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piede torto congenito e tibia curva congenita - Medicina08

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CLINICA APPARATO LOCOMOTORE<br />

“PIEDE TORTO CONGENITO E TIBIA CURVA CONGENITA”<br />

ID lezione ALO03 Modulo Ortopedia<br />

Data lezione 8 Ottobre 2012<br />

Autore Alice Natanti<br />

Liberamente<br />

ispirata da<br />

Argomento<br />

Eventuali<br />

riferimenti<br />

PIEDE TORTO CONGENITO<br />

Lezione Prof. De Palma<br />

Piede <strong>torto</strong> <strong>congenito</strong>: equino varo supinato, talo valgo pronato, metatarso<br />

varo, <strong>piede</strong> valgo convesso. Tibia <strong>curva</strong> <strong>congenita</strong>.<br />

Slide proiettate a lezione<br />

Il <strong>piede</strong> <strong>torto</strong> <strong>congenito</strong> è un atteggiamento <strong>congenito</strong> viziato e permanente del <strong>piede</strong> sulla gamba che<br />

rende impossibile l’appoggio del <strong>piede</strong> al suolo sui suoi punti normali: teste dei metatarsi e tuberosità<br />

del calcagno.<br />

L’incidenza è di 1 su 1000 nati e il rapporto M/F è di 2:1 (il contrario della displasia <strong>congenita</strong><br />

dell’anca dove l’incidenza è maggiore nelle donne). Spesso è bilaterale e come frequenza è secondo<br />

solo alla displasia <strong>congenita</strong> dell’anca. Si associa ad altre malformazioni che coinvolgono l’apparato<br />

locomotore, come la displasia <strong>congenita</strong> dell’anca, o che interessano altri organi. Perciò bisogna<br />

verificare che il <strong>piede</strong> <strong>torto</strong> non sia un segno di altri processi patologici associati.<br />

Si divide in:<br />

Embrionale, nei primi 3 mesi di vita intrauterina<br />

Fetale, dopo i 3 mesi di vita intrauterina<br />

Prima di tutto, però, occorre ricordare come avviene l’embriogenesi del <strong>piede</strong>. Inizialmente sono<br />

presenti gli abbozzi di <strong>tibia</strong> e perone e il calcagno e l’astragalo sono paralleli, giacciono sullo stesso<br />

piano. L’embriogenesi del <strong>piede</strong> si articola in 2 fasi:<br />

Fase peroneale: (intorno alla 6a-7a settimana) c’è una crescita maggiore del perone e di tutti i<br />

raggi esterni (4°-5°) rispetto alla <strong>tibia</strong> che determina l’allungamento della parte esterna del<br />

<strong>piede</strong> e deviazione dello stesso in varo supinazione.<br />

Fase <strong>tibia</strong>le: (8a-9a settimana) determina l’accrescimento della <strong>tibia</strong> e dei raggi interni.<br />

Rallenta il processo di accrescimento del perone e dei raggi esterni. Il <strong>piede</strong> si riequilibra in<br />

posizione normale. Il calcagno si posiziona sotto l’astragalo.<br />

Dunque, qualsiasi noxa patogena che va a interferire sulla formazione del <strong>piede</strong> nella fase embrionaria<br />

determina il <strong>piede</strong> <strong>torto</strong> <strong>congenito</strong> embrionario.<br />

Il <strong>piede</strong> <strong>torto</strong> <strong>congenito</strong> fetale è meno grave rispetto all’embrionario: è un atteggiamento viziato del<br />

<strong>piede</strong> instauratosi durante il periodo fetale per compressione esercitata dalle pareti uterine o per altre<br />

cause come la scarsità del liquido amniotico, la mal posizione fetale, la presentazione podalica del feto.


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TIBIA CURVA CONGENITA<br />

Inizialmente il <strong>piede</strong> è normoconformato, si trova solo in un’alterata posizione; successivamente, il<br />

difetto di posizione porta a deformità ossee non più correggibili. L’osso, nel corso del tempo, si adegua<br />

alla deformità.<br />

Il <strong>piede</strong> <strong>torto</strong> <strong>congenito</strong> va in diagnosi differenziale con:<br />

<strong>piede</strong> <strong>torto</strong> in spina bifida<br />

<strong>piede</strong> <strong>torto</strong> in esiti di poliomielite<br />

<strong>piede</strong> <strong>torto</strong> da paralisi spastica<br />

sono tutti piedi torti neurologici. La malformazione è dovuta al fatto che la normale posizione di tutto<br />

l’apparato scheletrico è data dall’equilibrio tra muscolo agonisti e antagonisti. Se ci sono cause<br />

neurologiche che portano alla perdita di questo equilibrio si avrà anche un mal posizionamento del<br />

tratto scheletrico interessato e successivamente la deformità.<br />

Un esempio è dato dalla paralisi del <strong>tibia</strong>le posteriore. Il <strong>tibia</strong>le posteriore ha una funzione supinatoria.<br />

I muscoli antagonisti sono i peronieri che hanno, invece, una funzione valgo pronatoria. Se c’è una<br />

paralisi del <strong>tibia</strong>le posteriore c’è la prevalenza dell’azione dei peronieri e il <strong>piede</strong> va in valgo<br />

pronazione. Viceversa, se c’è paralisi dei peronieri, il <strong>piede</strong> è varo supinato.<br />

Nel caso del <strong>piede</strong> <strong>torto</strong> in spina bifida, alla nascita, se non c’è un vero e proprio mielomeningocele<br />

associato, ci può essere un problema diagnostico. È chiaro che se compare alla nascita in genere è un<br />

<strong>piede</strong> <strong>torto</strong> <strong>congenito</strong>, ma occorre comunque valutare se a livello vertebrale ci sono le alterazioni<br />

tipiche e se ci sono quei disturbi della sensibilità che il <strong>piede</strong> <strong>torto</strong> <strong>congenito</strong> non dà. A questo punto<br />

basta pungere con un piccolo spillo alcune zone del <strong>piede</strong>, le zone di distribuzione radicolare, e vedere<br />

se ci sono risposte a questi stimoli irritativi. Se ci sono queste risposte ci troviamo di fronte a un <strong>piede</strong><br />

<strong>torto</strong> <strong>congenito</strong>, altrimenti si può soltanto sospettare la presenza di un <strong>piede</strong> <strong>torto</strong> da spina bifida. Per<br />

il <strong>piede</strong> <strong>torto</strong> da paralisi spastica non c’è il problema della diagnosi differenziale.<br />

Esistono quattro diverse varietà cliniche di <strong>piede</strong> <strong>torto</strong> <strong>congenito</strong>:<br />

<strong>piede</strong> equino varo supinato (75%) molti usando questo nome si riferiscono al <strong>piede</strong> <strong>torto</strong><br />

<strong>congenito</strong>.<br />

<strong>piede</strong> talo valgo pronato (10%)<br />

metatarso varo (10%)<br />

<strong>piede</strong> valgo convesso o reflesso (5%), il cosiddetto “<strong>piede</strong> a dondolo”.<br />

Piede equino varo supinato<br />

Innanzi tutto, precisiamo il significato di alcuni termini.<br />

Equinismo: iperflessione plantare del <strong>piede</strong> (oggi si usano i termini flessione plantare e flessione<br />

dorsale per indicare rispettivamente la flessione e l’estensione del <strong>piede</strong>). Va oltre i 90° (normalità) e<br />

può arrivare a formare quasi un angolo di 180°. L’alterazione si ha sulla articolazione tibio-tarsica. È<br />

importante saperlo per correggere l’articolazione impegnata.<br />

Varismo: deviazione, verso l’interno, dell’asse longitudinale del <strong>piede</strong>. In posizione normale l’asse<br />

longitudinale della gamba e del <strong>piede</strong> formano una linea continua (180°). Con varismo, l’asse<br />

longitudinale del <strong>piede</strong> devia all’interno formando un angolo inferiore a 180°. Nelle forme gravi si può<br />

avere addirittura un angolo inferiore a quello retto. L’articolazione interessata è quella medio-tarsica<br />

Autore: Alice Natanti per <strong>Medicina08</strong> 2 di 8


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TIBIA CURVA CONGENITA<br />

(o di Chopart) formata da 2 articolazioni: astragalo-scafoidea e calcaneo-cuboidea. Queste due<br />

articolazioni funzionalmente sono un unicum, ma da un punto di vista anatomico sono distinte.<br />

Supinazione: il <strong>piede</strong> ruota esternamente attorno al proprio asse longitudinale cosicché la pianta del<br />

<strong>piede</strong> invece che toccare il suolo guarda verso l’interno e l’appoggio avviene sul bordo esterno. Si<br />

realizza a livello dell’articolazione sottoastragalica, quindi astragalo-calcaneare.<br />

Trattamento. Il <strong>piede</strong> equino varo supinato è il più difficile da trattare perché tende a recidivare. Ci<br />

sono due tipi di trattamento:<br />

incruento (qualsiasi trattamento non chirurgico):consiste in manipolazioni correttive e gesso.<br />

Deve essere iniziato il prima possibile, a partire dalle prime settimane di vita.<br />

Dato che il <strong>piede</strong> è equino varo supinato bisogna portare il <strong>piede</strong> al “contrario” perciò<br />

correggeremo la flessione dorsale con manipolazioni in senso talo (flessione plantare), il<br />

varismo in valgismo, la supinazione in pronazione. Il movimento è contrario alla deformità.<br />

Non otteniamo immediatamente la correzione sia perché non ci riusciamo fisicamente sia<br />

perchè faremmo solo danni. La manipolazione è dolce, moderata e progressiva con correzione<br />

di qualcosa in più ogni giorno. Quel poco ottenuto viene mantenuto con il gesso per 10 (se il<br />

bambino è molto piccolo)-15 giorni ogni volta.<br />

La correzione più difficile è l’equinismo soprattutto quando è abbastanza accentuato. Se ci<br />

sono difficoltà nella correzione manuale, si deve procedere intorno all’8° mese di vita con un<br />

intervento chirurgico che porta all’allungamento del tendine di Achille. Questo, infatti, è<br />

retratto così come la capsula posteriore della tibio-tarsica. Una volta fatto questo<br />

allungamento, il trattamento è sempre lo stesso con manovre e gessi correttivi fino a che il<br />

<strong>piede</strong> non ottiene una posizione normale. In genere il bambino intorno a un anno è in grado di<br />

appoggiare il <strong>piede</strong> al suolo in maniera corretta.<br />

cruento: trattamento chirurgico correttivo sulle parti molli (capsule, legamenti, tendini ecc) o<br />

sullo scheletro del <strong>piede</strong>. Col <strong>piede</strong> equino varo supinato la parte mediale è quella retratta.<br />

Vanno allungati i tendini mediali e aperte tutte le capsule articolari retratte che in questo caso<br />

sono 3 (sottoastragalica, astragalo-scafoidea e scafo-cuneiforme). A livello delle capsule che<br />

sono state aperte, si deposita un tessuto fibroso che riforma l’articolazione senza causare una<br />

retrazione. Poi si vanno ad allungare i tendini mediali: <strong>tibia</strong>le posteriore, flessore comune delle<br />

dita e flessore lungo dell’alluce. Essi hanno un decorso retro malleolare e, in seguito, sotto<br />

malleolare, portandosi distalmente. Il <strong>tibia</strong>le posteriore si inserisce sulla tuberosità dello<br />

scafoide tarsale. Gli altri due decorrono plantarmente per poi arrivare alle dita.<br />

Una volta finito l’intervento, bisogna mettere l’apparecchio gessato per il controllo.<br />

Questo intervento è detto di Codivilla, dal nome del suo ideatore. Nella letteratura<br />

anglosassone si parla di release postero-mediale.<br />

In ogni caso, se il bambino non viene controllato va incontro a recidive. È indispensabile, dunque,<br />

prescrivere scarpe correttive e docce di posizione per la notte per mantenere l’arto in posizione<br />

corretta. Queste vanno tenute fino all’età adolescenziale. Tuttavia, l’imposizione all’adolescente di<br />

questa procedura può far scaturire altri problemi. Perciò si può chiedere un plantare della scarpa per<br />

ottenere ugualmente la correzione, altrimenti si va incontro a una crescita errata e si sviluppa un<br />

<strong>piede</strong> <strong>torto</strong> <strong>congenito</strong> inveterato.<br />

Autore: Alice Natanti per <strong>Medicina08</strong> 3 di 8


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TIBIA CURVA CONGENITA<br />

Esso può presentarsi in 3 forme:<br />

resistente: qualsiasi tipo di trattamento non corregge la deformità;<br />

recidivato: la deformità è stata corretta e poi per alcuni motivi tipo l’abbandono dei tutori c’è<br />

stata una recidiva;<br />

mai trattato: ormai non si vede più nelle nostre zone geografiche mentre nel terzo mondo sì.<br />

Il <strong>piede</strong> <strong>torto</strong> si accompagna sempre a ipotrofia del tricipite surale. Questa si può mantenere anche se<br />

si riesce a correggere il <strong>piede</strong> e quindi è bene informarne i genitori. Inoltre, si possono manifestare<br />

callosità e vere e proprie ulcerazioni a causa del contatto con la scarpa.<br />

Trattamento. Dipende da due fattori cioè dal grado della deformità e dall’età del pz (soprattutto). Se<br />

la recidiva è a 7-8 anni, è difficile fare una correzione sullo scheletro perché, essendo il bambino in<br />

accrescimento, danneggeremmo le cartilagini articolari facendo sì che il <strong>piede</strong> rimanga piccolo e quindi<br />

non funzionalmente adeguato. Si fanno, perciò, interventi soprattutto sulle parti molli. L’intervento<br />

sullo scheletro si fa ma dopo, non prima dei 15 anni. Gli interventi correttivi scheletrici sono interventi<br />

invalidanti. Si fa artrodesi dell’articolazione medio-tarsica. Essenzialmente nel varismo si reseca un<br />

cuneo osseo a base esterna a livello della medio-tarsica e chiudendo il cuneo si ottiene la posizione<br />

normale del <strong>piede</strong> con sacrificio di una articolazione. L’obiettivo è quello di consentire al paziente di<br />

appoggiare il <strong>piede</strong>.<br />

Nelle forme più gravi si può fare una duplice artrodesi che coinvolge le articolazioni medio-tarsica e<br />

sottoastragalica perché può essere varo supinato anche il calcagno e quindi non c’è solo un problema<br />

del medio <strong>piede</strong> ma anche del retro <strong>piede</strong>. In questo caso si fanno 2 cunei a base esterna.<br />

Se la correzione è ottenuta quando il bimbo è alla fine dell’accrescimento, si possono usare mezzi di<br />

sintesi, in questo caso una vite per la correzione della sottoastragalica, e 2 cab o altri mezzi di sintesi<br />

per correggere la medio-tarsica. Il soggetto cammina quasi bene ma dal punto di vista funzionale<br />

questo è un <strong>piede</strong> che non riesce ad affrontare alcune prestazioni, non si potranno fare alcuni tipi di<br />

sport. Nell’età adulta, dato che il movimento viene trasferito alle articolazioni vicine che sono<br />

sottoposte a sollecitazioni abnormi, si va incontro a artrosi precoce delle articolazioni<br />

immediatamente sovra o sottostanti che devono vicariare il movimento che non c’è. Quindi si può<br />

sviluppare un’artrosi della tibio-trasica e della tarso-metatarsale, che sono immediatamente vicine.<br />

Piede talo valgo pronato<br />

È una forma più benigna. La deformità è opposta a quella del <strong>piede</strong> equino varo supinato ed è meno<br />

frequente (10-15%). Può associarsi ad un <strong>piede</strong> equino varo supinato dell’arto controlaterale e ad<br />

altre deformità, compresa la displasia <strong>congenita</strong> dell’anca.<br />

Anche in questo caso chiariamo alcuni concetti.<br />

Talismo: iperflessione dorsale del <strong>piede</strong>. Nelle forme più accentuate il dorso del <strong>piede</strong> viene a contatto<br />

con la faccia anteriore della gamba. L’articolazione interessata è la tibio-tarsica come per l’equinismo.<br />

Valgismo: deviazione all’esterno dell’asse del <strong>piede</strong> che si realizza a livello dell’articolazione mediotarsica.<br />

Pronazione: rotazione interna del <strong>piede</strong> intorno al suo asse longitudinale. La pianta guarda verso<br />

l’esterno e l’appoggio avviene sul bordo interno del <strong>piede</strong>. L’articolazione interessata è la<br />

sottoastragalica.<br />

Autore: Alice Natanti per <strong>Medicina08</strong> 4 di 8


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TIBIA CURVA CONGENITA<br />

Il trattamento è essenzialmente incruento, raramente si fa un trattamento chirurgico perché è un<br />

difetto che si corregge più facilmente e completamente. La cura consiste, nei primi mesi di vita, in<br />

manipolazioni correttive in senso contrario all’alterazione ed applicazione di gessi, in un secondo<br />

momento. Ovviamente, prima si comincia migliori sono i risultati.<br />

Raramente, quando la guarigione non è totale o in pz mai trattati in età di accrescimento, si possono<br />

correggere pronazione e valgismo, oltre che fare un intervento sulle parti molli, mantenendo<br />

l’astragalo in asse col calcagno e mettendo un innesto osseo nel seno del tarso (canale a metà tra<br />

l’articolazione astragalo-calcaneare anteriore e posteriore). Se il <strong>piede</strong> è molto pronato, occorre<br />

mettere un ostacolo in modo che il calcagno rimanga in posizione. Questo innesto nel corso del tempo<br />

va incontro a consolidamento, fusione ossea, con l’astragalo in alto e il calcagno in basso. Si parla di<br />

artrodesi extra articolare (sembra un controsenso ma serve a spiegare il fatto che si va a fare<br />

un’artrodesi a livello del seno del tarso anche se poi l’articolazione viene toccata lo stesso).<br />

In età adulta bisogna andare a fare artrodesi della medio-tarsica e della sottoastragalica, in questo caso<br />

la base del cuneo è mediale.<br />

Metatarso varo<br />

È più raro delle forme precedenti. Consiste in una deviazione dell’avam<strong>piede</strong> in varismo, mentre il<br />

medio e retro <strong>piede</strong> e il calcagno sono in posizione normale. L’articolazione interessata è la tarsometatarsale<br />

(di Lisfranc). La linea longitudinale del <strong>piede</strong>, nella sua porzione più ditale, devia<br />

all’interno a formare un angolo < di 180° che diminuisce sempre di più a seconda della deformità. Tutti<br />

i metatarsi sono deviati medialmente. Il bordo esterno del <strong>piede</strong> è convesso, il bordo interno è<br />

concavo. La parte posteriore del <strong>piede</strong> è perfettamente in asse.<br />

Trattamento:<br />

incruento: manipolazioni e gessi correttivi successivamente. Se iniziato precocemente dà buoni<br />

risultati. Nel bambino più grande il risultato è insufficiente.<br />

chirurgico: nei rari casi resistenti alla terapia incruenta e nei pz più grandi (2-8 anni) si fa<br />

capsulotomia dell’articolazione tarso-metatarsale che però non è formata da una sola<br />

articolazione e quindi bisogna agire sulla parte mediale che è quella più interessata dalla<br />

retrazione. Anche qui, come in tutti i piedi torti, c’è un po’ di ipotrofia muscolare specialmente<br />

a livello del tricipite surale. Le alterazioni scheletriche sono ben visibili alla radiografia.<br />

Normalmente l’asse longitudinale del calcagno si continua con il quinto dito e l’asse<br />

longitudinale dell’astragalo si continua con primo e secondo dito. Qui le due linee formano<br />

angoli aperti all’interno molto evidenti. In ogni caso, la filosofia è la stessa: si vanno ad aprire le<br />

capsule retratte e si resecano i tendini retratti; il tendine più retratto è l’adduttore dell’alluce.<br />

La correzione va mantenuta con fili metallici e non solo con il gesso. Il solo gesso fa sì che la<br />

correzione perda la sua efficacia a distanza.<br />

Alla fine dell’accrescimento, se vogliamo correggere le deformazioni scheletriche, è necessario<br />

procedere chirurgicamente con interventi sullo scheletro (artrodesi dell’articolazione a base laterale),<br />

facendo resezione della tarso-metatarsale.<br />

Piede convesso<br />

È la varietà per fortuna più rara ma molto grave dal punto di vista prognostico e difficilmente<br />

correggibile sia con manovre manuali che con l’intervento chirurgico. La deformità consiste in questo:<br />

Autore: Alice Natanti per <strong>Medicina08</strong> 5 di 8


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TIBIA CURVA CONGENITA<br />

l’astragalo si sublussa rispetto al calcagno e rispetto allo scafoide. Il calcagno si verticalizza e la sua<br />

testa si affonda nella pianta del <strong>piede</strong> trasformandola da concava a convessa, da cui il nome.<br />

Oggi questa patologia viene considerata una forma <strong>congenita</strong> di <strong>piede</strong> piatto, perché l’astragalo<br />

verticale va a alterare o invertire la forma della pianta del <strong>piede</strong>.<br />

Trattamento: La cura incruenta non è efficace e la cura chirurgica deve essere fatta precocemente ma<br />

i risultati non sono sempre soddisfacenti.<br />

TIBIA CURVA CONGENITA<br />

È una displasia segmentaria che interessa il segmento <strong>tibia</strong>le e colpisce lo scheletro della gamba<br />

all’unione tra il terzo medio e il terzo inferiore e che si accompagna ad ipoplasia dei segmenti dell’arto<br />

interessato soprattutto quelli sottostanti la lesione. È un’anomalia rara in genere unilaterale ed è<br />

prevalente nei maschi. Ancora più rara è la forma bilaterale.<br />

Può essere considerata il grado più lieve di un’ unica patologia malformativa che comprende anche la<br />

pseudoartrosi <strong>congenita</strong> (dove non c’è contatto tra i due capi scheletrici) o l’aplasia parziale o<br />

totale della <strong>tibia</strong>. Oppure può nascere direttamente come pseudoartrosi <strong>congenita</strong> o aplasia.<br />

“Pseudoartrosi” vuol dire non consolidazione. Si parla di pseudoarticolazione o non union. Il termine<br />

deriva dal fatto che in passato quando c’era una frattura non consolidata si notava una grande mobilità<br />

dei tratti scheletrici interessati, come se fra di essi ci fosse un’articolazione. Molte delle pseudoartrosi<br />

nascono dal trattamento correttivo della <strong>tibia</strong> <strong>curva</strong> se non c’è una consolidazione dopo l’osteotomia.<br />

La <strong>tibia</strong> <strong>curva</strong> può essere:<br />

pro<strong>curva</strong>ta: convessità antero esterna, concavità posteriore<br />

re<strong>curva</strong>ta: convessità posteriore, concavità anteriore<br />

vara: convessità laterale<br />

valga: convessità mediale.<br />

Le deviazioni più frequenti sono quelle in varo e in valgo.<br />

La <strong>tibia</strong> re<strong>curva</strong>ta, che è spesso associata a <strong>piede</strong> talo valgo pronato, ha una prognosi differente<br />

rispetto alla pro<strong>curva</strong>ta perché:<br />

ha una minore tendenza alla frattura e alla pseudoartrosi;<br />

c’è un possibile compenso spontaneo della deformità.<br />

Ipotesi patogenetiche:<br />

esito di una frattura endouterina consolidata viziosamente;<br />

arresto di sviluppo dovuto ad una compressione amniotica;<br />

arresto di sviluppo riferibile ad un difetto di circolo dell’arteria nutritizia della <strong>tibia</strong><br />

(ogni segmento scheletrico lungo ha una propria arteria nutritizia con foro nel terzo medio<br />

superiore che si divide in un ramo superiore e uno inferiore i quali si confondono con le arterie<br />

del circolo endostale). La parte distale della <strong>tibia</strong> è la meno irrorata in assoluto. Infatti<br />

l’apporto vascolare in ogni segmento scheletrico è dato dal circolo periostale che deriva<br />

soprattutto dai vasi muscolari. Il terzo distale della gamba non ha inserzioni muscolari ma è<br />

Autore: Alice Natanti per <strong>Medicina08</strong> 6 di 8


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TIBIA CURVA CONGENITA<br />

circondato da tendini. Le fratture del terzo distale della <strong>tibia</strong> molto spesso, infatti, vanno in<br />

pseudoartrosi e quindi non consolidano.<br />

Segni clinici. Sono sempre accennati alla nascita ma possono essere molto modesti. Nel bambino<br />

appena nato c’è un varismo fisiologico di gamba e <strong>tibia</strong>. Dunque, quando c’è la <strong>tibia</strong> <strong>curva</strong> <strong>congenita</strong>,<br />

all’inizio è difficile distinguerla dal varismo fisiologico. Nel corso del tempo,però, la <strong>tibia</strong> <strong>curva</strong> tende<br />

progressivamente ad accentuarsi mentre il varismo fisiologico si autocorregge nei primi anni di età. I<br />

segni sono:<br />

Deviazione dell’asse della gamba all’unione fra il terzo medio e terzo inferiore;<br />

Ipoplasia ed accorciamento dell’arto;<br />

Nei neonati all’apice della <strong>curva</strong>tura può esserci una cicatrice stellata infossata aderente ai<br />

piani sottostanti. Non è un segno tipico;<br />

Il <strong>piede</strong> può essere normale ma ipoplastico, può essere in equinismo;<br />

Spesso c’è talismo per compenso;<br />

La deambulazione è difficoltosa, zoppia a causa dell’arto accorciato;<br />

Almeno inizialmente l’articolazione tibio-tarsica è normale, avrà qualche problema se persiste<br />

la deformità perché è costretta a compensare un asse anomalo della gamba.<br />

Anche il quadro radiografico è d’aiuto. Si fa una teleradiografia degli arti inferiori sotto carico (il<br />

paziente è in piedi). Tale metodica visualizza tutti gli arti inferiori, dal bacino alle tibio-tarsiche, per<br />

evidenziare un’eventuale dismetria degli arti.<br />

1. la <strong>tibia</strong> può presentare una riduzione della sua lunghezza (ipometria) e del suo spessore. I due<br />

femori sono assolutamente normali;<br />

2. a volte pur essendo più corta, la <strong>tibia</strong> risulta di spessore maggiore assumendo un aspetto tozzo;<br />

3. La corticale dal lato della concavità appare ispessita (segno di un osso che produce) e<br />

raggiunge il massimo spessore all’apice della <strong>curva</strong> per diminuire progressivamente verso le<br />

due estremità prossimale e distale;<br />

4. Il tessuto osseo perde la sua normale trabecolatura e diventa compatto e eburneo;<br />

5. Il canale midollare è ristretto e talvolta completamente occluso a causa della corticale ispessita<br />

che lo va a riempire;<br />

6. I nuclei epifisari (di accrescimento) della <strong>tibia</strong>, del perone e delle ossa tarsali possono<br />

presentare un ritardo di sviluppo rispetto all’arto controlaterale; questo giustifica il fatto che<br />

l’arto è accorciato e ipoplastico;<br />

7. Il perone può essere atrofico o ispessito con una <strong>curva</strong>tura in genere ad un livello più distale<br />

rispetto a quella <strong>tibia</strong>le.<br />

8. Immagini cistiche in corrispondenza dell’apice della <strong>curva</strong>.<br />

Tutte queste manifestazioni radiografiche non sono utili per sostenere ipotesi patogenetiche come la<br />

frattura endouterina, ma possono essere utili per verificare l’ipotesi di una riduzione della<br />

vascolarizzazione.<br />

Prognosi:<br />

Favorevole: le forme caratterizzate da <strong>curva</strong>ture a ampio raggio (più ampio è il raggio più<br />

favorevole è la prognosi), scarsi fenomeni ipoplastici e corretto atteggiamento del <strong>piede</strong>,<br />

possono perdurare invariate per tutta la vita e qualche volta migliorare spontaneamente.<br />

Autore: Alice Natanti per <strong>Medicina08</strong> 7 di 8


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TIBIA CURVA CONGENITA<br />

Quindi prognosi favorevole non significa guarigione. Dobbiamo essere molto cauti a dare<br />

indicazioni chirurgiche in questo tipo di forme.<br />

Sfavorevole: le forme con <strong>curva</strong>tura a breve raggio, grave ipoplasia dell’arto ed alterato<br />

atteggiamento del <strong>piede</strong>, tendono all’aggravamento progressivo e vanno facilmente incontro a<br />

fratture con scarsa o assente tendenza alla consolidazione (pseudoartrosi <strong>congenita</strong>).<br />

Trattamento. L’intervento chirurgico è un’osteotomia che è ad alto rischio di non consolidamento per<br />

scarso potere riparativo anche a causa della vascolarizzazione. Il trattamento varia in base all’età del<br />

paziente quindi<br />

Neonato: al pari del <strong>piede</strong> <strong>torto</strong> <strong>congenito</strong>, si fa una cauta correzione manuale progressiva con<br />

apparecchi gessati che mantengono la posizione ottenuta, oppure, si usano tutori ortopedici<br />

per guidare la crescita e proteggere la gamba dai traumi. Si possono ottenere correzioni<br />

accettabili.<br />

Bambino più grande: l’unico trattamento possibile è chirurgico; si fanno osteotomie lineari,<br />

cuneiformi ecc. In ogni caso, il rischio di pseudoartrosi è molto alto perché queste osteotomie<br />

non consolidano. Alcuni hanno provato ad apporre innesti ossei all’osteotomia ma i risultati<br />

non sono brillanti.<br />

Autore: Alice Natanti per <strong>Medicina08</strong> 8 di 8

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