ARTHUR SCHOPENHAUER
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singolo e così pure del tutto; essa si manifesta in ogni cieca forza naturale: non scaturisce dalla<br />
conoscenza, come pretendeva sinora la filosofia, e non è della conoscenza una semplice<br />
modificazione, una cosa secondaria, dunque derivata, determinata dal cervello come la<br />
conoscenza; la volontà è il PRIUS della conoscenza, il nucleo del nostro essere, è quella forza<br />
originaria che crea e conserva il corpo”.<br />
La Volontà dunque è unica, irrazionale, cieca, senza scopo, insaziabile ed eterna. La volontà è<br />
la sostanza intima, il nocciolo di ogni cosa particolare e del tutto; è quella che appare nella forza<br />
naturale cieca, è quella che si manifesta nella condotta ragionata dell’uomo; l’enorme<br />
differenza che separa i due casi non concerne se non il grado della manifestazione; l’essenza di<br />
ciò che si manifesta ne rimane assolutamente intatta”.<br />
Da questa concezione della volontà deriva la concezione tragica del vivere, deriva il radicale<br />
pessimismo di S. e la sua critica ad ogni forma di ottimismo. La volontà è tensione continua,<br />
quindi tormento, ed ogni aspetto della vita non è che una manifestazione di questo tormento.<br />
Ogni soddisfazione è solo momentanea, e da essa nasce un nuovo tendere, un nuovo desiderio,<br />
dunque un nuovo dolore. Ogni piacere non è altro che un momentaneo intervallo fra due<br />
dolori, è l’esito di una tensione tormentosa, che riprende immediatamente dopo col sorgere di<br />
nuovi desideri. La vita oscilla come un pendolo fra il dolore e la noia (di sette giorni sei sono di<br />
dolore e uno di noia).<br />
A rendere più tragica la condizione umana si aggiunge la ferocia dell’uomo, “l’unico animale che<br />
faccia soffrire gli altri per il solo scopo di far soffrire”: la storia umana è storia di guerre e di<br />
sopraffazioni, e non procede verso alcuna meta, non v’è in essa alcun progresso o razionalit{,<br />
come pretende Hegel, ma soltanto cieco caso.<br />
“La vita di ogni singolo, se la si guarda nel suo complesso, rilevandone solo i tratti significativi, è<br />
sempre invero una tragedia, ma esaminata nei particolari ha il carattere della commedia. I<br />
desideri sempre inappagati, il vano aspirare, le speranze calpestate senza pietà dal destino, i<br />
funesti errori di tutta la vita, con accrescimento di dolore e con morte alla fine, costituiscono<br />
ognora una tragedia. Cos’, quasi il destino avesse voluto aggiungere lo scherno al travaglio della<br />
nostra esistenza, deve la vita nostra contenere tutti i mali della tragedia, mentre noi non<br />
riusciamo a conservare la gravità dei personaggi tragici, e siamo inevitabilmente, nei molti casi<br />
particolari della vita, goffi tipi da commedia”.<br />
L’umanit{ considerata dal punto di vista estetico è un album di caricature, dal punto di vista<br />
intellettuale un manicomio, dal punto di vista morale un’orda di briganti.<br />
Anche la concezione della storia è radicalmente pessimista: essa non è che continua ripetizione:<br />
eadem sed aliter. Quando uno ha letto Erodoto consoce gi{ tutta la storia dell’umanit{.<br />
Poiché la Volontà di vivere è presente in ogni manifestazione della natura, il dolore non riguarda<br />
solo l’uomo ma è un dolore cosmico: tutto soffre, poiché per vivere ogni creatura necessita<br />
della sofferenza delle altre e la Volontà prosegue nella sua insaziabile vita cosmica servendosi<br />
degli individui come strumenti per la propria propagazione.<br />
In questa propagazione l’amore non è altro che un’illusione, strumento della Volont{ per la<br />
sopravvivenza della specie. Abbiamo qui la critica radicale del mito romantico dell’amore. Ogni<br />
innamoramento, per quanto etereo voglia apparire, affonda sempre le sue radici nell’istinto<br />
sessuale”.<br />
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