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inchiesta Veleni al suolo stiVale contaMinato sono quasi sessanta i luoghi dell’emergenza 38 38 14 14 40 40 15 15 16 16 41 41 18 18 42 42 29 29 11 11 28 28 46 46 11 24 24 25 25 Superfici dei dei siti siti (ha) (ha) < < 100 100 - 1.000 - 1.000 32 32 45 45 43 43 23 23 39 39 22 22 1.000 - 10.000 - 10.000 10.000 - 100.000 - 100.000 88 27 27 13 13 10 10 36 36 99 47 47 44 44 30 30 37 37 19 19 > > 100.000 n.d. n.d. 54 54 56 56 31 31 49 49 57 57 51 51 26 26 12 12 55 33 33 55 55 2252 52 20 20 77 17 17 50 50 48 48 66 34 34 LEGENDA in neretto i 18 siti d’interesse nazionale che il decreto dello scorso 11 gennaio del ministero dell’ambiente declassa a regionali. Fonte: annuario ispra 2012, elaborazione la nuova ecologia (Iss) e dai controlli delle Arpa: la salute di chi risiede nei Sin è sottoposta a un rischio sensibilmente maggiore di contrarre malattie mortali. La conferma arriva dai risultati dell’indagine “Sentieri” (Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio inquinamento), la prima indagine sistematica promossa dal ministero della Salute e coordinata dall’Iss, che punta i riflettori su 44 dei 57 Sin, in particolare sulle cause di morte per le quali le esposizioni ambientali svolgono un ruolo certo o sospetto. «Da alcuni anni – riprende Liliana Cori – sono cominciati i controlli sui cittadini che vivono 53 53 35 35 44 33 21 21 in aree inquinate per valutare la loro esposizione diretta. Si studia quali prodotti chimici, come metalli, diossine e altre sostanze persistenti, si riscontrano nel sangue delle persone o nel latte materno. Si chiama biomonitoraggio umano ed è molto importante se utilizzato come strumento ai fini della bonifica. I risultati di questi studi, infatti, possono guidare i decisori pubblici a scegliere gli interventi prioritari». dissesto norMatiVo Ad ostacolare le bonifiche ci sono anche le continue modifiche normative, che ridimensionano e cambiano i perimetri dei Sin, 1 Venezia (Porto Marghera) - Veneto 2 napoli Orientale - campania 3 Gela - Sicilia 4 Priolo - Sicilia 5 Manfredonia - Puglia 6 brindisi - Puglia 7 Taranto - Puglia 8 cengio e Saliceto - liguria- Piemonte 9 Piombino - Toscana 10 Massa e carrara - Toscana 11 casal Monferrato - Piemonte 12 Litorale Domizio Flegreo ed Agro Aversano - Campania 13 Pitelli - Liguria 14 balangero - Piemonte 15 Pieve Vergonte - Piemonte 16 Sesto San Giovanni - lombardia 17 napoli bagnoli–coroglio - campania 18 Pioltello e rodano - lombardia 19 Fiumi Saline e Alento - Abruzzo 20 Tito - basilicata 21 crotone – cassano – cerchiara - calabria 22 Sassuolo – Scandiano - Emilia Romagna 23 Fidenza - emilia romagna 24 Trieste - Friuli-Venezia Giulia 25 laguna di Grado e Marano - Friuli- Venezia Giulia 26 Frosinone - Lazio 27 cogoleto – Stoppani - liguria 28 Cerro al Lambro - Lombardia 29 Milano – Bovisa - Lombardia 30 Basso bacino del fiume Chienti - Marche talvolta escludendo aree dove il pericolo di contaminazione ambientale e sanitario rimane elevato. È avvenuto nel Sin Laguna di Grado e Marano, che comprende sia aree terrestri che lagunari, dove la riperimetrazione prevede l’esclusione di queste ultime. Nel sito friulano, nel quale abbiamo effettuato un sopralluogo a febbraio (vedi fotostoria a pag. 27), l’inquinamento è attribuibile agli sversamenti di mercurio da parte dello stabilimento Caffaro di produzione della cellulosa a Torviscosa. In seguito alla ridefinizione del sito saranno realizzate opere di dragaggio, che se svolte senza le dovute accortezze po- 31 Campobasso – Guglionesi II - Molise 32 Basse di Stura (Torino) - Piemonte 33 bari – Fibronit - Puglia 34 Sulcis – iglesiente – Guspinese - Sardegna 35 biancavilla - Sicilia 36 livorno - Toscana 37 Terni – Papigno - Umbria 38 emarese - Valle d’aosta 39 Mardimago – Ceregnano - Veneto 40 Bolzano - Provincia autonoma Bolzano 41 Trento nord - Provincia autonoma Trento 42 brescia – caffaro - lombardia 43 broni - lombardia 44 Falconara Marittima - Marche 45 Serravalle Scrivia - Piemonte 46 laghi di Mantova e Polo chimico - lombardia 47 Orbetello - Toscana 48 Aree del litorale vesuviano - Campania 49 aree industriali di Porto Torres - Sardegna 50 area industriale della Val basento – basilicata 51 Bacino idrografico del Fiume Sacco - Lazio 52 Bacino idrografico del Fiume Sarno - Campania 53 Milazzo - Sicilia 54 Discarica Le Strillaie – Toscana 55 Pianura (Napoli) – Campania 56 bussi sul Tirino – abruzzo 57 La Maddalena - Sardegna trebbero diffondere ulteriormente il mercurio. Una vera bomba ecologica in un ecosistema fragile, dichiarato Sito di interesse comunitario e Zona a protezione speciale, dove convergono attività antropiche di vario tipo, tra cui l’allevamento di mitili. «L’analisi della mortalità nella popolazione della Laguna negli otto anni tenuti sotto osservazione con lo studio Sentieri – sottolinea Pietro Comba, direttore del reparto di Epidemiologia ambientale dell’Iss – ha mostrato un aumento di mortalità per i tumori gastrici e per quelli dell’ovaio nelle donne e nella popolazione maschile per tumore al rene e per alcune ma- il costo sanitario? Miliardi la stima di Fabrizio Bianchi, direttore dell’istituto di fisiologia del cnr di Pisa «s ebbene i costi per le mancate bonifiche siano nell’ordine di centinaia di miliardi di euro, il valore economico deve essere posto su un piano secondario rispetto al valore della salute». È l’opinione di Fabrizio bianchi, epidemiologo, direttore di ricerca presso l’istituto di Fisiologia clinica del cnr di Pisa. «la salute – aggiunge il ricercatore – può e deve essere garantita tramite un’attenta opera di risanamento ambientale, investendo su nuove tecnologie, know how e green economy». A quanto ammontano i costi per le mancate bonifiche dei Sin? Un calcolo esatto non è mai stato fatto ma sono stati eseguiti studi in alcune situazioni. in campania e in Sicilia, presso i Sin di Gela e Priolo, sono stati calcolati in alcuni miliardi di euro i costi e quindi anche i risparmi qualora fossero presi provvedimenti. È evidente che se si applicano questi numeri a tutti i Sin, compresi quelli che sono diventati Siti d’interesse regionale, la cifra complessiva potrebbe ammontare a centinaia di miliardi di euro. Quanto incidono le mancate bonifiche sul sistema sanitario nazionale? ci sono due modi per stimare questo impatto. c’è un modo diretto, che quantifica statisticamente le prestazioni sanitarie e le vite risparmiate. Poi c’è un modo indiretto, che include anche i danni intangibili, ovvero la sofferenza che ogni famiglia, e quindi nel complesso la società, si trova ad affrontare quando c’è una morte prematura o l’insorgere di malattie invalidanti con decorsi molto lunghi. Si arriva così a cifre enormi, che potrebbero essere risparmiate applicando misure di prevenzione. la salute può e deve essere garantita tramite un’attenta opera di risanamento ambientale, investendo su nuove tecnologie, know how e green economy sono cifre enormi che si potrebbero risparmiare applicando misure di prevenzione Da Nord a Sud, quali sono le altre “Ilva” d’Italia? Taranto è la situazione più impegnativa a livello nazionale sia per il danno ambientale che per la complessità delle necessarie attività di bonifica, ma ci sono altre situazioni simili: discariche, impianti siderurgici, raffinerie. e poi ci sono tante centrali termiche, specialmente quelle a carbone, che destano preoccupazione per le emissioni di polveri. alcuni di questi siti sono fuori dagli elenchi Sin e Sir (siti d’interesse regionale), ma non per questo meno pericolosi. Come valuta il decreto del ministero dell’Ambiente che trasforma 18 Sin in siti d’interesse regionale? la valutazione è complessa, perché questi siti sono diversi fra loro per dimensione e grado di contaminazione. le conclusioni si potranno evincere solo vedendo i regolamenti attuativi del decreto, perché al momento nel testo si accenna alle risorse che passano alle regioni. in verità, risorse per bonificare non ce ne sono state fino ad oggi, quindi se questo cambiamento dovesse comportare un reale investimento questo potrebbe essere un punto positivo. inoltre, per alcuni siti erano già le regioni, nei fatti, i primi soggetti responsabili. Ma per altri siti la gestione regionale potrebbe rappresentare un problema. (Laura Binetti) on line l’intervista a Fabrizio Bianchi http://tinyurl.com/intervista-Bianchi 28 La nuova ecologia / marzo 2013 marzo 2013 / La nuova ecologia 29 FOTO: © PaTrizia cUOnzO / SinTeSi
inchiesta Veleni al suolo lattie neurodegenerative. È necessario comprendere – evidenzia Comba – quanto della patologia in eccesso sia circoscritto e attribuibile all’esposizione a sostanze pericolose nell’ambiente di lavoro, e quanto invece il fenomeno di contaminazione possa coinvolgere una popolazione più vasta e intaccare le componenti della catena alimentare». Ma a complicare le cose, non ci sono solo le perimetrazioni. A sollevare nuovi dubbi e pareri discordanti, c’è anche il decreto dell’11 gennaio 2013 emanato dal ministero dell’Ambiente, che prevede l’uscita di 18 siti dal programma gestito a livello nazionale, nonostante parte di questi abbiano storie di inquinamento particolarmente complesse e significative. «Tra i 18 Sin per i quali si prevede il passaggio di interesse dallo Stato alle Regioni – commenta Giorgio Zampetti – ce ne sono sicuramente alcuni che per le ridotte dimensioni è giusto passino alla gestione regionale, Fiato alle rusPe Falconara al BiVio la raffineria api esce dal cip6 e incassa un contributo di 360 milioni. restano disoccupazione e danni ambientali la raffineria api di Falconara Marittima (an) è uscita dal cip6 con 8 anni di anticipo, con un contributo statale di oltre 360 milioni di euro. «a gennaio è stata avviata un’operazione di ristrutturazione del sito – dice roy Gianni, portavoce dell’azienda – che prevede un fermo tecnico degli impianti per interventi indispensabili a rendere autonomo e più flessibile il ciclo di raffinazione». restano a casa in cassa integrazione 399 dipendenti, insieme ai più di mille lavoratori dell’indotto senza garanzie. «abbiamo scritto al ministro Passera a marzo 2012 – dice Marco Ottaviani del sindacato Uilcem – chiedendo di vigilare, perché questi soldi di tutti noi, erogati all’api, siano reinvestiti nel sito per l’occupazione, la competitività e l’ambiente. non abbiamo ricevuto risposta». la centrale elettrica collegata alla raffineria produceva energia bruciando scarti di lavorazione. Godeva del cip6, contributo statale per ogni KWh immesso in rete, per l’assimilazione di questo tipo di impianti tra le fonti rinnovabili. l’erogazione di somme tanto cospicue per recessione in anticipo dal cip6 da parte delle aziende, e senza vincoli di utilizzo, è stata normata con la legge 99/09. «Finora c’è stata una malagestione della vicenda da parte degli enti pubblici – ricorda luigino Quarchioni, presidente di legambiente Marche – Si chiamarono fuori già nel ‘96 quando fu costruita la centrale, dichiarandosi non competenti, o contrari per evitare l’impopolarità. Fu un errore politico e un’occasione sprecata: oggi siamo senza garanzie. la raffineria ha chiuso, abbiamo perso posti di lavoro, rimangono i danni ambientali ed economici. noi partivamo da una posizione realista, guardando avanti, ed esigendo impegni da parte dell’azienda per investire da subito in sicurezza, meno negli anni ‘90 chiedevamo un fondo per la bonifica. oggi occorre anche mettere in sicurezza il sito e riqualificare le maestranze emissioni e anche per accantonare negli anni parte degli utili per la futura bonifica. legambiente – sottolinea l’ambientalista – pur consapevole delle difficoltà del momento, torna a chiedere agli enti e all’api garanzie d’investimenti per la messa in sicurezza del sito, la bonifica e la riqualificazione delle maestranze». istanze in alto a destra la discarica di Pitelli (la spezia), già al centro di numerose inchieste, che è passata sotto la competenza della regione condivise anche dai comitati cittadini. «il nostro territorio – dice roberto cenci del comitato quartiere Villanova e l’Ondaverde onlus di Falconara – è classificato Sin e area ad elevato rischio ambientale, perciò possiamo chiedere interventi alle istituzioni nazionali per un progetto condiviso per una volta col territorio». Sul fronte di eventuali impegni per l’ambiente api tace, dichiarando il proprio impegno in «operazioni di adeguamento tecnologico previste nel piano industriale, investimenti di vari milioni di euro per migliorare l’efficienza del sito e la sua competitività – come FOTO: © caSTGen / FlicKr spiega il portavoce roy Gianni – contestualmente sono iniziate le operazioni per riconvertire a metano la centrale. Per ora le attività di conservazione tecnica dei cicli produttivi sono sospese per ripartire appena terminati i lavori di trasformazione del sito». Ma anche dal punto di vista industriale e occupazionale i dubbi restano. «Pur vedendo il bicchiere mezzo pieno per una serie di segnali positivi – commenta Ottaviani della Uilcem – a oggi non c’è un piano industriale convincente». (Rossella Bertugno) ma in altri casi, come ad esempio quello del sito di Pitelli, uno dei primi ad essere dichiarato d’interesse nazionale, si rischia di dare avvio a un processo che potrebbe determinare la smobilitazione delle opere di risanamento e di far sembrare meno prioritari gli interventi di bonifica». Volontà Politica Il sito di Pitelli è stato più volte teatro di inchieste giudiziarie e di proteste da parte dei cittadini e FOTO: © GiOrGiO MarcOald / Pnada PhOTO PurGatorio siciliano sono quattro i siti altamente inquinati sull’isola. a Priolo il caso più emblematico dei ritardi nel risanamento in Sicilia le bonifiche nelle aree industriali inquinate sono state fino ad oggi un fallimento. nei quattro Siti di interesse nazionale (Sin) di Priolo, Gela, Milazzo e biancavilla gli interventi vanno a dir poco a rilento o non esistono proprio. «Questa lentezza è la chiara manifestazione della scarsa lungimiranza di chi dovrebbe governare l’immensa partita delle bonifiche, fondamentale per la salute delle comunità» commenta enzo Parisi di legambiente Sicilia. È emblematico il caso del Sin di Priolo, che si sviluppa prevalentemente lungo una fascia costiera di oltre 30 km, ricadente nel territorio dei comuni di augusta, Melilli, Priolo e Siracusa, già dichiarati “area di elevato rischio ambientale” nel 1990. Perimetrato con un decreto del ministero dell’ambiente nel 2000 ed esteso con un successivo decreto nel 2006, il Sin di Priolo include uno dei più grandi poli petrolchimici italiani, le aree portuali di augusta e Siracusa, un ex stabilimento in cui si producevano manufatti in cementoamianto, le aree umide delle saline di augusta e di Priolo. Una quindicina sono i soggetti privati – fra cui erg, esso, eni – titolari di aree in cui sono già state rilevate situazioni d’inquinamento. nel novembre 2008 l’allora ministro dell’ambiente, la delle associazioni ambientaliste. Recentemente, in considerazione di una presunta impossibilità a bonificare completamente l’area a terra, la Conferenza dei servizi, con l’accordo delle parti private e di Regione Liguria, Provincia e Comune della Spezia, ha dato via libera al programma di “messa in sicurezza definitiva” della discarica. «È ovvio che questo significa che le centinaia di migliaia di rifiuti speciali e pericolosi ivi stoccati rimarranno dove sono – afferma Stefano Sarti, vicepresidente di Legambiente Liguria – parliamo di circa 350.000 metri cubi con presenza di metalli pesanti, rifiuti la lentezza negli interventi dimostra la scarsa lungimiranza di chi dovrebbe governare un processo tanto importante siracusana Stefania Prestigiacomo, diede ampio risalto all’accordo di programma sottoscritto a roma per avviare finalmente, proclamò, le bonifiche nel Sin di Priolo. Ma buona parte delle somme stanziate non si sa che fine abbia fatto. a oggi gli interventi hanno riguardato: la rimozione e la spedizione via mare (dove?) dell’amianto stoccato nell’ex fabbrica eternit di Siracusa; la rimozione (e la probabile spedizione in Spagna) del mercurio dall’impianto cloro-soda dell’enichem di ospedalieri, industriali e chimici, come è ovvio che questa non è una vera bonifica. La soluzione – continua Sarti – sta nella volontà politica di assegnare alle bonifiche un ruolo centrale nella riconversione ambientale del territorio e di un nuovo loro finanziamento come occasione di economia e di sviluppo sostenibile. La cessione alla Regione in questo caso sembra più essere una ipocrisia, nemmeno celata». Da nord a sud, dalla Liguria a Taranto, lo scenario delle bonifiche è caratterizzato da forti contrasti. E purtroppo, spesso, le istituzioni alzano bandiera bianca. n Priolo; la bonifica dalle ceneri di pirite (arsenico) da uno dei due campi di calcio di Priolo. Un altro campo di Priolo e uno di augusta sono ancora chiusi e da bonificare. e non è stato rimosso un solo grammo dei milioni di tonnellate di sedimenti dei fondali del porto di augusta contaminati da metalli pesanti. intanto presso le discariche sovraccariche del depuratore consortile dell’ias (industria acque Siracusa) sono stoccate circa 500.000 tonnellate di fanghi che hanno determinato l’inquinamento della falda sottostante. Fanghi che, da più di un anno, vengono trasferiti (8.000 tonnellate a viaggio) dal porto di augusta a Mordeijk in Olanda. «Un’operazione dai costi esorbitanti – conclude enzo Parisi – l’esempio più lampante dell’incapacità di attivare sul territorio le necessarie iniziative di ricerca e le applicazioni tecnologiche che consentano di trattare, inertizzare e riutilizzare in loco i rifiuti prodotti dall’industria». (Carmelo Maiorca) 30 La nuova ecologia / marzo 2013 marzo 2013 / La nuova ecologia 31
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