"Questa mostruosa perdita della bellezza del ... - Cristina Campo
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"<strong>Questa</strong> <strong>mostruosa</strong> <strong>perdita</strong> <strong><strong>del</strong>la</strong> <strong>bellezza</strong> <strong>del</strong> mondo è il nostro castigo per averne creata una<br />
superiore per mezzo <strong>del</strong>l’arte? (Pensiero da dandy <strong><strong>del</strong>la</strong> fine)"<br />
"L’uomo è un’anima che trascina un cadavere. Noi deploriamo come morte il suo stancarsi, alla fine,<br />
di fare da spazzino."<br />
"Se con Dio non si lotta, Dio è morto."<br />
"Se si sappia vivere da vinti, lo si è un po’ di meno."<br />
“ La scienza fa vivere i cuori più a lungo ma li ha avviliti.<br />
Paghiamola senza ringraziarla”<br />
Guido Ceronetti<br />
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Guido Ceronetti ovvero Del silenzio. De + ablativo è una costruzione latina che già ci comunica<br />
qualcosa di questo autore, è una lingua che ama, che rispetta al punto da far tradurre dal filologo<br />
Carlo Carena le parole che più gli stanno a cuore.<br />
Guido Ceronetti nasce a Torino nel 1927, lo stesso anno in cui Heidegger pubblica Essere e tempo.<br />
Silenzio, corpo, essere, tempo, viaggio: sono coordinate in cui si muove la sua poetica, perché è
essenzialmente poeta. In quel suo corpo magro, negli occhi azzurri dove abita l’infinito. Impossibile<br />
stendere una biografia senza averlo visto, senza conoscere la timidezza che lo accompagna come un<br />
bastone da passeggio, la ritrosia ad ogni forma di scavo che non sia d’anima, la purezza <strong>del</strong>le sue<br />
rare, pubbliche apparizioni. Si nasconde dietro una marionetta o una fotografia, come un bimbo<br />
dietro il grembiule <strong><strong>del</strong>la</strong> madre.<br />
Lessi la prima intervista su «Max» che ne pubblicava anche belle foto. Se la fisiognomica ha un<br />
valore, il suo viso è la mappa di un itinerario alla ricerca <strong><strong>del</strong>la</strong> purezza, <strong>del</strong> candore. Ecco, egli,<br />
graffiante e cinico è talmente candido… Le opere più significative: Viaggio in Italia (1983), Il<br />
silenzio dei corpi (1994), Tutte le poesie.<br />
Il Viaggio in Italia è la cifra degli scrittori romantici di ogni epoca, un bagaglio di natura e cultura<br />
cui affidare gli odori acri <strong>del</strong> mezzogiorno, le "nebbie di anice" <strong>del</strong> nord, l’essenzialità <strong><strong>del</strong>la</strong><br />
Toscana, la convivialità generosa <strong><strong>del</strong>la</strong> Romagna, la Roma barocca. Quasi un rito iniziatico per i<br />
cultori <strong>del</strong> bello. Guido Ceronetti ne compone un paesaggio differente, intimo, interiore, dove la<br />
«pioggia s’invena», tanto fa parte <strong><strong>del</strong>la</strong> psiche. È un viaggio sentimentale e lucido dove le brutture<br />
<strong>del</strong> moderno si sposano con lampi improvvisi di poesia inconsapevole, spesso scritta da chi poeta<br />
non è. Come in tutti i viaggi il protagonista è solo, perché il viaggio è sostanzialmente solitudine.<br />
Itinerario nello spazio ma anche nel tempo, culla che raccoglie i ricordi di quasi mezzo secolo, le<br />
crestaie «<strong>del</strong>l’ora di mezzogiorno», le donne che facendo pulizia sui balconi cantano, le ragazzine di<br />
oggi tutte egualmente strizzate in giacchette di pelle e jeans. Le città avvicinate e accarezzate o<br />
rifiutate come corpi femminili. Forse solo a Genova avrebbe potuto ancora innamorarsi.<br />
Genova dove Dino Campana si imbarcava e tornava, sempre vinto, sempre perdente. La follia <strong>del</strong><br />
Tasso percorre le strade di Ferrara, impossibile tornarci senza sentirla. Intreccio di storie di uomini<br />
e di cortili, di muri, di odore di pioggia, di scritte nei cessi, di sere dolcissime e notti inquiete. I<br />
cimiteri, poi, depositari <strong>del</strong> nostro silenzio sono descritti con naturalezza, come normale è la morte.<br />
Il cibo semplice, frugale, accompagna lo scrittore quasi a trattenere, a rafforzare la sua identità che<br />
così, solo per il mondo potrebbe vacillare. La familiarità, la consuetudine con il cibo lo riconduce<br />
all’intimità.<br />
Il silenzio dei corpi è l’opera filosofica, in cui il pensiero si fa altro da sé e spazia all’interno e<br />
all’esterno alla ricerca <strong>del</strong> senso <strong>del</strong>le cose. Senso che è scavo, ruga, scoperta, luce, malattia, dolore,<br />
dialogo, assolo, carne che si decompone o esulta, corpo…<br />
Altri hanno scritto sul corpo (U.Galimberti, F.Rella , E.Borgna), ma Ceronetti ha fatto tesoro <strong><strong>del</strong>la</strong><br />
traduzione de Il Cantico dei Cantici, ove natura e cultura s’intrecciano e confondono al punto che la<br />
parola stessa s’incarna e diventa fragile, con i nervi scoperti, pudica e lontana dal ventre e pur<br />
viscerale, profonda, gutturale, straziata da malinconia o invasa da gioia. Nella copia <strong>del</strong> libro che<br />
Ceronetti stesso mi ha donato ho due segnalibri: una penna di passerotto e un biglietto di Kremerata<br />
baltica (Gidon Kremer, violinista, settembre musica <strong>del</strong> 2000), quasi a voler significare i due temi<br />
<strong>del</strong> libro: la fragilità <strong>del</strong> corpo e <strong>del</strong>l’anima e la tensione suprema verso l’infinito che la musica<br />
rappresenta.<br />
L’intelligenza separata dal cuore, la <strong>del</strong>icatezza eccessiva che costringe il pensiero a prendere le<br />
distanze dal vulcano di desiderio e dolore che il corpo contiene a stento. Eros entra nel libro al lume<br />
di can<strong>del</strong>a, quasi come un rito religioso, ove la gratitudine è il compenso. «Chi tace o non sorride<br />
dopo l’amore, degrada Eros». «La malattia pensata fa meno paura», il tema <strong>del</strong> corpo che s’ammala<br />
senza tenerezza intorno, solo, tra esami senza fine e terapie. Nelle prime pagine <strong>del</strong> libro, illumina il
titolo la riproduzione <strong>del</strong> quadro di Goya e il suo medico: «poema di umanità che non si contempla<br />
senza lacrime… tributo di riconoscenza che di stupore ci folgora».<br />
Il ventre mostro e generatore di mostri, in Emile Zola, in L.F.Celine, come in Ceronetti è il ventre<br />
palcoscenico <strong><strong>del</strong>la</strong> nascita e <strong><strong>del</strong>la</strong> morte, attaccato più di ogni altro organo da infinite sofferenze:<br />
emorragie, peccati di gola e di avarizia, lussuria, il contenitore <strong>del</strong> peccato e <strong><strong>del</strong>la</strong> punizione. «Il<br />
problema <strong><strong>del</strong>la</strong> salvezza (<strong><strong>del</strong>la</strong> vera sapienza) è svuotarsi e io non faccio che seguire le mie curiosità<br />
libertine, mi riempio, divoro passato, inseguo spettri nei corridoi <strong>del</strong> tempo». Ogni libro di Guido<br />
Ceronetti è un poema sul tempo. Il tempo cantato, passato, divorato, atteso, concluso, l’uomo<br />
viaggia sempre e soltanto nel tempo.<br />
Tutte le poesie. È quasi impossibile parlare di poesia senza essere poeti. Quella di Ceronetti permea<br />
tutta la sua scrittura, poeti in qualche modo si nasce. Il poeta è colui che invece di masticare la<br />
realtà la tranghiottisce senza denti, fa <strong>del</strong> cibo un simbolo, una nuvola, un dolore, un ricordo… I<br />
titoli <strong>del</strong>le raccolte sono già possibili oggetti di studio: La distanza, Scavi e segnali. E poi le<br />
traduzioni “storiche” di Catullo, Marziale, Il Cantico dei cantici, Qohélet che segnano la parola con<br />
una cifra <strong>del</strong> tutto personale. La traduzione per Ceronetti è un “gesto sacro”, è meditazione nel<br />
profondo, è ricerca filologica, è l’atto <strong>del</strong>l’ostetrica che porta alla luce.<br />
All’inizio o alla fine dei suoi lavori poetici ci sono pagine in cui egli spiega il tempo, lo spazio, il<br />
modo in cui opera, ed è bello immaginarlo scrivere in piedi davanti a una finestra, mentre sorseggia<br />
il tè verde, all’alba come un soldato in guerra. Perché la sua è una vera e propria battaglia contro il<br />
brutto, contro il volgare, contro gli “operati d’anima” e il verso poetico è medicamento alla bruttura<br />
e all’insignificanza. Desidero riportare una poesia di “passione civile” ma molto musicale, scritta<br />
dopo un disastro ecologico:<br />
L’angelo sterminatore.<br />
Sotto l’ala sgualcita <strong>del</strong> lenzuolo<br />
Aspettavamo lo sterminatore<br />
La voce era di medico e di amico<br />
La favola remava senza riva<br />
Il buio urlante <strong>del</strong>l’Occupatore<br />
Finestre dov’è un lume ha tutte in mira<br />
Voragine <strong>del</strong>l’Unità infinita<br />
Che cosa sai di due piccole vite?<br />
Questo testo superiormente poetico contiene tutti i temi <strong><strong>del</strong>la</strong> profondità labirintica di Ceronetti, in<br />
questo caso, anche una virtù che non gli è <strong>del</strong> tutto congeniale: la semplicità. È come se, dovendo<br />
approntare un testo di larga diffusione, avesse l’impegno etico di farsi comprendere da tutti.<br />
L’impegno civile, la passione amorosa estesa al cosmo, la denuncia <strong>del</strong> brutto, <strong>del</strong>l’oscurità <strong>del</strong>le<br />
nostre vite che ripetono stereotipi. Un giorno l’ho paragonato a un maestro <strong>del</strong> tè, allo stesso tempo<br />
filosofo e guerriero.
BIBLIOGRAFIA<br />
Cantico dei cantici, A<strong>del</strong>phi<br />
Poesie, frammenti, poesie separate, Einaudi<br />
Poesie per vivere e per non vivere, Einaudi<br />
Salmi, Einaudi<br />
Aquilegia. Favola sommersa, Einaudi<br />
La vita apparente, A<strong>del</strong>phi, 1982<br />
Viaggio in Italia, Einaudi, 1983<br />
La iena di San Giorgio, Einaudi, 1984<br />
Albergo Italia, Einaudi, 1985<br />
Come un talismano, A<strong>del</strong>phi, 1986<br />
Compassioni e disperazioni, Einaudi, 1987<br />
Qohelet o l'Ecclesiaste, Einaudi, 1990<br />
La pazienza <strong>del</strong>l'arrostito, A<strong>del</strong>phi, 1990<br />
D.d. <strong>del</strong>iri disarmati, Einaudi, 1993<br />
Tra pensieri, A<strong>del</strong>phi, 1994<br />
Il silenzio dei corpi, A<strong>del</strong>phi, 1994<br />
Pensieri <strong>del</strong> te, A<strong>del</strong>phi, 1994<br />
La distanza. Poesie '46-'96, Rizzoli, 1996<br />
Cara incertezza, A<strong>del</strong>phi, 1997<br />
L'occhiale malinconico, Einaudi, 1998<br />
Briciole di colonna, La Stampa, 1999
Lo scrittore inesistente, La Stampa, 1999<br />
La carta è stanca. Una scelta, A<strong>del</strong>phi, 2000<br />
La fragilità <strong>del</strong> pensare, Rizzoli, 2000<br />
La vera storia di Rosa Vercesi e <strong><strong>del</strong>la</strong> sua amica Vittoria, Einaudi, 2000<br />
N.U.E.D.D. Nuovi Ultimi Esasperati Deliri Disarmati, Einaudi, 2001<br />
Messia, Edizioni Tallone, 2002<br />
Qohélet. Colui che prende la parola, versione e commenti, 2002<br />
A cura <strong><strong>del</strong>la</strong> Redazione Virtuale de «La Libreria di Dora» Italialibri.net Milano<br />
UNA RECENSIONE<br />
Guido Ceronetti, La fragilità <strong>del</strong> pensare<br />
La personale antologia "filosofica" di un geniale intellettuale italiano<br />
"ALCHIMIE DU VERBE: MERAVIGLIOSA-MERAVIGLIANTE PAROLA. PARTIRE PER<br />
NON ARRIVARE. Partire per lo scoglio solitario dove non ti seguirà nessuno. Col mio retino ne ho<br />
acchiappate, mentre volavano invisibili, appena udibili, alchimie <strong>del</strong> verbo, benedetta la loro luce di<br />
sera, la loro cerchiata fragilità can<strong>del</strong>are". Basta riportare un mazzetto a caso di parole per far<br />
intuire la <strong>bellezza</strong> di un libro bizzarro e preziosissimo. L'autore collabora con "La Stampa"<br />
raccogliendo pensieri e aforismi perchè "i pensieri di ogni epoca certamente hanno una funzione.<br />
Credo facciano da contravveleno per la società attuale"; questo che ricorda quanto sia fragile e<br />
grandioso il pensare è proprio un libro di aforismi, un'antologia di brevi brani, editi ed inediti, dalla<br />
vasta produzione letteraria di Ceronetti.<br />
Emanuela Muratori, abile e attenta curatrice <strong>del</strong> libro, ha così creato un coloratissimo collage<br />
pronto a trasmettere al lettore il potere che l'autore ha di "magnetizzare la carta, impregnarla di<br />
fluido che guarisce" facendo <strong><strong>del</strong>la</strong> miriade, alfabeticamente ordinata, di frammenti letterari un'opera<br />
stranamente unitaria il cui filo conduttore è il paradosso e la genialità.<br />
Anche traduttore, marionettista, artista di strada, Ceronetti ha il dono raro quanto prezioso <strong><strong>del</strong>la</strong><br />
scrittura breve, caustico, controcorrente, coltissimo, nutre un amore smisurato per il paradosso, per<br />
la geniale lucidità con cui questo, più che ogni altro filosofare, riesce ad analizzare criticamente il<br />
mondo.<br />
Da "abbraccio" a "zucchero" questo "sapiente folletto" <strong>del</strong> pensiero crea, distrugge, infrange,<br />
ripristina senza sosta affinchè "il dono che abbiano i lettori di questa raccolta siano voci e voci che,<br />
a differenza <strong>del</strong>le enciclopedie, non spiegano nulla, che soltanto fanno intravedere dallo spioncino il<br />
ribollimento <strong>del</strong>l'inconoscibile, la presenza costante, dentro le parole che il fornello ha salinizzato,<br />
<strong>del</strong>l'abisso..."<br />
Guido Ceronetti, La fragilità <strong>del</strong> pensare, BUR, 340 pagine<br />
Gloria Caccia 22 giugno 2000
Il talismano <strong><strong>del</strong>la</strong> catarsi<br />
Per un traduttore, i mo<strong>del</strong>li fin qui presentati hanno un valore catartico e liberatorio: al cospetto<br />
<strong>del</strong>l'evidenza estetica in cui vengono riassunte dimensioni filosofiche e testuali passibili ognuna di<br />
un complesso discorso filologico, chi traduce può comprendere come la coerenza interna, la forza<br />
<strong><strong>del</strong>la</strong> proposizione poetica, nasca dal coraggio di trapiantare i segni <strong>del</strong> testo dentro il 'luogo<br />
protetto' <strong>del</strong> Contemporaneo, dove quegli enigmi tuttora irrisolti che li fanno assurgere al rango di<br />
'classici' esplodono intatti, nella rete inestricabile dei loro controtesti; e allora, interpretare significa<br />
rinunciare a capire. Piuttosto che capire, significa agire: il farsi di un testo nella coscienza <strong>del</strong><br />
traduttore passa per la stessa rete di allusioni che pervadono il suo lettore di madre lingua.<br />
Trapiantare le zone d'ombra in un'altra costellazione di segni, senza che la loro virtù gravitazionale<br />
cessi di agglutinarle intorno alla monade-uomo, è il compito, coraggioso fino alla sicumera, <strong>del</strong><br />
traduttore. Lungo tutto questo corso, abbiamo insistito sull'immagine <strong>del</strong> traduttore in quanto primo<br />
e più profondo lettore di un testo. Ora, vogliamo terminare il nostro viaggio segnalando una figura<br />
singolare di testimone <strong>del</strong> tempo: Guido Ceronetti. In lui, l'estetica <strong>del</strong> frammento è divenuta<br />
strategia ermeneutica. Ceronetti traduce da sette lingue, in ognuna di esse cercando il momento in<br />
cui una determinata visione <strong>del</strong> mondo diventa illuminazione poetica. L'istante in cui il poeta viene<br />
visitato, e visiterà, di conseguenza, eternamente i lettori.<br />
Così, quando si accinge a rendere in Italiano il Cantico dei Cantici, Ceronetti ne fa un esempio di<br />
simbiosi arcaica tra mente e natura. Nel collasso <strong>del</strong> linguaggio, i due amanti dei quali il Cantico<br />
rappresenta l'imeneo, comunicano attraverso le cose, le sensazioni che i doni nuziali, i paesaggi, le<br />
parti <strong>del</strong> corpo amato, fanno passare attraverso di loro. E tuttavia, a forza di eludere la dimensione<br />
'tempo', Ceronetti riesce a far parere questo amore una seduta di anatomia: a tal punto la fisiologia<br />
costruisce, nell'inconscio, un totem <strong>del</strong>l'oggetto amato.<br />
Quella variabile 'tempo' che Ceronetti ha escluso dalla sua visione <strong>del</strong> Cantico, domina in Come un<br />
talismano: una raccolta di 'traduzioni' di Ceronetti i cui testi parlano <strong>del</strong>l'impossibilità di governare<br />
il trascorrere. Il traduttore, qui, appare come un naufrago il cui contatto con la civiltà - con la storia<br />
- continui solo attraverso i fogli sparsi di una biblioteca scomparsa sott'acqua che il riflusso <strong>del</strong>le<br />
maree, volta per volta, gli fanno giungere tra le mani. Alla capricciosità <strong>del</strong> caso, il naufragotraduttore<br />
oppone una misura platonica: si può imparare ciò che già si conosce. Ogni traduzione è<br />
espressione <strong>del</strong> mondo interiore che il traduttore abita, e da cui è, al contempo, abitato.<br />
Come un talismano chiosa nel modo più efficace l'intero nostro discorso: si tratta, infatti, di un<br />
manuale su quei campi di forze che, proiettando la loro luce direzionale sulla coscienza<br />
<strong>del</strong>l'interprete, ne orientano indefettibilmente le scelte, prima che linguistiche, percettive. Come poi<br />
queste scelte percettive divengano, attraverso il linguaggio, visioni <strong>del</strong> mondo: questo è il mistero<br />
che rende la Letteratura la più grande sfida all'ignoto tentata, attraverso i secoli e le lingue,<br />
dall'uomo.<br />
ALESSANDRO ZIGNANI<br />
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