53 53<br />

35 35<br />

44<br />

33<br />

21 21<br />

in aree inquinate per valutare la<br />

loro esposizione diretta. Si studia<br />

quali prodotti chimici, come metalli,<br />

diossine e altre sostanze persistenti,<br />

si riscontrano nel sangue<br />

delle persone o nel latte materno.<br />

Si chiama biomonitoraggio umano<br />

ed è molto importante se utilizzato<br />

come strumento ai fini della bonifica.<br />

I risultati di questi studi,<br />

infatti, possono guidare i decisori<br />

pubblici a scegliere gli interventi<br />

prioritari».<br />

dissesto norMatiVo<br />

Ad ostacolare le bonifiche ci sono<br />

anche le continue modifiche normative,<br />

che ridimensionano e<br />

cambiano i perimetri dei Sin,<br />

1 Venezia (Porto Marghera) - Veneto<br />

2 napoli Orientale - campania<br />

3 Gela - Sicilia<br />

4 Priolo - Sicilia<br />

5 Manfredonia - Puglia<br />

6 brindisi - Puglia<br />

7 Taranto - Puglia<br />

8 cengio e Saliceto - liguria-<br />

Piemonte<br />

9 Piombino - Toscana<br />

10 Massa e carrara - Toscana<br />

11 casal Monferrato - Piemonte<br />

12 Litorale Domizio Flegreo ed Agro<br />

Aversano - Campania<br />

13 Pitelli - Liguria<br />

14 balangero - Piemonte<br />

15 Pieve Vergonte - Piemonte<br />

16 Sesto San Giovanni - lombardia<br />

17 napoli bagnoli–coroglio - campania<br />

18 Pioltello e rodano - lombardia<br />

19 Fiumi Saline e Alento - Abruzzo<br />

20 Tito - basilicata<br />

21 crotone – cassano – cerchiara -<br />

calabria<br />

22 Sassuolo – Scandiano - Emilia<br />

Romagna<br />

23 Fidenza - emilia romagna<br />

24 Trieste - Friuli-Venezia Giulia<br />

25 laguna di Grado e Marano - Friuli-<br />

Venezia Giulia<br />

26 Frosinone - Lazio<br />

27 cogoleto – Stoppani - liguria<br />

28 Cerro al Lambro - Lombardia<br />

29 Milano – Bovisa - Lombardia<br />

30 Basso bacino del fiume Chienti -<br />

Marche<br />

talvolta escludendo aree dove il<br />

pericolo di contaminazione ambientale<br />

e sanitario rimane elevato.<br />

È avvenuto nel Sin Laguna di<br />

Grado e Marano, che comprende<br />

sia aree terrestri che lagunari,<br />

dove la riperimetrazione prevede<br />

l’esclusione di queste ultime. Nel<br />

sito friulano, nel quale abbiamo<br />

effettuato un sopralluogo a febbraio<br />

(vedi fotostoria a pag. 27),<br />

l’inquinamento è attribuibile agli<br />

sversamenti di mercurio da parte<br />

dello stabilimento Caffaro di<br />

produzione della cellulosa a Torviscosa.<br />

In seguito alla ridefinizione<br />

del sito saranno realizzate<br />

opere di dragaggio, che se svolte<br />

senza le dovute accortezze po-<br />

31 Campobasso – Guglionesi II -<br />

Molise<br />

32 Basse di Stura (Torino) - Piemonte<br />

33 bari – Fibronit - Puglia<br />

34 Sulcis – iglesiente – Guspinese -<br />

Sardegna<br />

35 biancavilla - Sicilia<br />

36 livorno - Toscana<br />

37 Terni – Papigno - Umbria<br />

38 emarese - Valle d’aosta<br />

39 Mardimago – Ceregnano - Veneto<br />

40 Bolzano - Provincia autonoma<br />

Bolzano<br />

41 Trento nord - Provincia autonoma<br />

Trento<br />

42 brescia – caffaro - lombardia<br />

43 broni - lombardia<br />

44 Falconara Marittima - Marche<br />

45 Serravalle Scrivia - Piemonte<br />

46 laghi di Mantova e Polo chimico -<br />

lombardia<br />

47 Orbetello - Toscana<br />

48 Aree del litorale vesuviano -<br />

Campania<br />

49 aree industriali di Porto Torres -<br />

Sardegna<br />

50 area industriale della Val basento –<br />

basilicata<br />

51 Bacino idrografico del Fiume Sacco<br />

- Lazio<br />

52 Bacino idrografico del Fiume Sarno<br />

- Campania<br />

53 Milazzo - Sicilia<br />

54 Discarica Le Strillaie – Toscana<br />

55 Pianura (Napoli) – Campania<br />

56 bussi sul Tirino – abruzzo<br />

57 La Maddalena - Sardegna<br />

trebbero diffondere ulteriormente<br />

il mercurio. Una vera bomba<br />

ecologica in un ecosistema fragile,<br />

dichiarato Sito di interesse<br />

comunitario e Zona a protezione<br />

speciale, dove convergono attività<br />

antropiche di vario tipo, tra cui<br />

l’allevamento di mitili. «L’analisi<br />

della mortalità nella popolazione<br />

della Laguna negli otto anni<br />

tenuti sotto osservazione con lo<br />

studio Sentieri – sottolinea Pietro<br />

Comba, direttore del reparto<br />

di Epidemiologia ambientale<br />

dell’Iss – ha mostrato un aumento<br />

di mortalità per i tumori gastrici<br />

e per quelli dell’ovaio nelle donne<br />

e nella popolazione maschile per<br />

tumore al rene e per alcune ma-<br />

il costo sanitario? Miliardi<br />

la stima di Fabrizio Bianchi, direttore dell’istituto di fisiologia del cnr di Pisa<br />

«s<br />

ebbene i costi per le mancate<br />

bonifiche siano nell’ordine di<br />

centinaia di miliardi di euro, il<br />

valore economico deve essere posto su un<br />

piano secondario rispetto al valore della<br />

salute». È l’opinione di Fabrizio bianchi,<br />

epidemiologo, direttore di ricerca presso<br />

l’istituto di Fisiologia clinica del cnr di Pisa.<br />

«la salute – aggiunge il ricercatore – può e<br />

deve essere garantita tramite<br />

un’attenta opera di risanamento<br />

ambientale, investendo su nuove<br />

tecnologie, know how e green<br />

economy».<br />

A quanto ammontano i costi per<br />

le mancate bonifiche dei Sin?<br />

Un calcolo esatto non è mai<br />

stato fatto ma sono stati eseguiti<br />

studi in alcune situazioni. in<br />

campania e in Sicilia, presso i<br />

Sin di Gela e Priolo, sono stati<br />

calcolati in alcuni miliardi di<br />

euro i costi e quindi anche i<br />

risparmi qualora fossero presi<br />

provvedimenti. È evidente che<br />

se si applicano questi numeri a<br />

tutti i Sin, compresi quelli che<br />

sono diventati Siti d’interesse<br />

regionale, la cifra complessiva<br />

potrebbe ammontare a centinaia<br />

di miliardi di euro.<br />

Quanto incidono le mancate<br />

bonifiche sul sistema sanitario<br />

nazionale?<br />

ci sono due modi per stimare<br />

questo impatto. c’è un<br />

modo diretto, che quantifica<br />

statisticamente le prestazioni<br />

sanitarie e le vite risparmiate. Poi c’è un<br />

modo indiretto, che include anche i danni<br />

intangibili, ovvero la sofferenza che ogni<br />

famiglia, e quindi nel complesso la società,<br />

si trova ad affrontare quando c’è una morte<br />

prematura o l’insorgere di malattie invalidanti<br />

con decorsi molto lunghi. Si arriva così a cifre<br />

enormi, che potrebbero essere risparmiate<br />

applicando misure di prevenzione. la salute<br />

può e deve essere garantita tramite un’attenta<br />

opera di risanamento ambientale, investendo<br />

su nuove tecnologie, know how e green<br />

economy<br />

sono cifre<br />

enormi che<br />

si potrebbero<br />

risparmiare<br />

applicando<br />

misure di<br />

prevenzione<br />

Da Nord a Sud, quali sono le altre “Ilva”<br />

d’Italia?<br />

Taranto è la situazione più impegnativa a<br />

livello nazionale sia per il danno ambientale<br />

che per la complessità delle necessarie<br />

attività di bonifica, ma ci sono altre situazioni<br />

simili: discariche, impianti siderurgici,<br />

raffinerie. e poi ci sono tante centrali<br />

termiche, specialmente quelle a carbone,<br />

che destano preoccupazione per le<br />

emissioni di polveri. alcuni di questi<br />

siti sono fuori dagli elenchi Sin e Sir<br />

(siti d’interesse regionale), ma non<br />

per questo meno pericolosi.<br />

Come valuta il decreto del ministero<br />

dell’Ambiente che trasforma 18 Sin in<br />

siti d’interesse regionale?<br />

la valutazione è complessa,<br />

perché questi siti sono diversi fra<br />

loro per dimensione e grado di<br />

contaminazione. le conclusioni si<br />

potranno evincere solo vedendo i<br />

regolamenti attuativi del decreto,<br />

perché al momento nel testo si accenna alle<br />

risorse che passano alle regioni. in verità,<br />

risorse per bonificare non ce ne sono state<br />

fino ad oggi, quindi se questo cambiamento<br />

dovesse comportare un reale investimento<br />

questo potrebbe essere un punto positivo.<br />

inoltre, per alcuni siti erano già le regioni,<br />

nei fatti, i primi soggetti responsabili. Ma<br />

per altri siti la gestione regionale potrebbe<br />

rappresentare un problema. (Laura Binetti)<br />

on line l’intervista a Fabrizio Bianchi<br />

http://tinyurl.com/intervista-Bianchi<br />

28 La nuova ecologia / marzo 2013 marzo 2013 / La nuova ecologia 29<br />

FOTO: © PaTrizia cUOnzO / SinTeSi


inchiesta<br />

Veleni al suolo<br />

lattie neurodegenerative. È necessario<br />

comprendere – evidenzia<br />

Comba – quanto della patologia<br />

in eccesso sia circoscritto e attribuibile<br />

all’esposizione a sostanze<br />

pericolose nell’ambiente di lavoro,<br />

e quanto invece il fenomeno di<br />

contaminazione possa coinvolgere<br />

una popolazione più vasta e intaccare<br />

le componenti della catena<br />

alimentare». Ma a complicare le<br />

cose, non ci sono solo le perimetrazioni.<br />

A sollevare nuovi dubbi<br />

e pareri discordanti, c’è anche il<br />

decreto dell’11 gennaio 2013 emanato<br />

dal ministero dell’Ambiente,<br />

che prevede l’uscita di 18 siti dal<br />

programma gestito a livello nazionale,<br />

nonostante parte di questi<br />

abbiano storie di inquinamento<br />

particolarmente complesse e<br />

significative. «Tra i 18 Sin per i<br />

quali si prevede il passaggio di<br />

interesse dallo Stato alle Regioni<br />

– commenta Giorgio Zampetti –<br />

ce ne sono sicuramente alcuni che<br />

per le ridotte dimensioni è giusto<br />

passino alla gestione regionale,<br />

Fiato alle rusPe<br />

Falconara al BiVio<br />

la raffineria api esce dal cip6 e incassa un contributo di 360 milioni. restano disoccupazione e danni ambientali<br />

la raffineria api di Falconara Marittima<br />

(an) è uscita dal cip6 con 8 anni<br />

di anticipo, con un contributo<br />

statale di oltre 360 milioni di euro. «a<br />

gennaio è stata avviata un’operazione di<br />

ristrutturazione del sito – dice roy Gianni,<br />

portavoce dell’azienda – che prevede un<br />

fermo tecnico degli impianti per interventi<br />

indispensabili a rendere autonomo e più<br />

flessibile il ciclo di raffinazione». restano a<br />

casa in cassa integrazione 399 dipendenti,<br />

insieme ai più di mille lavoratori<br />

dell’indotto senza garanzie. «abbiamo<br />

scritto al ministro Passera a marzo 2012<br />

– dice Marco Ottaviani del sindacato<br />

Uilcem – chiedendo di vigilare, perché<br />

questi soldi di tutti noi, erogati all’api,<br />

siano reinvestiti nel sito per l’occupazione,<br />

la competitività e l’ambiente. non abbiamo<br />

ricevuto risposta». la centrale elettrica<br />

collegata alla raffineria produceva energia<br />

bruciando scarti di lavorazione. Godeva<br />

del cip6, contributo statale per ogni<br />

KWh immesso in rete, per l’assimilazione<br />

di questo tipo di impianti tra le fonti<br />

rinnovabili. l’erogazione di somme tanto<br />

cospicue per recessione in anticipo dal<br />

cip6 da parte delle aziende, e senza<br />

vincoli di utilizzo, è stata normata con<br />

la legge 99/09. «Finora c’è stata una<br />

malagestione della vicenda da parte degli<br />

enti pubblici – ricorda luigino Quarchioni,<br />

presidente di legambiente Marche – Si<br />

chiamarono fuori già nel ‘96 quando<br />

fu costruita la centrale, dichiarandosi<br />

non competenti, o contrari per evitare<br />

l’impopolarità. Fu un errore politico e<br />

un’occasione sprecata: oggi siamo senza<br />

garanzie. la raffineria ha chiuso, abbiamo<br />

perso posti di lavoro, rimangono i danni<br />

ambientali ed economici. noi partivamo da<br />

una posizione realista, guardando avanti,<br />

ed esigendo impegni da parte dell’azienda<br />

per investire da subito in sicurezza, meno<br />

negli anni ‘90 chiedevamo un<br />

fondo per la bonifica. oggi occorre<br />

anche mettere in sicurezza il sito<br />

e riqualificare le maestranze<br />

emissioni e anche per accantonare negli<br />

anni parte degli utili per la futura bonifica.<br />

legambiente – sottolinea l’ambientalista<br />

– pur consapevole delle difficoltà del<br />

momento, torna a chiedere agli enti e<br />

all’api garanzie d’investimenti per la<br />

messa in sicurezza del sito, la bonifica e la<br />

riqualificazione delle maestranze». istanze<br />

in alto a destra<br />

la discarica di<br />

Pitelli (la spezia),<br />

già al centro<br />

di numerose<br />

inchieste, che è<br />

passata sotto la<br />

competenza della<br />

regione<br />

condivise anche dai comitati cittadini.<br />

«il nostro territorio – dice roberto<br />

cenci del comitato quartiere Villanova<br />

e l’Ondaverde onlus di Falconara – è<br />

classificato Sin e area ad elevato rischio<br />

ambientale, perciò possiamo chiedere<br />

interventi alle istituzioni nazionali per<br />

un progetto condiviso<br />

per una volta col<br />

territorio». Sul fronte di<br />

eventuali impegni per<br />

l’ambiente api tace,<br />

dichiarando il proprio<br />

impegno in «operazioni di<br />

adeguamento tecnologico<br />

previste nel piano<br />

industriale, investimenti<br />

di vari milioni di euro per<br />

migliorare l’efficienza<br />

del sito e la sua<br />

competitività – come<br />

FOTO: © caSTGen / FlicKr<br />

spiega il portavoce roy<br />

Gianni – contestualmente<br />

sono iniziate le operazioni<br />

per riconvertire a metano<br />

la centrale. Per ora le<br />

attività di conservazione<br />

tecnica dei cicli produttivi<br />

sono sospese per ripartire<br />

appena terminati i lavori di trasformazione<br />

del sito». Ma anche dal punto di vista<br />

industriale e occupazionale i dubbi<br />

restano. «Pur vedendo il bicchiere mezzo<br />

pieno per una serie di segnali positivi –<br />

commenta Ottaviani della Uilcem – a oggi<br />

non c’è un piano industriale convincente».<br />

(Rossella Bertugno)<br />

ma in altri casi, come ad esempio<br />

quello del sito di Pitelli, uno dei<br />

primi ad essere dichiarato d’interesse<br />

nazionale, si rischia di dare<br />

avvio a un processo che potrebbe<br />

determinare la smobilitazione<br />

delle opere di risanamento e di<br />

far sembrare meno prioritari gli<br />

interventi di bonifica».<br />

Volontà Politica<br />

Il sito di Pitelli è stato più volte<br />

teatro di inchieste giudiziarie e di<br />

proteste da parte dei cittadini e<br />

FOTO: © GiOrGiO MarcOald / Pnada PhOTO<br />

PurGatorio siciliano<br />

sono quattro i siti altamente inquinati sull’isola. a Priolo il caso più emblematico dei ritardi nel risanamento<br />

in Sicilia le bonifiche nelle aree<br />

industriali inquinate sono state fino ad<br />

oggi un fallimento. nei quattro Siti di<br />

interesse nazionale (Sin) di Priolo, Gela,<br />

Milazzo e biancavilla gli interventi vanno a<br />

dir poco a rilento o non esistono proprio.<br />

«Questa lentezza è la chiara<br />

manifestazione della scarsa lungimiranza<br />

di chi dovrebbe governare l’immensa<br />

partita delle bonifiche, fondamentale<br />

per la salute delle comunità» commenta<br />

enzo Parisi di legambiente Sicilia. È<br />

emblematico il caso del Sin di Priolo, che<br />

si sviluppa prevalentemente lungo una<br />

fascia costiera di oltre 30 km, ricadente<br />

nel territorio dei comuni di augusta, Melilli,<br />

Priolo e Siracusa, già dichiarati “area di<br />

elevato rischio ambientale” nel 1990.<br />

Perimetrato con un decreto del ministero<br />

dell’ambiente nel 2000 ed esteso con<br />

un successivo decreto nel 2006, il Sin<br />

di Priolo include uno dei più grandi poli<br />

petrolchimici italiani, le aree portuali di<br />

augusta e Siracusa, un ex stabilimento in<br />

cui si producevano manufatti in cementoamianto,<br />

le aree umide delle saline di<br />

augusta e di Priolo. Una quindicina sono<br />

i soggetti privati – fra cui erg, esso, eni –<br />

titolari di aree in cui sono già state rilevate<br />

situazioni d’inquinamento. nel novembre<br />

2008 l’allora ministro dell’ambiente, la<br />

delle associazioni ambientaliste.<br />

Recentemente, in considerazione<br />

di una presunta impossibilità a<br />

bonificare completamente l’area<br />

a terra, la Conferenza dei servizi,<br />

con l’accordo delle parti private<br />

e di Regione Liguria, Provincia e<br />

Comune della Spezia, ha dato via<br />

libera al programma di “messa in<br />

sicurezza definitiva” della discarica.<br />

«È ovvio che questo significa<br />

che le centinaia di migliaia di rifiuti<br />

speciali e pericolosi ivi stoccati<br />

rimarranno dove sono – afferma<br />

Stefano Sarti, vicepresidente<br />

di Legambiente Liguria – parliamo<br />

di circa 350.000 metri cubi con<br />

presenza di metalli pesanti, rifiuti<br />

la lentezza negli interventi<br />

dimostra la scarsa lungimiranza<br />

di chi dovrebbe governare un<br />

processo tanto importante<br />

siracusana Stefania Prestigiacomo, diede<br />

ampio risalto all’accordo di programma<br />

sottoscritto a roma per avviare finalmente,<br />

proclamò, le bonifiche nel Sin di Priolo.<br />

Ma buona parte delle somme stanziate<br />

non si sa che fine abbia fatto. a oggi gli<br />

interventi hanno riguardato: la rimozione e<br />

la spedizione via mare (dove?) dell’amianto<br />

stoccato nell’ex fabbrica eternit di<br />

Siracusa; la rimozione (e la probabile<br />

spedizione in Spagna) del mercurio<br />

dall’impianto cloro-soda dell’enichem di<br />

ospedalieri, industriali e chimici,<br />

come è ovvio che questa non è una<br />

vera bonifica. La soluzione – continua<br />

Sarti – sta nella volontà politica<br />

di assegnare alle bonifiche<br />

un ruolo centrale nella riconversione<br />

ambientale del territorio e<br />

di un nuovo loro finanziamento<br />

come occasione di economia e di<br />

sviluppo sostenibile. La cessione<br />

alla Regione in questo caso sembra<br />

più essere una ipocrisia, nemmeno<br />

celata». Da nord a sud, dalla<br />

Liguria a Taranto, lo scenario<br />

delle bonifiche è caratterizzato da<br />

forti contrasti. E purtroppo, spesso,<br />

le istituzioni alzano bandiera<br />

bianca. n<br />

Priolo; la bonifica dalle ceneri<br />

di pirite (arsenico) da uno<br />

dei due campi di calcio di<br />

Priolo. Un altro campo di<br />

Priolo e uno di augusta sono<br />

ancora chiusi e da bonificare.<br />

e non è stato rimosso un<br />

solo grammo dei milioni di<br />

tonnellate di sedimenti dei<br />

fondali del porto di augusta<br />

contaminati da metalli<br />

pesanti. intanto presso le<br />

discariche sovraccariche<br />

del depuratore consortile<br />

dell’ias (industria acque<br />

Siracusa) sono stoccate<br />

circa 500.000 tonnellate<br />

di fanghi che hanno<br />

determinato l’inquinamento<br />

della falda sottostante. Fanghi che, da<br />

più di un anno, vengono trasferiti (8.000<br />

tonnellate a viaggio) dal porto di augusta<br />

a Mordeijk in Olanda. «Un’operazione dai<br />

costi esorbitanti – conclude enzo Parisi –<br />

l’esempio più lampante dell’incapacità di<br />

attivare sul territorio le necessarie iniziative<br />

di ricerca e le applicazioni tecnologiche<br />

che consentano di trattare, inertizzare<br />

e riutilizzare in loco i rifiuti prodotti<br />

dall’industria».<br />

(Carmelo Maiorca)<br />

30 La nuova ecologia / marzo 2013 marzo 2013 / La nuova ecologia 31


inchiesta<br />

Veleni al suolo<br />

inFiltrazioni sPorche<br />

le mani della criminalità sul settore delle bonifiche.<br />

dopo il sequestro della eco art, secondo gli<br />

inquirenti legata al clan dei casalesi, cresce<br />

l’attenzione della magistratura<br />

di toni Mira<br />

dopo aver fatto ricchi<br />

affari sulle discariche<br />

illegali di rifiuti, la camorra<br />

prova a inserirsi<br />

anche nel settore delle<br />

bonifiche. Ma partendo dal Nord<br />

per meglio mimetizzarsi e avere<br />

così il monopolio anche del disinquinamento.<br />

È quanto emerge<br />

dal provvedimento di sequestro<br />

emesso dalla sezione “misure di<br />

prevenzione” del Tribunale di<br />

Santa Maria Capua Vetere, presieduta<br />

da Raffaello Magi (estensore<br />

della sentenza del processo<br />

Spartacus al clan dei casalesi).<br />

Sequestro nei confronti della<br />

società Eco Art, costituita nel<br />

settembre 2012 dall’imprenditore<br />

Pasquale Pirolo, per gli inquirenti<br />

legato proprio al clan dei<br />

casalesi, da Antonio Bardellino<br />

alla “famiglia” Schiavone, che<br />

intendeva sfruttare sofisticate<br />

tecnologie di disinquinamento,<br />

sperimentate di recente dall’università<br />

di Modena. Progetti<br />

che avrebbero beneficiato di<br />

ingenti finanziamenti nazionali<br />

e comunitari che sarebbero<br />

il procuratore<br />

di santa Maria<br />

capua Vetere,<br />

raffaello Magi,<br />

che ha condotto<br />

le indagini sugli<br />

interessi dei clan<br />

poi finiti nelle casse del clan.<br />

«Emerge dagli atti – si legge nel<br />

decreto di sequestro – la volontà<br />

di perseguire la realizzazione di<br />

alcuni progetti ricollegati da un<br />

lato allo sviluppo di una particolare<br />

tecnologia di depurazione<br />

delle acque reflue o contaminate,<br />

dall’altro agli interessi della<br />

criminalità organizzata (in particolare<br />

ad alcuni settori del clan<br />

dei casalesi) in tale fondamentale<br />

campo imprenditoriale, posto che<br />

con tale tecnologia potrebbe risultare<br />

possibile e conveniente la<br />

bonifica ambientale di siti contaminati<br />

da rifiuti organici e altro».<br />

Business del Percolato<br />

Che ci sia il rischio di “inquinamento”<br />

delle bonifiche lo denuncia<br />

anche la commissione parlamentare<br />

di inchiesta sul Ciclo<br />

dei rifiuti. «Anche le bonifiche<br />

dei siti contaminati – si legge<br />

FOTO: © FabiO ciMaGlia / SinTeSi<br />

nella relazione – sono state in<br />

qualche modo risucchiate dalle<br />

organizzazioni criminali che,<br />

ancora una volta, hanno messo<br />

a disposizione il territorio per<br />

la ricezione di rifiuti pericolosi e<br />

tossici provenienti dalle attività<br />

di bonifica». Ma come ha scoperto<br />

la magistratura i clan sono<br />

andati oltre. A rivelare agli inquirenti<br />

gli affari della camorra<br />

è stato Federico Zanardi, direttore<br />

generale della Società Italiana<br />

Polveri, azienda che, si legge nel<br />

decreto, «si occupa, tramite dei<br />

ricercatori collegati con l’università<br />

di Modena, di impiegare le<br />

nuove tecniche di depurazione<br />

delle acque contaminate tramite<br />

polveri chimiche particolari<br />

associate a materiali nanostrutturati<br />

per il trattamento degli inquinanti<br />

organici». Ebbene, dice<br />

Zanardi, «il nostro know how è<br />

sostanzialmente appetibile per la<br />

criminalità organizzata». E spiega<br />

come: «I settori di potenziale<br />

interesse per la camorra potrebbero<br />

essere tre: la produzione di<br />

olio d’oliva e vini, che comporta<br />

la creazione di polifenolo, sostanza<br />

che andrebbe smaltita<br />

accuratamente in quanto molto<br />

dannosa per l’ambiente. Altro<br />

settore appetibile è quello dei<br />

caseifici che producono in particolare<br />

la mozzarella di bufala e<br />

richiedono adeguati impianti per<br />

il trattamento delle acque reflue.<br />

Infine il trattamento degli inquinanti<br />

provenienti dal percolato di<br />

discariche». Proprio di questo si<br />

vuole occupare la Eco Art, nata<br />

per proseguire le attività illegali<br />

interrotte da sequestri per decine<br />

di milioni, che nel settembre<br />

2012 hanno riguardato cinque<br />

società (anche nel settore del fotovoltaico)<br />

riconducibili sempre<br />

a Pirolo, da tempo residente in<br />

Spagna.<br />

aGenti sosPetti<br />

Particolare inquietante è la presenza<br />

di 007. Ne parla sempre<br />

Zanardi, affermando che almeno<br />

due dei prestanome di Pirolo<br />

(Cipriano Caterino e Giovanni<br />

Ricciardi) erano «persone vicine<br />

ai servizi segreti». «Il collegio –<br />

commentano i magistrati – non<br />

ha elementi di fatto per poter oggi<br />

convalidare l’ipotesi di una vicinanza<br />

di alcuni soggetti coinvolti<br />

in questa procedura al “mondo”<br />

dei servizi di sicurezza nazionale<br />

(pur se sono in passato emerse notizie<br />

circa una possibile influenza<br />

di soggetti collegati ai servizi di<br />

sicurezza nella delicata vicenda<br />

della “emergenza rifiuti” in Campania<br />

e nei presunti rapporti con<br />

l’allora latitante Michele Zagaria)<br />

ma di certo ne ha per convalidare<br />

l’ipotesi della contiguità stabile di<br />

taluni soggetti – coinvolti nel presente<br />

procedimento – con il clan<br />

dei casalesi». n<br />

Basta con le chimere<br />

di Stefano Ciafani *<br />

“la chimera delle bonifiche”. era<br />

questo il titolo del nostro ultimo<br />

dossier sul programma nazionale di<br />

risanamento dai veleni dell’industria.<br />

Si trattava di un atto di accusa sullo<br />

stallo delle operazioni di bonifica nei<br />

cosiddetti siti di interesse nazionale, sull’inefficienza<br />

del ministero dell’ambiente, sulla ritrosia delle aziende<br />

a mettere in campo personale e risorse per disinquinare<br />

terreni e falde, sulla mancanza di soldi pubblici per<br />

bonificare i cosiddetti siti orfani senza un fondo simile a<br />

quello statunitense, il cosiddetto Superfund.<br />

Sono paSSati otto anni da queL doSSieR e<br />

le novità più rilevanti riguardano la normativa che<br />

nell’ultimo anno si è indirizzata sempre più verso la<br />

semplificazione, principio<br />

condivisibile ma che senza<br />

contrappesi rischia di<br />

diventare deregulation. Sono<br />

stati approvati decreti come<br />

quello che prevede per i siti<br />

da reindustrializzare la sola<br />

messa in sicurezza e non<br />

la bonifica. Si sono firmati<br />

accordi di programma, come<br />

quello su Marghera, con<br />

A otto anni<br />

dal nostro<br />

dossier i<br />

controlli<br />

ambientali<br />

sono al palo.<br />

E le industrie<br />

prendono<br />

tempo<br />

alcune modalità di intervento tutte da verificare. Sono<br />

state escluse dal perimetro di alcuni siti di interesse<br />

nazionale, diventando di competenza regionale o sono<br />

in via di esclusione, anche zone molto inquinate come<br />

la laguna di Grado e Marano, piena di sedimenti al<br />

mercurio dell’impianto cloro soda della caffaro di<br />

Torviscosa, o i canali industriali di Porto Marghera. È<br />

stato infine approvato un decreto per escludere 18 siti<br />

dal programma del ministero, affidandoli alle regioni,<br />

con scelte discutibili come nel caso di Pitelli (Sp) e del<br />

litorale domitio flegreo e agro aversano in campania,<br />

due aree significative per i rilevanti smaltimenti illegali<br />

di rifiuti al centro di grandi vertenze promosse dalla<br />

nostra associazione.<br />

non è CaMBiata inveCe L’oRganizzazione del<br />

ministero per far fronte alle tante conferenze dei servizi<br />

da gestire, con un personale interno ancora troppo<br />

precario, con il ruolo discutibile della società in house<br />

Sogesid, con risorse sempre più limitate. non si sono<br />

fatti passi in avanti nel sistema dei controlli ambientali,<br />

ancora su standard inaccettabili in alcune regioni. non<br />

è cambiato l’approccio del mondo industriale, sempre<br />

tentato di aprire azioni legali contro l’amministrazione<br />

pubblica per dilazionare tempi e spese per le bonifiche.<br />

la novità è che stiamo preparando il nuovo dossier sulle<br />

bonifiche che presenteremo in primavera. Temo che il<br />

titolo non sarà molto differente da quello del 2005.<br />

* Stefano ciafani, vice presidente nazionale di legambiente<br />

32 La nuova ecologia / marzo 2013 marzo 2013 / La nuova ecologia 33<br />

FOTO: © F. n. baldieri / laPreSSe

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