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"Questa mostruosa perdita della bellezza del ... - Cristina Campo

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essenzialmente poeta. In quel suo corpo magro, negli occhi azzurri dove abita l’infinito. Impossibile<br />

stendere una biografia senza averlo visto, senza conoscere la timidezza che lo accompagna come un<br />

bastone da passeggio, la ritrosia ad ogni forma di scavo che non sia d’anima, la purezza <strong>del</strong>le sue<br />

rare, pubbliche apparizioni. Si nasconde dietro una marionetta o una fotografia, come un bimbo<br />

dietro il grembiule <strong><strong>del</strong>la</strong> madre.<br />

Lessi la prima intervista su «Max» che ne pubblicava anche belle foto. Se la fisiognomica ha un<br />

valore, il suo viso è la mappa di un itinerario alla ricerca <strong><strong>del</strong>la</strong> purezza, <strong>del</strong> candore. Ecco, egli,<br />

graffiante e cinico è talmente candido… Le opere più significative: Viaggio in Italia (1983), Il<br />

silenzio dei corpi (1994), Tutte le poesie.<br />

Il Viaggio in Italia è la cifra degli scrittori romantici di ogni epoca, un bagaglio di natura e cultura<br />

cui affidare gli odori acri <strong>del</strong> mezzogiorno, le "nebbie di anice" <strong>del</strong> nord, l’essenzialità <strong><strong>del</strong>la</strong><br />

Toscana, la convivialità generosa <strong><strong>del</strong>la</strong> Romagna, la Roma barocca. Quasi un rito iniziatico per i<br />

cultori <strong>del</strong> bello. Guido Ceronetti ne compone un paesaggio differente, intimo, interiore, dove la<br />

«pioggia s’invena», tanto fa parte <strong><strong>del</strong>la</strong> psiche. È un viaggio sentimentale e lucido dove le brutture<br />

<strong>del</strong> moderno si sposano con lampi improvvisi di poesia inconsapevole, spesso scritta da chi poeta<br />

non è. Come in tutti i viaggi il protagonista è solo, perché il viaggio è sostanzialmente solitudine.<br />

Itinerario nello spazio ma anche nel tempo, culla che raccoglie i ricordi di quasi mezzo secolo, le<br />

crestaie «<strong>del</strong>l’ora di mezzogiorno», le donne che facendo pulizia sui balconi cantano, le ragazzine di<br />

oggi tutte egualmente strizzate in giacchette di pelle e jeans. Le città avvicinate e accarezzate o<br />

rifiutate come corpi femminili. Forse solo a Genova avrebbe potuto ancora innamorarsi.<br />

Genova dove Dino Campana si imbarcava e tornava, sempre vinto, sempre perdente. La follia <strong>del</strong><br />

Tasso percorre le strade di Ferrara, impossibile tornarci senza sentirla. Intreccio di storie di uomini<br />

e di cortili, di muri, di odore di pioggia, di scritte nei cessi, di sere dolcissime e notti inquiete. I<br />

cimiteri, poi, depositari <strong>del</strong> nostro silenzio sono descritti con naturalezza, come normale è la morte.<br />

Il cibo semplice, frugale, accompagna lo scrittore quasi a trattenere, a rafforzare la sua identità che<br />

così, solo per il mondo potrebbe vacillare. La familiarità, la consuetudine con il cibo lo riconduce<br />

all’intimità.<br />

Il silenzio dei corpi è l’opera filosofica, in cui il pensiero si fa altro da sé e spazia all’interno e<br />

all’esterno alla ricerca <strong>del</strong> senso <strong>del</strong>le cose. Senso che è scavo, ruga, scoperta, luce, malattia, dolore,<br />

dialogo, assolo, carne che si decompone o esulta, corpo…<br />

Altri hanno scritto sul corpo (U.Galimberti, F.Rella , E.Borgna), ma Ceronetti ha fatto tesoro <strong><strong>del</strong>la</strong><br />

traduzione de Il Cantico dei Cantici, ove natura e cultura s’intrecciano e confondono al punto che la<br />

parola stessa s’incarna e diventa fragile, con i nervi scoperti, pudica e lontana dal ventre e pur<br />

viscerale, profonda, gutturale, straziata da malinconia o invasa da gioia. Nella copia <strong>del</strong> libro che<br />

Ceronetti stesso mi ha donato ho due segnalibri: una penna di passerotto e un biglietto di Kremerata<br />

baltica (Gidon Kremer, violinista, settembre musica <strong>del</strong> 2000), quasi a voler significare i due temi<br />

<strong>del</strong> libro: la fragilità <strong>del</strong> corpo e <strong>del</strong>l’anima e la tensione suprema verso l’infinito che la musica<br />

rappresenta.<br />

L’intelligenza separata dal cuore, la <strong>del</strong>icatezza eccessiva che costringe il pensiero a prendere le<br />

distanze dal vulcano di desiderio e dolore che il corpo contiene a stento. Eros entra nel libro al lume<br />

di can<strong>del</strong>a, quasi come un rito religioso, ove la gratitudine è il compenso. «Chi tace o non sorride<br />

dopo l’amore, degrada Eros». «La malattia pensata fa meno paura», il tema <strong>del</strong> corpo che s’ammala<br />

senza tenerezza intorno, solo, tra esami senza fine e terapie. Nelle prime pagine <strong>del</strong> libro, illumina il

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