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inchiesta<br />

Veleni al suolo<br />

lattie neurodegenerative. È necessario<br />

comprendere – evidenzia<br />

Comba – quanto della patologia<br />

in eccesso sia circoscritto e attribuibile<br />

all’esposizione a sostanze<br />

pericolose nell’ambiente di lavoro,<br />

e quanto invece il fenomeno di<br />

contaminazione possa coinvolgere<br />

una popolazione più vasta e intaccare<br />

le componenti della catena<br />

alimentare». Ma a complicare le<br />

cose, non ci sono solo le perimetrazioni.<br />

A sollevare nuovi dubbi<br />

e pareri discordanti, c’è anche il<br />

decreto dell’11 gennaio 2013 emanato<br />

dal ministero dell’Ambiente,<br />

che prevede l’uscita di 18 siti dal<br />

programma gestito a livello nazionale,<br />

nonostante parte di questi<br />

abbiano storie di inquinamento<br />

particolarmente complesse e<br />

significative. «Tra i 18 Sin per i<br />

quali si prevede il passaggio di<br />

interesse dallo Stato alle Regioni<br />

– commenta Giorgio Zampetti –<br />

ce ne sono sicuramente alcuni che<br />

per le ridotte dimensioni è giusto<br />

passino alla gestione regionale,<br />

Fiato alle rusPe<br />

Falconara al BiVio<br />

la raffineria api esce dal cip6 e incassa un contributo di 360 milioni. restano disoccupazione e danni ambientali<br />

la raffineria api di Falconara Marittima<br />

(an) è uscita dal cip6 con 8 anni<br />

di anticipo, con un contributo<br />

statale di oltre 360 milioni di euro. «a<br />

gennaio è stata avviata un’operazione di<br />

ristrutturazione del sito – dice roy Gianni,<br />

portavoce dell’azienda – che prevede un<br />

fermo tecnico degli impianti per interventi<br />

indispensabili a rendere autonomo e più<br />

flessibile il ciclo di raffinazione». restano a<br />

casa in cassa integrazione 399 dipendenti,<br />

insieme ai più di mille lavoratori<br />

dell’indotto senza garanzie. «abbiamo<br />

scritto al ministro Passera a marzo 2012<br />

– dice Marco Ottaviani del sindacato<br />

Uilcem – chiedendo di vigilare, perché<br />

questi soldi di tutti noi, erogati all’api,<br />

siano reinvestiti nel sito per l’occupazione,<br />

la competitività e l’ambiente. non abbiamo<br />

ricevuto risposta». la centrale elettrica<br />

collegata alla raffineria produceva energia<br />

bruciando scarti di lavorazione. Godeva<br />

del cip6, contributo statale per ogni<br />

KWh immesso in rete, per l’assimilazione<br />

di questo tipo di impianti tra le fonti<br />

rinnovabili. l’erogazione di somme tanto<br />

cospicue per recessione in anticipo dal<br />

cip6 da parte delle aziende, e senza<br />

vincoli di utilizzo, è stata normata con<br />

la legge 99/09. «Finora c’è stata una<br />

malagestione della vicenda da parte degli<br />

enti pubblici – ricorda luigino Quarchioni,<br />

presidente di legambiente Marche – Si<br />

chiamarono fuori già nel ‘96 quando<br />

fu costruita la centrale, dichiarandosi<br />

non competenti, o contrari per evitare<br />

l’impopolarità. Fu un errore politico e<br />

un’occasione sprecata: oggi siamo senza<br />

garanzie. la raffineria ha chiuso, abbiamo<br />

perso posti di lavoro, rimangono i danni<br />

ambientali ed economici. noi partivamo da<br />

una posizione realista, guardando avanti,<br />

ed esigendo impegni da parte dell’azienda<br />

per investire da subito in sicurezza, meno<br />

negli anni ‘90 chiedevamo un<br />

fondo per la bonifica. oggi occorre<br />

anche mettere in sicurezza il sito<br />

e riqualificare le maestranze<br />

emissioni e anche per accantonare negli<br />

anni parte degli utili per la futura bonifica.<br />

legambiente – sottolinea l’ambientalista<br />

– pur consapevole delle difficoltà del<br />

momento, torna a chiedere agli enti e<br />

all’api garanzie d’investimenti per la<br />

messa in sicurezza del sito, la bonifica e la<br />

riqualificazione delle maestranze». istanze<br />

in alto a destra<br />

la discarica di<br />

Pitelli (la spezia),<br />

già al centro<br />

di numerose<br />

inchieste, che è<br />

passata sotto la<br />

competenza della<br />

regione<br />

condivise anche dai comitati cittadini.<br />

«il nostro territorio – dice roberto<br />

cenci del comitato quartiere Villanova<br />

e l’Ondaverde onlus di Falconara – è<br />

classificato Sin e area ad elevato rischio<br />

ambientale, perciò possiamo chiedere<br />

interventi alle istituzioni nazionali per<br />

un progetto condiviso<br />

per una volta col<br />

territorio». Sul fronte di<br />

eventuali impegni per<br />

l’ambiente api tace,<br />

dichiarando il proprio<br />

impegno in «operazioni di<br />

adeguamento tecnologico<br />

previste nel piano<br />

industriale, investimenti<br />

di vari milioni di euro per<br />

migliorare l’efficienza<br />

del sito e la sua<br />

competitività – come<br />

FOTO: © caSTGen / FlicKr<br />

spiega il portavoce roy<br />

Gianni – contestualmente<br />

sono iniziate le operazioni<br />

per riconvertire a metano<br />

la centrale. Per ora le<br />

attività di conservazione<br />

tecnica dei cicli produttivi<br />

sono sospese per ripartire<br />

appena terminati i lavori di trasformazione<br />

del sito». Ma anche dal punto di vista<br />

industriale e occupazionale i dubbi<br />

restano. «Pur vedendo il bicchiere mezzo<br />

pieno per una serie di segnali positivi –<br />

commenta Ottaviani della Uilcem – a oggi<br />

non c’è un piano industriale convincente».<br />

(Rossella Bertugno)<br />

ma in altri casi, come ad esempio<br />

quello del sito di Pitelli, uno dei<br />

primi ad essere dichiarato d’interesse<br />

nazionale, si rischia di dare<br />

avvio a un processo che potrebbe<br />

determinare la smobilitazione<br />

delle opere di risanamento e di<br />

far sembrare meno prioritari gli<br />

interventi di bonifica».<br />

Volontà Politica<br />

Il sito di Pitelli è stato più volte<br />

teatro di inchieste giudiziarie e di<br />

proteste da parte dei cittadini e<br />

FOTO: © GiOrGiO MarcOald / Pnada PhOTO<br />

PurGatorio siciliano<br />

sono quattro i siti altamente inquinati sull’isola. a Priolo il caso più emblematico dei ritardi nel risanamento<br />

in Sicilia le bonifiche nelle aree<br />

industriali inquinate sono state fino ad<br />

oggi un fallimento. nei quattro Siti di<br />

interesse nazionale (Sin) di Priolo, Gela,<br />

Milazzo e biancavilla gli interventi vanno a<br />

dir poco a rilento o non esistono proprio.<br />

«Questa lentezza è la chiara<br />

manifestazione della scarsa lungimiranza<br />

di chi dovrebbe governare l’immensa<br />

partita delle bonifiche, fondamentale<br />

per la salute delle comunità» commenta<br />

enzo Parisi di legambiente Sicilia. È<br />

emblematico il caso del Sin di Priolo, che<br />

si sviluppa prevalentemente lungo una<br />

fascia costiera di oltre 30 km, ricadente<br />

nel territorio dei comuni di augusta, Melilli,<br />

Priolo e Siracusa, già dichiarati “area di<br />

elevato rischio ambientale” nel 1990.<br />

Perimetrato con un decreto del ministero<br />

dell’ambiente nel 2000 ed esteso con<br />

un successivo decreto nel 2006, il Sin<br />

di Priolo include uno dei più grandi poli<br />

petrolchimici italiani, le aree portuali di<br />

augusta e Siracusa, un ex stabilimento in<br />

cui si producevano manufatti in cementoamianto,<br />

le aree umide delle saline di<br />

augusta e di Priolo. Una quindicina sono<br />

i soggetti privati – fra cui erg, esso, eni –<br />

titolari di aree in cui sono già state rilevate<br />

situazioni d’inquinamento. nel novembre<br />

2008 l’allora ministro dell’ambiente, la<br />

delle associazioni ambientaliste.<br />

Recentemente, in considerazione<br />

di una presunta impossibilità a<br />

bonificare completamente l’area<br />

a terra, la Conferenza dei servizi,<br />

con l’accordo delle parti private<br />

e di Regione Liguria, Provincia e<br />

Comune della Spezia, ha dato via<br />

libera al programma di “messa in<br />

sicurezza definitiva” della discarica.<br />

«È ovvio che questo significa<br />

che le centinaia di migliaia di rifiuti<br />

speciali e pericolosi ivi stoccati<br />

rimarranno dove sono – afferma<br />

Stefano Sarti, vicepresidente<br />

di Legambiente Liguria – parliamo<br />

di circa 350.000 metri cubi con<br />

presenza di metalli pesanti, rifiuti<br />

la lentezza negli interventi<br />

dimostra la scarsa lungimiranza<br />

di chi dovrebbe governare un<br />

processo tanto importante<br />

siracusana Stefania Prestigiacomo, diede<br />

ampio risalto all’accordo di programma<br />

sottoscritto a roma per avviare finalmente,<br />

proclamò, le bonifiche nel Sin di Priolo.<br />

Ma buona parte delle somme stanziate<br />

non si sa che fine abbia fatto. a oggi gli<br />

interventi hanno riguardato: la rimozione e<br />

la spedizione via mare (dove?) dell’amianto<br />

stoccato nell’ex fabbrica eternit di<br />

Siracusa; la rimozione (e la probabile<br />

spedizione in Spagna) del mercurio<br />

dall’impianto cloro-soda dell’enichem di<br />

ospedalieri, industriali e chimici,<br />

come è ovvio che questa non è una<br />

vera bonifica. La soluzione – continua<br />

Sarti – sta nella volontà politica<br />

di assegnare alle bonifiche<br />

un ruolo centrale nella riconversione<br />

ambientale del territorio e<br />

di un nuovo loro finanziamento<br />

come occasione di economia e di<br />

sviluppo sostenibile. La cessione<br />

alla Regione in questo caso sembra<br />

più essere una ipocrisia, nemmeno<br />

celata». Da nord a sud, dalla<br />

Liguria a Taranto, lo scenario<br />

delle bonifiche è caratterizzato da<br />

forti contrasti. E purtroppo, spesso,<br />

le istituzioni alzano bandiera<br />

bianca. n<br />

Priolo; la bonifica dalle ceneri<br />

di pirite (arsenico) da uno<br />

dei due campi di calcio di<br />

Priolo. Un altro campo di<br />

Priolo e uno di augusta sono<br />

ancora chiusi e da bonificare.<br />

e non è stato rimosso un<br />

solo grammo dei milioni di<br />

tonnellate di sedimenti dei<br />

fondali del porto di augusta<br />

contaminati da metalli<br />

pesanti. intanto presso le<br />

discariche sovraccariche<br />

del depuratore consortile<br />

dell’ias (industria acque<br />

Siracusa) sono stoccate<br />

circa 500.000 tonnellate<br />

di fanghi che hanno<br />

determinato l’inquinamento<br />

della falda sottostante. Fanghi che, da<br />

più di un anno, vengono trasferiti (8.000<br />

tonnellate a viaggio) dal porto di augusta<br />

a Mordeijk in Olanda. «Un’operazione dai<br />

costi esorbitanti – conclude enzo Parisi –<br />

l’esempio più lampante dell’incapacità di<br />

attivare sul territorio le necessarie iniziative<br />

di ricerca e le applicazioni tecnologiche<br />

che consentano di trattare, inertizzare<br />

e riutilizzare in loco i rifiuti prodotti<br />

dall’industria».<br />

(Carmelo Maiorca)<br />

30 La nuova ecologia / marzo 2013 marzo 2013 / La nuova ecologia 31

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