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IL MICROSCOPIO - Miotti Ottica

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ARTICOLI E APPROFONDIMENTI<br />

/ <strong>IL</strong> TELESCOPIO<br />

documento scaricato dal sito www.miotti.it<br />

<strong>IL</strong> TELESCOPIO<br />

Vi siete mai chiesti quale oggetto abbia più influenzato il pensiero umano, nel corso della storia? È<br />

una domanda cui è forse impossibile rispondere, ma non vi è dubbio che il telescopio sarebbe nei<br />

primissimi posti di questa ipotetica classifica.<br />

Oggi, con una spesa ragionevole, potete acquistare uno strumento che avrebbe lasciato<br />

letteralmente a bocca aperta Galileo, e potrete effettuare in prima persona osservazioni che non<br />

sono state solo grandi scoperte scientifiche, ma che hanno letteralmente plasmato il modo di<br />

pensare occidentale, scardinando talvolta convinzioni filosofiche che duravano da duemila anni.<br />

Questo testo vuole essere una breve introduzione ai telescopi, vere e proprie macchine del tempo<br />

e dello spazio. Vedremo un po' di storia, cenni sul loro funzionamento, i tipi disponibili oggi, come<br />

valutarne caratteristiche e limiti, e infine qualche suggerimento per stabilire verso quale modello<br />

orientarsi, se decidete di acquistarne uno.<br />

UN PO' DI STORIA<br />

Ritratto dell'inventore del<br />

telescopio, l'olandese Hans<br />

Lippershey<br />

1<br />

In principio fu… due lenti<br />

La proprietà delle lenti di ingrandire o ridurre gli oggetti era ben<br />

nota già attorno all'anno mille. Ma bisogna aspettare l'alba del<br />

XVII° secolo perché in Olanda, dalle mani di Hans Lippershey, un<br />

ottico di origine tedesca, uscisse il primo "vero" telescopio.<br />

Utilizzava due lenti singole, offriva prestazioni modeste, ma venne<br />

regolarmente brevettato e diffuso in un significativo numero di<br />

esemplari.<br />

Galileo Galilei, già affermato scienziato, forse ne ebbe uno per le<br />

mani, ma quel che è certo è che migliorò il progetto, lavorando da<br />

sé le lenti necessarie, e soprattutto ebbe per primo l'idea di<br />

utilizzare il "cannone occhiale" (così era definito all'epoca) nelle<br />

osservazioni astronomiche.<br />

E in una manciata di mesi a cavallo tra il 1609 e il 1610, Galileo scoprì i satelliti di Giove, le<br />

macchie solari, le montagne della Luna e le fasi di Venere, frantumando con la forza<br />

dell'osservazione convinzioni filosofiche cristallizzate dall'epoca di Aristotele.<br />

Questo documento è di proprietà di Salmoiraghi & Viganò ed è tutelato dalle leggi sulla proprietà<br />

intellettuale. Ogni sua diffusione o utilizzo parziale o integrale, non specificatamente autorizzato<br />

dall’autore, potrà essere perseguito a termini di legge.


Due dei "cannoni occhiali" di Galileo.<br />

Il più lungo ha 30 mm di diametro e<br />

ingrandisce circa 20 volte<br />

2<br />

Aspetto di un tipico telescopio di fine<br />

XVII° secolo. I limiti operativi di uno<br />

strumento simile sono abbastanza ovvi!<br />

Il grande pisano costruì vari telescopi, capaci al massimo di una trentina di ingrandimenti, e tutti<br />

affetti da un severo cromatismo (una aberrazione dovuta all'uso di lenti semplici, che si manifesta<br />

con aloni colorati attorno agli oggetti più brillanti). Ma la diffusione delle sue osservazioni aveva<br />

avviato una catena inarrestabile.<br />

Nel 1616 un altro italiano, Niccolò Zucchi, ebbe l'idea di utilizzare uno specchio concavo invece di<br />

una lente come obiettivo, risolvendo il problema del cromatismo, in quanto gli specchi non ne<br />

soffrono.<br />

Nel 1668 il grande Isaac Newton perfezionò il progetto di Zucchi, e creò il primo telescopio<br />

Newtoniano, il design più antico che sia ancora usato oggi.<br />

Nello stesso anno un francese, Laurent Cassegrain, ideò un diverso arrangiamento degli specchi<br />

per ottenere strumenti più compatti e leggeri a parità di prestazioni.<br />

Un grosso Schmidt-Cassegrain computerizzato. Qui è<br />

in configurazione altazimutale, ma con un accessorio<br />

diventa "magicamente" equatoriale. Il computer di<br />

bordo, con GPS, punta letteralmente da solo centinaia<br />

di oggetti, sin dalla prima sera di utilizzo.<br />

I telescopi erano quindi già allora divisi in due grandi famiglie.<br />

Un telescopio Newtoniano con montatura<br />

equatoriale, motorizzabile con accessori. Ottimo<br />

strumento per cominciare, richiede forse un po'<br />

più di impegno, ma è una scuola ideale per le<br />

tecniche osservative.<br />

Questo documento è di proprietà di Salmoiraghi & Viganò ed è tutelato dalle leggi sulla proprietà<br />

intellettuale. Ogni sua diffusione o utilizzo parziale o integrale, non specificatamente autorizzato<br />

dall’autore, potrà essere perseguito a termini di legge.


I rifrattori (in cui l'elemento ottico principale, cioè l'obiettivo, è una lente) e i riflettori (obiettivo a<br />

specchio).<br />

Ma entrambi i gruppi soffrivano di pesanti limiti. Per ridurre il cromatismo i telescopi a lente<br />

dovevano essere lunghissimi (si videro strumenti lunghi trenta metri e oltre) con gli immaginabili<br />

problemi costruttivi.<br />

Per quel che riguarda gli specchi, quelli dell'epoca erano metallici. Delicati, costosi, si ossidavano<br />

rapidamente, e dovevano essere lucidati ogni pochi mesi. Ma grandi progressi arrivarono con i<br />

decenni seguenti.<br />

Nel 1757 John Dollond, un ottico inglese, apportò un'importante innovazione ai telescopi a lente.<br />

Brevettò il doppietto acromatico, ovvero una combinazione di lenti realizzate con vetri diversi in<br />

grado di offrire un'immagine quasi completamente priva di cromatismo mantenendo le dimensioni<br />

del telescopio maneggevoli. Inizia l'epoca d'oro dei grandi rifrattori, che culminò nel "mostro" da 102<br />

cm di diametro dell'osservatorio di Yerkes, entrato in funzione nel 1897. Ma quaranta anni prima,<br />

nel 1857 (cento anni esatti dopo il brevetto di Dollond) il grande fisico francese Lèon Focault, ben<br />

noto per il famoso pendolo, aveva illustrato il metodo per deporre un sottilissimo strato di argento<br />

su specchi in vetro, nettamente più precisi, economici e pratici di quelli in metallo. Dall'inizio del<br />

'900 ai giorni nostri, tutti i grandi telescopi professionali sono stati riflettori.<br />

Nel corso del XX° secolo sono stati introdotti molti altri tipi di telescopi, alcuni dei quali utilizzano sia<br />

lenti che specchi per formare l'immagine.<br />

Sono detti catadiottrici.<br />

Ne esistono tipi diversi, ma tutti sono accomunati dall'avere una grande lente, di potere<br />

generalmente piuttosto basso, come primo elemento ottico, mentre l'obiettivo è uno specchio. Di<br />

norma la lente frontale sostiene anche uno specchio secondario, e l'immagine si forma dietro lo<br />

specchio principale (l'obiettivo), che è forato al centro. Questi strumenti permettono di conciliare<br />

grande diametri con notevole compattezza, e sono tra i preferiti degli appassionati di tutto il mondo.<br />

COS'E' UN TELESCOPIO<br />

In estrema sintesi i telescopi sono insiemi di ottica e meccanica, costruiti per far vedere ingranditi<br />

(oppure fotografare) gli oggetti lontani.<br />

"<strong>Ottica</strong>" è tutto ciò che concorre alla formazione dell'immagine.<br />

La "meccanica" è tutto il resto.<br />

Non solo sostiene il tubo che alloggia l'ottica, ma consente di puntarlo nelle varie direzioni ed<br />

eventualmente di inseguire, ovvero compensare il moto apparente della volta celeste dovuto alla<br />

rotazione della Terra.<br />

I telescopi più sofisticati includono un computer di puntamento, che consente all'utente di chiedere,<br />

per esempio, di puntare Giove oppure la nebulosa di Orione, ma anche una remota galassia, con la<br />

pressione di pochi tasti (dopo una breve regolazione iniziale).<br />

I modelli più evoluti rendono semplicissima o addirittura automatica perfino la fase preparatoria, che<br />

consente al telescopio di "capire" dove si trova e dove è puntato (questa fase è detta<br />

stazionamento).<br />

Quando si osserva visualmente l'obiettivo del telescopio (lente o specchio che sia) genera<br />

un'immagine di ciò verso cui lo strumento è puntato. Tale immagine viene osservata con l'oculare,<br />

che in pratica è una sofisticata lente di ingrandimento.<br />

Se invece si riprendono fotografie (tradizionali o digitali non importa), l'immagine generata<br />

dall'obiettivo del telescopio viene raccolta direttamente dalla pellicola o sensore (sistema di ripresa<br />

3<br />

Questo documento è di proprietà di Salmoiraghi & Viganò ed è tutelato dalle leggi sulla proprietà<br />

intellettuale. Ogni sua diffusione o utilizzo parziale o integrale, non specificatamente autorizzato<br />

dall’autore, potrà essere perseguito a termini di legge.


detto fuoco diretto) oppure prima ingrandita da un oculare e poi focalizzata (sistema di ripresa in<br />

proiezione). Se la macchina fotografica non ha obiettivo rimovibile, si può comunque effettuare<br />

alcuni tipi di riprese non troppo sofisticate (metodo afocale).<br />

I telescopi sono "macchine ottiche" piuttosto semplici. Anche un modello molto sofisticato<br />

difficilmente ha più di quattro elementi ottici prima del piano focale, e molti ne hanno solo due. Per<br />

confronto, il normale obiettivo zoom della vostra macchina fotografica ha magari 7-10 lenti, o anche<br />

più. Ma rispetto al "comune" obiettivo il telescopio è ottimizzato per lavorare per soggetti posti<br />

all'infinito (e questo è abbastanza ovvio) ma soprattutto è lavorato con precisione nettamente più<br />

elevata di strumenti ottici "comuni", come occhiali, binocoli o l'obiettivo della vostra compatta.<br />

COSA FA (E COSA NON FA) UN TESCOPIO<br />

Utilizzare un telescopio, rispetto ad osservare ad occhio nudo, o anche con un binocolo, apporta<br />

due vantaggi sostanziali:<br />

Il grande diametro dell'obiettivo consente di raccogliere molta luce e quindi di vedere<br />

stelle più deboli di quelle visibili ad occhio nudo. Ovviamente le stelle che già si vedono ad<br />

occhio nudo, al telescopio appaiono estremamente brillanti. Effettuando osservazioni di<br />

soggetti terrestri, entro certi limiti, "vedete nel buio".<br />

Aumenta il potere risolutivo, o risoluzione, ovvero la capacità di distinguere particolari fini.<br />

In altre parole, con un telescopio potete leggere il giornale da 50 metri di distanza, o vedere<br />

minuti dettagli sulla Luna.<br />

Entrambe queste possibilità del telescopio sono legate al diametro dell'obiettivo, che è quindi il<br />

parametro principale per valutare la "potenza" di un telescopio. Contrariamente a quanto si crede,<br />

gli ingrandimenti non hanno molta importanza. In tutti i telescopi si può variare ingrandimento quasi<br />

a piacimento, cambiando oculare o utilizzando accessori appositi. Tuttavia solo di rado l'atmosfera<br />

terrestre è tanto tranquilla da permettere di utilizzare con profitto più di 400 ingrandimenti, e spesso<br />

si osserva a soli 100 o anche 50 ingrandimenti, e anche meno.<br />

Principale svantaggio dell'osservazione telescopica è che il campo inquadrato è molto piccolo.<br />

Pensate alla Luna piena. Mentre ad occhio nudo la Luna è "piccola" nel cielo, al telescopio<br />

riuscirete ad osservare al massimo una zona poco più grande della Luna stessa. Essendo piccolo il<br />

campo inquadrato, è difficile "puntare" il telescopio verso il soggetto che si desidera osservare. Se<br />

lo strumento non ha il puntamento automatico, ha in parallelo un piccolo cannocchiale, chiamato<br />

cercatore, che ingrandisce poco (4-10 volte) ma abbraccia un campo maggiore, e che viene usato<br />

esattamente come il mirino di un fucile.<br />

Poiché ingrandisce "molto", certo più di comuni binocoli, il telescopio mette anche in evidenza il<br />

fatto che la nostra atmosfera spesso è un po' agitata. Solo raramente le immagini sono<br />

perfettamente "ferme", ma a questo si fa rapidamente l'abitudine.<br />

Anche se può apparire scontato sottolineiamo alcune cose che il telescopio non può fare.<br />

Il telescopio non permette di osservare attraverso le nuvole e la foschia.<br />

Il campo visivo è sempre un cerchio (se fotografate può comparire vignettatura, ovvero<br />

l'immagine è un cerchio al centro del fotogramma mentre gli angoli sono neri).<br />

Il telescopio ha un limite minimo di messa a fuoco. In genere la distanza minima di messa a<br />

4<br />

Questo documento è di proprietà di Salmoiraghi & Viganò ed è tutelato dalle leggi sulla proprietà<br />

intellettuale. Ogni sua diffusione o utilizzo parziale o integrale, non specificatamente autorizzato<br />

dall’autore, potrà essere perseguito a termini di legge.


fuoco di un telescopio non è meno di 10-15 metri. Tuttavia, con molti telescopi, si possono<br />

effettuare interessanti osservazioni naturalistiche (animali, piante inaccessibili, nidi di<br />

uccelli). Dato che normalmente un telescopio fornisce un'immagine rovesciata, cosa che è<br />

irrilevante in astronomia ma sarebbe scomoda in osservazioni terrestri, esiste un apposito<br />

accessorio per avere una visione diritta, ed in una posizione comoda per l'osservatore.<br />

Non si possono ottenere ingrandimenti illimitati. Nessun telescopio vi permette di leggere<br />

un giornale da 200 chilometri di distanza!<br />

L'unica osservazione cui bisogna dedicare una certa cautela è quella del Sole, per il quale<br />

è tassativo l'uso di un filtro di provata qualità, da applicarsi davanti all'obiettivo.<br />

Inutile sottolineare che nessun telescopio è l'ideale per ogni osservazione, così come<br />

un'automobile non può conciliare grande capacità di carico con dimensioni contenute.<br />

PARAMETRI ESSENZIALI<br />

Non si può parlare di telescopi se non si conoscono alcune definizioni, che ci permettono di<br />

"leggerne" le caratteristiche.<br />

Diametro. Come detto è senza dubbio il parametro fondamentale del telescopio. È il<br />

diametro dell'obiettivo, specchio o lente che sia. Di norma si considera un telescopio<br />

amatoriale "piccolo" sotto gli 80 mm di diametro, medio da 80 a 200 mm, grande fino a<br />

300-350 mm e molto grande oltre. La presenza di uno specchio secondario che "fa ombra"<br />

sull'obiettivo, e in effetti toglie parte della luce, non influenza il diametro.<br />

Focale (o "lunghezza focale"). È la distanza tra l'obiettivo e la superficie dove si forma<br />

l'immagine dell'oggetto su cui l'obiettivo "punta", quando l'oggetto è posto a distanza<br />

infinita. Se una lente ha una focale di 600 mm ciò significa che l'immagine che essa forma<br />

di un soggetto all'infinito si forma a 600 mm dal centro della lente. Ci si può facilmente<br />

rendere conto di cosa sia la focale facendo formare l'immagine su un foglio di carta<br />

tenendo una comune lente di ingrandimento puntata verso qualcosa di riconoscibile (un<br />

albero, un palazzo, ecc). L'immagine si formerà circa 20 cm dietro la lente. Tra specchi e<br />

lenti vi è la ovvia differenza che la lente produce l'immagine dalla parte opposta del<br />

soggetto, mentre uno specchio dalla stessa parte. Un sistema ottico non deve avere<br />

necessariamente delle dimensioni fisiche pari alla focale. I telescopi catadiottrici, ad<br />

esempio, includono spesso nello schema ottico un elemento che allunga la focale<br />

"nominale" dello specchio obiettivo (specchio primario) ed avere magari 2 metri di focale<br />

con un tubo di appena 60-80 cm. Quando si applica una macchina fotografica al telescopio<br />

al "fuoco diretto", si usa la focale del telescopio come se fosse quella di un obiettivo. Si<br />

capisce immediatamente che anche un telescopio piccolo è un potente teleobiettivo, ed un<br />

telescopio "medio", diciamo da due metri di focale (2000 mm) è un teleobiettivo molto<br />

potente.<br />

Rapporto focale. È il rapporto tra la lunghezza focale e il diametro. Si indica con f/.<br />

Essendo un rapporto tra due lunghezze, f/ è un numero puro (cioè non ha unità di misura).<br />

Rapporto focale, lunghezza focale e diametro sono legati dalla semplice relazione<br />

5<br />

f/ = F / D<br />

Per esempio, un telescopio da 150 mm di diametro e 1200 mm di focale è un f/8. Infatti 1200 diviso<br />

150 fa 8. Il rapporto focale è una caratteristica determinante del telescopio, ed è importante per<br />

Questo documento è di proprietà di Salmoiraghi & Viganò ed è tutelato dalle leggi sulla proprietà<br />

intellettuale. Ogni sua diffusione o utilizzo parziale o integrale, non specificatamente autorizzato<br />

dall’autore, potrà essere perseguito a termini di legge.


stabilire in quali osservazioni un telescopio sia più sfruttabile<br />

Pupilla d'uscita. È il diametro del telescopio diviso per l'ingrandimento in uso, ed è anche<br />

il diametro del fascio luminoso che esce dall'oculare e investe il nostro occhio. Dato che la<br />

pupilla umana, al massimo, raggiunge i 6-7 millimetri di diametro, pupille d'uscita più grandi<br />

vanificano parte del potere di raccolta di luce del telescopio. All'altro estremo, pupille<br />

d'uscita di diametro inferiore al mezzo millimetro risultano difficili da utilizzare.<br />

Magnitudine limite. È la luminosità (magnitudine) della stella più debole osservabile con un<br />

determinato strumento. Dipende solo dal diametro, e ovviamente dalle condizioni in cui si osserva.<br />

La scala delle magnitudini è un po' complicata, essendo stata creata prima di Cristo e modificata<br />

più volte nel corso dei secoli. In sintesi, la luminosità di un oggetto celeste è espressa da un<br />

numero tanto più grande quanto più debole è l'oggetto. Oggetti molto brillanti hanno magnitudini<br />

negative, e una differenza di 5 magnitudini significa che un oggetto è esattamente 100 volte più<br />

brillante di un altro. Qualche esempio:<br />

OGGETTO MAGNITUDE APPROSSIMATIVA<br />

Sole -26,7<br />

Luna piena -12<br />

Luna al quarto -9<br />

Venere al massimo splendore -4,4<br />

Giove al massimo splendore -2,5<br />

Stella più brillante (Sirio) -1,4<br />

Vega 0<br />

Stella polare 2<br />

Albireo (beta del Cigno) 3<br />

Stelle più deboli visibili ad occhio nudo 6<br />

Limite visuale di un telescopio da 80 mm 11,5<br />

Limite visuale di un telescopio da 250 mm 14<br />

Telescopio da 30 cm, ripresa CCD 19,5<br />

Telescopio da 4 metri con pellicola 22<br />

Limite telescopio spaziale 27 circa<br />

È senz'altro interessante notare come l'uso di un sensore elettronico (CCD) avvicini le prestazioni<br />

di un telescopio amatoriale ancora trasportabile (un 30 cm) a quello che ottiene un telescopio<br />

gigante professionale, alto come un palazzo e del peso di centinaia di tonnellate, usato con le<br />

tradizionali pellicole chimiche!<br />

Queste poche caratteristiche di base ci permettono di capire un po' meglio la "specializzazione" dei<br />

vari telescopi:<br />

I telescopi a basso rapporto focale (sotto f/6): offrono un grande campo visuale e sono<br />

fotograficamente luminosi (o "veloci"). Il basso rapporto focale permette di effettuare<br />

esposizioni fotografiche in tempi molto ridotti (a scapito però della risoluzione). Questi<br />

6<br />

Questo documento è di proprietà di Salmoiraghi & Viganò ed è tutelato dalle leggi sulla proprietà<br />

intellettuale. Ogni sua diffusione o utilizzo parziale o integrale, non specificatamente autorizzato<br />

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telescopi non sono generalmente adatti per gli alti ingrandimenti, ma danno belle immagini<br />

a grande campo di oggetti deboli e immagini a medio ingrandimento della Luna e dei<br />

pianeti.<br />

I telescopi ad alto rapporto focale (oltre f/10): danno alti ingrandimenti con oculari più<br />

comodi da usare, e di solito forniscono immagini molto contrastate, sia in visuale che<br />

fotograficamente, specie della superficie lunare e dei pianeti, ma anche degli oggetti<br />

terrestri. Questi telescopi sono fotograficamente meno luminosi ("lenti") e non sono<br />

generalmente adatti alla fotografia astronomica degli oggetti deboli (nebulose, galassie).<br />

Telescopi a medio rapporto focale (tra f/6 e f/10): sono strumenti universali, e<br />

racchiudono le caratteristiche di entrambe le categorie viste sopra, ovviamente con qualche<br />

compromesso. Questi telescopi sono adatti a tutti i tipi di osservazioni sia visuali che<br />

fotografiche.<br />

Un'altra formuletta da tenere a mente è quella che consente di calcolare che ingrandimento<br />

fornisce un particolare oculare con un particolare telescopio. Non è difficile. Ogni oculare riporta,<br />

chiaramente stampigliato sul barilotto, la propria lunghezza focale. L'ingrandimento fornito da<br />

quell'oculare è dato da:<br />

7<br />

I = Ft / Fo<br />

Dove I è l'ingrandimento, Ft è la focale del telescopio e Fo è la focale dell'oculare. Così, un oculare<br />

da 20 mm utilizzato su un telescopio da tre metri di focale (3000 mm) fornisce 3000 / 20 = 150<br />

ingrandimenti (si scrive "150´" e si legge "150 per").<br />

Esistono molti tipi di oculari diversi, e i vari schemi ottici influiscono sul campo che l'oculare<br />

consente di inquadrare, sulla definizione dell'immagine, ed altri parametri, ma l'ingrandimento è<br />

dettato solo dalla focale.<br />

Gli oculari A e B hanno focali diverse (A è più corto di B, ed ingrandisce di più) ma hanno lo stesso campo<br />

apparente, ovvero, guardandoci dentro, il cerchio-immagine appare grande uguale. L'oculare C ha la stessa<br />

focale di B (stesso ingrandimento) ma abbraccia un campo più modesto (il cerchio è più piccolo).<br />

Il limite massimo degli ingrandimenti vale circa due volte il diametro dell'obiettivo espresso in<br />

millimetri. Circa 2,5 volte se il telescopio è un rifrattore. Quindi 200´ per un riflettore da 100 mm e<br />

circa 300´ per un rifrattore da 120. Vi è poi un limite pratico, che come accennato prima è dato<br />

sostanzialmente dalla stabilità atmosferica. Di rado si riesce ad utilizzare più di 400´,<br />

indipendentemente dal telescopio. Ma ogni tanto ci sono notti che consentono 1000´ e anche più, e<br />

in quelle occasioni si osservano dettagli straordinari.<br />

Questo documento è di proprietà di Salmoiraghi & Viganò ed è tutelato dalle leggi sulla proprietà<br />

intellettuale. Ogni sua diffusione o utilizzo parziale o integrale, non specificatamente autorizzato<br />

dall’autore, potrà essere perseguito a termini di legge.


Meno ovvio è il limite minimo degli ingrandimenti, di solito considerato pari al diametro del<br />

telescopio, sempre in millimetri, diviso 7. Questo limite nasce, come accennato prima, dalla pupilla<br />

d'uscita che altrimenti diviene più grande di quella dell'occhio e fa "sprecare" luce.<br />

Ogni telescopio deve avere un corredo di almeno tre o quattro oculari, per permettere di variare gli<br />

ingrandimenti in base alle condizioni di osservazione. L'ingrandimento "giusto" per ogni<br />

osservazione è dettato dall'esperienza, ma in linea di massima si parte sempre con l'ingrandimento<br />

minimo e poi si aumenta progressivamente, fino a quello che offre il contrasto più alto per il tipo di<br />

oggetto in esame.<br />

Esistono accessori ottici sia per "allungare" la focale (aumentare il rapporto f/) che per accorciarla<br />

(diminuire f/), ma non per tutti gli strumenti. In linea di massima il dispositivo ottico per allungare la<br />

focale (lente di Barlow) è più economico ed efficiente di quelli per accorciarla. Naturalmente dover<br />

interporre un altro elemento ottico può ridurre un minimo la qualità dell'immagine rispetto ad uno<br />

strumento di focale "nativamente" più lunga (o più corta).<br />

TIPI TELESCOPI<br />

Come già accennato, in base allo schema ottico i telescopi moderni si dividono in tre "famiglie":<br />

Rifrattori, ossia strumenti il cui obiettivo è una lente (o meglio, un doppietto o anche un<br />

tripletto, per ridurre il cromatismo). Il loro campo d'elezione sono le osservazioni di Sole,<br />

Luna, pianeti e stelle doppie e la fotografia a grande / medio campo. Sono adatti alle<br />

osservazioni di cielo profondo solo se sono di diametro sufficiente (almeno 8-10 cm). In<br />

commercio si trovano modelli dai 6 ai 15-18 cm di diametro. Compatti e leggeri nei diametri<br />

modesti, divengono ingombranti e costosi in quelli importanti. Tuttavia offrono una incisione<br />

d'immagine che nessun altro schema ottico può offrire.<br />

Schema di un telescopio rifrattore:<br />

La luce entra da sinistra l'obiettivo (1), in questo caso un doppietto, genera direttamente l'immagine al<br />

fuoco (F). Un secondo tubo scorrevole nel primo, il focheggiatore (2) consente di mettere a fuoco i<br />

diversi oculari. Uno o più diaframmi (3) lungo il tubo migliorano il contrasto, mentre il paraluce (4)<br />

protrude davanti all'obiettivo per evitare la formazione di condensa.<br />

Riflettori, basati su specchi. Lo schema più classico è quello di Newton, ma esistono<br />

diverse varianti, come il Cassegrain, dove l'immagine si forma dietro lo specchio principale,<br />

che è forato al centro (quasi tutti gli schemi ottici prendono il nome dal loro inventore o da<br />

chi li perfezionò). Sono gli strumenti che offrono la massima raccolta di luce per unità di<br />

costo, e quindi i preferiti dagli appassionati di oggetti di "cielo profondo" (galassie,<br />

nebulose, comete). Vengono offerti in diametri dai 10 ai 40 cm e anche più. Oltre i 20-25<br />

cm sono trasportabili solo se la montatura è altazimutale (vedi oltre), il che preclude di<br />

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Questo documento è di proprietà di Salmoiraghi & Viganò ed è tutelato dalle leggi sulla proprietà<br />

intellettuale. Ogni sua diffusione o utilizzo parziale o integrale, non specificatamente autorizzato<br />

dall’autore, potrà essere perseguito a termini di legge.


usarli per fotografia.<br />

Schema di un telescopio Newton:<br />

La luce entra da sinistra e lo specchio primario (1) crea direttamente l'immagine nel fuoco (F). Lo<br />

specchio piano (2) fa sì che l'immagine si formi a lato del tubo (altrimenti l'osservatore farebbe ombra<br />

sullo specchio).<br />

Catadiottrici, o composti, che sfruttano sia lenti che specchi (come già accennato, sono<br />

sostanzialmente dei riflettori con una grande lente frontale di basso potere, che annulla<br />

alcune aberrazioni). Veri telescopi tuttofare, sono la scelta obbligata per chi vuole un<br />

diametro importante ma ancora trasportabile e per eseguire fotografie dal "campo aperto".<br />

Esistono dai 9 ai 40 cm circa di diametro. Purtroppo la loro complessità ottica e meccanica<br />

si paga, specie nei diametri maggiori. I tipi più diffusi sono lo Schmidt-Cassegrain, che ha<br />

una lente frontale sottile che sostiene uno specchio secondario indipendente, ed il<br />

Maksutov, che ha invece una lente frontale più spessa (chiamata menisco per la sua<br />

forma), e dove lo specchio secondario è ottenuto alluminando la parte centrale del<br />

menisco. Progetti recenti hanno portato lo sviluppo di schemi derivati da questi, di cui è<br />

certamente interessante l'ACF (Advanced Coma Free), particolarmente indicato per la<br />

fotografia. Tutti i catadiottrici danno buoni risultati in ogni tipo di osservazione, tranne i<br />

Maksutov, che a causa del loro rapporto f/ solitamente elevato (12 o più) riescono meglio<br />

nelle osservazioni di dettaglio (Sole, Luna, pianeti, stelle doppie) che non nella fotografia di<br />

oggetti deboli.<br />

Schema di un telescopio catadiottrico (un Maksutov):<br />

La luce entra da sinistra, attraversa la prima lente (lastra o menisco, 1) e poi lo specchio primario (2)<br />

la indirizza sullo specchio secondario (3), che genera l'immagine al fuoco (F), posto dietro il primario.<br />

Lo Schmidt-Cassegrain è molto simile, tranne che la prima lente è più sottile e meno curva, e lo<br />

specchio secondario ha un suo sostegno, non è solidale al menisco come nel Maksutov<br />

Non solo ottica…<br />

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Questo documento è di proprietà di Salmoiraghi & Viganò ed è tutelato dalle leggi sulla proprietà<br />

intellettuale. Ogni sua diffusione o utilizzo parziale o integrale, non specificatamente autorizzato<br />

dall’autore, potrà essere perseguito a termini di legge.


Prima abbiamo accennato che i telescopi sono insiemi di ottica e meccanica. Le due cose vanno<br />

sempre considerate assieme, e non devono essere sproporzionate. Uno stupendo telescopio su<br />

una montatura traballante o sottodimensionata è come una macchina di Formula 1 con ruote da<br />

bicicletta. Non potrà mai esprimere appieno le proprie potenzialità. Vediamo quindi i vari tipi di<br />

montatura:<br />

La più semplice è la montatura altazimutale. Consente solo i movimenti alto-basso e<br />

destra-sinistra. Va benissimo per osservazioni visuali, ma non può essere utilizzata per<br />

l'esecuzione di fotografie impegnative. Molto diffusa per i telescopi più piccoli, esiste<br />

viceversa anche per i grandi riflettori (montatura Dobson), dedicati agli osservatori "puristi"<br />

di oggetti deboli. Di norma queste montature non hanno regolazioni micrometriche, ma<br />

questo è un problema relativo, in quanto di norma si utilizzeranno ingrandimenti modesti, e<br />

quindi campi di vista ragionevolmente ampi. Se computerizzate, sono indicate per<br />

cominciare.<br />

I telescopi con possibilità fotografiche hanno quasi tutti una montatura equatoriale, più<br />

ingombrante e più complicata da usare (richiede che uno degli assi venga orientato al polo<br />

celeste) ma permette l'esecuzione di ogni fotografia. Queste montature hanno di serie, o<br />

almeno come opzione, un motorino elettrico che fa compiere al telescopio un giro al giorno<br />

in senso opposto alla rotazione della Terra, compensando così la rotazione della volta<br />

celeste. Quelle di livello appena superiore hanno due motori, permettendo il moto elettrico<br />

in ogni direzione.<br />

La semplicità della montatura Dobson indica che<br />

tutto, in questi strumenti, è sacrificato al diametro<br />

maggiore possibile a parità di costo.<br />

10<br />

Un piccolo rifrattore su montatura altazimutale, ma<br />

dotato di sistema di puntamento automatico.<br />

Compatto e leggero, è un buon primo<br />

L'uno e l'altro tipo di montatura possono avere un sistema di puntamento elettronico, e alcuni<br />

telescopi possono addirittura "trasformarsi" da altazimutali in equatoriali con l'aggiunta di un pezzo<br />

meccanico, detto "testa equatoriale", che verrà montato solo quando si intende fotografare.<br />

Questo lascia notevole libertà all'utilizzatore, che porta con sé solo le parti necessarie,<br />

risparmiando in peso, e tempo necessario per montare o smontare il telescopio.<br />

<strong>IL</strong> CIELO D'AUTUNNO. OTTIMO PER AVVICINARSI ALLE STELLE!<br />

Probabilmente nessuno spettacolo della natura supera per maestosità quello offerto dal cielo<br />

notturno. Il firmamento, apparentemente immutabile, ma in realtà sempre diverso, affascina<br />

chiunque.<br />

Questo documento è di proprietà di Salmoiraghi & Viganò ed è tutelato dalle leggi sulla proprietà<br />

intellettuale. Ogni sua diffusione o utilizzo parziale o integrale, non specificatamente autorizzato<br />

dall’autore, potrà essere perseguito a termini di legge.


Purtroppo, oggi, non è facile godersi una bella notte stellata.<br />

Da un lato l'inquinamento luminoso, ovvero l'uso spropositato delle luci artificiali, ha reso lattescenti i<br />

cieli cittadini, nascondendoci le stelle più deboli.<br />

Dall'altro, viviamo ormai staccati dal cielo notturno e, al contrario dei nostri antenati, solo poche<br />

persone sono in grado di distinguere una stella da un pianeta, oppure di trovare anche costellazioni<br />

famosissime, come Orione oppure l'Orsa Maggiore.<br />

E questo sebbene oggi i progressi dell'astronomia e le possibilità di comunicazione ci rendano<br />

disponibile una quantità di informazioni sugli oggetti celesti che Galileo non avrebbe mai nemmeno<br />

osato sognare. Per fortuna, basta allontanarsi dai maggiori centri abitanti per vedere un cielo<br />

discreto, e quasi tutti ne abbiamo l'occasione, almeno durante le vacanze.<br />

Ma una volta sotto le stelle, se la nostra curiosità viene solleticata, come soddisfarla? Quale delle<br />

tante stelle in cielo sarà Giove? E quanto è lontano? Certamente libri e cartine possono aiutare, ma<br />

nulla può sostituire una persona esperta che ci indichi dove si trova Marte, o la Polare, o che ci<br />

racconti la mitologia della costellazione del Leone.<br />

Ma se un amico simile non è disponibile, cosa si fa?<br />

UNA COMPLETA GUIDA AL CIELO… IN UNA MANO<br />

Lo SkyScout si presenta con un design<br />

accattivante, e pochi semplici comandi. Due<br />

batterie AA (non incluse) assicurano molte ore di<br />

uso continuo<br />

11<br />

La tecnologia ha risolto anche questo problema,<br />

creando lo SkyScout, uno stupefacente<br />

strumento, compatto e leggero, che integra una<br />

enorme quantità di funzioni, e - letteralmente - vi<br />

guida alla scoperta del cielo notturno.<br />

SkyScout è costituito da una semplice mira ottica<br />

(non ha lenti e non ingrandisce) e da una serie di<br />

sensori, coordinati da un microcomputer.<br />

Basta accenderlo e in pochi secondi, grazie al<br />

GPS, stabilisce la vostra posizione sulla Terra e<br />

l'ora esatta. Poi, utilizzando la bussola e<br />

l'inclinometro elettronici interni, lo SkyScout<br />

"capisce" dove lo state dirigendo, e può<br />

identificare ogni stella verso cui lo puntate.<br />

E questo è solo l'inizio! Può indicarvi stelle e pianeti, aiutarvi a puntarli con una serie di LED visibili<br />

attraverso la mira ottica, e descriverli in dettaglio sia come testo, tramite l'ampio display<br />

retroilluminato, che con descrizioni vocali, fruibili grazie alle cuffiette incluse. SkyScout può<br />

addirittura organizzarvi dei "tour" del cielo, fornendo informazioni di carattere storico e fisico su<br />

centinaia di oggetti celesti. Come se non bastasse, un vastissimo glossario vi permette di<br />

impratichirvi con i termini specifici della scienza del cielo, in modo chiaro e rigoroso.<br />

Il tardo autunno e l'inizio dell'inverno, quando il cielo è più limpido, è probabilmente il momento<br />

migliore per accostarsi al cielo stellato. SkyScout vi può raccontare (e non per modo di dire) della<br />

compagna di Sirio, la stella più brillante di tutte. Dell'ammasso di stelle delle Pleiadi, ben visibile<br />

anche ad occhio nudo, nel Toro. Della maestosa nebulosa di Orione, e della grande galassia di<br />

Andromeda, tutti oggetti percepibili ad occhio nudo e ben visibili col più modesto ausilio ottico.<br />

SkyScout vi permette di crearvi da soli, in poco tempo, una conoscenza vasta e precisa del cielo<br />

visibile ad occhio nudo. Quella competenza iniziale, potremmo dire l'ABC del cielo notturno, che è<br />

tanto difficile da farsi da soli partendo solo da informazioni stampate, con questo prodigio<br />

Questo documento è di proprietà di Salmoiraghi & Viganò ed è tutelato dalle leggi sulla proprietà<br />

intellettuale. Ogni sua diffusione o utilizzo parziale o integrale, non specificatamente autorizzato<br />

dall’autore, potrà essere perseguito a termini di legge.


tecnologico divengono naturali. Tutti sanno che la Luna gira attorno alla Terra, ma dopo averne<br />

seguito il percorso tra le stelle per qualche giorno (ed avendo individuato le costellazioni dello<br />

zodiaco grazie allo SkyScout) vi possiamo assicurare che il cielo notturno non sarà mai più lo stesso.<br />

Non una cupola scura con tanti puntini luminosi, ma un Universo vivo, in continuo movimento,<br />

popolato di astri caldi e freddi, pianeti giganti, nebulose dove le stelle nascono e resti di stelle morte.<br />

In un certo senso vi sentirete più partecipi del creato, una sensazione difficile da spiegare, ma che<br />

accomuna i milioni di astrofili (appassionati di astronomia) di tutto il mondo.<br />

E, ve lo auguriamo, utilizzare lo SkyScout può instillarvi la curiosità di saperne di più.<br />

Tramite libri e conferenze, magari, oppure investendo una piccola cifra per acquistare la vostra<br />

personale macchina del tempo e dello spazio. Un piccolo telescopio, che vi permette di vedere con<br />

maggior chiarezza quello che lo SkyScout vi indica e descrive.<br />

APPUNTO, UN PICCOLO TELESCOPIO.<br />

Un tipico rifrattore da 60 mm, una buona<br />

scelta per iniziare.<br />

12<br />

Con una cifra modesta, oggi, potete acquistare un<br />

telescopio che avrebbe lasciato a bocca aperta tutti i<br />

sapienti del passato.<br />

Da Aristotele, le cui concezioni astronomiche sono<br />

rimaste quelle "ufficiali" per quasi due millenni, a Galileo,<br />

che quelle concezioni ha rivoluzionato, a Newton, che ha<br />

stabilito i fondamenti matematici del Cosmo.<br />

Un telescopio amatoriale moderno, piccolo e leggero, dal costo assolutamente accessibile, è di gran<br />

lunga più potente di ogni telescopio costruito per tutti i cento anni successivi al lavoro di Galileo, che<br />

realizzò i primi strumenti astronomici all'inizio del XVII° secolo.<br />

Una buona scelta per accostarsi all'astronomia pratica, osservativa, è un rifrattore da 60 mm, ossia<br />

un telescopio il cui obiettivo è un sistema di lenti da 60 mm di diametro.<br />

Un "telescopietto" del genere permette di ripetere facilmente innumerevoli osservazioni che hanno<br />

plasmato la storia dell'astronomia, e in alcuni casi perfino cambiato concezioni filosofiche. Non ci<br />

credete? Potete osservare le macchie solari, il loro evolvere, e misurare il periodo di rotazione del<br />

Sole.<br />

Potete osservare centinaia di dettagli sulla superficie della Luna (crateri, mari, rime). Potete<br />

osservare i satelliti principali di Giove e Saturno, e verificarne l'orbita giorno dopo giorno.<br />

Osservare centinaia di stelle doppie, vederne i diversi colori, e vedere con i vostri occhi i principali<br />

ammassi di stelle, aperti e globulari, nebulose brillanti e oscure, galassie, di cui leggete in ogni testo<br />

che parli di astronomia.<br />

E molto altro! Ma se non vi bastasse?<br />

Questo documento è di proprietà di Salmoiraghi & Viganò ed è tutelato dalle leggi sulla proprietà<br />

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dall’autore, potrà essere perseguito a termini di legge.


TELESCOPI PIÙ POTENTI<br />

Una versione ricca e<br />

robusta del classico "114",<br />

qui in versione compatta<br />

Un 114 a controllo<br />

elettronico. Punta da solo<br />

gli oggetti celesti!<br />

13<br />

Esistono decine di modelli di telescopi, per tutte le esigenze e per<br />

tutte le tasche.<br />

Se volete spingervi un po' oltre quello che offre il piccolo rifrattore che<br />

abbiamo citato prima, non c'è che l'imbarazzo della scelta. La prima<br />

alternativa, ovviamente, è un telescopio un po' più potente. Il parametro<br />

principale per valutare la "potenza" di un telescopio è il diametro del<br />

suo obiettivo.<br />

Dai 10 cm di diametro in su quasi tutti gli strumenti usano uno specchio,<br />

e non più una lente, come obiettivo.<br />

Si chiamano allora riflettori e fu proprio Newton a costruirne il primo<br />

esemplare realmente fruibile. Un telescopio più grande permette di<br />

vedere dettagli più fini (per esempio crateri lunari più piccoli) ma<br />

soprattutto permette di apprezzare stelle più deboli, col risultato che gli<br />

oggetti celesti osservabili, ossia ammassi, nebulose e galassie, sono più<br />

numerosi e meglio definiti che con un telescopio piccolo.<br />

Tra i telescopi di buon diametro adatti come primo strumento spicca una<br />

nutrita famiglia di strumenti accomunati dal diametro dello specchio di<br />

114 mm. Sono talmente diffusi che si chiamano "i 114", e praticamente<br />

tutti gli appassionati del cielo ne hanno usato almeno uno.<br />

Particolarmente interessanti i modelli compatti, che uniscono alla buon<br />

diametro dimensioni esterne limitate e grande leggerezza, fattore non<br />

trascurabile quando si desidera lasciare la città alla ricerca di un cielo<br />

scuro, o deve conciliare, in vacanza, telescopio e esigenze familiari. Per<br />

chi desidera cominciare col meglio, infine, non c'è che da unire il<br />

"classico" 114 ad un supporto (montatura) che include un computer di<br />

puntamento e motorini elettrici.<br />

Il telescopio diventa "intelligente", ed in grado di trovare da solo i<br />

soggetti che si desidera osservare, richiedendo al più una brevissima<br />

fase iniziale di sincronizzazione col cielo notturno. Strumenti di questo<br />

genere, in sostanza, sono il complemento perfetto allo SkyScout, e ne<br />

condividono parte della tecnologia.<br />

Usare un telescopio, infatti, all'inizio richiede un po' di pazienza, e se succede di non riuscire ad<br />

osservare qualcosa, resta sempre il dubbio di aver puntato male lo strumento (un telescopio<br />

inquadra una zona di cielo molto piccola, al più grande come due lune piene affiancate). Con gli<br />

strumenti a puntamento elettronico, questa difficoltà viene superata. Ad un costo accessibile, si può<br />

avere il meglio che la tecnologia offre oggi per avvicinarsi al cielo.<br />

Questo documento è di proprietà di Salmoiraghi & Viganò ed è tutelato dalle leggi sulla proprietà<br />

intellettuale. Ogni sua diffusione o utilizzo parziale o integrale, non specificatamente autorizzato<br />

dall’autore, potrà essere perseguito a termini di legge.


VIAGGIARE NEL TEMPO? NO PROBLEM<br />

Se continuate a provare interesse per il cielo, oppure la vostra curiosità per l'astronomia è più<br />

orientata alla teoria che alla pratica osservativa, troverete un ausilio indispensabile in un planetario<br />

software, ovvero un programma per computer che è in grado di riprodurre o predire l'aspetto del<br />

cielo visto da luogo della Terra, per ogni epoca passata o futura. Particolarmente interessante è<br />

Perseus, un prodotto interamente italiano, di costo estremamente contenuto, dotato di grafica e<br />

ricchezza di dati sorprendente. Perseus è un valido supporto all'atlante celeste, permette di "giocare"<br />

con viaggi nel tempo e nello spazio, e nella versione più completa permette addirittura di preparare<br />

presentazioni e generare filmati di fenomeni astronomici che per loro natura (magari richiedono<br />

tempi lunghissimi o di essere in un luogo particolare) sono praticamente impossibili da osservare<br />

dal vivo.<br />

Una schermata tipica del software Perseus<br />

14<br />

Questo documento è di proprietà di Salmoiraghi & Viganò ed è tutelato dalle leggi sulla proprietà<br />

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