Project financing e concessione Soluzioni simili a confronto
Project financing e concessione Soluzioni simili a confronto
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Inchiesta<br />
Edilizia<br />
sanitaria<br />
La presenza del privato nella<br />
realizzazione e nella gestione di<br />
opere d’interesse pubblico è in<br />
continua crescita, anche in ambito<br />
sanitario. Nel Veneto, dove siamo<br />
andati a vedere come stanno<br />
andando le cose, sono due gli<br />
strumenti maggiormente impiegati.<br />
I vantaggi, le peculiarità e i limiti di<br />
due soluzioni messe a <strong>confronto</strong><br />
14<br />
Pierluigi Altea<br />
Ospedale di Monselice<br />
TECNICA OSPEDALIERA<br />
ottobre 2012<br />
<strong>Project</strong> <strong>financing</strong> e <strong>concessione</strong><br />
<strong>Soluzioni</strong> <strong>simili</strong> a <strong>confronto</strong><br />
Pubblico e privato sono destinati a<br />
divenire una sola cosa, una commistione<br />
d’interessi senza soluzione<br />
di continuità. Almeno così<br />
sembrerebbe. Dopo l’avvento<br />
dell’outsourcing nel settore sanitario, infatti,<br />
la modalità attraverso la quale le aziende private<br />
hanno intrapreso la gestione di numerosi<br />
servizi accessori ma anche strategici all’interno<br />
degli ospedali, con esiti nella maggior<br />
parte dei casi positivi, è la volta del project <strong>financing</strong>.<br />
Una soluzione, per così dire, ancor<br />
più spinta che consente alle aziende sanitarie<br />
e ospedaliere di reperire le risorse necessarie<br />
per la ristrutturazione, ma anche per la realizzazione<br />
di nuove strutture, assegnando al<br />
tempo stesso al privato il compito di gestione<br />
di numerose aree individuate in fase contrattuale.<br />
Nel Veneto, come peraltro in altre aree<br />
del Paese, questa modalità di finanziamento<br />
si sta diffondendo con buoni risultati accanto<br />
a un’altra formula, la cosiddetta “<strong>concessione</strong><br />
di costruzione e gestione”, una soluzione<br />
molto simile al project <strong>financing</strong> dal quale però<br />
si differenzia per alcuni dettagli non di poco<br />
conto. Siamo andati a conoscerli nel concreto<br />
per capire i vantaggi dell’una e dell’altra soluzione,<br />
ma anche i limiti e le controindicazioni<br />
di queste due formule somiglianti ma non del<br />
tutto identiche.<br />
Il project <strong>financing</strong><br />
Il nuovo polo ospedaliero di Mestre, l’Ospedale<br />
dell’Angelo, un nome dall’alta carica simbo-
lica scelto dai vertici dell’Azienda ospedaliera<br />
perché “ben si adatta alla società multietnica<br />
in cui viviamo”, è stato realizzato attraverso il<br />
project <strong>financing</strong>. «La decisione d’intraprendere<br />
questa strada risale a una decina d’anni<br />
fa», ricorda Girolamo Strano, direttore del<br />
Dipartimento Risorse Economiche e Tecniche<br />
dell’Azienda Ulss 12 Veneziana, già responsabile<br />
unico del procedimento e ora responsabile<br />
della <strong>concessione</strong> del nuovo Ospedale di Mestre.<br />
«Il documento programmatico, risalente<br />
alla fine del 2000, fu inserito l’anno successivo<br />
nel piano triennale degli investimenti. Nel<br />
giugno del 2001 giunsero due proposte: alla<br />
fine dello stesso anno s’individuò quella di<br />
pubblico interesse». La legge allora prevedeva<br />
la gara di licitazione privata che fu indetta nel<br />
febbraio del 2002. Il mese seguente la conferenza<br />
dei servizi identificò gli elementi idonei<br />
per l’approvazione, così da giungere alla procedura<br />
negoziata. Dei sette potenziali partecipanti,<br />
se ne presentarono solo tre, dei quali solo<br />
due, di fatto, gareggiarono. «Nel frattempo<br />
le regole sono cambiate», spiega Strano. «La<br />
norma attuale è molto più snella e consente<br />
di scegliere il contraente anche a partire dagli<br />
studi di fattibilità». Ma quali sono i vantaggi<br />
del project <strong>financing</strong> nell’ambito dell’edilizia<br />
ospedaliera? «Sicuramente riguardano i tempi<br />
Il nuovo ospedale di Monselice sarà finanziato,<br />
per la prima volta in Veneto, attraverso la<br />
<strong>concessione</strong> di costruzione e gestione<br />
di realizzazione dell’opera», dice l’ingegnere<br />
del nuovo ospedale di Mestre; «se l’azienda<br />
non ha il denaro per portare avanti il progetto<br />
e non ci sono le condizioni per accendere<br />
un mutuo, né per accedere ad altre forme di<br />
finanziamento pubblico, il project <strong>financing</strong> è<br />
la soluzione ottimale». Tuttavia, affinché l’iter<br />
vada a buon fine senza intoppi è necessario<br />
che tutte le parti coinvolte nell’operazione<br />
collaborino in modo fattivo. «La sola presenza<br />
del privato non è garanzia di buona riuscita<br />
dell’operazione», avverte Strano. «In Italia ci<br />
sono diverse esperienze che sono naufragate<br />
o che hanno subito ritardi. Nel nostro caso, abbiamo<br />
avuto la fortuna di trovare l’appoggio<br />
dell’azienda in primis, ma anche della Regione<br />
e del Comune, che erano fortemente convinti<br />
della bontà di questa soluzione, al punto che<br />
in un’unica seduta della conferenza dei servizi<br />
riuscimmo ad assumere tutte le decisioni<br />
a riguardo». Superato lo scoglio iniziale, dice<br />
Strano, a questo punto sì che la presenza del<br />
privato rappresenta una garanzia, soprattutto<br />
rispetto ai tempi di realizzazione. «È suo inte-<br />
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Inchiesta<br />
Edilizia<br />
sanitaria<br />
resse partire e finire prima possibile», spiega,<br />
«perché qualsiasi ritardo si ripercuoterebbe in<br />
maniera negativa sull’operazione finanziaria:<br />
è infatti solo durante la gestione che il partner<br />
ottiene i ricavi con i quali fa fronte agli impegni<br />
presi con le banche e realizza il proprio utile».<br />
Allo scadere del termine della <strong>concessione</strong>, che<br />
di solito ha una durata di 25-30 anni, il diritto<br />
di superficie sui terreni in cui sorge l’opera si<br />
trasforma in proprietà, così come quella degli<br />
edifici dell’ospedale e di tutte le aree adiacenti,<br />
quali il ristorante, le attività commerciali e<br />
il parcheggio. «Per tutta la durata della <strong>concessione</strong>»,<br />
precisa Strano, «i servizi di carattere<br />
generale, quelli relativi alla manutenzione,<br />
l’energia, l’impiantistica, i trasporti automatici,<br />
le pulizie, i rifiuti speciali, le parti tecnico-amministrative<br />
della radiologia e del laboratorio<br />
d’analisi, così come le attività amministrative<br />
di supporto, sono gestiti dal concessionario,<br />
che ne ha il pieno controllo secondo quanto<br />
stabilito dal contratto».<br />
Questi evidentemente sono i vantaggi. E i fattori<br />
critici, invece, quali sono?<br />
«Sul piano della gestione dei servizi, ce ne<br />
sono alcuni che, a mio avviso», dice Strano,<br />
«è consigliabile gestire in proprio. Penso, per<br />
esempio, all’ambito informatico: è un settore<br />
che cambia troppo rapidamente per inserirlo<br />
all’interno di accordi ultraventennali, sebbene<br />
questi contemplino anche la voce “aggiornamento”».<br />
Un altro elemento critico, ammette<br />
il direttore del Dipartimento Risorse Economiche<br />
e Tecniche dell’Azienda Ulss 12 Veneziana,<br />
è quello del progetto. «Essendo stato<br />
realizzato all’esterno dell’azienda ospedaliera»,<br />
spiega, «accanto a soluzioni sviluppate<br />
egregiamente, può contenere anche elementi<br />
criticabili. Tutto sommato, però, sono più i<br />
vantaggi che gli svantaggi: nel nostro caso,<br />
per esempio, il comfort della sala d’attesa,<br />
torrida in estate e gelida in inverno, è stato<br />
migliorato a spese del concessionario». L’altro<br />
elemento su cui un’azienda sanitaria o ospedaliera<br />
dovrebbe riflettere prima d’intraprendere<br />
la strada del project <strong>financing</strong> riguarda<br />
l’onere finanziario relativo al costo della co-<br />
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TECNICA OSPEDALIERA<br />
ottobre 2012<br />
struzione, il cosiddetto canone di disponibilità.<br />
«Si tratta di una voce che appesantisce il<br />
bilancio dell’azienda», dice Strano, «per questo<br />
il project <strong>financing</strong> è una soluzione che<br />
bene si addice solamente agli ospedali che<br />
abbiano la garanzia di operare per almeno<br />
trent’anni». Inoltre, è più indicato per la costruzione<br />
di un ospedale intero, anziché alla<br />
ristrutturazione, sebbene non manchino casi<br />
anche diversi. «La ristrutturazione dell’ospedale<br />
di Venezia, per esempio, sta per essere<br />
ultimata attraverso questo strumento»,<br />
conferma Starno, «a Thiene l’Azienda sanitaria<br />
locale ha completato da poco un nuovo<br />
ospedale; a Castelfranco e Montebelluna,<br />
invece, hanno completato e messo a norma<br />
due ospedali; a Verona sono state realizzate<br />
alcune sale operatorie, mentre a Monselice si<br />
sta costruendo un nuovo ospedale, anche se<br />
in questo caso la formula adottata è un po’<br />
diversa». Nel Veneto, dunque, questa modalità<br />
di finanziamento a lungo termine sta<br />
mettendo radici, come peraltro si sta sviluppando<br />
anche in Lombardia e Toscana, con<br />
un’avvertenza però. «Il project <strong>financing</strong> è<br />
un ottimo strumento», conclude Strano, «ma<br />
non è la soluzione ai problemi economici di<br />
un’azienda o di una Regione. Comporta vantaggi,<br />
ma anche oneri a lungo termine: per<br />
questa ragione va impiegato con criterio ed<br />
equilibrio».<br />
Concessione di costruzione<br />
e gestione<br />
Il nuovo ospedale di Monselice, ovvero il polo<br />
ospedaliero dell’Azienda Ulss 17 della Regione<br />
Veneto, sarà ultimato entro la fine del 2013. La<br />
nuova struttura per acuti, che sorgerà su un’area<br />
di circa 250 mila m 2 , disporrà di 447 posti<br />
letto per la degenza ospedaliera, dei quali 148<br />
per l’area medica, 144 per l’area chirurgica,<br />
50 per l’area materno-infantile, 33 per l’area<br />
intensiva e 72 per l’attività diurna. Le attuali<br />
quattro strutture ospedaliere (Conselve, Este,<br />
Il project <strong>financing</strong> si addice a ospedali che abbiano la garanzia di operare per almeno trent’anni ed è più indicato per<br />
la costruzione di un ospedale intero, piuttosto che per la ristrutturazione (nella foto, la hospital street dell’Ospedale<br />
dell’Angelo di Mestre)
Monselice e Montagnana) verranno così quasi<br />
totalmente sostituite da questa nuova costruzione,<br />
che porterà l’Azienda sanitaria locale a<br />
ridurre la disponibilità per le degenze ospedaliere<br />
a 2,5 posti letto ogni mille abitanti (l’obiettivo<br />
fissato dalla Regione era 4 posti letto<br />
ogni mille abitanti). L’opera di edilizia sanitaria,<br />
che costerà complessivamente 165 milioni di<br />
euro, sarà finanziata per la prima volta in Veneto<br />
- questa è la novità - attraverso lo strumento<br />
della “<strong>concessione</strong> di costruzione e gestione”.<br />
«86,5 milioni saranno reperiti tramite<br />
finanziamento pubblico disponibile», spiega<br />
l’ingegnere Clemente Toniolo, impiegato presso<br />
l’Area Tecnica dell’Azienda Ulss 17, nonché<br />
autore del progetto preliminare del nuovo Polo<br />
ospedaliero, «e 15 milioni attraverso un fondo<br />
di rotazione regionale quale anticipo - con<br />
obbligo di reintegro - sugli introiti che l’Azienda<br />
otterrà tramite la vendita di porzioni significative<br />
delle proprietà immobiliari relative ai<br />
poli ospedalieri di Este e Monselice. L’importo<br />
rimanente, pari a circa 64 milioni di euro, sarà<br />
coperto tramite investimento dei privati, coerentemente<br />
con l’orientamento della Regione<br />
Veneto che prevede, appunto, il coinvolgimento<br />
del capitale privato negli investimenti infrastrutturali<br />
di grande rilievo. Allo stesso tempo,<br />
lo strumento della “<strong>concessione</strong> di costruzione<br />
e gestione” consentirà di mantenere precisi<br />
vincoli e garanzie molto forti sulle caratteristiche<br />
dell’opera realizzata». Il periodo previsto<br />
per il rientro del capitale privato investito è di<br />
26,5 anni, attraverso l’affidamento in gestione<br />
dei servizi non strategici, il pagamento di<br />
un canone di noleggio per le apparecchiature<br />
elettromedicali (per la durata di 8 anni) e di un<br />
canone di disponibilità. I servizi affidati in <strong>concessione</strong><br />
riguarderanno esclusivamente attività<br />
che già oggi risultano da tempo esternalizzate.<br />
Le differenze<br />
Ma in cosa si differenzia questa modalità di finanziamento<br />
dal project <strong>financing</strong>? «Dal valore<br />
e dal peso che il progetto dell’opera assume<br />
nell’intera operazione», spiega Toniolo.<br />
«La <strong>concessione</strong> di costruzione e gestione pre-<br />
Girolamo Strano, direttore del Dipartimento Risorse<br />
Economiche e Tecniche dell’Azienda Ulss 12 Veneziana<br />
e responsabile della <strong>concessione</strong> del nuovo Ospedale<br />
di Mestre<br />
vede, infatti, di andare in gara già con il progetto<br />
definitivo. Il nostro è stato realizzato da<br />
un gruppo di progettazione guidato dall’architetto<br />
Aymeric Zublena, già noto a livello internazionale<br />
nell’ambito dell’edilizia ospedaliera,<br />
sulla base del nostro progetto preliminare.<br />
Questo ha permesso di fare una gara dove il<br />
prezzo valeva 65 punti, la qualità 35. Questo<br />
non sarebbe stato possibile con il project <strong>financing</strong>,<br />
la cui peculiarità è assegnare al concessionario<br />
il compito di presentare uno studio<br />
di fattibilità, un piano economico finanziario,<br />
insomma una proposta progettuale che, risultando<br />
sensibile all’aspetto qualitativo, non permette<br />
di gestire il prezzo come nella formula<br />
della <strong>concessione</strong> di costruzione e gestione».<br />
Nel caso di Monselice, il progetto preliminare<br />
risale al 2005, quello definitivo al 2007, cui è<br />
seguita la gara per la <strong>concessione</strong> nel gennaio<br />
del 2009, poi aggiudicata nel dicembre dello<br />
stesso anno. «Siamo partiti con la costruzione<br />
dell’opera nel settembre del 2010», informa<br />
Toniolo, «vale a dire subito dopo l’approvazione<br />
del progetto esecutivo. A oggi sono state<br />
già completate tutte le strutture in calcestruzzo:<br />
circa 80 km di pali di fondazione del dia-<br />
metro di 60 cm con una lunghezza media di<br />
circa 20 m, realizzati in opera senza asporto di<br />
materiale». Una volta ultimato, l’ospedale sarà<br />
costituito da tre edifici, due dei quali si sviluppano<br />
su due piani fuori terra e il terzo su tre<br />
piani fuori terra, oltre a un piano tecnico posto<br />
in copertura per l’ubicazione dell’impiantistica.<br />
Lo sviluppo in prevalenza orizzontale risponde<br />
a un’esigenza di maggiore funzionalità, in<br />
quanto riduce i tempi di trasferimento, e allo<br />
stesso tempo minimizza l’impatto ambientale.<br />
Due ampi corridoi disposti su due piani collegheranno<br />
orizzontalmente le diverse strutture.<br />
La progettazione prevede la realizzazione<br />
all’ingresso di un’ampia piazza di accoglienza,<br />
coperta da un’imponente vetrata, nella quale<br />
sono previsti bar, ristorante, fioreria, edicola,<br />
farmacia ospedaliera, baby park e negozi, oltre<br />
al punto informativo e all’area accettazione.<br />
Come il project <strong>financing</strong>, dunque, anche<br />
la <strong>concessione</strong> di costruzione e gestione offre<br />
buone opportunità per realizzare opere d’interesse<br />
pubblico. «Sì», dice Toniolo, «purché,<br />
però, si disponga di un finanziamento pubblico<br />
per oltre il 50% del valore complessivo<br />
dell’opera, perché diversamente le condizioni<br />
economiche diventano inaccettabili, dal momento<br />
che il coinvolgimento del privato per<br />
quote superiori a questa soglia comporta oneri<br />
molto elevati e dunque poco convenienti». C’è<br />
solo un’altra obiezione, o meglio, un suggerimento.<br />
«Credo che alla base di tutto ci debba<br />
essere sempre un buon progetto», avverte<br />
Toniolo. «È quello che consente di avere maggiori<br />
garanzie, di potere interloquire in modo<br />
consono alle circostanze. All’interno delle<br />
aziende sanitarie e ospedaliere del Veneto, per<br />
esempio, la Regione in cui vivo e che conosco<br />
meglio, ci sono validi professionisti che conoscono<br />
bene quali sono le necessità e i bisogni<br />
da soddisfare. Sfruttare il know how interno<br />
all’azienda è sempre vantaggioso, perché permette<br />
di correggere o evitare i possibili errori<br />
progettuali che fanno aumentare i costi di realizzazione<br />
dell’opera o, una volta conclusa, la<br />
rendono poco funzionale alle reali necessità».<br />
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